Cultura atenei

Transcript

Cultura atenei
editoriale
Vivere(o morire)
padroni del
nostro destino!
Il cardinale coraggioso
e il diritto di rifiutare
l’accanimento terapeutico
L
a morte –purtroppo annunciata da tempo- del cardinal Martini riapre, se mai fosse stato chiuso, un
problema assai delicato: la fine della vita. Il cardinale, come sappiamo dalle cronache, ha rifiutato
nelle ultime settimane cure compassionevoli ma forzose, come ad esempio l’alimentazione parenchimale (ovvero il sondino gastrico).
L’accanimento terapeutico è esplicitamente proibito da ogni codice deontologico di medici e del personale
di assistenza sanitaria non solo nel nostro paese ma in tutte le comunità evolute del pianeta. Dunque nulla
di strano che il cardinal Martini abbia richiesto e ottenuto il rispetto delle sue volontà, come già era accaduto d’altronde alle ultime ore di Papa Wojtyla. Un problema però c’è e si pone con grande chiarezza.
Se la morte fosse per tutti in qualche modo annunciata (per malattia o per invecchiamento) ognuno di noi
avrebbe il tempo e l’agio di pensare a come deve avvenire il passaggio finale, l’ultimo miglio dell’esistenza.
Potrebbe per esempio opporsi a qualsiasi forma di accanimento terapeutico e farmacologico e perfino rifiutarsi di alimentarsi quando si percepisce che il momento si sta definitivamente avvicinando.
Si tratta di un diritto difficilmente controvertibile anche perché in pieno e sacrosanto rispetto delle volontà, delle credenze religiose, della cultura di ogni cittadino. Si tratta di un atteggiamento adeguato per due
ordini di ragioni: l’invecchiamento della popolazione della nostra comunità che sta ogni anno procedendo
spedito; la trasformazione della nostra società da mono-etnica a multietnica quindi l’obbligo a confrontarsi
con diverse sensibilità e culture.
La questione diventa spinosa in quanto non sempre la morte arriva a colpire un essere umano pienamente
cosciente. In questi casi le possibilità sono due: o si affronta in modo definitivo il tema del testamento
biologico (ovvero le volontà espresse e sottoscritte da un cittadino in grado di intendere e volere riguardo a
possibili eventi in cui la sua coscienza venisse mortificata dalla malattia o dall’invecchiamento) o si delega
l’azione medicale alla volontà dei familiari e dei medici curanti.
Io sono da sempre favorevole alla prima soluzione. Credo nel libero arbitrio e credo che ognuno debba
essere laicamente padrone del proprio destino, fino all’ultimo respiro (diritto questo che vale per tutti,
comprese le persone che praticano una religione che ritiene che l’esistenza non sia dell’uomo ma di Dio).
La seconda ipotesi poggia sulle coscienze di parenti (persone enormemente coinvolte emotivamente e
affettivamente) e di medici (che hanno o possono avere interessi personali dal punto di vista assistenziale e
scientifico a prolungare insensatamente l’esistenza di chi non può più badare a se stesso).
Non credo e non voglio illudermi di chiudere una discussione che deve proseguire e approfondirsi, ma non
amo chi per avidità o reticenza nasconde il proprio pensiero su tempi di così grande importanza sociale.
Paolo Crepet
senzaetà 1
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in questo numero
4 Crepet parla alle famiglie
8 RICERCA/Nonni da studiare
19 GIOVANI&SCUOLA
Se la crisi
mi fulmina
Lampadina che s’accende... un’idea.
Lampadina che si fulmina... tragedia.
La legge che mette al bando la vecchia, cara,
tradizionale lampadina mi uccide.
Avete mai provato a comperare una lampadina
nuova, oggi? A me è successo ed ho davvero toccato con mano la crisi, quella vera: rimanendo
fulminato.
Incredibile è lo stupore dipinto sul viso della
commessa del grande magazzino mentre chiedo
di comperarne una da 100 watt. “Guardi che
da 100 watt non si producono più, esistono a
basso consumo di Quasi 60 w oppure a risparmio energetico che per 27 w effettivi le rendono
Quasi 75 di luce”.
A parte che la parola “Quasi” non mi rassicura
per niente, domando chi ha deciso che 100 watt
siano troppi? “Come, non sa che siamo in crisi?
Così si consuma meno”, è la risposta. Va bene,
mi rassegno, anche se penso che a casa mia ho
tutte lampadine di quel tipo! Mi piace vederci
bene...
Comunque, chiedo il costo. E qui, grande sorpresa alla faccia della crisi: la prima scelta
(basso consumo), costa 3,25 euro ognuna. La
seconda, addirittura 9,40 euro!
Spiegazione: “Costa un po’ di più ma guardi
che queste durano QUASI sei-sette anni!”. Ecco,
allora, la filosofia del Quasi che mi prende allo
stomaco, mi distrugge, mi fa rivoltare le budella.
Ma come?
• la mia lampadina, senza Quasi, faceva 100
watt
• l’ho pagata 50 lire in una confezione che ne
conteneva ben due
• l’ho pagata in lire, quindi vuol dire che è rimasta in funzione per dodici anni!
Ora, non solo mi si costringe a comperarne una
per risparmiare luce e non sono ancora morto,
ma io ancora so fare i conti. Quella che costa
9 euro e qualcosa (circa 18.mila delle vecchie
lire) rispetto a una confezione da due a 50 lire,
è dunque aumentata di prezzo ben 720 volte!!! Ora, ditemi quale prodotto in dodici anni
aumenta 720 volte il suo prezzo. Di questo non
si accorge nessuno? Dove stanno le associazioni consumatori? E lasciamo stare che vale la
metà della metà: sia come resa che come durata!
Infine, tanto per essere puntigliosi, sono sparite
le marche-garanzia di una volta: significa che
queste lampadine potrebbero essere, per quel
che ne so, anche cinesi. Non che io abbia niente
contro la Cina, ma Quasi.
luca guazzati
[email protected]
Verso il futuro con il Liceo “Francesco Stabili”
20 DOSSIER COOPERAZIONE/Cooperazione sociale
25 MANGIA&BEVI/Dimmi cosa mangi e bevi come ami
Il biologico tira ma non basta
Sesso e vino: scienza, psicologia, e società
41 MEDICINA/Obesità, nella crisi cresce
45 INCHIESTA/Linfedema, un caso italiano
Lo stato della ricerca e le proposte
50 FOCUS/Il piede
Non sbagliare la calzatura
Se la mandibola fa “click”
58 BIOGENETICA/Penso, dunque guarisco
65 CULTURA/Come comunicano gli atenei italiani?
70 OGGI SPOSI/In piena forma per dire sì
74 ESPERTI/Diritto sanitario
Dalla parte del cittadino
77 BUONO A SAPERSI/Quell’animaletto preistorico e antipatico
12
PRIMO PIANO/
L’ibernazione
sopravvivo se mi iberno
16
56
SALUTE/
La schiena
mi piego ma non mi spezzo
GIOVANI&SPORT/
I talenti della Vigor Senigallia
La rubrica del
prof. Paolo Crepet per la
rivista “Senzaetà”
affronta il tema delicato del
cambiamento della società,
della famiglia e
dei complicati rapporti
genitori-figli.
Per scrivere al prof. Crepet:
[email protected]
QUANDO si scatena
...l’odio della nuora
H
o due figli di 30 e 15 anni, il grande è sposato da due anni ed
è sempre stato il nostro orgoglio in tutto.
Purtroppo sua moglie non ci vuole, ha per noi e soprattutto
per me un profondo odio. Da 14 mesi sono nati due bellissimi gemellini che io purtroppo non vedo da molto tempo, non ci vado più
da quando mi ha cacciata da casa sua, in quell’occasione mio figlio ha
cercato di farsi rispettare ma lei ha il sopravvento sempre.
Non vedo mio figlio e solo qualche rara volta ci sentiamo e mentre lui
mi invita ad andare a vedere i piccoli, lei togliendogli il cellulare dalle
mani mi urla di tutto, offendendomi e inventandosi ripeto di tutto. Io
mi chiudo in me stessa e provo ogni volta una nausea che mi prende
lo stomaco e una brutta sensazione alla testa.
Non faccio che piangere e mio figlio quindicenne non fa che dirmi
che lui non si sposerà mai perché nessuno dovrà trattarmi così. Sono
preoccupata anche per questa sua convinzione.
Dovevo aspettarmi una situazione così anche perchè la famiglia di
mia nuora pur avendo parenti non ha rapporti con nessuno e al matrimonio non avevano alcun invitato. Non mi rimane che rivolgermi a
Dio e chiedere un po’ di forza per rassegnarmi perchè non ho davvero
alcuna possibilità. E’ giusto perdere un figlio così dopo averlo amato e
cresciuto con infinito amore?
C
ara signora, il suo è un problema che ho dovuto affrontare
molte volte nella mia carriera professionale.
Forse in molti non crederanno fino a che punto si può spingere una famiglia nell’odio e nell’indifferenza.
Lei però ha un problema diverso da altre situazioni: perché lei ha e
deve pretendere da suo figlio un comportamento diverso nei confronti
dei suoi genitori.
Un uomo non può in alcun modo chinare il capo di fronte a tutte
queste angherie e maleducazioni anche per un fatto molto semplice
che dovrebbe farlo ragionare: che educazione darà ai suoi gemelli?
Quella della madre?
Allora li condannerà ad una vita fatta di odio e di mancanza di rispetto. Contento lui…
4 senzaetà
UNA MAMMA
DISPERATA:
“E’ GIUSTO
PERDERE
COSI’ UN
FIGLIO?”
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PILLOLE
Per una disabilità
Indipendente
A
utodeterminazione, autosufficienza, autonomia. Obiettivi che per
un disabile si concretizzano con l’Assistenza Personale Autogestita, assumendo uno o più assistenti per l’aiuto quotidiano. Obiettivi del Movimento per la Vita Indipendente. Le origini sembrano risalire
al 1972, a Berkeley.
In Italia si è diffuso
con Comitati regionali che fanno
sentire forte la loro
voce. Esempio? Nelle Marche una delle
attuali battaglie. La
Regione ha consolidato l’intervento
sperimentale avviato
nel 2008, raddoppiando il fondo e
consentendo di dare
continuità ai 40 progetti esistenti e attivarne altri.
La beffa? Ha modificato i criteri stabilendo che, oltre alla quota finanziata dalla Regione,
deve esserci una compartecipazione dell’utente, in base al proprio reddito
ISEE. Di più: la compartecipazione del Comune di residenza, prevista per
il 25% della spesa del progetto, ora è facoltativa.
Diversi Comuni hanno così scelto di non compartecipare o di cofinanziare parzialmente i progetti di Vita Indipendente, anche se questo sostegno
è un risparmio rispetto ad altri tipi di assistenza molto più costosi.
Il disabile si accollerà buona parte del costo e, se non ha i soldi, vedrà
penalizzata la propria qualità di vita, quella dei familiari e del proprio
assistente.
La Regione si è detta disponibile al dialogo con il Comitato Vita Indipendente. Attendiamo.
MEDICI RUSSI
A “VILLA SERENA” DI JESI
I
l Consolato Onorario della Federazione Russa
di Ancona ha chiesto ad una clinica privata convenzionata, “VILLA SERENA” di Jesi (Ancona),
di dotarsi di personale medico ed infermieristico di
lingua russa.
La clinica è dotata di eccellenze in campo chirurgico,
medico e cardiologico con apparecchiature di ultima
generazione per le varie tipologie diagnostiche (Risonanza magnetica aperta, TAC).
La società proprietaria, SALUS spa, è iscritta all’Associazione Amici dell’Italia e della Russia (AAIR),
vicina al Consolato ed ha subito dato la sua disponibilità. Il servizio è coordinato dalla dott.ssa Liudmila Kadatskaya, nata a San Pietroburgo, laureata
in medicina e chirurgia all’Accademia Pediatrica di
S.Pietroburgo e alla “Sapienza” di Roma.
Il servizio è per le comunità russe e russofone in
generale residenti, in particolare,
nel territorio delle regioni Marche,
Romagna, Umbria ed Abruzzo.
Sul prossimo numero sarà
pubblicata l’intervista al
Console Onorario
della Federazione Russa in
Ancona, Prof. Armando Ginesi.
Tre...Progetti di lavoro
L
o studio Carotti Rodrigez Progetti di Lavoro S.r.l presenta ad Ancona tre bandi di
concorso. I corsi si occupano di: Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione: per valutazione del rischio fisico e infortuni, test di verifica dell’apprendimento,
organizzazioni e sistemi di gestione etc. Rappresentanti dei Lavori per la Sicurezza: per la
comunicazione ed i rischi di natura psicosociale , la sorveglianza sanitaria, i rischi trasversali, i
lavoratori esposti a rischi particolari, etc. Addetto al servizio di Prevenzione e Protezione: per
rischio chimico, biologico e rischio di agenti cancerogeni e mutageni, la valutazione del rischio
fisico rischi di infortuni, Dpi etc. Non solo è un’occasione professionale, ma personale per
completare un percorso formativo utile ad istruirsi e fare carriera nel mondo del lavoro.
Le domande d’iscrizione potranno essere consegnate a mano, inviate al numero
071/2861973 o spedite con raccomandata A/R al seguente indirizzo: ”Carotti Rodriguez
Progetti Lavoro S.r.l Via Grandi n. 56 Zona Baraccola Ovest – 60131 Ancona.
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NONNI DA STUDIARE
ISSA, Ad Ancona la prima scuola estiva internazionale
sulla longevità attiva con approccio interdisciplinare
P
ensare al futuro si può.
Ma occorre una formazione mirata, scientifica,
se vogliamo più opportunità
per invecchiare bene. Secondo
l’ultimo rapporto dell’Organizzazione Mondiale della Sanità
sull’evoluzione della popolazione
mondiale nel 1950-2050, l’invecchiamento della popolazione
raggiunge ormai dimensioni
senza precedenti nella storia
umana.
Il ventunesimo secolo, in
particolare, sarà testimone di un
invecchiamento ancora più rapido di quello avvenuto nel secolo
appena passato. In particolar
modo in Italia oltre il 20% della
popolazione è sopra i 65 anni,
una percentuale che ci colloca
al secondo posto in Europa
(dopo la Germania) e al terzo
nel mondo (dopo Giappone e
Germania).
E’ da queste premesse che nasce
l’International Summer School
on Ageing (ISSA), un’iniziativa
unica avviata dalla Direzione
Scientifica dell’INRCA, guidata
dalla dott.ssa Fabrizia Lattanzio e dal responsabile della
scuola dott.Giovanni Lamura.
L’INRCA – l’unico Istituto di
Ricovero e Cura a Carattere
Scientifico (IRCCS) che il Ministero della Salute finanzia nel
settore della geriatria – ha infatti
ritenuto di mettere in cantiere
la ISSA con il preciso scopo
di formare studenti laureati e
post-dottorato nel settore della
ricerca sull’invecchiamento.
Ciò avviene offrendo loro
l’opportunità di migliorare le
capacità professionali per intraprendere una carriera in questo
ambito, e di stabilire una rete di
contatti con ricercatori emergenti ed accademici provenienti
da differenti paesi.
La prima edizione della ISSA,
finanziata dall’INRCA grazie al
contributo del progetto CRIME
(acronimo per “CRIteria to
assess appropriate Medication
use among Elderly complex patients”) nonché al co-finanziamento dei Lions Club Ancona
Host e Ancona Colle Guasco,
si è tenuta ad Ancona, nella
sede di via Santa Margherita
5, dal 10 al 14 settembre, con il
patrocinio della Rete di Ricerca
sull’Invecchiamento europeacanadese (ERA-CAN), della
Società Italiana di Gerentologia
e Geriatria (SIGG) e del network Italia Longeva.
Dopo questa prima sessione
ad Ancona sono previste, con
cadenza biennale, altre sessioni
in Canada e in Svezia.
E visto l’interesse che questo
approccio all’invecchiamento
sta suscitando nella comunità
scientifica internazionale, non è
escluso che altri centri di ricerca
chiedano di aderire al progetto.
IL PROGRAMMA
FORMATIVO
Questa Summer School mira ad
offrire a studenti laureati e post
dottorati nel campo della ricerca
sull’invecchiamento e a coloro
che si stanno formando in questo
settore, un programma di formazione avanzata che attraversa varie
discipline, settori, istituzioni
e aree geografiche, affrontando le
fondamentali
priorità di ricerca nelle seguenti
aree:
ricerca di base
ricerca biomedica
ricerca psicologica
popolazione e ricerca socioeconomica
ricerca clinica e geriatrica
servizi sanitari, sociali e assistenza continuativa
ricerca tecnologica e ambientale
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OPPORTUNITA’
Nel corso della ISSA i partecipanti hanno potuto
• acquisire una conoscenza dei
processi critici per svolgere ricerca scientifica di alta qualità
anche in ambito professionale
nel campo dell’invecchiamento, attraverso sessioni
plenarie e pratiche;
• prendere in esame in un’ottica
multidisciplinare argomenti
quali: ottenere un finanziamento affrontare una peer-review
(valutazione tra pari), comunicare i risultati della ricerca,
trasferire nella pratica le nuove
conoscenze e l’etica nel contesto
della ricerca sull’invecchiamen
to;
• stabilire una rete con altri
giovani ricercatori nel campo
dell’invecchiamento e con
accademici provenienti da tutto
il mondo.
La rete
Tutto ciò si realizza attraverso una collaborazione scientifica tra l’Inrca (Istituto Nazionale di ricerca e cura dell’invecchiamento – Italia),
la British Columbia University (Canada) e la Lund University (Svezia). A testimonianza della validità della proposta il numero elevato
di candidature che sono pervenute ai 3 istituti di ricerca, per un
totale di circa 60 domande in sole 3 settimane, dalle quali sono stati
selezionati i 20 partecipanti, 14 donne e 6 uomini, provenienti da 13
paesi di tutto il mondo: Portogallo, Canada, Italia, Austria, Finlandia,
Svezia, Olanda, Irlanda del Nord, Cina, Repubblica Ceca, Ungheria
e Belgio. Le specializzazioni dei partecipanti sono dei campi più vari,
e includono: biomedicina, psicologia, sociologia, economia, demografia, medicina/geriatria, tecnologia e ambiente (ad es. architettura,
ingegneria, geografia, ecc.), al fine di ottenere un equilibrato mix
disciplinare di studenti ed insegnanti per rafforzare il focus interdisciplinare della scuola. Infatti anche gli insegnanti provengono da
vari istituti di ricerca mondiali, in primis dall’Università della British
Columbia (prof. Anne Martin-Matthews) e dall’Università di Lund
(prof. Torbjörn Svensson) - i due enti che assieme all’INRCA sono
tra gli organizzatori del progetto - ma vanno senz’altro ricordati
anche il prof. Graziano Onder dell’Università Cattolica di Roma e il
dr. Danilo Cavapozzi, dell’Università Ca’ Foscari di Venezia.
SCOPO dell’ISSA
La International Summer School on Ageing (ISSA) ha lo scopo di
formare studenti laureati e post dottorati nella ricerca sull’invecchiamento offrendo loro l’opportunità di migliorare le loro capacità professionali per intraprendere una carriera in questo settore e stabilire
una rete tra ricercatori emergenti ed accademici provenienti da differenti paesi. La struttura della ISSA riflette le molteplici prospettive
del processo di invecchiamento con un forte “focus” interdisciplinare
ed internazionale. E’ organizzato in 7 moduli didattici che prendono in considerazione le più rilevanti questioni metodologiche e
tematiche nel campo della ricerca sull’invecchiamento. Questa prima
Summer School prevederà un approfondimento monotematico sugli
studi longitudinali.
Saranno gli esperti di domani
ISSA è indirizzata a studenti
laureati o post dottorati, medici
specializzandi. I candidati alla
Summer School hanno già
avuto esperienza nel campo
della ricerca gerontologica, e
sono specializzati nelle seguenti
discipline:
• biomedicina
• psicologia
• sociologia
• economia
• demografia
• medicina/geriatria
• tecnologia e ambiente (architettura, ingegneria, geografia,
ecc.)
I partecipanti avranno l’opportunità di:
- acquisire una conoscenza dei
processi critici per svolgere ricerca scientifica di alta qualità
anche in ambito professionale
nel campo dell’invecchiamento
attraverso sessioni plenarie e
pratiche;
- prendere in esame in un otti-
ca multidisciplinare argomenti
quali: ottenere un finanziamento;
- affrontare una peer review,
comunicare i risultati di una ricerca, trasferire nella pratica le
nuove conoscenze e l’etica nel
contesto della ricerca sull’invecchiamento;
- stabilire una rete con altri
giovani ricercatori nel campo
dell’invecchiamento e con accademici provenienti da tutto
il mondo.
location
La prima edizione di ISSA finanziata dall’INRCA, si è tenuta ad Ancona, Via S. Margherita
5 con il patrocinio dell’Associazione Internazionale di Gerontologia e Geriatria – (IAGG
sezione europea), della Società
Europea di Medicina Geriatrica
(EUGMS), dell’Area di ricerca
europea-canadese (ERA-CAN),
della Società Italiana di Gerontologia e Geriatria (SIGG) e del
network Italia Longeva.
senzaetà 9
Crepet,
il futuro ha più
di 80 anni?
Successo del secondo libro di Enrico
Paciaroni. Longevità attiva non
significa “potere agli ottantenni”
P
er conoscere il futuro della
nostra società bisogna essere consapevoli del cambiamento.
A cominciare dal ruolo dei nonni
nella famiglia moderna.
Una cosa è dare una mano per
i compiti dei nipotini, una cosa
è diventare essi stessi depositari
della loro unica educazione.
Nasce così la ricerca del prof. Enrico Paciaroni, uno dei padri fondatori dell’Inrca, che si propone
di valutare il nuovo ruolo della
terza età nel mutamento sociale
che stiamo vivendo, sempre più
veloce, sempre più totale.
Con due obiettivi: far comprendere a tutte le generazioni che
saper invecchiare può essere un
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piacere. E che la persona anziana
è senza dubbio una risorsa attiva
nella società che cambia.
Anche questo secondo lavoro,
edito da Pixel Ancona, stampato da Tecnostampa Loreto, si
avvale di un’iconografia illustre,
quadri di grandi artisti dedicati
all’età della maturità.
E’ stato realizzato con la consulenza della direttrice scientifica dell’Inrca dott.ssa Fabrizia
Lattanzio e il coordinamento di
Sulmana Ramazzotti e Marzio
Marcellini.
Ma stavolta, insieme al presidente dell’Inrca don Vinicio Albanesi, la presentazione del libro al
ristorante Passetto di Ancona ha
visto protagonista il prof. Paolo
Crepet. Così, l’illustrazione dei
contenuti, con spunti originali
come la riscoperta della sessualità, il nuovo “mercato” degli anziani che sono pure consumatori
attenti, oppure l’impiego creativo
del tempo libero, ha visto l’acuto commento di Crepet che non
ha mancato di cogliere le cose
distorte della nostra società moderna.
Come il fatto che si confonde la
longevità attiva con un mantenimento del potere e il rimanere
abbarbicati fino ad oltre 80 anni
su tutte le poltrone possibili.
Anche don Vinicio infatti ha ricordato che tale “attaccamento”
al potere non risparmia i vertici
della Politica come anche della
Lo trovate nelle librerie di
Ancona o può essere richiesto
all’editore al prezzo di 14 euro.
Il ricavato sarà destinato alla
ricerca.
Per info o prenotazioni
Pixel - 071 2901110
[email protected]
Chiesa. Per concludere insieme,
poi, che la tarda età potrebbe invece essere momento di saggezza
e di godimento delle cose più
belle e più vere della vita, come
quelle spirituali, o familiari.
“Lasciamo i cda e le stanze dei
bottoni ai giovani che voglion
fare carriera” ha detto Crepet.
E magari l’anziano nella cultura,
nell’arte, nel sociale, nel volontariato potrebbe rivelarsi ancor più
risorsa di quello che è oggi.
Il libro può essere richiesto in
redazione:
[email protected],
071 2901110.
Il compenso di euro 14 viene devoluto ai ricercatori dell’Inrca.
Luca Guazzati
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Primo piano
ibernazione
L’ibernazione umana,
conosciuta anche come
criopreservazione,
è una pratica che
consente di preservare
nel tempo il corpo
di una persona,
dopo la morte legale,
con un abbassamento
veloce della
temperatura
fino a raggiungere
quella dell’azoto
liquido.
SOPRavvivo
L
o scopo è quello di bloccare la decomposizione dei tessuti con la speranza che le
nuove tecnologie permettano un “risveglio
programmato”, magari per i pazienti oncologici
dopo la scoperta della terapia antitumorale o
meglio ancora dopo aver trovato la chiave dell’immortalità indipendentemente dalla causa di morte.
È un tema che ha affascinato ed affascina ancora
non solo i cineasti, ma anche molti studiosi e ricercatori tanto che nel 1967 fu eseguita in California
la prima ibernazione.
Le tecniche
Senza entrare nel particolare delle varie tecniche
che si sono succedute nel tempo, l’atto finale consiste nel trasferimento del corpo in un contenitore
Dewar, una specie di grosso thermos riempito di
azoto liquido, per permettere una conservazione a
lungo termine, alla temperatura di -196 °C.
