Indirizzo scientifico - Scuola Italiana di Ipnosi e Psicoterapia

Transcript

Indirizzo scientifico - Scuola Italiana di Ipnosi e Psicoterapia
Indirizzo scientifico
LE ORIGINI DELL’ORIENTAMENTO RELAZIONALE DELL’IPNOSI E DELLA
PSICOTERAPIA ERICKSONIANA
La Scuola Italiana di Ipnosi e Psicoterapia Ericksoniana della Società Italiana Milton Erickson
fa riferimento al modello psicoterapeutico ericksoniano, che trae origine dall'opera di Milton H.
Erickson e dei suoi collaboratori che attualmente si riconoscono nella Milton H. Erickson
Foundation di Phoenix, Arizona.
Oltre ad una collaborazione scientifica e didattica che prosegue fin dal 1982, la Scuola Italiana
di Ipnosi e Psicoterapia Ericksoniana è attualmente l’unico istituto italiano riconosciuto che ha
ottenuto il patrocinio scientifico della Milton Erickson Foundation e il suo Direttore, Jeffrey Zeig,
è docente interno della Scuola.
Le prime conoscenze dell’ipnosi ericksoniana sono dovute agli studi del gruppo di Palo Alto
che indussero Gregory Bateson e i suoi collaboratori (1952, 1960) ad indagare le modalità
comunicative e interattive in contesti antropologici, nell'apprendimento e deuteroapprendimento
umano e animale, nello humor e nel gioco, nelle famiglie e, infine, nella ipnosi clinica.
Alcuni studiosi del gruppo si recarono ad osservare le psicoterapie ipnotiche di Milton H.
Erickson e ne studiarono le modalità comunicative, e si resero conto del ruolo fondamentale
svolto, nell'ipnosi, dalla particolarità della relazione terapeutica, il rapport, che nella psicoterapia
ericksoniana costituisce la componente centrale dell'intervento psicoterapeutico.
Il confronto tra il doppio legame patogeno (Bateson e coll., 1956) considerato tipico delle
famiglie degli schizofrenici e il cosiddetto doppio legame terapeutico (Erickson e Rossi, 1976)
consentì di individuare un nuovo modello di intervento che prese nome da Erickson e che
venne adottato come modello di riferimento di quella che sarà definita la "Nuova Ipnosi" (Araoz,
1985).
A Palo Alto sono inizialmente le intuizioni di Bateson e l'esperienza clinica di Jackson a
ispirarsi alle idee e alle metodiche ericksoniane. Quindi, l'approccio ericksoniano venne
proposto, per la prima volta, al grande pubblico da Jay Haley (1963) che enfatizzò in particolare
la concezione strategica della psicoterapia ericksoniana.
Più tardi saranno Watzlawick e collaboratori (1973) a proporre gli interventi suggestivi e
prescrittivi di Erickson come struttura di un modello psicoterapeutico che pone in primo piano le
tattiche del cambiamento (Fish e coll., 1983). Ed è ancora Watzlawick a identificare la validità
del modello anche al di fuori dello stato di trance proponendo la sua ipnoterapia senza trance
(1985), basata sull'approccio ericksoniano.
Ma, se questa è la storia più recente degli sviluppi della psicoterapia ericksoniana, che
prosegue ancora con eccellenti contributi, dei quali citeremo per brevità soltanto l'ultima
monografia di Haley dedicata ad Erickson (Jay Haley on Erickson, Brunner/Mazel, 1994), la
concezione moderna della trance e i presupposti della ipnoterapia ericksoniana possono essere
rintracciati già nel 1800.
Nella contrapposizione della Scuola di Nancy a quella della Salpetriere di Parigi, Liebault e
Bernheim a Nancy proposero una revisione del concetto di ipnosi fondata sull'importanza del
ruolo del soggetto in contrasto con il preponderante valore attribuito al ruolo dell'ipnotista da
1/8
Indirizzo scientifico
Charcot, Babinsky e collaboratori.
