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Canta il vento, pensieri che danzano, i fiori colorano la mia primavera: un quadro eterno, immagine della
mia gioia leggera. Eppure, dopo un secondo, cammino; le mie speranze, in frantumi, ormai secche e grigie
foglie di ieri,scricchiolano sotto le suole: quel che nasce muore.
Ma ora guarda, guarda la magia di questo timido fiore, nato dall’ultima neve d’inverno…
Il tempo sorprende, delude, trasforma, stravolge: scivola via, senza rumore.
Domani è un chissà quando, perché, che mai sarà;
ma nonostante il vuoto, il buio e la paura,
le lacrime e le grida,
meravigliosa,
meravigliosa vita.
Adriana F.
INDICE
PERCHÉ LO FACCIAMO?
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A21SCUOLA
o Registro elettronico: FAQ
SATIRA
5
7
A21ATTUALITÀ&POLITICA
o Foibe
8
A21SCIENZE&TECNOLOGIE
o Un DNA artificiale è ora possibile
o Windows 10
9
10
A21AMBIENTE
o OGM? Giudica tu
11
A21CINEMA
o Academy Awards
13
A21LETTERATURA
o Cose di Cosa Nostra
o L’utilità dell’inutile
o Fahrenheit 451
17
18
20
A21MUSICA
o Il “Jass”
21
A21ROMA
o Eventi Roma marzo 2015
22
A21SPORT
o Mercato di riparazione 2015
o 5B vs 4B
o I have a dream
23
26
27
A21RUBRICHE
o “London hit me with your best shot”
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PERCHÉ LO FACCIAMO
“Ciò che è stato scritto senza passione verrà letto senza piacere.”
Samuel Johnson
Potremmo dirvi che scriviamo su Articolo21 per informare.
Potremmo dirvi che scriviamo su Articolo21 per imparare.
Potremmo anche dirvi che scriviamo su Articolo21 per tentare di opporci.
Ma potremmo dirvi anche scriviamo perché crediamo in una scuola diversa, in una società diversa,
in un mondo diverso.
Oppure dirvi che la sera, dopo una certa ora, quelle pagine di filosofia proprio non ci va di
studiarle, e allora ci mettiamo a scrivere.
Potremmo dirvi che, alcune volte, speriamo che una nostra vignetta faccia sorridere, ma anche
riflettere.
Potremmo dire che scriviamo sperando che poi, qualcuno, ci legga veramente.
Sarebbe vero, ma parziale.
Siamo qui a scrivere perché fondamentalmente ci diverte. Il resto ne consegue, semplicemente.
E continueremo a farlo finché ci appassionerà.
E speriamo che, arrivati all'ultima pagina di Articolo21, siate divertiti anche voi, prima di tutto il
resto.
“La vita e i sogni sono fogli di uno stesso libro: leggerli in ordine è vivere, sfogliarli a caso è sognare.”
Arthur Schopenhauer
Alessandro Francescangeli e la Redazione di Articolo21
Articolo21
A21SCUOLA
REGISTRO
ELETTRONICO: FAQ
di ALESSANDRO FRANCESCANGELI
Che cos'è il Registro Elettronico?
Il registro elettronico è un software che
permette di gestire in modo informatico,
con validità legale, alcuni aspetti della vita
scolastica come il registro di classe, il registro del professore, la consegna delle
pagelle, la prenotazione dei colloqui. A
questo si aggiunge la possibilità da parte
dello studente e/o del genitore di poter
accedere tramite internet alle informazioni sui propri voti e sulle proprie assenze e
a eventuali altre funzioni.
Come funziona?
Il software e le informazioni sono di norma ospitati su un server esterno alla scuola a cui si accede tramite una connessione
alla rete internet. I professori, gli alunni e i
genitori accedono tramite un nome utente e una password ai contenuti loro disponibili. La gestione delle utenze è di
norma affidata alla Segreteria scolastica.
È obbligatorio?