Purtroppo non esistono dati scientifici che provino
la validità di tale pratica, anzi, dimostrano non solo
che il successo non è garantito ma che è un intervento molto complesso, costoso e con un rischio
di fallimento assai elevato.
È sufficiente ricordare che anche gli embrioni
umani conservati in azoto liquido trascorsi i 5 anni
non sono più in grado di indurre una gravidanza,
perciò vengono distrutti. Infatti il perdurare del
congelamento provoca profondi cambiamenti a
livello tessutale.
Senza dimenticare che dietro l’angolo dell’iber-
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se mi iberno
nazione prolungata c’è sempre il rischio della
putrefazione dei tessuti.
Immortalità
ad ogni costo
Prima di cercare “l’immortalità” ad ogni costo
analizziamo, solo superficialmente e per un istante,
il nostro cervello che è l’organo meno conosciuto
del corpo umano.
Non si conoscono ancora i suoi meccanismi biochimici, le sue interconnessioni e le sue potenzialità e tanto meno come e in quale “memoria” o
“sito” vengono immagazzinate le nostre esperienze,
i nostri sentimenti, le nostre emozioni, i nostri
ricordi.
E se con l’ibernazione il nostro cervello venisse
resettato come un pc, chi sarà in grado, poi, di installare i “giusti programmi” al posto giusto, senza
creare dei corto-circuiti o dei crash cerebrali?
Dove si pratica
La pratica dell’ibernazione attualmente viene
eseguita negli Stati Uniti e in Russia dove sono
sorte diverse associazioni crioniciste che assistono
l’individuo che desidera essere ibernato.
È da sottolineare che per l’ibernazione, come
avviene negli USA, l’individuo è considerato clini-
?
Chi ci ha già pensato
Il fumettista
Walt Disney,
Il conduttore di talk show
Larry King,
il boxer
Muhammad Ali,
gli scrittori di fantascienza
Athur C. Clarke,
Frederick Pohl,
Gregory Benford,
Charles Platt, e
Damien Broderick,
romanzieri di successo
come Gore Vidal e
James Halperin.
(Halperin infatti, non è solo
un membro iscritto per la
criopreservazione, ma è
anche autore de
The First Immortal,
uno dei migliori e più letti
romanzi sull’argomento).
1967, la prima persona sottoposta al processo di
ibernazione, James Bedford, professore di psicologia
l’atto finale consiste
nel trasferimento del
corpo in un contenitore
Dewar, una specie di
grosso thermos riempito
di azoto liquido,
camente morto subito dopo l’arresto cardiaco.
In Italia
In Italia, invece, il Regolamento Nazionale di Polizia Mortuaria prevede un periodo di osservazione
del cadavere di 24 ore dopo l’arresto cardiaco.
In questo lasso di tempo il corpo subisce danni
irreversibili e quindi incompatibili con tale pratica.
L’ibernazione di un intero individuo e il suo successivo ritorno alla vita rimane una pura utopia per
il momento.
Occorre, perciò, sfatare l’idea che che con lo scongelamento sia possibile tornare a vivere esattamente come prima del congelamento, magari solo in
un’epoca diversa, o sicuri di essere curati da una
malattia inguaribile che prima rappresentava una
condanna a morte.
L’obiettivo più o meno dichiarato è quello di allungare la vita, per realizzare il sogno dell’immortalità.
Ma è poi giusto cercare l’immortalità ad ogni costo? Sfidare la Natura e la sua “Sapienza” non può
essere controproducente?
Pietro Ceccarelli
L’ibernazione
nella filmografia
Il pianeta delle scimmie, Franklin J. Schaffner, 1968
Amore per sempre, Steve Miner, 1992
Apri gli occhi, Alejandro Amenábar, 1997
Alien, Ridley Scott, 1979
Vanilla Sky, Cameron Crowe, 2001
Sonno di ghiaccio, Wes Craven, 1985
Demolition man, Marco Brambilla, 1993
Il dormiglione, Woody Allen, 1973
Futurama, Matt Groening, 1999
Roma
servizi cimiteriali
CIMITERI CAPITOLINI
Un esempio di accoglienza
tra cultura e sicurezza
C
ultura, sicurezza, superamento delle barriere
architettoniche per
rendere questi luoghi della memoria un esempio di accoglienza, dove poter onorare il ricordo
dei propri defunti. Sono queste
le tre parole d’ordine alla base
dell’attività di Ama, che attraverso la direzione “Cimiteri Capitolini” gestisce dal 1998 gli 11
cimiteri di Roma. Numerose e
di qualità le iniziative attivate in
questi anni. Tra queste, spiccano
il “Progetto Accoglienza” finalizzato all’assistenza dei visitatori
(soprattutto anziani e disabili)
durante il periodo autunnale di
commemorazione dei defunti
(un milione i visitatori lo scorso
anno per la XIV edizione); il
progetto di recupero delle tombe
abbandonate; il potenziamento
dell’area crematoria e il miglioramento dei servizi di commiato
presso strutture attrezzate per
lo svolgimento di cerimonie
laiche. Ultimo, non certo per
importanza, è il programma
“Passeggiate tra i ricordi”: visite
guidate gratuite all’interno del
Cimitero monumentale del
Verano, che hanno riscosso un
grande successo di pubblico.
Sono stati già 10 i weekend tra
marzo e settembre del 2012
dedicati all’iniziativa, che ha
consentito a migliaia di romani
e turisti di immergersi in un
rilevante patrimonio culturale,
storico e architettonico. Tra gli
8 itinerari, proposti a rotazione,
da segnalare lo “Speciale 150°
anniversario dell’unità d’Italia: la memoria di chi ha fatto
l’Italia” (il Risorgimento italiano
raccontato attraverso le vicende
dei protagonisti sepolti al Verano: Goffredo Mameli, Rosalia
Montmasson, Enrico Toti).
“Questi itinerari – spiega il
presidente di Ama, Piergiorgio
Benvenuti - sono l’occasione per
fare un viaggio nell’arte, nella
storia e nella letteratura passeggiando in un luogo dedicato
al ricordo dei defunti, ma che
è anche uno splendido museo
all’aperto della Capitale”.
Nel 2011 gli 11 cimiteri
capitolini sono stati oggetto di
importanti interventi volti a
potenziare la sicurezza dei visitatori: all’interno del cimitero
monumentale, ad esempio, sono
entrati in funzione 9 ascensori,
a beneficio di anziani e disabili, per consentire la visita alle
tombe dei defunti posizionate
ai piani superiori. Inoltre, è
stato attivato un sistema di
videosorveglianza al Verano e al
Flaminio con un servizio di vigilanza armata, presente 7 giorni
su 7. “Attualmente – conclude
l’amministratore delegato di
Ama, Salvatore Cappello – sono
300 le unità impegnate quotidianamente nella manutenzione
ordinaria e straordinaria dei
cimiteri capitolini. L’Azienda
investe annualmente tra i 6 e i 7
milioni di euro per migliorare le
strutture cimiteriali”. Onorare la
memoria dei propri cari: un impegno di civiltà che Ama cerca
di mantenere ogni giorno.
Il presidente di Ama
Piergiorgio Benvenuti
senzaetà 15
Giovani&Sport
calcio
Bravi e vincenti,
i talenti della Vigor Senigallia
Q
uasi 400 tesserati distribuiti nelle varie categorie, più di 20 tecnici e
preparatori a seguire altrettante
squadre e circa 50 collaboratori
tra dirigenti e accompagnatori;
questi sono solo alcuni numeri
della Vigorina, florido e vincente Settore Giovanile della Vigor
Senigallia, una delle Società
calcistiche più longeve delle
Si gioca per
divertirsi e
stare insieme
Soprattutto
Per crescere.
Marche. Il Presidente della Vigorina Rino Frulla ci ha accolto
nei suoi uffici e ci ha raccontato
qualcosa in più.
“Spesso si pensa che la vittoria
sia l’unico traguardo da perseguire ma è evidente come questo
nello sport non sia il giusto
approccio, soprattutto quando
ci si relaziona con i più giovani.
A noi infatti ciò che interessa
maggiormente è che i ragazzi
facciano loro quelli che sono i
16 senzaetà
nostri valori, e che attraverso lo
sport possano diventare prima
uomini e poi se possibile anche
buoni calciatori; è per questo
che, come avvenuto quest’anno, quando riceviamo ben due
Coppe Disciplina nella categoria Allievi, quella composta
dai ragazzi nell’età più difficile
perché nel pieno dell’adolescenza, tutta la Società può
dirsi orgogliosa del proprio
lavoro”.
Bene l’educazione, ma anche i
risultati sul campo hanno un
peso notevole.
“Chiaramente i risultati giocano un ruolo importante, ma
anche sotto questo punto di
vista non possiamo lamentarci.
Abbiamo infatti vinto praticamente tutti i 20 campionati
federali a cui abbiamo preso
parte, e lo stesso è avvenuto
nei tornei estivi disputati fino
ad oggi; a proposito, i Pulcini
del 2001 si sono qualificati alle
finali della ‘Friends Cup’ dove,
tra le altre, sfideranno Torino,
Atalanta e Espanol.
Tra le squadre ci sarà anche
l’Inter con la quale è stata rinnovata, con reciproca
soddisfazione, un’importante
collaborazione tecnica iniziata
lo scorso anno”
Di questo folto gruppo quanti
diventeranno calciatori professionisti?
“Se per tutti vale l’assioma che
si gioca per divertirsi e stare
insieme, effettivamente solo
per alcuni si apriranno le porte
della Prima Squadra (la Vigor
Senigallia quest’anno avrà una
rosa composta da soli giocatori
cresciuti nella Vigorina ndr) o di
categorie superiori.
Il numero di coloro che potranno ambire a fare il grande salto
tra i professionisti sarà invece
ancor minore, anche se lo scorso
anno ben due dei nostri ragazzi
sono approdati in Serie A.”
senzaetà 17
Giovani&Sport
calcio
Giocare,
imparare,
crescere
La Giovane
Ancona forgia
i campioni
del futuro:
ma – spiega
il presidente
Schiavoni –
l’importante
è educare
D
opo
aver
“visitato”
l’esperienza
giovanile
dell’Ascoli Calcio, scopriamo la realtà sempre marchigiana della “Giovane Ancona”
attraverso il presidente onorario
Sergio Schiavoni e l’attuale presidente Diego Franzoni.
Presidente Schiavoni, come
mai questo “gemellaggio” con
l’Ascoli Calcio, nel nome dei
giovani?
“E’ proprio per formare i ragazzini alla sana disciplina sportiva e
per costituire una risorsa preziosa alle squadre più importanti e
al calcio italiano che da Ancona
stiamo organizzando importanti
collaborazioni con prime squadre strutturate, come l’Ascoli
e come l’Inter stessa con cui da
tempo abbiamo istaurato proficui contatti”.
Il centro sportivo dell’Aspio è
dunque una speranza per molti
futuri campioni...
“La struttura dell’Aspio è per ora
sufficiente: abbiamo 260 ragazzi
iscritti fra Allievi, Giovanissimi,
Esordienti e Pulcini.
Vengono fatti corsi estivi ad
Arcevia e organizziamo diversi
18 senzaetà
eventi nel corso dell’anno: il nostro è un investimento serio per
il futuro dei ragazzi.
Non importa se poi il talento
non sempre crea il campione.
A noi interessa che il calcio diventi scuola di vita... e che giocando si impari sempre qualcosa
GEMELLAGGIO
CON L’ASCOLI
E L’INTER
SEMPRE PIU’
UNA SCUOLA
DI VITA
di utile”.
Diego Franzoni ci ricorda come
è partita la Giovane Ancona.
“L’associazione sportiva Giovane Ancona Calcio nasce per due
obiettivi: preparare all’attività
calcistica i ragazzini di Ancona
e delle Marche e riuscire a farne esordire qualcuno nella pri-
ma squadra come professionista.
Lo staff tecnico della Giovane
Ancona Calcio ha un valore assoluto molto alto, basti pensare
solamente a Lorenzo Giagnolini e Claudio Campana, in tutto
abbiamo sedici tecnici coordinati
da Lorenzo Giagnolini, due preparatori atletico motori, due preparatori per i portieri.
Oggi la prima squadra della città
non è più nei campionati professionisti e molti dei nostri ragazzi
sono richiesti e sono già andati
in società che militano in serie B,
C1 e C2 (Ascoli, Gubbio, Fano
) oltre che all’US Ancona 1905,
alla Recanatese e alla Biagio
Nazzaro.
Importante obiettivo è l’educazione sportiva dei ragazzi, far capire il significato di lealtà, di avversario, di squadra, di impegno.
Siamo soddisfatti se i nostri ragazzi migliorano sia nella tecnica
che nel comportamento e se imparano a orientarsi meglio nella
società.
Seguiamo due aspetti fondamentali, il primo è la salute degli atleti, seguiti da strutture e professionisti molto affidabili, il secondo
è la corretta alimentazione per la
quale oltre a consegnare un decalogo alimentare teniamo degli
incontri aperti a genitori e staff
con esperti dietologi e abbiamo
costituito un Gruppo di Acquisto
Solidale - GAS per permettere
alle famiglie dei nostri tesserati
di ordinare l’olio di oliva di qualità prodotto dall’oleificio Guzzini
di Osimo e la pasta prodotta con
grano coltivato biologicamente nel territorio delle Marche e
dintorni dalla Cooperativa “La
Terra e il Cielo”.
Per ragazzini e famiglie è anche
un impegno: dove finisce il gioco e inizia la speranza di diventare un campione?
Un ragazzo su 30.000 può arrivare a giocare in serie B o serie
A. Per arrivare occorre tanto impegno, una notevole intelligenza
e dei preparatori bravi.
Più facile diventare dei ragazzi
pronti alle sfide della vita lavorativa, di studio, se si acquisiscono
i valori dello sport.
Noi teniamo molto anche ai risultati scolastici e abbiamo una
psicologa che segue la loro crescita.
Giovani&Scuola
Verso il futuro
con il Liceo
“Francesco Stabili”
C
’è un Liceo Classico
ad Ascoli Piceno il
“Francesco Stabili” che
porta una “Voce” interessante e
completa nell’ambito dell’istruzione classica.
Con forte propensione all’orientamento culturale moderno per
un concetto sempre “verde” di
maturità. Di questo si è parlato
proprio a Maggio nell’incontro
fortemente voluto dalla preside
Marisa Salvatori che si è tenuto
ad Ascoli fra i maturandi del
liceo e lo psicoterapeuta Crepet.
Oggi il ragazzo va considerato
maturo non solo da un punto
di vista di contenuti, ma anche
introspettivo, la scuola deve
verificare se c’è una crescita
a livello personale, istruire e
preoccuparsi di sviluppare una
crescita intellettuale e culturale
al di là del voto.
Proprio nel liceo classico
“F.Stabili” per entusiasmare
sempre di più i ragazzi ed aprire
le menti, vengono intraprese
molteplici iniziative.
Una delle tante è il giornale
della scuola, intitolato la “Voce”.
Sono i ragazzi a parlare di ciò
che accade all’interno e fuori la
scuola, raccontando tutto attraverso i loro occhi d’adolescenti
con la voglia di crescere.
Proprio per questo giornale
l’istituto ha ricevuto un premio
a livello nazionale classificandosi
al quinto posto come uno dei
migliori licei classici d’Italia.
La preside Marisa Salvatori
oltre al liceo classico ci presenta
gli altri tre indirizzi di studio:
liceo delle scienze sociali, il
linguistico (con sede distaccata)
ed infine il settore per operatore
economico sociale.
Il liceo linguistico viene considerato il fiore all’occhiello di
Ascoli Piceno.
Per quanto riguarda l’istruzione
alle lingue straniere la Salvatori
attua il progetto di preparare
gli alunni ad una “full immersion” totale delle lingua inglese,
francese e tedesca, garantendo
corsi di 40/50 ore pomeridiane e
stage all’estero dal secondo anno
di studi.
IL “CECCO
D’ASCOLI”
FA SENTIRE
LA SUA “VOCE”
Marisa Salvatori considera il liceo come la scuola top in quanto
fornisce una cultura nettamente
superiore alle altre scuole, visto
che si approfondiscono materie
umanistiche e quella letteratura
Greca e Latina che sono le basi
della nostra civiltà, non trascurando materie scientifiche come
la matematica e la chimica.
La preside alle spalle ha già ventotto anni di servizio, e ci tiene
a sottolineare che non si tratta
solo di carriera, ma di dedizione
e passione per la formazione
di nuove generazioni, le quali
rappresentano il futuro della
collettività.
Edy Paccapeli
senzaetà 19
Dossier
cooperazione
Tener duro
e valorizzare
le risorse sane
L’intervento del presidente
Agci Altieri alla Giornata
internazionale della cooperazione
dal nostro inviato
Julian Burnett
L
a forte funzione sociale
dell’impresa cooperativa si esalta in tempi di
crisi. Questo il tema affrontato
e rilanciato dall’Alleanza delle
Cooperative Italiane (ACI) durante la celebrazione dell’anno
internazionale delle cooperative,
avvenuta a Roma il 5 luglio alla
presenza del Capo dello Stato
Giorgio Napolitano.
Interessanti i dati illustrati dal
Censis in apertura: l’impresa
cooperativa partecipa alla formazione del PIL per l’8% mantenendo intatte le sue performance anche in tempi di crisi.
Dunque la cooperazione tiene.
In tempi di crisi, può essere ancora una risorsa utile per il lavoro, lo sviluppo e il guadagno dei
giovani. Non solo. Il presidente
dell’AGCI, Associazione Generale Cooperative Italiane, Rosario Altieri, ricordando il ruolo e
la spinta portati dal primo presidente Meuccio Ruini inserendo
i valori cooperativi nella nostra
Carta Costituzionale, ha sottolineato il fatto che: “Il ruolo della
persona nell’impresa cooperativa
consente ad essa di confrontarsi
quotidianamente con i necessari
adeguamenti, anche tecnologici,
oltre che con le altrettanto necessarie innovazioni dei sistemi
produttivi e di marketing”.
Un valore che individua e premia la persona insieme al lavoro,
quindi, merita senza dubbio – ha
detto Altieri – maggiore attenzione dal Governo e dalla po-
litica in genere. “Non vogliamo
trattamenti di favore sui mercati
ma vogliamo che siano riconosciute le peculiarità e premiate
per il loro giusto valore”. La cooperazione buona e sana deve
essere valorizzata.
“Questa giornata di festa – ha
concluso il presidente Agci Altieri - vuole riaffermare i valori
ed i principi cooperativi ma anche denunciare abusi e chiamare
tutti, istituzioni e parti sociali,
a vigilare sulla correttezza dei
comportamenti di ciascuno e
colpire la contraffazione delle
pratiche genuinamente cooperative. Di qui si rafforza l’impegno,
sintetizzato nello slogan “le cooperative costruiscono un mondo
migliore”.
Soprattutto oggi, cooperazione
L’Alleanza delle Cooperative Italiane tiene, funziona e... rilancia. Nonostante la
congiuntura non risparmi alcun settore, l’ACI ha preso un impegno: unire le forze
e tenere duro. Il Presidente Altieri dell’Agci ha parlato come copresidente dell’Aci a
nome di tutti, davanti a Giorgio Napolitano, in una sala gremitissima di cooperatori: ha ribadito l’intenzione di guardare avanti e rilanciare. Sulla stampa nazionale,
forse non è stata colta appieno l’improtanza di tale ferma volontà di recupero: lo facciamo noi, qui, sottolineandone l’aspetto sociale. Se le risorse mancano, non vengono
infatti meno gli uomini che vogliono lavorare riscoprendo, proprio e soprattutto oggi,
due patrimoni ricchissimi del talento italiano: la manualità e la volontà.
20 senzaetà
Il Presidente Altieri con il Presidente
Giorgio Napolitano durante la manifestazione
Legacoop:
“Ma esiste una volontà
politica sul welfare?”
I
n tempi di crisi, la cooperazione sociale resta un punto
fermo. Nonostante tutto,
in barba ai tagli capitolini e
alle sforbiciate degli enti locali.
“Il settore viene da un lungo
periodo di costante sviluppo – fa
sapere Paola Menetti, presidente
di Legacoop sociali – e anche
dopo il 2008, che segna l’inizio
della crisi, ha dato prova di
tenuta”. Eppure, l’impatto sulle
politiche sociali delle riduzioni
con le ultime tre Finanziarie, si
è fatto sentire.
“Questi tagli – continua Menetti – hanno pressoché azzerato i fondi per le politiche sociali
e per la non autosufficienza ridimensionando i trasferimenti agli
enti locali. Questo ha prodotto
una situazione di sofferenza per
il mantenimento dei servizi e
dei livelli occupazionali”.
Ma la cooperazione sociale
resiste.
I numeri sono importanti: sono
circa 9mila le cooperative che
fanno capo alle tre principali
organizzazioni di rappresentanza cioè Federsolidarietà-Confcooperative, Legacoop sociali e
Agci-solidarietà.
Di queste, circa il 35% sono nel
Sud; il 33% sono cooperative
d’inserimento lavorativo per
persone svantaggiate, il 60%
producono servizi, il resto sono
consorzi di cooperative sociali.
Gli addetti sono 350mila di cui
il 75% donne mentre i lavoratori
svantaggiati occupati stabilmente sono 30mila. Va evidenziato
che l’87% dei lavoratori ha un
contratto di lavoro a tempo indeterminato. Il valore di produzione delle cooperazione sociale
è pari a 10 miliardi di euro.
Circa il 60% dell’attività viene
svolta a committenza pubblica,
il resto è a privato.
“Siamo una realtà significativa – sottolinea Menetti – e in
questa fase sono tanti i progetti
che ci impegnano. La cooperazione sociale si sta sforzando
per sviluppare attività imprenditoriali puntando su progetti
che la vedono protagonista sia
sul piano gestionale sia su quello
delle risorse”.
In particolare, ci sono i progetti
sulla non autosufficienza, sull’infanzia, quelli per la marginalità
sociale.
Per quanto riguarda le cooperative d’inserimento lavorativo, si
lavora sui progetti di sviluppo di
filiere produttive come l’agricoltura sociale, il turismo, l’energia
rinnovabile e vie dicendo.
Nulla da obiettare, secondo
Legacoop sociali, sul fronte
legislativo. “L’esigenza prioritaria – sottolinea Menetti – è
non quella d’interventi specifici
a livello normativo, ma capire
se esiste una rinnovata volontà
politica per dar futuro e risorse
al Welfare di questo Paese”.
Federica Buroni
senzaetà 21
Cooperazione
formula
R
La cooperazione sociale,
anche in tempi di recessione,
svolge un ruolo importante
sia nei confronti della
pubblica amministrazione
che del privato cittadino
ponendosi come uno dei
pochi interlocutori in grado
di formulare proposte di
welfare alternativo e offrire
opportunità di lavoro
a giovani e donne.
22 senzaetà
ivolgiamo alcune
domande ad Amedeo
Duranti Responsabile
della Cooperazione Sociale per
Legacoop Marche.
Quale scenario prefigura la cooperazione sociale per l’immediato futuro?
Riteniamo che sia importante
prevedere spazi per la sperimentazione e per favorire l’innovazione.
Favorire l’adozione di interventi
sperimentali, è una misura che
consente di dare al sistema una
indispensabile dinamicità.
Nelle Marche, una delle Regioni
capofila nell’adozione della
legge 328/2000, si lavora a
costruire un welfare partecipativo e improntato alla logica della
sussidiarietà.
Ma la cooperazione sociale,
sotto il coordinamento delle 3
centrali principali (Legacoopsociali, Federsolidarietà, AGCI),
individua alcune priorità alle
quali ritiene la legge non possa
declinare.
Quali?
Prevedere uno spazio di
consultazione permanente
che permetta di concertare le
politiche sociali in particolare su
programmazione e valutazione.
E’ indispensabile istituire uno
strumento di consultazione che
coinvolga il sistema di attori
della solidarietà sociale, tra cui
anche la cooperazione sociale.
Attivare poi un sistema di concertazione periodica, finalizzato
a consentire lo sviluppo locale
di attività socioeconomiche in
grado di produrre incremento di
capitale sociale, valorizzazione
Amedeo Duranti
Responsabile della
Cooperazione Sociale
per Legacoop Marche.
delle risorse locali, inclusione
dei soggetti deboli.
Una forma di Conferenza
nella quale possa avvenire tale
consultazione e confronto tra
i diversi attori della politica
sociale regionale.
Fondamentale è che nella legge
regionale si preveda l’impegno a
definire, sulla base del fabbisogno rilevato, le caratteristiche
quantitative e qualitative dei
servizi e degli interventi, che
costituiscono i livelli essenziali
delle prestazioni sociali da garantire, con lo scopo di colmare
un vuoto che permane a livello
nazionale.
La Regione Marche è stata tra
le prime a legiferare in materia
di regolamentazione ed accesso
alla gestione dei servizi da parte del privato sociale; oggi, che
succede?
