Cultura atenei
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editoriale Vivere(o morire) padroni del nostro destino! Il cardinale coraggioso e il diritto di rifiutare l’accanimento terapeutico L a morte –purtroppo annunciata da tempo- del cardinal Martini riapre, se mai fosse stato chiuso, un problema assai delicato: la fine della vita. Il cardinale, come sappiamo dalle cronache, ha rifiutato nelle ultime settimane cure compassionevoli ma forzose, come ad esempio l’alimentazione parenchimale (ovvero il sondino gastrico). L’accanimento terapeutico è esplicitamente proibito da ogni codice deontologico di medici e del personale di assistenza sanitaria non solo nel nostro paese ma in tutte le comunità evolute del pianeta. Dunque nulla di strano che il cardinal Martini abbia richiesto e ottenuto il rispetto delle sue volontà, come già era accaduto d’altronde alle ultime ore di Papa Wojtyla. Un problema però c’è e si pone con grande chiarezza. Se la morte fosse per tutti in qualche modo annunciata (per malattia o per invecchiamento) ognuno di noi avrebbe il tempo e l’agio di pensare a come deve avvenire il passaggio finale, l’ultimo miglio dell’esistenza. Potrebbe per esempio opporsi a qualsiasi forma di accanimento terapeutico e farmacologico e perfino rifiutarsi di alimentarsi quando si percepisce che il momento si sta definitivamente avvicinando. Si tratta di un diritto difficilmente controvertibile anche perché in pieno e sacrosanto rispetto delle volontà, delle credenze religiose, della cultura di ogni cittadino. Si tratta di un atteggiamento adeguato per due ordini di ragioni: l’invecchiamento della popolazione della nostra comunità che sta ogni anno procedendo spedito; la trasformazione della nostra società da mono-etnica a multietnica quindi l’obbligo a confrontarsi con diverse sensibilità e culture. La questione diventa spinosa in quanto non sempre la morte arriva a colpire un essere umano pienamente cosciente. In questi casi le possibilità sono due: o si affronta in modo definitivo il tema del testamento biologico (ovvero le volontà espresse e sottoscritte da un cittadino in grado di intendere e volere riguardo a possibili eventi in cui la sua coscienza venisse mortificata dalla malattia o dall’invecchiamento) o si delega l’azione medicale alla volontà dei familiari e dei medici curanti. Io sono da sempre favorevole alla prima soluzione. Credo nel libero arbitrio e credo che ognuno debba essere laicamente padrone del proprio destino, fino all’ultimo respiro (diritto questo che vale per tutti, comprese le persone che praticano una religione che ritiene che l’esistenza non sia dell’uomo ma di Dio). La seconda ipotesi poggia sulle coscienze di parenti (persone enormemente coinvolte emotivamente e affettivamente) e di medici (che hanno o possono avere interessi personali dal punto di vista assistenziale e scientifico a prolungare insensatamente l’esistenza di chi non può più badare a se stesso). Non credo e non voglio illudermi di chiudere una discussione che deve proseguire e approfondirsi, ma non amo chi per avidità o reticenza nasconde il proprio pensiero su tempi di così grande importanza sociale. Paolo Crepet senzaetà 1 2 senzaetà in questo numero 4 Crepet parla alle famiglie 8 RICERCA/Nonni da studiare 19 GIOVANI&SCUOLA Se la crisi mi fulmina Lampadina che s’accende... un’idea. Lampadina che si fulmina... tragedia. La legge che mette al bando la vecchia, cara, tradizionale lampadina mi uccide. Avete mai provato a comperare una lampadina nuova, oggi? A me è successo ed ho davvero toccato con mano la crisi, quella vera: rimanendo fulminato. Incredibile è lo stupore dipinto sul viso della commessa del grande magazzino mentre chiedo di comperarne una da 100 watt. “Guardi che da 100 watt non si producono più, esistono a basso consumo di Quasi 60 w oppure a risparmio energetico che per 27 w effettivi le rendono Quasi 75 di luce”. A parte che la parola “Quasi” non mi rassicura per niente, domando chi ha deciso che 100 watt siano troppi? “Come, non sa che siamo in crisi? Così si consuma meno”, è la risposta. Va bene, mi rassegno, anche se penso che a casa mia ho tutte lampadine di quel tipo! Mi piace vederci bene... Comunque, chiedo il costo. E qui, grande sorpresa alla faccia della crisi: la prima scelta (basso consumo), costa 3,25 euro ognuna. La seconda, addirittura 9,40 euro! Spiegazione: “Costa un po’ di più ma guardi che queste durano QUASI sei-sette anni!”. Ecco, allora, la filosofia del Quasi che mi prende allo stomaco, mi distrugge, mi fa rivoltare le budella. Ma come? • la mia lampadina, senza Quasi, faceva 100 watt • l’ho pagata 50 lire in una confezione che ne conteneva ben due • l’ho pagata in lire, quindi vuol dire che è rimasta in funzione per dodici anni! Ora, non solo mi si costringe a comperarne una per risparmiare luce e non sono ancora morto, ma io ancora so fare i conti. Quella che costa 9 euro e qualcosa (circa 18.mila delle vecchie lire) rispetto a una confezione da due a 50 lire, è dunque aumentata di prezzo ben 720 volte!!! Ora, ditemi quale prodotto in dodici anni aumenta 720 volte il suo prezzo. Di questo non si accorge nessuno? Dove stanno le associazioni consumatori? E lasciamo stare che vale la metà della metà: sia come resa che come durata! Infine, tanto per essere puntigliosi, sono sparite le marche-garanzia di una volta: significa che queste lampadine potrebbero essere, per quel che ne so, anche cinesi. Non che io abbia niente contro la Cina, ma Quasi. luca guazzati [email protected] Verso il futuro con il Liceo “Francesco Stabili” 20 DOSSIER COOPERAZIONE/Cooperazione sociale 25 MANGIA&BEVI/Dimmi cosa mangi e bevi come ami Il biologico tira ma non basta Sesso e vino: scienza, psicologia, e società 41 MEDICINA/Obesità, nella crisi cresce 45 INCHIESTA/Linfedema, un caso italiano Lo stato della ricerca e le proposte 50 FOCUS/Il piede Non sbagliare la calzatura Se la mandibola fa “click” 58 BIOGENETICA/Penso, dunque guarisco 65 CULTURA/Come comunicano gli atenei italiani? 70 OGGI SPOSI/In piena forma per dire sì 74 ESPERTI/Diritto sanitario Dalla parte del cittadino 77 BUONO A SAPERSI/Quell’animaletto preistorico e antipatico 12 PRIMO PIANO/ L’ibernazione sopravvivo se mi iberno 16 56 SALUTE/ La schiena mi piego ma non mi spezzo GIOVANI&SPORT/ I talenti della Vigor Senigallia La rubrica del prof. Paolo Crepet per la rivista “Senzaetà” affronta il tema delicato del cambiamento della società, della famiglia e dei complicati rapporti genitori-figli. Per scrivere al prof. Crepet: [email protected] QUANDO si scatena ...l’odio della nuora H o due figli di 30 e 15 anni, il grande è sposato da due anni ed è sempre stato il nostro orgoglio in tutto. Purtroppo sua moglie non ci vuole, ha per noi e soprattutto per me un profondo odio. Da 14 mesi sono nati due bellissimi gemellini che io purtroppo non vedo da molto tempo, non ci vado più da quando mi ha cacciata da casa sua, in quell’occasione mio figlio ha cercato di farsi rispettare ma lei ha il sopravvento sempre. Non vedo mio figlio e solo qualche rara volta ci sentiamo e mentre lui mi invita ad andare a vedere i piccoli, lei togliendogli il cellulare dalle mani mi urla di tutto, offendendomi e inventandosi ripeto di tutto. Io mi chiudo in me stessa e provo ogni volta una nausea che mi prende lo stomaco e una brutta sensazione alla testa. Non faccio che piangere e mio figlio quindicenne non fa che dirmi che lui non si sposerà mai perché nessuno dovrà trattarmi così. Sono preoccupata anche per questa sua convinzione. Dovevo aspettarmi una situazione così anche perchè la famiglia di mia nuora pur avendo parenti non ha rapporti con nessuno e al matrimonio non avevano alcun invitato. Non mi rimane che rivolgermi a Dio e chiedere un po’ di forza per rassegnarmi perchè non ho davvero alcuna possibilità. E’ giusto perdere un figlio così dopo averlo amato e cresciuto con infinito amore? C ara signora, il suo è un problema che ho dovuto affrontare molte volte nella mia carriera professionale. Forse in molti non crederanno fino a che punto si può spingere una famiglia nell’odio e nell’indifferenza. Lei però ha un problema diverso da altre situazioni: perché lei ha e deve pretendere da suo figlio un comportamento diverso nei confronti dei suoi genitori. Un uomo non può in alcun modo chinare il capo di fronte a tutte queste angherie e maleducazioni anche per un fatto molto semplice che dovrebbe farlo ragionare: che educazione darà ai suoi gemelli? Quella della madre? Allora li condannerà ad una vita fatta di odio e di mancanza di rispetto. Contento lui… 4 senzaetà UNA MAMMA DISPERATA: “E’ GIUSTO PERDERE COSI’ UN FIGLIO?” senzaetà 5 PILLOLE Per una disabilità Indipendente A utodeterminazione, autosufficienza, autonomia. Obiettivi che per un disabile si concretizzano con l’Assistenza Personale Autogestita, assumendo uno o più assistenti per l’aiuto quotidiano. Obiettivi del Movimento per la Vita Indipendente. Le origini sembrano risalire al 1972, a Berkeley. In Italia si è diffuso con Comitati regionali che fanno sentire forte la loro voce. Esempio? Nelle Marche una delle attuali battaglie. La Regione ha consolidato l’intervento sperimentale avviato nel 2008, raddoppiando il fondo e consentendo di dare continuità ai 40 progetti esistenti e attivarne altri. La beffa? Ha modificato i criteri stabilendo che, oltre alla quota finanziata dalla Regione, deve esserci una compartecipazione dell’utente, in base al proprio reddito ISEE. Di più: la compartecipazione del Comune di residenza, prevista per il 25% della spesa del progetto, ora è facoltativa. Diversi Comuni hanno così scelto di non compartecipare o di cofinanziare parzialmente i progetti di Vita Indipendente, anche se questo sostegno è un risparmio rispetto ad altri tipi di assistenza molto più costosi. Il disabile si accollerà buona parte del costo e, se non ha i soldi, vedrà penalizzata la propria qualità di vita, quella dei familiari e del proprio assistente. La Regione si è detta disponibile al dialogo con il Comitato Vita Indipendente. Attendiamo. MEDICI RUSSI A “VILLA SERENA” DI JESI I l Consolato Onorario della Federazione Russa di Ancona ha chiesto ad una clinica privata convenzionata, “VILLA SERENA” di Jesi (Ancona), di dotarsi di personale medico ed infermieristico di lingua russa. La clinica è dotata di eccellenze in campo chirurgico, medico e cardiologico con apparecchiature di ultima generazione per le varie tipologie diagnostiche (Risonanza magnetica aperta, TAC). La società proprietaria, SALUS spa, è iscritta all’Associazione Amici dell’Italia e della Russia (AAIR), vicina al Consolato ed ha subito dato la sua disponibilità. Il servizio è coordinato dalla dott.ssa Liudmila Kadatskaya, nata a San Pietroburgo, laureata in medicina e chirurgia all’Accademia Pediatrica di S.Pietroburgo e alla “Sapienza” di Roma. Il servizio è per le comunità russe e russofone in generale residenti, in particolare, nel territorio delle regioni Marche, Romagna, Umbria ed Abruzzo. Sul prossimo numero sarà pubblicata l’intervista al Console Onorario della Federazione Russa in Ancona, Prof. Armando Ginesi. Tre...Progetti di lavoro L o studio Carotti Rodrigez Progetti di Lavoro S.r.l presenta ad Ancona tre bandi di concorso. I corsi si occupano di: Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione: per valutazione del rischio fisico e infortuni, test di verifica dell’apprendimento, organizzazioni e sistemi di gestione etc. Rappresentanti dei Lavori per la Sicurezza: per la comunicazione ed i rischi di natura psicosociale , la sorveglianza sanitaria, i rischi trasversali, i lavoratori esposti a rischi particolari, etc. Addetto al servizio di Prevenzione e Protezione: per rischio chimico, biologico e rischio di agenti cancerogeni e mutageni, la valutazione del rischio fisico rischi di infortuni, Dpi etc. Non solo è un’occasione professionale, ma personale per completare un percorso formativo utile ad istruirsi e fare carriera nel mondo del lavoro. Le domande d’iscrizione potranno essere consegnate a mano, inviate al numero 071/2861973 o spedite con raccomandata A/R al seguente indirizzo: ”Carotti Rodriguez Progetti Lavoro S.r.l Via Grandi n. 56 Zona Baraccola Ovest – 60131 Ancona. 6 senzaetà senzaetà 7 NONNI DA STUDIARE ISSA, Ad Ancona la prima scuola estiva internazionale sulla longevità attiva con approccio interdisciplinare P ensare al futuro si può. Ma occorre una formazione mirata, scientifica, se vogliamo più opportunità per invecchiare bene. Secondo l’ultimo rapporto dell’Organizzazione Mondiale della Sanità sull’evoluzione della popolazione mondiale nel 1950-2050, l’invecchiamento della popolazione raggiunge ormai dimensioni senza precedenti nella storia umana. Il ventunesimo secolo, in particolare, sarà testimone di un invecchiamento ancora più rapido di quello avvenuto nel secolo appena passato. In particolar modo in Italia oltre il 20% della popolazione è sopra i 65 anni, una percentuale che ci colloca al secondo posto in Europa (dopo la Germania) e al terzo nel mondo (dopo Giappone e Germania). E’ da queste premesse che nasce l’International Summer School on Ageing (ISSA), un’iniziativa unica avviata dalla Direzione Scientifica dell’INRCA, guidata dalla dott.ssa Fabrizia Lattanzio e dal responsabile della scuola dott.Giovanni Lamura. L’INRCA – l’unico Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico (IRCCS) che il Ministero della Salute finanzia nel settore della geriatria – ha infatti ritenuto di mettere in cantiere la ISSA con il preciso scopo di formare studenti laureati e post-dottorato nel settore della ricerca sull’invecchiamento. Ciò avviene offrendo loro l’opportunità di migliorare le capacità professionali per intraprendere una carriera in questo ambito, e di stabilire una rete di contatti con ricercatori emergenti ed accademici provenienti da differenti paesi. La prima edizione della ISSA, finanziata dall’INRCA grazie al contributo del progetto CRIME (acronimo per “CRIteria to assess appropriate Medication use among Elderly complex patients”) nonché al co-finanziamento dei Lions Club Ancona Host e Ancona Colle Guasco, si è tenuta ad Ancona, nella sede di via Santa Margherita 5, dal 10 al 14 settembre, con il patrocinio della Rete di Ricerca sull’Invecchiamento europeacanadese (ERA-CAN), della Società Italiana di Gerentologia e Geriatria (SIGG) e del network Italia Longeva. Dopo questa prima sessione ad Ancona sono previste, con cadenza biennale, altre sessioni in Canada e in Svezia. E visto l’interesse che questo approccio all’invecchiamento sta suscitando nella comunità scientifica internazionale, non è escluso che altri centri di ricerca chiedano di aderire al progetto. IL PROGRAMMA FORMATIVO Questa Summer School mira ad offrire a studenti laureati e post dottorati nel campo della ricerca sull’invecchiamento e a coloro che si stanno formando in questo settore, un programma di formazione avanzata che attraversa varie discipline, settori, istituzioni e aree geografiche, affrontando le fondamentali priorità di ricerca nelle seguenti aree: ricerca di base ricerca biomedica ricerca psicologica popolazione e ricerca socioeconomica ricerca clinica e geriatrica servizi sanitari, sociali e assistenza continuativa ricerca tecnologica e ambientale 8 senzaetà OPPORTUNITA’ Nel corso della ISSA i partecipanti hanno potuto • acquisire una conoscenza dei processi critici per svolgere ricerca scientifica di alta qualità anche in ambito professionale nel campo dell’invecchiamento, attraverso sessioni plenarie e pratiche; • prendere in esame in un’ottica multidisciplinare argomenti quali: ottenere un finanziamento affrontare una peer-review (valutazione tra pari), comunicare i risultati della ricerca, trasferire nella pratica le nuove conoscenze e l’etica nel contesto della ricerca sull’invecchiamen to; • stabilire una rete con altri giovani ricercatori nel campo dell’invecchiamento e con accademici provenienti da tutto il mondo. La rete Tutto ciò si realizza attraverso una collaborazione scientifica tra l’Inrca (Istituto Nazionale di ricerca e cura dell’invecchiamento – Italia), la British Columbia University (Canada) e la Lund University (Svezia). A testimonianza della validità della proposta il numero elevato di candidature che sono pervenute ai 3 istituti di ricerca, per un totale di circa 60 domande in sole 3 settimane, dalle quali sono stati selezionati i 20 partecipanti, 14 donne e 6 uomini, provenienti da 13 paesi di tutto il mondo: Portogallo, Canada, Italia, Austria, Finlandia, Svezia, Olanda, Irlanda del Nord, Cina, Repubblica Ceca, Ungheria e Belgio. Le specializzazioni dei partecipanti sono dei campi più vari, e includono: biomedicina, psicologia, sociologia, economia, demografia, medicina/geriatria, tecnologia e ambiente (ad es. architettura, ingegneria, geografia, ecc.), al fine di ottenere un equilibrato mix disciplinare di studenti ed insegnanti per rafforzare il focus interdisciplinare della scuola. Infatti anche gli insegnanti provengono da vari istituti di ricerca mondiali, in primis dall’Università della British Columbia (prof. Anne Martin-Matthews) e dall’Università di Lund (prof. Torbjörn Svensson) - i due enti che assieme all’INRCA sono tra gli organizzatori del progetto - ma vanno senz’altro ricordati anche il prof. Graziano Onder dell’Università Cattolica di Roma e il dr. Danilo Cavapozzi, dell’Università Ca’ Foscari di Venezia. SCOPO dell’ISSA La International Summer School on Ageing (ISSA) ha lo scopo di formare studenti laureati e post dottorati nella ricerca sull’invecchiamento offrendo loro l’opportunità di migliorare le loro capacità professionali per intraprendere una carriera in questo settore e stabilire una rete tra ricercatori emergenti ed accademici provenienti da differenti paesi. La struttura della ISSA riflette le molteplici prospettive del processo di invecchiamento con un forte “focus” interdisciplinare ed internazionale. E’ organizzato in 7 moduli didattici che prendono in considerazione le più rilevanti questioni metodologiche e tematiche nel campo della ricerca sull’invecchiamento. Questa prima Summer School prevederà un approfondimento monotematico sugli studi longitudinali. Saranno gli esperti di domani ISSA è indirizzata a studenti laureati o post dottorati, medici specializzandi. I candidati alla Summer School hanno già avuto esperienza nel campo della ricerca gerontologica, e sono specializzati nelle seguenti discipline: • biomedicina • psicologia • sociologia • economia • demografia • medicina/geriatria • tecnologia e ambiente (architettura, ingegneria, geografia, ecc.) I partecipanti avranno l’opportunità di: - acquisire una conoscenza dei processi critici per svolgere ricerca scientifica di alta qualità anche in ambito professionale nel campo dell’invecchiamento attraverso sessioni plenarie e pratiche; - prendere in esame in un otti- ca multidisciplinare argomenti quali: ottenere un finanziamento; - affrontare una peer review, comunicare i risultati di una ricerca, trasferire nella pratica le nuove conoscenze e l’etica nel contesto della ricerca sull’invecchiamento; - stabilire una rete con altri giovani ricercatori nel campo dell’invecchiamento e con accademici provenienti da tutto il mondo. location La prima edizione di ISSA finanziata dall’INRCA, si è tenuta ad Ancona, Via S. Margherita 5 con il patrocinio dell’Associazione Internazionale di Gerontologia e Geriatria – (IAGG sezione europea), della Società Europea di Medicina Geriatrica (EUGMS), dell’Area di ricerca europea-canadese (ERA-CAN), della Società Italiana di Gerontologia e Geriatria (SIGG) e del network Italia Longeva. senzaetà 9 Crepet, il futuro ha più di 80 anni? Successo del secondo libro di Enrico Paciaroni. Longevità attiva non significa “potere agli ottantenni” P er conoscere il futuro della nostra società bisogna essere consapevoli del cambiamento. A cominciare dal ruolo dei nonni nella famiglia moderna. Una cosa è dare una mano per i compiti dei nipotini, una cosa è diventare essi stessi depositari della loro unica educazione. Nasce così la ricerca del prof. Enrico Paciaroni, uno dei padri fondatori dell’Inrca, che si propone di valutare il nuovo ruolo della terza età nel mutamento sociale che stiamo vivendo, sempre più veloce, sempre più totale. Con due obiettivi: far comprendere a tutte le generazioni che saper invecchiare può essere un 10 senzaetà piacere. E che la persona anziana è senza dubbio una risorsa attiva nella società che cambia. Anche questo secondo lavoro, edito da Pixel Ancona, stampato da Tecnostampa Loreto, si avvale di un’iconografia illustre, quadri di grandi artisti dedicati all’età della maturità. E’ stato realizzato con la consulenza della direttrice scientifica dell’Inrca dott.ssa Fabrizia Lattanzio e il coordinamento di Sulmana Ramazzotti e Marzio Marcellini. Ma stavolta, insieme al presidente dell’Inrca don Vinicio Albanesi, la presentazione del libro al ristorante Passetto di Ancona ha visto protagonista il prof. Paolo Crepet. Così, l’illustrazione dei contenuti, con spunti originali come la riscoperta della sessualità, il nuovo “mercato” degli anziani che sono pure consumatori attenti, oppure l’impiego creativo del tempo libero, ha visto l’acuto commento di Crepet che non ha mancato di cogliere le cose distorte della nostra società moderna. Come il fatto che si confonde la longevità attiva con un mantenimento del potere e il rimanere abbarbicati fino ad oltre 80 anni su tutte le poltrone possibili. Anche don Vinicio infatti ha ricordato che tale “attaccamento” al potere non risparmia i vertici della Politica come anche della Lo trovate nelle librerie di Ancona o può essere richiesto all’editore al prezzo di 14 euro. Il ricavato sarà destinato alla ricerca. Per info o prenotazioni Pixel - 071 2901110 [email protected] Chiesa. Per concludere insieme, poi, che la tarda età potrebbe invece essere momento di saggezza e di godimento delle cose più belle e più vere della vita, come quelle spirituali, o familiari. “Lasciamo i cda e le stanze dei bottoni ai giovani che voglion fare carriera” ha detto Crepet. E magari l’anziano nella cultura, nell’arte, nel sociale, nel volontariato potrebbe rivelarsi ancor più risorsa di quello che è oggi. Il libro può essere richiesto in redazione: [email protected], 071 2901110. Il compenso di euro 14 viene devoluto ai ricercatori dell’Inrca. Luca Guazzati senzaetà 11 Primo piano ibernazione L’ibernazione umana, conosciuta anche come criopreservazione, è una pratica che consente di preservare nel tempo il corpo di una persona, dopo la morte legale, con un abbassamento veloce della temperatura fino a raggiungere quella dell’azoto liquido. SOPRavvivo L o scopo è quello di bloccare la decomposizione dei tessuti con la speranza che le nuove tecnologie permettano un “risveglio programmato”, magari per i pazienti oncologici dopo la scoperta della terapia antitumorale o meglio ancora dopo aver trovato la chiave dell’immortalità indipendentemente dalla causa di morte. È un tema che ha affascinato ed affascina ancora non solo i cineasti, ma anche molti studiosi e ricercatori tanto che nel 1967 fu eseguita in California la prima ibernazione. Le tecniche Senza entrare nel particolare delle varie tecniche che si sono succedute nel tempo, l’atto finale consiste nel trasferimento del corpo in un contenitore Dewar, una specie di grosso thermos riempito di azoto liquido, per permettere una conservazione a lungo termine, alla temperatura di -196 °C. Purtroppo non esistono dati scientifici che provino la validità di tale pratica, anzi, dimostrano non solo che il successo non è garantito ma che è un intervento molto complesso, costoso e con un rischio di fallimento assai elevato. È sufficiente ricordare che anche gli embrioni umani conservati in azoto liquido trascorsi i 5 anni non sono più in grado di indurre una gravidanza, perciò vengono distrutti. Infatti il perdurare del congelamento provoca profondi cambiamenti a livello tessutale. Senza dimenticare che dietro l’angolo dell’iber- 12 senzaetà se mi iberno nazione prolungata c’è sempre il rischio della putrefazione dei tessuti. Immortalità ad ogni costo Prima di cercare “l’immortalità” ad ogni costo analizziamo, solo superficialmente e per un istante, il nostro cervello che è l’organo meno conosciuto del corpo umano. Non si conoscono ancora i suoi meccanismi biochimici, le sue interconnessioni e le sue potenzialità e tanto meno come e in quale “memoria” o “sito” vengono immagazzinate le nostre esperienze, i nostri sentimenti, le nostre emozioni, i nostri ricordi. E se con l’ibernazione il nostro cervello venisse resettato come un pc, chi sarà in grado, poi, di installare i “giusti programmi” al posto giusto, senza creare dei corto-circuiti o dei crash cerebrali? Dove si pratica La pratica dell’ibernazione attualmente viene eseguita negli Stati Uniti e in Russia dove sono sorte diverse associazioni crioniciste che assistono l’individuo che desidera essere ibernato. È da sottolineare che per l’ibernazione, come avviene negli USA, l’individuo è considerato clini- ? Chi ci ha già pensato Il fumettista Walt Disney, Il conduttore di talk show Larry King, il boxer Muhammad Ali, gli scrittori di fantascienza Athur C. Clarke, Frederick Pohl, Gregory Benford, Charles Platt, e Damien Broderick, romanzieri di successo come Gore Vidal e James Halperin. (Halperin infatti, non è solo un membro iscritto per la criopreservazione, ma è anche autore de The First Immortal, uno dei migliori e più letti romanzi sull’argomento). 