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VINI AD ARTE 19-20 Febbraio 2017 Rassegna stampa SETTIMANALETREBICCHIERI – 23 FEBBRAIO 2017 CORRIEREDELVINO.IT – 23 FEBBRAIO 2017 A Marco Casadei il Master del Sangiovese Il sommelier romagnolo si è imposto nel corso di un’esuberante prova finale precedendo il livornese Massimo Tortora e il bresciano Artur Vaso Da sin.: Zinzani, Casadei, Giorgini Il 16° Trofeo Consorzio Vini di Romagna - Master del Sangiovese 2017, andato in scena il 19 febbraio nella prestigiosa sede del Museo Internazionale delle Ceramiche di Faenza nell’ambito della due giorni di “Vini ad Arte”, ha visto trionfare il forlivese Marco Casadei. Il sommelier romagnolo si è imposto nel corso di un’esuberante prova finale precedendo il livornese Massimo Tortora (terzo classificato nel 2016 e sempre secondo nel 2015) e il bresciano Artur Vaso. Era dal 2013 che l’ambito titolo di “Ambasciatore del Sangiovese” non era vinto da un romagnolo. In quell’anno ad aggiudicarsi il Master fu la lughese Annalisa Linguerri, poi il titolo andò a Venezia (Ottavio Venditto nel 2014), a Firenze (Andrea Galanti nel 2015, quando ci fu un podio tutto toscano), a Lucca (Simone Vergamini nel 2016). I tre Sommelier A.I.S. finalisti di questo 2017 erano emersi - tra una decina di partecipanti provenienti da Lombardia, Veneto, Toscana, otre che da Emilia Romagna - dalle prove scritte svolte in mattinata. Poi nel corso della serata è andata in scena la prova finale, che ha visto come di consueto la presenza di un folto pubblico rimasto favorevolmente impressionato e affascinato dalla bravura e dalla maestria dei tre finalisti. Dalla prova finale è dunque emersa tutta la bravura e la professionalità di Marco Casadei, classe 1985. Casadei è arrivato all’appuntamento di Faenza dopo due intensi anni nel corso dei quali ha partecipato a diversi concorsi enologici, sempre con ottimi piazzamenti: 3° classificato al Master del Friulano: Trofeo Miglior Sommelier dei vini del Friuli Venezia Giulia (2014), concorso poi vinto nel 2016 e, sempre lo scorso anno, è stato finalista al Miglior Sommelier d’Italia. WINENEWS – 24 FEBBRAIO 2017 IL ROMAGNA SANGIOVESE SI SVELA NELL’ANTEPRIMA “VINI AD ARTE”: TRA GLI ASSAGGI DI WINENEWS, CARATTERIZZATI DA IMMEDIATEZZA E FRESCHEZZA, SPICCANO I VINI DI PREDAPPIO E BERTINORO, LE ZONE PIÙ VOCATE ALLA PRODUZIONE DI VINI DI PROSPETTIVA Il Sangiovese, re delle Anteprime di Toscana, protagonista anche oltre Appennino, con “Vini ad Arte”, l’anteprima del Romagna Sangiovese, di scena a Faenza, nei giorni scorsi, l’occasione giusta per approfondire la conoscenza con un vino dalle caratteristiche quanto mai diverse dai suoi cugini toscani, basate su un’immediatezza fruttata e una facilità e freschezza di beva. Ma il Sangiovese di Romagna vive anche di tante altre sfumature varietali, che il vitigno esprime in relazione ai diversi terroir in cui viene allevato, tanto che il Consorzio Vini di Romagna ha identificato ben 12 menzioni geografiche aggiuntive, e l’esplorazione delle rispettive specificità da parte delle aziende è appena cominciata, ma all’assaggio si può già dare un giudizio, con Predappio, e in seconda battuta Bertinoro, che appaiono come le più vocate alla produzione di Riserve ambiziose e dall’interessante prospettiva. Altrove, una certa ruvidità tannica (oltre a una strana “stanchezza” in termini di precoce inizio di invecchiamento di più di una Riserva 2013) sembra consigliare di ripiegare su vini di più immediata bevibilità e approcciabilità di frutto, tra cui gli esempi gradevoli certo non mancano. Tra