A Nancy si svilupparono inoltre le prime revisioni del tradizionale concetto di suggestione, che
venne finalmente visto in funzione del necessario adeguamento al soggetto degli interventi
dell'ipnotista e non più nel potere incontrastabile legato alla autorità della figura dell'ipnotista.
Nella capacità dell'ipnotista di adeguarsi al soggetto e, quindi nella peculiarità del rapporto
ipnotico, risiede per la Scuola di Nancy la chiave dell'efficacia della suggestione.
Successivamente la Nuova Scuola di Nancy, sviluppatasi agli inizi di questo secolo con Coué
prima e poi con Baudouin, propone un ulteriore contributo nel deenfatizzare il tradizionale ruolo
autoritario dell'ipnotista attraverso un approccio che ponga in primo piano il soggetto, le sue
convinzioni, la sua capacità immaginativa, la sua autosuggestione.
In epoche più recenti sarà T.X. Barber (1972) a rivalutare l'efficacia della suggestione calibrata
sul soggetto, anche al di fuori dello stato di trance, in un contesto in cui è determinante la
relazione tra ipnotista e soggetto piuttosto che lo stato di coscienza.
Analoghe posizioni, sebbene con opportune ed individualizzate distinzioni vengono assunte da
Spiegel (1973), Watkins (1978) e Weitzenoffer (1979).
Ma sarà soprattutto Erickson a sviluppare la moderna concezione relazionale dell'ipnosi
fondata su alcuni importanti principi che vengono esposti nel paragrafo successivo.
L’ORIENTAMENTO TEORETICO SPECIFICO
Il modello ericksoniano si fonda su alcuni principi che costituiscono altrettante linee guida
dell'approccio e che caratterizzano le attività cliniche e formative della Scuola Italiana di Ipnosi
e Psicoterapia Ericksoniana.
2/8
Indirizzo scientifico
La Concezione della Trance
Come abbiamo visto, secondo il modello ericksoniano la stessa trance ipnotica, in precedenza
considerata esclusivamente come un fenomeno eteroindotto, viene considerata il frutto di una
esperienza diadica, di una interazione reciproca tra ipnotista e soggetto.
Questa ipotesi interattiva trova conferma non soltanto nelle classiche esperienze di James
Braid (1836), ma più recentemente nei correlati neurofisiologici dell'ipnosi analizzati da Eva
Bányai (1989) che ha rilevato una stretta corrispondenza tra il tracciato EEG e EMG
dell'ipnotista e del soggetto che sviluppano la relazione di trance.
L'Importanza del Rapport
L'esclusività della relazione ipnotica giustifica la scelta di una specifica denominazione per
questo tipo di relazione: il rapport. Il rapport viene definito da Erickson: "lo stato in cui la
concentrazione e la consapevolezza del soggetto sono dirette unicamente sull'ipnotista e su
quanto l'ipnotista desidera inserire nella situazione di trance, con l'effetto di dissociare il
soggetto stesso da ogni altra cosa". Questa particolare condizione che è tipica della relazione
terapeutica in corso di trance ha notevole valore diagnostico e terapeutico in quanto esalta la
responsività del soggetto nei confronti dell'ipnotista. L'abilità terapeutica che si richiede nella
ipnosi ericksoniana consiste proprio nella capacità di cogliere prontamente la presenza del
rapport e di utilizzarlo in senso terapeutico.
La Concezione Naturalistica
Non meno importante è la rivalutazione naturalistica della trance, precedentemente
considerata condizione artificiale o stato alterato di coscienza.
Infatti, per Erickson, la trance rappresenta una condizione naturale e niente affatto fittizia della
vita quotidiana (la common everyday trance) che si riproduce frequentemente nella vita di tutti i
giorni come fenomeno fisiologico e posto al servizio dell'io.
Inoltre, Erickson non riteneva necessari, per la identificazione dello stato di trance, i segni di
rilassamento fisico e mentale, il rallentamento nelle risposte o i fenomeni che caratterizzano la
profondità della trance.
Attribuiva invece valore, per il riconoscimento di questo stato, a "la perdita di orientamento nei
confronti della realtà esterna e lo stabilirsi di un nuovo orientamento nei confronti di una realtà
concettuale astratta".
