Rassegna stampa del 14 marzo 2012

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Rassegna stampa del 14 marzo 2012
del 14/03/2012
14 marzo 2012
http://www.ilcapoluogo.com/News/Attualita/L-Aquila-Il-ministro-Barca-al-Ridotto-presenta-inumeri-della-ricostruzione-79502
L'AQUILA: IL MINISTRO BARCA AL RIDOTTO PRESENTA I “NUMERI”
DELLA RICOSTRUZIONE
Dopo tante polemiche fra le cifre di Chiodi e quelle di Cialente, finalmente arrivano i
numeri, quelli veri. Venerdì 16 marzo, in occasione della sua due giorni all'Aquila il ministro
Fabrizio Barca presenterà al Ridotto del Teatro comunale alla cittadinanza il suo
documento di sintesi sulla ricostruzione dell'Aquila. Si tratta dello stato dell'arte dal 2009 a
oggi che il dicastero ha ricostruito in due mesi grazie ai dati forniti dagli enti. Un
documento (da non confondere con lo studio dell'Ocse) che il ministro illustrerà alla città e
che diventerà la base del confronto con sindaco commissario e cittadini. Nell'atto
figureranno finalmente le cifre che gli uffici del ministero hanno ricavato dai dati forniti nelle
scorse settimane dal commissario e dal comune dell'Aquila.
La novità dell'assemblea pubblica del ministro è stata annunciata questa mattina in
anteprima alla delegazione dell'assemblea cittadina che si è recata dal ministro per
consegnare il dossier di circa 100 pagine che sintetizza il lavoro di un anno dei cittadini del
tendone di Piazza Duomo. La delegazione ha colto l'occasione per ribadire la necessità
che il ministro venga a parlare con gli aquilani in piazza. Un po' di delusione i delegati
dell'assemblea l'hanno mostrata per il fatto di non essere stati ricevuti personalmente dal
ministro, ma solo dal suo capo di Gabinetto, Alfonso Celotto.
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http://archiviostorico.corriere.it/2012/marzo/13/Paesaggio_salvare_incontro_con_Settis_co
_10_120313034.shtml
PAESAGGIO DA SALVARE, INCONTRO CON SETTIS
«Paesaggio Costituzione Cemento. L' Aquila, città simbolo della battaglia per l' ambiente
contro il degrado civile?» È il titolo dell' incontro che si tiene alle 17 all' Auditorium
Carispaq «Elio Sericchi» (via Pescara 2, c/o Centro Direzionale «Strinella 88», a L' Aquila)
con Salvatore Settis, Tomaso Montanari, docente di Storia dell' Arte, e Gino Famiglietti,
direttore regionale per i Beni culturali e paesaggistici del Molise. Moderano il presidente
della Fondazione Carispaq Roberto Marotta e il Presidente dell' Associazione Amici del
Musei d' Abruzzo Walter Capezzali, che ha promosso l' evento.
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http://www.ilcapoluogo.com/News/Attualita/L-Aquila-simbolo-dell-Italia-che-non-funziona79494
«L'AQUILA, SIMBOLO DELL'ITALIA CHE NON FUNZIONA»
«L'Aquila è il simbolo dell'Italia che non funziona». Questo il commento dell'archeologo
Salvatore Settis dopo un giro nel centro storico cittadino alla fine del quale ha tenuto una
conferenza nell'auditorium Sericchi organizzata dall'associazione: “Amici dei Musei”. Nella
sue ultime pubblicazioni, fra cui: “Paesaggio, Costituzione Cemento”, l'archeologo ha
ipotizzato che il degrado del paesaggio, il grande malato, sarebbe in un certo senso
direttamente proporzionale al degrado civile. Una teoria che troverebbe la sua conferma
all'Aquila soprattutto in seguito alla edificazione delle New towns .