i migliori assaggi di WineNews, il Romagna Sangiovese Superiore Doc Palazzina 2015, Tenuta Casali (San Vicinio): la quadratura del cerchio tra immediata piacevolezza di frutto, profondità sapida e allungo gustativo. Per questo carattere ambivalente, forse il miglior assaggio della giornata; il Romagna Sangiovese Doc Colmano di Predappio 2015, Zanetti Protonotari Campi (Predappio): una leggera incertezza all’olfatto, comunque sfumato tra mora e componenti floreale e terrosa; palato polposo e saporito, che si allunga con naturalezza. Interessante anche una Ris. 2013 Villa I Raggi di singolare fragranza. E ancora, il Romagna Sangiovese Superiore Doc Nonà 2015, Stefano Berti (Predappio): al naso coesistono note di viola e frutto nero, più una componente aromatica “animale”, da affinamento tuttora in corso; bocca di ruspante reattività acida, sapida e dal tannino fine, di bella corrispondenza fruttata; il Sangiovese Superiore Riserva Doc Cuvée Riserva Palazza 2013, Drei Donà (Predappio): 10% di Cabernet Sauvignon in uvaggio, e se ne avverte la presenza; grande materia, che necessita di un legno importante e di tempo per affinarsi, ma palato di finezza inaspettata e rilevante; il Romagna Sangiovese Superiore Doc Il Sangiovese 2015, Noelia Ricci(Predappio): piuttosto scarico di colore, ma perché giocato sui toni di una finezza sottile che si propaga in una palato saporito e carezzevole, di persistenza floreale. Convincenti anche il Romagna Sangiovese Bertinoro Riserva Doc P. Honorii 2012, Tenuta La Viola (Bertinoro): il nome riecheggia il toponimo latino di Bertinoro. Precisione di frutto nero (mora), al naso; la bocca molto ben disegnata, lo riprende; è appena amaricante sul finale ma ottimamente equilibrato e di gran beva, anche se di peso; il Romagna Sangiovese Superiore Doc 2016 Campo di Mezzo, Tre Monti (Serra): affinato solo in acciaio, esplosione di fragola al naso, bocca opulenta, larga ma anche di buona lunghezza su un frutto di soddisfazione; il Romagna Sangiovese Doc Lôna Bôna 2016, Trerè (Brisighella): il nome significa “Luna Buona” in dialetto; la versione più semplice possibile di Sangiovese, praticamente mossa ma dalle irresistibili note di viola. Infine, il Romagna Sangiovese Superiore Doc Ceregio 2015, Fattoria Zerbina (Marzeno): naso tra i più complessi, con riconoscimenti di mora, fragola, viola, spunti terrosi e balsamici; palato di volume ed equilibrio, solo appena semplificato aromaticamente, nonché leggermente amaricante nel finale; ed il Romagna Sangiovese Superiore Doc Morale 2015, Poderi Morini (Oriolo): spettro olfattivo articolato, tra frutto nero, toni floreali e minerali; palato prudentemente (e sapientemente) estratto, aromaticamente corrispondente e molto ben definito. Riccardo Margheri A TAVOLA – MARZO 2017 WINESURF – 20 FEBBRAIO 2017 Le mie "immagini premorte" di Vini ad Arte Di solito si dice che si impara dai propri errori ma in questo caso ho imparato da un’idea, quella di chiedere al produttore romagnolo Stefano Berti di scrivere due righe sulla prossima Vini ad Arte - Anteprima del Romagna Sangiovese, che si aprirà domani a Faenza. Infatti ho imparato più dalle poche righe di Stefano che da anni di assaggi. Leggete e capirete perchè. Grazie Stefano. Ero intento a mantecare il classico risottino allo zafferano per il pranzo del sabato che mi arriva un messaggio del Macchi: "Hai voglia di raccontare la tua, da produttore, sull’anteprima del Sangiovese di Romagna a Faenza?" In quel momento, come quando stai per morire, mi sono passate davanti tutte le immagini sulla manifestazione