E’ indispensabile che la legge
regionale vada a definire le
modalità con le quali la pubblica
amministrazione provvede
sociale,
anticrisi
all’eventuale acquisto dal privato,
di interventi e servizi sociali. Devono essere previsti in
particolare i seguenti requisiti:
principi di individuazione dei
fornitori in funzione della
qualità e specifica esclusione del
massimo ribasso come modalità di affidamento; previsione
dell’utilizzo di sistemi innovativi
di assegnazione, volti a favorire
dinamiche di co-progettazione;
inderogabile utilizzo del tariffario regionale per il calcolo
della base d’asta sulla quale si
svolge la gara d’appalto in attesa
dell’introduzione del tariffario
dei servizi; previsione di opportunità per la collaborazione tra
differenti attori del sistema, ivi
incluso il mondo del volontariato; sostegno a strumenti volti
a massimizzare le opportunità
di ritorno di capitale sociale nei
territori che affidano tali interventi e servizi.
Inoltre dev’esserci uno strumento di verifica e controllo.
Il problema non è nella presenza
di norme e indicazioni ma nella
prassi seguita dalle amministrazioni locali.
Occorre quindi un “luogo” nel
quale possano essere segnalate
tali storture e avviate procedure
volte a garantire appropriatezza.
Crediamo sia necessario prevedere le modalità con le quali
il “sistema utente” può essere
chiamato a concorrere ai costi
per il mantenimento del sistema
dei servizi.
Riteniamo che su una materia
così importante sia indispen-
sabile individuare dei criteri
di riferimento regionale, che
permettano di riparare ad un
panorama di estrema frammentazione e differenziazione su
base locale.
Quale potrebbe essere un valido sostegno da parte dell’interlocutore pubblico?
Crediamo che l’economia sociale
sia un bene comunitario e un
valore che appartiene ai territori.
Essa va sostenuta e supportata
dalla comunità regionale; in
particolare la legge sul sistema
integrato di interventi e servizi
dovrebbe prevedere un fondo
regionale per gli investimenti.
Da sempre la Cooperazione
Sociale promuove e sostiene
Proteggere e sostenere
l’inserimento lavorativo
è una delle più efficaci
politiche sociali.
l’integrazione sociale e lavorativa dei soggetti svantaggiati;
cosa proponete al riguardo?
Proteggere e sostenere l’inserimento lavorativo è una delle più
efficaci politiche sociali.
In questo senso, occorrono
misure concrete perché questo
accada e l’amministrazione
pubblica, nella sua qualità di
importante acquirente di servizi
può giocare un ruolo fondamentale.
Tra queste misure auspichiamo
che una quota predefinita dei
contratti per l’acquisto di beni e
servizi o per l’esecuzione di opere e lavori pubblici, contengano
clausole sociali relative all’inse-
rimento lavorativo di persone
svantaggiate.
Per gli operatori che lavorano nella cooperazione sociale:
quali esigenze e quali prospettive?
Occorre un impegno a regolamentare il sistema delle
professionalità sociali e a questo
proposito la legge regionale
dovrà prevedere i criteri rispetto
ai quali tale regolamentazione
dovrà essere organizzata.
Essa dovrà inoltre dettare le
indicazioni sul percorso da
realizzare per garantire adeguata
professionalità e qualità all’intero sistema del lavoro sociale.
Nicolò Scocchera
senzaetà 23
ATLANTE
reggere la crisi
L
’incontro con la cooperativa sociale Atlante
di Ancona è stato quanto mai proficuo
sia per approfondire l’esperienza di una
“tipologia B” sia perchè lo staff interno lavora
in grande affiatamento da oltre quindici anni. E
insieme, si sa, la crisi si affronta meglio. Di qui, la
scelta di rispondere come un’unica voce alle nostre
domande...
In base alla propria esperienza e al contesto locale, quale periodo sta attraversando la cooperazione sociale ed in particolare che cosa significa
oggi lavorare in una cooperativa
sociale di servizi, stante la crisi che c’è?
“Lavorare in una cooperativa sociale significa
assumersi la responsabilità dell’”’interesse generale
della comunità alla promozione umana e all’integrazione sociale dei cittadini”. Le cooperative
sociali di tipo B come ATLANTE, perseguono
questo scopo attraverso l’inserimento socio-lavorativo di persone svantaggiate.
In questo periodo segnato dalla crisi, da tagli su
tagli ai servizi pubblici ed ai bilanci degli enti locali, dalla disoccupazione, dall’aumento dell’incertezza e delle fragilità del territorio, l’azione delle
cooperative sociali diventa ancora più importante,
perché si rivolge proprio alle persone più esposte. Lo strumento delle cooperative di tipo B, in
particolare, va oltre la legge 68/99 (“Norme per il
diritto al lavoro dei disabili”) e sostiene il lavoro sia
degli appartenenti alle categorie protette sia delle
altre categorie svantaggiate indicate dalla legge.
Purtroppo le amministrazioni pubbliche mostrano
una certa disattenzione verso questo strumento”.
Storia ed esperienza di una cooperativa come
ATLANTE: alcuni dati di settore per interventi ,
assistenza e tipologia di lavoro. “ATLANTE è una
Società Cooperativa Sociale che in quindici anni è
cresciuta per fatturato, addetti, gamma di servizi
24 senzaetà
ed organizzazione. Oggi ATLANTE è certificata
SA8000:2008 e fornisce servizi certificati ISO
9001:2008 sia operativi (pulizie industriali e non,
custodia non armata, gestione parcheggi, raccolta differenziata...) sia impiegatizi e specialistici
(gestioni biglietterie, data entry, …)”.
Sviluppo progetti e prospettive nel settore e sul
territorio della cooperativa ATLANTE?
“In un momento di forti tagli per il sistema
pubblico, sinora principale appaltante di servizi a
favore delle cooperative sociali di tipo B, ATLANTE si è attrezzata e guarda con sempre maggiore
attenzione alla qualità, al privato, al project financing ai servizi essenziali per la collettività.
Sarà importante la nostra capacità di fare rete con
altre imprese, cooperative e non.
Rimangono però cruciali i controlli: non sono infatti rari fenomeni di cooperazione spuria, mostri
che ricevono contributi pubblici, concorrono sul
mercato in modo sleale e ben poco hanno a che
fare con la cooperazione sociale.
Le Autorità preposte, tuttavia, raramente effettuano le ispezioni previste”.
ATLANTE Società Cooperativa Sociale
Piazza Salvo d’Acquisto 21, 60131 Ancona
Telefono: 071.2901002
Fax: 071.2914251
[email protected]
www.atlantecooperativa.com
Contro
le tante
fragilità
sul territorio,
la lotta
si fa sempre
più dura.
Molti
progetti,
pochi aiuti
Mangia&Bevi
Viaggio tra “naturalità”
degli alimenti e vino
simbolo di passioni e società
I
l tutto è diverso dalla somma
delle singole parti. La celebre
massima della psicologia Gestalt sembra applicabile agli ambiti più disparati…non ultimi cibo
e sentimenti. Chi sceglie un’alimentazione naturale, ad esempio,
lo fa seguendo un principio: il cibo
deve essere un’opera della natura,
in armonia con l’organismo, senza
manipolazioni dannose, da assumere in dosi adeguate, nella giusta
varianza, nel rispetto dell’ambiente
e dell’uomo. Una filosofia che vede
nell’agricoltura e nella “naturalità” la base ed il futuro dell’umanità, che diventa stile di vita e che
guarda a scelte come il biologico e
il chilometro zero. Argomento, certo, complesso e controverso e tema
tutto da indagare. Se a questo
aggiungiamo che la Gestalt sembra
aver ragione persino quando parliamo di menù per la coppia, viene
voglia di raccontarvi come un buon
calice di vino, unito magari alla
giusta pietanza e all’intesa alchemica, possono fare bene all’amore…ce lo dice anche la scienza.
Maria Chiara La Rovere
DIMMI COSA MANGI
& bevi come ami
senzaetà 25
Mangia&Bevi
naturalità
BIO
certificato
Trasparenza e sicurezza per rispondere al consumatore. Il biologico
in Italia nelle parole del presidente dell’organismo di controllo e certificazione Suolo e Salute, Augusto Mentuccia, esperto di lungo corso.
Q
Augusto Mentuccia
Presidente Suolo e Salute
26 senzaetà
uasi 11.500 aziende
biologiche tra produttori e trasformatori (il
23,8% del totale), oltre 300.000
ettari (il 27,5%): questi i numeri
di Suolo e Salute, che, grazie
ai numerosi accreditamenti
internazionali, può inoltre certificare produzioni biologiche da
esportare direttamente nei più
importanti mercati del mondo. Veri pionieri del biologico,
sono attivi anche in schemi di
certificazione agroalimentare e
ambientale come la denominazione di origine DOP IGP e
STG, standard GlobalGAP, rintracciabilità di filiera, agricoltura
integrata, biocosmesi, filiera del
legno PEFC. Con il presidente
Mentuccia abbiamo fotografato
l’attualità del settore.
Qual è la situazione del biologico in Italia? Quale il futuro?
Secondo gli ultimi dati gli
operatori del settore sono circa
48.500, di cui 38.000 produttori primari, 6.200 preparatori
(comprese aziende di vendita al
dettaglio), quasi 4000 che fanno
sia produzione che trasformazione. Rispetto ai dati 2010, un
aumento dell’1,3% del numero
di aziende bio. La superficie
interessata, in conversione o
interamente convertita ad agricoltura biologica, è di 1.100.889
ettari. Le aziende di produzio-
ne primaria sono per lo più al
centro-sud mentre la trasformazione dei prodotti avviene
più al centro-nord. Pur in un
momento di grave congiuntura
economica, il mercato del bio
gode di buona salute.
I consumi sono in continuo
aumento, in Italia e all’estero
e per il futuro si aspettano
performance ancora più
interessanti. Ma per
consolidare e accrescere
ancor di più
i consumi bisogna intervenire
Organismo di controllo e certificazione per agroalimentare e ambiente. Nasce dall’Associazione Suolo e Salute, fondata nel 1969,
che in Italia ha realizzato la prima esperienza di promozione del
metodo organico-minerale, dal quale l’agricoltura biologica trae
fondamento. Nel 2000 dall’Associazione è nata Suolo e Salute srl,
l’attuale organismo di controllo. Opera in Italia con 2 sedi principali e 13 regionali e interregionali. All’estero, con proprie sedi
e personale locale in Repubblica Dominicana, Romania, Serbia,
Egitto e Tunisia; è attivo in molti altri Paesi dell’est europeo,
dell’Africa, dell’Asia, del sud America.
in maniera sostanziale su diversi
fronti: aumentare la corretta comunicazione ai consumatori ed
intervenire su logistica e distribuzione dei prodotti biologici,
garantire la giusta remunerazione al produttore ed accrescere la
fiducia nel sistema di controllo e
certificazione.
È importante dare risposte alla
crescente domanda di trasparenza, chiarezza e sicurezza che
il consumatore pone quando
decide di acquistare un prodotto bio. Per quanto ci riguarda,
siamo pronti e disponibili a fare
la nostra parte.
Perché sono così importanti le
“patenti di qualità” fornite dalle
certificazioni?
La certificazione di un prodotto, o più in generale di una
filiera agroalimentare, supplisce
alla perdita, amplificata dalla
globalizzazione, del rapporto
di conoscenza tra chi produce
cibo e i consumatori, e risponde
all’indispensabilità di alimenti
sempre più sani e ottenuti nel
rispetto dell’ambiente e del lavoro dell’uomo. Ecco la necessità
ed il crescente successo delle
certificazioni nel settore alimentare. Statistiche alla mano, per i
prodotti agroalimentari di qualità (biologici, a denominazione
di origine, etc.) il consumatore è
disposto a spendere di più.
Non è poco per il comparto.
Questo “trasferimento di
fiducia” trova risposta coerente e
tecnicamente corretta nell’applicazione del meccanismo
di certificazione con il quale
Enti terzi, accreditati a livello
nazionale ed internazionale, si
fanno garanti nei confronti dei
consumatori del rispetto delle
specifiche di un determinato
prodotto, quelle racchiuse in
normative emanate dalla UE, da
norme nazionali e da disciplinari
privati di produzione.
Qualità e “naturalità”: in quali
ambiti?
L’agricoltura in generale deve
essere l’espressione della cosiddetta “multifunzionalità”: deve
tendere a coniugare gli obiettivi
produttivi, e quindi economici,
con quelli sociali ed ambientali.
Questo concetto deve valere
anche per gli altri settori produttivi.
Bisogna incentivare ogni forma
di economia che mira alla valorizzazione del territorio e alla
salvaguardia delle risorse naturali ed orientare i consumatori
verso prodotti ecosostenibili.
Qualsiasi prodotto è “buono”
solo se è stato ottenuto nel rispetto della salute e della natura.
Pensando all’agricoltura, mi
piace ricordare un bellissimo
adagio: “La terra che coltiviamo non l’abbiamo ereditata
dai nostri nonni, ma l’abbiamo
ricevuta in prestito dai nostri
nipoti”.
Maria Chiara La Rovere
senzaetà 27
Mangia&Bevi
naturalità
VerdeCarmine,
Il colore del gusto
A
ndando a visitare la cantina VerdeCarmine di Adriano Pasquetti (appassionato
di viticoltura), nascosta nel verde della
località di Ostra, nel Senigalliese, viene spontaneo
accorgersi che esistono ancora angoli di paradiso dove è possibile riscoprire tipicità della terra
marchigiana ed assaporare l’essenza di antiche
tradizioni. Come se il tempo si fosse fermato. La
cantina VerdeCarmine ha origine da una storia
nata dall’amore e dalla passione per la terra. Due
ettari di terreno pronti a ricevere quell’uva che
nelle nostre tavole sarà: Verdicchio dal colore
dorato, un Montepulciano, una rossa e passionale
Lacrima di Morro d’alba, per poi continuare con
Merlot e Cabernet. Vino è sinonimo di allegria
e convivialità; VerdeCarmine vuol essere sinonimo di qualità. Non a caso stiamo parlando di
un prodotto di “nicchia” volto prevalentemente
alla consumazione locale, ovvero un prodotto a
km 0, ma in piccole dosi conosciuto anche nel
nord Italia. L’imbottigliatura, l’etichettatura e la
conservazione del vino in botti d’acciaio, avviene
nella cantina sotterranea. Questo non basta, il vino
viene seguito da un enologo e un agronomo che
fanno della loro professionalità una missione per
riportare nelle nostre tavole quello che può essere
definito il prodotto Made in Italy per eccellenza:
il vino. In un momento economico difficile, la
cantina VerdeCarmine, riesce a reggere bene ai
duri colpi della famigerata “crisi”anche perché è a
conduzione familiare. E’ proprio questo un punto
di forza della piccola azienda agricola, dove dietro
la fatica di custodire un vigneto si celano i ricordi,
gli amori di un tempo e ancora quella voglia di
assaporare quel prodotto genuino che la terra offre.
Insomma che sia l’amore ad alimentare la tradizione e il segreto di un buon vino?
Edy Paccapeli
28 senzaetà
Le Marche
riescono
a racchiudere
come
uno scrigno
luoghi
suggestivi
e a pochi
conosciuti.
senzaetà 29
Mangia&Bevi
naturalità
Bio:
non più lusso
ma abitudine
di consumo,
sinonimo di sano
e naturale
IL BIOLOGICO
ma non basta!
T
ra i tanti prodotti
firmati Made in Italy,
a noi italiani, all’estero,
invidiano anche la buona tavola,
saper mangiare scegliendo cibi
sani.
Cucinare bene fa parte del
nostro patrimonio genetico, di
quella cultura contadina che
si riscontra dall’estrema punta
delle Alpi fino all’ultimo lembo
di terra che si getta nel Mediterraneo, basata su cibi sani e che
ancora oggi, malgrado le tante
“contaminazioni”, continua a
tenere.
Anzi, e per fortuna, passata la
“moda” di preferire i prodotti
fuori stagione, si sta recuperando proprio la stagionalità dei
prodotti, portando sulla tavola
ciò che il calendario ortofrutti-
30 senzaetà
colo offre. Soprattutto l’attenzione a prediligere i prodotti
biologici non è più un “lusso”
per pochi ma un’abitudine di
consumo, che si va radicando
anche grazie a una maggiore
Sud Italia, fiore
all’occhiello per
la coltivazione
biologica
disponibilità, che ha reso i prodotti biologici accessibili a un
più largo consumo.
Inoltre campagne di comunicazione a sostegno del biologico
hanno fatto conoscere e preferire questa fetta di prodotti più
sani a un pubblico sempre più
attento ed esigente.
L’idea del coltivare biologico
è sinonimo di sano, naturale,
escludendo per la coltivazione
e l’allevamento l’utilizzo di
sostanze ottenute con la sintesi
chimica.
Coltivare, anzi produrre biologico, significa anche sviluppare
modelli di produzione che evitino l’eccessivo sfruttamento delle
risorse naturali, con riguardo
all’acqua e all’aria, e di portare
avanti forme produttive di lungo
periodo.
Il biologico per affermarsi come
modello di sviluppo – secondo
Alessandro Triantafyllidis presidente dell’AIAB Associazione
Italiana Agricoltori Biologici –
deve soddisfare tre priorità quali
la filiera alimentare, il sistema
di certificazione e l’accesso alla
terra.
Per il Presidente AIAB cambiare i rapporti della filiera alimentare significa dare maggior peso
ai produttori di cibo, sviluppare
sistemi alternativi di distribuzione e modificare le relazioni tra
produttori e consumatori.
Inoltre per Triantafyllidis il
sistema di certificazione, pur
rimanendo uno strumento
fondamentale per la coltivazione
biologica, a tutt’oggi presenta
dei forti limiti che devono essere
superati.
Indubbiamente il biologico in
Italia deve fare ancora passi
importanti, però, come afferma
il Presidente Triantafyllidis nel
comunicato del 13 luglio scorso,
commentando i dati Istat sul 6°
Censimento Agricolo, “L’agri-
coltura Biologica dimostra la
sua buona salute, soprattutto al
Sud dove continua a giocare un
ruolo chiave sia in termini di
superfici dedicate che in termini
di produzione, a dimostrazione
di una crescente attenzione degli
agricoltori per la tutela dell’ambiente e per la produzione di
cibi di qualità”.
Infatti i dati Istat parlano chiaro,
sono più di 44.000 le aziende
agricole, pari al 2,7% del totale
nazionale e gli ettari destinati
alla coltivazione biologica sono
782,000.
Il Sud in questo caso, in
controtendenza con il resto
della produttività italiana in cui
risulta sempre fanalino di coda,
per la coltivazione biologica è il
fiore all’occhiello del Paese.
Le aziende bio presenti al Sud
sono il 71% sul totale. Nelle
Isole, addirittura, si registra la
maggiore quota di superficie
biologica utilizzata per azienda
che è pari al 29,4%.
Di conseguenza, secondo la
fotografia scattata dell’Istat, il
biologico in Italia guadagna
spazi di mercato collocandosi al
di sopra del 6% della Superficie
Agricola Utilizzabile (SAU).
Per avere un quadro ancora
più esaustivo della situazione,
sempre attraverso la fonte AIAB
con il comunicato del 20 luglio
scorso, esaminiamo anche i dati
forniti dal SINAB (Sistema
di Informazione Nazionale
sull’Agricoltura Biologica,
realizzato dal Ministero delle
Politiche Agricole Alimentari e
Forestali).
Per il presidente Triantafyllidis le “Superfici e numero di
operatori bio mostrano uno
stato di salute del bio positivo
ma non soddisfacente, il numero
degli operatori registra un lieve
aumento dallo scorso anno con
+ 1,3%, mentre le superfici sono
dimunite di -1,5%”.
Da questi dati emerge anche
che le aziende zootecniche in
Italia sono in calo del -6,4%,
confermando così la preoccupazione dell’AIAB per il settore,
in quanto lo considera “frutto
di una politica miope di molte
regioni sul sostegno all’allevamento biologico”.
L’ultimo aggiornamento ci
arriva dal Sana, il Salone di
Bologna, da cui emerge che tre
famiglie su quattro consumano
biologico, posizionando così
l’Italia al quarto posto tra i Paesi
Europei.
Nicoletta Di Benedetto
TIENE I dati:
più spazi
di mercato e
lieve aumento
degli operatori,
meno superfici,
meno aziende
zootecniche
senzaetà 31
Mangia&Bevi
naturalità
Un... Biroccio
che corre verso il futuro!
La cooperativa
di Filottrano
cresce e pensa
al consumatore
con prodotti sani
Q
uando pensiamo al pane
in mente abbiamo l’immagine
dell’alimento
più comune ed antico al mondo.
Di solito però crediamo che tutti
i tipi di pane siano uguali.
Niente di più sbagliato! Ci spiega il perché Gianfranco Scattolini, presidente della Cooperativa
Agricola “IL BIROCCIO” di
Filottrano (AN), fondata nell’ormai lontano 1970. Scopo principale della Cooperativa è fare un
prodotto genuino, con il grano
tenero dei “Soci”, come appena
impastato e sfornato dalle contadine di una volta. Per riscoprire
e valorizzare quel sapore antico e
tradizionale, Il Biroccio, in collaborazione con la Regione Marche, compie anche un servizio di
assistenza tecnica presso i Soci
agricoltori indirizzandoli nella
scelta sulle coltivazioni e nelle
migliori pratiche agronomiche.
Il terreno coltivato dai Soci è di
circa 5000 ettari dislocati principalmente sul Comune di Filottrano ma anche di Osimo, Cingoli, Santa Maria Nuova.
Dal 2010 “il Biroccio” è capofila della filiera “Futuro Cereali”
delle Marche”. Unendo le forze
con altre cooperative regionali
e commercianti stoccatori marchigiani, coinvolgendo 700 agricoltori che conferiscono circa
500.000 q.li di grano duro ed un
contratto di coltivazione con il
pastificio “Barilla”. Qui non parliamo solo di pane, ma di altissima qualità a 360 gradi in quanto
tutto il prodotto è certificato a
marchio “QM”. Il critico più
esigente è proprio il Socio (oggi
conta 600 famiglie) che del suo
lavoro ne ha fatto un principio di
vita, ovvero riportare nelle nostre
tavole la fragranza, la freschezza,
la tradizione di assaporare ciò
che la nostra terra può offrirci.
Il Biroccio è anche la Cooperativa di riferimento della Regione
Marche, quale concessionario del
marchio “QM” (Qualità garantita della Regione Marche) per i
cereali. Inoltre i prodotti agroalimentari sono ben collocati sul
mercato, con un ottimo rapporto
qualità prezzo. Proprio questo è
il punto. Nutrirsi con un alimento genuino e un prezzo vantaggioso a “ Km 0”. Il Biroccio vanta
una vasta gamma di prodotti da
forno dolci e salati. Non è finita
qui.
Per i momenti più significativi della vita, il Biroccio offre un
servizio catering di eccellenza,
avendo un laboratorio di alta
pasticceria, dove produce anche
torte nunziali. La tradizione che
valorizza il territorio fa dunque
onore alla Cooperativa filottranese che con caparbietà porta
avanti valori autentici andando
di pari passo con la voglia di crescere ed ampliarsi come azienda
sul territorio. Ma Scattolini ha
ancora tante idee e qualche….
sorpresa per il futuro aziendale.
Ne riparleremo.
e.p
Gianfranco Scattolini,
Presidente della
Cooperativa Agricola
“Il Biroccio”
Km 0:
Tutti i prodotti de
IL BIROCCIO
prodotti alimentari
pane
pasticceria fresca
prodotti da forno
semifreddi
pasticceria fredda
torte
pasticceria salata
cereali
caffè d’orzo mondo
Società Cooperativa
Agricola dal 1970
Via Tornazzano, 122
tel.071.7222790
60024 Filottrano(An)
www.ilbiroccio.com
[email protected]
senzaetà 33
Mangia&Bevi
naturalità
E se parlassimo di
Biodiversità?
A
nche il comportamento dei consumatori può
avere un ruolo nella
protezione della natura: il consumatore che acquista prodotti
che derivano dall’agricoltura
biologica, contribuisce alla tutela
dell’ambiente per il minor input
di prodotti chimici e a contrastare la perdita di biodiversità nelle
campagne a beneficio dell’ambiente e del paesaggio naturale
ed agrario. L’amministratore
dell’Assam, l’Agenzia della Regione Marche per l’agricolura,
Gianluca Carrabs, lancia un
messaggio importante: “Si stima che in Europa, solo nell’ultimo quarto di secolo, in seguito all’espandersi delle pratiche
agricole di tipo intensivo, vi sia
stato un forte impoverimento in
termini di varietà e di quantità di
specie presenti nelle campagne.
L’agricoltura biologica invece
contribuisce a preservare la biodiversità: i metodi di coltivazione naturali influiscono positivamente sulla biodiversità in tutte
le tappe della catena alimentare”.
La Regione Marche, che anche
quest’anno parteciperà alla fiera
di Bologna “SANA”, nell’ambito delle politiche di sviluppo,
promozione e protezione degli
agro-ecosistemi e delle produzioni di qualità, ha approvato la
Legge regionale 3 giugno 2003
n. 12 “Tutela delle risorse gene-
34 senzaetà
Il ruolo dell’Agenzia nella difesa
delle risorse genetiche autoctone
Gianluca Carrabs
Amministratore Assam
tiche animali e vegetali del territorio marchigiano”.