«Ho avuto una impressione dolorosa del centro storico – ha aggiunto Settis – Fa male
vedere che i lavori non sono partiti. É evidente che la gestione dell'emergenza non ha
funzionato». Secondo l'archeologo L'Aquila potrebbe essere destinata a diventare la
Pompei del XXI secolo. «Sono state fatte tuttavia anche cose buone in centro che tuttavia
rappresentano un 5% rispetto al totale abbandono del centro – ha concluso Settis - É
stato fatto troppo poco, occorre uno scatto di reni».
Il tour dell'archeologo è partito da piazza San Domenico per approdare in piazza Duomo
passando per i quarti di San Pietro e Santa Maria Paganica.«Ci sono anche degli esempi
positivi di restauro e tutela del patrimonio artistico – ha spiegato come per esempio la
basilica di Collemaggio e al fontana delle Novantanove cannelle».
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http://www.ilcapoluogo.com/News/La-Valle-Peligna/Alto-Sangro-dal-primo-marzo-trepaesi-e-oltre-mille-persone-senza-medico-di-base-79515
ALTO SANGRO: DAL PRIMO MARZO TRE PAESI E OLTRE MILLE
PERSONE SENZA MEDICO DI BASE
Dal 1° marzo 2012 circa mille residenti dei comuni di Villetta Barrea, Civitella Alfedena e
Barrea, nell’Alta Valle del Sangro, non hanno il medico di base. Le Amministrazioni
Comunali si sono da subito attivate per chiedere alla ASL il ”sostituto temporaneo” del
medico che ha svolto il servizio fino al 29 febbraio negli ambulatori comunali, in attesa che
vengano espletati gli atti necessari sia alla dichiarazione dell’ambito territoriale carente sia
per l’avvio delle procedure concorsuali per la nomina del medico titolare.
«Riteniamo che il diritto all’assistenza debba essere salvaguardato - commenta in una
nota il comitato intercomunale per il diritto alla salute di Villetta Barrea, Civitella Alfedena e
Barrea - soprattutto se si tiene conto che i nostri paesi dell’Alto Sangro, per appartenenza
geografica, distano diversi chilometri dagli ospedali più vicini (Castel di Sangro-SulmonaAvezzano) e che la maggior parte degli assistiti sono persone anziane».
Il comitato chiede a Gianni Chiodi, Presidente della Regione Abruzzo, nonchè
commissario straordinario alla sanità, «la deroga alle normative regionali vigenti».
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http://www.rete5.tv/index.php?option=com_content&Itemid=2&task=view&id=25622
RIFIUTI, COMITATI: VALLE PELIGNA DISCARICA D’ABRUZZO
“Di nuovo emergenza rifiuti! Non è però Napoli, è Pescara; l’intero Abruzzo è vicino al
collasso
rifiuti.
La precarietà dello smaltimento in discarica in Abruzzo è stranota e la Giunta Chiodi ha
lasciato incancrenire il problema: perchè? Per arrivare alla “soluzione finale”
dell’inceneritore?
Sulmona, insieme a Cupello, Lanciano e Chieti è chiamata a pagare l’insipienza della
Giunta Chiodi e di quella del Comune di Pescara. Ciò avviene con il silenzio complice
dell’amministrazione comunale di Sulmona. Questi amministratori hanno una sola
possibilità dignitosa: presentare le loro dimissioni. Noi esprimiamo un dissenso netto
contro queste politiche fallimentari”. “La giunta Federico, peraltro, non eccelle in sensibilità
ambientale con le sue scelte fortemente ambigue sulle industrie impattanti – continuano i
Comitati - e il mancato avvio della raccolta differenziata.
Parlano di “utilizzo temporaneo” della discarica comprensoriale di Sulmona, ben sapendo
che il provvisorio, in assenza di scelte operative serie, rischia di diventare definitivo.
Del resto, non è da oggi che il nostro territorio viene trattato come “discarica”dell’Abruzzo :
inceneritori, cementifici, centrale Snam, monte San Cosimo per il trattamento dei rifiuti
radioattivi, piattaforma regionale per i rifiuti industriali, e via inquinando.