che in questi anni avevo archiviato e che ingenuamente cercavo di rimuovere. Nella splendida cornice del museo delle ceramiche, il connubio arte e vino, l’annata migliore da quando contiamo le annate, le aziende più significative del territorio, questo vino è buonissimo ma deve stare in cantina altri dieci anni, c’è un giornalista dello Zimbawe che vorrebbe venire in cantina domenica mattina alle sei, ma l’anteprima quante annate comprende?, penso che il periodo sia sbagliato ma è l’unico modo per dirottare l’autobus dei giornalisti che vanno a Benvenuto Brunello, la Romagna deve fare sistema e comunque il treno non è ancora passato, come si mangia bene in Romagna nemmeno in Emilia per non parlare del bere, le riserve sono buone ma io preferisco i base perché il sangiovese si sente davvero , si sente un po’ troppo il legno preferisco di molto la terracotta con la cera d’api biologica, ci metto l’1 % di merlot nelle annate dove il sangiovese fatica un po’ a maturare, ho preso in affitto una vigna di sangiovese al Passo della Calla ( 1296 slm ) per essere certo di avere la giusta acidità… Poi l’odore dello zafferano mi ha tolto dalla visione premorte e ho pensato che mi piacerebbe fare un’anteprima con il triplo delle aziende che sono adesso presenti, che ci fosse tanta più stima reciproca fra di noi produttori, che sapessimo che sapore hanno i vini dei nostri colleghi, che i giornalisti, i ristoratori, gli enotecari e gli appassionati quando vengono ad assaggiare dovrebbero portarsi dietro solo una cosa : la curiosità di conoscere un vino, chi lo fa e il territorio da cui viene , senza preconcetti e con tutta la libertà di parlarne bene o male. Il resto , come diceva Toscanini, è solo un giro di valzer. Autore: Stefano Berti WINESURF – 26 FEBBRAIO 2017 Riflessioni, previsioni e qualche buon sangiovese romagnolo da Vini ad Arte 2017 Si può vivere senza un braccio, senza una gamba, senza un rene, senza un polmone. Non senza un sorriso che ti fa battere il cuore. “Non è vergognoso per una zona puntare al frutto, al piacere, alla confidenzialità, alle esigenze della buona tavola. Ce lo insegna il Beaujolais, dove vignaioli leggendari come Jules Chauvet e Marcel Lapierre hanno speso il loro talento in direzione della complicità più che della complessità”. Alla faccia di Carlo Cracco Fu quella volta a undici anni. Quando in quinta elementare, ormai alla fine dell’anno scolastico, dovevamo svolgere un tema sulla felicità. E mentre i miei compagni si davano da fare scrivendo di calciatori, cantanti, attori, mete esotiche e amici del cuore, io pensai a mio nonno e al suo Aleatico. Sangue di Cristo che lasciava un alone cupo sul labbro, dolce di zuccheri e di alcol, di frutta e di glicerina. Un vino che Nonno raccontava con affascinante eloquenza. La felicità non era berlo, quel vino battesimale, e non era nemmeno l’eccitante ammissione ai riti adulti. La vera felicità era ascoltare il “patriarca” descriverne la genesi, confidarci i suoi segreti di contadino, le sue gesta di cantiniere amatoriale, le sue speranze di bevitore di sogni. Non voglio annoiare coi ricordi d’infanzia. È solo per dire che perfino oggi che sono un professionista del vino, non è assaggiare che mi dà più piacere, ma è ascoltare chi quel liquido odoroso lo ha realizzato. E così, lunedì 20 febbraio, in occasione di Vini ad Arte 2017, anziché degustare come un pollo in batteria cento vini senza nemmeno una storia, ho girato da mattino a sera i banchetti del Museo Internazionale della Ceramica di Faenza, intervistando decine e decine di produttori romagnoli, bevendo