1967, la prima persona sottoposta al processo di ibernazione, James Bedford, professore di psicologia l’atto finale consiste nel trasferimento del corpo in un contenitore Dewar, una specie di grosso thermos riempito di azoto liquido, camente morto subito dopo l’arresto cardiaco. In Italia In Italia, invece, il Regolamento Nazionale di Polizia Mortuaria prevede un periodo di osservazione del cadavere di 24 ore dopo l’arresto cardiaco. In questo lasso di tempo il corpo subisce danni irreversibili e quindi incompatibili con tale pratica. L’ibernazione di un intero individuo e il suo successivo ritorno alla vita rimane una pura utopia per il momento. Occorre, perciò, sfatare l’idea che che con lo scongelamento sia possibile tornare a vivere esattamente come prima del congelamento, magari solo in un’epoca diversa, o sicuri di essere curati da una malattia inguaribile che prima rappresentava una condanna a morte. L’obiettivo più o meno dichiarato è quello di allungare la vita, per realizzare il sogno dell’immortalità. Ma è poi giusto cercare l’immortalità ad ogni costo? Sfidare la Natura e la sua “Sapienza” non può essere controproducente? Pietro Ceccarelli L’ibernazione nella filmografia Il pianeta delle scimmie, Franklin J. Schaffner, 1968 Amore per sempre, Steve Miner, 1992 Apri gli occhi, Alejandro Amenábar, 1997 Alien, Ridley Scott, 1979 Vanilla Sky, Cameron Crowe, 2001 Sonno di ghiaccio, Wes Craven, 1985 Demolition man, Marco Brambilla, 1993 Il dormiglione, Woody Allen, 1973 Futurama, Matt Groening, 1999 Roma servizi cimiteriali CIMITERI CAPITOLINI Un esempio di accoglienza tra cultura e sicurezza C ultura, sicurezza, superamento delle barriere architettoniche per rendere questi luoghi della memoria un esempio di accoglienza, dove poter onorare il ricordo dei propri defunti. Sono queste le tre parole d’ordine alla base dell’attività di Ama, che attraverso la direzione “Cimiteri Capitolini” gestisce dal 1998 gli 11 cimiteri di Roma. Numerose e di qualità le iniziative attivate in questi anni. Tra queste, spiccano il “Progetto Accoglienza” finalizzato all’assistenza dei visitatori (soprattutto anziani e disabili) durante il periodo autunnale di commemorazione dei defunti (un milione i visitatori lo scorso anno per la XIV edizione); il progetto di recupero delle tombe abbandonate; il potenziamento dell’area crematoria e il miglioramento dei servizi di commiato presso strutture attrezzate per lo svolgimento di cerimonie laiche. Ultimo, non certo per importanza, è il programma “Passeggiate tra i ricordi”: visite guidate gratuite all’interno del Cimitero monumentale del Verano, che hanno riscosso un grande successo di pubblico. Sono stati già 10 i weekend tra marzo e settembre del 2012 dedicati all’iniziativa, che ha consentito a migliaia di romani e turisti di immergersi in un rilevante patrimonio culturale, storico e architettonico. Tra gli 8 itinerari, proposti a rotazione, da segnalare lo “Speciale 150° anniversario dell’unità d’Italia: la memoria di chi ha fatto l’Italia” (il Risorgimento italiano raccontato attraverso le vicende dei protagonisti sepolti al Verano: Goffredo Mameli, Rosalia Montmasson, Enrico Toti). “Questi itinerari – spiega il presidente di Ama, Piergiorgio Benvenuti - sono l’occasione per fare un viaggio nell’arte, nella storia e nella letteratura passeggiando in un luogo dedicato al ricordo dei defunti, ma che è anche uno splendido museo all’aperto della Capitale”. Nel 2011 gli 11 cimiteri capitolini sono stati oggetto di importanti interventi volti a potenziare la sicurezza dei visitatori: all’interno del cimitero monumentale, ad esempio, sono entrati in funzione 9 ascensori, a beneficio di anziani e disabili, per consentire la visita alle tombe dei defunti posizionate ai piani superiori. Inoltre, è stato attivato un sistema di videosorveglianza al Verano e al Flaminio con un servizio di vigilanza armata, presente 7 giorni su 7. “Attualmente – conclude l’amministratore delegato di Ama, Salvatore Cappello – sono 300 le unità impegnate quotidianamente nella manutenzione ordinaria e straordinaria dei cimiteri capitolini. L’Azienda investe annualmente tra i 6 e i 7 milioni di euro per migliorare le strutture cimiteriali”. Onorare la memoria dei propri cari: un impegno di civiltà che Ama cerca di mantenere ogni giorno. Il presidente di Ama Piergiorgio Benvenuti senzaetà 15 Giovani&Sport calcio Bravi e vincenti, i talenti della Vigor Senigallia Q uasi 400 tesserati distribuiti nelle varie categorie, più di 20 tecnici e preparatori a seguire altrettante squadre e circa 50 collaboratori tra dirigenti e accompagnatori; questi sono solo alcuni numeri della Vigorina, florido e vincente Settore Giovanile della Vigor Senigallia, una delle Società calcistiche più longeve delle Si gioca per divertirsi e stare insieme Soprattutto Per crescere. Marche. Il Presidente della Vigorina Rino Frulla ci ha accolto nei suoi uffici e ci ha raccontato qualcosa in più. “Spesso si pensa che la vittoria sia l’unico traguardo da perseguire ma è evidente come questo nello sport non sia il giusto approccio, soprattutto quando ci si relaziona con i più giovani. A noi infatti ciò che interessa maggiormente è che i ragazzi facciano loro quelli che sono i 16 senzaetà nostri valori, e che attraverso lo sport possano diventare prima uomini e poi se possibile anche buoni calciatori; è per questo che, come avvenuto quest’anno, quando riceviamo ben due Coppe Disciplina nella categoria Allievi, quella composta dai ragazzi nell’età più difficile perché nel pieno dell’adolescenza, tutta la Società può dirsi orgogliosa del proprio lavoro”. Bene l’educazione, ma anche i risultati sul campo hanno un peso notevole. “Chiaramente i risultati giocano un ruolo importante, ma anche sotto questo punto di vista non possiamo lamentarci. Abbiamo infatti vinto praticamente tutti i 20 campionati federali a cui abbiamo preso parte, e lo stesso è avvenuto nei tornei estivi disputati fino ad oggi; a proposito, i Pulcini del 2001 si sono qualificati alle finali della ‘Friends Cup’ dove, tra le altre, sfideranno Torino, Atalanta e Espanol. Tra le squadre ci sarà anche l’Inter con la quale è stata rinnovata, con reciproca soddisfazione, un’importante collaborazione tecnica iniziata lo scorso anno” Di questo folto gruppo quanti diventeranno calciatori professionisti? “Se per tutti vale l’assioma che si gioca per divertirsi e stare insieme, effettivamente solo per alcuni si apriranno le porte della Prima Squadra (la Vigor Senigallia quest’anno avrà una rosa composta da soli giocatori cresciuti nella Vigorina ndr) o di categorie superiori. Il numero di coloro che potranno ambire a fare il grande salto tra i professionisti sarà invece ancor minore, anche se lo scorso anno ben due dei nostri ragazzi sono approdati in Serie A.” senzaetà 17 Giovani&Sport calcio Giocare, imparare, crescere La Giovane Ancona forgia i campioni del futuro: ma – spiega il presidente Schiavoni – l’importante è educare D opo aver “visitato” l’esperienza giovanile dell’Ascoli Calcio, scopriamo la realtà sempre marchigiana della “Giovane Ancona” attraverso il presidente onorario Sergio Schiavoni e l’attuale presidente Diego Franzoni. Presidente Schiavoni, come mai questo “gemellaggio” con l’Ascoli Calcio, nel nome dei giovani? “E’ proprio per formare i ragazzini alla sana disciplina sportiva e per costituire una risorsa preziosa alle squadre più importanti e al calcio italiano che da Ancona stiamo organizzando importanti collaborazioni con prime squadre strutturate, come l’Ascoli e come l’Inter stessa con cui da tempo abbiamo istaurato proficui contatti”. Il centro sportivo dell’Aspio è dunque una speranza per molti futuri campioni... “La struttura dell’Aspio è per ora sufficiente: abbiamo 260 ragazzi iscritti fra Allievi, Giovanissimi, Esordienti e Pulcini. Vengono fatti corsi estivi ad Arcevia e organizziamo diversi 18 senzaetà eventi nel corso dell’anno: il nostro è un investimento serio per il futuro dei ragazzi. Non importa se poi il talento non sempre crea il campione. A noi interessa che il calcio diventi scuola di vita... e che giocando si impari sempre qualcosa GEMELLAGGIO CON L’ASCOLI E L’INTER SEMPRE PIU’ UNA SCUOLA DI VITA di utile”. Diego Franzoni ci ricorda come è partita la Giovane Ancona. “L’associazione sportiva Giovane Ancona Calcio nasce per due obiettivi: preparare all’attività calcistica i ragazzini di Ancona e delle Marche e riuscire a farne esordire qualcuno nella pri- ma squadra come professionista. Lo staff tecnico della Giovane Ancona Calcio ha un valore assoluto molto alto, basti pensare solamente a Lorenzo Giagnolini e Claudio Campana, in tutto abbiamo sedici tecnici coordinati da Lorenzo Giagnolini, due preparatori atletico motori, due preparatori per i portieri. Oggi la prima squadra della città non è più nei campionati professionisti e molti dei nostri ragazzi sono richiesti e sono già andati in società che militano in serie B, C1 e C2 (Ascoli, Gubbio, Fano ) oltre che all’US Ancona 1905, alla Recanatese e alla Biagio Nazzaro. Importante obiettivo è l’educazione sportiva dei ragazzi, far capire il significato di lealtà, di avversario, di squadra, di impegno. Siamo soddisfatti se i nostri ragazzi migliorano sia nella tecnica che nel comportamento e se imparano a orientarsi meglio nella società. Seguiamo due aspetti fondamentali, il primo è la salute degli atleti, seguiti da strutture e professionisti molto affidabili, il secondo è la corretta alimentazione per la quale oltre a consegnare un decalogo alimentare teniamo degli incontri aperti a genitori e staff con esperti dietologi e abbiamo costituito un Gruppo di Acquisto Solidale - GAS per permettere alle famiglie dei nostri tesserati di ordinare l’olio di oliva di qualità prodotto dall’oleificio Guzzini di Osimo e la pasta prodotta con grano coltivato biologicamente nel territorio delle Marche e dintorni dalla Cooperativa “La Terra e il Cielo”. Per ragazzini e famiglie è anche un impegno: dove finisce il gioco e inizia la speranza di diventare un campione? Un ragazzo su 30.000 può arrivare a giocare in serie B o serie A. Per arrivare occorre tanto impegno, una notevole intelligenza e dei preparatori bravi. Più facile diventare dei ragazzi pronti alle sfide della vita lavorativa, di studio, se si acquisiscono i valori dello sport. Noi teniamo molto anche ai risultati scolastici e abbiamo una psicologa che segue la loro crescita. Giovani&Scuola Verso il futuro con il Liceo “Francesco Stabili” C ’è un Liceo Classico ad Ascoli Piceno il “Francesco Stabili” che porta una “Voce” interessante e completa nell’ambito dell’istruzione classica. Con forte propensione all’orientamento culturale moderno per un concetto sempre “verde” di maturità. Di questo si è parlato proprio a Maggio nell’incontro fortemente voluto dalla preside Marisa Salvatori che si è tenuto ad Ascoli fra i maturandi del liceo e lo psicoterapeuta Crepet. Oggi il ragazzo va considerato maturo non solo da un punto di vista di contenuti, ma anche introspettivo, la scuola deve verificare se c’è una crescita a livello personale, istruire e preoccuparsi di sviluppare una crescita intellettuale e culturale al di là del voto. Proprio nel liceo classico “F.Stabili” per entusiasmare sempre di più i ragazzi ed aprire le menti, vengono intraprese molteplici iniziative. Una delle tante è il giornale della scuola, intitolato la “Voce”. Sono i ragazzi a parlare di ciò che accade all’interno e fuori la scuola, raccontando tutto attraverso i loro occhi d’adolescenti con la voglia di crescere. Proprio per questo giornale l’istituto ha ricevuto un premio a livello nazionale classificandosi al quinto posto come uno dei migliori licei classici d’Italia. La preside Marisa Salvatori oltre al liceo classico ci presenta gli altri tre indirizzi di studio: liceo delle scienze sociali, il linguistico (con sede distaccata) ed infine il settore per operatore economico sociale. Il liceo linguistico viene considerato il fiore all’occhiello di Ascoli Piceno. Per quanto riguarda l’istruzione alle lingue straniere la Salvatori attua il progetto di preparare gli alunni ad una “full immersion” totale delle lingua inglese, francese e tedesca, garantendo corsi di 40/50 ore pomeridiane e stage all’estero dal secondo anno di studi. IL “CECCO D’ASCOLI” FA SENTIRE LA SUA “VOCE” Marisa Salvatori considera il liceo come la scuola top in quanto fornisce una cultura nettamente superiore alle altre scuole, visto che si approfondiscono materie umanistiche e quella letteratura Greca e Latina che sono le basi della nostra civiltà, non trascurando materie scientifiche come la matematica e la chimica. La preside alle spalle ha già ventotto anni di servizio, e ci tiene a sottolineare che non si tratta solo di carriera, ma di dedizione e passione per la formazione di nuove generazioni, le quali rappresentano il futuro della collettività. Edy Paccapeli senzaetà 19 Dossier cooperazione Tener duro e valorizzare le risorse sane L’intervento del presidente Agci Altieri alla Giornata internazionale della cooperazione dal nostro inviato Julian Burnett L a forte funzione sociale dell’impresa cooperativa si esalta in tempi di crisi. Questo il tema affrontato e rilanciato dall’Alleanza delle Cooperative Italiane (ACI) durante la celebrazione dell’anno internazionale delle cooperative, avvenuta a Roma il 5 luglio alla presenza del Capo dello Stato Giorgio Napolitano. Interessanti i dati illustrati dal Censis in apertura: l’impresa cooperativa partecipa alla formazione del PIL per l’8% mantenendo intatte le sue performance anche in tempi di crisi. Dunque la cooperazione tiene. In tempi di crisi, può essere ancora una risorsa utile per il lavoro, lo sviluppo e il guadagno dei giovani. Non solo. Il presidente dell’AGCI, Associazione Generale Cooperative Italiane, Rosario Altieri, ricordando il ruolo e la spinta portati dal primo presidente Meuccio Ruini inserendo i valori cooperativi nella nostra Carta Costituzionale, ha sottolineato il fatto che: “Il ruolo della persona nell’impresa cooperativa consente ad essa di confrontarsi quotidianamente con i necessari adeguamenti, anche tecnologici, oltre che con le altrettanto necessarie innovazioni dei sistemi produttivi e di marketing”. Un valore che individua e premia la persona insieme al lavoro, quindi, merita senza dubbio – ha detto Altieri – maggiore attenzione dal Governo e dalla po- litica in genere. “Non vogliamo trattamenti di favore sui mercati ma vogliamo che siano riconosciute le peculiarità e premiate per il loro giusto valore”. La cooperazione buona e sana deve essere valorizzata. “Questa giornata di festa – ha concluso il presidente Agci Altieri - vuole riaffermare i valori ed i principi cooperativi ma anche denunciare abusi e chiamare tutti, istituzioni e parti sociali, a vigilare sulla correttezza dei comportamenti di ciascuno e colpire la contraffazione delle pratiche genuinamente cooperative. Di qui si rafforza l’impegno, sintetizzato nello slogan “le cooperative costruiscono un mondo migliore”. Soprattutto oggi, cooperazione L’Alleanza delle Cooperative Italiane tiene, funziona e... rilancia. Nonostante la congiuntura non risparmi alcun settore, l’ACI ha preso un impegno: unire le forze e tenere duro. Il Presidente Altieri dell’Agci ha parlato come copresidente dell’Aci a nome di tutti, davanti a Giorgio Napolitano, in una sala gremitissima di cooperatori: ha ribadito l’intenzione di guardare avanti e rilanciare. Sulla stampa nazionale, forse non è stata colta appieno l’improtanza di tale ferma volontà di recupero: lo facciamo noi, qui, sottolineandone l’aspetto sociale. Se le risorse mancano, non vengono infatti meno gli uomini che vogliono lavorare riscoprendo, proprio e soprattutto oggi, due patrimoni ricchissimi del talento italiano: la manualità e la volontà. 20 senzaetà Il Presidente Altieri con il Presidente Giorgio Napolitano durante la manifestazione Legacoop: “Ma esiste una volontà politica sul welfare?” I n tempi di crisi, la cooperazione sociale resta un punto fermo. Nonostante tutto, in barba ai tagli capitolini e alle sforbiciate degli enti locali. “Il settore viene da un lungo periodo di costante sviluppo – fa sapere Paola Menetti, presidente di Legacoop sociali – e anche dopo il 2008, che segna l’inizio della crisi, ha dato prova di tenuta”. Eppure, l’impatto sulle politiche sociali delle riduzioni con le ultime tre Finanziarie, si è fatto sentire. “Questi tagli – continua Menetti – hanno pressoché azzerato i fondi per le politiche sociali e per la non autosufficienza ridimensionando i trasferimenti agli enti locali. Questo ha prodotto una situazione di sofferenza per il mantenimento dei servizi e dei livelli occupazionali”. Ma la cooperazione sociale resiste. I numeri sono importanti: sono circa 9mila le cooperative che fanno capo alle tre principali organizzazioni di rappresentanza cioè Federsolidarietà-Confcooperative, Legacoop sociali e Agci-solidarietà. Di queste, circa il 35% sono nel Sud; il 33% sono cooperative d’inserimento lavorativo per persone svantaggiate, il 60% producono servizi, il resto sono consorzi di cooperative sociali. Gli addetti sono 350mila di cui il 75% donne mentre i lavoratori svantaggiati occupati stabilmente sono 30mila. Va evidenziato che l’87% dei lavoratori ha un contratto di lavoro a tempo indeterminato. Il valore di produzione delle cooperazione sociale è pari a 10 miliardi di euro. Circa il 60% dell’attività viene svolta a committenza pubblica, il resto è a privato. “Siamo una realtà significativa – sottolinea Menetti – e in questa fase sono tanti i progetti che ci impegnano. La cooperazione sociale si sta sforzando per sviluppare attività imprenditoriali puntando su progetti che la vedono protagonista sia sul piano gestionale sia su quello delle risorse”. In particolare, ci sono i progetti sulla non autosufficienza, sull’infanzia, quelli per la marginalità sociale. Per quanto riguarda le cooperative d’inserimento lavorativo, si lavora sui progetti di sviluppo di filiere produttive come l’agricoltura sociale, il turismo, l’energia rinnovabile e vie dicendo. Nulla da obiettare, secondo Legacoop sociali, sul fronte legislativo. “L’esigenza prioritaria – sottolinea Menetti – è non quella d’interventi specifici a livello normativo, ma capire se esiste una rinnovata volontà politica per dar futuro e risorse al Welfare di questo Paese”. Federica Buroni senzaetà 21 Cooperazione formula R La cooperazione sociale, anche in tempi di recessione, svolge un ruolo importante sia nei confronti della pubblica amministrazione che del privato cittadino ponendosi come uno dei pochi interlocutori in grado di formulare proposte di welfare alternativo e offrire opportunità di lavoro a giovani e donne. 