uccello grifone

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uccello grifone
lunedì 21 marzo 2016
La piuma dell’uccello grifone
CESARE MORENO
Qualcosa è cambiato
Ho scritto alcuni giorni fa “niente di nuovo sul fronte orientale” e dicevo tra l’altro che non avevo il tempo di
scrivere come avrei voluto: troppo impegnato a inseguire 100.000 euro di crediti che lo Stato ci deve per un
lavoro concluso l’8 luglio 2014. Era un titolo sarcastico. Nel frattempo quello che avrei voluto scrivere si sta
scrivendo da solo.
RICORDI E DOLORE
Ciro Naturale ha messo questo suo scritto su Face Book. Mi ero appena svegliato perché il mio compagno –
vivo con un gatto maschio – stava mettendo sottosopra la cucina e vedo questo titolo.
Sono giorni che sto girando intorno al dolore, alla morte, al resistere.
Mi viene in mente Leopardi, la pittrice di origine sudafricana Marlene Dumas, un gruppo di docenti che ho
incontrato mesi fa in una periferia del villaggio globale. Questi ultimi mi continuavano a raccontare “quello
che c’è alle spalle dei ‘ragazzi difficili”.
Con molta calma – ma avevo perso la pazienza – ho detto:
- Allora sono dei poeti, anche Leopardi aveva una madre crudele e un padre autoritario, e di dolore se ne
intendeva parecchio. Dunque spiegatemi la differenza con i nostri ragazzi che mettono la classe sottosopra.
Non gli do il tempo di rispondere e dico:
- La differenza la fa la cultura quando ti aiuta a nominare il tuo dolore e a offrirgli una sponda, un canale in
sui scorrere senza devastarti la vita, avendo memoria del dolore perché è da quello che parti ma creandoti lo
spazio per pensare. La scuola ci sta per questo, sennò per tutto il resto bastano le memorie dei computer e
quattro indicazioni per accedere alle informazioni che trovi in internet.
Pensavo poi a Marlene Dumas, ho sentito alla radio una sua frase che suonava più o meno così: l’arte
comincia quando il dolore si trasfigura in bellezza. Sono corso a vedere un po’ di foto in rete e la prima che
ho vista è una trasfigurazione della Pietà Rondanini: due macchie di grigio di enorme potenza; e poi
“Mamma Roma” elaborazione di un fotogramma di Anna Magnani al cui confronto il Grido di Munch sembra
un sorriso. Di queste cose ho parlato con Cira la nostra esperta di arte che crea ponti con le anime più
devastate che ci capita di incontrare,
Dunque nella mia testa è balenato un lampo che ha collegato tutto questo e a sua volta al giovane
sepolto in un terreno chiuso da un triangolo di scuole (una è proprio il ‘semiconvitto’ di cui parla Ciro
Naturale) e all’aria di morte che si è respirata per un po’ nella nostra ultima ‘multivisione’ e al ‘verbale’ che
Santina ha avuto l’urgenza di scrivere.
Così comincio a leggere e scopro che Ciro parla di uno dei suoi ragazzi e so bene chi è.
Capisco subito che andrà a parare nell’ultima guerra, e corro verso la fine aspettandomi il peggio.
Invece trovo ‘la penna dell’uccello grifone’.
La penna dell’uccello grifone (scritto da Ciro Naturale)
Ciro mi lascia sempre un messaggio su messenger, mi chiede sempre come sto' come stanno le mie figlie
mi dice sempre che mi vuole bene e che non può mai dimenticare quello che ho fatto per lui....Io gli dico
sempre di tenersi lontano da certe stalle e che sono io a non poter dimenticare le cose che ho imparato da
lui che mi chiedeva di salvarlo dalle stalle dove i camorristi hanno i loro cavalli insieme al fieno e tante altre
cose...Ciro ha venti anni meno di me che mi chiamo Ciro come lui ....Nessuno sapeva dove andava quando
aveva dieci anni e la scuola non lo voleva...