No. Il decreto legge n. 95/2012 (commi
27-32 dell’art.7) del Governo Monti contenente “Disposizioni urgenti per la razionalizzazione della spesa pubblica”, convertito dalla legge n. 135/2012 stabilisce
che a decorrere dall'anno scolastico 20122013 le iscrizioni siano da effettuarsi online, la pagella sia emessa in formato elettronico (con la stessa validità legale del
documento cartaceo), l’invio delle comunicazioni agli alunni e alle famiglie in formato elettronico e l'adozione dei registri
on-line. La legge stabilisce, per l'esecutività, la predisposizione da parte del MIUR
di un “Piano per la dematerializzazione
delle procedure amministrative in materia
di istruzione, università e ricerca e dei
rapporti con le comunità dei docenti, del
personale, studenti e famiglie”, piano che
però non è mai stato prodotto dal Ministero, né sono state indicate date di scadenza per l'adozione del Registro Elettronico. Inoltre, al comma 32 della stessa
legge viene stabilito come:
“All'attuazione delle disposizioni si provvede con le risorse umane, strumentali e finanziarie disponibili a legislazione vigente,
senza nuovi o maggiori oneri a carico della
finanza pubblica.”
Da ciò deriva come, in realtà, non ci sia un
formale obbligo d'adozione dei registri
ma che questo adempimento sia in realtà
condizionato dalle effettive disponibilità
di risorse umane, strumentali e finanziarie
di ciascun istituto.
Fa risparmiare?
No. Nonostante le misure di legge siano
pensate per una riduzione della spesa
pubblica, in realtà l'adozione del registro
elettronico, nonostante l'auspicata "dematerializzazione" dei documenti, non
comporta una riduzione dei costi a carico
della scuola. Si pensi solamente che il costo dell'abbonamento annuale al servizio
software è, di norma, pari, se non superiore, a quello di acquisto dei registri cartacei. Inoltre va aggiunta la spesa d'acquisto per i dispositivi informatici che, per fare un esempio, nel nostro istituto sono
ammontati a 17.000,00 € (delibera n. 1 a.s.
2012/2013, C.d.I. 25/9/2012). Denaro speso per l'acquisto di un PC portatile a docente.
È utile?
Sicuramente è uno strumento che, a patto
di avere hardware, software e connessione
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Articolo21
a internet adeguati, può rappresentare un
aiuto utile alla didattica e alle famiglie.
In caso contrario, però, comportando
perdite di tempo e problemi, potrebbe risultare addirittura peggiorativo.
E all'Aristotele?
Il Liceo Aristotele ha scelto di investire
molte risorse nel Registro Elettronico: inizialmente è stato affiancato al registro
cartaceo, poichè non era aggiornato in
tempo reale dal docente, ma dopo la lezione. Il software utilizzato era SissiWeb di
Axios. Nell'a.s 2013-2014, con l'assegnazione di un pc a docente si è passati all'uso completo del Registro Elettronico, inoltre nell'a.s. 2014-2015 è stato scelto di
cambiare il software a favore di Nuvola di
Madisoft
Ne vale la pena?
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Articolo21
A21SCUOLA
SATIRA
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Articolo21
A21ATTUALITÀ&POLITICA
FOIBE
di M.P
Foibe
Ossa spezzate
atroci agonie
l'uomo ha superato Caino.
Come bestie torturate
legati ai polsi con vile fil di ferro
gettati ancor vivi nell'oscurità.
Massacro senza limiti,
sterminio,
carneficina,
eccidio,
genocidio,
inumani vendette,
stragi e rappresaglie
coperte da anni e anni di silenzio
per politiche infami.
Ora,
nei prati di Basovizza,
un masso di pietra carsica
sigilla la vergognosa tomba
dei dodicimila infoibati.
Non si odono più
tormentosi lamenti
ma solo frusciar del vento
e..
poco lontano
un ragazzino sorridente
fa volare il suo aquilone.
Questa poesia di Fabio Magris descrive in
poche righe la vicenda delle foibe, una storia
italiana di dolore e sofferenza.
Racconta la storia delle famiglie italiane
residenti nelle regioni slave della Venezia
Giulia, dell’Istria e della Dalmazia che al
termine della seconda guerra mondiale
furono massacrate, uccise e gettate nelle
foibe, delle voragini naturali nei terreni
dell’altopiano carsico, per il “reato” di essere
italiani. Fu un gesto atroce, portato avanti dai
partigiani slavo-comunisti di Tito, in nome
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della liberazione
“minaccia italiana”.
della
Jugoslavia
dalla
C'è poi la storia di coloro che riuscirono a
scappare, ma nonostante ciò in Italia non
furono sempre accolti a braccia aperte.
E la storia del silenzio che seguì questa
vicenda a causa della “politica infame”, fino al
2003, anno in cui finalmente venne istituito il
“Giorno del Ricordo”. Questa giornata cade il
10 febbraio poiché in quella data, nel 1947,
l’Italia firmò i Trattati di Parigi nei quali fu
stabilito che i territori Istriani e Dalmati
sarebbero passati sotto la giurisdizione
Jugoslava.