22 senzaetà ivolgiamo alcune domande ad Amedeo Duranti Responsabile della Cooperazione Sociale per Legacoop Marche. Quale scenario prefigura la cooperazione sociale per l’immediato futuro? Riteniamo che sia importante prevedere spazi per la sperimentazione e per favorire l’innovazione. Favorire l’adozione di interventi sperimentali, è una misura che consente di dare al sistema una indispensabile dinamicità. Nelle Marche, una delle Regioni capofila nell’adozione della legge 328/2000, si lavora a costruire un welfare partecipativo e improntato alla logica della sussidiarietà. Ma la cooperazione sociale, sotto il coordinamento delle 3 centrali principali (Legacoopsociali, Federsolidarietà, AGCI), individua alcune priorità alle quali ritiene la legge non possa declinare. Quali? Prevedere uno spazio di consultazione permanente che permetta di concertare le politiche sociali in particolare su programmazione e valutazione. E’ indispensabile istituire uno strumento di consultazione che coinvolga il sistema di attori della solidarietà sociale, tra cui anche la cooperazione sociale. Attivare poi un sistema di concertazione periodica, finalizzato a consentire lo sviluppo locale di attività socioeconomiche in grado di produrre incremento di capitale sociale, valorizzazione Amedeo Duranti Responsabile della Cooperazione Sociale per Legacoop Marche. delle risorse locali, inclusione dei soggetti deboli. Una forma di Conferenza nella quale possa avvenire tale consultazione e confronto tra i diversi attori della politica sociale regionale. Fondamentale è che nella legge regionale si preveda l’impegno a definire, sulla base del fabbisogno rilevato, le caratteristiche quantitative e qualitative dei servizi e degli interventi, che costituiscono i livelli essenziali delle prestazioni sociali da garantire, con lo scopo di colmare un vuoto che permane a livello nazionale. La Regione Marche è stata tra le prime a legiferare in materia di regolamentazione ed accesso alla gestione dei servizi da parte del privato sociale; oggi, che succede? E’ indispensabile che la legge regionale vada a definire le modalità con le quali la pubblica amministrazione provvede sociale, anticrisi all’eventuale acquisto dal privato, di interventi e servizi sociali. Devono essere previsti in particolare i seguenti requisiti: principi di individuazione dei fornitori in funzione della qualità e specifica esclusione del massimo ribasso come modalità di affidamento; previsione dell’utilizzo di sistemi innovativi di assegnazione, volti a favorire dinamiche di co-progettazione; inderogabile utilizzo del tariffario regionale per il calcolo della base d’asta sulla quale si svolge la gara d’appalto in attesa dell’introduzione del tariffario dei servizi; previsione di opportunità per la collaborazione tra differenti attori del sistema, ivi incluso il mondo del volontariato; sostegno a strumenti volti a massimizzare le opportunità di ritorno di capitale sociale nei territori che affidano tali interventi e servizi. Inoltre dev’esserci uno strumento di verifica e controllo. Il problema non è nella presenza di norme e indicazioni ma nella prassi seguita dalle amministrazioni locali. Occorre quindi un “luogo” nel quale possano essere segnalate tali storture e avviate procedure volte a garantire appropriatezza. Crediamo sia necessario prevedere le modalità con le quali il “sistema utente” può essere chiamato a concorrere ai costi per il mantenimento del sistema dei servizi. Riteniamo che su una materia così importante sia indispen- sabile individuare dei criteri di riferimento regionale, che permettano di riparare ad un panorama di estrema frammentazione e differenziazione su base locale. Quale potrebbe essere un valido sostegno da parte dell’interlocutore pubblico? Crediamo che l’economia sociale sia un bene comunitario e un valore che appartiene ai territori. Essa va sostenuta e supportata dalla comunità regionale; in particolare la legge sul sistema integrato di interventi e servizi dovrebbe prevedere un fondo regionale per gli investimenti. Da sempre la Cooperazione Sociale promuove e sostiene Proteggere e sostenere l’inserimento lavorativo è una delle più efficaci politiche sociali. l’integrazione sociale e lavorativa dei soggetti svantaggiati; cosa proponete al riguardo? Proteggere e sostenere l’inserimento lavorativo è una delle più efficaci politiche sociali. In questo senso, occorrono misure concrete perché questo accada e l’amministrazione pubblica, nella sua qualità di importante acquirente di servizi può giocare un ruolo fondamentale. Tra queste misure auspichiamo che una quota predefinita dei contratti per l’acquisto di beni e servizi o per l’esecuzione di opere e lavori pubblici, contengano clausole sociali relative all’inse- rimento lavorativo di persone svantaggiate. Per gli operatori che lavorano nella cooperazione sociale: quali esigenze e quali prospettive? Occorre un impegno a regolamentare il sistema delle professionalità sociali e a questo proposito la legge regionale dovrà prevedere i criteri rispetto ai quali tale regolamentazione dovrà essere organizzata. Essa dovrà inoltre dettare le indicazioni sul percorso da realizzare per garantire adeguata professionalità e qualità all’intero sistema del lavoro sociale. Nicolò Scocchera senzaetà 23 ATLANTE reggere la crisi L ’incontro con la cooperativa sociale Atlante di Ancona è stato quanto mai proficuo sia per approfondire l’esperienza di una “tipologia B” sia perchè lo staff interno lavora in grande affiatamento da oltre quindici anni. E insieme, si sa, la crisi si affronta meglio. Di qui, la scelta di rispondere come un’unica voce alle nostre domande... In base alla propria esperienza e al contesto locale, quale periodo sta attraversando la cooperazione sociale ed in particolare che cosa significa oggi lavorare in una cooperativa sociale di servizi, stante la crisi che c’è? “Lavorare in una cooperativa sociale significa assumersi la responsabilità dell’”’interesse generale della comunità alla promozione umana e all’integrazione sociale dei cittadini”. Le cooperative sociali di tipo B come ATLANTE, perseguono questo scopo attraverso l’inserimento socio-lavorativo di persone svantaggiate. In questo periodo segnato dalla crisi, da tagli su tagli ai servizi pubblici ed ai bilanci degli enti locali, dalla disoccupazione, dall’aumento dell’incertezza e delle fragilità del territorio, l’azione delle cooperative sociali diventa ancora più importante, perché si rivolge proprio alle persone più esposte. Lo strumento delle cooperative di tipo B, in particolare, va oltre la legge 68/99 (“Norme per il diritto al lavoro dei disabili”) e sostiene il lavoro sia degli appartenenti alle categorie protette sia delle altre categorie svantaggiate indicate dalla legge. Purtroppo le amministrazioni pubbliche mostrano una certa disattenzione verso questo strumento”. Storia ed esperienza di una cooperativa come ATLANTE: alcuni dati di settore per interventi , assistenza e tipologia di lavoro. “ATLANTE è una Società Cooperativa Sociale che in quindici anni è cresciuta per fatturato, addetti, gamma di servizi 24 senzaetà ed organizzazione. Oggi ATLANTE è certificata SA8000:2008 e fornisce servizi certificati ISO 9001:2008 sia operativi (pulizie industriali e non, custodia non armata, gestione parcheggi, raccolta differenziata...) sia impiegatizi e specialistici (gestioni biglietterie, data entry, …)”. Sviluppo progetti e prospettive nel settore e sul territorio della cooperativa ATLANTE? “In un momento di forti tagli per il sistema pubblico, sinora principale appaltante di servizi a favore delle cooperative sociali di tipo B, ATLANTE si è attrezzata e guarda con sempre maggiore attenzione alla qualità, al privato, al project financing ai servizi essenziali per la collettività. Sarà importante la nostra capacità di fare rete con altre imprese, cooperative e non. Rimangono però cruciali i controlli: non sono infatti rari fenomeni di cooperazione spuria, mostri che ricevono contributi pubblici, concorrono sul mercato in modo sleale e ben poco hanno a che fare con la cooperazione sociale. Le Autorità preposte, tuttavia, raramente effettuano le ispezioni previste”. ATLANTE Società Cooperativa Sociale Piazza Salvo d’Acquisto 21, 60131 Ancona Telefono: 071.2901002 Fax: 071.2914251 [email protected] www.atlantecooperativa.com Contro le tante fragilità sul territorio, la lotta si fa sempre più dura. Molti progetti, pochi aiuti Mangia&Bevi Viaggio tra “naturalità” degli alimenti e vino simbolo di passioni e società I l tutto è diverso dalla somma delle singole parti. La celebre massima della psicologia Gestalt sembra applicabile agli ambiti più disparati…non ultimi cibo e sentimenti. Chi sceglie un’alimentazione naturale, ad esempio, lo fa seguendo un principio: il cibo deve essere un’opera della natura, in armonia con l’organismo, senza manipolazioni dannose, da assumere in dosi adeguate, nella giusta varianza, nel rispetto dell’ambiente e dell’uomo. Una filosofia che vede nell’agricoltura e nella “naturalità” la base ed il futuro dell’umanità, che diventa stile di vita e che guarda a scelte come il biologico e il chilometro zero. Argomento, certo, complesso e controverso e tema tutto da indagare. Se a questo aggiungiamo che la Gestalt sembra aver ragione persino quando parliamo di menù per la coppia, viene voglia di raccontarvi come un buon calice di vino, unito magari alla giusta pietanza e all’intesa alchemica, possono fare bene all’amore…ce lo dice anche la scienza. Maria Chiara La Rovere DIMMI COSA MANGI & bevi come ami senzaetà 25 Mangia&Bevi naturalità BIO certificato Trasparenza e sicurezza per rispondere al consumatore. Il biologico in Italia nelle parole del presidente dell’organismo di controllo e certificazione Suolo e Salute, Augusto Mentuccia, esperto di lungo corso. Q Augusto Mentuccia Presidente Suolo e Salute 26 senzaetà uasi 11.500 aziende biologiche tra produttori e trasformatori (il 23,8% del totale), oltre 300.000 ettari (il 27,5%): questi i numeri di Suolo e Salute, che, grazie ai numerosi accreditamenti internazionali, può inoltre certificare produzioni biologiche da esportare direttamente nei più importanti mercati del mondo. Veri pionieri del biologico, sono attivi anche in schemi di certificazione agroalimentare e ambientale come la denominazione di origine DOP IGP e STG, standard GlobalGAP, rintracciabilità di filiera, agricoltura integrata, biocosmesi, filiera del legno PEFC. Con il presidente Mentuccia abbiamo fotografato l’attualità del settore. Qual è la situazione del biologico in Italia? Quale il futuro? Secondo gli ultimi dati gli operatori del settore sono circa 48.500, di cui 38.000 produttori primari, 6.200 preparatori (comprese aziende di vendita al dettaglio), quasi 4000 che fanno sia produzione che trasformazione. Rispetto ai dati 2010, un aumento dell’1,3% del numero di aziende bio. La superficie interessata, in conversione o interamente convertita ad agricoltura biologica, è di 1.100.889 ettari. Le aziende di produzio- ne primaria sono per lo più al centro-sud mentre la trasformazione dei prodotti avviene più al centro-nord. Pur in un momento di grave congiuntura economica, il mercato del bio gode di buona salute. I consumi sono in continuo aumento, in Italia e all’estero e per il futuro si aspettano performance ancora più interessanti. Ma per consolidare e accrescere ancor di più i consumi bisogna intervenire Organismo di controllo e certificazione per agroalimentare e ambiente. Nasce dall’Associazione Suolo e Salute, fondata nel 1969, che in Italia ha realizzato la prima esperienza di promozione del metodo organico-minerale, dal quale l’agricoltura biologica trae fondamento. Nel 2000 dall’Associazione è nata Suolo e Salute srl, l’attuale organismo di controllo. Opera in Italia con 2 sedi principali e 13 regionali e interregionali. All’estero, con proprie sedi e personale locale in Repubblica Dominicana, Romania, Serbia, Egitto e Tunisia; è attivo in molti altri Paesi dell’est europeo, dell’Africa, dell’Asia, del sud America. in maniera sostanziale su diversi fronti: aumentare la corretta comunicazione ai consumatori ed intervenire su logistica e distribuzione dei prodotti biologici, garantire la giusta remunerazione al produttore ed accrescere la fiducia nel sistema di controllo e certificazione. È importante dare risposte alla crescente domanda di trasparenza, chiarezza e sicurezza che il consumatore pone quando decide di acquistare un prodotto bio. Per quanto ci riguarda, siamo pronti e disponibili a fare la nostra parte. Perché sono così importanti le “patenti di qualità” fornite dalle certificazioni? La certificazione di un prodotto, o più in generale di una filiera agroalimentare, supplisce alla perdita, amplificata dalla globalizzazione, del rapporto di conoscenza tra chi produce cibo e i consumatori, e risponde all’indispensabilità di alimenti sempre più sani e ottenuti nel rispetto dell’ambiente e del lavoro dell’uomo. Ecco la necessità ed il crescente successo delle certificazioni nel settore alimentare. Statistiche alla mano, per i prodotti agroalimentari di qualità (biologici, a denominazione di origine, etc.) il consumatore è disposto a spendere di più. Non è poco per il comparto. Questo “trasferimento di fiducia” trova risposta coerente e tecnicamente corretta nell’applicazione del meccanismo di certificazione con il quale Enti terzi, accreditati a livello nazionale ed internazionale, si fanno garanti nei confronti dei consumatori del rispetto delle specifiche di un determinato prodotto, quelle racchiuse in normative emanate dalla UE, da norme nazionali e da disciplinari privati di produzione. Qualità e “naturalità”: in quali ambiti? L’agricoltura in generale deve essere l’espressione della cosiddetta “multifunzionalità”: deve tendere a coniugare gli obiettivi produttivi, e quindi economici, con quelli sociali ed ambientali. Questo concetto deve valere anche per gli altri settori produttivi. Bisogna incentivare ogni forma di economia che mira alla valorizzazione del territorio e alla salvaguardia delle risorse naturali ed orientare i consumatori verso prodotti ecosostenibili. Qualsiasi prodotto è “buono” solo se è stato ottenuto nel rispetto della salute e della natura. Pensando all’agricoltura, mi piace ricordare un bellissimo adagio: “La terra che coltiviamo non l’abbiamo ereditata dai nostri nonni, ma l’abbiamo ricevuta in prestito dai nostri nipoti”. Maria Chiara La Rovere senzaetà 27 Mangia&Bevi naturalità VerdeCarmine, Il colore del gusto A ndando a visitare la cantina VerdeCarmine di Adriano Pasquetti (appassionato di viticoltura), nascosta nel verde della località di Ostra, nel Senigalliese, viene spontaneo accorgersi che esistono ancora angoli di paradiso dove è possibile riscoprire tipicità della terra marchigiana ed assaporare l’essenza di antiche tradizioni. Come se il tempo si fosse fermato. La cantina VerdeCarmine ha origine da una storia nata dall’amore e dalla passione per la terra. Due ettari di terreno pronti a ricevere quell’uva che nelle nostre tavole sarà: Verdicchio dal colore dorato, un Montepulciano, una rossa e passionale Lacrima di Morro d’alba, per poi continuare con Merlot e Cabernet. Vino è sinonimo di allegria e convivialità; VerdeCarmine vuol essere sinonimo di qualità. Non a caso stiamo parlando di un prodotto di “nicchia” volto prevalentemente alla consumazione locale, ovvero un prodotto a km 0, ma in piccole dosi conosciuto anche nel nord Italia. L’imbottigliatura, l’etichettatura e la conservazione del vino in botti d’acciaio, avviene nella cantina sotterranea. Questo non basta, il vino viene seguito da un enologo e un agronomo che fanno della loro professionalità una missione per riportare nelle nostre tavole quello che può essere definito il prodotto Made in Italy per eccellenza: il vino. In un momento economico difficile, la cantina VerdeCarmine, riesce a reggere bene ai duri colpi della famigerata “crisi”anche perché è a conduzione familiare. E’ proprio questo un punto di forza della piccola azienda agricola, dove dietro la fatica di custodire un vigneto si celano i ricordi, gli amori di un tempo e ancora quella voglia di assaporare quel prodotto genuino che la terra offre. Insomma che sia l’amore ad alimentare la tradizione e il segreto di un buon vino? Edy Paccapeli 28 senzaetà Le Marche riescono a racchiudere come uno scrigno luoghi suggestivi e a pochi conosciuti. senzaetà 29 Mangia&Bevi naturalità Bio: non più lusso ma abitudine di consumo, sinonimo di sano e naturale IL BIOLOGICO ma non basta! T ra i tanti prodotti firmati Made in Italy, a noi italiani, all’estero, invidiano anche la buona tavola, saper mangiare scegliendo cibi sani. Cucinare bene fa parte del nostro patrimonio genetico, di quella cultura contadina che si riscontra dall’estrema punta delle Alpi fino all’ultimo lembo di terra che si getta nel Mediterraneo, basata su cibi sani e che ancora oggi, malgrado le tante “contaminazioni”, continua a tenere. Anzi, e per fortuna, passata la “moda” di preferire i prodotti fuori stagione, si sta recuperando proprio la stagionalità dei prodotti, portando sulla tavola ciò che il calendario ortofrutti- 30 senzaetà colo offre. Soprattutto l’attenzione a prediligere i prodotti biologici non è più un “lusso” per pochi ma un’abitudine di consumo, che si va radicando anche grazie a una maggiore Sud Italia, fiore all’occhiello per la coltivazione biologica disponibilità, che ha reso i prodotti biologici accessibili a un più largo consumo. Inoltre campagne di comunicazione a sostegno del biologico hanno fatto conoscere e preferire questa fetta di prodotti più sani a un pubblico sempre più attento ed esigente. L’idea del coltivare biologico è sinonimo di sano, naturale, escludendo per la coltivazione e l’allevamento l’utilizzo di sostanze ottenute con la sintesi chimica. Coltivare, anzi produrre biologico, significa anche sviluppare modelli di produzione che evitino l’eccessivo sfruttamento delle risorse naturali, con riguardo all’acqua e all’aria, e di portare avanti forme produttive di lungo periodo. Il biologico per affermarsi come modello di sviluppo – secondo Alessandro Triantafyllidis presidente dell’AIAB Associazione Italiana Agricoltori Biologici – deve soddisfare tre priorità quali la filiera alimentare, il sistema di certificazione e l’accesso alla terra. Per il Presidente AIAB cambiare i rapporti della filiera alimentare significa dare maggior peso ai produttori di cibo, sviluppare sistemi alternativi di distribuzione e modificare le relazioni tra produttori e consumatori. Inoltre per Triantafyllidis il sistema di certificazione, pur rimanendo uno strumento fondamentale per la coltivazione biologica, a tutt’oggi presenta dei forti limiti che devono essere superati. Indubbiamente il biologico in Italia deve fare ancora passi importanti, però, come afferma il Presidente Triantafyllidis nel comunicato del 13 luglio scorso, commentando i dati Istat sul 6° Censimento Agricolo, “L’agri- coltura Biologica dimostra la sua buona salute, soprattutto al Sud dove continua a giocare un ruolo chiave sia in termini di superfici dedicate che in termini di produzione, a dimostrazione di una crescente attenzione degli agricoltori per la tutela dell’ambiente e per la produzione di cibi di qualità”. Infatti i dati Istat parlano chiaro, sono più di 44.000 le aziende agricole, pari al 2,7% del totale nazionale e gli ettari destinati alla coltivazione biologica sono 782,000. Il Sud in questo caso, in controtendenza con il resto della produttività italiana in cui risulta sempre fanalino di coda, per la coltivazione biologica è il fiore all’occhiello del Paese. Le aziende bio presenti al Sud sono il 71% sul totale. Nelle Isole, addirittura, si registra la maggiore quota di superficie biologica utilizzata per azienda che è pari al 29,4%. Di conseguenza, secondo la fotografia scattata dell’Istat, il biologico in Italia guadagna spazi di mercato collocandosi al di sopra del 6% della Superficie Agricola Utilizzabile (SAU). Per avere un quadro ancora più esaustivo della situazione, sempre attraverso la fonte AIAB con il comunicato del 20 luglio scorso, esaminiamo anche i dati forniti dal SINAB (Sistema di Informazione Nazionale sull’Agricoltura Biologica, realizzato dal Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali). Per il presidente Triantafyllidis le “Superfici e numero di operatori bio mostrano uno stato di salute del bio positivo ma non soddisfacente, il numero degli operatori registra un lieve aumento dallo scorso anno con + 1,3%, mentre le superfici sono dimunite di -1,5%”. Da questi dati emerge anche che le aziende zootecniche in Italia sono in calo del -6,4%, confermando così la preoccupazione dell’AIAB per il settore, in quanto lo considera “frutto di una politica miope di molte regioni sul sostegno all’allevamento biologico”. L’ultimo aggiornamento ci arriva dal Sana, il Salone di Bologna, da cui emerge che tre famiglie su quattro consumano biologico, posizionando così l’Italia al quarto posto tra i Paesi Europei. Nicoletta Di Benedetto TIENE I dati: più spazi di mercato e lieve aumento degli operatori, meno superfici, meno aziende zootecniche senzaetà 31 Mangia&Bevi naturalità Un... Biroccio che corre verso il futuro! La cooperativa di Filottrano cresce e pensa al consumatore con prodotti sani Q uando pensiamo al pane in mente abbiamo l’immagine dell’alimento più comune ed antico al mondo. Di solito però crediamo che tutti i tipi di pane siano uguali. Niente di più sbagliato! Ci spiega il perché Gianfranco Scattolini, presidente della Cooperativa Agricola “IL BIROCCIO” di Filottrano (AN), fondata nell’ormai lontano 1970. Scopo principale della Cooperativa è fare un prodotto genuino, con il grano tenero dei “Soci”, come appena impastato e sfornato dalle contadine di una volta. Per riscoprire e valorizzare quel sapore antico e tradizionale, Il Biroccio, in collaborazione con la Regione Marche, compie anche un servizio di assistenza tecnica presso i Soci agricoltori indirizzandoli nella scelta sulle coltivazioni e nelle migliori pratiche agronomiche. Il terreno coltivato dai Soci è di circa 5000 ettari dislocati principalmente sul Comune di Filottrano ma anche di Osimo, Cingoli, Santa Maria Nuova. Dal 2010 “il Biroccio” è capofila della filiera “Futuro Cereali” delle Marche”. Unendo le forze con altre cooperative regionali e commercianti stoccatori marchigiani, coinvolgendo 700 agricoltori che conferiscono circa 500.000 q.li di grano duro ed un contratto di coltivazione con il pastificio “Barilla”. Qui non parliamo solo di pane, ma di altissima qualità a 360 gradi in quanto tutto il prodotto è certificato a marchio “QM”. Il critico più esigente è proprio il Socio (oggi conta 600 famiglie) che del suo lavoro ne ha fatto un principio di vita, ovvero riportare nelle nostre tavole la fragranza, la freschezza, la tradizione di assaporare ciò che la nostra terra può offrirci. Il Biroccio è anche la Cooperativa di riferimento della Regione Marche, quale concessionario del marchio “QM” (Qualità garantita della Regione Marche) per i cereali. Inoltre i prodotti agroalimentari sono ben collocati sul mercato, con un ottimo rapporto qualità prezzo. Proprio questo è il punto. Nutrirsi con un alimento genuino e un prezzo vantaggioso a “ Km 0”. Il Biroccio vanta una vasta gamma di prodotti da forno dolci e salati. Non è finita qui. Per i momenti più significativi della vita, il Biroccio offre un servizio catering di eccellenza, avendo un laboratorio di alta pasticceria, dove produce anche torte nunziali. La tradizione che valorizza il territorio fa dunque onore alla Cooperativa filottranese che con caparbietà porta avanti valori autentici andando di pari passo con la voglia di crescere ed ampliarsi come azienda sul territorio. Ma Scattolini ha ancora tante idee e qualche…. sorpresa per il futuro aziendale. Ne riparleremo. e.p Gianfranco Scattolini, Presidente della Cooperativa Agricola “Il Biroccio” Km 0: Tutti i prodotti de IL BIROCCIO prodotti alimentari pane pasticceria fresca prodotti da forno semifreddi pasticceria fredda torte pasticceria salata cereali caffè d’orzo mondo Società Cooperativa Agricola dal 1970 Via Tornazzano, 122 tel.071.7222790 60024 Filottrano(An) www.ilbiroccio.com [email protected] senzaetà 33 Mangia&Bevi naturalità E se parlassimo di Biodiversità? A nche il comportamento dei consumatori può avere un ruolo nella protezione della natura: il consumatore che acquista prodotti che derivano dall’agricoltura biologica, contribuisce alla tutela dell’ambiente per il minor input di prodotti chimici e a contrastare la perdita di biodiversità nelle campagne a beneficio dell’ambiente e del paesaggio naturale ed agrario. L’amministratore dell’Assam, l’Agenzia della Regione Marche per l’agricolura, Gianluca Carrabs, lancia un messaggio importante: “Si stima che in Europa, solo nell’ultimo quarto di secolo, in seguito all’espandersi delle pratiche agricole di tipo intensivo, vi sia stato un forte impoverimento in termini di varietà e di quantità di specie presenti nelle campagne. L’agricoltura biologica invece contribuisce a preservare la biodiversità: i metodi di coltivazione naturali influiscono positivamente sulla biodiversità in tutte le tappe della catena alimentare”. La Regione Marche, che anche quest’anno parteciperà alla fiera di Bologna “SANA”, nell’ambito delle politiche di sviluppo, promozione e protezione degli agro-ecosistemi e delle produzioni di qualità, ha approvato la Legge regionale 3 giugno 2003 n. 12 “Tutela delle risorse gene- 34 senzaetà Il ruolo dell’Agenzia nella difesa delle risorse genetiche autoctone Gianluca Carrabs Amministratore Assam tiche animali e vegetali del territorio marchigiano”. Oggetto di tutela sono: le risorse genetiche animali e vegetali quali specie, varietà, razze, popolazioni, ecotipi, cloni e cultivar, compresi i selvatici delle specie coltivate, autoctone, cioè originarie delle Marche o introdotte ed integrate negli agro-ecosistemi marchigiani da almeno cinquant’anni; minacciate di erosione genetica o a rischio di estinzione a causa del loro abbandono o dell’inquinamento genetico operati con l’introduzione di nuove cultivar o razze animali più produttive e resistenti; per le quali esista un interesse economico, scientifico, ambientale, paesaggistico