3/8
Indirizzo scientifico
Lo studio di questo nuovo orientamento del soggetto in trance, e del suo valore
cognitivo-esperienziale deve ancora essere esplorato a sufficienza, ma può fin da ora
consentire non soltanto una diversa delimitazione dello stato di trance e dei suoi differenti livelli
di profondità rispetto agli altri stati di coscienza, ma anche un fondamentale cambiamento nelle
modalità per ottenere questo stato e per utilizzarlo nell'ambito clinico.
L'Approccio Indiretto
La caratteristica più saliente della psicoterapia ericksoniana è la modalità indiretta con cui
viene prevalentemente perseguito il fine terapeutico.
Indiretta può essere l'induzione della trance, che in tal caso non viene formalizzata e può
invece far parte della casuale conversazione o cogliere, per utilizzarli, i segni della trance
spontanea.
Indiretto può essere l'approccio al problema: in tal caso la strategia del problem solving viene
proposta in forma tale da aggirare le eventuali resistenze del soggetto.
Indirette sono le tecniche che consentono di proporre suggerimenti che vengono indirizzati
all'emisfero destro e che creano un contesto di apprendimento in cui la scelta del soggetto è un
elemento fondamentale per il cambiamento terapeutico.
Anche la filosofia dell'approccio è fondata sull'indiretto, nel senso di offrire al soggetto una serie
di indicazioni o una sola indicazione con un'ampia gamma di significati possibili. L'indicazione
del terapeuta viene colta dal soggetto che ha la possibilità di utilizzarne il significato che gli è
più consono. L'approccio indiretto determina anche una peculiare relazione tra terapeuta e
paziente.
Infatti mentre un suggerimento diretto implica necessariamente una accettazione o un rifiuto
dell'intervento terapeutico, che comportano rispettivamente la possibilità di una relazione di
dipendenza o la possibilità di una relazione conflittuale, il metodo indiretto invece lascia al
soggetto la scelta tra i molti significati del messaggio indiretto.
In tal caso ogni scelta del soggetto è legittima in quanto in accordo con le sue necessità del
momento, e anche perché mantiene comunque una relazione collaborativa con il terapeuta.
In altri termini alla filosofia psicoterapeutica dell'aut/aut in cui il terapeuta può avere solo
assolutamente torto o assolutamente ragione, si sostituisce quella del vel/vel, in cui il terapeuta
offre solo il contesto per il cambiamento, lasciando alla scelta del soggetto il tipo di
cambiamento che si verificherà.
Il Cambiamento del Ruolo dell'Ipnotista
4/8
Indirizzo scientifico
Prima di Erickson l'approccio ipnotico era prevalentemente di tipo autoritario o fondato sul
potere suggestivo dell'ipnotista.
Il ruolo dell'ipnotista era quindi ritenuto fondamentale nella realizzazione dell'induzione o degli
obiettivi terapeutici.
In parte il mutamento del ruolo dell'ipnotista è riconducibile al concetto di utilizzazione e al
principio del tailoring (mediante i quali il terapeuta, rispettivamente, si serve di tutto ciò che il
paziente gli offre ed elabora un trattamento 'su misura' per ogni singolo paziente).
Utilizzazione e tailoring richiedono che sia il terapeuta ad adattarsi al soggetto senza forzare il
soggetto ad adattarsi a lui o alle sue tecniche.
In secondo luogo, il ruolo di guida che molti approcci psicoterapeutici riconoscono allo
psicoterapeuta, viene ridimensionato dal forte impegno richiesto al terapeuta dalla attenta
osservazione del soggetto e dalla necessaria capacità di accettazione delle sue risorse.
Secondo l'opinione di Erickson: "Nel migliore dei casi l'operatore può solo offrire una guida
intelligente, e poi accettare intelligentemente il comportamento del soggetto" (1978).
La "Nuova Ipnosi" proposta da Erickson restituisce, quindi, all'individuo in trance la sua qualità
di "soggetto" attivo e dotato di qualità e potenzialità che l'ipnotista ha il dovere di ricercare
attivamente, riconoscere e rispettare.