Una storia triste, un ricordo che fa male, ma
che va mantenuto da noi giovani e in particolar modo da noi studenti dell’Aristotele poiché la nostra scuola si trova proprio nel quartiere assegnato agli esuli: il Villaggio GiulianoDalmata. Vi invito a visitare il piccolo ma bel
museo Giuliano-Dalmata di via Antonio Cippico davanti al quale molto probabilmente
passate ogni giorno, ma che probabilmente
non avete mai notato.
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A21SCIENZE&TECNOLOGIE
UN DNA ARTIFICIALE
È ORA POSSIBILE
di FRANCESCO MARSELLA
Tutti noi certamente conosciamo cos’è l’acido
deossiribonucleico, altrimenti detto DNA, ovvero la molecola presente nelle nostre cellule
che codifica i nostri geni. La maggior parte di
voi saprà che esso è composto da uno zucchero, il deossiribosio, da un fosfato e da
quattro basi azotate: adenina e timina, citosina e guanina. Questo almeno fino allo scorso
maggio quando gli scienziati dello Scripps Institute di La Jalla (California) sono riusciti a inserire due nuove “lettere” all’alfabeto genetico di un esemplare di Escherichia coli, uno dei
batteri più utilizzati in laboratorio proprio per
il suo DNA facilmente modificabile.
La notizia è stata comunicata con entusiasmo
dalla rivista Nature dove si spiegava come
questo team di scienziati, guidato da Floyd E.
Romesberg che lavorava da molti anni alla ricerca di possibili molecole da introdurre nel
DNA, abbia aperto un nuovo capitolo per la
biologia. Nonostante ciò, questi scienziati
hanno dovuto superare numerose difficoltà,
tra le quali bisogna ricordare: rendere stabile
il DNA, renderlo riconoscibile dalla DNA polimerasi (l’enzima che lo “legge” correttamente prima della duplicazione) e far sì che non
venga eliminato dai meccanismi che riparano
le anomalie presenti nel codice genetico.
Questa è stata una scoperta sensazionale poiché, sebbene da anni l’uomo è in grado di
modificare il DNA di cellule viventi, ora è riuscito a creare il cosiddetto “DNA espanso”,
ovvero contenente più di quattro basi, e che
riesce a moltiplicare la cellula in questione,
trasmettendo ai discendenti il proprio materiale genetico. Tutto ciò è stato possibile inserendo alcuni plasmidi, dei segmenti circolari
di materiale genetico indipendente, contenenti il DNA artificiale in delle micro-alghe.
Queste hanno in seguito trasferito il plasmide
nel batterio, il quale non ha “rigettato” questo
DNA, bensì lo ha duplicato con successo.
Le due nuove basi, chiamate scientificamente
d5SICS e DNaM, che per semplicità sono state
rinominate X e Y, sono di fatto molecole artificiali create in laboratorio, rendendo pertanto il DNA del tutto artificiale e nuovo, e in
grado di produrre nuove proteine.
Sebbene sicuramente ci vorranno molti anni,
gli scienziati già pensano e lavorano a possibili applicazioni pratiche: creare nuovi farmaci
e vaccini contro le malattie, creare nuovi materiali, produrre dei bio-carburanti, diagnosticare malattie e molto altro.
Gli scienziati hanno precisato che è impossibile che questi batteri possano essere nocivi,
poiché, possedendo delle molecole artificiali
nel genoma, sono del tutto soggetti al controllo umano e non possono infettare cellule
normali per l’assenza delle basi artificiali.
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Articolo21
A21SCIENZE&TECNOLOGIE
WINDOWS 10
di CLAUDIU IVAN
E siamo arrivati anche al 9! No, no, scusate,
errore mio... al 10. Già... Microsoft ha deciso di
passare direttamente dalla versione 8 (O 8.1,
se preferite) alla 10, senza considerare che in
mezzo ci dovrebbe essere un altro numero.
Beh, del resto la matematica di Bill Gates non
è mai stata un portento, se consideriamo che
l'ordine delle versioni del sistema operativo
più conosciuto al mondo non ha mai seguito
uno schema logico o anche minimamente
sensato. Noi però ci accontentiamo.