Oggetto di tutela sono: le risorse
genetiche animali e vegetali quali
specie, varietà, razze, popolazioni,
ecotipi, cloni e cultivar, compresi
i selvatici delle specie coltivate,
autoctone, cioè originarie delle
Marche o introdotte ed integrate
negli agro-ecosistemi marchigiani da almeno cinquant’anni;
minacciate di erosione genetica
o a rischio di estinzione a causa
del loro abbandono o dell’inquinamento genetico operati con
l’introduzione di nuove cultivar
o razze animali più produttive e
resistenti; per le quali esista un
interesse economico, scientifico,
ambientale, paesaggistico o culturale.
L’ASSAM cura l’attuazione dei programmi pluriennali e annuali in materia di tutela della Biodiversità per il settore agricolo e gestisce i due strumenti operativi della Legge cioè il Repertorio Regionale e la Rete di Conservazione e Sicurezza.
Per la conservazione ex situ ed in situ (on farm) sono attivate:
LA BANCA DEL GERMOPLASMA
Con una convenzione datata marzo 2006 tra il CRA Unità di
ricerca per l’orticoltura di Monsampolo e l’ASSAM, l’Istituto
di Monsampolo viene individuato come sede di conservazione
ex situ e di moltiplicazione del materiale genetico di interesse
regionale.
Con il trasferimento di tutti i materiali individuati in passato
alla Banca Regionale del Germoplasma gestita a Monsampolo,
ed i nuovi inserimenti derivanti da successivi censimenti in tutto il territorio regionale, risultano inserite nella stessa un numero di accessioni vegetali (erbacee e ortive) di oltre 400 unità.
GLI AGRICOLTORI CUSTODI
La Legge Regionale definisce la figura dell’agricoltore custode quale “soggetto pubblico o privato che a qualunque titolo
provvede alla conservazione delle risorse genetiche a rischio di
estinzione iscritte nel Repertorio regionale”.
Gli “agricoltori custodi”si affiancano alla Banca del germoplasma nella realizzazione della “rete di conservazione e sicurezza”,
e costituiscono un punto di eccellenza nel territorio per la conservazione, informazione e divulgazione del materiale genetico
autoctono.
Per informazioni si può consultare il sito
www.assam.marche.it
il portale della biodiversità
Mangia&Bevi
sesso
Bacco&Venere
Binomio scientificamente testato
“
Ottobre 2005: entrando nel mio nuovo posto
di lavoro, l’Ospedale S.Maria Annunziata di
Firenze, rimasi colpito dalla bellezza delle viti.
Essendomi da sempre occupato di ricerca in campo oncologico e andrologico, mi chiesi se il legame
vino-eros fosse solamente mitologia, storia, cultura, credenza popolare, o avesse una base scientifica”. Forse ce lo siamo chiesti in tanti e la risposta
ha oggi dati squisitamente oggettivi. Insomma, il
vino fa buon sangue ma non solo. Parola di Nicola
Mondaini, uro-andrologo di fama mondiale e dirigente medico dell’Ospedale S.Maria Annunziata
di Firenze.
La ricerca è appunto dell’Ospedale di Firenze
noto, guarda caso, per la sua localizzazione come
Ospedale del Chianti, realizzata su un campione
di 789 donne, tra i 18 e i 50 anni, residenti in zona,
che hanno completato il questionario FSFI (Female Sexual Function Index), strumento che valuta
la funzionalità sessuale femminile con 19 domande su 6 aspetti (desiderio, interesse, lubrificazione,
orgasmo, soddisfazione, dolore), in riferimento
alle 4 settimane che precedono la compilazione.
Risultato?
“Le donne che consumano 1-2 bicchieri di vino
rosso al giorno hanno una sessualità complessiva
migliore rispetto al gruppo delle donne astemie ed
anche di coloro che bevono occasionalmente” ci
spiega Mondaini.
Il lavoro dal titolo “Regular moderate intake
of red wine is linked to a better women’s sexual
36 senzaetà
health” è stato pubblicato sul prestigioso Journal
of Sexual Medicine. Non solo, nel 2009 esce “Vino
e Eros”, libro di successo curato da Mondaini,
Riccardo Bartoletti e Francesco Montorsi. Altra
dimostrazione che parlare di sensi accesi dal calice
non è più appannaggio di artisti e poeti.
“È insolito che la scienza medica affronti questo
rapporto. Qui parlano specialisti di andrologia,
urologia, ginecologia, psicologia, farmacologia.
Partendo dalla mitologia, dove si attribuisce ad
una lacrima di Dioniso (Bacco), dio dell’erotismo e
dell’ebrezza, la nascita del vino, il testo è un viaggio
tra arte, cultura, storia e soprattutto scienza, affrontando anche i rapporti tra cibo, vino e sessualità spiegando con i più recenti dati scientifici come
una moderata quantità di vino rosso abbia effetti
positivi sul cuore, l’apparato endocrino, il sistema
nervoso, e la sessualità maschile e femminile”.
Maria Chiara La Rovere
Nicola Mondaini
Urologo-andrologo
dell’Ospedale S.Maria
Annunziata di Firenze
“Poco diffusa una conoscenza
elementare della fisiologia
della sessualità maschile e
femminile, e altrettanto vaghe,
spesso erronee, le convinzioni
correnti sul rapporto fra consumo
di vino e soddisfazione dei sensi”.
COSì COME
recitavano gli antichi.
Oggi più che mai la
maggior parte di noi
vive celato dietro
ruoli, maschere,
finzioni, che
offuscano
la nostra vera
natura.
In vino veritas
Come l’alcool
può aiutare a svelarci
Q
uesta parte se ne sta
silente in qualche
angolo recondito di noi,
coperta da cumuli di macerie e
falsità che ci raccontiamo e di
cui facciamo bella mostra agli
altri, ma nel profondo qualcosa
ci dice che c’è dell’altro oltre
quella rappresentazione.
In alcuni fortuiti casi, a volte più
frequenti, altri più sporadici, si
apre una breccia nella facciata
che tanto alacremente curiamo
ed emerge la nostra essenza.
Esistono degli elementi, delle
circostanze, delle situazioni,
delle persone, o degli oggetti che
possono facilitare tale processo.
Uno di essi è sicuramente il
vino, e gli alcoolici in generale,
per una lunga serie di fattori.
La sua azione chimica, fisica,
a dosi moderate, è in grado di
produrre anche effetti mentali
ed emotivi, tra cui un rilascio dei
freni inibitori, un minore controllo degli impulsi, una ridotta
lucidità mentale, una leggera
euforia, una maggiore loquacità
e stimolazione sessuale, a loro
volta accentuati dai contatti
sociali in cui tutto ciò, spesso,
viene condiviso.
La grande diffusione del consumo di alcoolici la dice lunga
circa non solo il piacere fisico
che la loro assunzione produce,
ma anche circa il bisogno di una
crescente libertà espressiva che
pare essere sempre più sedata da
una vita quotidiana frettolosa,
arrivista, all’insegna del dovere,
delle performance, delle ansie e
delle preoccupazioni.
Non è un caso che il consumo
di alcoolici si elevi proprio la
sera e in special modo nei fine
settimana, quando ci si concede
un po’ di relax.
Che poi ci sia una forma di
accettazione di lunga data in
tale tendenza è confermato dal
carattere ascetico e spirituale
che il vino comporta in alcune
culture religiose, come in quella
cattolica, dove il vino viene ad
assumere il valore del sangue di
Cristo.
Sotto tale punto di vista, nulla
come il vino può essere considerato un alimento olistico, che
se assunto a dosi moderate, è
in grado di nutrire il corpo, la
mente, la spirito e offrire a tale
complesso una autentica libertà
espressiva, seppure di breve
durata.
Anna Fata
Psicologa olistica e scrittrice
www.armoniabenessere.it
senzaetà 37
Mangia&Bevi
sesso
L’altra metà del vino...
questione di senso
Quando il vino è come
un abito, quando è simbolo
di emancipazione e si sposa
rigorosamente con cibi
scelti con passione.
Istruzioni, consigli
e suggerimenti dalla
giornalista e scrittrice
trentina esperta
di enogastronomia
e sensualità.
“
Secondo Isabel Allende il
miglior afrodisiaco è l’amore. Oppure l’attrazione fisica,
aggiungerei. Se a questo si unisce
l’atmosfera di complicità e condivisione che una cena può creare (il
cucinare con il partner, ad esempio),
il miscuglio alchemico è davvero
intrigante”.
Sa il fatto suo, la Negri, ma noi vogliamo sapere di più: il vino giusto
per un momento hot?
“Il segreto sta nel capire che tipo di
amante abbiamo di fronte, in base
a quello che io chiamo in modo
spiritoso il quoziente “e(ro)tilico”.
C’è, dunque, chi va sedotto con
un Brunello di Montalcino e una
bistecca al sangue e chi, invece, ama
menù più elaborati e vini ricercati
come un Krug o un Sassicaia; c’è chi
è appassionato di cucina tradizionale ed etichette “classiche” (e così
Cleo ha tre grandi passioni:
i tacchi a spillo, la cucina e
i vini. Lei e le sue quattro
amiche approcciano la vita
come se stessero bevendo un
bicchiere di vino…
Il connubio vino ed eros è
solo uno degli ingredienti
del romanzo “Sex and the
Wine”, vincitore del Premio
Cesare Pavese Il vino nella
letteratura 2012 e del Selezione Bancarel’Vino 2011, opera
dal titolo “rievocativo” della
giornalista Francesca Negri
(nella foto) e racconto di una
nuova generazione di donne
che fa del piacere enogastronomico un simbolo di emancipazione.
38 senzaetà
sarà anche in amore) e chi va a
caccia della creatività. Sta a noi
capire quali sono i desideri di
chi abbiamo di fronte, con un
atteggiamento che assomiglia
molto a quello delle geishe. Non
per niente il mio blog si chiama
GeishaGourmet”.
E il cibo?
“Indubbiamente ci sono cibi
evocativi dell’eros, come ostriche
e frutto della passione, e quelli
che stimolano la carnalità, come
i piatti da mangiare con le mani,
soprattutto i crostacei. Peperoncino e cioccolata sono da sempre
ritenuti capaci di accendere la
sensualità così come frattaglie
e tartufo, ma ogni anno escono
ricerche di studiosi in merito:
ultimamente si è parlato di pizza, tempo fa di polenta perché il
mais è alimento privo di
.
femminile
serotonina, sostanza inibitrice
della sessualità. Quanto
al vino, dico solo che
per secoli è stato vietato
alle donne perché additato
di accentuare la loro carica
erotica e togliere le inibizioni.
Oggi una donna esperta di
vino è ritenuta molto sexy da
gran parte degli uomini ”.
Come si “valuta” qualcuno
dal vino che propone al suo
compagno/a?
“Intanto il primo appuntamento è un banco di prova,
momento in cui si dovrebbe
voler far colpo. Al di là delle
capacità economiche, ognuno si
dovrebbe impegnare a scegliere
qualcosa di curato, romantico,
particolare. Il primo invito in
pizzeria lo vedo sintomo di un
rapporto poco convinto, forse
anche mordi e fuggi, così come
il fatto di pagare alla romana:
sarò all’antica, ma a chi invita
e vuole sedurre, uomo o donna,
tocca d’obbligo quella cavalleria
che ancora è così affascinante.
La valutazione di una persona dal vino che sceglie è più
complicata: in primis la scelta
dipende dalle pietanze. Chi va
sempre su cantine arcinote è
uno che probabilmente non ama
molto il rischio, vuole andare
sul sicuro ed è un abitudinario,
forse anche un po’ pantofolaio.
Chi sceglie vini sconosciuti ma
che si rivelano grandissimi è
sicuramente un appassionato
ricercatore del piacere, che ama
condividere con gli altri: sarà
probabilmente generoso e solare,
amico e amante gaudente. Le
bollicine restano a indicare che
nell’aria c’è qualcosa di speciale
e non sottovalutiamo nemmeno
le birre artigianali, un settore
alla ribalta che sta conquistando
tanti appassionati di vino: chi
propone birra al primo appuntamento penso voglia stupire e
spesso ci riesce. Vorrei sfatare
un mito: i vini rosé e dolci non
Wine Lovers
“Le wine lovers sono cultrici della
materia, curiose ed entusiaste,
affascinate dall’esplorazione infinita del mondo di Bacco; vogliono
esprimere a ruota libera sensazioni
ed emozioni che il vino procura alle
donne, senza sovrastrutture, lessici
preconfezionati e suggestioni aprioristiche. Per le appassionate di vino,
un bicchiere di rosso o di bianco non
è solo un piacere ma anche un modo
di esprimersi alla stregua di un vestito, un rossetto, un paio di scarpe”.
sono da donne bensì per tutti; le
donne amano soprattutto i rossi
e gli Champagne”.
Chi è Francesca Negri?
“Una ragazza che, con grande
ottimismo, lavora sodo ogni
giorno per fare del suo meglio
e realizzare i suoi sogni. Mio
marito dice che la nostra casa
è un porto di mare perché non
perdo occasione per organizzare
aperitivi o cene e sono sempre
pronta, a qualsiasi ora del giorno
e della notte, a offrire un piatto
di pasta e un buon bicchiere di
vino a chiunque bussi alla mia
porta. Sono una giramondo,
un’entusiasta, un’appassionata di
moda e tacchi 15, di poesia, letteratura dell’Ottocento, di mare
e campagna, cani e cavalli.
Vivrei di foie gras, pasta al
pomodoro e panzanella, mi
piacciono i film polizieschi o
quelli che parlano di struggenti
storie d’amore, e, certo, se potessi esprimere un desiderio vorrei
vedere Sex and the Wine sul
grande schermo. Esagero?!”
Maria Chiara La Rovere
senzaetà 39
Mangia&Bevi
sesso
Carpe DIEM
S
econdo una leggenda musulmana “Allah bevve un caffè e creò il
mondo, sorseggiò un tè nel giorno
del riposo, gustò un buon vino nel dì del
peccato originale”.
I migliori vini della passione ricchi di
bollicine finissime e persistenti che salgono a catena in una spirale infinita attraggono fortemente i sensi degli uomini e
delle donne in ogni età e in ogni censo.
L’ energia liberata al momento dell’ estrazione del tappo e il tinnio cristallino del
brindisi enfatizzano il momento già ricco
di forti sentimenti durante la platonica
corresponsione di amorosi sensi.
La spuma evanescente è foriera del
momento transeunte e afferrare l’essenza
dell’istante afrodisiaco esaltato dal perlage di
grande classe che accompagna sfiziose tartine
al cocktail di gamberi, caviale, ostriche o salmone significa cogliere l’attimo fuggente.
Fra gli sguardi languidi e svenevoli carezze il
palato è solleticato dalle frizzanti note e dai
profumi avvolgenti di pinot noir o di chardonnay.
Le bollicine sature di gas, formatosi naturalmente durante la lunga fermentazione, scoppiano gioiose sul palato sprigionando tutta
l’energia vitale e la magica estasi dell’evento
suggerirà a Cupido di scagliare le sue frecce
infuocate.
Eva Kottrova
“CHAMPAGNE
VENICE
COCKTAIL”
COMPONENTI:
Select:
2 cl, Liquore Mandarino Varnelli:
2 cl, Champagne extra dry:
6 cl, Decorazione:
oro alimentare.
PREPARAZIONE:
Dopo aver decorato l’orlo della flûte, versiamo con attenzione
gli ingredienti ben raffreddati, evitando di distruggere
la “corona d’oro”. Prima il Select, poi il Liquore Mandarino
e infine completiamo con il miglior Champagne secco della
nostra cantina. Et voilà, il “Venice” è pronto per la conquista
di nuovi palati e di nuovi amori.
40 senzaetà
Medicina
obesità
Nella crisi
cresce
l’obesità
Nel nostro Paese, i dati più recenti (2009) lo confermano, l’obesità interessa
l’11% dei maschi ed il 9,2% delle femmine; la percentuale di soggetti obesi
è più elevata nel Sud e nelle Isole (11%).
Nel Nord e nel Centro le percentuali si equivalgono (rispettivamente 9,7%
e 9,6%). La prevalenza negli adulti cresce con l’età fino alla fascia di età
65-74 anni, in cui si hanno i valori più elevati (15,6%).
senzaetà 41
Medicina
S
ovrappeso e obesità affliggono principalmente le
categorie sociali svantaggiate che hanno minore reddito
e istruzione, oltre che maggiori
difficoltà di accesso alle cure.
L’obesità riflette e si accompagna, dunque, alle disuguaglianze,
favorendo un vero e proprio
circolo vizioso.
L’obesità è responsabile del
2-8% dei costi sanitari e del
10-13%dei decessi in diverse
parti della Regione Europea
dell’OMS, dove, ogni anno,
l’eccesso di peso è responsabile
di più di 1 milione di decessi
e della perdita di 12 milioni di
anni di vita in salute persi per
disabilità o morte prematura.
NELLA SOCIETA’
L’obesità influenza quindi
pesantemente anche lo sviluppo
economico e sociale; incide profondamente sullo stato di salute,
poiché si accompagna a impor-
obesità
tanti malattie quali il diabete
mellito, l’ipertensione arteriosa,
la cardiopatia ischemica e altre
condizioni morbose che in varia
misura peggiorano la qualità di
vita e ne riducono la durata.
La raccomandazione di ridurre
il peso corporeo quando elevato
è in ultima analisi fondata
sull’evidenza della relazione
che lega l’obesità a una minore
aspettativa e qualità di vita.
Tuttavia, il trattamento a lungo
termine è assai problematico e
richiede un approccio integrato, che utilizzi gli strumenti a
disposizione in modo complementare, avvalendosi spesso
di competenze professionali
multidisciplinari e di trattamenti
di intensità congrua con la gravità del quadro clinico inerente
l’obesità e le sue morbilità.
Per la programmazione di
cure e dei bisogni sanitari la
prevalenza e l’incidenza sono
Ambiti di intervento
• Sovrappeso associato ad alterazioni croniche dello stato
di salute (ipertensione, iperglicemia, dislipidemia, sindrome
delle apnee del sonno, gravi artropatie)
• Obesità di I Classe (IMC 30-34.9)
• Obesità di Classe II e III (IMC > 35).
42 senzaetà
Un recente
studio attesta che
sono le diseguaglianze
sociali ad aumentare
le difficoltà
alimentari e
la cattiva nutrizione:
le categorie
svantaggiate
hanno più obesi
dati importanti, ma altrettanto
importante è la severità delle
condizioni patologiche per cui
si programmano gli interventi e
la spesa sanitaria. Un gruppo di
epidemiologici dell’Università di
Torino ha rilevato per pazienti
grandi obesi (BMI>40Kg/m2)
con comorbilità, un costo annuo
di assistenza ospedaliera per il
SSN pari a € 4.944.
ASSISTENZA DELICATA
Nel documento del Ministero
della Salute del luglio 2011
denominato “Appropriatezza
clinica, strutturale, tecnologica
e operativa per la prevenzione.,
diagnosi e terapia dell’obesità
e del diabete mellito” viene
enfatizzato con chiarezza il
concetto di “assistenza dedicata”
al paziente con obesità presso
centri specializzati e organizzati
in rete. Viene promosso così
come per altre patologie ad andamento cronico di particolare
impegno sanitario ed economico, il modello Hub Spoke,
che prevede la concentrazione
dell’assistenza in relazione alla
diversa criticità del paziente in
centri di 1° livello e l’invio dei
pazienti ai centri di 2° livello in
relazione alla prosecuzione/integrazione del percorso terapeutico/riabilitativo.
La rete che viene a crearsi in tal
modo ha l’obiettivo di assicurare una coordinata azione
d’intervento, garantendo al
paziente un’assistenza ottimale
nella struttura più adeguata in
termini di appropriatezza clinica
e organizzativa. L’accesso a uno
qualsiasi dei nodi della rete dovrebbe poter avvenire attraverso
i medici di medicina generale
(MMG) o i centri specialistici
pubblici o privati accreditati
(ambulatori, day-hospital, dayservice, ricoveri ordinari) che
si trovino ad assistere pazienti
obesi.
Trattandosi di una patologia
ad andamento cronico, tale rete
assistenziale dovrebbe prendere
in carico il paziente e seguirlo
nel tempo, inserendolo, sempre
nell’ambito di un programma
di follow- up condiviso, in percorso a vario grado di intensità
diagnostico-terapeutica.
Nel 2009 è stato elaborato
un Documento di Consensus
denominato “Obesità e disturbi
dell’alimentazione indicazioni
per i diversi livelli di trattamento sottoscritto da Società
Scientifiche e da associazioni di
pazienti.
Utilizzando i criteri della
evidence-based medicine,
viene proposto un modello di
trattamento – sia dell’obesità
che dei DCA –basato sull’approccio multidisciplinare e su
diversi setting di trattamento
– dal trattamento territoriale
Il team
Il team di professionisti, coordinato da un medico nutrizionista, è
costituito da medici specialisti in scienza dell’alimentazione, dietisti,
psicologi-psicoterapeuti, fisioterapisti ed opera in collaborazione con
specialisti in gastroenterologia, chirurgia dell’obesità, endocrinologia,
fisiatria e psichiatria.
al semiresidenziale, al ricovero
h.24, di intensità appropriata
alle necessità di cura.
Le raccomandazioni della
Consensus sono state successivamente recepite dal documento
del Ministero della Salute del
marzo-aprile 2011 denominato
“La centralità della Persona in
riabilitazione: nuovi modelli
organizzativi e gestionali” dove
viene ufficialmente riconosciuto il ruolo della Riabilitazione
metabolico-psicologico-nutrizionale nella terapia dell’obesità
in modo paritetico rispetto ad
altre tipologie “storiche” di riabilitazione.
In tale documento vengono
altresì fissati i criteri di appropriatezza per l’accesso alle cure
semiresidenziali.
LA STRUTTURA
In questo scenario si inserisce
l’iniziativa del Centro di Terapia
e Riabilitazione del Sovrappeso
e dell’Obesità – Casa di Cura
Villa dei Pini – Civitanova
Marche (MC).
Il Centro garantisce soluzioni
diagnostico-terapeutiche e riabilitative di adulti ed adolescenti
con più di 14 anni in sovrappeso
e obesi, con eventuali patologie
correlate e/o associate.
In particolare offrendo una
risposta globale multidisciplinare ai problemi di obesità, quindi
di alimentazione e di benessere,
con soluzioni personalizzate.
Le prestazioni sono erogate in
regime di ricovero ordinario per
gli eventuali inquadramenti/approfondimenti/criticità internistici specie-specifici e generali,
per la chirurgia bariatrica e per
la riabilitazione; semiresidenziali, day service e ambulatoriali.
Azioni/Attività
Riabilitare un soggetto affetto da obesità presuppone azioni integrate:
•Nutrizionali: terapie nutrizionali per la riduzione del peso (LCD,
VLCD, T.E.N.P.O. o NEC), rieducazione alimentare, modifica degli
stili di vita
•Fisiche (*) Mobilizzazioni, Massoterapia, Rieducazione motoria,
Rieducazione analitica, Rieducazione allo sforzo, Idrochinesiterapia
• Internistiche: esami bio-umorali e strumentali, terapie delle complicanze
• Psicologiche: valutazioni con colloqui e somministrazione di tests,
CENTRO DI TERAPIA E RIABILITAZIONE DEL SOVRAPPESO E
DELL’OBESITA’
Casa di Cura Villa dei Pini, 31 – 62012
Civitanova Marche. Tel. 0733 7861
www.casadicuravillapini.it - Numero
verde: 800131852
psicoterapia individuale e di gruppo
• Chirurgiche: posizionamento e rimozione palloncino intergastrico
– BIB - , bendaggio gastrico, by pass gastrointestinale, sleeve gastrectomy. Ogni intervento è preceduto da uno studio multidisciplinare
atto a verificare le condizioni complessive del soggetto.
Al termine dello studio si esegue la valutazione clinica collegiale che
ha il compito di indicare l’esigenza del trattamento medico, nutrizionale-dietetico, il trattamento riabilitativo più idoneo e l’eventuale
intervento chirurgico a cui seguirà un attento follow-up multidisciplinare.
senzaetà 43
Inchiesta circolazione linfatica
Caso
linfedema
Sottovalutato dal sistema
sanitario, la ricerca
continua a studiarlo
A cura di Maria Chiara La Rovere
250milioni di casi nel mondo, situazioni invalidanti fisicamente e psicologicamente. Ma mentre la ricerca italiana avanza grazie alla volontà di singoli operatori e
singole Aziende Sanitarie, lo Stato non prevede fondi
finalizzati alla materia e il Sistema Sanitario non copre
le spese di terapie mediche, guaine elastiche, macchinari
per la terapia fisica, per patologie come il linfedema, che
necessitano di cure per anni e, in certi casi, per tutta la
vita, soprattutto se non si riesce ad intervenire con una
prevenzione primaria. Innanzitutto, di quali problematiche trattiamo e quali progressi sta facendo la ricerca
italiana? Ne parliamo con due esperti di rilievo internazionale.
44 senzaetà
“Il Sistema Linfatico
comprende linfatici,
linfa, linfociti
e linfonodi.
La circolazione
linfatica è la nostra
terza circolazione
oltre a quella
arteriosa
e a quella venosa.