Questo cambiamento del ruolo dell'ipnotista che tra l'altro limita il suo intervento alle richieste
che gli vengono rivolte dal soggetto, senza tentare di operare modificazioni non desiderate,
indica anche una diversa concezione del potere del terapeuta.
Il potere del terapeuta è tutto al servizio del soggetto, anzi, secondo Erickson, questo potere
esiste soltanto in quanto il soggetto, sentendosi riconosciuto nella sua identità e nelle sue
necessità personali, è disposto a collaborare con tutte le sue forze alla working alliance con il
terapeuta.
La collaborazione si trasforma in terapia efficace non tanto quando si adottano tecniche
sofisticate, ma soprattutto quando si riesce a condurre una osservazione attenta, uno studio
profondo, dedicato a ogni singolo soggetto per metterlo in condizione di "riassociare e
riorganizzare la propria complessità psicologica interiore e a utilizzare le proprie capacità
personali in modo consono alla sua stessa vita esperienziale" (1948)
Il Concetto Ericksoniano di Resistenza
Nella concezione tradizionale delle resistenze queste ultime sono considerate come una
opposizione da parte del paziente o della famiglia alla esplorazione o ai tentativi di
cambiamento proposti dal terapeuta.
Partendo da questa premessa spesso si considerano il paziente o la famiglia poco disponibili al
cambiamento che essi stessi richiedono al terapeuta e a presentare il materiale richiesto dalla
terapia.
Ma Erickson ha proposto una concezione innovativa delle resistenze come comportamento che
"deve essere rispettato piuttosto che svalutato e considerato come un comportamento attivo e
deliberato o anche inconscio di opporsi al terapeuta... La resistenza deve essere apertamente
5/8
Indirizzo scientifico
accettata, addirittura con riguardo, perché si tratta di una comunicazione di importanza vitale di
parte dei loro problemi..." (1964).
Nel modello ericksoniano la resistenza viene quindi considerata un modo in cui soggetti e
famiglie collaborano alla loro terapia in accordo con le loro necessità e con i loro modelli
interattivi.
Le Tecniche
Le tecniche indirette prevalgono nella psicoterapia di tipo ericksoniano: alcune di queste sono
entrate ormai a far parte anche di altri modelli psicoterapeutici o, in alcuni casi già ne facevano
parte e sono state considerate in maniera del tutto diversa.
Ad esempio la metafora è elemento centrale di molte altre psicoterapie, ma Erickson ha saputo
darle un connotato comportamentale e prescrittivo del tutto originale: le prescrizioni
metaforiche, le induzioni metaforiche, le storie e gli aneddoti contenenti metafore vengono
proposti con modalità del tutto peculiari nella sua opera.
Gli interventi paradossali erano certamente già noti con la denominazione di "intenzione
paradossale" prima che Erickson li utilizzasse (si veda Frankl 1936, e 1947).
Tuttavia, questi interventi assumono per la prima volta in Erickson una varietà di forme e,
addirittura la dignità di un principio ispiratore della psicoterapia stessa, fino a dar luogo, grazie
alla presentazione che ne offrirà Jay Haley nei suoi scritti (1963, 1973), ad una straordinaria
diffusione di questo metodo di intervento e alla affermazione dello stesso modello ericksoniano
in psicoterapia.
Altre tecniche riutilizzate da Erickson in maniera del tutto diversa rispetto a quanto avveniva in
precedenza sono: l'uso delle fantasie, l'uso dello spazio, il mirroring, la illusione di alternative, i
truismi, le domande, ecc.
Oltre a queste tecniche rielaborate da Erickson ne esistono molte altre da lui stesso ideate,
ormai universalmente note ed apprezzate.
Basti citare tra le altre: la tecnica della disseminazione, la tecnica della confusione, il seeding, il
yes set, il reverse set, il non sequitur, e la tecnica di utilizzazione che in Erickson diventa
anch'essa non solo tecnica, ma principio ispiratore del modello terapeutico.