o culturale. L’ASSAM cura l’attuazione dei programmi pluriennali e annuali in materia di tutela della Biodiversità per il settore agricolo e gestisce i due strumenti operativi della Legge cioè il Repertorio Regionale e la Rete di Conservazione e Sicurezza. Per la conservazione ex situ ed in situ (on farm) sono attivate: LA BANCA DEL GERMOPLASMA Con una convenzione datata marzo 2006 tra il CRA Unità di ricerca per l’orticoltura di Monsampolo e l’ASSAM, l’Istituto di Monsampolo viene individuato come sede di conservazione ex situ e di moltiplicazione del materiale genetico di interesse regionale. Con il trasferimento di tutti i materiali individuati in passato alla Banca Regionale del Germoplasma gestita a Monsampolo, ed i nuovi inserimenti derivanti da successivi censimenti in tutto il territorio regionale, risultano inserite nella stessa un numero di accessioni vegetali (erbacee e ortive) di oltre 400 unità. GLI AGRICOLTORI CUSTODI La Legge Regionale definisce la figura dell’agricoltore custode quale “soggetto pubblico o privato che a qualunque titolo provvede alla conservazione delle risorse genetiche a rischio di estinzione iscritte nel Repertorio regionale”. Gli “agricoltori custodi”si affiancano alla Banca del germoplasma nella realizzazione della “rete di conservazione e sicurezza”, e costituiscono un punto di eccellenza nel territorio per la conservazione, informazione e divulgazione del materiale genetico autoctono. Per informazioni si può consultare il sito www.assam.marche.it il portale della biodiversità Mangia&Bevi sesso Bacco&Venere Binomio scientificamente testato “ Ottobre 2005: entrando nel mio nuovo posto di lavoro, l’Ospedale S.Maria Annunziata di Firenze, rimasi colpito dalla bellezza delle viti. Essendomi da sempre occupato di ricerca in campo oncologico e andrologico, mi chiesi se il legame vino-eros fosse solamente mitologia, storia, cultura, credenza popolare, o avesse una base scientifica”. Forse ce lo siamo chiesti in tanti e la risposta ha oggi dati squisitamente oggettivi. Insomma, il vino fa buon sangue ma non solo. Parola di Nicola Mondaini, uro-andrologo di fama mondiale e dirigente medico dell’Ospedale S.Maria Annunziata di Firenze. La ricerca è appunto dell’Ospedale di Firenze noto, guarda caso, per la sua localizzazione come Ospedale del Chianti, realizzata su un campione di 789 donne, tra i 18 e i 50 anni, residenti in zona, che hanno completato il questionario FSFI (Female Sexual Function Index), strumento che valuta la funzionalità sessuale femminile con 19 domande su 6 aspetti (desiderio, interesse, lubrificazione, orgasmo, soddisfazione, dolore), in riferimento alle 4 settimane che precedono la compilazione. Risultato? “Le donne che consumano 1-2 bicchieri di vino rosso al giorno hanno una sessualità complessiva migliore rispetto al gruppo delle donne astemie ed anche di coloro che bevono occasionalmente” ci spiega Mondaini. Il lavoro dal titolo “Regular moderate intake of red wine is linked to a better women’s sexual 36 senzaetà health” è stato pubblicato sul prestigioso Journal of Sexual Medicine. Non solo, nel 2009 esce “Vino e Eros”, libro di successo curato da Mondaini, Riccardo Bartoletti e Francesco Montorsi. Altra dimostrazione che parlare di sensi accesi dal calice non è più appannaggio di artisti e poeti. “È insolito che la scienza medica affronti questo rapporto. Qui parlano specialisti di andrologia, urologia, ginecologia, psicologia, farmacologia. Partendo dalla mitologia, dove si attribuisce ad una lacrima di Dioniso (Bacco), dio dell’erotismo e dell’ebrezza, la nascita del vino, il testo è un viaggio tra arte, cultura, storia e soprattutto scienza, affrontando anche i rapporti tra cibo, vino e sessualità spiegando con i più recenti dati scientifici come una moderata quantità di vino rosso abbia effetti positivi sul cuore, l’apparato endocrino, il sistema nervoso, e la sessualità maschile e femminile”. Maria Chiara La Rovere Nicola Mondaini Urologo-andrologo dell’Ospedale S.Maria Annunziata di Firenze “Poco diffusa una conoscenza elementare della fisiologia della sessualità maschile e femminile, e altrettanto vaghe, spesso erronee, le convinzioni correnti sul rapporto fra consumo di vino e soddisfazione dei sensi”. COSì COME recitavano gli antichi. Oggi più che mai la maggior parte di noi vive celato dietro ruoli, maschere, finzioni, che offuscano la nostra vera natura. In vino veritas Come l’alcool può aiutare a svelarci Q uesta parte se ne sta silente in qualche angolo recondito di noi, coperta da cumuli di macerie e falsità che ci raccontiamo e di cui facciamo bella mostra agli altri, ma nel profondo qualcosa ci dice che c’è dell’altro oltre quella rappresentazione. In alcuni fortuiti casi, a volte più frequenti, altri più sporadici, si apre una breccia nella facciata che tanto alacremente curiamo ed emerge la nostra essenza. Esistono degli elementi, delle circostanze, delle situazioni, delle persone, o degli oggetti che possono facilitare tale processo. Uno di essi è sicuramente il vino, e gli alcoolici in generale, per una lunga serie di fattori. La sua azione chimica, fisica, a dosi moderate, è in grado di produrre anche effetti mentali ed emotivi, tra cui un rilascio dei freni inibitori, un minore controllo degli impulsi, una ridotta lucidità mentale, una leggera euforia, una maggiore loquacità e stimolazione sessuale, a loro volta accentuati dai contatti sociali in cui tutto ciò, spesso, viene condiviso. La grande diffusione del consumo di alcoolici la dice lunga circa non solo il piacere fisico che la loro assunzione produce, ma anche circa il bisogno di una crescente libertà espressiva che pare essere sempre più sedata da una vita quotidiana frettolosa, arrivista, all’insegna del dovere, delle performance, delle ansie e delle preoccupazioni. Non è un caso che il consumo di alcoolici si elevi proprio la sera e in special modo nei fine settimana, quando ci si concede un po’ di relax. Che poi ci sia una forma di accettazione di lunga data in tale tendenza è confermato dal carattere ascetico e spirituale che il vino comporta in alcune culture religiose, come in quella cattolica, dove il vino viene ad assumere il valore del sangue di Cristo. Sotto tale punto di vista, nulla come il vino può essere considerato un alimento olistico, che se assunto a dosi moderate, è in grado di nutrire il corpo, la mente, la spirito e offrire a tale complesso una autentica libertà espressiva, seppure di breve durata. Anna Fata Psicologa olistica e scrittrice www.armoniabenessere.it senzaetà 37 Mangia&Bevi sesso L’altra metà del vino... questione di senso Quando il vino è come un abito, quando è simbolo di emancipazione e si sposa rigorosamente con cibi scelti con passione. Istruzioni, consigli e suggerimenti dalla giornalista e scrittrice trentina esperta di enogastronomia e sensualità. “ Secondo Isabel Allende il miglior afrodisiaco è l’amore. Oppure l’attrazione fisica, aggiungerei. Se a questo si unisce l’atmosfera di complicità e condivisione che una cena può creare (il cucinare con il partner, ad esempio), il miscuglio alchemico è davvero intrigante”. Sa il fatto suo, la Negri, ma noi vogliamo sapere di più: il vino giusto per un momento hot? “Il segreto sta nel capire che tipo di amante abbiamo di fronte, in base a quello che io chiamo in modo spiritoso il quoziente “e(ro)tilico”. C’è, dunque, chi va sedotto con un Brunello di Montalcino e una bistecca al sangue e chi, invece, ama menù più elaborati e vini ricercati come un Krug o un Sassicaia; c’è chi è appassionato di cucina tradizionale ed etichette “classiche” (e così Cleo ha tre grandi passioni: i tacchi a spillo, la cucina e i vini. Lei e le sue quattro amiche approcciano la vita come se stessero bevendo un bicchiere di vino… Il connubio vino ed eros è solo uno degli ingredienti del romanzo “Sex and the Wine”, vincitore del Premio Cesare Pavese Il vino nella letteratura 2012 e del Selezione Bancarel’Vino 2011, opera dal titolo “rievocativo” della giornalista Francesca Negri (nella foto) e racconto di una nuova generazione di donne che fa del piacere enogastronomico un simbolo di emancipazione. 38 senzaetà sarà anche in amore) e chi va a caccia della creatività. Sta a noi capire quali sono i desideri di chi abbiamo di fronte, con un atteggiamento che assomiglia molto a quello delle geishe. Non per niente il mio blog si chiama GeishaGourmet”. E il cibo? “Indubbiamente ci sono cibi evocativi dell’eros, come ostriche e frutto della passione, e quelli che stimolano la carnalità, come i piatti da mangiare con le mani, soprattutto i crostacei. Peperoncino e cioccolata sono da sempre ritenuti capaci di accendere la sensualità così come frattaglie e tartufo, ma ogni anno escono ricerche di studiosi in merito: ultimamente si è parlato di pizza, tempo fa di polenta perché il mais è alimento privo di . femminile serotonina, sostanza inibitrice della sessualità. Quanto al vino, dico solo che per secoli è stato vietato alle donne perché additato di accentuare la loro carica erotica e togliere le inibizioni. Oggi una donna esperta di vino è ritenuta molto sexy da gran parte degli uomini ”. Come si “valuta” qualcuno dal vino che propone al suo compagno/a? “Intanto il primo appuntamento è un banco di prova, momento in cui si dovrebbe voler far colpo. Al di là delle capacità economiche, ognuno si dovrebbe impegnare a scegliere qualcosa di curato, romantico, particolare. Il primo invito in pizzeria lo vedo sintomo di un rapporto poco convinto, forse anche mordi e fuggi, così come il fatto di pagare alla romana: sarò all’antica, ma a chi invita e vuole sedurre, uomo o donna, tocca d’obbligo quella cavalleria che ancora è così affascinante. La valutazione di una persona dal vino che sceglie è più complicata: in primis la scelta dipende dalle pietanze. Chi va sempre su cantine arcinote è uno che probabilmente non ama molto il rischio, vuole andare sul sicuro ed è un abitudinario, forse anche un po’ pantofolaio. Chi sceglie vini sconosciuti ma che si rivelano grandissimi è sicuramente un appassionato ricercatore del piacere, che ama condividere con gli altri: sarà probabilmente generoso e solare, amico e amante gaudente. Le bollicine restano a indicare che nell’aria c’è qualcosa di speciale e non sottovalutiamo nemmeno le birre artigianali, un settore alla ribalta che sta conquistando tanti appassionati di vino: chi propone birra al primo appuntamento penso voglia stupire e spesso ci riesce. Vorrei sfatare un mito: i vini rosé e dolci non Wine Lovers “Le wine lovers sono cultrici della materia, curiose ed entusiaste, affascinate dall’esplorazione infinita del mondo di Bacco; vogliono esprimere a ruota libera sensazioni ed emozioni che il vino procura alle donne, senza sovrastrutture, lessici preconfezionati e suggestioni aprioristiche. Per le appassionate di vino, un bicchiere di rosso o di bianco non è solo un piacere ma anche un modo di esprimersi alla stregua di un vestito, un rossetto, un paio di scarpe”. sono da donne bensì per tutti; le donne amano soprattutto i rossi e gli Champagne”. Chi è Francesca Negri? “Una ragazza che, con grande ottimismo, lavora sodo ogni giorno per fare del suo meglio e realizzare i suoi sogni. Mio marito dice che la nostra casa è un porto di mare perché non perdo occasione per organizzare aperitivi o cene e sono sempre pronta, a qualsiasi ora del giorno e della notte, a offrire un piatto di pasta e un buon bicchiere di vino a chiunque bussi alla mia porta. Sono una giramondo, un’entusiasta, un’appassionata di moda e tacchi 15, di poesia, letteratura dell’Ottocento, di mare e campagna, cani e cavalli. Vivrei di foie gras, pasta al pomodoro e panzanella, mi piacciono i film polizieschi o quelli che parlano di struggenti storie d’amore, e, certo, se potessi esprimere un desiderio vorrei vedere Sex and the Wine sul grande schermo. Esagero?!” Maria Chiara La Rovere senzaetà 39 Mangia&Bevi sesso Carpe DIEM S econdo una leggenda musulmana “Allah bevve un caffè e creò il mondo, sorseggiò un tè nel giorno del riposo, gustò un buon vino nel dì del peccato originale”. I migliori vini della passione ricchi di bollicine finissime e persistenti che salgono a catena in una spirale infinita attraggono fortemente i sensi degli uomini e delle donne in ogni età e in ogni censo. L’ energia liberata al momento dell’ estrazione del tappo e il tinnio cristallino del brindisi enfatizzano il momento già ricco di forti sentimenti durante la platonica corresponsione di amorosi sensi. La spuma evanescente è foriera del momento transeunte e afferrare l’essenza dell’istante afrodisiaco esaltato dal perlage di grande classe che accompagna sfiziose tartine al cocktail di gamberi, caviale, ostriche o salmone significa cogliere l’attimo fuggente. Fra gli sguardi languidi e svenevoli carezze il palato è solleticato dalle frizzanti note e dai profumi avvolgenti di pinot noir o di chardonnay. Le bollicine sature di gas, formatosi naturalmente durante la lunga fermentazione, scoppiano gioiose sul palato sprigionando tutta l’energia vitale e la magica estasi dell’evento suggerirà a Cupido di scagliare le sue frecce infuocate. Eva Kottrova “CHAMPAGNE VENICE COCKTAIL” COMPONENTI: Select: 2 cl, Liquore Mandarino Varnelli: 2 cl, Champagne extra dry: 6 cl, Decorazione: oro alimentare. PREPARAZIONE: Dopo aver decorato l’orlo della flûte, versiamo con attenzione gli ingredienti ben raffreddati, evitando di distruggere la “corona d’oro”. Prima il Select, poi il Liquore Mandarino e infine completiamo con il miglior Champagne secco della nostra cantina. Et voilà, il “Venice” è pronto per la conquista di nuovi palati e di nuovi amori. 40 senzaetà Medicina obesità Nella crisi cresce l’obesità Nel nostro Paese, i dati più recenti (2009) lo confermano, l’obesità interessa l’11% dei maschi ed il 9,2% delle femmine; la percentuale di soggetti obesi è più elevata nel Sud e nelle Isole (11%). Nel Nord e nel Centro le percentuali si equivalgono (rispettivamente 9,7% e 9,6%). La prevalenza negli adulti cresce con l’età fino alla fascia di età 65-74 anni, in cui si hanno i valori più elevati (15,6%). senzaetà 41 Medicina S ovrappeso e obesità affliggono principalmente le categorie sociali svantaggiate che hanno minore reddito e istruzione, oltre che maggiori difficoltà di accesso alle cure. L’obesità riflette e si accompagna, dunque, alle disuguaglianze, favorendo un vero e proprio circolo vizioso. L’obesità è responsabile del 2-8% dei costi sanitari e del 10-13%dei decessi in diverse parti della Regione Europea dell’OMS, dove, ogni anno, l’eccesso di peso è responsabile di più di 1 milione di decessi e della perdita di 12 milioni di anni di vita in salute persi per disabilità o morte prematura. NELLA SOCIETA’ L’obesità influenza quindi pesantemente anche lo sviluppo economico e sociale; incide profondamente sullo stato di salute, poiché si accompagna a impor- obesità tanti malattie quali il diabete mellito, l’ipertensione arteriosa, la cardiopatia ischemica e altre condizioni morbose che in varia misura peggiorano la qualità di vita e ne riducono la durata. La raccomandazione di ridurre il peso corporeo quando elevato è in ultima analisi fondata sull’evidenza della relazione che lega l’obesità a una minore aspettativa e qualità di vita. Tuttavia, il trattamento a lungo termine è assai problematico e richiede un approccio integrato, che utilizzi gli strumenti a disposizione in modo complementare, avvalendosi spesso di competenze professionali multidisciplinari e di trattamenti di intensità congrua con la gravità del quadro clinico inerente l’obesità e le sue morbilità. Per la programmazione di cure e dei bisogni sanitari la prevalenza e l’incidenza sono Ambiti di intervento • Sovrappeso associato ad alterazioni croniche dello stato di salute (ipertensione, iperglicemia, dislipidemia, sindrome delle apnee del sonno, gravi artropatie) • Obesità di I Classe (IMC 30-34.9) • Obesità di Classe II e III (IMC > 35). 42 senzaetà Un recente studio attesta che sono le diseguaglianze sociali ad aumentare le difficoltà alimentari e la cattiva nutrizione: le categorie svantaggiate hanno più obesi dati importanti, ma altrettanto importante è la severità delle condizioni patologiche per cui si programmano gli interventi e la spesa sanitaria. Un gruppo di epidemiologici dell’Università di Torino ha rilevato per pazienti grandi obesi (BMI>40Kg/m2) con comorbilità, un costo annuo di assistenza ospedaliera per il SSN pari a € 4.944. ASSISTENZA DELICATA Nel documento del Ministero della Salute del luglio 2011 denominato “Appropriatezza clinica, strutturale, tecnologica e operativa per la prevenzione., diagnosi e terapia dell’obesità e del diabete mellito” viene enfatizzato con chiarezza il concetto di “assistenza dedicata” al paziente con obesità presso centri specializzati e organizzati in rete. Viene promosso così come per altre patologie ad andamento cronico di particolare impegno sanitario ed economico, il modello Hub Spoke, che prevede la concentrazione dell’assistenza in relazione alla diversa criticità del paziente in centri di 1° livello e l’invio dei pazienti ai centri di 2° livello in relazione alla prosecuzione/integrazione del percorso terapeutico/riabilitativo. La rete che viene a crearsi in tal modo ha l’obiettivo di assicurare una coordinata azione d’intervento, garantendo al paziente un’assistenza ottimale nella struttura più adeguata in termini di appropriatezza clinica e organizzativa. L’accesso a uno qualsiasi dei nodi della rete dovrebbe poter avvenire attraverso i medici di medicina generale (MMG) o i centri specialistici pubblici o privati accreditati (ambulatori, day-hospital, dayservice, ricoveri ordinari) che si trovino ad assistere pazienti obesi. Trattandosi di una patologia ad andamento cronico, tale rete assistenziale dovrebbe prendere in carico il paziente e seguirlo nel tempo, inserendolo, sempre nell’ambito di un programma di follow- up condiviso, in percorso a vario grado di intensità diagnostico-terapeutica. Nel 2009 è stato elaborato un Documento di Consensus denominato “Obesità e disturbi dell’alimentazione indicazioni per i diversi livelli di trattamento sottoscritto da Società Scientifiche e da associazioni di pazienti. Utilizzando i criteri della evidence-based medicine, viene proposto un modello di trattamento – sia dell’obesità che dei DCA –basato sull’approccio multidisciplinare e su diversi setting di trattamento – dal trattamento territoriale Il team Il team di professionisti, coordinato da un medico nutrizionista, è costituito da medici specialisti in scienza dell’alimentazione, dietisti, psicologi-psicoterapeuti, fisioterapisti ed opera in collaborazione con specialisti in gastroenterologia, chirurgia dell’obesità, endocrinologia, fisiatria e psichiatria. al semiresidenziale, al ricovero h.24, di intensità appropriata alle necessità di cura. Le raccomandazioni della Consensus sono state successivamente recepite dal documento del Ministero della Salute del marzo-aprile 2011 denominato “La centralità della Persona in riabilitazione: nuovi modelli organizzativi e gestionali” dove viene ufficialmente riconosciuto il ruolo della Riabilitazione metabolico-psicologico-nutrizionale nella terapia dell’obesità in modo paritetico rispetto ad altre tipologie “storiche” di riabilitazione. In tale documento vengono altresì fissati i criteri di appropriatezza per l’accesso alle cure semiresidenziali. LA STRUTTURA In questo scenario si inserisce l’iniziativa del Centro di Terapia e Riabilitazione del Sovrappeso e dell’Obesità – Casa di Cura Villa dei Pini – Civitanova Marche (MC). Il Centro garantisce soluzioni diagnostico-terapeutiche e riabilitative di adulti ed adolescenti con più di 14 anni in sovrappeso e obesi, con eventuali patologie correlate e/o associate. In particolare offrendo una risposta globale multidisciplinare ai problemi di obesità, quindi di alimentazione e di benessere, con soluzioni personalizzate. Le prestazioni sono erogate in regime di ricovero ordinario per gli eventuali inquadramenti/approfondimenti/criticità internistici specie-specifici e generali, per la chirurgia bariatrica e per la riabilitazione; semiresidenziali, day service e ambulatoriali. Azioni/Attività Riabilitare un soggetto affetto da obesità presuppone azioni integrate: •Nutrizionali: terapie nutrizionali per la riduzione del peso (LCD, VLCD, T.E.N.P.O. o NEC), rieducazione alimentare, modifica degli stili di vita •Fisiche (*) Mobilizzazioni, Massoterapia, Rieducazione motoria, Rieducazione analitica, Rieducazione allo sforzo, Idrochinesiterapia • Internistiche: esami bio-umorali e strumentali, terapie delle complicanze • Psicologiche: valutazioni con colloqui e somministrazione di tests, CENTRO DI TERAPIA E RIABILITAZIONE DEL SOVRAPPESO E DELL’OBESITA’ Casa di Cura Villa dei Pini, 31 – 62012 Civitanova Marche. Tel. 0733 7861 www.casadicuravillapini.it - Numero verde: 800131852 psicoterapia individuale e di gruppo • Chirurgiche: posizionamento e rimozione palloncino intergastrico – BIB - , bendaggio gastrico, by pass gastrointestinale, sleeve gastrectomy. Ogni intervento è preceduto da uno studio multidisciplinare atto a verificare le condizioni complessive del soggetto. Al termine dello studio si esegue la valutazione clinica collegiale che ha il compito di indicare l’esigenza del trattamento medico, nutrizionale-dietetico, il trattamento riabilitativo più idoneo e l’eventuale intervento chirurgico a cui seguirà un attento follow-up multidisciplinare. senzaetà 43 Inchiesta circolazione linfatica Caso linfedema Sottovalutato dal sistema sanitario, la ricerca continua a studiarlo A cura di Maria Chiara La Rovere 250milioni di casi nel mondo, situazioni invalidanti fisicamente e psicologicamente. Ma mentre la ricerca italiana avanza grazie alla volontà di singoli operatori e singole Aziende Sanitarie, lo Stato non prevede fondi finalizzati alla materia e il Sistema Sanitario non copre le spese di terapie mediche, guaine elastiche, macchinari per la terapia fisica, per patologie come il linfedema, che necessitano di cure per anni e, in certi casi, per tutta la vita, soprattutto se non si riesce ad intervenire con una prevenzione primaria. Innanzitutto, di quali problematiche trattiamo e quali progressi sta facendo la ricerca italiana? Ne parliamo con due esperti di rilievo internazionale. 