I compiti principali
sono quelli di difesa
immunitaria, trasporto
di proteine, linfociti,
anticorpi, drenaggio
dei liquidi corporei ,
un ruolo importante
nei tumori.”
Prof. Francesco Boccardo
Unità Operativa Dipartimentale
di Chirurgia dei Linfatici,
Dipartimento di Scienze
Chirurgiche e Diagnostiche
Integrate, IRCCS Azienda
Ospedaliera Universitaria San
Martino, Genova
L’esperienza genovese
L
a questione salente
illustata da Boccardo
Problematiche
“Quelle più frequenti sono il
gonfiore (Linfedema) dell’arto
o degli arti interessati e le infezioni.
L’edema può essere causato da un
problema congenito (costituzionale) della circolazione linfatica
o acquisito (secondario) dopo
intervento chirurgico di asportazione dei linfonodi per malattie
tumorali e/o dopo radioterapia.
Le infezioni complicano spesso
gli arti gonfi ma possono presentarsi anche in assenza di edema,
quando è presente comunque
un’alterazione della circolazione
linfatica”.
Milioni di casi
“L’Organizzazione
Mondiale
della Sanità parla di almeno 250
milioni di casi nel mondo di malattie del sistema linfatico, comprendendo casi congeniti, secondari e da infestazione (gli ultimi
da parassiti presenti in aree equatoriali e subequatoriali).
In aumento le forme secondarie
al trattamento per tumori, essendo migliorata la sopravvivenza a
distanza.
Il linfedema può comparire pre-
cocemente o dopo molti anni
dall’intervento per tumore. Il
carcinoma della mammella,
ad esempio: circa 1 donna su 3
sviluppa il linfedema dell’arto
superiore dopo trattamento chirurgico e/o radioterapico del carcinoma, associato o meno a chemioterapia e/o ormonoterapia”.
Diagnosi
“La manifestazione clinica più
importante delle alterazioni della circolazione linfatica è rappresentata dal gonfiore (linfedema),
che può essere inizialmente
serale, comparire dopo lunghi
viaggi aerei, nella stagione calda
e in gravidanza, per poi divenire
sempre più importante e stabile,
non diminuendo completamente neanche al mattino, dopo il
riposo notturno. La diagnosi è
principalmente clinica, per cui
poi lo specialista eseguirà un
Eco-Color-Doppler per escludere un’eventuale patologia venosa e/o arteriosa associata e
prescriverà l’esecuzione di una
linfoscintigrafia”.
Trattamento
“Terapie combinate mediche,
fisico-riabilitative e microchirurgiche, in 3 fasi:
1. terapia fisica combinata, in
particolare bendaggi, linfodrenaggio manuale e/o meccanico e
contenzione elastica;
2. intervento di microchirurgia
derivativa/ricostruttiva linfaticovenosa, per realizzare uno scarico, ove mancante dalla nascita
o causato successivamente, tra
circolo linfatico e circolo venoso
(drenaggio fisiologico, in quanto
la linfa in tutti noi alla fine si riversa nel torrente venoso);
3. periodo di riabilitazione fisica
post-operatoria che, a seconda
dello stadio della malattia al momento della visita specialistica,
può durare da 3 a 5 anni, e serve
per stabilizzare i risultati ottenuti. Applicando le tecniche microchirurgiche precocemente, agli
stadi iniziali,si può raggiungere
la guarigione”.
Genova e il futuro
“L’esperienza nello studio e trattamento delle patologie del sistema linfatico della Scuola del Prof.
Corradino Campisi (Direttore
Unità Operativa Dipartimentale di Chirurgia dei Linfatici), a
Genova, è riconosciuta a livello
mondiale come la più ampia casistica clinica e come riferimento
per altre Scuole Europee ed Internazionali.
Per le prospettive future, si è rivolti all’applicazione quanto più
precoce possibile delle tecniche
microchirurgiche per poter curare completamente il linfedema.
Si sta andando anche oltre: abbiamo proposto ed applicato con
successo le tecniche microchirurgiche in prevenzione, praticando, contestualmente all’intervento oncologico, le anastomosi
linfatico-venose, per la prevenzione primaria del linfedema,
in collaborazione con i Colleghi
della Chirurgia Senologica, con i
Chirurghi Oncologi e con i Ginecologi.
I risultati sono stati molto incoraggianti, i primi dati pubblicati
su riviste internazionali.
Abbiamo codificato tale metodica preventiva con l’acronimo
LY.M.P.H.A. (Lymphatic Microsurgical Preventive Healing
Approach) per sottolinearne la
natura preventiva microchirurica
linfatica riparatrice.
Per i linfedemi congeniti sono in
corso studi genetici e interventi
su geni e fattori di crescita, per
una prossima futura terapia genica di tali forme e possibilmente per la prevenzione.
senzaetà 45
Inchiesta circolazione linfatica
Dott.Maurizio Ricci
Direttore Dipartimento Medicina Interna e Specialistica,
S.O.D. Medicina Riabilitativa,
Azienda Ospedaliero Universitaria Ospedali Riuniti, Ancona
LINFEDEMA COME DISABILITA’
E
cco l’indice proposto
dal marchigiano Ricci
“L’individuo affetto da linfedema
cambia modo di vestire, comportamento verso il prossimo, spesso
abbandona lavoro e attività come
quelle sportive – ci spiega lo stesso Ricci – La persona riporta un
disagio che si configura come
disabilità, aggravato talvolta
dalla necessità di indossare la
guaina elastocompressiva, a
vita. Nel rapporto dell’ISTAT
“La disabilità in Italia” (Aprile
2010), si indica che “Una persona è definita ‘disabile’ se presenta gravi difficoltà in almeno
una delle seguenti dimensioni:
difficoltà nel movimento, difficoltà nelle funzioni quotidiane,
difficoltà nella comunicazione
(vista, udito o parola)” e che esse
“riguardano la completa assenza
di autonomia nello svolgimento
delle essenziali attività quotidiane o di cura della persona,
quali mettersi a letto o sedersi
da soli, vestirsi da soli, lavarsi o
46 senzaetà
farsi il bagno o la doccia da soli,
mangiare da soli anche tagliando il cibo”. L’ISTAT , l’INPS e
le Assicurazioni, dunque, non
considerano il linfedema una
malattia disabilitante, in base
a questo rapporto. In realtà è il
metro di misura, la scala di disabilità Barthel Index e la FIM,
che non è sensibile alle modificazioni indotte dal linfedema, e
inoltre le istituzioni fanno riferimento alla Classificazione della
disabilità coniata dall’OMS nel
1980 (ICDH) e non si sono adeguate alla nuova Classificazione
ICF del 2001, sensibile al linfedema. Per questo ho proposto
e pubblicato, fin dal 2001, una
nuova scala di misura della disabilità provocata dall’edema.
Nel 2010 un gruppo di studio
della SIMFER (Società Italiana
di Medicina Fisica e Riabilitativa) ha portato alla validazione
dell’indice (Indice di Disabilità
di Ricci) che serve per utilizzare
questa scala.
Il metodo proposto quantifica e
descrive le difficoltà dell’individuo affetto da linfedema e permette di quantificarne il valore
globale di disabilità. Indice e
Scala sono stati adottati dal mondo scientifico ma non ancora da
quello Politico-Amministrativo.
Il gruppo di lavoro della SIMFER, che io coordino, si è adoperato per formulare le Linee
Guida Italiane per la diagnosi
ed il trattamento del Linfedema
e ha prodotto un lavoro che oggi
è il riferimento per tutti gli operatori. Purtroppo però benché ci
siano Congressi e Corsi, Pubblicazioni, attività delle associazioni di volontariato, non è infrequente trovare pazienti che sono
trattati in maniera inadeguata
anche in regioni dove esistono
centri specializzati come quello
che io dirigo: la disinformazione
è ancora presente e rappresenta
l’ostacolo maggiore al recupero di questi pazienti. Lo studio
della disabilità e la validazione
dell’Indice di Ricci che l’Italia
ha compiuto, ci pone sicura-
“Non ci sono farmaci per il Linfedema.
L’unica molecola
con minimo effetto
stimolante il circolo linfatico è la
Cumarina, considerata integratore
e non mutuabile.
La terapia è solo
fisioterapica: una
serie di prestazioni
(Trattamento Decongestivo Combinato)
che deve combinare
alcune tecniche (tra
cui linfodrenaggio
manuale e pressoterapia) allo scopo
di decongestionare
l’arto e mantenerlo
in quella condizione. Il Trattamento
prevede una costante
elastocompressione
da tenere per tutta
la vita. Il Linfedema
non scompare ma si
riduce, prevenendo
infezioni e Linfangiti
che sarebbero inevitabili e recidivanti
facendo aumentare
il volume dell’arto.”
mente all’avanguardia rispetto
alle altre Nazioni nel concetto
dell’approccio globale al paziente, come sollecitato dall’OMS.
In questo momento ci stiamo
occupando della genetica del linfedema. Abbiamo raccolto una
casistica di oltre 200 casi di Linfedema Primitivo ai quali è stato
eseguito un test genetico che ha
portato al riconoscimento di numerose nuove mutazioni, ricorrenti, mai segnalate in Letteratura mondiale. È il primo studio
Italiano di questo genere ed uno
dei pochi al mondo. I risultati
possono condurre, in un prossimo futuro, ad un approccio
farmacologico del problema.
È il campo di ricerca più avanzato in questo momento”.
Fisioterapia per decongestionare
N
el trattamento combinato
che si consiglia solitamente in caso di linfedema,
rientra il linfodrenaggio manuale. Tra le tecniche più diffuse, la
Vodder. Il fisioterapista Joseph Di
Segni ci racconta la sua esperienza
in merito.
“Lavorando da anni nell’ambito
della riabilitazione traumatologica e traumatologico-sportiva, ho
constatato che già nelle semplici
distorsioni di caviglia o ginocchio
si possono notare gonfiori di tali
strutture.
Effettuare una metodica di linfodrenaggio manuale ci consente velocemente di “sgonfiare” l’arto dando una maggiore vascolarizzazione
nella zona interessata. Nell’ambito
della medicina post intervento
è facile individuare un gonfiore:
il linfodrenaggio ci permette di
ossigenare ottimamente la parte
sottoposta ad intervento. Il ragazzo
che fa jogging, semplicemente, o la
paziente operata di artroprotesi di
ginocchio per un artrosi avanzata
sono soggetti a questi gonfiori. Con la fisioterapia si tende a
velocizzare l’eliminazione di tale
ristagno edematoso, evitando che
l’edema, appunto, tenda a ristagnare
nel tempo alterando la circolazione
venosa periferica e centrale”.
Drenaggio
Linfatico
Manuale
(DLM)
Dott.Joseph Di Segni
fisioterapista
“È una tecnica fisioterapica
creata negli anni ’30 dal Dott. Vodder. Unione
di delicate manovre volte a favorire il drenaggio della linfa dalle zone periferiche al cuore, è
utilizzata per stimolare le zone linfonodali
ed accompagnare la linfa lungo
i canali linfatici facilitando il
riassorbimento dell’edema.
Nasce come metodica per il trattamento dei
linfedemi primitivi (congeniti) o secondari ad
intervento chirurgico dove il terapista viene
supportato dall’uso di bendaggi compressivi
e trova applicazione anche in molte patologie
ortopedico-riabilitative grazie alla sua azione
antiinfiammatoria e drenante. L’aumento del
riassorbimento linfatico permette una migliore
vascolarizzazione dei tessuti traumatizzati.”
Compressione graduata
“I benefici della terapia compressiva sono noti sin dall’antichità: già Ippocrate applicava bendaggi con
rudimentali spugne per alleviare la “disregolazione degli scambi di liquidi intra-extravasali”, e nel 1650
Richard Wiseman proponeva gambaletti con stringhe di cuoio regolabili contro
l’edema degli arti inferiori”.
Ce lo racconta una storica realtà produttrice di calze a compressione graduata e legata alla tradizione
manifatturiera del distretto mantovano di Castel Goffredo.
Obiettivo: rivoluzionare il concetto di calza elastica terapeutica, rendendola elegante e raffinata, mantenendone l’alta efficacia. Calze, collant, monocollant e gambaletti, anche unisex, in diverse classi di
compressione: frutto della ricerca SOLIDEA by CALZIFICIO PINELLI.
Oggi, due nuovi strumenti: una calza e un gambaletto Ccl. 3 (34/46 mmHg) indicati per grave edema,
ipodermite cronica, linfedema irreversibile. Realizzati con tecnologie e filati innovativi, punta aperta e
morbido plantare antistress, trattamento antimicrobico, elasticità della maglia.
senzaetà 47
Inchiesta circolazione linfatica
Linfedema
emergenza italiana
Il linfedema (LIN) degli arti inferiori o superiori è una patologia complessa,
di difficile trattamento, con tendenza alla cronicizzazione, fortemente invalidante
sotto il profilo biologico, psicologico, sociale, con un’incidenza in aumento. Ce lo
spiega Maurizio Marziali, direttore Marketing Talamonti Group, che torna a focalizzare il problema linfedema, un vero caso italiano.
“
Dati molto prossimi alla realtà parlano di 8mila nuovi
linfedemi post-mastectomia
ogni anno in Italia, e di 40mila
nuovi linfedemi.
Altro fattore peggiorativo è la
latenza fra la comparsa della malattia e la sua diagnosi e terapia:
il 65% dei pazienti inizierebbe la
terapia tra i 5 e i 10 anni dopo
l’insorgenza.
Il LIN è inquadrato dal SSN italiano come malattia della pelle e
non come patologia vascolare.
Le condizioni legislative in cui
può essere trattato rappresentano, poi, un ostacolo a volte
insormontabile per i pazienti.
Recentemente il DPCM del 29
novembre 2001 che recepisce
l’accordo stato-regioni dell’8
Agosto 2001, pubblicato nella
G.U. dell’8 febbraio 2002, ha definitivamente posto il LIN fra le
43 patologie ad elevato rischio di
inadeguatezza in caso di ricovero
ordinario.
Ciò si traduce in un’impossibilità
legale di ricoverare la stragrande
maggioranza dei pazienti affetti
da linfedema.
Sarà verosimilmente compito
delle regioni canonizzare le regole di ammissione alla ospedalizzazione ma il tutto non potrà
che ridurre le già minime possibilità terapeutiche.
Di fatto la struttura sanitaria
erogante un regime terapeutico
adeguato per il LIN in regime di
ricovero affronterebbe una serie
di spese non indifferente. Ecco
la sostanziale impossibilità per
ospedali e strutture convenzionate di prendersi carico di simili
pazienti.
Resta regolarmente a carico del
SSN la sola terapia del LIN in
regime ambulatoriale o di DH.
Ma anche il trattamento ambulatoriale ha subito la “scure” legislativa, con la decurtazione della
pressoterapia ad aria dalle terapie fisiche erogabili in regime di
convenzione con il SSN.
In Italia vanno rivisti molti
aspetti dell’approccio diagnostico-terapeutico al LIN, dunque,
Dr.Maurizio Marziali
Direttore Commerciale
e Marketing Talamonti Group
passando per una rinnovata
formazione ed un significativo
aggiornamento del personale sanitario, ma soprattutto un
adeguamento della gestione
economica ed ergonomica della
terapia del LIN e una maggiore
attenzione della classe politica,
e quindi del SSN, verso questi
pazienti dimenticati per antichi
e nuovi deficit legislativi, per
necessità economiche, per scarso interesse verso questa “emergenza sanitaria”.
Talamonti Group
Le proposte
Analisi volumetrica istantanea e comparata nel tempo degli
arti interessati alla patologia, apertura delle stazioni linfonodali, drenaggio dei liquidi accumulati, riattivazione del microcircolo, riequilibrio degli scambi intra ed extra-cellulari,
riduzione dell’edema, diminuzione del dolore e della sensazione di stanchezza, stimolazione e rieducazione del muscolo
(la pompa che garantisce un corretto ritorno venolinfatico).
I dispositivi medici
Diagnosi: VUR3D
Terapia: DEBRIJET
Terapia: FLOWAVE2
Bendaggio: TT TESTER
Continuità terapeutica: TRANSPONDER MED
Terapia domiciliare: TRANSPONDER PRO
Valutazione: VUR3D
48 senzaetà
senzaetà 49
Focus
il piede
Attenti ai tacchi alti, fattori di rischio:
le donne devono fare
prevenzione mirata onde evitare
deformità delle dita del piede
Non sbagliare
la calzatura
L
a metatarsalgia non è
proprio una patologia ma
un sintomo doloroso di
una o più teste metatarsali.
Prima di tutto bisogna localizzare la zona dolente e verificare
se si tratta di un problema
legato al carico, al movimento
o alla compressione delle dita
(frequente).
Colpisce prevalentemente il
sesso femminile per l’utilizzo di
una calzatura errata.
Il difetto di appoggio si fa più
marcato, i disturbi dolorosi peggiorano e compaiono deformità
delle dita.
Esistono fattori di rischio che
possono incidere in modo diverso sull’insorgenza e sull’anda-
50 senzaetà
mento della malattia; genericamente si possono distinguere:
• un rischio relativo a patologie organiche preesistenti;
• un rischio relativo a patologie specifiche dell’avampiede;
• un rischio relativo alle
strutture biomeccaniche
intrinseche;
• un rischio relativo alle attrezzature usate (calzature,
ortesi, eccetera).
Nel primo gruppo si considerano tutte quelle patologie sistemiche che possono danneggiare
attraverso processi di flogosi, le
articolazioni appena indicate,
come ad esempio la gotta, il
diabete, l’artrite reumatoide,
l’artrosi, ecc…
Quindi il trattamento non é relativo alla metatarsalgia in sé ma
alla cura della malattia di base.
Nel secondo gruppo si considerano quei fattori di rischio
relativi a specifiche patologie o
deformità delle ossa metatarsali,
congenite (ad esempio la brevitá
congenita dei metatarsi, un secondo metatarso più lungo della
norma) o acquisite (osteocondriti, infezioni, microfratture o
fratture franche).
Nel terzo gruppo si annoverano
tutti quei fattori biomeccanici
che possono influenzare il carico
plantare e quindi l’eventuale
Centro Ortopedico
Marchigiano
Via Flaminia 309/310
Torrette di Ancona (AN)
Tel.071/2181277
mail
[email protected]
Centro Ausili
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Falconara Marittima
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Tel.071/2181277
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Potenza Picena (MC)
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[email protected]
Sito:
www.neriteam.it
La presa misura dei plantari avviene sempre su
impronta tridimensionale del piede, sia su calco
gessato che impronta con sistema Cad-Cam.
sovraccarico delle ossa metatarsali: il piede cavo, l’alluce valgo,
l’iperpronazione, il sovrappeso e
l’obesitá, le dismetrie degli arti
inferiori, ecc.
II quarto gruppo invece raccoglie quei fattori di rischio
relativi all’impiego di attrezzature per l’ortostasi e la deambulazione che mal si confanno con
la struttura del piede (tacchi con
rialzo calcaneare al di sopra di 2
cm, ortesi scorrette, scarpe che
iper-pronano, ecc.).
Nel complesso la diagnosi
appare facile: attraverso una
buona anamnesi ed il buon
esame clinico si può arrivare ad
una conclusione diagnostica;
possono essere tuttavia utili
per la diagnosi differenziale le
radiografie dei piedi a confronto
sotto carico in due proiezioni.
Inoltre si possono effettuare dei
test con dei sistemi computerizzati di rilevazione del carico in
statica e dinamica , quali pedane
baropodometriche , tapisroulant
o solette con sensori. in grado di
percepire le anomalie d’appoggio podalico.
In questi casi la nostra azienda
è in grado di costruire dietro
prescrizione medica , plantari in
grado di ridurre la sintomatologia causata dalle metatarsalgie e
mettiamo a disposizione medica
le attrezzature per l’indagine
pressoria e biomeccanica.
senzaetà 51
Focus
il piede
Il piede al centro del sistema
Benessere Attivo
Se camminare
è di necessità
virtù, la stessa
perché non deve
essere generata
in un contesto
di “Benessere Attivo”?
Prof. Mario Carlocchia
Innovation & Business
MAP Srl-Potenza Picena
www.mapwork.it
www.elasticwalk.it
I
l piede ritorna, ancora una
volta, a rappresentare quella
parte del corpo utile a costruire un sistema responsabile
ma attivo nel dare risposte.
Così, per “Benessereattivo”
intendiamo quel sistema che genera armonia ed energia, valori
che interagiscono positivamente
nell’individuo.
L’archetipo vuol essere la sintesi
del sistema che ingloba due forti
contenuti:
l’Effetto Passivo
l’applicazione di un prodotto
che scaturisce da ricerche e studi
con contenuti tecnico scientifici
l’Effetto Positivo
l’azione, le dinamiche che scaturiscono in modo volontario con
il movimento
Due mondi che all’unisono
possono concorrere a restituire
al corpo effetti unici e integrati
dell’apparato umano. Lo stesso
può essere definito come la
ricerca di uno stato psicofisico e
fisiologico armonico e positivo.
Tutto ciò, è percorribile trattando l’argomento del piede con il
prodotto Elasticwalk-Comfort
System, un nuovo sistema di
sostegno del corpo e quindi
del piede. La ricerca, abbinata
alla selezione dei materiali ed il
design a supporto, ne generano
il risultato.
Il piedi quindi, attore del nostro
sistema strutturale e di appoggio, ritorna ad essere al centro
del sistema per ridare benessere,
in forma attiva nella quotidianità del movimento.
Il movimento del piede ana-
lizzato nei suoi momenti di
appoggio-spinta è paragonabile
all’effetto del “PENDOLO”,
passo dopo passo, genera due
tipo di energie, quella cinetica,
che si genera e prende sviluppo
Tacchi alti,
moda&rispetto
fino al punto più alto di appoggio dell’avampiede, ma non
esprimibile poiché trattasi della
fase di fine contatto, invertendosi poi in energia potenziale.
La stessa che da un lato permette di relazionarsi con il sistema
brucia energie, esprimibile
secondo i ricercatori in un +35%
di consumo, dall’altro nello stesso movimento del passo, si attiva
l’azione a livello meccanico, per
agire nel muscolare legamentoso, linfatico e cardiocircolatorio.
Dal movimento naturale quindi,
se ben supportato possiamo, con
Elasticwalk, generare quel “Benessere Attivo” come ulteriore e
valida risposta.
E’ questo in sintesi, un feedback
che genera un differenziale nei
prodotti, per le imprese che
adottano Elasticwalk, a tutto
vantaggio del consumatore,
come dimostrazione del livello
di attenzione nei confronti dello
stesso, considerandolo il punto
di riferimento da salvaguardare
e considerare come patrimonio.
La quotidianità nei movimenti,
nella loro durata e impostazione sollecitano costantemente
l’intera struttura corporea e se
questa trova risposte adeguate
possiamo veramente dire di
fare del marketing sociale ed in
particolare salutistico.
Mario Carlocchia
Camminare nel rispetto di una posizione che ne garantisca anche
la postura, è il completamento di un prodotto che tenga conto di
un’altezza del tacco da rispettare sia per l’uomo che per la donna.
Su questo argomento, se vogliamo salvaguardare il livello salutistico,
dal lato strutturale e fisiologico, la componente corporea e rispettarla,
la moda deve maggiormente confrontarsi e maturare.
Anche qui “Benessere Attivo” somma le tre azioni, cinetica-energeticaposturale e può rappresentare la risposta ideale.
Un esempio è il PUZZLE RIFLESSUOLOGICO, un sistema che permette
di sollecitare l’arco plantare e il piede in generale, su soggetti in crescita o
con interventi educativi, in cui lo stimolo all’appoggio su superfici varie a
differente elasticità-densità, ne permette una costante e completa stimolazione dei recettori e quindi del sistema che regge e dà sviluppo allo
stesso piede.
Focus
il piede
Se la mandibola
fa “click”
Dal piede alla masticazione, allarghiamo il campo della ricerca.
Una visione d’insieme su posturologia e odontogeriatria: la nostra
collaborazione con lo staff di Ancona degli esperti: Patrizia Proietti,
Diego Boldreghini, Oliviero Gorrieri
L
a cura delle patologie
cranio-mandiboloposturali, necessita di un
approccio multimodale integrato.
Un ruolo importante nei confronti dei problemi del sistema
masticatorio è legato alle patologie posturali e, soprattutto nel
paziente geriatrico, alle patologie del piede che condizionano
fortemente l’assetto posturale.
Le disfunzioni cranio-mandibolari colpiscono l’articolazione
temporo-mandibolare (ATM),
articolazione situata nella base
cranica.
Questa assieme ai muscoli masticatori permette alla mandibola di compiere i movimenti di
apertura e chiusura della bocca.
Recenti studi hanno evidenziato
come vi sia uno stretto rapporto
tra le disfunzioni cranio-mandibolari ed atteggiamenti posturali
scorretti.
Per la diagnosi precoce delle
disfunzioni cranio-mandibolari
esistono due importanti esami
strumentali: il primo è l’esame
kinesiografico che permette
54 senzaetà
di analizzare il movimento
mandibolare mettendo in risalto
anomalie a livello dell’ATM, il
secondo è l’esame elettromiografico che invece valuta la componente muscolare, evidenziando
anomalie funzionali dei muscoli
masticatori.