con loro, nutrendomi delle loro esperienze. Alla fine della giornata, qualche Sangiovese romagnolo da consigliarvi me lo sono annotato, ma soprattutto ho riempito di appunti il mio cuore. Perché i fatti indelebili rimangono soltanto lì, niente da fare: hai voglia a studiare le procianidine, i norisoprenoidi, le potature dolci di Simonit, le marne giurassiche di Borgogna, le sabbie marine di Lessona, il batonnage, il remuage, il delestage se poi non ci metti il cuore, in quello che fai. Tornato a casa in forte ritardo, stanco morto, con i denti neri, il viso trasfigurato e i piedi dolenti, ho detto ai miei tre figli, prima di ripartire immediatamente per Gattinara, che il mio mestiere è il più bello del mondo. Con buona pace di Martina, la più grande, che in camera ha il poster di Carlo Cracco e neanche una foto di suo papà. Il sangiovese romagnolo si emancipa Il Sangiovese della Romagna non è ancora il più bello del mondo, ma rispetto a qualche anno fa il suo look è decisamente migliorato. Il processo evolutivo del territorio è ancora graduale, a qualche osservatore frettoloso potrà apparire perfino lento, ma parecchio di significativo si va muovendo. E si muove soprattutto fra i vignaioli outsider, quelli dell’ultima generazione o giù di lì, i primi a smarcarsi dalle abitudini del passato e i primi a sintonizzarsi sulle esigenze del presente. E probabilmente del futuro. Finalmente si cominciano ad assaggiare con più frequenza Sangiovese senza urgenze dimostrative anche nelle selezioni di vertice, ma è il dato prospettico quello più interessante, perché nei prossimi cinque anni le bottiglie meno assillate dal calore, dai muscoli e in assoluto dalla confezione, rappresenteranno la larga maggioranza della proposta. Ne sono certo. Così come sono certo che i vini migliori di Romagna, quelli che leggono con più trasparenza il luogo d’origine, quelli più in sintonia con la tavola e con le esigenze dei bevitori coltivati, stanno alla base della piramide, non in cima. Non è vergognoso per una zona puntare al frutto, al piacere, alla confidenzialità, alle esigenze della buona tavola. Ce lo insegna il Beaujolais, dove vignaioli leggendari come Jules Chauvet e Marcel Lapierre hanno speso il loro talento in direzione della complicità più che della complessità. Io credo sia quella la strada. Le ultime cinque stagioni romagnole Anche la strada delle stagioni merita attenzione, questo è pacifico. Perfino quando la geografia è benevola e concede di riunire molti dei talenti ideali per una viticoltura di valore (buon ambiente, suoli di qualità, microclima salubre), le incognite per un produttore non sono finite: deve infatti adeguarsi all’imprevedibilità della meteorologia. Le condizioni meteo sono differenti da un anno all’altro, ed è questo il motivo per cui il millesimo di un vino è fondamentale nel determinarne le generalità e il carattere. Un dato che vignaioli, agronomi, enologi, critici, operatori commerciali e appassionati devono tenere in seria considerazione: i primi per adattarvi il loro lavoro, gli ultimi per trarne piacere con maggiore consapevolezza. Ecco una panoramica degli ultimi cinque millesimi in Romagna. 