44 senzaetà “Il Sistema Linfatico comprende linfatici, linfa, linfociti e linfonodi. La circolazione linfatica è la nostra terza circolazione oltre a quella arteriosa e a quella venosa. I compiti principali sono quelli di difesa immunitaria, trasporto di proteine, linfociti, anticorpi, drenaggio dei liquidi corporei , un ruolo importante nei tumori.” Prof. Francesco Boccardo Unità Operativa Dipartimentale di Chirurgia dei Linfatici, Dipartimento di Scienze Chirurgiche e Diagnostiche Integrate, IRCCS Azienda Ospedaliera Universitaria San Martino, Genova L’esperienza genovese L a questione salente illustata da Boccardo Problematiche “Quelle più frequenti sono il gonfiore (Linfedema) dell’arto o degli arti interessati e le infezioni. L’edema può essere causato da un problema congenito (costituzionale) della circolazione linfatica o acquisito (secondario) dopo intervento chirurgico di asportazione dei linfonodi per malattie tumorali e/o dopo radioterapia. Le infezioni complicano spesso gli arti gonfi ma possono presentarsi anche in assenza di edema, quando è presente comunque un’alterazione della circolazione linfatica”. Milioni di casi “L’Organizzazione Mondiale della Sanità parla di almeno 250 milioni di casi nel mondo di malattie del sistema linfatico, comprendendo casi congeniti, secondari e da infestazione (gli ultimi da parassiti presenti in aree equatoriali e subequatoriali). In aumento le forme secondarie al trattamento per tumori, essendo migliorata la sopravvivenza a distanza. Il linfedema può comparire pre- cocemente o dopo molti anni dall’intervento per tumore. Il carcinoma della mammella, ad esempio: circa 1 donna su 3 sviluppa il linfedema dell’arto superiore dopo trattamento chirurgico e/o radioterapico del carcinoma, associato o meno a chemioterapia e/o ormonoterapia”. Diagnosi “La manifestazione clinica più importante delle alterazioni della circolazione linfatica è rappresentata dal gonfiore (linfedema), che può essere inizialmente serale, comparire dopo lunghi viaggi aerei, nella stagione calda e in gravidanza, per poi divenire sempre più importante e stabile, non diminuendo completamente neanche al mattino, dopo il riposo notturno. La diagnosi è principalmente clinica, per cui poi lo specialista eseguirà un Eco-Color-Doppler per escludere un’eventuale patologia venosa e/o arteriosa associata e prescriverà l’esecuzione di una linfoscintigrafia”. Trattamento “Terapie combinate mediche, fisico-riabilitative e microchirurgiche, in 3 fasi: 1. terapia fisica combinata, in particolare bendaggi, linfodrenaggio manuale e/o meccanico e contenzione elastica; 2. intervento di microchirurgia derivativa/ricostruttiva linfaticovenosa, per realizzare uno scarico, ove mancante dalla nascita o causato successivamente, tra circolo linfatico e circolo venoso (drenaggio fisiologico, in quanto la linfa in tutti noi alla fine si riversa nel torrente venoso); 3. periodo di riabilitazione fisica post-operatoria che, a seconda dello stadio della malattia al momento della visita specialistica, può durare da 3 a 5 anni, e serve per stabilizzare i risultati ottenuti. Applicando le tecniche microchirurgiche precocemente, agli stadi iniziali,si può raggiungere la guarigione”. Genova e il futuro “L’esperienza nello studio e trattamento delle patologie del sistema linfatico della Scuola del Prof. Corradino Campisi (Direttore Unità Operativa Dipartimentale di Chirurgia dei Linfatici), a Genova, è riconosciuta a livello mondiale come la più ampia casistica clinica e come riferimento per altre Scuole Europee ed Internazionali. Per le prospettive future, si è rivolti all’applicazione quanto più precoce possibile delle tecniche microchirurgiche per poter curare completamente il linfedema. Si sta andando anche oltre: abbiamo proposto ed applicato con successo le tecniche microchirurgiche in prevenzione, praticando, contestualmente all’intervento oncologico, le anastomosi linfatico-venose, per la prevenzione primaria del linfedema, in collaborazione con i Colleghi della Chirurgia Senologica, con i Chirurghi Oncologi e con i Ginecologi. I risultati sono stati molto incoraggianti, i primi dati pubblicati su riviste internazionali. Abbiamo codificato tale metodica preventiva con l’acronimo LY.M.P.H.A. (Lymphatic Microsurgical Preventive Healing Approach) per sottolinearne la natura preventiva microchirurica linfatica riparatrice. Per i linfedemi congeniti sono in corso studi genetici e interventi su geni e fattori di crescita, per una prossima futura terapia genica di tali forme e possibilmente per la prevenzione. senzaetà 45 Inchiesta circolazione linfatica Dott.Maurizio Ricci Direttore Dipartimento Medicina Interna e Specialistica, S.O.D. Medicina Riabilitativa, Azienda Ospedaliero Universitaria Ospedali Riuniti, Ancona LINFEDEMA COME DISABILITA’ E cco l’indice proposto dal marchigiano Ricci “L’individuo affetto da linfedema cambia modo di vestire, comportamento verso il prossimo, spesso abbandona lavoro e attività come quelle sportive – ci spiega lo stesso Ricci – La persona riporta un disagio che si configura come disabilità, aggravato talvolta dalla necessità di indossare la guaina elastocompressiva, a vita. Nel rapporto dell’ISTAT “La disabilità in Italia” (Aprile 2010), si indica che “Una persona è definita ‘disabile’ se presenta gravi difficoltà in almeno una delle seguenti dimensioni: difficoltà nel movimento, difficoltà nelle funzioni quotidiane, difficoltà nella comunicazione (vista, udito o parola)” e che esse “riguardano la completa assenza di autonomia nello svolgimento delle essenziali attività quotidiane o di cura della persona, quali mettersi a letto o sedersi da soli, vestirsi da soli, lavarsi o 46 senzaetà farsi il bagno o la doccia da soli, mangiare da soli anche tagliando il cibo”. L’ISTAT , l’INPS e le Assicurazioni, dunque, non considerano il linfedema una malattia disabilitante, in base a questo rapporto. In realtà è il metro di misura, la scala di disabilità Barthel Index e la FIM, che non è sensibile alle modificazioni indotte dal linfedema, e inoltre le istituzioni fanno riferimento alla Classificazione della disabilità coniata dall’OMS nel 1980 (ICDH) e non si sono adeguate alla nuova Classificazione ICF del 2001, sensibile al linfedema. Per questo ho proposto e pubblicato, fin dal 2001, una nuova scala di misura della disabilità provocata dall’edema. Nel 2010 un gruppo di studio della SIMFER (Società Italiana di Medicina Fisica e Riabilitativa) ha portato alla validazione dell’indice (Indice di Disabilità di Ricci) che serve per utilizzare questa scala. Il metodo proposto quantifica e descrive le difficoltà dell’individuo affetto da linfedema e permette di quantificarne il valore globale di disabilità. Indice e Scala sono stati adottati dal mondo scientifico ma non ancora da quello Politico-Amministrativo. Il gruppo di lavoro della SIMFER, che io coordino, si è adoperato per formulare le Linee Guida Italiane per la diagnosi ed il trattamento del Linfedema e ha prodotto un lavoro che oggi è il riferimento per tutti gli operatori. Purtroppo però benché ci siano Congressi e Corsi, Pubblicazioni, attività delle associazioni di volontariato, non è infrequente trovare pazienti che sono trattati in maniera inadeguata anche in regioni dove esistono centri specializzati come quello che io dirigo: la disinformazione è ancora presente e rappresenta l’ostacolo maggiore al recupero di questi pazienti. Lo studio della disabilità e la validazione dell’Indice di Ricci che l’Italia ha compiuto, ci pone sicura- “Non ci sono farmaci per il Linfedema. L’unica molecola con minimo effetto stimolante il circolo linfatico è la Cumarina, considerata integratore e non mutuabile. La terapia è solo fisioterapica: una serie di prestazioni (Trattamento Decongestivo Combinato) che deve combinare alcune tecniche (tra cui linfodrenaggio manuale e pressoterapia) allo scopo di decongestionare l’arto e mantenerlo in quella condizione. Il Trattamento prevede una costante elastocompressione da tenere per tutta la vita. Il Linfedema non scompare ma si riduce, prevenendo infezioni e Linfangiti che sarebbero inevitabili e recidivanti facendo aumentare il volume dell’arto.” mente all’avanguardia rispetto alle altre Nazioni nel concetto dell’approccio globale al paziente, come sollecitato dall’OMS. In questo momento ci stiamo occupando della genetica del linfedema. Abbiamo raccolto una casistica di oltre 200 casi di Linfedema Primitivo ai quali è stato eseguito un test genetico che ha portato al riconoscimento di numerose nuove mutazioni, ricorrenti, mai segnalate in Letteratura mondiale. È il primo studio Italiano di questo genere ed uno dei pochi al mondo. I risultati possono condurre, in un prossimo futuro, ad un approccio farmacologico del problema. È il campo di ricerca più avanzato in questo momento”. Fisioterapia per decongestionare N el trattamento combinato che si consiglia solitamente in caso di linfedema, rientra il linfodrenaggio manuale. Tra le tecniche più diffuse, la Vodder. Il fisioterapista Joseph Di Segni ci racconta la sua esperienza in merito. “Lavorando da anni nell’ambito della riabilitazione traumatologica e traumatologico-sportiva, ho constatato che già nelle semplici distorsioni di caviglia o ginocchio si possono notare gonfiori di tali strutture. Effettuare una metodica di linfodrenaggio manuale ci consente velocemente di “sgonfiare” l’arto dando una maggiore vascolarizzazione nella zona interessata. Nell’ambito della medicina post intervento è facile individuare un gonfiore: il linfodrenaggio ci permette di ossigenare ottimamente la parte sottoposta ad intervento. Il ragazzo che fa jogging, semplicemente, o la paziente operata di artroprotesi di ginocchio per un artrosi avanzata sono soggetti a questi gonfiori. Con la fisioterapia si tende a velocizzare l’eliminazione di tale ristagno edematoso, evitando che l’edema, appunto, tenda a ristagnare nel tempo alterando la circolazione venosa periferica e centrale”. Drenaggio Linfatico Manuale (DLM) Dott.Joseph Di Segni fisioterapista “È una tecnica fisioterapica creata negli anni ’30 dal Dott. Vodder. Unione di delicate manovre volte a favorire il drenaggio della linfa dalle zone periferiche al cuore, è utilizzata per stimolare le zone linfonodali ed accompagnare la linfa lungo i canali linfatici facilitando il riassorbimento dell’edema. Nasce come metodica per il trattamento dei linfedemi primitivi (congeniti) o secondari ad intervento chirurgico dove il terapista viene supportato dall’uso di bendaggi compressivi e trova applicazione anche in molte patologie ortopedico-riabilitative grazie alla sua azione antiinfiammatoria e drenante. L’aumento del riassorbimento linfatico permette una migliore vascolarizzazione dei tessuti traumatizzati.” Compressione graduata “I benefici della terapia compressiva sono noti sin dall’antichità: già Ippocrate applicava bendaggi con rudimentali spugne per alleviare la “disregolazione degli scambi di liquidi intra-extravasali”, e nel 1650 Richard Wiseman proponeva gambaletti con stringhe di cuoio regolabili contro l’edema degli arti inferiori”. Ce lo racconta una storica realtà produttrice di calze a compressione graduata e legata alla tradizione manifatturiera del distretto mantovano di Castel Goffredo. Obiettivo: rivoluzionare il concetto di calza elastica terapeutica, rendendola elegante e raffinata, mantenendone l’alta efficacia. Calze, collant, monocollant e gambaletti, anche unisex, in diverse classi di compressione: frutto della ricerca SOLIDEA by CALZIFICIO PINELLI. Oggi, due nuovi strumenti: una calza e un gambaletto Ccl. 3 (34/46 mmHg) indicati per grave edema, ipodermite cronica, linfedema irreversibile. Realizzati con tecnologie e filati innovativi, punta aperta e morbido plantare antistress, trattamento antimicrobico, elasticità della maglia. senzaetà 47 Inchiesta circolazione linfatica Linfedema emergenza italiana Il linfedema (LIN) degli arti inferiori o superiori è una patologia complessa, di difficile trattamento, con tendenza alla cronicizzazione, fortemente invalidante sotto il profilo biologico, psicologico, sociale, con un’incidenza in aumento. Ce lo spiega Maurizio Marziali, direttore Marketing Talamonti Group, che torna a focalizzare il problema linfedema, un vero caso italiano. “ Dati molto prossimi alla realtà parlano di 8mila nuovi linfedemi post-mastectomia ogni anno in Italia, e di 40mila nuovi linfedemi. Altro fattore peggiorativo è la latenza fra la comparsa della malattia e la sua diagnosi e terapia: il 65% dei pazienti inizierebbe la terapia tra i 5 e i 10 anni dopo l’insorgenza. Il LIN è inquadrato dal SSN italiano come malattia della pelle e non come patologia vascolare. Le condizioni legislative in cui può essere trattato rappresentano, poi, un ostacolo a volte insormontabile per i pazienti. Recentemente il DPCM del 29 novembre 2001 che recepisce l’accordo stato-regioni dell’8 Agosto 2001, pubblicato nella G.U. dell’8 febbraio 2002, ha definitivamente posto il LIN fra le 43 patologie ad elevato rischio di inadeguatezza in caso di ricovero ordinario. Ciò si traduce in un’impossibilità legale di ricoverare la stragrande maggioranza dei pazienti affetti da linfedema. Sarà verosimilmente compito delle regioni canonizzare le regole di ammissione alla ospedalizzazione ma il tutto non potrà che ridurre le già minime possibilità terapeutiche. Di fatto la struttura sanitaria erogante un regime terapeutico adeguato per il LIN in regime di ricovero affronterebbe una serie di spese non indifferente. Ecco la sostanziale impossibilità per ospedali e strutture convenzionate di prendersi carico di simili pazienti. Resta regolarmente a carico del SSN la sola terapia del LIN in regime ambulatoriale o di DH. Ma anche il trattamento ambulatoriale ha subito la “scure” legislativa, con la decurtazione della pressoterapia ad aria dalle terapie fisiche erogabili in regime di convenzione con il SSN. In Italia vanno rivisti molti aspetti dell’approccio diagnostico-terapeutico al LIN, dunque, Dr.Maurizio Marziali Direttore Commerciale e Marketing Talamonti Group passando per una rinnovata formazione ed un significativo aggiornamento del personale sanitario, ma soprattutto un adeguamento della gestione economica ed ergonomica della terapia del LIN e una maggiore attenzione della classe politica, e quindi del SSN, verso questi pazienti dimenticati per antichi e nuovi deficit legislativi, per necessità economiche, per scarso interesse verso questa “emergenza sanitaria”. Talamonti Group Le proposte Analisi volumetrica istantanea e comparata nel tempo degli arti interessati alla patologia, apertura delle stazioni linfonodali, drenaggio dei liquidi accumulati, riattivazione del microcircolo, riequilibrio degli scambi intra ed extra-cellulari, riduzione dell’edema, diminuzione del dolore e della sensazione di stanchezza, stimolazione e rieducazione del muscolo (la pompa che garantisce un corretto ritorno venolinfatico). I dispositivi medici Diagnosi: VUR3D Terapia: DEBRIJET Terapia: FLOWAVE2 Bendaggio: TT TESTER Continuità terapeutica: TRANSPONDER MED Terapia domiciliare: TRANSPONDER PRO Valutazione: VUR3D 48 senzaetà senzaetà 49 Focus il piede Attenti ai tacchi alti, fattori di rischio: le donne devono fare prevenzione mirata onde evitare deformità delle dita del piede Non sbagliare la calzatura L a metatarsalgia non è proprio una patologia ma un sintomo doloroso di una o più teste metatarsali. Prima di tutto bisogna localizzare la zona dolente e verificare se si tratta di un problema legato al carico, al movimento o alla compressione delle dita (frequente). Colpisce prevalentemente il sesso femminile per l’utilizzo di una calzatura errata. Il difetto di appoggio si fa più marcato, i disturbi dolorosi peggiorano e compaiono deformità delle dita. Esistono fattori di rischio che possono incidere in modo diverso sull’insorgenza e sull’anda- 50 senzaetà mento della malattia; genericamente si possono distinguere: • un rischio relativo a patologie organiche preesistenti; • un rischio relativo a patologie specifiche dell’avampiede; • un rischio relativo alle strutture biomeccaniche intrinseche; • un rischio relativo alle attrezzature usate (calzature, ortesi, eccetera). Nel primo gruppo si considerano tutte quelle patologie sistemiche che possono danneggiare attraverso processi di flogosi, le articolazioni appena indicate, come ad esempio la gotta, il diabete, l’artrite reumatoide, l’artrosi, ecc… Quindi il trattamento non é relativo alla metatarsalgia in sé ma alla cura della malattia di base. Nel secondo gruppo si considerano quei fattori di rischio relativi a specifiche patologie o deformità delle ossa metatarsali, congenite (ad esempio la brevitá congenita dei metatarsi, un secondo metatarso più lungo della norma) o acquisite (osteocondriti, infezioni, microfratture o fratture franche). Nel terzo gruppo si annoverano tutti quei fattori biomeccanici che possono influenzare il carico plantare e quindi l’eventuale Centro Ortopedico Marchigiano Via Flaminia 309/310 Torrette di Ancona (AN) Tel.071/2181277 mail [email protected] Centro Ausili Via Dell’Industria n.2 Falconara Marittima (AN) Tel.071/2181277 mail [email protected] NewGedam Via Pergolesi n.44 Potenza Picena (MC) mail [email protected] Sito: www.neriteam.it La presa misura dei plantari avviene sempre su impronta tridimensionale del piede, sia su calco gessato che impronta con sistema Cad-Cam. sovraccarico delle ossa metatarsali: il piede cavo, l’alluce valgo, l’iperpronazione, il sovrappeso e l’obesitá, le dismetrie degli arti inferiori, ecc. II quarto gruppo invece raccoglie quei fattori di rischio relativi all’impiego di attrezzature per l’ortostasi e la deambulazione che mal si confanno con la struttura del piede (tacchi con rialzo calcaneare al di sopra di 2 cm, ortesi scorrette, scarpe che iper-pronano, ecc.). Nel complesso la diagnosi appare facile: attraverso una buona anamnesi ed il buon esame clinico si può arrivare ad una conclusione diagnostica; possono essere tuttavia utili per la diagnosi differenziale le radiografie dei piedi a confronto sotto carico in due proiezioni. Inoltre si possono effettuare dei test con dei sistemi computerizzati di rilevazione del carico in statica e dinamica , quali pedane baropodometriche , tapisroulant o solette con sensori. in grado di percepire le anomalie d’appoggio podalico. In questi casi la nostra azienda è in grado di costruire dietro prescrizione medica , plantari in grado di ridurre la sintomatologia causata dalle metatarsalgie e mettiamo a disposizione medica le attrezzature per l’indagine pressoria e biomeccanica. senzaetà 51 Focus il piede Il piede al centro del sistema Benessere Attivo Se camminare è di necessità virtù, la stessa perché non deve essere generata in un contesto di “Benessere Attivo”? Prof. Mario Carlocchia Innovation & Business MAP Srl-Potenza Picena www.mapwork.it www.elasticwalk.it I l piede ritorna, ancora una volta, a rappresentare quella parte del corpo utile a costruire un sistema responsabile ma attivo nel dare risposte. Così, per “Benessereattivo” intendiamo quel sistema che genera armonia ed energia, valori che interagiscono positivamente nell’individuo. L’archetipo vuol essere la sintesi del sistema che ingloba due forti contenuti: l’Effetto Passivo l’applicazione di un prodotto che scaturisce da ricerche e studi con contenuti tecnico scientifici l’Effetto Positivo l’azione, le dinamiche che scaturiscono in modo volontario con il movimento Due mondi che all’unisono possono concorrere a restituire al corpo effetti unici e integrati dell’apparato umano. Lo stesso può essere definito come la ricerca di uno stato psicofisico e fisiologico armonico e positivo. Tutto ciò, è percorribile trattando l’argomento del piede con il prodotto Elasticwalk-Comfort System, un nuovo sistema di sostegno del corpo e quindi del piede. La ricerca, abbinata alla selezione dei materiali ed il design a supporto, ne generano il risultato. Il piedi quindi, attore del nostro sistema strutturale e di appoggio, ritorna ad essere al centro del sistema per ridare benessere, in forma attiva nella quotidianità del movimento. Il movimento del piede ana- lizzato nei suoi momenti di appoggio-spinta è paragonabile all’effetto del “PENDOLO”, passo dopo passo, genera due tipo di energie, quella cinetica, che si genera e prende sviluppo Tacchi alti, moda&rispetto fino al punto più alto di appoggio dell’avampiede, ma non esprimibile poiché trattasi della fase di fine contatto, invertendosi poi in energia potenziale. La stessa che da un lato permette di relazionarsi con il sistema brucia energie, esprimibile secondo i ricercatori in un +35% di consumo, dall’altro nello stesso movimento del passo, si attiva l’azione a livello meccanico, per agire nel muscolare legamentoso, linfatico e cardiocircolatorio. Dal movimento naturale quindi, se ben supportato possiamo, con Elasticwalk, generare quel “Benessere Attivo” come ulteriore e valida risposta. E’ questo in sintesi, un feedback che genera un differenziale nei prodotti, per le imprese che adottano Elasticwalk, a tutto vantaggio del consumatore, come dimostrazione del livello di attenzione nei confronti dello stesso, considerandolo il punto di riferimento da salvaguardare e considerare come patrimonio. La quotidianità nei movimenti, nella loro durata e impostazione sollecitano costantemente l’intera struttura corporea e se questa trova risposte adeguate possiamo veramente dire di fare del marketing sociale ed in particolare salutistico. Mario Carlocchia Camminare nel rispetto di una posizione che ne garantisca anche la postura, è il completamento di un prodotto che tenga conto di un’altezza del tacco da rispettare sia per l’uomo che per la donna. Su questo argomento, se vogliamo salvaguardare il livello salutistico, dal lato strutturale e fisiologico, la componente corporea e rispettarla, la moda deve maggiormente confrontarsi e maturare. Anche qui “Benessere Attivo” somma le tre azioni, cinetica-energeticaposturale e può rappresentare la risposta ideale. Un esempio è il PUZZLE RIFLESSUOLOGICO, un sistema che permette di sollecitare l’arco plantare e il piede in generale, su soggetti in crescita o con interventi educativi, in cui lo stimolo all’appoggio su superfici varie a differente elasticità-densità, ne permette una costante e completa stimolazione dei recettori e quindi del sistema che regge e dà sviluppo allo stesso piede. Focus il piede Se la mandibola fa “click” Dal piede alla masticazione, allarghiamo il campo della ricerca. Una visione d’insieme su posturologia e odontogeriatria: la nostra collaborazione con lo staff di Ancona degli esperti: Patrizia Proietti, Diego Boldreghini, Oliviero Gorrieri L a cura delle patologie cranio-mandiboloposturali, necessita di un approccio multimodale integrato. Un ruolo importante nei confronti dei problemi del sistema masticatorio è legato alle patologie posturali e, soprattutto nel paziente geriatrico, alle patologie del piede che condizionano fortemente l’assetto posturale. Le disfunzioni cranio-mandibolari colpiscono l’articolazione temporo-mandibolare (ATM), articolazione situata nella base cranica. Questa assieme ai muscoli masticatori permette alla mandibola di compiere i movimenti di apertura e chiusura della bocca. Recenti studi hanno evidenziato come vi sia uno stretto rapporto tra le disfunzioni cranio-mandibolari ed atteggiamenti posturali scorretti. Per la diagnosi precoce delle disfunzioni cranio-mandibolari esistono due importanti esami strumentali: il primo è l’esame kinesiografico che permette 54 senzaetà di analizzare il movimento mandibolare mettendo in risalto anomalie a livello dell’ATM, il secondo è l’esame elettromiografico che invece valuta la componente muscolare, evidenziando anomalie funzionali dei muscoli masticatori. Più colpite le donne Numerosi studi epidemiologici evidenziano un’altissima prevalenza sia delle alterazioni articolari che muscolari: il sesso femminile è il più colpito, con rapporto di 3:1 rispetto al maschile. Poiché nell’80% della popolazione si riscontra la presenza di almeno un sintomo di disfunzione, risulta importante effettuare una diagnosi corretta per mettere in atto un’adeguata terapia. La mandibola fa “click” Le patologie articolari e muscolari del distretto orale possono avere un esordio asintomatico, senza che il paziente avverta alcun fastidio, poi con il progredire della patologia si hanno i primi sintomi, si possono rileva- re dei rumori articolari durante i movimenti di apertura e di chiusura della bocca, i cosìddetti “click articolari”. Il paziente può inoltre avvertire tensioni muscolari a livello del distretto orale che possono estendersi alle regioni del collo e delle spalle. A questi sintomi si possono aggiungere altri, definiti concomitanti, come cefalee, sintomi auricolari, algie dentali e disturbi della deglutizione. Tale sindrome, nel tempo, se non adeguatamente curata, diventa ancor più dolorosa sia a livello articolare che muscolare, arrivando alla limitazione di apertura della bocca e nei casi più gravi al blocco articolare. Tale quadro sintomatologico è tipico del cosiddetto “paziente disfunzionale”. Le cause sono molteplici; si possono riconoscere fattori predisponenti cioè strutturali, anatomici o psicologici e fattori scatenanti quali traumi articolari, stress o alterazioni dell’occlusione. Nella foto la dott.ssa Patrizia Proietti, responsabile del progetto di prevenzione e trattamento dei disordini cranio-mandibolo-posturali della ASUR Marche con i collaboratori: prof. Oliviero Gorrieri e dott. Diego Boldreghini. L’approccio multimodale e la stretta correlazione fra i denti e i problemi relativi al piede e alla deambulazione senzaetà 55 Salute la schiena Mi piego ma non Mal di schiena e consigli: le più comuni posture sbagliate viste da chi le cura quotidianamente. Un articolo dell’esperto dott. John Williams I l mal di schiena o lombalgia è un problema che affligge un numero crescente di persone nel mondo sviluppato ed è il problema sanitario che consuma più risorse economiche in costi terapeutici e in termini di giornate lavorative perse. Può interessare chiunque, a qualsiasi età e fascia socio-economica, sia lo sportivo che il sedentario. Numerosi possono essere i motivi scatenanti di solito legati a più fattori. Prima di approfondirli, bisogna conoscere la terminologia con cui il paziente si “scontra” durante le varie visite mediche. Un’efficace diagnosi del problema deve permettere di individuare il motivo per cui si manifestano questi sintomi ed è questo motivo o causa che va affrontato ed eliminato per ristabilire il normale stato di salute dell’organismo. L’artrosi è un’altra “malattia” spesso incolpata per fastidi legati agli arti e al movimento: ogni articolazione (luogo di unione tra due o più ossa) ha precisi piani di movimento che devono essere liberi e simmetrici per mantenere la giusta funzione articolare. Considerando che i muscoli sono le strutture che fanno muovere le articolazioni e i legamenti conferiscono loro stabilità, sembrerebbe logico presumere che qualsiasi problema biomeccanico – anche remoto – è in grado di causare dolore e artrosi. I maggiori benefici per il paziente si avrebbero se il sistema neuro-muscolo-scheletrico fosse valutato nella sua globalità e fatto quindi funzionare ai massimi livelli possibili. Ciò è importante per la prognosi dell’artrosi, che diventa un problema degenerativo cronico se l’articolazione continua a lavorare in modo errato, anche dopo che la sintomatologia si attenua. 