Più colpite le donne
Numerosi studi epidemiologici evidenziano un’altissima
prevalenza sia delle alterazioni
articolari che muscolari: il
sesso femminile è il più colpito,
con rapporto di 3:1 rispetto al
maschile. Poiché nell’80% della
popolazione si riscontra la presenza di almeno un sintomo di
disfunzione, risulta importante
effettuare una diagnosi corretta
per mettere in atto un’adeguata
terapia.
La mandibola fa
“click”
Le patologie articolari e muscolari del distretto orale possono
avere un esordio asintomatico,
senza che il paziente avverta
alcun fastidio, poi con il progredire della patologia si hanno i
primi sintomi, si possono rileva-
re dei rumori articolari durante
i movimenti di apertura e di
chiusura della bocca, i cosìddetti
“click articolari”.
Il paziente può inoltre avvertire tensioni muscolari a livello
del distretto orale che possono
estendersi alle regioni del collo e
delle spalle.
A questi sintomi si possono aggiungere altri, definiti
concomitanti, come cefalee,
sintomi auricolari, algie dentali e
disturbi della deglutizione.
Tale sindrome, nel tempo, se
non adeguatamente curata,
diventa ancor più dolorosa sia a
livello articolare che muscolare,
arrivando alla limitazione di
apertura della bocca e nei casi
più gravi al blocco articolare.
Tale quadro sintomatologico è
tipico del cosiddetto “paziente
disfunzionale”.
Le cause sono molteplici; si
possono riconoscere fattori
predisponenti cioè strutturali,
anatomici o psicologici e fattori
scatenanti quali traumi articolari, stress o alterazioni dell’occlusione.
Nella foto la dott.ssa Patrizia
Proietti, responsabile del
progetto di prevenzione e
trattamento dei disordini
cranio-mandibolo-posturali
della ASUR Marche con i
collaboratori: prof. Oliviero
Gorrieri e dott. Diego Boldreghini.
L’approccio
multimodale
e la stretta
correlazione
fra i denti e i
problemi relativi
al piede e alla
deambulazione
senzaetà 55
Salute
la schiena
Mi piego ma non
Mal di schiena e
consigli: le più
comuni posture
sbagliate viste
da chi le cura
quotidianamente.
Un articolo
dell’esperto
dott. John Williams
I
l mal di schiena o lombalgia
è un problema che affligge un
numero crescente di persone nel
mondo sviluppato ed è il problema
sanitario che consuma più risorse
economiche in costi terapeutici e in
termini di giornate lavorative perse.
Può interessare chiunque, a qualsiasi
età e fascia socio-economica, sia lo
sportivo che il sedentario.
Numerosi possono essere i motivi
scatenanti di solito legati a più
fattori.
Prima di approfondirli, bisogna
conoscere la terminologia con cui il
paziente si “scontra” durante le varie
visite mediche.
Un’efficace diagnosi del problema
deve permettere di individuare il
motivo per cui si manifestano questi
sintomi ed è questo motivo o causa
che va affrontato ed eliminato per
ristabilire il normale stato di salute
dell’organismo.
L’artrosi è un’altra “malattia” spesso
incolpata per fastidi legati agli arti
e al movimento: ogni articolazione
(luogo di unione tra due o più ossa)
ha precisi piani di movimento che
devono essere liberi e simmetrici
per mantenere la giusta funzione
articolare.
Considerando che i muscoli
sono le strutture che fanno
muovere le articolazioni e i
legamenti conferiscono loro stabilità, sembrerebbe logico presumere che qualsiasi problema
biomeccanico – anche remoto
– è in grado di causare dolore e
artrosi. I maggiori benefici per il
paziente si avrebbero se il sistema neuro-muscolo-scheletrico
fosse valutato nella sua globalità
e fatto quindi funzionare ai
massimi livelli possibili.
Ciò è importante per la prognosi dell’artrosi, che diventa un
problema degenerativo cronico
se l’articolazione continua a
lavorare in modo errato, anche
dopo che la sintomatologia si
attenua.
7 comuni cause di mal di
schiena
• anomalie congenite
• sindrome delle faccette posteriore
(infiammazione delle articolazioni posteriori delle vertebre)
• trauma
• sindrome sacro-iliaca (acuta, dolorosa disfunzione delle articolazioni tra le ilei o bacino e il sacro)
• stenosi (restringimento del
Tutte le posture sbagliate
O
ggi il mal di schiena
colpisce giovani e meno
giovani, uomini e donne. “Colpi della strega”, sindromi cervicali al lavoro e in casa,
sono causati da errori quotidiani
di postura.
Telefonare: quando le
telefonate sono lunghe, è consigliabile non tenere la cornetta
tra mandibola e spalla poiché
vengono sottoposti a stress i
muscoli di collo e spalle, tendini
e legamenti. Usare il vivavoce
o collegare al telefono una cuffia.
56 senzaetà
Leggere a letto: la posizione più comune, ma anche la
più sbagliata, è mettersi a pancia
in su con le gambe tese: così si
accentua la curva lombare della
colonna vertebrale e si scarica
un peso eccessivo sui dischi intervertebrali della zona. Meglio
piegare le ginocchia o appoggiare la schiena a uno o più cuscini
adagiati contro la testiera del
letto e sistemare il libro aperto
mi spezzo
canale vertebrale, che può essere
congenito o dovuto a processi
degenerative)
• ernia del disco: questa è forse
la diagnosi più frequente e più
temuta riguardo al mal di schiena
o lombosciatalgia ma è spesso
errata o sopravvalutata. Il disco
è soprattutto una parte essenziale della vertebra: non è causale,
infatti, che esistano i dischi
invertebrali o che un disco
sia composto da due distinti
componenti, l’anello fibroso e il
nucleo polposo. L’anello fibroso
consiste di fibro-cartilagine, un
tessuto molle ma durevole che
può protrudere anteriormente,
posteriormente, lateralmente o
in modo circonferenziale, secondo il livello di degenerazione o
per ragioni di compensazione. Il
nucleo polposo, invece, è sferico,
bifico e possiede un certo tono
idrico che, con il tempo, tende a
diminuire. Queste due strutture
sono mobili e attive quando noi
ci muoviamo e lavorano sia per
facilitare i normali movimenti
che per compensare eventuali
disfunzioni biomeccaniche
presenti nel sistema neuro-
muscolo-scheletrico. Per questo
motivo quando si legge una tac
o risonanza magnetica, molto
spesso si scambia la normale
funzione del disco per una patologia. Quindi, nonostante un
esito positivo di uno dei suddetti
esami e pur in presenza di forte
dolore, conviene sempre provare
una terapia conservativa che può
ottenere il ripristino della normale funzione dell’organismo.
La Chiropratica, per esempio,
tramite un’analisi approfondita
del sistema neuro-muscolarescheletrico, è in grado di
sulle cose, a ginocchia piegate.
Guidare: è importante,
quando si guida, aderire bene
con il dorso allo schienale del
sedile, utilizzando anche un
cuscino “salsicciotto” a livello
lombare. Per evitare tensioni
muscolari di collo e muscoli
dorsali, è opportuno poggiare
la nuca al poggiatesta. Durante
la marcia indietro è meglio non
ruotare solo la testa ma girarsi
coinvolgendo spalle e torace.
Truccarsi allo specchio: per mettersi l’eye-liner
e fondotinta, è meglio non appoggiare il bacino al mobiletto
del lavabo con il busto inclinato
in avanti: si sottopongono a
irrigidimento i muscoli lombari,
soprattutto quando si è poco
“sciolti”, come al mattino.
Meglio gambe divaricate o
con un piede appoggiato a uno
sgabello.
TRIANGLE OF
HEALTH
individuare molte delle concause
funzionali che hanno portato il
paziente a situazione di scompenso. La chirurgia, anche in
questi casi in cui sembri l’unica
soluzione, è sempre intervento
invasivo che causa un’accelerazione delle degenerazioni della
Leggere alla scrivania:
colonna vertebrale. Farmaci e
riposo non hanno alcuna caratteristica correttiva perché mirati
ai soli sintomi e non a restaurare
una funzionalità normale.
• Alterazioni dei normali sistemi
biomeccanici: è la causa più
importante del mal di schiena ed
è concausa di tutti gli altri fattori
citati.
Non va considerata solo la
funzione del disco ma anche che
i movimenti del disco dipendono dalla corretta funzione di
tutto il sistema biomeccanico
del corpo: tramite precise catene
biomeccaniche, problemi remoti
che hanno origine in bocca, alla
spalla, nel piede, ecc. causano
adattamenti anche ai livelli
L4-L5-L5-S1, dove si riscontrano protrusioni (funzionali).
In questi casi, la Chiropratica
mira non a trattare il dolore o
eliminare solo la protrusione ma
interviene dovunque si trovano
alterazioni della normale funzione, correggendo sublussazioni
vertebrali e delle estremità, sempre con lo scopo di ripristinare
la normale funzione globale.
Infine, è essenziale il concetto
olistico secondo cui le cause
sono illustrate con un triangolo
equilatero. Il primo lato, relativo
alla struttura, rappresenta i nostri sistemi fisici: scheletro, muscoli, nervi, sistema linfatico ecc.
ed è legato a traumi, anomalie
congenite, errate posizioni di lavoro, squilibri o carenze muscolari, cattive abitudini alimentari.
Il secondo lato è quello chimico,
può esprimere problemi causati
da una cattiva nutrizione, inquinamento atmosferico, farmaci, o
qualsiasi sostanza nociva.
Il terzo lato del triangolo è relativo alla psiche: diverse forme di
stress possono creare problemi
di questa sfera. Il concetto da ricordare è che i lati sono appunto
equilateri e presentano una forte
interazione tra loro che può causare disagi in un lato solamente
o in tutti e tre. Il risultato per il
paziente è sempre una sintomatologia di dolore, malessere e
perdita di funzione.
Studio medico e chiropratico:
corso Mazzini, 32 Ancona. Tel.
per appuntamento 07154761
appoggiare la testa a una mano,
distendersi in avanti sul piano
di lavoro o indietro sulla sedia
sono atteggiamenti sistematici
ed errati che compiamo più di
frequente.
Sollevare pesi: nonostante sia stato ripetuto da più
parti, si tende a raccogliere un
oggetto da terra piegando la
schiena, quando invece si dovrebbe piegare le gambe.
Stirare: stare in piedi per
stirare stanca la schiena, il collo
e le spalle. Per alleviare il dolore
è bene tenere il mento legger-
mente piegato in basso, il collo
un po’ all’indietro cercando di
non far sporgere il sedere in fuori. Ancora più utile uno sgabello
su cui poggiare alternativamente
i piedi.
Fare le valigie: esiste il
rimedio anche per la scorretta
posizione che assumiamo nel
fare le valigie. Generalmente si
piega la schiena in avanti per
appoggiare camicie, magliette
e gonne. E’ meglio piegare la
gamba, appoggiando un ginocchio a terra e portando spalle e
testa all’altezza della valigia.
senzaetà 57
Biogenetica
Biogenetica
Penso,dunque
Usare il corpo e la mente come e
le influenze e
I
l funzionamento del corpo
umano, non può essere
ridotto alla sola integrazione
dei sistemi che lo compongono – la vita di un organismo
trascende dalla somma delle
sue parti – c’è qualcosa che va
oltre le attuali conoscenze della
medicina classica – qualcosa che
interagisce e sovraintende al suo
funzionamento
La rivoluzionaria scoperta del
genoma umano, ha dettato le
basi per l’evoluzione scientifica
in campo medico e biochimico – negli ultimi anni ci siamo
resi conto che il destino della
vita non risiede completamente
nel nostro DNA – piuttosto
che vittime del nostro corredo biologico, siamo in grado
tramite il comportamento e lo
stile di vita, di modificare l’attivazione di determinati geni e
divenire artefici del nostro stesso
58 senzaetà
destino – possiamo influenzare
la salute o la malattia cambiando il nostro DNA, non nella
sequenza naturalmente, ma in
quelle alterazioni chimiche con
cui la cellula controlla quali geni
esprimere e quali no
Gli organismi viventi interagiscono con i campi magnetici,
assorbendo una parte della loro
energia
Grazie alle nuove scoperte della
fisica quantistica,, si è arrivati
a tali intuizioni e successivamente alla sperimentazione
scientifica che non ha potuto
negare l’esistenza di un campo
elettromagnetico così sottile,
che permette alle nostre cellule
di poter captare le informazioni
dal mondo che ci circonda e
integrarle nella comunicazione
molecolare - a livello microscopico, non siamo altro che
aggregazione di particelle sub
atomiche - siamo energia immersa nell’energia, il corpo è così
formato da un campo di energia
scientificamente riconosciuto
dal quale non è possibile isolare
nessuna unità fondamentale
Ed è proprio a questo livello che
esiste un linguaggio che non usa
le parole, ma usa le sensazioni - le emozioni – è il campo
di energia che tiene collegato il
tutto modificando il comportamento dei nostri geni, che a
loro volta influenzano il corpo
energetico
Sapendo gestire lo stile di vita
dall’alimentazione al pensiero
– dalle emozioni alle sensazioni
siamo in grado di interagire con
un sistema di decodificazione
molecolare, che determina quali
geni attivare per la salute e il
funzionamento delle nostre proteine e quindi della nostra vita
Gli studi dell’Epigenetica, nel
Epigenetica (epi in greco significa sopra)
vuol dire Oltre la Genetica.
In biologia e specificamente nella genetica,
l’Epigenetica è lo studio delle mutazioni ereditarie
nel fenotipo, causate da meccanismi diversi dalle
mutazioni delle corrispondenti sequenze di DNA.
guarisco...!
energia:
esterne e la membrana di Lipton
campo scientifico, sono stati
arricchiti dalle ricerche del biologo cellulare statunitense Bruce
Lipton (nato a Born, 1944)
rivelando che il vero cervello
della cellula non risiede nel
nucleo (come abbiamo sempre
pensato) ma nella sua membrana, che reagisce e risponde alle
influenze esterne, adattandosi
dinamicamente ad un ambiente
in perpetuo cambiamento: di
fatto, come hanno scoperto
Lipton ed altri, le cellule possono vivere e funzionare anche
dopo che i loro nuclei siano stati
asportati, perdendo soltanto la
possibilità di riprodursi ma non
di comunicare.
Bruce Lipton, vincitore ad
Awards, nel 2006, del Premio
Best Science Book, è un’autorità
mondiale per quanto concerne i
legami tra scienza e comportamento.
Le sue rivoluzionarie ricerche sulla membrana cellulare,
hanno fatto di Lipton una delle
voci più autorevoli della nuova
biologia.
In conclusione se vogliamo
noi stessi essere gli artefici
del nostro destino, dobbiamo
imparare a saper gestire lo stile
di vita e in particolare i nostri
pensieri – ogni pensiero negativo o di aggressione genera una
reazione biochimica umorale di
negatività e di aggressione anche
a livello cellulare, alterando la
comunicazione e le informazioni che arrivano a decodificare
la produzione di una nuova
proteina che sovraintende alla
nostra salute
D.O. Marco Forlini
osteopata S. Benedetto Tronto
senzaetà 59
INFORMA
FAMIGLIA: NEL 2013
OPERATIVI 47 NUOVI ASILI NIDO
Renata Polverini
Presidente della Regione Lazio
Nuove risorse
per completare
i lavori avviati
anche nei
comuni virtuosi
60 senzaetà
E
ntro il prossimo anno saranno completati e operativi 47 nuovi asili nido
nel Lazio.
Un intervento reso possibile attraverso lo stanziamento di 4 milione di euro della Giunta regionale. Finanziamenti erogati dal
2006 al 2010 per la realizzazione
di asili nido ma che non sono
stati mai attivati dai Comuni e
che adesso verranno redistribuiti
per questa finalità.
Dalle verifiche condotte dall’Assessorato regionale alle Politiche
sociali e Famiglia è emerso che
in merito a questi 47 casi, sebbene i lavori fossero cominciati, i
finanziamenti precedenti si sono
rivelati insufficienti a causa di
una serie di modifiche legislative,
come quelle antisismiche, antincendio e sulla sicurezza, che hanno fatto lievitare in corso d’opera
i costi.
La ridistribuzione delle risorse
avverrà secondo criteri diversi, in
considerazione se si tratta di un
nido realizzato con la costruzione di un nuovo edificio oppure
attraverso la ristrutturazione di
un edificio già esistente.
Nel primo caso verrà assegnato
un contributo di 20 mila euro
per ogni posto bambino fino a
un massimo di 600 mila euro, nel
secondo caso un contributo di 10
mila euro fino a un massimo di
300 mila euro.
“Si tratta di risorse – spiega la
presidente Renata Polverini che abbiamo recuperato da un
attento lavoro di monitoraggio
sugli investimenti degli ultimi
anni.
Un lavoro quanto mai necessario
oggi, che ci permette di riattivare in favore dei Comuni virtuosi
risorse che altrimenti sarebbero
rimaste inutilizzate.
Ottimizziamo la spesa, quindi,
e al contempo potenziamo nel
breve termine l’offerta di asili
nido per il bene di tante famiglie
della nostra regione che hanno
difficoltà a conciliare la loro vita
domestica con quella lavorativa”.
I termini per la realizzazione
delle opere sono state stabilite
nel 30 giugno 2013 per la fine
dei lavori e il 30 settembre 2013
per l’autorizzazione al funzionamento.
Nel caso di mancato rispetto dei
termini si provvederà alla revoca
del contributo.
I controlli dell’Assessorato hanno fatto emergere che sui 78 asili
nido finanziati dal 2006 al 2010
solo dieci sono stati completati,
mentre non sono mai partiti i lavori per ben 21 progetti.
“Con questo intervento e con
una serie di verifiche e controlli – sottolinea l’assessore Aldo
Forte - la Regione Lazio intende
premiare gli enti e i soggetti virtuosi, evitando gli sprechi assicurando che ai agli investimenti
corrisponda l’attivazione di servizi di qualità per il bene delle
persone e delle famiglie”.
Sanità laziale
“A Roma presto i medici saranno h24”
S
i è molto parlato in questi
giorni della riorganizzazione del sistema sanitario
alla luce del dibattito che ha
accompagnato l’approvazione da
parte del Consiglio dei Ministri
del decreto Balduzzi.
Novità, polemiche, qualche
retromarcia, cambiamenti che
interesseranno in particolare i
medici di medicina generale.
Saranno loro infatti la chiave
di volta di un nuovo sistema
che dovrebbe garantire l’attività
assistenziale e le cure primarie
ai cittadini sette giorni su sette,
h24, attraverso l’aggregazione,
ma senza obbligo, in nuove
forme organizzative.
Oltre ai medici di medicina
generale, saranno coinvolti i pediatri di libera scelta, la guardia
medica, la medicina dei servizi e
degli specialisti ambulatoriali.
Il Lazio si candida ad essere un
esempio.
Come spiega la stessa governa-
trice, Renata Polverini “la Regione Lazio ha già predisposto,
in collaborazione con i medici di
medicina generale, un progetto per realizzare i presidi di
prossimità sempre aperti, dove i
medici lavorino in gruppo.
Si partirà con la sperimentazione in cinque municipi di Roma
– precisa Polverini -.
Siamo di fatto pronti: abbiamo
già individuato i locali ed è già
stato definito il percorso organizzativo”.
Un ulteriore iniziativa messa in
campo dalla Giunta Polverini,
come gli Ambulatori Med,
per decongestionare i pronto
soccorso “che - come sottolinea
Polverini - stiamo potenziando
in ospedali come Sant’Eugenio
e Umberto I.
Ma i pronto soccorso devono
essere il punto di approdo solo
per i casi più gravi”.
Questa la nuova sanità che si sta
costruendo nel Lazio.
DA GIUNTA LAZIO 10 MILIONI
PER MANUTENZIONE
STRAORDINARIA ASL, A.O. E IRCCS
Dieci milioni di euro per lavori di manutenzione straordinaria
destinati alle Asl, alle Aziende ospedaliere e agli Irccs del Lazio.
La Giunta Polverini ha dato il via libera al finanziamento per l’anno
2012, attraverso cui vengono ripartite risorse regionali pari a 500mila
euro ciascuno a tutte le Asl del Lazio, e alle aziende ospedaliere Policlinico Umberto
I, Policlinico Tor Vergata, Istituti Fisioterapici Ospitalieri, San Giovanni Addolorata,
Sant’Andrea, San Camillo Forlanini, Inmi Spallanzani, San Filippo Neri.
“Nonostante le difficoltà economiche – spiega la presidente Renata Polverini –
abbiamo deciso di assumerci questo importante impegno.
Con questo provvedimento assegniamo complessivamente 10 milioni alle aziende
sanitarie, ospedaliere e Irccs pubblici di Roma e del Lazio per sostenere i costi dei
lavori di manutenzione straordinaria in somma urgenza effettuati all’interno dei reparti
sanitari aziendali ed ospedalieri.
Un intervento che riteniamo indispensabile e che si pone in continuità con la nostra
azione di mantenere livelli di efficienza nella erogazione delle prestazioni sanitarie”.
I lavori dovranno essere conclusi e collaudati entro il 31 ottobre 2012, per procedere
alla liquidazione delle somme entro l’esercizio finanziario corrente, come previsto dalla
normativa.
senzaetà 61
INFORMA
Il decretone non
basta alle Regioni
I
Almerino Mezzolani,
assessore alla Salute
Mezzolani,
assessore alla
Sanità delle
Marche:
“Avevamo
chiesto
più risorse”
62 senzaetà
l “decretone” del ministro
Balduzzi non soddisfa le
Regioni. Tanto più quelle
“virtuose” che hanno i conti
a posto e che per certi versi
avevano già imboccato la strada
della riforma che il Governo
vuole oggi imporre, dando però
priorità a cose che le Regioni
non chiedevano subito.
E tralasciandone altre invece
che gli enti locali ritengono
improcrastinabili.
Abbiamo sentito il parere
dell’assessore regionale Marche
alla Salute, Almerino Mezzolani.
“In questo decretone di Balduzzi
ci sono provvedimenti che – ha
detto Mezzolani all’indomani
della pubblicazione ministeriale – primo non portano nuove
risorse alla Sanità, come invece
tutte le Regioni, già vessate
da numerosi tagli di ogni tipo,
chiedevano con forza; secondo,
non giustificano l’urgenza che
invece si intende far passare
come vera molla di qualsiasi
decisione...”.
La delusione nell’assessore si
tocca con mano.
Ricordando che la protesta
ha riguardato in questi giorni,
oltre che le altre Regioni, anche
molte categorie e associazioni,
in primis quella dei Medici di
Famiglia, Mezzolani continua: “Com’è possibile definire
urgenti quei provvedimenti
che riguardano la posizione e il
collocamento delle sale giochi
rispetto agli edifici scolastici
oppure l’abolizione della tassa
sulle bibite gassate, quando non
si parla invece di interventi ben
più importanti come la messa in
sicurezza delle strutture ospedaliere, solo per fare un esempio..?”
Nelle conferenze Stato-Regioni
da inizio anno gli enti pubblici
hanno stilato un documento
preciso in cui si ribadisce la
necessità di approfondimenti su
tutti questi temi.
Oggi tale necessità riappare
con forza mentre crescono
dubbi sull’efficacia stessa di tale
“decretone” e sulla sua reale funzione. “I nostri dubbi - afferma
Mezzolani – sono tutti attorno
al vero nodo da sciogliere che è
quello delle risorse.
Infatti le Marche per il resto
sono molto avanti relativamente alla Medicina Generale,
ad esempio, dove sono state
incentivate da tempo le forme
di coinvolgimento dei medici.
Ma senza fondi come realizzare
quella che viene definita medicina di famiglia, ossia la continuità h24 dell’operatività del medico? Noi ci stiamo muovendo
sulla formula dell’aggregazione
ma bisogna anche capire come
mettere a punto e strutturare gli
ambulatori destinati ad ospitare
tale continuità di assistenza
medica. Il che in alcune zone
come le aree montane non è per
niente facile e occorrono tempi
più lunghi.... Ogni intervento
di riqualificazione in tal senso
richiederebbe in conclusione
sia più tempo che più risorse....
Altrimenti quello che Balduzzi
Meno Province, giunta al lavoro
Lavoro e occupazione, sanità e riordino delle Province. Sono questi gli argomenti che
ha affrontato la Giunta regionale nella prima riunione dopo la pausa estiva.
Il lavoro. Sulla scia dei dati preoccupanti che riguardano l’occupazione in particolare
quella giovanile, si sta lavorando per inserire nel prossimo assestamento di bilancio un
progetto finalizzato al sostegno dell’occupazione giovanile. Riordino delle Province.
E’necessario attendere il pronunciamento del CAL (il Consiglio delle Autonomie
Locali), a cui lo stesso art. 17 del decreto sulla Spending review ha assegnato il compito
di proporre un’ipotesi di riordino delle Province, nel rispetto dei parametri fissati dal
Governo, ossia i 350.000 abitanti e i 2.500 kmq. di estensione.