Windows 10 è stato annunciato dalla casa statunitense alcuni mesi fa. Ad oggi ci troviamo
nella fase di test del sistema operativo, che
consentirà agli sviluppatori di trovare le falle
e risolvere tutti i problemi, prima di restituirci
l'aggiornamento completato, intorno alla metà dell'anno. Questa volta, infatti, il Sistema
Operativo non sarà distribuito solo come
prodotto nuovo, da comprare a cifre folli, ma
sarà disponibile, gratuitamente, per un anno,
a tutti i possessori delle versioni 7 e 8, come
semplice attualizzazione.
La novità più grande risiede nel fatto che
Windows 10 non sarà dedicato unicamente ai
PC, bensì abbraccerà in una sola versione tutti
i tipi di dispositivi Microsoft, come smartphone o tablet, oltre alla nota Xbox. Questo consentirà la creazione di applicazioni universali,
che in tal modo potranno essere scaricate su
ogni tipo di device, potendosi adattare a
schermi da 4 a 80 pollici.
Il tanto amato menu Start tornerà, migliorato,
con l'introduzione delle applicazioni a fianco
alle voci che conteneva normalmente. Ciò
consentirà una migliore fusione tra l'interfaccia Metro (per intenderci, quella di Windows
8, con tutti i quadrati e i rettangoloni colorati)
e quella tipica del sistema operativo. Ci saranno poi molte novità, come Cortana, copia
dei servizi Siri e Google Now, ovvero un'assistente vocale in grado di aiutarci nelle ricerche di qualsiasi tipo, e il nuovo Action Center,
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che avrà un po' lo stesso ruolo della barra di
notifiche del nostro cellulare.
Coloro che utilizzano Xbox One saranno invece felici di sapere che Windows 10 consentirà
ai videogiocatori di utilizzare la modalità multiplayer online, senza dover tenere conto della piattaforma utilizzata. In questo modo, i
possessori della console potranno sfidare
chiunque abbia tra le mani uno smartphone,
un tablet o un PC con a bordo la decima versione del sistema operativo.
Infine, anche chi accende il computer soprattutto per utilizzare i programmi Office, ne otterrà un vantaggio, dato che la standardizzazione delle app renderà possibile utilizzare
Word, Power Point, Exel e le altre applicazioni,
su tutti i device targati Microsoft.
7, 8, 10, zio Bill non sa contare, sta diventando un po' vecchio. Speriamo almeno che non
si dimentichi come si fa un sistema operativo.
Articolo21
A21AMBIENTE
OGM? GIUDICA TU
di LORENZO CAPACCIONI
“Dio creò l'uomo a sua immagine; a immagine
di Dio lo creò; maschio e femmina li creò. Dio
li benedisse e disse loro: «Siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra; soggiogatela e
dominate sui pesci del mare e sugli uccelli del
cielo e su ogni essere vivente, che striscia sulla
terra». Poi Dio disse: «Ecco, io vi do ogni erba
che produce seme e che è su tutta la terra e
ogni albero in cui è il frutto, che produce seme:
saranno il vostro cibo.” Genesi 1, 27-29.
È da quel lontano sesto giorno della creazione, che l'uomo si è imposto sulla natura e sugli esseri viventi, tanto da arrivare a “controllare” il loro corredo genetico.
Tutto ebbe inizio con la nascita della Genetica, cioè dello studio delle leggi e dei meccanismi che permettono la trasmissione dei caratteri da una generazione all'altra, nella metà
dell'800 grazie al monaco agostiniano Gregor
Mendel.
Nel tempo, la comprensione e lo studio di essa, hanno determinato la possibilità di entrare
a contatto e “ritoccare” il corredo genetico. Il
primo Organismo Geneticamente Modificato
(OGM) moderno, creato in laboratorio, fu ottenuto nel 1973, da due scienziati separatamente: Stanley Norman Cohen (Stanford
University) e Herbert Boyer (University Of California). Questi, tramite l'utilizzo delle nuove
tecnologie di biologia molecolare, riuscirono
a clonare un gene di rana all'interno del batterio Escherichia coli, dimostrando che era
possibile trasferire materiale genetico da un
organismo ad un altro tramite l'utilizzo di vettori plasmidici in grado di autoreplicarsi, abbattendo di fatto le barriere specie-specifiche.
Oggi il livello raggiunto dall'ingegneria genetica permette di agire in modo mirato e consapevole, consentendo il trasferimento di un
gene, per introdurvi caratteristiche specifiche.