7 comuni cause di mal di schiena • anomalie congenite • sindrome delle faccette posteriore (infiammazione delle articolazioni posteriori delle vertebre) • trauma • sindrome sacro-iliaca (acuta, dolorosa disfunzione delle articolazioni tra le ilei o bacino e il sacro) • stenosi (restringimento del Tutte le posture sbagliate O ggi il mal di schiena colpisce giovani e meno giovani, uomini e donne. “Colpi della strega”, sindromi cervicali al lavoro e in casa, sono causati da errori quotidiani di postura. Telefonare: quando le telefonate sono lunghe, è consigliabile non tenere la cornetta tra mandibola e spalla poiché vengono sottoposti a stress i muscoli di collo e spalle, tendini e legamenti. Usare il vivavoce o collegare al telefono una cuffia. 56 senzaetà Leggere a letto: la posizione più comune, ma anche la più sbagliata, è mettersi a pancia in su con le gambe tese: così si accentua la curva lombare della colonna vertebrale e si scarica un peso eccessivo sui dischi intervertebrali della zona. Meglio piegare le ginocchia o appoggiare la schiena a uno o più cuscini adagiati contro la testiera del letto e sistemare il libro aperto mi spezzo canale vertebrale, che può essere congenito o dovuto a processi degenerative) • ernia del disco: questa è forse la diagnosi più frequente e più temuta riguardo al mal di schiena o lombosciatalgia ma è spesso errata o sopravvalutata. Il disco è soprattutto una parte essenziale della vertebra: non è causale, infatti, che esistano i dischi invertebrali o che un disco sia composto da due distinti componenti, l’anello fibroso e il nucleo polposo. L’anello fibroso consiste di fibro-cartilagine, un tessuto molle ma durevole che può protrudere anteriormente, posteriormente, lateralmente o in modo circonferenziale, secondo il livello di degenerazione o per ragioni di compensazione. Il nucleo polposo, invece, è sferico, bifico e possiede un certo tono idrico che, con il tempo, tende a diminuire. Queste due strutture sono mobili e attive quando noi ci muoviamo e lavorano sia per facilitare i normali movimenti che per compensare eventuali disfunzioni biomeccaniche presenti nel sistema neuro- muscolo-scheletrico. Per questo motivo quando si legge una tac o risonanza magnetica, molto spesso si scambia la normale funzione del disco per una patologia. Quindi, nonostante un esito positivo di uno dei suddetti esami e pur in presenza di forte dolore, conviene sempre provare una terapia conservativa che può ottenere il ripristino della normale funzione dell’organismo. La Chiropratica, per esempio, tramite un’analisi approfondita del sistema neuro-muscolarescheletrico, è in grado di sulle cose, a ginocchia piegate. Guidare: è importante, quando si guida, aderire bene con il dorso allo schienale del sedile, utilizzando anche un cuscino “salsicciotto” a livello lombare. Per evitare tensioni muscolari di collo e muscoli dorsali, è opportuno poggiare la nuca al poggiatesta. Durante la marcia indietro è meglio non ruotare solo la testa ma girarsi coinvolgendo spalle e torace. Truccarsi allo specchio: per mettersi l’eye-liner e fondotinta, è meglio non appoggiare il bacino al mobiletto del lavabo con il busto inclinato in avanti: si sottopongono a irrigidimento i muscoli lombari, soprattutto quando si è poco “sciolti”, come al mattino. Meglio gambe divaricate o con un piede appoggiato a uno sgabello. TRIANGLE OF HEALTH individuare molte delle concause funzionali che hanno portato il paziente a situazione di scompenso. La chirurgia, anche in questi casi in cui sembri l’unica soluzione, è sempre intervento invasivo che causa un’accelerazione delle degenerazioni della Leggere alla scrivania: colonna vertebrale. Farmaci e riposo non hanno alcuna caratteristica correttiva perché mirati ai soli sintomi e non a restaurare una funzionalità normale. • Alterazioni dei normali sistemi biomeccanici: è la causa più importante del mal di schiena ed è concausa di tutti gli altri fattori citati. Non va considerata solo la funzione del disco ma anche che i movimenti del disco dipendono dalla corretta funzione di tutto il sistema biomeccanico del corpo: tramite precise catene biomeccaniche, problemi remoti che hanno origine in bocca, alla spalla, nel piede, ecc. causano adattamenti anche ai livelli L4-L5-L5-S1, dove si riscontrano protrusioni (funzionali). In questi casi, la Chiropratica mira non a trattare il dolore o eliminare solo la protrusione ma interviene dovunque si trovano alterazioni della normale funzione, correggendo sublussazioni vertebrali e delle estremità, sempre con lo scopo di ripristinare la normale funzione globale. Infine, è essenziale il concetto olistico secondo cui le cause sono illustrate con un triangolo equilatero. Il primo lato, relativo alla struttura, rappresenta i nostri sistemi fisici: scheletro, muscoli, nervi, sistema linfatico ecc. ed è legato a traumi, anomalie congenite, errate posizioni di lavoro, squilibri o carenze muscolari, cattive abitudini alimentari. Il secondo lato è quello chimico, può esprimere problemi causati da una cattiva nutrizione, inquinamento atmosferico, farmaci, o qualsiasi sostanza nociva. Il terzo lato del triangolo è relativo alla psiche: diverse forme di stress possono creare problemi di questa sfera. Il concetto da ricordare è che i lati sono appunto equilateri e presentano una forte interazione tra loro che può causare disagi in un lato solamente o in tutti e tre. Il risultato per il paziente è sempre una sintomatologia di dolore, malessere e perdita di funzione. Studio medico e chiropratico: corso Mazzini, 32 Ancona. Tel. per appuntamento 07154761 appoggiare la testa a una mano, distendersi in avanti sul piano di lavoro o indietro sulla sedia sono atteggiamenti sistematici ed errati che compiamo più di frequente. Sollevare pesi: nonostante sia stato ripetuto da più parti, si tende a raccogliere un oggetto da terra piegando la schiena, quando invece si dovrebbe piegare le gambe. Stirare: stare in piedi per stirare stanca la schiena, il collo e le spalle. Per alleviare il dolore è bene tenere il mento legger- mente piegato in basso, il collo un po’ all’indietro cercando di non far sporgere il sedere in fuori. Ancora più utile uno sgabello su cui poggiare alternativamente i piedi. Fare le valigie: esiste il rimedio anche per la scorretta posizione che assumiamo nel fare le valigie. Generalmente si piega la schiena in avanti per appoggiare camicie, magliette e gonne. E’ meglio piegare la gamba, appoggiando un ginocchio a terra e portando spalle e testa all’altezza della valigia. senzaetà 57 Biogenetica Biogenetica Penso,dunque Usare il corpo e la mente come e le influenze e I l funzionamento del corpo umano, non può essere ridotto alla sola integrazione dei sistemi che lo compongono – la vita di un organismo trascende dalla somma delle sue parti – c’è qualcosa che va oltre le attuali conoscenze della medicina classica – qualcosa che interagisce e sovraintende al suo funzionamento La rivoluzionaria scoperta del genoma umano, ha dettato le basi per l’evoluzione scientifica in campo medico e biochimico – negli ultimi anni ci siamo resi conto che il destino della vita non risiede completamente nel nostro DNA – piuttosto che vittime del nostro corredo biologico, siamo in grado tramite il comportamento e lo stile di vita, di modificare l’attivazione di determinati geni e divenire artefici del nostro stesso 58 senzaetà destino – possiamo influenzare la salute o la malattia cambiando il nostro DNA, non nella sequenza naturalmente, ma in quelle alterazioni chimiche con cui la cellula controlla quali geni esprimere e quali no Gli organismi viventi interagiscono con i campi magnetici, assorbendo una parte della loro energia Grazie alle nuove scoperte della fisica quantistica,, si è arrivati a tali intuizioni e successivamente alla sperimentazione scientifica che non ha potuto negare l’esistenza di un campo elettromagnetico così sottile, che permette alle nostre cellule di poter captare le informazioni dal mondo che ci circonda e integrarle nella comunicazione molecolare - a livello microscopico, non siamo altro che aggregazione di particelle sub atomiche - siamo energia immersa nell’energia, il corpo è così formato da un campo di energia scientificamente riconosciuto dal quale non è possibile isolare nessuna unità fondamentale Ed è proprio a questo livello che esiste un linguaggio che non usa le parole, ma usa le sensazioni - le emozioni – è il campo di energia che tiene collegato il tutto modificando il comportamento dei nostri geni, che a loro volta influenzano il corpo energetico Sapendo gestire lo stile di vita dall’alimentazione al pensiero – dalle emozioni alle sensazioni siamo in grado di interagire con un sistema di decodificazione molecolare, che determina quali geni attivare per la salute e il funzionamento delle nostre proteine e quindi della nostra vita Gli studi dell’Epigenetica, nel Epigenetica (epi in greco significa sopra) vuol dire Oltre la Genetica. In biologia e specificamente nella genetica, l’Epigenetica è lo studio delle mutazioni ereditarie nel fenotipo, causate da meccanismi diversi dalle mutazioni delle corrispondenti sequenze di DNA. guarisco...! energia: esterne e la membrana di Lipton campo scientifico, sono stati arricchiti dalle ricerche del biologo cellulare statunitense Bruce Lipton (nato a Born, 1944) rivelando che il vero cervello della cellula non risiede nel nucleo (come abbiamo sempre pensato) ma nella sua membrana, che reagisce e risponde alle influenze esterne, adattandosi dinamicamente ad un ambiente in perpetuo cambiamento: di fatto, come hanno scoperto Lipton ed altri, le cellule possono vivere e funzionare anche dopo che i loro nuclei siano stati asportati, perdendo soltanto la possibilità di riprodursi ma non di comunicare. Bruce Lipton, vincitore ad Awards, nel 2006, del Premio Best Science Book, è un’autorità mondiale per quanto concerne i legami tra scienza e comportamento. Le sue rivoluzionarie ricerche sulla membrana cellulare, hanno fatto di Lipton una delle voci più autorevoli della nuova biologia. In conclusione se vogliamo noi stessi essere gli artefici del nostro destino, dobbiamo imparare a saper gestire lo stile di vita e in particolare i nostri pensieri – ogni pensiero negativo o di aggressione genera una reazione biochimica umorale di negatività e di aggressione anche a livello cellulare, alterando la comunicazione e le informazioni che arrivano a decodificare la produzione di una nuova proteina che sovraintende alla nostra salute D.O. Marco Forlini osteopata S. Benedetto Tronto senzaetà 59 INFORMA FAMIGLIA: NEL 2013 OPERATIVI 47 NUOVI ASILI NIDO Renata Polverini Presidente della Regione Lazio Nuove risorse per completare i lavori avviati anche nei comuni virtuosi 60 senzaetà E ntro il prossimo anno saranno completati e operativi 47 nuovi asili nido nel Lazio. Un intervento reso possibile attraverso lo stanziamento di 4 milione di euro della Giunta regionale. Finanziamenti erogati dal 2006 al 2010 per la realizzazione di asili nido ma che non sono stati mai attivati dai Comuni e che adesso verranno redistribuiti per questa finalità. Dalle verifiche condotte dall’Assessorato regionale alle Politiche sociali e Famiglia è emerso che in merito a questi 47 casi, sebbene i lavori fossero cominciati, i finanziamenti precedenti si sono rivelati insufficienti a causa di una serie di modifiche legislative, come quelle antisismiche, antincendio e sulla sicurezza, che hanno fatto lievitare in corso d’opera i costi. La ridistribuzione delle risorse avverrà secondo criteri diversi, in considerazione se si tratta di un nido realizzato con la costruzione di un nuovo edificio oppure attraverso la ristrutturazione di un edificio già esistente. Nel primo caso verrà assegnato un contributo di 20 mila euro per ogni posto bambino fino a un massimo di 600 mila euro, nel secondo caso un contributo di 10 mila euro fino a un massimo di 300 mila euro. “Si tratta di risorse – spiega la presidente Renata Polverini che abbiamo recuperato da un attento lavoro di monitoraggio sugli investimenti degli ultimi anni. Un lavoro quanto mai necessario oggi, che ci permette di riattivare in favore dei Comuni virtuosi risorse che altrimenti sarebbero rimaste inutilizzate. Ottimizziamo la spesa, quindi, e al contempo potenziamo nel breve termine l’offerta di asili nido per il bene di tante famiglie della nostra regione che hanno difficoltà a conciliare la loro vita domestica con quella lavorativa”. I termini per la realizzazione delle opere sono state stabilite nel 30 giugno 2013 per la fine dei lavori e il 30 settembre 2013 per l’autorizzazione al funzionamento. Nel caso di mancato rispetto dei termini si provvederà alla revoca del contributo. I controlli dell’Assessorato hanno fatto emergere che sui 78 asili nido finanziati dal 2006 al 2010 solo dieci sono stati completati, mentre non sono mai partiti i lavori per ben 21 progetti. “Con questo intervento e con una serie di verifiche e controlli – sottolinea l’assessore Aldo Forte - la Regione Lazio intende premiare gli enti e i soggetti virtuosi, evitando gli sprechi assicurando che ai agli investimenti corrisponda l’attivazione di servizi di qualità per il bene delle persone e delle famiglie”. Sanità laziale “A Roma presto i medici saranno h24” S i è molto parlato in questi giorni della riorganizzazione del sistema sanitario alla luce del dibattito che ha accompagnato l’approvazione da parte del Consiglio dei Ministri del decreto Balduzzi. Novità, polemiche, qualche retromarcia, cambiamenti che interesseranno in particolare i medici di medicina generale. Saranno loro infatti la chiave di volta di un nuovo sistema che dovrebbe garantire l’attività assistenziale e le cure primarie ai cittadini sette giorni su sette, h24, attraverso l’aggregazione, ma senza obbligo, in nuove forme organizzative. Oltre ai medici di medicina generale, saranno coinvolti i pediatri di libera scelta, la guardia medica, la medicina dei servizi e degli specialisti ambulatoriali. Il Lazio si candida ad essere un esempio. Come spiega la stessa governa- trice, Renata Polverini “la Regione Lazio ha già predisposto, in collaborazione con i medici di medicina generale, un progetto per realizzare i presidi di prossimità sempre aperti, dove i medici lavorino in gruppo. Si partirà con la sperimentazione in cinque municipi di Roma – precisa Polverini -. Siamo di fatto pronti: abbiamo già individuato i locali ed è già stato definito il percorso organizzativo”. Un ulteriore iniziativa messa in campo dalla Giunta Polverini, come gli Ambulatori Med, per decongestionare i pronto soccorso “che - come sottolinea Polverini - stiamo potenziando in ospedali come Sant’Eugenio e Umberto I. Ma i pronto soccorso devono essere il punto di approdo solo per i casi più gravi”. Questa la nuova sanità che si sta costruendo nel Lazio. DA GIUNTA LAZIO 10 MILIONI PER MANUTENZIONE STRAORDINARIA ASL, A.O. E IRCCS Dieci milioni di euro per lavori di manutenzione straordinaria destinati alle Asl, alle Aziende ospedaliere e agli Irccs del Lazio. La Giunta Polverini ha dato il via libera al finanziamento per l’anno 2012, attraverso cui vengono ripartite risorse regionali pari a 500mila euro ciascuno a tutte le Asl del Lazio, e alle aziende ospedaliere Policlinico Umberto I, Policlinico Tor Vergata, Istituti Fisioterapici Ospitalieri, San Giovanni Addolorata, Sant’Andrea, San Camillo Forlanini, Inmi Spallanzani, San Filippo Neri. “Nonostante le difficoltà economiche – spiega la presidente Renata Polverini – abbiamo deciso di assumerci questo importante impegno. Con questo provvedimento assegniamo complessivamente 10 milioni alle aziende sanitarie, ospedaliere e Irccs pubblici di Roma e del Lazio per sostenere i costi dei lavori di manutenzione straordinaria in somma urgenza effettuati all’interno dei reparti sanitari aziendali ed ospedalieri. Un intervento che riteniamo indispensabile e che si pone in continuità con la nostra azione di mantenere livelli di efficienza nella erogazione delle prestazioni sanitarie”. I lavori dovranno essere conclusi e collaudati entro il 31 ottobre 2012, per procedere alla liquidazione delle somme entro l’esercizio finanziario corrente, come previsto dalla normativa. senzaetà 61 INFORMA Il decretone non basta alle Regioni I Almerino Mezzolani, assessore alla Salute Mezzolani, assessore alla Sanità delle Marche: “Avevamo chiesto più risorse” 62 senzaetà l “decretone” del ministro Balduzzi non soddisfa le Regioni. Tanto più quelle “virtuose” che hanno i conti a posto e che per certi versi avevano già imboccato la strada della riforma che il Governo vuole oggi imporre, dando però priorità a cose che le Regioni non chiedevano subito. E tralasciandone altre invece che gli enti locali ritengono improcrastinabili. Abbiamo sentito il parere dell’assessore regionale Marche alla Salute, Almerino Mezzolani. “In questo decretone di Balduzzi ci sono provvedimenti che – ha detto Mezzolani all’indomani della pubblicazione ministeriale – primo non portano nuove risorse alla Sanità, come invece tutte le Regioni, già vessate da numerosi tagli di ogni tipo, chiedevano con forza; secondo, non giustificano l’urgenza che invece si intende far passare come vera molla di qualsiasi decisione...”. La delusione nell’assessore si tocca con mano. Ricordando che la protesta ha riguardato in questi giorni, oltre che le altre Regioni, anche molte categorie e associazioni, in primis quella dei Medici di Famiglia, Mezzolani continua: “Com’è possibile definire urgenti quei provvedimenti che riguardano la posizione e il collocamento delle sale giochi rispetto agli edifici scolastici oppure l’abolizione della tassa sulle bibite gassate, quando non si parla invece di interventi ben più importanti come la messa in sicurezza delle strutture ospedaliere, solo per fare un esempio..?” Nelle conferenze Stato-Regioni da inizio anno gli enti pubblici hanno stilato un documento preciso in cui si ribadisce la necessità di approfondimenti su tutti questi temi. Oggi tale necessità riappare con forza mentre crescono dubbi sull’efficacia stessa di tale “decretone” e sulla sua reale funzione. “I nostri dubbi - afferma Mezzolani – sono tutti attorno al vero nodo da sciogliere che è quello delle risorse. Infatti le Marche per il resto sono molto avanti relativamente alla Medicina Generale, ad esempio, dove sono state incentivate da tempo le forme di coinvolgimento dei medici. Ma senza fondi come realizzare quella che viene definita medicina di famiglia, ossia la continuità h24 dell’operatività del medico? Noi ci stiamo muovendo sulla formula dell’aggregazione ma bisogna anche capire come mettere a punto e strutturare gli ambulatori destinati ad ospitare tale continuità di assistenza medica. Il che in alcune zone come le aree montane non è per niente facile e occorrono tempi più lunghi.... Ogni intervento di riqualificazione in tal senso richiederebbe in conclusione sia più tempo che più risorse.... Altrimenti quello che Balduzzi Meno Province, giunta al lavoro Lavoro e occupazione, sanità e riordino delle Province. Sono questi gli argomenti che ha affrontato la Giunta regionale nella prima riunione dopo la pausa estiva. Il lavoro. Sulla scia dei dati preoccupanti che riguardano l’occupazione in particolare quella giovanile, si sta lavorando per inserire nel prossimo assestamento di bilancio un progetto finalizzato al sostegno dell’occupazione giovanile. Riordino delle Province. E’necessario attendere il pronunciamento del CAL (il Consiglio delle Autonomie Locali), a cui lo stesso art. 17 del decreto sulla Spending review ha assegnato il compito di proporre un’ipotesi di riordino delle Province, nel rispetto dei parametri fissati dal Governo, ossia i 350.000 abitanti e i 2.500 kmq. di estensione. Sanità, nuovi parametri Il presidente Gian Mario Spacca e l’assessore alla Salute Almerino Mezzolani hanno espresso moderata soddisfazione per essere riusciti a modificare il decreto del Governo che prevedeva di sottrarre alle regione risorse per 120 milioni pari all’1,4% del totale e che avrebbe determinato la riduzione di 2mila posti di lavoro. AREE VASTE. Alla luce dei nuovi dati, la giunta ha poi incontrato il direttore dell’Asur e i direttori delle aziende ospedaliere. Il mandato è di elaborare il piano strategico operativo tenendo conto dei nuovi parametri dettati dalla legge sulla spending review. Nel frattempo i direttori di Area vasta dovranno dare attuazione ai piani di area vasta in modo molto deciso e operativo entro 180 giorni, come previsto dalla delibera approvata dalla giunta regionale il 1° agosto scorso. La Giunta regionale ha richiamato i direttori sanitari ad un salto di paradigma e un più saldo gioco di squadra. dice rischia di rimanere un bel libro dei desideri. Per il resto, il decretone non ci ha affatto sorpreso: per esempio le norme sulla trasparenza delle nomine in Sanità, le Marche le hanno adottate già da tempo. Abbiamo ogni volta il sistema di una terna con graduatoria: rispetto alle altre situazioni regionali siamo avanti!”