Sanità, nuovi parametri
Il presidente Gian Mario Spacca e l’assessore alla Salute Almerino Mezzolani
hanno espresso moderata soddisfazione per essere riusciti a modificare il decreto del
Governo che prevedeva di sottrarre alle regione risorse per 120 milioni pari all’1,4%
del totale e che avrebbe determinato la riduzione di 2mila posti di lavoro.
AREE VASTE. Alla luce dei nuovi dati, la giunta ha poi incontrato il direttore
dell’Asur e i direttori delle aziende ospedaliere. Il mandato è di elaborare il piano
strategico operativo tenendo conto dei nuovi parametri dettati dalla legge sulla
spending review. Nel frattempo i direttori di Area vasta dovranno dare attuazione ai
piani di area vasta in modo molto deciso e operativo entro 180 giorni, come previsto dalla delibera approvata dalla giunta regionale il 1° agosto scorso. La Giunta
regionale ha richiamato i direttori sanitari ad un salto di paradigma e un più saldo
gioco di squadra.
dice rischia di rimanere un bel
libro dei desideri. Per il resto,
il decretone non ci ha affatto
sorpreso: per esempio le norme
sulla trasparenza delle nomine
in Sanità, le Marche le hanno
adottate già da tempo. Abbiamo
ogni volta il sistema di una terna
con graduatoria: rispetto alle
altre situazioni regionali siamo
avanti!”.
Ecco la CASA INTELLIGENTE
per la longevità attiva
La giunta regionale, nell’ambito
del progetto “Casa intelligente per una longevità attiva ed
indipendente dell’anziano”,
affidato all’Inrca, ha approvato il bando per la selezione di
proposte progettuali, finalizzate
alla creazione di oggetti (smart
object) e piattaforme di integrazione dedicati a longevità attiva
e ambient assisted living per una
vita indipendente e sostenibile
dell’anziano.
CONTESTO. Quello della
longevità attiva, è un progetto
centrale dell’azione di governo
della Regione per la crescita e la
coesione della nostra comunità
che vanta l’aspettativa di vita più
lunga in Italia ed in Europa.
L’assunto di base è che terza e quarta età non sono una
malattia ed è quindi necessario
rendere più semplice, autonoma
e vitale l’attività degli anziani.
LE RISORSE. La copertura
finanziaria stanziata per la realizzazione del progetto è di 3,5
milioni di euro.
Questa somma potrà essere
integrata in base ai progetti ritenuti ammissibili e alle eventuali
risorse disponibili.
I progetti dovranno essere presentati entro il 24 ottobre 2012.
Possono partecipare imprese
micro, piccole, medie e grandi,
industriali e artigiane.
senzaetà 63
Ospedale organizzato,
ospedale del futuro
Ci sono molte ragioni
alla base della nascita di
nuovi modelli organizzativi
sanitari, in particolare
ospedalieri. Anzitutto ragioni
economiche. Gli ospedali
tradizionali costituiscono
un costo notevole per
la comunità territoriale
di riferimento.
I
n tempi di riforme e razionalizzazioni, non si può trascurare la
voragine nera creata dagli ospedali. I quali hanno rappresentato
diverse possibilità ed opzioni, anzitutto un bacino elettorale per i
voti dei candidati politici o dei partiti.
Ma anche una opportunità occupazionale e lo sviluppo di un’economia territoriale parallela e indotta, soprattutto nel campo dei servizi.
Esiste, poi una seconda ragione alla base della necessità di una riforma ospedaliera ed è squisitamente clinico-sanitaria. I vecchi ospedali
non curano efficacemente e non aiutano il soggetto a riappropiarsi
della propria salute.
Contribuiscono semmai ad immettere il paziente in quel ciclo
perverso che alimenta prestazioni sanitarie a catena per problemi
che sorgono attorno ad un’errata concezione di assistenza. Poi ci sono
anche altre ragioni legate a nuove possibilità tecnologiche, a nuovi
quadri epidemiologici, all’evoluzione delle professioni e a maggiori
informazioni di cui oggi dispone il paziente.
I nuovi modelli organizzativi nascono dall’esigenza di concentrare la
risoluzione del problema clinico-sanitario-assistenziale, dandone una
risoluzione veloce e appropriata al tempo stesso.
Queste organizzazioni sono le più diverse, da unità di chirurgia
breve, dove il problema viene risolto in giornata o al massimo il
giorno dopo a unità di cura tenute da un team di medici specializzati
in una determinata area medica, spesso, almeno in alcune forme, con
la collaborazione dei medici di medicina generale che costituiscono il
trait d’union.
Ufficio Comunicazione e Relazioni con il Pubblico
Area Vasta 2 - Ancona
Osimo, aria nuova in ospedale
I
l 2 luglio scorso all’ospedale di Osimo è nata l’Unità
Funzionale di Assistenza a
Bassa Intensità (ABI) interdipartimentale a “ricovero diurno e
one day”, a cura della Direzione
medica del Presidio Ospedaliero
Unificato e la Direzione Area
Infermieristico-Ostetrica della
Area Vasta 2, sede di Ancona. Il
modello organizzativo funzionale, in linea con quanto contenuto
nel Piano Socio Sanitario Regionale 2012-2014, è costituito
da un’unità funzionale per degenze brevi, a bassa complessità
e corrispondente a modelli di
risposta gestionale e assistenziale
diversificati per la presa in carico di situazioni cliniche di Area
Chirurgica, Medica, Materno-
64 senzaetà
infantile e Servizi. Nel quadro di
questo modello, si fornisce assistenza personalizzata a pazienti
per interventi sanitari finalizzati
ad una risposta efficiente, efficace
ed economicamente controllata
ed è legata alla metodologia di
problem solving. L’ obiettivo è,
cioè, quello di promuovere e garantire la gestione del processo
clinico assistenziale con il fine
dichiarato di portare la persona
al maggior livello di autonomia
nel più breve tempo possibile.
I 12 posti letto disponibili per
questa Unità saranno utilizzati
in maniera flessibile rispetto alle
esigenze degli utenti
Direzione medica P.O.U
Direzione Area Infermieristico-Ostetrica Area Vasta 2
Ancona
Cultura atenei
Parole, parole, parole....
universitarie
Tra slogan e keywords, come comunicano gli atenei italiani?
C
ampagne istituzionali,
slogan e promesse impegnative da mantenere…
claim, in gergo pubblicitario.
Anche l’università ha un brand
da veicolare, un cuore da comunicare, e deve farlo ogni anno
rinnovandosi e cogliendo nel
segno, il potenziale studente.
Non tutti ce la fanno, qualcuno
per scarsa voglia di investire
nella creatività.
Intanto, mentre gli atenei
hanno scoperto social network
e youtube, nelle campagne di
comunicazione ognuno continua
a racchiudere un’identità.
E proprio nelle campagne
vorremmo curiosare per capire
come stanno comunicando le
palestre dei nostri cervelli.
C’è chi esalta la propria offerta
in termini di varietà di spazi
e attività, legando la propria
immagine alla città ospitante e
al suo fascino:
“UN CAMPUS GRANDE
COME UNA CITTA’”
si definisce l’Università degli
studi di Pisa. Gettonato il
richiamo ad un futuro professionale e di vita.
“L’ATENEO CHE COSTRUISCE IL DOMANI”
è il payoff dell’Università degli
Studi di Roma Tor Vergata;
mentre un’altra romana, La
Sapienza, gioca sui concetti di
passato, presente e futuro, titolando la sua mostra fotografica
su un secolo e mezzo di storia
d’Ateneo
“IL FUTURO È PASSATO
QUI”.
L’Università degli Studi di
Padova, nei suoi incontri con
i maturandi, li incalza così:
“SCEGLI CON NOI IL TUO
DOMANI”.
Tra storicità e spinta in avanti si
muove anche l’Università degli
studi di Parma, nell’headline
“RADICI SOLIDE, CRESCITA VERA”
e nel payoff
“IL MONDO CHE TI
ASPETTA”.
Nel caso dell’Università degli
Studi di Foggia,
“PER IL FUTURO TANTI
PIANI. ORA, IL GIUSTO
PIANO DI STUDI”
è ciò che recita l’headline della
campagna, mentre il payoff spazia e abbonda, con l’esortazione
“VIVI UN’ESPERIENZA
FORMATIVA UNICA IN
UNA UNIVERSITÀ GIOVANE, DINAMICA, LIBERA E
PLURALISTA”.
Punta tutto sull’innovazione
la Carlo Bo di Urbino, con la
prima campagna da vedere con
occhialini per immagini a tre
dimensioni:
“3DI TE SU UNIURB.
IT,CRESCERE – SPERIMENTARE – CONDIVIDERE”
è infatti lo slogan, mentre nel
corpo testuale si incita:
“IL TUO FUTURO GUARDALO IN 3D”,
definendo l’Ateneo “Il luogo ideale per costruire il tuo
percorso. In una nuova prospettiva”. La Cattolica del Sacro
Cuore (fresca di restyling visivo,
targato 2011) sceglie invece un
payoff che unisce valori cattolici
a pratica quotidiana della vita
universitaria, e tre parole:
“UN’ESPERIENZA AUTENTICA”;
mentre la comunicazione
dell’Università degli Studi di
Torino predilige l’interattività,
ponendo l’accento sull’iscrizione
online e sul web, dove cliccare
le eterogenee opportunità, con
lo slogan
“QUELLO CHE CERCHI
C’È”.
Diversi significati positivi
sono nel semplice messaggio
dell’Università del Salento:
“PERCHÉ QUI STO BENE”.
“CI INTERESSA CIÒ CHE
TI FA MUOVERE”
è invece lo slogan sopra le teste
di otto studenti, fotografati
a mezzo busto, senza capelli,
sguardo in avanti, con cui l’Università degli Studi di Macerata
ha ribadito la propria identità di
umanisti: “studenti umanoidi”
per dire che movimenti interiori
e valori vinceranno sull’omologazione. E non finisce qui…
ma.la.
senzaetà 65
Cultura atenei
Ateneo tra formazione, ricerca ed eventi. Ingegneria,
design, storia, comunicazione e sport ma anche,
al passo con i tempi, geriatria, estetica, alimentazione
RI-FONDAZIONE CULTURALE
Università degli Studi della Repubblica di San Marino:
l’ateneo degli studiosi è a misura di studenti
G
iovane di nascita e nella
testa, impegnata a reimmaginare il mondo
universitario scardinandone le
griglie più datate, l’Università
degli Studi della Repubblica di
San Marino da anni lavora per
unire percorsi di ricerca e formativi, lauree e master, progetti
ed eventi, in un cocktail di offerte che spaziano dagli ambiti del
disegno industriale e dell’ingegneria civile e gestionale, fino
alla comunicazione, allo sport
business, a scienze biomediche
come medicina geriatrica e
chirurgia estetica.
Di lei ci racconta lo stesso rettore, Giorgio Petroni.
“L’Università della Repubblica
di San Marino, che ha preso
avvio nel 1985, ha privilegiato
per 15 anni l’attività di ricerca in
discipline come Storia, Semiolo-
Prof.Giorgio Petroni
Rettore Università degli
Studi della Repubblica
di San Marino
gia, Pedagogia, nel novero delle
scienze sociali. Un’attività di
alto livello scientifico-culturale
realizzata da importanti studiosi
come Renato Zangheri, Umberto Eco e Attilio Alto, fondatore del
Politecnico di Bari. Sotto la loro
l’università cambia lingua…
66 senzaetà
1997: nasce l’ufficio stampa e
marketing dell’Università degli
Studi della Repubblica di San
Marino, sotto la direzione del
Direttore del Rettorato, Maria
Sciarrino.
Primo obiettivo: comunicare
l’università in maniera efficace
e originale attraverso immagine, colori, scelta dei media.
Ad ogni Dipartimento un colore per identificarne la natura dei
contenuti. Al Dip di Economia
e Tecnologia il blu della tranquillità e della solidità. Al Dip.
Di Studi Biomedici il rosso del
sangue e della vita. Al Dip. Di
Studi Giuridici il verde della
speranza e della giustizia. Al
Dip. Della Comunicazione il
cobalto dell’astrazione (filosofia). Al Dip. Della Formazione
il viola del pensiero, ragionamento, del logos (psicologiapedagogia). Al Dip. Di Studi
Storici l’oro prezioso della storia e della memoria. Il percorso
intrapreso in maniera artigianale si dimostra subito vincente
anche per la scelta originale dei
media e dei luoghi oggetto di
questa comunicazione. Si cer-
spinta è nata la Scuola Superiore
di Studi Storici, il Dipartimento
della Comunicazione, il Dipartimento di Economia e Tecnologia.
L’attività didattica riguardava
prevalentemente l’organizzazione di dottorati di ricerca aperti
anche alla frequenza di giovani
studiosi provenienti da altri paesi europei. Con i primi anni del
secolo, l’Università ha sviluppato
ulteriormente la propria attività
qualificandosi soprattutto nei
settori economia e innovazione
industriale, occupando spazi
talvolta trascurati dalle Università dell’Italia centrale. La
linea dominante nell’attività
formativa è quindi costituita da
facoltà tecnico-scientifiche con
particolare riferimento a Scienze
Ingegneristiche e Disegno
Industriale”.
Quali sono le più interessanti
prospettive lavorative offerte
dai vostri percorsi?
“L’offerta formativa riguarda discipline che hanno un forte contenuto professionale e consentono un buon assorbimento dei
nostri laureati da parte del mercato del lavoro: parliamo dell’Industrial Design, corso svolto in
collaborazione con l’Università
IUAV di Venezia, del Corso di
Laurea in Ingegneria Civile,
con importanti competenze nel
campo tecnico-scientifico della
progettazione antisismica e della
realizzazione e gestione delle
attività di costruzione civile.
Con l’anno accademico in avvio
verrà inoltre attivato un corso di
Laurea in Ingegneria Gestio-
nale, importante opportunità
anche in termini occupazionali.
Le classifiche delle Università
italiane hanno già messo in
evidenza una forte propensione delle imprese ad utilizzare
ingegneri che alle competenze
tecnologiche uniscono quelle di
economia e gestione d’impresa,
elementi apprezzati soprattutto
dalle imprese di piccola e media
dimensione anche per la capacità di innovazione che laureati di
questo tipo portano con sé. Solo
un esempio: l’Industrial Design
(in qualche modo, l’espressione scientifico-accademica del
Made in Italy) può consentire
di ottenere valori competitivi
rilevanti a vantaggio del sistema
delle imprese piccole e medie
che caratterizzano il contesto
industriale italiano”.
Quale consiglio darebbe ad un
maturando?
“Di fare uno sforzo per cogliere,
nella gamma delle opportunità,
corsi di studio che rispettino la
propria personale inclinazione.
Il primo passo è scoprire se stessi interrogandosi sugli interessi
culturali e professionali che
ognuno di noi, ineluttabilmente,
porta con sé anche quando è
molto giovane. Si tratterà poi
di cogliere anche le opportunità formative che possono
consentire elevata probabilità
di occupazione. Due elementi
che ovviamente vanno resi il più
possibile compatibili. Chi ha
passione per la creatività progettuale o per la conoscenza
Maria Chiara La Rovere
nare le eterogenee attività dei
Dipartimenti. Al grafico e art
director Francesco Messina il
particolare incarico di rivoluzionare quanto in precedenza
fatto. In due anni nasce la nuova corporate identity, un nuovo
mondo. L’orizzonte è sempre
più vicino.
2012: si completa l’immagine
coordinata con il nuovo sito
dell’Università e quelli dei
Corsi di Laurea e Master grazie a una piattaforma web cms
all’avanguardia, progettata da
docenti dell’ateneo.
Siti ad alta qualità grafica, facilità d’uso, possibilità di condividere sui Social Network notizie
e contributi multimediali.
Intanto Workshop, convegni
su argomenti articolati come la
dislessia, percorsi formativi con
grandi nomi come Umberto
Eco, suscitano grande attenzione per questa piccola Università.
… visiva
cano collaborazioni diverse da
quelle normalmente percorse
dalle università. Quella con le
Ferrovie dello Stato Italiano
(Stazione di Rimini e Pesaro)
richiama una comunicazione
in movimento, proiettata verso
un orizzonte da raggiungere.
Anche le radio ascoltate dai
giovani sono efficace mezzo
di comunicazione per Corsi di
Laurea, master e dottorati.
2009, secondo passo: riprogettare l’identità visiva dell’Ateneo, dal marchio alle intestate
fino alle linee guida per decli-
senzaetà 67
Cultura atenei
Nuove scelte
dei rettori
Qui Ancona
D
all’ateneo dei Talenti a quello dell’Employability, oggi la Politecnica delle Marche si trova in ottima salute. E il rettore Marco Pacetti rilancia: “Continuiamo a
comunicare lanciando messaggi forti. Soprattutto in tempi di crisi il Paese deve
sostenere le scelte di giovani che vogliono investire in alta formazione. Quando trovare
lavoro diventa sempre più difficile, la conoscenza fa la differenza”. Chiediamo: il sistema
europeo dei corsi triennali funziona? “Un errore è stato generalizzare e uniformare, anzichè differenziare i percorsi triennali da quelli interi: i settori tecnologici-scientifici sono più
reattivi in tal senso. Il problema è che il nostro sistema di piccole medie imprese, soprattutto
nelle Marche, trova difficoltà a investire sui cervelli. Scontiamo il fatto che questo sistema
produttivo così frammentato assorbe poco i giovani laureati”.
Qui Padova
“
La nostra Università ha ritenuto di non adottare facili slogan commerciali. Il messaggio che vogliamo far arrivare ai nostri futuri e attuali studenti è più complesso.
Ci affidiamo ad un tipo di comunicazione che metta in risalto la qualità dell’offerta
didattica e della
ricerca e quindi confermi lo studente nello spirito di appartenenza e nella certezza di
frequentare un Ateneo di alto livello”. Chiediamo al Rettore dell’Università di Padova prof.
Giuseppe Zaccaria: cosa direbbe ad un maturando che deve orientarsi?”Di prendere una
decisione dopo aver attentamente considerato la propria predisposizione a un certo settore
culturale perché un errore in questa valutazione, con le difficoltà conseguenti, può portare
all’abbandono degli studi o, quantomeno, al loro protrarsi nel tempo e addirittura costringere ad
una tipologia di lavoro, e quindi ad una qualità di vita, poco soddisfacente.
Il
nostro è un Ateneo la cui offerta didattica copre praticamente tutti settori culturali, anche i più specialistici, con
una qualità che, da tempo, lo pone ai vertici delle classifiche nazionali come quella che, ogni anno, viene proposta
dal CENSIS. Non bisogna poi trascurare la particolare attenzione che l’Ateneo riserva al finanziamento, per quanto possibile, della ricerca,
favorendone il progresso, nonostante la congiuntura economica oggettivamente difficile, perché un’attività scientifica di alto livello è alla
base di una didattica altrettanto buona. L’Ateneo offre anche un buon sistema di collegamento con il mondo del lavoro attraverso un Servizio Placement molto frequentato dai neolaureati che desiderano proporre la loro competenze alle aziende interessate e che offre anche una
consulenza qualificata sul modo migliore per farlo. In questi ultimi anni, a fronte di una diminuzione delle immatricolazioni lamentata da
altre Università, il numero di studenti che, ogni anno, entrano nel nostro Ateneo è rimasto costante o si è leggermente incrementato, a conferma del fatto che il forte impegno nell’attività di orientamento e informazione e la costante attenzione alla qualità scientifica e didattica,
se perseguite con costanza ed attenzione come noi facciamo, danno i loro frutti”.
68 senzaetà
Quattro “magnifici”
commenti alle scelte
di altrettanti atenei
italiani per valorizzare
la propria... attrattività
Qui Camerino
I
l nostro modo di comunicare non è una “strategia” – afferma invece Flavio Corradini,
Rettore dell’antica Università di Camerino - Unicam non è e non deve essere comunicata come un prodotto commerciale, quindi le tecniche di marketing mix canoniche non
ci appartengono, le lasciamo a chi pensa che lo studente sia un numero e non una persona da
formare. In tutti i nostri messaggi abbiamo sempre voluto “Informare”, cioè contenere una
quota significativa di ‘vera informazione’, oltre alla componente più prettamente pubblicitaria e
“Formare” veicolando, cioè, all’interno di ogni strumento utilizzato, anche un messaggio sociale,
che inducesse a riflettere.
Quest’anno il messaggio scelto “Unicam: realizza il tuo sogno” è stato rivolto direttamente allo
studente, in coerenza con la mission generale di centralità dello studente che il nostro Ateneo ha adottato. Mi chiedete poi: ci sono speranze per i nostri giovani, in questa delicatissima fase storico-economica
del
nostro Paese? C’è un modo per rispondere all’incertezza che pervade il loro futuro? Unicam dice sì: mai
come in questi periodi, impegno, preparazione e determinazione sono le chiavi vincenti per realizzare concretamente la propria strada.
Chi sceglie Unicam sceglie di realizzare i propri sogni, senza lasciare che diventino illusioni, senza arrendersi mai, perché un “vincitore è
solo un sognatore che non si è arreso”.
Qui Bologna
U
n riscontro importante: già da qualche tempo il Rettore dell’Alma Mater di Bologna,
Ivano Dionigi, in seguito all’abolizione delle facoltà e alla piccola ma significativa
rivoluzione di quell’ateneo, sosteneva che nella crisi dei sistemi i giovani non devono
essere travolti ma sta agli enti locali sostenerne il peso, soprattutto sacrificando il meno possibile i settori dell’istruzione, della ricerca, degli studi superiori. “La classe dirigente del futuro
cui dobbiamo pensare e che vogliamo formare non è solo quella che sta in Parlamento ma
quella che si occupa di Tecnica e di Cultura”.
senzaetà 69
Oggi sposi
In piena forma
per dire SI’
Consigli per iniziare una
nuova vita in due…
in ottime condizioni!
Gianmarco Borsari, personal
trainer “Sposarsi con un
bello stato fisico aiuta
ad affrontare meglio anche
la vita di coppia ed influisce
a livello psicologico”
di Alessandra Corradini
I
l matrimonio è per molti versi un impegno
fisico. Lo stress che si accumula durante gli
ultimi preparativi può lasciare segni evidenti.
A questo se si aggiunge uno stato fisico che, il più
delle volte, lascia intendere poche ore di fitness ed
una alimentazione da tramezzino pausa pranzo,
il risultato è presto fatto: fisico atono, occhiaie e
sorriso spento. Sposarsi in queste condizioni non è
certo augurabile! Chi meglio allora di un personal
trainer, come regalo che magari i due fidanzati si
fanno prima del grande SI, per affrontare al meglio
il fatidico passo ed iniziare la nuova vita in piena
forma? Abbiamo incontrato Gianmarco Borsari,
personal trainer bolognese.
Personal trainer per nubendi… magari può essere
una nuova disciplina?
Perché no. Potrebbe. Non viene valutato di solito
l’intervento di un professionista, anche se ultimamente ho ricevuto richieste di questo tipo per l’esigenza e la voglia di essere in forma in un giorno
speciale. Occorrono organizzazione e tempo, per
un allenamento ripetuto 3 volte a settimana per
3 o 4 mesi, che porti ad una perdita di non più di
2-3 kg in un mese.
Cosa consiglierebbe per eliminare lo stress degli
ultimi preparativi?
Un’attività cardio vascolare con una camminata
o corsa a bassa intensità, a seconda del soggetto.
Quindi esercizi di respirazione per rilassare il
diaframma contratto dallo stress ed esercizi di
allungamento posturale. Questo mix porta sicura-
70 senzaetà
Gianmarco Borsari
Personal trainer bolognese.
Elabora programmi di allenamento incentrati su
alimentazione corretta, attività aerobica,
tonificazione, aumento massa muscolare
mente a rilassarsi.
Quanto è importante l’alimentazione?
E’ fondamentale. Non occorre fare una dieta ferrea,
ma cambiare stile di vita, con un’alimentazione
equilibrata, assumendo meno carboidrati dati da
pasta, pane e zucchero e più carboidrati da frutta
e verdura, proprio come predilige la Dieta a Zona.
Lo spuntino di metà mattinata e metà pomeriggio
è importante. Per coloro che hanno alterazioni o
problematiche di salute, consiglio sempre di farsi
seguire da un nutrizionista.
Qualche tisana particolare nei tre giorni prima
del matrimonio?
Si, possono aiutare. Non bisogna credere che possano fare miracoli. Occorre comunque bere molta
acqua, dai due ai tre litri, sorseggiandola a piccole
dosi nell’arco della giornata.
E l’attività con il personal trainer potrebbe
diventare anche un regalo di nozze da fare agli
sposi?
Trovo che sia un’ ottima idea.
Non capita e credo invece che sia un regalo utile e
sicuramente apprezzato.
Il consiglio di
Gianmarco Borsari
Affidarsi al personal trainer
prima del matrimonio deve essere
un incentivo a farlo anche dopo,
per essere in forma ed avere uno stile di vita
sano. Questo porta anche a benefici nella
coppia, ad una maggiore salute psicologica.
Essere in forma nella vita, non solo nel giorno delle nozze, questo è il mio consiglio.
3
regole
per tonificare il corpo,
prima di indossare
l’abito nuziale
1
2
3
Fare esercizio fisico anche
a corpo libero in casa o all’aperto.
L’attenzione ed il controllo
del personal trainer.