2016: Un inverno mite e asciutto ha creato i presupposti per un forte anticipo vegetativo che tuttavia si è perso durante una primavera umida e un inizio dell’estate piuttosto instabile, capriccioso. Le piogge primaverili hanno ripristinato un buon livello idrico delle falde sotterranee, consentendo alla vite di resistere alle alte temperature e alla siccità del mese di luglio. Bello e regolare invece agosto, con temperature massime nella media del periodo, buone escursioni termiche e precipitazioni misurate. La vendemmia, iniziata con qualche giorno di ritardo rispetto alle consuetudini romagnole degli ultimi dieci anni, si è consumata in condizioni climatiche ideali, senza problemi sanitari e con rese generose. Le aspettative sull’esito dei vini del 2016 sono pertanto molto alte. 2015: Millesimo a due facce, caratterizzato da una copiosa piovosità da febbraio fino alla fine di giugno e da un’estate al contrario davvero bollente. Durante i mesi di luglio e agosto le giornate sono state solari e secche, con temperature elevatissime (alimentate da un lungo anticiclone africano) e minime escursioni termiche. Anche la vendemmia, partita in anticipo rispetto all’annata 2016, è stata contrassegnata da caldo e siccità, con raccolte di uve sane e zuccherine ma spesso in debito di freschezza. 2014: Annata fra le più difficili e bizzarre degli ultimi sessant’anni in Romagna (e non solo), sarà ricordata per un inverno piovoso e mite che ha anticipato sensibilmente le prime fasi vegetative della vite, alimentando qualche difficolta perfino nella gestione delle ultime fasi delle potature secche. Primavera ed estate ben poco soleggiate, fresche e con frequenti precipitazioni (va ricordato il luglio più “bagnato” della storia recente), hanno complessivamente partorito un millesimo “grigio” e umido, tanto problematico nella gestione sanitaria (per via di marciumi e muffe) quanto originale nella creazione di vini diversi dal solito, tenui nel colore, profumati, poco alcolici e vivi di acidità. 2013: A dispetto di un inverno nella norma, la 2013 va considerata nel complesso una stagione particolare, umida e con temperature mai troppo alte. Fasi di germogliamento e fioritura alquanto tardive, primavera graduale con ridotti picchi di calore ed estate tendenzialmente fresca, con poche settimane davvero luminose e cicli di caldo ben più brevi rispetto alle abitudini regionali. Dalla terza decade di luglio e fino alla raccolta, il clima è stato irregolare, alternando giornate di sole e di pioggia, con esiti finali a vantaggio dell’aromaticità, dell’acidità e della (potenziale) longevità. 2012: L’incipit invernale assai mite, che ha fatto registrare un mese di gennaio tra i più caldi di sempre (simile al gennaio del 2007) è stato interrotto dalle abbondanti nevicate di febbraio. Sole, luce e calore sono tornati in primavera, protraendosi fino alla fine dell’estate, con temperature massime tra le più alte mai registrate, modeste escursioni termiche e lunghi periodi di siccità (in linea con le annate più calde del decennio precedente come la 2003 e la 2007). La raccolta del 2012, iniziata in anticipo rispetto alla media della regione, ha consegnato un raccolto modesto nelle quantità in campagna, magro nelle rese in cantina e con valori analitici tipici di un’annata torrida. Vini ad Arte: le nomination del Falco Passato, Presente, Futuro: Noelia Ricci Romagna Sangiovese Superiore “Godenza” 2015. Il mio vino del cuore: Costa Archi Sangiovese “GS” 2013. Ruvidezze appenniniche: Piccolo Brunelli Romagna Sangiovese Predappio “Cesco” 2013. Carezze appenniniche: Villa Papiano Romagna Sangiovese Superiore “Le Papesse di Papiano” 2015. Dai calanchi con garbo: Villa Bagnolo Romagna Sangiovese Superiore “Sassetto” 2015. Per i più golosi: Giovanni Giorgio e Jacopo Giovannini Sangiovese “Giogiò” 2015. Per i più assetati (premio “vin de soif”): Giovanna Madonia “Tenentino” 2015. Per la merenda (in spiaggia con le infradito): Poderi Morini Romagna Sangiovese