Aveva una spassionata passione per i Cardellini per i cani abbandonati e per i cavalli...Un giorno la mamma
in lacrime davanti a lui nell’ufficio del semiconvitto dove lavoravo mi disse "se lo viene a prendere sempre
alle 3 io ho paura di dire che non c'è, lo porta nella stalla per dare da mangiare ai cavalli." Io invertii i ruoli
dissi a Ciro che a comandare sulla sua vita doveva essere lui facendolo sedere a capo della mia scrivania
nell' ufficio e gli dissi
" giovanotto sei tu l’assistente sociale di te stesso dimmi a che ora passa il figlio del boss , io posso passare
mezz'ora prima di lui e tu vieni con me....
Ti proteggo io, loro hanno paura dello Stato e io qui rappresento lo Stato (anche se la parte più debole dello
Stato ma a saperlo ero solo io), e dico loro che mi hanno dato il compito di portarti a scuola e che se non
vieni con me ti verranno a cercare i Carabinieri ...Appena sentono questo sei libero perché loro non vogliono
problemi e dirò loro che tu per loro sei un problema"...
Ciro mi guardava con occhi spalancati e subito decise di aggrapparsi a me come a una ciambella di
salvataggio...
"Vienimi a prendere tutti i giorni alle 14,30 mi disse perché lui viene alle 15" ..Affare fatto giovanotto le cose
dette in questo ufficio non le dovrà mai sapere nessuno.
Lui non ha mai tradito me che rischiavo grosso per lui ed io non ho mai tradito lui che viveva il più brutto dei
pericoli....Dieci anni, tutti i giorni insieme per salvarlo dalle stalle dei camorristi e insieme ci siamo riusciti...la
stalla dove tre di essi hanno ucciso e sotterrato il loro amico d infanzia....Conoscevo tutti i protagonisti della
triste vicenda di cronaca quando avevano 10 anni ognuno...Erano i miei ragazzi.. Mi inviò in quel posto
Cesare Moreno per aiutare quei bambini. .
Un postaccio che risucchia i giovani come una sabbia mobile...
Ai convegni importanti parlavo alla gente per bene addetta ai lavori in materia di politiche sociali del "Rischio
delle Stalle"....Tutti zitti spiazzati assessori insegnanti assistenti sociali...Era come lanciare una bomba al
centro di un convegno...Grazie a Ciro spiegavo agli esperti che cosa era il "Rischio delle stalle" e che
attraverso l amore per i cavalli i camorristi allevavano i loro futuri... killer...Giovanni Gargiulo mio stretto
vicino di casa aveva 13 anni quando fu ucciso barbaramente mentre si recava nella stessa stalla per amore
dei cavalli...
A Ciro e agli altri bambini a rischio raccontavo tante storie e tra queste c' era quella del "la penna dell'
uccello grifone"...Da uno dei tanti libri che mi rifila Carla Melazzini dalla sua sterminata libreria...
Stasera in chat a Ciro ho detto
"devo lasciarti porto a letto le figlie le devo raccontare una storia..."..
E lui
-quale? quella dell'uccello grifone?
Gli ho chiesto se ricordava il ritornello e lui dopo venti anni senza esitare me l'ha mandata in un messaggio
vocale:
caro fratello che in mano mi tieni
tienimi stretto e non lasciarmi
per una penna di uccello grifone
tu sei stato un traditore
mi hai ucciso e mi hai ammazzato
e in questo fosso mi hai buttato"
...due mesi fa due di loro tra cui Gaetano Nunziata (altro mio pupillo abbandonato dalle istituzioni in tenera
eta') costretto a guardare hanno tradito ammazzato e sotterrato in un fosso vicino alla stessa stalla un loro
coetaneo....
Ciro da tutto questo si e' salvato, non ama questo genere di cose e nemmeno più i cavalli...
Ma forse Ciro ama molto di più se stesso ed un giorno potrà amare anche i cavalli in un altro modo.