. Ecco la CASA INTELLIGENTE per la longevità attiva La giunta regionale, nell’ambito del progetto “Casa intelligente per una longevità attiva ed indipendente dell’anziano”, affidato all’Inrca, ha approvato il bando per la selezione di proposte progettuali, finalizzate alla creazione di oggetti (smart object) e piattaforme di integrazione dedicati a longevità attiva e ambient assisted living per una vita indipendente e sostenibile dell’anziano. CONTESTO. Quello della longevità attiva, è un progetto centrale dell’azione di governo della Regione per la crescita e la coesione della nostra comunità che vanta l’aspettativa di vita più lunga in Italia ed in Europa. L’assunto di base è che terza e quarta età non sono una malattia ed è quindi necessario rendere più semplice, autonoma e vitale l’attività degli anziani. LE RISORSE. La copertura finanziaria stanziata per la realizzazione del progetto è di 3,5 milioni di euro. Questa somma potrà essere integrata in base ai progetti ritenuti ammissibili e alle eventuali risorse disponibili. I progetti dovranno essere presentati entro il 24 ottobre 2012. Possono partecipare imprese micro, piccole, medie e grandi, industriali e artigiane. senzaetà 63 Ospedale organizzato, ospedale del futuro Ci sono molte ragioni alla base della nascita di nuovi modelli organizzativi sanitari, in particolare ospedalieri. Anzitutto ragioni economiche. Gli ospedali tradizionali costituiscono un costo notevole per la comunità territoriale di riferimento. I n tempi di riforme e razionalizzazioni, non si può trascurare la voragine nera creata dagli ospedali. I quali hanno rappresentato diverse possibilità ed opzioni, anzitutto un bacino elettorale per i voti dei candidati politici o dei partiti. Ma anche una opportunità occupazionale e lo sviluppo di un’economia territoriale parallela e indotta, soprattutto nel campo dei servizi. Esiste, poi una seconda ragione alla base della necessità di una riforma ospedaliera ed è squisitamente clinico-sanitaria. I vecchi ospedali non curano efficacemente e non aiutano il soggetto a riappropiarsi della propria salute. Contribuiscono semmai ad immettere il paziente in quel ciclo perverso che alimenta prestazioni sanitarie a catena per problemi che sorgono attorno ad un’errata concezione di assistenza. Poi ci sono anche altre ragioni legate a nuove possibilità tecnologiche, a nuovi quadri epidemiologici, all’evoluzione delle professioni e a maggiori informazioni di cui oggi dispone il paziente. I nuovi modelli organizzativi nascono dall’esigenza di concentrare la risoluzione del problema clinico-sanitario-assistenziale, dandone una risoluzione veloce e appropriata al tempo stesso. Queste organizzazioni sono le più diverse, da unità di chirurgia breve, dove il problema viene risolto in giornata o al massimo il giorno dopo a unità di cura tenute da un team di medici specializzati in una determinata area medica, spesso, almeno in alcune forme, con la collaborazione dei medici di medicina generale che costituiscono il trait d’union. Ufficio Comunicazione e Relazioni con il Pubblico Area Vasta 2 - Ancona Osimo, aria nuova in ospedale I l 2 luglio scorso all’ospedale di Osimo è nata l’Unità Funzionale di Assistenza a Bassa Intensità (ABI) interdipartimentale a “ricovero diurno e one day”, a cura della Direzione medica del Presidio Ospedaliero Unificato e la Direzione Area Infermieristico-Ostetrica della Area Vasta 2, sede di Ancona. Il modello organizzativo funzionale, in linea con quanto contenuto nel Piano Socio Sanitario Regionale 2012-2014, è costituito da un’unità funzionale per degenze brevi, a bassa complessità e corrispondente a modelli di risposta gestionale e assistenziale diversificati per la presa in carico di situazioni cliniche di Area Chirurgica, Medica, Materno- 64 senzaetà infantile e Servizi. Nel quadro di questo modello, si fornisce assistenza personalizzata a pazienti per interventi sanitari finalizzati ad una risposta efficiente, efficace ed economicamente controllata ed è legata alla metodologia di problem solving. L’ obiettivo è, cioè, quello di promuovere e garantire la gestione del processo clinico assistenziale con il fine dichiarato di portare la persona al maggior livello di autonomia nel più breve tempo possibile. I 12 posti letto disponibili per questa Unità saranno utilizzati in maniera flessibile rispetto alle esigenze degli utenti Direzione medica P.O.U Direzione Area Infermieristico-Ostetrica Area Vasta 2 Ancona Cultura atenei Parole, parole, parole.... universitarie Tra slogan e keywords, come comunicano gli atenei italiani? C ampagne istituzionali, slogan e promesse impegnative da mantenere… claim, in gergo pubblicitario. Anche l’università ha un brand da veicolare, un cuore da comunicare, e deve farlo ogni anno rinnovandosi e cogliendo nel segno, il potenziale studente. Non tutti ce la fanno, qualcuno per scarsa voglia di investire nella creatività. Intanto, mentre gli atenei hanno scoperto social network e youtube, nelle campagne di comunicazione ognuno continua a racchiudere un’identità. E proprio nelle campagne vorremmo curiosare per capire come stanno comunicando le palestre dei nostri cervelli. C’è chi esalta la propria offerta in termini di varietà di spazi e attività, legando la propria immagine alla città ospitante e al suo fascino: “UN CAMPUS GRANDE COME UNA CITTA’” si definisce l’Università degli studi di Pisa. Gettonato il richiamo ad un futuro professionale e di vita. “L’ATENEO CHE COSTRUISCE IL DOMANI” è il payoff dell’Università degli Studi di Roma Tor Vergata; mentre un’altra romana, La Sapienza, gioca sui concetti di passato, presente e futuro, titolando la sua mostra fotografica su un secolo e mezzo di storia d’Ateneo “IL FUTURO È PASSATO QUI”. L’Università degli Studi di Padova, nei suoi incontri con i maturandi, li incalza così: “SCEGLI CON NOI IL TUO DOMANI”. Tra storicità e spinta in avanti si muove anche l’Università degli studi di Parma, nell’headline “RADICI SOLIDE, CRESCITA VERA” e nel payoff “IL MONDO CHE TI ASPETTA”. Nel caso dell’Università degli Studi di Foggia, “PER IL FUTURO TANTI PIANI. ORA, IL GIUSTO PIANO DI STUDI” è ciò che recita l’headline della campagna, mentre il payoff spazia e abbonda, con l’esortazione “VIVI UN’ESPERIENZA FORMATIVA UNICA IN UNA UNIVERSITÀ GIOVANE, DINAMICA, LIBERA E PLURALISTA”. Punta tutto sull’innovazione la Carlo Bo di Urbino, con la prima campagna da vedere con occhialini per immagini a tre dimensioni: “3DI TE SU UNIURB. IT,CRESCERE – SPERIMENTARE – CONDIVIDERE” è infatti lo slogan, mentre nel corpo testuale si incita: “IL TUO FUTURO GUARDALO IN 3D”, definendo l’Ateneo “Il luogo ideale per costruire il tuo percorso. In una nuova prospettiva”. La Cattolica del Sacro Cuore (fresca di restyling visivo, targato 2011) sceglie invece un payoff che unisce valori cattolici a pratica quotidiana della vita universitaria, e tre parole: “UN’ESPERIENZA AUTENTICA”; mentre la comunicazione dell’Università degli Studi di Torino predilige l’interattività, ponendo l’accento sull’iscrizione online e sul web, dove cliccare le eterogenee opportunità, con lo slogan “QUELLO CHE CERCHI C’È”. Diversi significati positivi sono nel semplice messaggio dell’Università del Salento: “PERCHÉ QUI STO BENE”. “CI INTERESSA CIÒ CHE TI FA MUOVERE” è invece lo slogan sopra le teste di otto studenti, fotografati a mezzo busto, senza capelli, sguardo in avanti, con cui l’Università degli Studi di Macerata ha ribadito la propria identità di umanisti: “studenti umanoidi” per dire che movimenti interiori e valori vinceranno sull’omologazione. E non finisce qui… ma.la. senzaetà 65 Cultura atenei Ateneo tra formazione, ricerca ed eventi. Ingegneria, design, storia, comunicazione e sport ma anche, al passo con i tempi, geriatria, estetica, alimentazione RI-FONDAZIONE CULTURALE Università degli Studi della Repubblica di San Marino: l’ateneo degli studiosi è a misura di studenti G iovane di nascita e nella testa, impegnata a reimmaginare il mondo universitario scardinandone le griglie più datate, l’Università degli Studi della Repubblica di San Marino da anni lavora per unire percorsi di ricerca e formativi, lauree e master, progetti ed eventi, in un cocktail di offerte che spaziano dagli ambiti del disegno industriale e dell’ingegneria civile e gestionale, fino alla comunicazione, allo sport business, a scienze biomediche come medicina geriatrica e chirurgia estetica. Di lei ci racconta lo stesso rettore, Giorgio Petroni. “L’Università della Repubblica di San Marino, che ha preso avvio nel 1985, ha privilegiato per 15 anni l’attività di ricerca in discipline come Storia, Semiolo- Prof.Giorgio Petroni Rettore Università degli Studi della Repubblica di San Marino gia, Pedagogia, nel novero delle scienze sociali. Un’attività di alto livello scientifico-culturale realizzata da importanti studiosi come Renato Zangheri, Umberto Eco e Attilio Alto, fondatore del Politecnico di Bari. Sotto la loro l’università cambia lingua… 66 senzaetà 1997: nasce l’ufficio stampa e marketing dell’Università degli Studi della Repubblica di San Marino, sotto la direzione del Direttore del Rettorato, Maria Sciarrino. Primo obiettivo: comunicare l’università in maniera efficace e originale attraverso immagine, colori, scelta dei media. Ad ogni Dipartimento un colore per identificarne la natura dei contenuti. Al Dip di Economia e Tecnologia il blu della tranquillità e della solidità. Al Dip. Di Studi Biomedici il rosso del sangue e della vita. Al Dip. Di Studi Giuridici il verde della speranza e della giustizia. Al Dip. Della Comunicazione il cobalto dell’astrazione (filosofia). Al Dip. Della Formazione il viola del pensiero, ragionamento, del logos (psicologiapedagogia). Al Dip. Di Studi Storici l’oro prezioso della storia e della memoria. Il percorso intrapreso in maniera artigianale si dimostra subito vincente anche per la scelta originale dei media e dei luoghi oggetto di questa comunicazione. Si cer- spinta è nata la Scuola Superiore di Studi Storici, il Dipartimento della Comunicazione, il Dipartimento di Economia e Tecnologia. L’attività didattica riguardava prevalentemente l’organizzazione di dottorati di ricerca aperti anche alla frequenza di giovani studiosi provenienti da altri paesi europei. Con i primi anni del secolo, l’Università ha sviluppato ulteriormente la propria attività qualificandosi soprattutto nei settori economia e innovazione industriale, occupando spazi talvolta trascurati dalle Università dell’Italia centrale. La linea dominante nell’attività formativa è quindi costituita da facoltà tecnico-scientifiche con particolare riferimento a Scienze Ingegneristiche e Disegno Industriale”. Quali sono le più interessanti prospettive lavorative offerte dai vostri percorsi? “L’offerta formativa riguarda discipline che hanno un forte contenuto professionale e consentono un buon assorbimento dei nostri laureati da parte del mercato del lavoro: parliamo dell’Industrial Design, corso svolto in collaborazione con l’Università IUAV di Venezia, del Corso di Laurea in Ingegneria Civile, con importanti competenze nel campo tecnico-scientifico della progettazione antisismica e della realizzazione e gestione delle attività di costruzione civile. Con l’anno accademico in avvio verrà inoltre attivato un corso di Laurea in Ingegneria Gestio- nale, importante opportunità anche in termini occupazionali. Le classifiche delle Università italiane hanno già messo in evidenza una forte propensione delle imprese ad utilizzare ingegneri che alle competenze tecnologiche uniscono quelle di economia e gestione d’impresa, elementi apprezzati soprattutto dalle imprese di piccola e media dimensione anche per la capacità di innovazione che laureati di questo tipo portano con sé. Solo un esempio: l’Industrial Design (in qualche modo, l’espressione scientifico-accademica del Made in Italy) può consentire di ottenere valori competitivi rilevanti a vantaggio del sistema delle imprese piccole e medie che caratterizzano il contesto industriale italiano”. Quale consiglio darebbe ad un maturando? “Di fare uno sforzo per cogliere, nella gamma delle opportunità, corsi di studio che rispettino la propria personale inclinazione. Il primo passo è scoprire se stessi interrogandosi sugli interessi culturali e professionali che ognuno di noi, ineluttabilmente, porta con sé anche quando è molto giovane. Si tratterà poi di cogliere anche le opportunità formative che possono consentire elevata probabilità di occupazione. Due elementi che ovviamente vanno resi il più possibile compatibili. Chi ha passione per la creatività progettuale o per la conoscenza Maria Chiara La Rovere nare le eterogenee attività dei Dipartimenti. Al grafico e art director Francesco Messina il particolare incarico di rivoluzionare quanto in precedenza fatto. In due anni nasce la nuova corporate identity, un nuovo mondo. L’orizzonte è sempre più vicino. 2012: si completa l’immagine coordinata con il nuovo sito dell’Università e quelli dei Corsi di Laurea e Master grazie a una piattaforma web cms all’avanguardia, progettata da docenti dell’ateneo. Siti ad alta qualità grafica, facilità d’uso, possibilità di condividere sui Social Network notizie e contributi multimediali. Intanto Workshop, convegni su argomenti articolati come la dislessia, percorsi formativi con grandi nomi come Umberto Eco, suscitano grande attenzione per questa piccola Università. … visiva cano collaborazioni diverse da quelle normalmente percorse dalle università. Quella con le Ferrovie dello Stato Italiano (Stazione di Rimini e Pesaro) richiama una comunicazione in movimento, proiettata verso un orizzonte da raggiungere. Anche le radio ascoltate dai giovani sono efficace mezzo di comunicazione per Corsi di Laurea, master e dottorati. 2009, secondo passo: riprogettare l’identità visiva dell’Ateneo, dal marchio alle intestate fino alle linee guida per decli- senzaetà 67 Cultura atenei Nuove scelte dei rettori Qui Ancona D all’ateneo dei Talenti a quello dell’Employability, oggi la Politecnica delle Marche si trova in ottima salute. E il rettore Marco Pacetti rilancia: “Continuiamo a comunicare lanciando messaggi forti. Soprattutto in tempi di crisi il Paese deve sostenere le scelte di giovani che vogliono investire in alta formazione. Quando trovare lavoro diventa sempre più difficile, la conoscenza fa la differenza”. Chiediamo: il sistema europeo dei corsi triennali funziona? “Un errore è stato generalizzare e uniformare, anzichè differenziare i percorsi triennali da quelli interi: i settori tecnologici-scientifici sono più reattivi in tal senso. Il problema è che il nostro sistema di piccole medie imprese, soprattutto nelle Marche, trova difficoltà a investire sui cervelli. Scontiamo il fatto che questo sistema produttivo così frammentato assorbe poco i giovani laureati”. Qui Padova “ La nostra Università ha ritenuto di non adottare facili slogan commerciali. Il messaggio che vogliamo far arrivare ai nostri futuri e attuali studenti è più complesso. Ci affidiamo ad un tipo di comunicazione che metta in risalto la qualità dell’offerta didattica e della ricerca e quindi confermi lo studente nello spirito di appartenenza e nella certezza di frequentare un Ateneo di alto livello”. Chiediamo al Rettore dell’Università di Padova prof. Giuseppe Zaccaria: cosa direbbe ad un maturando che deve orientarsi?”Di prendere una decisione dopo aver attentamente considerato la propria predisposizione a un certo settore culturale perché un errore in questa valutazione, con le difficoltà conseguenti, può portare all’abbandono degli studi o, quantomeno, al loro protrarsi nel tempo e addirittura costringere ad una tipologia di lavoro, e quindi ad una qualità di vita, poco soddisfacente. Il nostro è un Ateneo la cui offerta didattica copre praticamente tutti settori culturali, anche i più specialistici, con una qualità che, da tempo, lo pone ai vertici delle classifiche nazionali come quella che, ogni anno, viene proposta dal CENSIS. Non bisogna poi trascurare la particolare attenzione che l’Ateneo riserva al finanziamento, per quanto possibile, della ricerca, favorendone il progresso, nonostante la congiuntura economica oggettivamente difficile, perché un’attività scientifica di alto livello è alla base di una didattica altrettanto buona. L’Ateneo offre anche un buon sistema di collegamento con il mondo del lavoro attraverso un Servizio Placement molto frequentato dai neolaureati che desiderano proporre la loro competenze alle aziende interessate e che offre anche una consulenza qualificata sul modo migliore per farlo. In questi ultimi anni, a fronte di una diminuzione delle immatricolazioni lamentata da altre Università, il numero di studenti che, ogni anno, entrano nel nostro Ateneo è rimasto costante o si è leggermente incrementato, a conferma del fatto che il forte impegno nell’attività di orientamento e informazione e la costante attenzione alla qualità scientifica e didattica, se perseguite con costanza ed attenzione come noi facciamo, danno i loro frutti”. 68 senzaetà Quattro “magnifici” commenti alle scelte di altrettanti atenei italiani per valorizzare la propria... attrattività Qui Camerino I l nostro modo di comunicare non è una “strategia” – afferma invece Flavio Corradini, Rettore dell’antica Università di Camerino - Unicam non è e non deve essere comunicata come un prodotto commerciale, quindi le tecniche di marketing mix canoniche non ci appartengono, le lasciamo a chi pensa che lo studente sia un numero e non una persona da formare. In tutti i nostri messaggi abbiamo sempre voluto “Informare”, cioè contenere una quota significativa di ‘vera informazione’, oltre alla componente più prettamente pubblicitaria e “Formare” veicolando, cioè, all’interno di ogni strumento utilizzato, anche un messaggio sociale, che inducesse a riflettere. Quest’anno il messaggio scelto “Unicam: realizza il tuo sogno” è stato rivolto direttamente allo studente, in coerenza con la mission generale di centralità dello studente che il nostro Ateneo ha adottato. Mi chiedete poi: ci sono speranze per i nostri giovani, in questa delicatissima fase storico-economica del nostro Paese? C’è un modo per rispondere all’incertezza che pervade il loro futuro? Unicam dice sì: mai come in questi periodi, impegno, preparazione e determinazione sono le chiavi vincenti per realizzare concretamente la propria strada. Chi sceglie Unicam sceglie di realizzare i propri sogni, senza lasciare che diventino illusioni, senza arrendersi mai, perché un “vincitore è solo un sognatore che non si è arreso”. Qui Bologna U n riscontro importante: già da qualche tempo il Rettore dell’Alma Mater di Bologna, Ivano Dionigi, in seguito all’abolizione delle facoltà e alla piccola ma significativa rivoluzione di quell’ateneo, sosteneva che nella crisi dei sistemi i giovani non devono essere travolti ma sta agli enti locali sostenerne il peso, soprattutto sacrificando il meno possibile i settori dell’istruzione, della ricerca, degli studi superiori. “La classe dirigente del futuro cui dobbiamo pensare e che vogliamo formare non è solo quella che sta in Parlamento ma quella che si occupa di Tecnica e di Cultura”. senzaetà 69 Oggi sposi In piena forma per dire SI’ Consigli per iniziare una nuova vita in due… in ottime condizioni! Gianmarco Borsari, personal trainer “Sposarsi con un bello stato fisico aiuta ad affrontare meglio anche la vita di coppia ed influisce a livello psicologico” di Alessandra Corradini I l matrimonio è per molti versi un impegno fisico. Lo stress che si accumula durante gli ultimi preparativi può lasciare segni evidenti. A questo se si aggiunge uno stato fisico che, il più delle volte, lascia intendere poche ore di fitness ed una alimentazione da tramezzino pausa pranzo, il risultato è presto fatto: fisico atono, occhiaie e sorriso spento. Sposarsi in queste condizioni non è certo augurabile! Chi meglio allora di un personal trainer, come regalo che magari i due fidanzati si fanno prima del grande SI, per affrontare al meglio il fatidico passo ed iniziare la nuova vita in piena forma? Abbiamo incontrato Gianmarco Borsari, personal trainer bolognese. Personal trainer per nubendi… magari può essere una nuova disciplina? Perché no. Potrebbe. Non viene valutato di solito l’intervento di un professionista, anche se ultimamente ho ricevuto richieste di questo tipo per l’esigenza e la voglia di essere in forma in un giorno speciale. Occorrono organizzazione e tempo, per un allenamento ripetuto 3 volte a settimana per 3 o 4 mesi, che porti ad una perdita di non più di 2-3 kg in un mese. Cosa consiglierebbe per eliminare lo stress degli ultimi preparativi? Un’attività cardio vascolare con una camminata o corsa a bassa intensità, a seconda del soggetto. Quindi esercizi di respirazione per rilassare il diaframma contratto dallo stress ed esercizi di allungamento posturale. Questo mix porta sicura- 70 senzaetà Gianmarco Borsari Personal trainer bolognese. Elabora programmi di allenamento incentrati su alimentazione corretta, attività aerobica, tonificazione, aumento massa muscolare mente a rilassarsi. Quanto è importante l’alimentazione? E’ fondamentale. Non occorre fare una dieta ferrea, ma cambiare stile di vita, con un’alimentazione equilibrata, assumendo meno carboidrati dati da pasta, pane e zucchero e più carboidrati da frutta e verdura, proprio come predilige la Dieta a Zona. Lo spuntino di metà mattinata e metà pomeriggio è importante. Per coloro che hanno alterazioni o problematiche di salute, consiglio sempre di farsi seguire da un nutrizionista. Qualche tisana particolare nei tre giorni prima del matrimonio? Si, possono aiutare. Non bisogna credere che possano fare miracoli. Occorre comunque bere molta acqua, dai due ai tre litri, sorseggiandola a piccole dosi nell’arco della giornata. E l’attività con il personal trainer potrebbe diventare anche un regalo di nozze da fare agli sposi? Trovo che sia un’ ottima idea. Non capita e credo invece che sia un regalo utile e sicuramente apprezzato. Il consiglio di Gianmarco Borsari Affidarsi al personal trainer prima del matrimonio deve essere un incentivo a farlo anche dopo, per essere in forma ed avere uno stile di vita sano. Questo porta anche a benefici nella coppia, ad una maggiore salute psicologica. Essere in forma nella vita, non solo nel giorno delle nozze, questo è il mio consiglio. 