Con la disoccupazione alle stelle e lo smantellamento di fondamentali servizi e uffici
pubblici il nostro territorio avrebbe bisogno di ben altra attenzione da parte del governo
regionale.
Si ricordano di noi solo quando c’è da prendere:evocano i principi di responsabilità e
solidarietà, ma sempre a senso unico!
Questi amministratori sono degli irresponsabili e devono essere chiamati a rispondere dei
guasti di una politica insensibile ed inerte in campo ambientale, come il metanodotto della
Snam che si vuole costruire in zone ad alto valore ambientale e a forte rischio sismico, il
proliferare incontrollato delle cave, la cementificazione crescente del territorio agricolo, le
discariche abusive disseminate ovunque, lo scempio della mega discarica di rifiuti tossici
di Bussi, l’inquinamento delle falde acquifere che mina la qualità dell’acqua che beviamo.
L’insensibilità verso l’ambiente – concludono - è il segno di una insensibilità più profonda
verso i problemi dei cittadini, dall’occupazione alla loro qualità della vita”.
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http://www.abruzzoweb.it/contenuti/laquila-muspac-la-sperimentazione-e-regola-perrinascere-serve-una-scossa-ma-culturale/466022-1/
L'AQUILA: MUSPAC, LA SPERIMENTAZIONE E' REGOLA
''PER RINASCERE SERVE UNA SCOSSA, MA CULTURALE''
Tra le strette viuzze dell'Aquila, all'insaputa della maggior parte delle persone, la nostra
città custodiva un piccolo tesoro. Due grandi stanze, l'una sovrapposta all'altra, dove
giovani di tutte le età fremevano di idee avanguardistiche.
Era un piccolo museo di arte contemporanea intorno al quale orbitavano decine di artisti
famosi in Italia e nel mondo: il Muspac (Museo sperimentale di arte contemporanea). Il
direttore del Muspac è Enrico Sconci, docente dell'Accademia delle Belle Arti, che nel
1993 animato da un entusiasmo infinito ha deciso di intraprendere questo ambizioso
progetto.
“La prima sede del Muspac era nel complesso di Santa Maria dei Raccomandati –
racconta Enrico Sconci ad AbruzzoWeb - poi ci siamo spostati a Santa Maria Paganica.
Adesso siamo qui a Piazza d'Arti, nella zona ovest della città, con tante altre associazioni
per collaborare tutti insieme alla ricostruzione dell'assetto sociale e culturale della nostra
città”.
In una stanza assolata sul soppalco del museo, il direttore ha raccontato la storia della sua
carriera museale, dall'ispirazione tratta dalla manifestazione “Alternative Attuali” tenutasi
tra gli anni '60 e '80 al Castello cinquecentesco dell'Aquila, a Joseph Beuys, che gli ha
suggerito la direzione da seguire.
Il sisma del 6 aprile 2009 ha segnato uno spartiacque anche per Sconci e il suo lavoro, e
questo non può che riflettersi sul filone che stanno seguendo le sue mostre.
Quando è nato il Muspac? Cosa avevate intenzione di realizzare?
Il Muspac è nato nel 1984 come organo strumentale dell'associazione Quarto di Santa
Giusta. Ed è nato come centro multimediale. Abbiamo fatto questa scelta perché per noi
“multimediale” non significa “inerente al computer”, bensì che sfrutta molti media. L'arte,
infatti, si deve declinare attraverso tutti i media che l'uomo ha a disposizione. Quando
abbiamo fondato l'associazione mi ero appena laureato e insegnavo all'Accademia delle
Belle Arti, ed è stato proprio con i miei studenti che ho preso la decisione di fondare
questa associazione. Il nostro obbiettivo era quello di colmare il vuoto delle arti visive e
creare uno spazio dedicato a esse. Così nel 1993 è nato il Muspac: Museo sperimentale di
arte contemporanea.
Come avete deciso che direzione dare al vostro progetto?