Autismo
Mi apprestavo semplicemente a ricopiare il testo di Ciro tra le mie Note, quando mi imbatto in questo articolo
che mette in modo un’altra sincretica concatenazione di pensieri. Autismo, burnout dei docenti, aggressività,
umano versus tecnico. Abbiate la pazienza di leggere questo articolo, di condividere la causa
di SpecialmenteNoi – e il bel nome che si è scelto - e di annotarvi tutto quello che vi pare stridere: ne
parliamo alla fine.
TITOLO: Napoli. Scuola e disabilità. Alunni insegnano alla docente come
includere bambini speciali - by Sandra Ferrante in www.crudezine.it
NAPOLI – La scuola italiana oggi deve garantire l’apprendimento e l’inclusione sociale, dunque impone ai
docenti e agli operatori scolastici di educare gli alunni al rispetto per le differenze. Quale deve essere quindi
la risposta giusta delle Istituzioni contro episodi di incomprensione con protagonisti gli insegnanti? Il 12
marzo scorso l’Ing. Marco Basile, presidente dell’Associazione SpecialmenteNoi onlus, ha denunciato,
protocollando una lettere all’attenzione della Preside dell’Istituto Comprensivo “Mameli-Zuppetta” di Viale
Colli Aminei a Napoli, uno spiacevole episodio accaduto a suo figlio: un bambino affetto da disturbo autistico,
alunno della scuola.
Il documento, ritratto nella fotografia allegata in alto, denuncia il comportamento di un’insegnante, tenuto
durante l’ora di scienze, che ha invitato con modi bruschi la collega di sostegno a uscire dall’aula con il
bambino seguito, accusandolo di disturbare la lezione, violando quindi le regole d’integrazione dei soggetti
svantaggiati e mostrandosi incapace di affrontare momenti di criticità. Al triste episodio, di cui è stato vittima
il figlio dell’Ing. Basile, ma che probabilmente è esperienza di tanti altri bambini, è seguito un comportamento
di straordinaria maturità da parte degli alunni di quella stessa classe, che sono usciti dall’aula per riportare il
loro compagno al suo posto, quello che gli spetta di diritto. L’accaduto ha suscitato la nostra curiosità e
abbiamo chiesto all’Ing. Basile opportuni chiarimenti.
Ingegnere come è venuto a conoscenza dell’episodio accaduto a suo figlio?
«I compagni di classe, all’uscita della scuola, hanno riferito a mia moglie l’episodio accaduto in classe, la
quale ha chiesto conferma all’insegnante di sostegno. Cioè l’insegnante, durante l’ora di scienze, ha chiesto
bruscamente alla collega di sostegno di portare il bambino fuori dalla classe. Dopo un po’ i compagni di
classe sono usciti a cercare mio figlio e l’hanno riportato in aula. Premetto che mio figlio non aveva assunto
comportamenti diversi da quelli generalmente tenuti da bambini con sindrome autistica».
E’ la prima volta che il bambino viene mandato fuori? Ha chiesto spiegazioni all’insegnante?
«Si, è stata la prima volta. Ho parlato con la preside, ho scritto un esposto. Con l’insegnante non mi
relaziono. I compagni di classe di mio figlio le hanno dato una lezione di vita. Parlerò con la preside per
vedere che sviluppi ci sono stati».
Che speranza per la vita di suo figlio e degli altri bambini in difficoltà?
«Spero in una società inclusiva, che capisca di interagire con persone speciali, che però non abbia pena
delle persone speciali, ma soprattutto intavoli una normale relazione con chi è diverso».
L’Associazione SpecialmenteNoi Onlus, attiva dal 2010 nel sociale, è un’associazione formata da genitori di
ragazzi affetti da disturbi dello spettro autistico. La finalità dell’organizzazione è realizzare attività ludiche, di
laboratorio e ricreative per ragazzi autistici, in collaborazione con Enti, scuole e associazioni di volontariato
presenti sul territorio della Campania.