Il principale utilizzo dell'ingegneria genetica si
concentra attorno all'agricoltura. Gli OGM agricoli si prefissano il compito di migliorare il
potere nutritivo e del gusto, ma principalmente questi hanno come scopo, quello di
resistere alle malattie causate da batteri, funghi e virus, cercando, inoltre, di migliorare la
capacità di crescita, anche in condizioni ambientali avverse. Per produrre una pianta geneticamente modificata si ricorre alle tecnologie chiamate colture di tessuto vegetale,
che permettono la rigenerazione di un'intera
pianta da un frammento di tessuto o da singole cellule.
Insieme alle colture OGM, troviamo l'ingegneria genetica sugli animali per scopi scientifici/medici, come l'utilizzo dei topi “modificati” come mezzo di ricerca per la cura del
cancro (oncotopi), ma anche per l'allevamento: infatti la manipolazione genetica è stata
usata per fare in modo che le produzioni animali rendessero caratteristiche nutrizionali
migliori, come il latte con un valore più alto di
caseina. Inoltre essa viene usata per produrre
in quantità adeguate alle richieste, due proteine, l'interferone e l'interleuchina 2, la cui
somministrazione rafforza l'azione del sistema
immunitario
Anche se il loro utilizzo oramai supera i 40
anni, gli OGM sono la principale controversia
del nostro secolo. La comunità scientifica è
per la sua grande maggioranza convinta che
gli OGM siano innocui e utili per l'utilizzo nutrizionale e scientifico. Gli USA sono il paese
che sfrutta maggiormente questa risorsa sia a
livello scientifico che nutrizionale, ma ciò non
accade in tutto il mondo. In Europa gli OGM
vengono utilizzati molto sporadicamente perché è presente una forte intransigenza, sostenuta dall'UE e in particolare dal nostro paese.
Sono diverse le critiche mosse contro gli organismi geneticamente modificati, che spesso
si trasformano in stereotipi; il libro Dal carbonio agli OGM PLUS. Chimica organica, biochimica e biotecnologie per le classi dell'anno 5,
risponde ad alcune credenze sugli OGM, riporterò le più “famose” di seguito:
11
Articolo21
Gli OGM sono innaturali perché infrangono le “barriere tra specie” che la natura ha
previsto.
Le diverse specie hanno origine quando una
popolazione, per motivi anche casuali, si ritrova isolata dal punto di vista riproduttivo.
Ma la natura non pone barriere di principio:
molti vegetali, tra cui il grano, sono nati da
incroci spontanei e possiedono i geni di specie diverse.
Gli OGM resistenti agli insetti producono
un insetticida tossico per l'uomo
No, la proteina insetticida prodotta dagli
OGM di tipo bt è assolutamente innocua per
l'uomo, perché viene distrutta dall'ambiente
acido del nostro apparato digerente. Il batterio che la produce (Bacillus Thuringienisis) è
addirittura usato come insetticida nell'agricoltura biologica.
Gli OGM possono indurre una pericolosa
resistenza agli antibiotici
In alcuni OGM è stato inserito (come marcatore, per poterli selezionare) un gene per la
resistenza ad antibiotici deboli e poco usati in
medicina, come la Kanamicina. Il gene in
questione è già ampiamente diffuso nei comuni batteri del suolo e dell'intestino, perciò
un suo eventuale rilascio nell'ambiente non
creerebbe nuovi rischi. La UE ha comunque
vietato la produzione di nuovi OGM di questo
tipo.
Gli OGM minacciano la biodiversità agricola
È possibile modificare qualsiasi varietà esistente. Anzi spesso è desiderabile modificare
più varietà coltivate così che gli OGM siano
adattati alle più svariate condizioni agroclimatiche. In Argentina, per esempio, esistono più di cento varietà di soia geneticamente
modificata. In ogni caso gran parte della frutta e della verdura oggi in commercio è stata
modificata a tal punto dall'uomo (non solo in
laboratorio, ma attraverso incroci e selezioni
di sementi), che non potrebbe più sopravvivere allo stato selvatico.
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Articolo21
A21CINEMA
ACADEMY
AWARDS
di LEONARDO CORTELLI & FRANCESCO DE BONIS
& VALENTINA PANEBIANCO
In maniera ossequiosamente rituale, come la
assidua caccia all’anima gemella del nostro
Presidente Alessandro alle feste (ma non solo), nel mese di febbraio noi tre vostri stimatissimi e amatissimi reporter ci apprestiamo a
passare una notte in bianco per una delle serate più interessanti dell’anno cinematografico. Il 23 febbraio, infatti, avrà luogo il festival
del cinema americano: gli Academy Awards,
meglio conosciuti da noi come i prestigiosissimi “Oscar”, e presentati per quest’anno da
Neil Patrick Harris.