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L'Aquila aveva già visto un fermento attivo di arte contemporanea, grazie a una serie di
eventi racchiusi sotto il nome di “Alternative Attuali”. Si tenevano al Castello tra gli anni '60
e '80, e c'erano mostre, discussioni, tavole rotonde su tutto ciò che fosse arte. Per il mio
museo mi sono ispirato a questo, ma anche all'artista tedesco Joseph Beuys. Lui
affermava l'allargamento dell'arte alle altre discipline, e così ho voluto fare anche io.
Come hanno reagito gli aquilani difronte a questa novità?
Gli aquilani hanno reagito benissimo. A tutti gli eventi organizzati c'era il pienone di gente.
Abbiamo iniziato trattando l'antropologia, cercando di far calare le persone che venivano a
seguirci in quello che era il nostro obbiettivo: l'arte non più com'è comunemente definita,
ma affermando che “tutto è arte”. La nostra sede era in una piccola stanzetta a Santa
Giusta, e venivano talmente tante persone che spesso dovevano rimanere fuori.
In quel periodo una splendida giornalista, Anna Rita Scenna scrisse sul Messaggero un
articolo intitolato Nella cruna dell'ago, perché nella nostra associazione c'erano due
porticine piccole piccole e per passarci attraverso ci si doveva abbassare. Era il nostro
spazio di riflessione. Ricordo che tutti i giorni passavano delle suorine e, non capendo
cosa facevamo, cercavano sempre di sbirciare al di là del portone.
Quale è stato l'evento che ha dato il via al fortunato successo del Muspac?
Abbiamo organizzato una manifestazione di tre giorni dedicata alle ricerche demoetnoantropologiche, invitando gli antropologi Tito Spini e Giovanna Antognini. Fu un
enorme successo e vide la partecipazioone dei più grandi ricercatori italiani.
Quali furono, invece, le ritrosie degli aquilani?
Gli aquilani sono lenti. Fino a quando si parlava di antropologia andava tutto bene. Il
problema si poneva trattando l'arte vera e propria. C'è sempre stato questo attaccamento
verso l'arte tradizionale: pittura, scultura e architettura e stentavano a capire le nuove idee,
cioè che tutto è arte. Io andavo avanti con i miei studenti e i miei progetti, ma i toni
polemici degli artisti aquilani non mi hanno mai abbandonato. Ho fatto tantissima fatica per
farmi capire dalla gente e dai politici, che non sempre mi sono stati vicini.
Grazie a lei, sono passati per L'Aquila moltissimi nomi noti dell'arte comtemporanea
mondiale. Ce ne dica alcuni.
È venuto all'Aquila Silvano Bussotti, che per me è stato come portare in città John Cage,
in un ambiente dove la musica contemplata era solo quella classica. È venuto anche
Raffaele Colapietra a tenere delle conferenze sul territorio dell'Aquila. E poi Tito Spini,
antropologo, il più grande artista contemporaneo vivente, Kounellis, Fabio Mauri, che ha
fatto una performance che ha lasciato tutti basiti, cantando e suonando sui tavoli dove la
gente mangiava crauti, ricostruendo un ambiente tipico dei locali notturni berlinesi, e al
contempo si discuteva su cosa era stata la Germania della guerra.
Quali sono state le difficoltà riscontrate durante tutta l'esistenza del Muspac?
All'Aquila sono nate moltissime associazioni artistiche per approfondire il tema dell'arte in
tutte le sue sfaccettaure. In tutta Italia ci sono musei di arte contemporanea, solo all'Aquila
non c'era, noi siamo stati i primi e gli unici e non è una cosa bella. La nostra città è rimasta
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chiusa all'interno delle sue mura e sembra che abbia paura di uscire.
Il terremoto. Quali e quanti problemi vi ha causato?
La nostra sede in via Santa Maria Paganica è stata distrutta e molte opere sono state
rubate. Sono stati fatti, purtroppo, i puntellamenti lasciando dei varchi aperti e tutto quello
che c'era si è rovinato col tempo o, appunto, è andato rubato.
E le istituzioni?