Dialogo con un bambino autistico
C’era e c’è una classe in subbuglio permanente. Abbiamo cominciato il nostro lavoro, ma ci rendiamo conto
rapidamente che non esistono le condizioni minime. Chiediamo una pausa per ri-negoziare con tutti i ragazzi
‘il contratto formativo”. Vengono organizzati dei colloqui individuali e alla fine se ne discute tra tutti. Vengono
fuori cose importanti su quello che stanno vivendo i ragazzi nell’ultimo quadrimestre dell’ultimo anno di
scuola. (non è l’ultimo, ma da queste parti è comunque un passaggio importante) . La discussione è stata
molto produttiva e tutti sembrano abbastanza soddisfatti. Ma io devo fare il mio mestiere e chiedo a
bruciapelo: e come è andato il colloquio con Tico? Si guardano imbarazzati l’un l’altro, poi un coraggioso mi
dice: ma è autistico.
-
Lo so che è autistico. E allora?
-
??L'imbarazzo cresce:
-
Gli autistici non parlano-
So anche questo, anche se ci sono differenze tra gli autistici. Forse che la madre
rinuncia a parlare al bambino di un mese o di sei mesi perché quello non parla? Comunque l’altro percepisce
una vicinanza, una partecipazione, un senso.
C’è ancora imbarazzo.
-
Non ho detto che bisognava fare il colloquio, francamente non so cosa si dovrebbe fare, ne so troppo
poco. Quello che so di certo è che noi dovevamo parlarne; questo è il primo comandamento dei Maestri di
Strada e dovrebbe esserlo di tutti: le assenze contano come le presenze. Avere in mente i giovani di cui ci
occupiamo è il primo modo di contenerli ed includere, per non perderli prima che siano loro stessi a perdersi.
Forse nelle storie dei bambini autistici oltre a esservi dei fattori organici c’è stata una difficoltà nel contenerli
o forse loro a sentirsi contenuti o tutte e due e questo li ha portati a organizzarsi come fortezze vuote.
Dunque se ne parlavamo e ne parliamo forse troviamo segnali, manifestazioni che ci dicono che non tutte le
porte sono chiuse e forse potevamo provare a metterci davanti a quella porta senza bussare e senza
chiedere, solo per far sapere che c’eravamo,con i compagni qualche intesa c’è-
E’ vero io ho visto che certe volte segue-
Io ho visto che
E comunque i compagni lo considerano con grande affetto, e lo
vogliono con loro.
Parlando dello stato della classe molti notano che il sovraffollamento fisico è un fattore di stress.
-
Ma come non ci sono gli 1,8 metri quadri prescritti?
-
Certo che ci sono, risponde la collega architetta.
-
Non ti fidare, il regolamento edilizio del 1975 recita bene, ma tu hai misurato?
-
Ma quella è un’aula di scuola materna
-
Hai visto, come volevasi dimostrare, la superficie non c’è. E perché solo quella classe di trova nell’ala
riservata alla scuola materna?
-
Perché ci è stato portato un certificato riguardante il bambino autistico che diceva che doveva stare al
piano terra se no era pericoloso.
-
Non obietto, ma sarei curioso di leggere questo certificato e le argomentazioni e se questa sia una
indicazione terapeutica. Ma qualcuno ha discusso dei messaggi impliciti in questa collocazione e le
conseguenze del sovraffollamento?
Qualsiasi cosa non può essere imposta semplicemente perché è giusta. Bisogna sempre rivivere le cose, se
no una ‘prescrizione’ diventa punitiva, penalizzante e poi si hanno ondate di ritorno che tacciamo come
‘razziste’ o bulle.
Ecco in questa cronaca vediamo che non c’è bisogno di qualcuno che dia lezioni ai docenti, c’è bisogno di
uno spazio per riflettere, per uscire fuori dalla successione di automatismi e prescrizioni che non fanno altro
che accentuare il senso di impotenza e di inadeguatezza da parte dei docenti. Quegli stessi docenti che
hanno dato per scontato il non-colloqui del bambino autistico, che hanno accettato passivamente di essere
confinati in un’aula troppo piccola, in uno spazio connotato come infantile, nel giro di pochi minuti hanno
attinto alla propria esperienza, alla propria umanità per comporre un quadro nuovo, ricco di risorse, della
classe e di quel bambino in particolare.