Ecco a voi gentilissimi lettori la nostra guida
personale e tri-soggettiva [sì, Muzzi, un termine molto greco, ndr] riguardo ai film candidati. Sfortunatamente non tratteremo tutti i
film anche perché alcuni non sono ancora usciti nelle sale italiane. Le pellicole sono in ordine di nomination ricevute.
Birdman (9 nomination):
Il regista messicano Alejandro González Iñárritu alla sua quinta pellicola stupisce e incanta. Il teatro diventa palcoscenico dei pensieri
e delle sensazioni dei protagonisti: un ex divo
di Hollywood, noto al pubblico per
l’interpretazione del supereroe Birdman, un
eccentrico attore di teatro che riesce a ritrovare se stesso solo sul palco, una ragazza che
si era rifugiata nella droga per proprie insicurezze. Denuncia aperta a un modo di fare cinema superficiale che sta prendendo sempre
più piede nell’industria cinematografica odierna, rapporto contrastato tra la vera arte e
ciò che viene richiesto dal pubblico. Il tutto
raccontato attraverso un unico piano sequenza ed una colonna sonora diegetica, tarlo
mentale del protagonista che, con difficoltà,
cerca di distaccarsi dal proprio opprimente
passato, nel tentativo di dimostrare in tempo
il proprio valore.
Nomination per:
Miglior film, miglior regia, miglior attore protagonista, miglior sonoro, miglior montaggio
sonoro, migliore fotografia, miglior attore
non protagonista, miglior attrice non protagonista, migliore sceneggiatura originale.
Grand Budapest Hotel (9 nomination)
Il film di Wes Anderson è mera poesia che
percepiamo attraverso i delicati colori pastello e un creativo utilizzo della musica. Se da un
lato si è coinvolti da un’intrigante sceneggiatura, dall’altro si è ammaliati da una fotografia mozzafiato. Per l’intera durata del film lo
spettatore viene catapultato in un’atmosfera
fantasiosa creata sia attraverso l’ambiente,
che attraverso i personaggi, caratterizzati in
maniera varia e interessante: un roseo hotel,
un’eredità inestimabile, un quadro scomparso, omicidi, fughe, amori e candidi dolcetti...
cosa volete di più?
Nomination per:
Miglior film, miglior regia, miglior trucco, migliore fotografia, miglior montaggio, migliore
scenografia, migliori costumi, migliore sceneggiatura originale, migliore colonna sonora
originale.
The Imitation Game (8 nomination):
La vita di Alan Turing, famoso matematico del
XX secolo e padre dell'informatica, riesce a
catturare l'attenzione con l'affascinante storia
del suo ruolo fondamentale, ma poco noto,
nella corsa contro il tempo durante la secon-
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Articolo21
da guerra mondiale per decifrare messaggi
criptati tedeschi. Benedict Cumberbatch sembra nato per questo ruolo e riesce ad esaltare
il genio, un po' sociopatico, di Turing senza
però cadere in una caratterizzazione scontata.
La trasposizione sullo schermo viene però rovinata da una malcurata struttura temporale e
da una Keira Knightley che nonostante la
nomination non è riuscita a fare la differenza.
Nomination per:
Miglior film, miglior regia, miglior attore protagonista, migliore sceneggiatura non originale, miglior montaggio, migliore scenografia,
miglior attrice non protagonista, migliore colonna sonora originale.
Già dal principio, come ammesso dallo stesso
Clint Eastwood, il film si presenta totalmente
schierato riguardo agli eventi trattati: la guerra in Medio Oriente, scelta giustificata, oltre
che dagli ideali personali del regista, anche
dal fatto che il film è un biopic (film biografico), basato sulla vita della “leggenda” Chris
Kyle “il cecchino più letale della storia americana”. Ciò che non rende banale la pellicola è
sicuramente il modo attraverso cui è articolata, incentrata sulla figura del personaggio e
sul suo conflitto interiore, piuttosto che sugli
avvenimenti, grazie anche all’ottima interpretazione di Bradley Cooper.
Nomination per:
Miglior film, miglior attore protagonista, miglior sonoro, miglior montaggio sonoro, migliore sceneggiatura non originale, miglior
montaggio.
Boyhood (6 nomination):
Realizzato in dodici anni, per un totale di
trentotto giorni di riprese, il film di Linklater,
per questo carattere, ha catturato sin da subito l’attenzione. Pellicola semplice, ma capace
di coinvolgere: il film cresce assieme ai personaggi, i quali cambiano, invecchiano, maturano. Sicuramente la pellicola è appassionante,
poiché descrive quanto sia difficile crescere
tra tutti i problemi che insorgono durante la
vita e tra i rapporti che si creano all’interno
del nucleo familiare, e come essi evolvono in
un universo realistico, come mai prima d'ora.