I politici non hanno avuto interesse a tutelarci. Il Comune dell'Aquila ci ha donato il terreno,
la protezione civile ci ha fornito le piattaforme e la Regione, nella persona di Gianni Chiodi,
ha promesso dei fondi, stanziati appositamente per l'arte contemporanea. Per riceverli,
però, stiamo aspettando da un anno e ancora non si vedono. Da quando abbiamo aperto
ci stiamo solo indebitando. Adesso stiamo aspettando per fare domanda per i fondi Fas
(Fondi per le aree sottoutilizzate).
Qual'è il messaggio che vuole lanciare agli aquilani e alla politica?
Non dobbiamo rimanere chiusi dentro le mura, soprattutto adesso che dobbiamo
rinascere. La politica deve dare risposte localistiche a problemi che vengono da lontano e
solo l'arte può portare fuori da questo labirinto.
La mostra inaugurata il giorno della riapertura del Muspac si intitola Le scosse dell'arte,
dopo la prima scossa (quella del terremoto) ci dobbiamo dare un'altra scossa, una scossa
culturale, per riprogrammare il nostro futuro.
A proposito di programmi, cosa sta organizzando il Muspac?
Abbiamo intenzione di riprendere l'evento “Museo della Città”, una mostra che racconta le
memorie della città attraverso la storia, che è una base imprescondibile per la rinascita.
L'arte genera arte, e la nostra città è un laboratorio a cielo aperto di idee, partendo dalla
cultura. Vogliamo e dobbiamo rendere il passato attuale per proiettarlo nel futuro.
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http://www.teatro.org/rubriche/eventiabruzzo/la_storia_truculenta_di_barbablu_a_l_aquila_32080
LA "STORIA TRUCULENTA DI BARBABLÙ" A L'AQUILA
Mercoledì 14 marzo, alle ore 9.00 e poi alle ore 11:15, presso La Casa del Teatro, in
piazza d'Arti - via Ficara a L'Aquila, verrà replicato uno degli spettacoli più di successo
dell'Ass. Teatrabile, diretta da Eugenio Incarnati: "La truculenta storia di Barbablù".
Presentato in diverse rassegne e festival lo spettacolo rintraccia elementi comuni fra la
fiaba di Perrault, le fiabe di tradizione mitteleuropea ed alcune fiabe popolari abruzzesi.
L’allestimento dell’estate 2009 dello spettacolo, ad esempio, è stato fortemente influenzato
dall’esperienza nei campi scuola del dopo terremoto a L’Aquila, in cui i più piccoli hanno
sperimentato (e tuttora patiscono) in maniera pesante l’oppressione dell’incertezza e della
paura del futuro. La base su cui poggiare gli interventi teatrali è stata individuata nelle
fiabe, espedienti narrativi antichissimi, tramandati di nonno in nipote per giocare a “vincere
la paura”.
Nel marzo 2011 lo spettacolo è stato rappresentato all’estero, in Germania ed Olanda
in manifestazioni organizzate da istituti culturali in cui si studia la nostra lingua.
E’ uno spettacolo in cui i bambini ridono e gli adulti, quasi quasi , si spaventano. Una
logica a-logica sospinge lo spettacolo: ogni possibile linguaggio è messo in
discussione, tutto è finto, tutto è visibile, svelato… e tutto è improbabile. Tutto, d’altro
canto, è veloce, quel tanto che serve a frustrare i sensi e ad abbandonarsi al flusso del
racconto.
Così, nella semplicità e nella “povertà” dell'allestimento, nel grottesco, nell’onirico e nel
ridicolo si ritrova, alla fine, il senso del linguaggio del teatro. Gli attori sono in riga, con lo
sguardo nel vuoto. Strumenti musicali suonano melodie improbabili. Presto la vicenda,
fiabesca ed onirica, si svilupperà attraverso capovolgimenti continui. Si parte da una
serrata narrazione, “condita” da suoni, rumori e versi.