Ecco perché noi maestri di strada siamo molto restii a scandalizzarci, a denunciare, a produrre prescrizioni,
a “garantire l’apprendimento e l’inclusione sociale”. Noi garantiamo solo di esserci e di cercare di dipanare la
matassa, che è molto più ingarbugliata di quello che appare se consideriamo un solo punto di vista.
“Voi siete quelli che dite che noi non sappiamo tenere i
ragazzi”
Due ragazzi in tutto simili a Ciro che chiamerò “Piuma di Grifone” per non confondermi tra tanti Ciro, già
transitati nel nostro progetto E-VAI, stanno vivendo il loro periodo di ‘sabbie mobili’ in un ambiente in cui le
parole, carcere, illegalità, omicidio, tradimento, morte … sono di uso frequente. Sono particolarmente agitati
e usano la classe scolastica come luogo in cui mettere in scena il dolore, la rabbia e vomitare tutto quello
che quotidianamente ingoiano. Va da sé che una classe scolastica non riesce a contenere tutto questo.
Ci siamo impegnati a giugno dell’anno scorso a seguire quegli allievi che dopo la terza media vanno in
scuole in cui non interveniamo.(i nostri soldi, solo privati, sono pochi, la sesta parte di quelli che avevamo
con Chance e facciamo un lavoro dieci volte più voluminoso)
Venuti a sapere che la situazione dei due ragazzi era giunta ad un punto di non ritorno scriviamo al dirigente
della scuola proponendo un ‘progetto di mediazione scolastica’ (una variante del nostro progetto standard
E-VAI) basato sulla presenza di un educatore per contribuire al miglioramento del clima di classe.
Questa la premessa al progetto propriamente detto:
Egregio dirigente
L’associazione Maestri di Strada svolge attività educative nel territorio e nelle scuole quando esiste un
protocollo con le stesse.
Nel corso delle attività, cominciate il primo settembre 2015, l’Associazione ha contattato i giovani che aveva
avuto modo di conoscere nell’anno precedente o conosciuti per segnalazioni varie come
persone particolarmente esposte al rischio educativo o per assenza di motivazione e cura o per
comportamenti fortemente oppositivi alle regole scolastiche.
Tra questi giovani ci sono Conan e Ulk. (nomi di fantasia ma evocativi)
I due giovani in questione sono stati invitati dall’educatrice alle attività socioeducative territoriali tra le quali
essi hanno scelto il laboratorio Terra Terra e quello di Musica. I giovani hanno mostrato serietà ed impegno
soprattutto nel laboratorio Terra Terra sorprendendo gli educatori che in generale avevano avuto modo di
osservare comportamenti molto turbolenti nelle classi scolastiche.
Insieme alle attività con i giovani le educatrici, dopo aver avvisato le autorità di polizia, hanno avuto un
colloquio costante con le madri che sono agli arresti domiciliari, per renderle partecipe dei problemi
educativi dei due giovani.
A seguito di situazioni conflittuali verificatesi in classe i due giovani sono stati sospesi per un numero elevato
di giorni e nulla lascia presagire che i comportamenti all’origine della punizione inflitta non verranno replicati.
Come lei sa queste spirali si concludono con il progressivo allontanamento dei giovani dalla scuola e quindi
con il venir meno del diritto-dovere all’istruzione e quel che è peggio si consegna alla società giovani più
incattiviti ed arrabbiati di quanto già non fossero. Di questo sono molto consapevoli queste madri che
vorrebbe sottrarre i figli al destino criminale che in famiglia va per la maggiora, tempo stesso vorrebbero
togliere i figli da una scuola in cui a quanto pare si è sviluppata una incompatibilità. Per e stesse signore è
molto difficile pensare ad un trasferimento dei figli, perché a causa della loro fama e a causa delle guerre tra
clan questo comporterebbe dei rischi di vita.