3 regole per tonificare il corpo, prima di indossare l’abito nuziale 1 2 3 Fare esercizio fisico anche a corpo libero in casa o all’aperto. L’attenzione ed il controllo del personal trainer. La continuità dell’esercizio, almeno per 2 o 3 volte alla settimana con un’attenzione per la sposa a tonificare i glutei, gambe, braccia e il punto vita, mentre per lo sposo la zona del ventre che rimane sempre la più critica. senzaetà 71 Volontariato Roma VigilMente con A.R.V.U.C “Una mentalità da Vigile mantiene la mente vigile!” T ra le altre Associazione che prendono parte ai progetti di solidarietà gestiti dalla Casa del Volontariato di Roma c’è l’A.R.V.U.C. - Associazione Romana Vigili Urbani in Congedo. L’Associazione è nata nel 1990 per dare continuità alla vita trascorsa nel Corpo dei Vigili e per mantenere la solidarietà tra gli stessi in servizio e congedati. I Soci A.R.V.U.C. possono essere sia gli appartenenti al Corpo di Polizia Locale di Roma Capitale in servizio o congedati, sia i vigili provenienti da altri Corpi di Polizia Locale della Provincia di Roma, ma anche i cittadini che pur non avendo fatto parte di questa categoria sentono il bisogno di impegnarsi a favore della collettività, di mettere a disposizione un po’ del proprio tempo e esperienze al servizio degli altri. Con la Casa del Volontariato di Roma i soci A.R.V.U.C. collaborano al progetto “amico per la città” per tutelare i bambini davanti agli istituti scolastici. Ma l’impegno nel sociale è dimostrato anche con i progetti “Esquilino SI-curo“ ed “Esquilino SI-cura” per tutelare il territorio e per partecipare alla preservazione ed alla valorizzazione del bene comune. A tutela del decoro per Roma Capitale l’A.R.V.U.C. è impegnata ad assistere i cittadini-utenti, recependone le necessità e segnalando agli organi competenti le difficoltà, al fine di portarle a soluzione; a favorire la partecipazione attiva di tutti alla tutela dell’ambiente e del decoro che una città come Roma Capitale non può e non vuole trascurare. L’Associazione è iscritta dal 1998 all’Albo Regionale per il Volontariato e dal 2009 nel Registro della Protezione Civile della Regione Lazio. La presenza nella Protezione Civile di Roma Capitale va dagli eventi religiosi alle manifestazioni sportive, dall’antincendio boschivo all’assistenza per far fronte alle emergenze che creano disagi alla città. L’Associazione è rappresentata da Francesco Favaloro nella persona del presidente, da Franco Vitale per la vice presidenza, Enrica Ranalli è il segretario generale. Alberta Baronciani, Carla Caibugatti, Mario Canuzzi, Giacomo Martello, Carlo Moscatelli e Aurelio Rufini sono i Consiglieri. La sede dell’A.R.V.UC. è in Via di San Teodoro, 70 - Roma Tel. 06 6780594 Per maggiori informazioni: [email protected] www.arvuc.roma.it Nicoletta Di Benedetto Per mantenersi attivi nel tempo, occorre una mente vigile, allenata ad interagire con le persone ed a mantenere gli scambi relazionali. In A.R.V.U.C. le persone dinamiche, una volta assolti gli impegni richiesti per la naturale gestione familiare, trovano l’ambiente giusto per dar sfogo alle proprie risorse: svolgere servizi alla città con il volontariato. Indossata la divisa ed il fratino, si diventa un punto di riferimento per cittadini e turisti affamati di informazioni, contribuendo a vivere il territorio nel rispetto delle regole, dando un aiuto con semplicità: con la presenza, con poche parole e con uno sguardo attento, capace di notare e riferire alle Istituzioni preposte ciò che con il decoro va in conflitto. Mantenere la mentalità da Vigile sul territorio mantiene la mente vigile, lo spirito vitale e generoso. Essere d’aiuto e non essere aiutati, in un’associazione nella quale si incontrano tutte le età, diventa una pratica quotidiana: uno scambio reciproco, una simbiosi perfetta dove si offre esperienza in cambio di entusiasmo e voglia di conoscere, per rimanere sempre aggiornati. Congedati non significa solo pensionati! Non parcheggiare il tuo tempo libero su una comoda poltrona di salotto: fai circolare con A.R.V.U.C. la tua esperienza di vita! 72 senzaetà senzaetà 73 L’esperto Diritto sanitario FARMACI: distribuzione diretta, doppio risparmio N el 2011, il mercato farmaceutico totale, comprensivo della prescrizione territoriale e di quella erogata attraverso le Strutture Pubbliche, è stato di oltre 26 miliardi di €, di cui il 75% rimborsato dal Servizio Sanitario Nazionale: in media, per ogni cittadino, la spesa per farmaci è stata di 434 € (Rapporto OSMED 2011). La spesa relativa ai farmaci erogati attraverso le strutture pubbliche, pari a 7,5 miliardi di euro, rappresenta oltre un quarto della spesa complessiva per farmaci in Italia. Per questo, la riduzione della spesa farmaceutica è divenuta una delle principali linee di intervento per il contenimento della spesa sanitaria: nel 2013 vengono previsti ulteriori risparmi per 1,4 miliardi di euro. La possibilità di ottenere questo obiettivo si basa innanzitutto sulla promozione dell’appropriatezza della prescrizioni, correlando strettamente la prescrizione del farmaco a specifiche condizioni cliniche. Questo è 74 senzaetà stato realizzato tramite la definizione delle cosiddette “Note” stilate dall’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) che ogni medico deve obbligatoriamente rispettare per poter prescrivere alcuni farmaci a carico del Servizio sanitario. Un altro strumento di contenimento della spesa è rappresentato dalla “distribuzione diretta dei farmaci”: si intende l’erogazione di farmaci da parte di Aziende sanitarie al paziente, sia in fase di dimissione da un ricovero ospedaliero che in occasione di visite mediche presso la struttura ospedaliera. Diversi sono i vantaggi derivanti da tale distribuzione: l’utente può disporre immediatamente del farmaco senza passaggio dal medico curante e dalla farmacia esterna, mentre le strutture sanitarie pubbliche possono acquistare direttamente i farmaci inclusi nel prontuario farmaceutico presso le aziende produttrici, con uno sconto obbligatorio pari al 50% del prezzo al pubblico. La distribuzione diretta dei farmaci è un ottimo strumento per il contenimento della spesa e la mancata attuazione determina delle forti responsabilità in capo ai medici prescrittori. Difatti, la Relazione della Corti dei Conti del 2010 segnala che una indagine della Guardia di Finanza, condotta sull’intero territorio nazionale, ha evidenziato carenze in varie regioni riguardo alla distribuzione diretta dei farmaci, dalla quale stanno emergendo ipotesi di rilevanti “danni erariali” o di “diseconomie di gestione” largamente diffuse e di mancati risparmi di ingente importo. Da rilevare che simili profili di responsabilità possono ricadere anche su singoli medici che non si attengano alla complessa normativa nazionale e regionale in materia di prescrizione farmaceutica, a volte per mancanza di adeguata informazione, configurando di conseguenza ipotesi di responsabilità amministrativa e danno erariale per l’ente di appartenenza. Debora Benedettelli, avvocato ed esperto di diritto amministrativo sanitario L’utente può disporre immediatamente del farmaco e c’è un contenimento della spesa sanitaria Dalla parte del cittadino Lavori usuranti ultima chiamata A cura di Lino Rignanese U na notizia importante per chi è ancora in attesa di documentazione utile a presentare la domanda per i lavori usuranti è che la scadenza è stata prolungata fino al 31.12.2012! Il presidente dell’Inps Antonio Mastrapasqua dopo aver Rimarcato la necessità di prorogare tale termine ha infatti ottenuto tale proroga. Il fatto è che ad oggi sono ancora migliaia le persone in attesa di chiarimenti contributivi e specifiche acquisizioni di documentazione sulla propria contribuzione per il tipo di lavoro che hanno svolto: finalmente potranno avere ulteriore tempo utile per presentare anch’essi la domanda. Ma cosa si intende per lavoro notturno? Almeno sei ore al giorno nell’arco di tempo che va dalla mezzanotte alle 5 del mattino per almeno 78 giornate l’anno. Il lavoratore che può esibire tale documentazione, ha diritto ad un bonus per andare prima in pensione di 36 mesi, confermato dal Governo attuale. Così come è da considerare usurante l’attività di quanti per tutte le notti lavora per almeno tre ore, fra la mezzanotte e le 5. Per informazioni e risposte Il sito: www.senzaeta.it La mail: [email protected] Il telefono: 071 2901110 Ecco l’elenco dei lavori riconosciuti usuranti S anità lavoratori del Pronto Soccorso, Me- dicina Chirurgica, Terapia intensiva, Medicina Generale, Dialisi e Nefrologia. lavoratori in cava, galleria o miniera, lavoratori della pietra e materiali rocciosi con mansioni svolte in sotterraneo con carattere di prevalenza o continuità; sub e palombari; lavori in casoni ad aria compressa; piattaforme; lavori ad alta o bassa temperatura ad esempio in fonderia, addetti di colata manuale e refrattaristi; soffiatori e lavoratori del vetro, industria del vetro cavo eseguito a mano e a soffio; lavori espletati in spazi ristretti in particolare la costruzione, riparazione e manutenzione navale, in mansioni svolte continuativamente in spazi o camere angusti quali intercapedini, pozzi, doppi fondi, a bordo di rimorchiatori, etc. lavori di asportazione dell’amianto e smaltimento; lavoratori notturni con carattere di continuità e prevalenza; addette a linee di catena di montaggio, siderurgia, etc; conducenti di mezzi pubblici e pesanti, sempre con carattere di prevalenza e continuità prolungata. senzaetà 75 Scaffale Lupo, la vera storia del bandito Valerio Viccei Teresa Valiani/ e Raffaella Viccei “Lupo, la vera storia del bandito Valerio Viccei” è il titolo di un libro di Teresa Valiani e Raffaella Viccei: 216 pagine di episodi e foto inedite per rivivere uno dei periodi più tormentati della storia della provincia ascolana, per svelare una parte dei tanti misteri che a distanza di 12 anni ancora avvolgono il “rapinatore del secolo” ucciso in una sparatoria con la Polizia nel 2000. In primo piano l’attentato al ripetitore Rai di Colle San Marco di Ascoli, il coinvolgimento nel caso Calvi, la latitanza londinese e la colossale rapina di Knighsbridge, passata alla storia come “la rapina del secolo”. Sullo sfondo la provincia marchigiana degli anni di piombo, tra le Br di Patrizio Peci e la banda nera di Gianni Nardi. E un territorio, tra Marche e Abruzzo, sotto l’assedio di un numero impressionante di rapine. A distanza di 40 anni, il libro svela retroscena inediti su ogni episodio Lupo, 216 pagine, 16 euro, edito da Stampa Alternativa www.stampalternativa.it Pagina Facebook: Lupo 76 senzaetà Diritto amministrativo per la dirigenza sanitaria Debora Benedettelli/ Massimo Boemi L’amministrazione sanitaria pubblica è resa complessa dall’intreccio di diversi livelli decisionali, dal rapporto fra norme contrattuali e leggi, nazionali e regionali. In continuo mutamento le competenze richieste ai medici di strutture ospedaliere. La figura del medico dirigente del Servizio sanitario nazionale deve avere conoscenze di diritto amministrativo e sanitario, doti gestionali e relazionali, capacità analitiche e decisionali. Ma sono forti i ritardi nell’avvio di esperienze e percorsi formativi idonei. Un’utile rassegna normativa e contrattuale su autonomia organizzativa, deleghe funzionali, mansioni superiori, responsabilità amministrativa e disciplinare, libera professione e gestione del rischio clinico. Gli autori, Debora Benedettelli, avvocato ed esperto di diritto amministrativo sanitario e Massimo Boemi, medico e segretario gen. Cisl Medici Marche, operano all’Inrca (Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico) di Ancona. Edizioni Lavoro, 128 pagine 11 euro Un mazziniano verace Luca Guazzati A trent’anni dalla scomparsa del “Sor Emilio” Giaccaglia, mazziniano e ferroviere di Ancona conosciuto per la sua instancabile attività di propagandista e giornalista dell’Ami e del Pri, in un volume edito da Pixel, l’autore Luca Guazzati ripercorre la storia di un cinquantennio repubblicano e l’impegno di chi ha dedicato la vita all’ideale di Mazzini. Una società migliore, giusta, dove il lavoro nobilita e l’educazione eleva al futuro delle nuove generazioni. Nel vasto epistolario passato in rassegna con testimonianze di Oronzo Reale, Enrico Malintoppi, Pietro Nenni, Oddo Marinelli, affiora una lettera di Mussolini socialista al commilitone bersagliere, del 1919. Quella lettera, durante il fascismo, per Giaccaglia costituì un salvavita prezioso... E’ possibile prenotare il volume (euro 14) scrivendo a [email protected] Edizioni Pixel, 160 pagine 14 euro Opinioni Viaggio alle radici dell’evasione N on c’è niente di meglio che analizzare in tempi di crisi tutti i rapporti di forza che interferiscono nelle decisioni di uno Stato sovrano. Monti ha dichiarato che il problema maggiore del deficit nel nostro Paese non è tanto la spesa pubblica, quanto il fatto che la nostra atavica, mostruosa evasione fiscale goda di ottima salute. Questa comica dichiarazione di Monti se non provenisse da persona stimabile, avrebbe tutta l’aria di una presa per i fondelli. Da qualche tempo assistiamo a proclami di riforme strutturali più o meno profonde di scuola, sanità, pubblica amministrazione, commercio e industria. Dobbiamo cambiare, gli italiani devono acquisire una nuova mentalità ma il problema rimane uno: pochissimi contribuiscono. E’ bene premettere che il pagamento delle tasse, in Italia è legalmente dovuto, ma culturalmente controverso. Rispetto ad altri Paesi dove le tasse si pagano, perché c’è una legge che lo dice, in Italia c’è la cultura dell’insofferenza all’eccessiva autorità, la storia ce l’ha insegnato. L’Italia è la patria degli anticorpi all’eccessiva autorità. Per rendere accettabile il pagamento delle tasse, si potrebbe far riferimento alla ratio e al senso della fiscalità nell’ambito delle leggi, che, in primis nella Costituzione, fanno riferimento al principio di solidarietà. La solidarietà è la risultante vettoriale di due idealità opposte, una di matrice cattolica (cattolico-liberale) e una marxista. Si tratta di due ideologie che hanno avuto molti punti in comune e hanno creato insieme una dicitura vagamente offensiva nella sua accezione soggettiva come cattocomunismo. Non diciamo, quindi che le tasse debbano essere pagate perché si deve farlo, ma perché si è solidali. Ma siccome, intanto, io sono solidale quando voglio e non quando me lo impongono, di solidarietà abbiamo tutti un concetto elastico e personale. I liberi professionisti dicono di non voler pagare tasse perché sono troppe rispetto a servizi che fanno schifo: un concetto di equivalenza, proprio dell’area contrattuale privata, ma del tutto estraneo all’area fiscale. I dipendenti pubblici o privati pagano il loro tributo alla fonte delle retribuzioni? Questo non toglie, però che tra lamenti vari, tutti sono conniventi dell’evasione. Da chi propone servizi “con ricevuta o senza” a chi ne usufruisce con eventuali sconti alla tariffa. E spesso sotto la copertura delle corporazioni di professionisti. Il senso, alla fine, è che sì, siamo solidali, ma evadiamo volentieri. Luigi Sfredda, responsable Urp Asur 7An NOI ITALIANI? SOLIDALI MA EVADIAMO VOLENTIERI Nonni in festa il 4 ottobre Ritorna la tradizione grazie all’Inrca, Corriere Adriatico e Comune di Ancona ANCONA – Nell’anno della longevità attiva, anche i nonni, per un giorno, scendono in festa e vengono giustamente premiati! Riprende quest’anno la tradizione di celebrare la “Festa del Nonno” ad Ancona voluta dall’Inrca, con la stretta collaborazione del Comune di Ancona attraverso il suo Assessorato alle Partecipazioni democratiche nella persona dell’assessore Tamara Ferretti, dell’Associazione Italia Longeva e di quella “Amici dell’Inrca”, oltre all’Istituto Santo Stefano. L’iniziativa parte da Claudio Acacia e dall’Ufficio della comunicazione dell’Inrca nella persona della dott.ssa Tiziana Tregambe e di tutto il suo staff, promotori delle passate edizioni. La giornata nazionale si celebra il 2 ottobre ma ad Ancona sarà festeggiata giovedi 4 ottobre, grazie all’interessamento del sindaco Fiorello Gramillano. Molto intenso il programma dell’intera manifestazione. Anzitutto sarà pubblicato nei prossimi giorni un coupon per la scelta dei lettori del “miglior nonno” su Corriere Adriatico. Il tutto con il prezioso coinvolgimento della scuola materna “Acquario” di Pietralacroce che presenterà disegni, testimonianze e lavori dei più piccoli, soprattutto cercando di capire come i nipotini vedono i nonni nella famiglia di oggi. Verranno selezionati da Acacia e dall’Ufficio comunicazione dell’Inrca i migliori e più significativi temi. Mentre in data giovedi 4 ottobre nella sala consiliare del Comune, verranno chiamati il direttore dell’inrca, il Sindaco e l’assessore stesso alla premiazione. Nel pomeriggio dalle 16 ci saranno giochi per bambini e intrattenimento, la consegna delle targhe ai nonni premiati e un buffet per tutti i partecipanti. Un ampio resoconto con foto verrà pubblicato sulla rivista “Senzaetà”, altro sponsor dell’iniziativa insieme a Giampaoli Dolciumi di Paolo Giampaoli e alla Giovane Ancona Calcio di Sergio Schiavoni. senzaetà 77 Quell’animaletto preistorico e... antipatico Tarli, che mangioni! Uno degli insetti che ci stanno più antipatici, dopo la zanzara, è sicuramente il tarlo. Ma è anche uno di quelli di cui sappiamo meno. E invece vale sempre il detto... “se lo conosci... non ti uccide”. Gli antiquari provano un odio enorme per questi coleotteri (da non confondere con le termiti che sono della specie Isotteri) ma non solo... E’ il caso di quella signora che avvicinandosi al buchetto del mobile di famiglia tanto caro, con una siringa di antitarlo, ha schizzato con tanto odio e ferocia il liquido avvelenato che gli è tornato indietro nell’occhio, ferendola in modo permanente! Dunque attenzione: non è tanto facile liberarsene. Meglio ricorrere a “camere a gas” di disinfestazione, le spennellature di insetticida antitarlo possono essere palliativi. Il tarlo ha nome scientifico di Anobium Punctatum, come lo classificò Carlo Linneo risalendone l’origine a tempi antichissimi. Questo animaletto che da adulto arriva ai due cm di lunghezza (il che non è poco, per chi non l’ha mai visto) agisce per lo più di notte, odia la luce, è xilofago ossia mangia il legno, ma più pericolosa è la femmina che riesce grazie al nostro riscaldamento casalingo (odia il freddo) ad avere ben tre cicli riproduttivi durante l’inverno... I Tarli, non attaccano indistintamente tutti i tipi di legno ma solo quelli... che ci stanno più a cuore! Si accaniscono sul noce, il ciliegio e il mogano, mentre snobbano, guarda un po’, quelli più ricchi di resina come il pino, il larice, l’abete. Quando sentiamo, nel buio, il rumore delle loro mascelle e vediamo tanti fori sui mobili... vuol dire che è troppo tardi: abbiamo la casa infestata! Le larve, una volta entrate nel legno, vivono nutrendosene e scavando lunghe gallerie che seguono le venature del legno stesso. Il ciclo di vita di questi insetti dura anche diversi anni, al termine dei quali (di solito in primavera ed in autunno), l’insetto ormai adulto esce all’esterno. Il foro che noi vediamo e che denuncia la possibile presenza di tarli nel nostro mobile è, contrariamente a quanto normalmente si crede, il foro di uscita e non quello di entrata. Pertanto, quando vediamo i forellini, il danno all’interno è già fatto. Quanti danni ! La presenza del tarlo viene denunciata da piccoli cumuli di polvere visibili sul pavimento sotto al mobile o nei cassetti. Se diamo un’occhiata nella presumibile direzione dove possiamo aspettarci il foro, non tarderemo a scoprirlo. I fori di uscita degli insetti xilofagi sono molto evidenti: quelli recenti hanno il profilo chiaro in quanto sono stati praticati da poco. Se vediamo 78 senzaetà fori dal profilo scuro, o parzialmente chiusi da cera, possiamo considerarli vecchi. I danni che il tarlo può causare, vanno da pochi forellini sparsi qua senza pregiudicare la stabilità del mobile, a vere e proprie asportazioni di materiale che può portare allo sgretolamento di intere parti Orizzontali 1.Ha composto Turandot. 6.Vede senza pari. 8.Veloce aereo russo.11.Ha interpretato Un americano a Roma(iniz.) 12.Frutto con gli acini 14.Studia la forma esatta della terra 16.La parte posteriore 18. Tracciate con precisione 20.Brilla in testa 21.Differenza, dissomiglianza 23.La nota più lunga 24.Non si occupano dello spirito 26.Giovani imbarcati 28.Il ...dei tali 30.Molto magro e debole 31.Amati o salati 32.La regina longobarda figlia di Garibaldo 34. Libro scolastico 35.L’attrice Sheridan 36.L’arcipelago con Celebes 37.Il Gray di O.Wilde 38.L’antica capitale dei Sabini 39.Un tipo di farina 40.Il gigante mitologico con tre corpi. 2 1 3 11 4 6 13 12 16 17 18 7 14 8 9 19 22 24 23 26 29 25 27 28 30 31 33 34 35 36 38 10 15 21 20 32 5 37 39 40 Verticali 1.La capitale francese per i Francesi 2.L’isola baltica con Heringsdorf 3.La prescrive il medico 4. Il nome di Garrani 5. La città con Maschio Angioino (sigla) 6. Tagliato...per una materia 7. Sottomessi 8. Il poeta della Didone abbandonata 9. Andate alla latina 10. Ha scritto L’ombra delle colline (iniz.) 13. Un titolo per il prete 14. Rifugio della sentinella 15. Sono noti nel problema 17. Il padre di Aiace 18. Pasta corta rigata di forma cilindrica 19. Giuseppe, architetto della Chiesa del Suffragio a Forlì 21. Il nome del giornalista Scarrone 22.Il...più noto libro di Marco Polo 24.Malattia prodotta da funghi parassiti 25.Copertura per piste atletiche 27.Radiante in tre lettere 29.Stella hollywoodiana 31.Ardono sull’altare 33.EnteNazionaleIdrocarburi37.FraPeppino e Filippo. LEGGI IL LINGUAGGIO DEL CORPO il sorriso forzato autocontatto L’esigenza di contatto fisico non è sempre rivolta verso l’altro, ma anche verso se stessi. Le forme di contatto sono prodotte, in modo inconscio, per dare a noi stessi sostegno, conforto e sicurezza in situazioni di tensioni, stanchezza o stress. Si osservano ,anche, quando siamo a disagio, giù di corda o ci sentiamo confusi e incerti sul da farsi in una data situazione; in questi casi, possiamo accarezzare ripetutamente una parte del corpo, girare nervosamente un anello sul dito, stropicciarci le dita appoggiare la guancia o il mento sulla mano, intrecciare le dita, toccarsi i capelli o la testa, strofinare le mani, ecc. Come si fa ad individuare un sorriso finto? Il sorriso rientra talmente tanto nelle nostre aspettative sociali che è ormai molto difficile distinguerne uno genuino da uno forzato. Il primo, tuttavia, tenderà ad interessare non solo la bocca ma anche gli occhi ed il resto del viso. Se il viso e gli occhi non sono parte del sorriso, ci sono delle buone probabilità che esso sia forzato. Nel prossimo numero: PRENOTA l’Agenda della Salute www.senzaeta.it - [email protected] 2013 O richiedi la tua copia al numero 071 2901110 o via mail a [email protected] A soli 5,90 € AGENDA 2013 www.senzaeta.it EDITORE Pixel REDAZIONE via Valenti, 1 - 60131 Ancona - Tel. 071.2901110 Direttore responsabile Luca Guazzati - [email protected] Coordinatore di redazione Maria Chiara La Rovere Hanno collaborato Claudio Acacia, Debora Benedettelli, Federica Buroni, Julian Burnett, Pietro Ceccarelli, Alessandra Corradini, Nicoletta Di Benedetto, Anna Fata, Eva Kottrova, Edy Paccapeli, Lino Rignanese, Giovanni Romagnoli Nicolò Scocchera, Luigi Sfredda. grafica Elisabetta Pincini segreteria di redazione Helga Riderelli Comitato scientifico Direttore prof. Paolo Crepet, avv. Giovanni Conti, legale, dott.ssa Maria Lucchetti, Inrca, prof.ssa Marieli Ruini, antropologa, Un. La Sapienza, dott. Rosario Altieri, Presidente AGCI prof. Oliviero Gorrieri, Stampa ROTOPRESS Loreto Reg.Trib.Ancona n. 12 del 27/06/2003 POSTE ITALIANE SPA Sped.in abb. postale D.L. 353/2003 Conv. in L. 27/02/2004 n. 46 Art. 1, Comma 1, DCB Ancona 6 numeri agenda della Salute 2013 a soli € 20 DIRETTAMENTE A CASA TUA LA RIVISTA SENZAETA’ FAI IL VERSAMENTO TRAMITE BONIFICO BANCARIO, intestato a Pixel, Banca Unicredit - IBAN IT49 k 02008 02623 000010378615 invia la ricevuta via mail [email protected] allo 071. 2901110 o in busta chiusa all’indirizzo: REDAZIONE SENZAETA’ - Via Valenti, 1 - 60131 ANCONA 80 senzaetà