È da sottolineare oltre alla brillante prestazione degli attori, escluso il protagonista Ellar
Coltrane, anche la canzone “Hero”, tuttavia
esclusa dalle nomination.
Nomination per:
Miglior film, miglior regia, miglior montaggio,
miglior attore non protagonista, miglior attrice non protagonista, migliore sceneggiatura
originale.
American Sniper (6 nomination):
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Whiplash (5 nomination):
Nonostante il poco spazio dato a questo film
in Italia, la pellicola merita veramente di essere vista. Il tema di un ragazzo che insegue il
proprio sogno: diventare uno dei più grandi
batteristi di sempre, non è trattato in modo
banale. La continua lotta tra allievo e maestro
è articolata tra momenti epici e colpi di scena,
accompagnati da un incalzante musica jazz
che scandisce il ritmo della sfida. Superare i
propri limiti arrivando a situazioni estreme, o
arrendersi all’anonimato.
Nomination per:
Miglior film, migliore sceneggiatura non originale, miglior montaggio, miglior sonoro,
miglior attore non protagonista.
La teoria del tutto (5 nomination):
"Eddie Redmayne". Ecco cosa riesce a sintetizzare La teoria del tutto. La pellicola si regge
Articolo21
quasi esclusivamente sulla mastodontica interpretazione dell'attore londinese, il quale
riesce, in una maniera spaventosamente realistica, a rappresentare la figura di Stephen
Hawking, partendo dalla giovinezza, passando per la scoperta della malattia, fino al successo planetario. Un genio non adeguatamente celebrato a causa di un film banale, diretto in maniera ordinaria. Se la fotografia
cerca, senza riuscirci, di colpire lo spettatore
attraverso inquadrature "toccanti" e simboliche, la colonna sonora passa praticamente in
secondo piano e non convince. Occasione
persa per il regista James Marsh.
Nomination per:
Migliori effetti speciali, miglior sonoro, miglior montaggio sonoro, migliore colonna sonora originale.
Turner (4 nomination):
Paesaggi idilliaci catturati in una fotografia
mozzafiato. Una società egregiamente raccontata. E poi solo grugniti, grugniti, grugniti.
Del resto questo è l’unico modo di esprimersi
di Timothy Spall. La vita di uno dei più grandi
paesaggisti inglesi dell’800 non è mai stata
così noiosa: 149 minuti per nulla alleggeriti da
un fastidioso accompagnamento musicale. Si
consiglia di andare a vedere Turner, ma a una
mostra.
Nomination per:
Miglior film, miglior attore protagonista, migliore sceneggiatura non originale, miglior attrice protagonista, migliore colonna sonora.
Migliore fotografia, migliore scenografia, migliori costumi, migliore colonna originale.
Interstellar (4 nomination)
Unbroken (3 nomination):
Il ritorno di Nolan è un capolavoro: riprendendo per molte scelte, tecniche e non, dai
classici della fantascienza (soprattutto da
2001: Odissea nello spazio), il regista riesce a
strutturare un thriller “spaziale”. Quasi completamente ignorato dall'Academy, Interstellar racconta il viaggio di un gruppo di astronauti, tra i quali il padre di famiglia Cooper
(interpretato da Matthew Mc Conaguey), alla
ricerca di una nuova casa per l'umanità
sull'orlo dell'estinzione, a causa di una terribile carestia sulla terra che sta lentamente ma
inesorabilmente esaurendo tutte le risorse
naturali. La realisticità dei suoni (completamente assenti nel vuoto dello spazio), la scelta della colonna sonora, un'ottima regia e soprattutto effetti speciali straordinari, nonostante qualche buco nella sceneggiatura, fanno di Interstellar una piccola perla della fantascienza moderna.
Louis Zamperini, promettente atleta americano, dopo un incidente aereo nelle acque del
Pacifico, rimane naufrago per 47 giorni fino al
suo “salvataggio” ad opera di soldati Giapponesi. “Salvataggio” perché il suo tormento per
mare si trasforma in tormento per terra, venendo rinchiuso in campi di prigionia rigidissimi. La lunga avventura di Zamperini viene
resa interminabile dalla regia di Angelina Jolie, il film non trasmette emozioni, si limita
semplicemente a narrare le sventure
dell’americano.