Superiore “Morale” 2015. SSA. Senza Solfiti Aggiunti: Stefano Berti Romagna Sangiovese Superiore “Nonà” 2015. Campioncino in vasca (e forse pure in bottiglia): Ca’ di Sopra Romagna Sangiovese Superiore “Crepe” 2016. Gregario in vasca (e forse campioncino in bottiglia): Terre di Macerato Romagna Sangiovese “Rhod” 2016. Nuove generazioni al comando (finalmente): Condé Romagna Sangiovese Predappio Riserva Le Lucciole “Chiara Condello” 2015. Le aspettative che ti fregano. Da rivedere: Fattoria Nicolucci. Romagna Sangiovese Superiore Riserva “Vigna del Generale” 2013. La stima è troppa per accontentarmi. Cantina in attesa del Riscatto: Drei Donà La Palazza. Premio anteprima basta parlare di Sangiovese: Fattoria Zerbina, Romagna Albana Passito Scacco Matto 2013 (a parere di chi scrive, dal 1987 ad oggi, la più grande annata di questo leggendario passito romagnolo). GAMBERO ROSSO – 24 FEBBRAIO 2017 Anteprime 2017. Vini di Romagna e Sagrantino alla prova degustazione Dopo la presentazione delle nuove annate toscane, adesso tocca a Romagna e Umbria. Per i vini romagnoli la sfida passa dall'estero, per il Sagrantino si chiama eleganza. Anteprima Vini di Romagna (19 e 20 febbraio) Nell'anno del cinquantenario della Doc Romagna Sangiovese, la cittadina di Faenza ha rinnovato l'appuntamento con Vini ad arte, l'anteprima giunta alla 12ma edizione che ha richiamato nel comune della ceramica oltre 700 visitatori, con 40 aziende partecipanti (mille le bottiglie aperte), in rappresentanza di un territorio, la Romagna, che può dirsi un gigante del vino italiano. Esteso tra le province di Bologna e Rimini, con 16 mila ettari vitati iscritti a Doc e Docg, questo comprensorio conosciuto per l'alta densità produttiva ha lavorato a innalzare il livello qualitativo dei suoi vini, rinnovando i vigneti di collina a partire dagli anni Novanta e, più di recente, introducendo dodici menzioni geografiche aggiuntive per il principe dei vini romagnoli: il Sangiovese di Romagna Doc. L'anteprima del 19 e 20 febbbraio, ospitata all'interno del Mic (Museo internazionale della ceramica) è stata in primis l'occasione per conoscere l'annata 2014, caratterizzata da condizioni metereologiche instabili che si sono susseguite dalla primavera a fine estate, come spiega Cristina Geminiani,portavoce del Convito di Romagna:"Qualcuno la definirebbe complessa, che ha richiesto un’attenta conduzione del vigneto e una rigorosa selezione dei grappoli. Tutto ciò ha permesso di realizzare vini snelli, ma di buona qualità". Guardando al futuro, si profila una novità per l'edizione 2018: se la kermesse faentina nel 2017 è stata calendarizzata dopo le Anteprime Toscane, per la 13ma tappa si sta pensando di posizionarla poco prima, senza soluzione di continuità e sempre in modo da mantenere il filo conduttore in nome del vitigno Sangiovese. La decisione spetterà al nuovo cda, e al nuovo presidente, che sarà eletto tra qualche mese: l'assemblea potrebbe essere convocata prima della Pasqua, ad aprile. I numeri della denominazione L'Anteprima ha permesso anche di fare il punto sull'aspetto economico della realtà romagnola, che da sola conta oltre 7.100 ettari vitati, per una produzione di 11,7 milioni di bottiglie con 3.800 viticoltori interessati. In questa terra, dove le tracce del vino Sangiovese si ritrovano già da metà del Seicento, la Doc Sangiovese sta crescendo gradualmente. Il +3,6% degli imbottigliamenti fatto registrare nel 2016 è un buon segnale, ad avviso del presidente consortile, Giordano Zinzani (Caviro): "Mantenere il segno più in un anno problematico non è