A dare vita ai personaggi: Roberta Bucci, Roberto Mascioletti e Marcello Salvatore. La
regia è di Eugenio Incarnati.
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http://www.improntalaquila.org/2012/leo-et-aquila-laquila-basilica-di-collemaggio-sabato17-marzo-35580.html
“LEO ET AQUILA” – L’AQUILA, BASILICA DI COLLEMAGGIO, SABATO
17 MARZO
Un viaggio a Venezia, all’indomani del sisma del 2009, per cercare un’idea di rinascita
della città. Così prende vita, dall’idea del regista, “Leo et Aquila” lo spettacolo che andrà in
scena a L’Aquila, con ingresso gratuito, sabato 17 marzo alle ore 20.30 nella Basilica di
Santa Maria di Collemaggio. Una performance di coro ad otto voci, percussioni, danzatori,
voci recitanti ed elementi scenografici, uno spettacolo basato sull’espressione interattiva di
musica, danza e teatro per raccontare in maniera simbolica I’archetipica lotta tra iI bene ed
iI male, ponendola in relazione allusiva con un evento reale e storico: iI sisma del 6 aprile
2009.
L’evento è stato presentato stamane in conferenza stampa presso la Regione Abruzzo,
alla presenza di Paola Di Salvatore, dirigente del Servizio Politiche Culturali della Regione
Abruzzo, Luigi D’Eramo, assessore alla Promozione sociale della Provincia dell’Aquila e
Stefania Pezzopane, assessore alla Cultura del Comune dell’Aquila. L’evento rientra nei
progetti realizzati con il sostegno del Fondo Europeo di Sviluppo Regionale POR-FESR
2007-2013 “Attività VI.I.3” dell’Assessorato alle Politiche Culturali – Servizio Politiche
Culturali. “Crediamo che le attività culturali siano l’anima e l’elemento costitutivo della
rinascita della nostra città – ha spiegato Paola Di Salvatore – In questo spettacolo ci ha
colpito l’elemento dell’Aquila che ha stimolato in noi la capacità di continuare a credere al
volo e alla rinascita. Un grazie va agli artisti che sono sempre stimolo per le Istituzioni.”
Nello spettacolo “Leo et Aquila” un intreccio di simboli: l’aquila e il leone (simboli di
carattere rispettivamente uranico e terreno) riferibili alle città di L’Aquila e Venezia, iI
serpente (simbolo tellurico incarnante iI terremoto) e carico di forza simbolica è il luogo
della messa in scena, la Basilica di Collemaggio. L’Aquila animale regale, cade per colpa
del serpente, e sarà il Leone a salvare L’Aquila nella lotta contro il serpente per recuperare
le ali e tornare a volare. L’Aquila e Venezia unite oggi e nel futuro per far rinascere il
capoluogo abruzzese.
“Leo et Aquila” ha ottenuto il patrocinio dai Comuni di L’Aquila e Venezia, dalla Provincia e
dall’Arcidiocesi dell’Aquila. “La cultura è l’identità – ha spiegato Stefania Pezzopane – se
la perdiamo cambiano le prospettive, anche i simboli diventano centrali per l’identità.
L’Aquila, il leone, ma anche la bandiere nero verde, il rosone di Collemaggio: tutti simboli
che danno forza e senso si identità alla comunità che cerca la rinascita.” “Questo
spettacolo è uno dei migliori messaggi culturali per la rinascita – ha evidenziato Luigi
D’Eramo – e bene si inserisce in un momento in cui sarà fondamentale decidere la
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vocazione della città, dove la cultura ha rivestito da sempre un ruolo centrale.”
Nell’evento, ideato da Cosmo Intini che cura anche musica e regia, le coreografie sono di
Loredana Errico, la scenografia e i costumi sono di Raúl Rodriguez, la direzione del coro è
Paolo Tagliapietra. Luca Di Giacomantonio è il regista del video “Leo et Aquila.” Media
partners della manifestazione sono www.abruzzo24ore.tv, Radio L’Aquila1, LaQtv.
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