Steve Vai - Where The Wild Things Are

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Steve Vai - Where The Wild Things Are
Steve Vai - Where The Wild Things Are
Martedì 20 Ottobre 2009 17:27 - Ultimo aggiornamento Giovedì 04 Aprile 2013 08:27
Che cosa aspettarsi dal maestro del festooning? Sapete almeno cosa sia? Steve fotografa la
disposizione delle rose piantate in giardino dalla bella mogliettina ex Vixen e le ritrascrive sul
pentragramma utilizzando note più “dolci“ per le rose chiare e note più heavy per quelle più
scure! Increduli? Ma no dai, stiamo parlando di Steve Vai, pazzia genio e sregolatezza musicali,
ovvio. Forte di 30 anni passati in giro a suonare in ogni luogo, il suo insegnate era Joe “Alien“
Satriani, ha suonato la “Stunt Guitar“ per il genio Zappa, ha preso il posto di Malmsteen negli
Alcatrazz, e mi fermo qua perché il curriculum è immenso e tutti lo conoscono, il chitarrista di
origini italiane decide di spalmare il proprio karma splendente e positivo nonché sgrandinate di
note sul pentagramma anche su noi poveri gnostici, immortalando su video (già recensito su SI
dal capitano di vascello intergalattico Psychotron) e sul CD audio qua esaminato; e che cosa
cambia direte voi? Parecchio vi rispondo secco. Statemi a sentire allora. Intanto il CD racchiude
il live ripreso a Minneapolis allo State Theater una città fredda come il marmo per la sua
temperatura ma che a detta dell'occhialuto starman Vai ha un fascino accogliente come due
braccione di una pupa di 150 kg bella solo di viso (insomma Steve ama Minneapolis), contiene
solo 15 songs contro le 27 del DVD ma costa decisamente meno. Senza ombra di dubbio
togliere la dimensione visiva rende ingiustizia a questo artista che tra posette da star system e
chitarre da lui ideate (bellissimi modelli che molti di noi sogneranno tutta la vita solamente di
toccare) inscenano uno spettacolo unico ed emozionale. Oramai promotore dei modelli Ibanez
dal lontano 1986 (immaginate cosa farebbe Vai con una Les Paul senza leva? No vero?)
riversa su CD tutto ma proprio tutto e anche di più ciò che un suono Ibanez può donare,
tecnica, feeling e masturbazione sonora per chiunque abbia mai fatto due accordi su una
chitarra, e maggiormente per i musicisti che resteranno a bocca spalancata in un misto tra
adulazione/invidia/prostrazione/stupore. Si parte con “Paint Me Your Face“ che è un inedito ma
ha il gusto di un intro, per poi interpretare il repertorio dell'artista che vede in scaletta anche
quattro pezzi che l'artista non ha mai eseguito in sede live (occhio la mano scivola nella
pugnetta!) che sono “Now We Run“, “Oooo“, la bellissima “Tender Surrender“ in stile “Hendrix”
(si fa per dire!), lenta ed affascinante, con la leva da spruzzo, e “Taurus Bulba“ dove si aprono
le tastiere e con un ritmo che riprende un sapore orientaleggiante con un crescendo nel finale
magnifico. C'è spazio anche per una song cantata e con i fiati, “Fire Wall“ che dona un senso di
band compatta (chi ha detto Frank Zappa?), poi cosa dire, tra sitar, violini, tastiere, lap steel,
che è la chitarra che si suona sulle cosce (come quando facciamo rock'n'roll con la nostra tipa!)
e sua maestà king Vai pronto a svisare a palla, ce n'è per tutti i gusti all'interno di questo
“Where The Wild Things Are“. La registrazione è eccezionale anche se a dirla tutta il pubblico
non mi sembra poi così acceso e casinista, relegato sopratutto o prima dell'esecuzione dei
pezzi o nei boati a fine songs, ma cio' è normale, anche io ho visto live il migliore chitarrista al
mondo e il senso che ti lascia è quello di impotenza contro cotanta tecnica e cinematografiche
scenografie. Per l'uomo che fu il primo a far parlare la sua chitarra (ricordate “Tobacco Road“
con David Lee Roth? Che spettacolo!) si aprono tempi rosei grazie anche a questa uscita che
ne rilancia se mai ce ne fosse stato bisogno, tutte le doti disumane che possiede, ma da qui a
dire che l'album in oggetto sia il lavoro di una band veritiera a 360° proprio non ci sto, sono finiti
i tempi di “Sex & Religious” o “Passion And Warfare“, questo è un lavoro solista consigliato solo
ai musicisti o agli amanti della sei corde, ribadisco che non è un disco acquistabile e
assimilabile dai fruitori della easy music e per di più la versione CD non sembra avere troppo
senso, molto meglio goderselo in DVD. Detto ciò, o pappa o ciccia, anzi.....solo ciccia!
1/1