Il Rapporto Tecnica/Processo
La parte più conosciuta del lavoro di Erickson sono certamente le sue tecniche, giustamente
note per le loro qualità innovative e per la possibilità di essere impiegate non soltanto in stato di
ipnosi.
6/8
Indirizzo scientifico
Ma l'interesse suscitato dalla tecnica della confusione, dalla tecnica della disseminazione e
dalle numerose altre tecniche "non comuni" proposte da Erickson, ha reso meno evidente
l'attenzione rivolta dall'autore alla gestalt totale della terapia, al processo terapeutico
considerato tanto nel suo insieme che nelle diverse fasi che lo compongono.
Una valutazione attenta delle opere di Erickson può consentire di cogliere l'attenzione prestata
alla evoluzione dell'intero caso, piuttosto che agli strumenti terapeutici utilizzati.
Il tempo dedicato all'osservazione del soggetto, lo sviluppo di una solida relazione terapeutica,
la paziente e meticolosa preparazione dell'induzione e il legarsi di questa con la terapia stessa,
la attenta rilevazione dei fenomeni della trance e la utilizzazione terapeutica dei singoli
comportamenti, la cura dedicata alla fase del risveglio e il mantenimento del ruolo terapeutico
fino al momento del congedo, testimoniano di questa non comune capacità di Milton Erickson di
seguire costantemente il complesso andamento del processo terapeutico e delle sue fasi, e di
dirigerlo con competenza, secondo le indicazioni fornite dal soggetto stesso.
La Ricerca
L'abilità clinica di Erickson fa spesso dimenticare la intensa e incessante attività di ricerca,
condotta prevalentemente tra gli anni 30 e 50. Ma questa ricerca fa parte della mentalità
dell'ipnotista ericksoniano, sempre attento a valutare le "indicazioni minime" del soggetto e la
sua responsività, tramite un atteggiamento di ricerca nel senso più profondo del termine. La
sperimentazione sul campo, la individuazione delle tecniche più idonee, l'attenzione alle
risposte che seguono agli interventi, la curiosità nel conoscere lo stile personale e il repertorio
comportamentale del soggetto sono altrettante testimonianze della mentalità di ricercatore che
caratterizza il terapeuta ericksoniano.
La Visione Positiva dell'Individuo
L'interesse che i soggetti di Erickson suscitano nell'osservatore o nel lettore dei suoi scritti si
spiega soprattutto con la capacità dell'autore di cogliere i punti salienti della personalità e della
storia di ogni singolo individuo e tratteggiarli sinteticamente, ma senza mai renderli banali. In
altri termini i soggetti di Erickson vengono ad assumere un ruolo di protagonisti descritti con
partecipazione e benevolo interessamento.
La capacità di rappresentare il singolo individuo con poche e semplici parole rende spesso
inapparente il notevole lavoro di osservazione che Erickson sapeva attuare con grande
attenzione e pazienza. La costruzione sapiente della architettura diagnostica da finalizzare alla
realizzazione dell'intervento terapeutico conteneva sempre non soltanto la curiosità dello
7/8
Indirizzo scientifico
studioso e del clinico, ma un genuino sentimento di interesse che rendeva il soggetto descritto
qualcosa di diverso da un semplice caso clinico e riusciva sempre ad evidenziarne le
potenzialità e le risorse.
Se questa componente del lavoro di Erickson con i suoi pazienti risulta evidente dai suoi scritti,
non è difficile immaginare come e quanto esercitasse la propria influenza sui pazienti stessi e
agevolasse la costruzione della working alliance che costituisce uno dei punti chiave
dell'intervento terapeutico.
L'interesse per il ruolo svolto dalle risorse stesse del paziente nella soluzione dei suoi problemi
non è il frutto di un artificio estemporaneo, ma deriva dalla acquisizione di una profonda
capacità di empatia, accompagnata da una visione del mondo e degli individui ragionatamente
positiva e da un equilibrio interiore capace di prevenire la competitività e il cinismo nei confronti
del paziente.
8/8