Il dirigente accoglie con molto favore la proposta, ma afferma prima al telefono poi de visu, che non
condivide la premessa, perché vi sarebbe affermato che la scuola non è in grado di tenerli.
Mi ribello:
- Possiamo rileggere assieme il testo e c’è scritto con chiarezza, - persino con una sfumatura
colpevolizzante verso i ragazzi che non è nelle nostre corde - che in altri contesti si comportano
diversamente e questo ha sorpreso anche noi.
Facciamo quindi un incontro con una parte del consiglio di classe per concordare l’intervento. La chiamiamo
‘progettazione partecipata’, qualche volta è veramente tale e questa sembra la volta giusta.
La scena reale è del tutto diversa: bidelli corrono a chiamare le educatrici affinché partano all’inseguimento
di ragazzi fuoriusciti dalla classe, ragazzi che ci sentono parte di una catena persecutoria e non hanno torto
e hanno sentito frasi del tipo: “se non vi comportate bene chiamiamo maestri di strada”, docenti che ci
chiedono di intrattenere i ragazzi con dei giochi, docenti che ci apostrofano:
- “voi siete quelli che dicono che noi non sappiamo tenerli”
e nel frattempo dimostrano a se stessi e a noi, che neppure noi siamo capaci di tenerli e insistono che
bisogna mandare via i due.
-
Se le cose non cambiano possiamo anche denunciarli.
Questa frase fa da pendant a quella pronunciata da molti ‘bravi genitori’: “l’avite nchiurere” (“dovete chiuderli”
in quello che una volta era il ‘riformatorio’ e oggi non si sa bene cosa potrebbe essere)
Vista la fonte autorevole decido di approfondire la questione, ero convinto che la normativa di epoca
fascista fosse stata soppressa. Invece:
Ante-Delictum (dal sito del Tribunale per i Minori di Napoli)
Come posso intervenire su un minore problematico per evitare che incorra in reati?
Risposta
Le misure riguardano la possibilità di assumere misure a contenuto rieducativo, seppur in
assenza di comportamenti che configurino un reato, nei confronti dei minori che manifestano irregolarità di
condotta o per carattere, cioè mantengono comportamenti non accettati dal contesto familiare e sociale di
appartenenza.
Chi può accedere al servizio
 I genitori
 Il tutore
-
 il Giudice Penale
 il Pubblico Ministero presso il Tribunale per i Minorenni su segnalazione di:
Servizio Sociale, organi scolastici, polizia giudiziaria,
Normativa
Art. 25 Legge 1404 del 1934
Applicazione delle misure rieducative Ante-Delictum nei confronti del minore irregolare per condotta
o per carattere.
Ridurre il danno
Dunque ora la nostra missione è ridurre il danno. I due ragazzi non possono restare in quel contesto e forse
neppure noi (questo è in discussione) e stiamo studiando soluzioni che salvaguardano il loro diritto a non
essere puniti negando loro il diritto ad apprendere.
Ora questa vicenda avrà un suo percorso forse positivo, ma mettendo insieme tutti i pezzi considero:
1. Quante piume di grifone stanno ora vagando nell’aria in attesa di produrre tradimenti da parte di chi
dovrebbe essere amico
2. Quanti sono i ragazzi che si trovano in una posizione di ‘incompatibilità’ (non ci interessano le
responsabilità ma il risultato finale) con la scuola, e quale sarà il loro destino?
3. C’è un’attitudine bellica diffusa che coinvolge le istituzioni, i docenti, molti educatori, militanti dei diritti e
persino quelli che difendono le creature più fragili ed indifese: questo modo di affrontare le difficoltà travolge
tutto e tutti, anche chi vorrebbe proposti in funzione di pacificazione e mediazione.
Noi non ci stancheremo di proporre il metodo del dialogo, della riflessione, dell’alleanza con la parte migliore
delle persone peggiori, del sostegno a chi vuole affrontare i problemi educativi con cura e con amore.
Vorremmo solo essere meno soli.
Pubblicato da Maestri di Strada a 09:34