cosa da poco. E vorrei sottolineare anche il +21% sul 2015 del nostro bianco, l'Albana Docg. Altro aspetto positivo è stato l'aumento dei soci iscritti al consorzio, passati da 103 del 2012 a 116 dello scorso anno". Enio Ottaviani, San Patrignano, Piccolo-Brunelli, Villa Papiano sono solo alcune delle new entry. Il Consorzio Vini di Romagna, nato nel 1962, associa 8 cantine cooperative, 98 produttori vinificatori, 8 imbottigliatori e 5.800 aziende viticole iscritte agli albi delle vigne Doc e Docg. Erga omnes dal 2012, gestisce dieci denominazioni, per un totale di 86 milioni di bottiglie tra Doc (11,7 mln) e Igt (soprattutto Rubicone). Il territorio, compreso in quattro province (Bologna, Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini), rappresenta il 30% della superficie vitata della regione (è esteso per oltre 100 km) e produce oltre il 60% dei vini di tutta l'Emilia Romagna. Il Sangiovese, in particolare, è suddiviso in 12 menzioni geografiche aggiuntive, operative dall'annata 2013. Quale mercato? La Romagna vitivinicola non è certamente un territorio che sta facendo registrare grandi movimenti di mercato, con cessioni e acquisizioni, come in altre zone d'Italia. Il valore medio di un vigneto qui si aggira sui 50 mila euro per ettaro: cifra alquanto bassa, ma se si lavorerà bene all'estero le cose potrebbero cambiare. "Il positivo andamento dei mercati per il Sangiovese denota come ci sia voglia di questa tipologia di vino", fa notare l'enologo Francesco Bordini (Noelia Ricci/Pandolfa) "ed è proprio questo che sta dando alle aziende il coraggio di andare avanti". Oggi, le cantine del Consorzio vini di Romagna imbottigliano e commercializzano il 75% dei vini a Do e il 60% dei vini a Ig della Romagna. Per due terzi, i vini romagnoli vengono consumati sul territorio nazionale (più della metà nella stessa Emilia Romagna), prevalentemente in Gdo (47%), Horeca (40%) e per un 13% a privati. Quasi una cantina su dieci effettua la vendita diretta. Per quanto riguarda l'export, la quota sui volumi totali è del 34%, assorbita da Gran Bretagna, Giappone, Germania, Stati Uniti, Svizzera e Canada. Il consorzio sta sfruttando a pieno gli strumenti promozionali concessi dalle misure dei Psr regionali e dall'Ocm vino: "Tutte le iniziative di promozione vengono concordate in seno a una commissione nel cda. E la maggior parte di queste" sottolinea Zinzani "sono rivolte a piccole aziende, non tanto ai grandi produttori che hanno la possibilità di affrontare direttamente i mercati". E così, a breve una dozzina di aziende sarà alla fiera Prowein, in circa trenta saranno a Vinitaly in uno stand comune e a fine anno è prevista una tappa negli Stati Uniti: "Durante l'anno sono previste uscite pubblicitarie sulla carta stampata" aggiunge "in testate internazionali di settore". Master del Sangiovese Non accadeva dal 2013 che il Master del Sangiovese andasse a un sommelier romagnolo. A riportare in regione il titolo nella 16ma edizione, svoltasi al Mic di Faenza, è stato Marco Casadei, classe 1985, forlivese, che ha preceduto il livornese Massimo Tortora (terzo classificato nel 2016 e sempre secondo nel 2015) e il bresciano Artur Vaso. I tre sommelier Ais finalisti di questo 2017 si erano distinti tra una decina di partecipanti provenienti da Lombardia, Veneto, Toscana e da Emilia Romagna. Oltre a un premio da 2.500 euro, Casadei volerà a Los Angeles per partecipare al corso Master of Sangiovese tenuto dalla North American Sommelier Association (N.A.S.A). Anteprima Vini di Romagna | 19 e 20 febbraio | www.consorziovinidiromagna.it