La continuità dell’esercizio,
almeno per 2 o 3 volte alla settimana
con un’attenzione per la sposa a
tonificare i glutei, gambe, braccia
e il punto vita, mentre per lo sposo
la zona del ventre che rimane
sempre la più critica.
senzaetà 71
Volontariato
Roma
VigilMente con A.R.V.U.C
“Una mentalità da Vigile
mantiene la mente vigile!”
T
ra le altre Associazione
che prendono parte ai
progetti di solidarietà
gestiti dalla Casa del Volontariato di Roma c’è l’A.R.V.U.C.
- Associazione Romana Vigili
Urbani in Congedo. L’Associazione è nata nel 1990 per dare
continuità alla vita trascorsa nel
Corpo dei Vigili e per mantenere la solidarietà tra gli stessi in
servizio e congedati.
I Soci A.R.V.U.C. possono essere sia gli appartenenti al Corpo
di Polizia Locale di Roma
Capitale in servizio o congedati,
sia i vigili provenienti da altri
Corpi di Polizia Locale della
Provincia di Roma, ma anche
i cittadini che pur non avendo
fatto parte di questa categoria
sentono il bisogno di impegnarsi
a favore della collettività, di
mettere a disposizione un po’
del proprio tempo e esperienze
al servizio degli altri. Con la
Casa del Volontariato di Roma
i soci A.R.V.U.C. collaborano al
progetto “amico per la città” per
tutelare i bambini davanti agli
istituti scolastici. Ma l’impegno nel sociale è dimostrato
anche con i progetti “Esquilino
SI-curo“ ed “Esquilino SI-cura”
per tutelare il territorio e per
partecipare alla preservazione
ed alla valorizzazione del bene
comune.
A tutela del decoro per
Roma Capitale l’A.R.V.U.C.
è impegnata ad assistere i
cittadini-utenti, recependone
le necessità e segnalando agli
organi competenti le difficoltà,
al fine di portarle a soluzione; a
favorire la partecipazione attiva
di tutti alla tutela dell’ambiente
e del decoro che una città come
Roma Capitale non può e non
vuole trascurare.
L’Associazione è iscritta dal
1998 all’Albo Regionale per
il Volontariato e dal 2009 nel
Registro della Protezione Civile
della Regione Lazio. La presenza nella Protezione Civile di
Roma Capitale va dagli eventi
religiosi alle manifestazioni sportive, dall’antincendio
boschivo all’assistenza per far
fronte alle emergenze che creano disagi alla città.
L’Associazione è rappresentata
da Francesco Favaloro nella persona del presidente, da Franco
Vitale per la vice presidenza,
Enrica Ranalli è il segretario
generale. Alberta Baronciani,
Carla Caibugatti, Mario Canuzzi, Giacomo Martello, Carlo
Moscatelli e Aurelio Rufini
sono i Consiglieri.
La sede dell’A.R.V.UC. è in Via
di San Teodoro, 70 - Roma Tel. 06 6780594
Per maggiori informazioni:
[email protected]
www.arvuc.roma.it
Nicoletta Di Benedetto
Per mantenersi attivi nel tempo, occorre una mente vigile,
allenata ad interagire con le persone ed a mantenere gli
scambi relazionali.
In A.R.V.U.C. le persone dinamiche, una volta assolti gli
impegni richiesti per la naturale gestione familiare, trovano
l’ambiente giusto per dar sfogo alle proprie risorse: svolgere
servizi alla città con il volontariato.
Indossata la divisa ed il fratino, si diventa un punto di
riferimento per cittadini e turisti affamati di informazioni,
contribuendo a vivere il territorio nel rispetto delle regole,
dando un aiuto con semplicità: con la presenza, con poche
parole e con uno sguardo attento, capace di notare e riferire
alle Istituzioni preposte ciò che con il decoro va in conflitto.
Mantenere la mentalità da Vigile sul territorio mantiene la
mente vigile, lo spirito vitale e generoso.
Essere d’aiuto e non essere aiutati, in un’associazione nella
quale si incontrano tutte le età, diventa una pratica quotidiana: uno scambio reciproco, una simbiosi perfetta dove si
offre esperienza in cambio di entusiasmo e voglia di conoscere, per rimanere sempre aggiornati.
Congedati non significa solo pensionati!
Non parcheggiare il tuo tempo libero su una comoda poltrona di salotto: fai circolare con A.R.V.U.C. la tua esperienza
di vita!
72 senzaetà
senzaetà 73
L’esperto Diritto sanitario
FARMACI:
distribuzione diretta,
doppio risparmio
N
el 2011, il mercato
farmaceutico totale,
comprensivo della prescrizione territoriale e di quella
erogata attraverso le Strutture
Pubbliche, è stato di oltre 26
miliardi di €, di cui il 75% rimborsato dal Servizio Sanitario
Nazionale: in media, per ogni
cittadino, la spesa per farmaci
è stata di 434 € (Rapporto
OSMED 2011). La spesa relativa ai farmaci erogati attraverso
le strutture pubbliche, pari a
7,5 miliardi di euro, rappresenta
oltre un quarto della spesa complessiva per farmaci in Italia. Per
questo, la riduzione della spesa
farmaceutica è divenuta una delle principali linee di intervento
per il contenimento della spesa
sanitaria: nel 2013 vengono
previsti ulteriori risparmi per 1,4
miliardi di euro.
La possibilità di ottenere questo
obiettivo si basa innanzitutto
sulla promozione dell’appropriatezza della prescrizioni, correlando strettamente la prescrizione del farmaco a specifiche
condizioni cliniche. Questo è
74 senzaetà
stato realizzato tramite la definizione delle cosiddette “Note”
stilate dall’Agenzia Italiana
del Farmaco (AIFA) che ogni
medico deve obbligatoriamente
rispettare per poter prescrivere
alcuni farmaci a carico del Servizio sanitario.
Un altro strumento di contenimento della spesa è rappresentato dalla “distribuzione
diretta dei farmaci”: si intende
l’erogazione di farmaci da parte
di Aziende sanitarie al paziente,
sia in fase di dimissione da un
ricovero ospedaliero che in occasione di visite mediche presso
la struttura ospedaliera.
Diversi sono i vantaggi derivanti
da tale distribuzione: l’utente
può disporre immediatamente
del farmaco senza passaggio
dal medico curante e dalla
farmacia esterna, mentre le
strutture sanitarie pubbliche
possono acquistare direttamente
i farmaci inclusi nel prontuario
farmaceutico presso le aziende
produttrici, con uno sconto obbligatorio pari al 50% del prezzo
al pubblico. La distribuzione
diretta dei farmaci è un ottimo
strumento per il contenimento della spesa e la mancata
attuazione determina delle forti
responsabilità in capo ai medici
prescrittori.
Difatti, la Relazione della Corti
dei Conti del 2010 segnala che
una indagine della Guardia di
Finanza, condotta sull’intero
territorio nazionale, ha evidenziato carenze in varie regioni riguardo alla distribuzione diretta
dei farmaci, dalla quale stanno
emergendo ipotesi di rilevanti
“danni erariali” o di “diseconomie di gestione” largamente
diffuse e di mancati risparmi di
ingente importo.
Da rilevare che simili profili di
responsabilità possono ricadere
anche su singoli medici che
non si attengano alla complessa
normativa nazionale e regionale
in materia di prescrizione farmaceutica, a volte per mancanza
di adeguata informazione, configurando di conseguenza ipotesi
di responsabilità amministrativa
e danno erariale per l’ente di
appartenenza.
Debora Benedettelli,
avvocato ed esperto
di diritto amministrativo
sanitario
L’utente
può disporre
immediatamente
del farmaco
e c’è un
contenimento
della spesa
sanitaria
Dalla parte del cittadino
Lavori usuranti
ultima chiamata
A cura di Lino Rignanese
U
na notizia importante per chi è ancora in
attesa di documentazione utile a
presentare la domanda per i
lavori usuranti è che la scadenza è stata
prolungata fino al
31.12.2012!
Il presidente dell’Inps Antonio Mastrapasqua dopo aver
Rimarcato la necessità di prorogare tale termine ha infatti
ottenuto tale proroga. Il fatto è che ad oggi sono ancora
migliaia le persone in attesa di chiarimenti contributivi e
specifiche acquisizioni di documentazione sulla propria
contribuzione per il tipo di lavoro che hanno svolto:
finalmente potranno avere ulteriore tempo utile
per presentare anch’essi la domanda.
Ma cosa si intende
per lavoro notturno?
Almeno sei ore al giorno nell’arco di tempo
che va dalla mezzanotte alle 5 del mattino
per almeno 78 giornate l’anno.
Il lavoratore che può esibire tale documentazione,
ha diritto ad un bonus per andare prima in
pensione di 36 mesi, confermato dal Governo
attuale. Così come è da considerare usurante
l’attività di quanti per tutte le notti lavora per
almeno tre ore, fra la mezzanotte e le 5.
Per informazioni e risposte
Il sito: www.senzaeta.it
La mail: [email protected]
Il telefono: 071 2901110
Ecco l’elenco dei lavori
riconosciuti usuranti
S
anità lavoratori del Pronto Soccorso, Me-
dicina Chirurgica, Terapia intensiva,
Medicina Generale, Dialisi e Nefrologia.
lavoratori in cava, galleria o miniera, lavoratori della pietra e materiali rocciosi con mansioni
svolte in sotterraneo con carattere di prevalenza
o continuità; sub e palombari; lavori in casoni
ad aria compressa; piattaforme; lavori ad alta
o bassa temperatura ad esempio in fonderia,
addetti di colata manuale e refrattaristi; soffiatori e lavoratori del vetro, industria del vetro cavo
eseguito a mano e a soffio;
lavori espletati in spazi ristretti in particolare la costruzione, riparazione e manutenzione
navale, in mansioni svolte continuativamente
in spazi o camere angusti quali intercapedini,
pozzi, doppi fondi,
a bordo di rimorchiatori, etc.
lavori di asportazione dell’amianto e
smaltimento; lavoratori notturni con carattere
di continuità e prevalenza; addette a linee di
catena di montaggio, siderurgia, etc;
conducenti di mezzi pubblici e pesanti, sempre
con carattere di prevalenza e continuità prolungata.
senzaetà 75
Scaffale
Lupo, la vera storia del
bandito Valerio Viccei
Teresa Valiani/
e Raffaella Viccei
“Lupo, la vera storia del bandito
Valerio Viccei” è il titolo di un
libro di Teresa Valiani e Raffaella
Viccei: 216 pagine di episodi e
foto inedite per rivivere uno dei
periodi più tormentati della storia della provincia ascolana, per
svelare una parte dei tanti misteri che a distanza di 12 anni ancora avvolgono il “rapinatore del
secolo” ucciso in una sparatoria
con la Polizia nel 2000. In primo
piano l’attentato al ripetitore Rai
di Colle San Marco di Ascoli, il
coinvolgimento nel caso Calvi, la
latitanza londinese e la colossale
rapina di Knighsbridge, passata
alla storia come “la rapina del
secolo”. Sullo sfondo la provincia marchigiana degli anni di
piombo, tra le Br di Patrizio Peci
e la banda nera di Gianni Nardi. E un territorio, tra Marche
e Abruzzo, sotto l’assedio di un
numero impressionante di rapine. A distanza di 40 anni, il libro
svela retroscena inediti su ogni
episodio
Lupo, 216 pagine, 16 euro,
edito da Stampa Alternativa
www.stampalternativa.it Pagina Facebook: Lupo
76 senzaetà
Diritto amministrativo
per la dirigenza
sanitaria
Debora Benedettelli/
Massimo Boemi
L’amministrazione
sanitaria pubblica è resa complessa
dall’intreccio di diversi livelli
decisionali, dal rapporto fra norme contrattuali e leggi, nazionali
e regionali. In continuo mutamento le competenze richieste ai
medici di strutture ospedaliere.
La figura del medico dirigente
del Servizio sanitario nazionale
deve avere conoscenze di diritto
amministrativo e sanitario, doti
gestionali e relazionali, capacità
analitiche e decisionali. Ma sono
forti i ritardi nell’avvio di esperienze e percorsi formativi idonei. Un’utile rassegna normativa
e contrattuale su autonomia organizzativa, deleghe funzionali,
mansioni superiori, responsabilità amministrativa e disciplinare,
libera professione e gestione del
rischio clinico. Gli autori, Debora Benedettelli, avvocato ed
esperto di diritto amministrativo sanitario e Massimo Boemi,
medico e segretario gen. Cisl
Medici Marche, operano all’Inrca (Istituto di ricovero e cura a
carattere scientifico) di Ancona.
Edizioni Lavoro, 128 pagine
11 euro
Un mazziniano verace
Luca Guazzati
A trent’anni dalla scomparsa del
“Sor Emilio” Giaccaglia, mazziniano e ferroviere di Ancona
conosciuto per la sua instancabile attività di propagandista e
giornalista dell’Ami e del Pri, in
un volume edito da Pixel, l’autore Luca Guazzati ripercorre
la storia di un cinquantennio
repubblicano e l’impegno di chi
ha dedicato la vita all’ideale di
Mazzini.
Una società migliore, giusta,
dove il lavoro nobilita e l’educazione eleva al futuro delle nuove
generazioni.
Nel vasto epistolario passato
in rassegna con testimonianze
di Oronzo Reale, Enrico Malintoppi, Pietro Nenni, Oddo
Marinelli, affiora una lettera di
Mussolini socialista al commilitone bersagliere, del 1919.
Quella lettera, durante il fascismo, per Giaccaglia costituì un
salvavita prezioso...
E’ possibile prenotare il volume
(euro 14) scrivendo a
[email protected]
Edizioni Pixel, 160 pagine
14 euro
Opinioni
Viaggio alle radici dell’evasione
N
on c’è niente di meglio
che analizzare in tempi
di crisi tutti i rapporti di forza che interferiscono
nelle decisioni di uno Stato
sovrano. Monti ha dichiarato
che il problema maggiore del
deficit nel nostro Paese non è
tanto la spesa pubblica, quanto
il fatto che la nostra atavica,
mostruosa evasione fiscale goda
di ottima salute. Questa comica
dichiarazione di Monti se non
provenisse da persona stimabile,
avrebbe tutta l’aria di una presa
per i fondelli. Da qualche tempo
assistiamo a proclami di riforme
strutturali più o meno profonde di scuola, sanità, pubblica
amministrazione, commercio e
industria. Dobbiamo cambiare,
gli italiani devono acquisire una
nuova mentalità ma il problema
rimane uno: pochissimi contribuiscono. E’ bene premettere
che il pagamento delle tasse, in
Italia è legalmente dovuto, ma
culturalmente controverso. Rispetto ad altri Paesi dove le tasse
si pagano, perché c’è una legge
che lo dice, in Italia c’è la cultura
dell’insofferenza all’eccessiva autorità, la storia ce l’ha insegnato.
L’Italia è la patria degli anticorpi
all’eccessiva autorità. Per rendere
accettabile il pagamento delle
tasse, si potrebbe far riferimento
alla ratio e al senso della fiscalità
nell’ambito delle leggi, che,
in primis nella Costituzione,
fanno riferimento al principio
di solidarietà. La solidarietà è
la risultante vettoriale di due
idealità opposte, una di matrice
cattolica (cattolico-liberale) e
una marxista. Si tratta di due
ideologie che hanno avuto molti
punti in comune e hanno creato
insieme una dicitura vagamente
offensiva nella sua accezione
soggettiva come cattocomunismo. Non diciamo, quindi che le
tasse debbano essere pagate perché si deve farlo, ma perché si
è solidali. Ma siccome, intanto,
io sono solidale quando voglio e
non quando me lo impongono,
di solidarietà abbiamo tutti un
concetto elastico e personale. I
liberi professionisti dicono di
non voler pagare tasse perché
sono troppe rispetto a servizi
che fanno schifo: un concetto
di equivalenza, proprio dell’area
contrattuale privata, ma del
tutto estraneo all’area fiscale.
I dipendenti pubblici o privati
pagano il loro tributo alla fonte
delle retribuzioni? Questo non
toglie, però che tra lamenti vari,
tutti sono conniventi dell’evasione. Da chi propone servizi
“con ricevuta o senza” a chi ne
usufruisce con eventuali sconti
alla tariffa. E spesso sotto la
copertura delle corporazioni
di professionisti. Il senso, alla
fine, è che sì, siamo solidali, ma
evadiamo volentieri.
Luigi Sfredda,
responsable Urp Asur 7An
NOI ITALIANI?
SOLIDALI
MA EVADIAMO
VOLENTIERI
Nonni in festa il 4 ottobre
Ritorna la tradizione grazie all’Inrca, Corriere Adriatico e Comune di Ancona
ANCONA – Nell’anno della
longevità attiva, anche i nonni,
per un giorno, scendono in festa
e vengono giustamente premiati!
Riprende quest’anno la tradizione di celebrare la “Festa
del Nonno” ad Ancona voluta
dall’Inrca, con la stretta collaborazione del Comune di Ancona
attraverso il suo Assessorato alle
Partecipazioni democratiche
nella persona dell’assessore Tamara Ferretti, dell’Associazione
Italia Longeva e di quella “Amici dell’Inrca”, oltre all’Istituto
Santo Stefano. L’iniziativa parte
da Claudio Acacia e dall’Ufficio
della comunicazione dell’Inrca
nella persona della dott.ssa
Tiziana Tregambe e di tutto il
suo staff, promotori delle passate
edizioni.
La giornata nazionale si celebra il 2 ottobre ma ad Ancona
sarà festeggiata giovedi 4 ottobre, grazie all’interessamento
del sindaco Fiorello Gramillano. Molto intenso il programma dell’intera manifestazione.
Anzitutto sarà pubblicato nei
prossimi giorni un coupon per
la scelta dei lettori del “miglior
nonno” su Corriere Adriatico.
Il tutto con il prezioso coinvolgimento della scuola materna
“Acquario” di Pietralacroce che
presenterà disegni, testimonianze e lavori dei più piccoli,
soprattutto cercando di capire
come i nipotini vedono i nonni
nella famiglia di oggi.
Verranno selezionati da Acacia
e dall’Ufficio comunicazione
dell’Inrca i migliori e più significativi temi.
Mentre in data giovedi 4 ottobre
nella sala consiliare del Comune,
verranno chiamati il direttore
dell’inrca, il Sindaco e l’assessore
stesso alla premiazione.
Nel pomeriggio dalle 16 ci
saranno giochi per bambini e
intrattenimento, la consegna
delle targhe ai nonni premiati
e un buffet per tutti i partecipanti.
Un ampio resoconto con foto
verrà pubblicato sulla rivista
“Senzaetà”, altro sponsor
dell’iniziativa insieme a Giampaoli Dolciumi di Paolo Giampaoli e alla Giovane Ancona
Calcio di Sergio Schiavoni.
senzaetà 77
Quell’animaletto
preistorico e... antipatico
Tarli, che mangioni!
Uno degli insetti che ci stanno più antipatici, dopo la zanzara, è
sicuramente il tarlo. Ma è anche uno di quelli di cui sappiamo meno.
E invece vale sempre il detto... “se lo conosci... non ti uccide”. Gli
antiquari provano un odio enorme per questi coleotteri (da non confondere con le termiti che sono della specie Isotteri) ma non solo...
E’ il caso di quella signora che avvicinandosi al buchetto del mobile
di famiglia tanto caro, con una siringa di antitarlo, ha schizzato con
tanto odio e ferocia il liquido avvelenato che gli è tornato indietro
nell’occhio, ferendola in modo permanente! Dunque attenzione:
non è tanto facile liberarsene. Meglio ricorrere a “camere a gas” di
disinfestazione, le spennellature di insetticida antitarlo possono
essere palliativi.
Il tarlo ha nome scientifico di Anobium Punctatum, come lo classificò Carlo Linneo risalendone l’origine a tempi antichissimi. Questo
animaletto che da adulto arriva ai due cm di lunghezza (il che non
è poco, per chi non l’ha mai visto) agisce per lo più di notte, odia la
luce, è xilofago ossia mangia il legno, ma più pericolosa è la femmina
che riesce grazie al nostro riscaldamento casalingo (odia il freddo)
ad avere ben tre cicli riproduttivi durante l’inverno...
I Tarli, non attaccano indistintamente tutti i
tipi di legno ma solo quelli... che ci stanno più
a cuore! Si accaniscono sul noce, il ciliegio e il
mogano, mentre snobbano, guarda un po’, quelli
più ricchi di resina come il pino, il larice, l’abete.
Quando sentiamo, nel buio, il rumore delle loro
mascelle e vediamo tanti fori sui mobili... vuol
dire che è troppo tardi: abbiamo la casa infestata!
Le larve, una volta entrate nel legno, vivono
nutrendosene e scavando lunghe gallerie che
seguono le venature del legno stesso. Il ciclo di
vita di questi insetti dura anche diversi anni, al
termine dei quali (di solito in primavera ed in
autunno), l’insetto ormai adulto esce all’esterno. Il foro che noi vediamo e che denuncia la
possibile presenza di tarli nel nostro mobile è,
contrariamente a quanto normalmente si crede,
il foro di uscita e non quello di entrata. Pertanto,
quando vediamo i forellini, il danno all’interno
è già fatto.
Quanti danni !
La presenza del tarlo viene denunciata da piccoli cumuli di
polvere visibili sul pavimento sotto al mobile o nei cassetti. Se
diamo un’occhiata nella presumibile direzione dove possiamo
aspettarci il foro, non tarderemo a scoprirlo. I fori di uscita
degli insetti xilofagi sono molto evidenti: quelli recenti hanno il
profilo chiaro in quanto sono stati praticati da poco. Se vediamo
78 senzaetà
fori dal profilo scuro, o parzialmente chiusi da cera,
possiamo considerarli vecchi. I danni che il tarlo
può causare, vanno da pochi forellini sparsi qua
senza pregiudicare la stabilità del mobile, a vere e
proprie asportazioni di materiale che può portare
allo sgretolamento di intere parti
Orizzontali
1.Ha composto Turandot. 6.Vede senza pari. 8.Veloce aereo russo.11.Ha
interpretato Un americano a Roma(iniz.) 12.Frutto con gli acini 14.Studia
la forma esatta della terra 16.La parte posteriore 18. Tracciate con precisione 20.Brilla in testa 21.Differenza, dissomiglianza 23.La nota più lunga 24.Non si occupano dello spirito 26.Giovani imbarcati 28.Il ...dei tali
30.Molto magro e debole 31.Amati o salati 32.La regina longobarda figlia
di Garibaldo 34. Libro scolastico 35.L’attrice Sheridan 36.L’arcipelago con
Celebes 37.Il Gray di O.Wilde 38.L’antica capitale dei Sabini 39.Un tipo
di farina 40.Il gigante mitologico con tre corpi.
2
1
3
11
4
6
13
12
16
17
18
7
14
8
9
19
22
24
23
26
29
25
27
28
30
31
33
34
35
36
38
10
15
21
20
32
5
37
39
40
Verticali
1.La capitale francese per i Francesi
2.L’isola baltica con Heringsdorf 3.La
prescrive il medico 4. Il nome di Garrani 5. La città con Maschio Angioino
(sigla) 6. Tagliato...per una materia 7.
Sottomessi 8. Il poeta della Didone abbandonata 9. Andate alla latina 10. Ha
scritto L’ombra delle colline (iniz.) 13.
Un titolo per il prete 14. Rifugio della
sentinella 15. Sono noti nel problema
17. Il padre di Aiace 18. Pasta corta rigata di forma cilindrica 19. Giuseppe,
architetto della Chiesa del Suffragio a
Forlì 21. Il nome del giornalista Scarrone 22.Il...più noto libro di Marco
Polo 24.Malattia prodotta da funghi
parassiti 25.Copertura per piste atletiche 27.Radiante in tre lettere 29.Stella
hollywoodiana 31.Ardono sull’altare
33.EnteNazionaleIdrocarburi37.FraPeppino e Filippo.
LEGGI IL LINGUAGGIO DEL CORPO
il sorriso forzato
autocontatto
L’esigenza di contatto fisico non è sempre rivolta verso l’altro, ma anche verso se stessi.
Le forme di contatto sono prodotte, in modo inconscio, per
dare a noi stessi sostegno, conforto e sicurezza in situazioni di tensioni, stanchezza o stress.
Si osservano ,anche, quando siamo a disagio, giù di corda
o ci sentiamo confusi e incerti sul da farsi in una data situazione; in questi casi, possiamo accarezzare ripetutamente
una parte del corpo, girare nervosamente un anello sul dito,
stropicciarci le dita appoggiare la guancia o il mento sulla
mano, intrecciare le dita, toccarsi i capelli o la testa, strofinare le mani, ecc.
Come si fa ad individuare un sorriso finto?
Il sorriso rientra talmente tanto nelle nostre aspettative sociali
che è ormai molto difficile distinguerne uno genuino da uno
forzato.
Il primo, tuttavia, tenderà ad interessare non solo la bocca ma
anche gli occhi ed il resto del viso.
Se il viso e gli occhi non sono parte del sorriso, ci sono delle
buone probabilità che esso sia forzato.
Nel prossimo numero:
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Lino Rignanese, Giovanni Romagnoli
Nicolò Scocchera, Luigi Sfredda.
grafica
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