Nomination per:
Migliore fotografia, miglior sonoro, miglior
montaggio sonoro.
Nomination per:
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Ecco a voi, sottolineati, i vincitori del Toto-Oscar di
alcuni dei più importanti premi del Academy:
Miglior Film:
o
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o
o
o
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American Sniper
Birdman
Boyhood
Grand Budapest Hotel
The Imitation Game
Selma
La Teoria del Tutto
Whiplash
Miglior Regia:
o
o
o
o
o
Alejandro González Iñárritu (Birdman)
Richard Linklater (Boyhood)
Wes Anderson (Grand Budapest Hotel)
Morten Tydlum (The Imitation Game)
Bennet Miller (Foxcatcher)
Miglior Attore Protagonista:
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Bradley Cooper (American Sniper)
Micheal Keaton (Birdman)
Benedict Cumberbatch (The Imitation Game)
Eddie Redmayne (La Teoria del Tutto)
Steve Carell (Foxcatcher)
Miglior Trucco:
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Grand Budapest Hotel
Foxcatcher
I Guardiani Della Galassia
Migliori Effetti Speciali:
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I Guardiani Della Galassia
Captain America: Il soldato d’inverno
Apes Revolution
Interstellar
X-Man: Giorni di un futuro passato
Miglior Sonoro:
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American Sniper
Birdman
Whiplash
Unbroken
Interstellar
Miglior Sceneggiatura Non Originale:
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American Sniper
The Imitation Game
La teoria del tutto
Whiplash
Ida
Vizio di Forma
Miglior Fotografia:
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Birdman
Grand Budapest Hotel
Ida
Turner
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Unbroken
Miglior Montaggio:
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American Sniper
Boyhood
Grand Budaest Hotel
The Imitation Game
Whiplash
Miglior Scenografia:
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Grand Budapest Hotel
The Imitation Game
Into the Woods
Turner
Migliori Costumi:
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Grand Budapest Hotel
Into the Woods
Turner
Vizio di Forma
Maleficent
Migliore Attrice Protagonista:
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Felicity Jones (La Teoria del Tutto)
Marion Cotillard (Due Giorni Una Notte)
Julianne Moore (Still Alice)
Rosamund Pike (L’amore Bugiardo)
Reese Witherspoon (Wild)
Miglior Attore Non Protagonista:
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Edward Norton (Birdman)
Ethan Hawke (Boyhood)
J.K. Simmons (Whiplash)
Mark Ruffalo (Foxcatcher)
Robert Duvall (The Judge)
Miglior attrice non protagonista:
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Emma Stone (Birdman)
Patricia Arquette (Boyhood)
Keira Knightley (The Imitation Game)
Laura Dern (Wild)
Meryl Streep (Into the Woods)
Miglior Sceneggiatura Originale:
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Birdman
Boyhood
Grand Budapest Hotel
Foxcatcher
Lo Sciacallo
Miglior Colonna Sonora Originale:
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Grand Budapest Hotel
The Imitation Game
La Teoria del Tutto
Turner
Interstellar
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A21CINEMA
MALVAGITÀ,
ERGO ACADEMY
di FRANCESCO DE BONIS
Se nell’articolo precedente vi siete incuriositi
riguardo i protagonisti della serata degli Oscar, grazie anche ai nostri personalissimi
giudizi, e magari siete subito corsi a cercare
qualche film da noi citato in streaming (cosa
per cui sarete dannati a vita dal sottoscritto),
sappiate che purtroppo siete stati ingannati.
Vi abbiamo raccontato solo una parte delle
losche azioni dell’Academy Awards, ossia coloro che ogni anno nominano e premiano attori, registi e produttori con l’ambita statuetta
dorata. Anche quest’anno le loro scelte hanno
infranto i sogni, come veder finalmente premiato il proprio beniamino, di migliaia di cinefili nel mondo. Decisioni così inspiegabili,
così insensate, palesemente fatte da squilibrati, decisioni che sembrano esser state prese dal dottor Capaccioni senza occhiali e con
la febbre a 40. E anche quest’anno non si sono risparmiati di far venire il sangue al cervello agli amanti del cinema.
Iniziamo dal grande escluso dalle nomination
e dal suo capolavoro: David Fincher e L’amore
bugiardo – Gone Girl. Quest’anno il regista
statunitense ha diretto un thriller emozionante, coinvolgente, inquietante. In sintesi, un
gran bel film. Ma da quello che si è capito in
questi anni, l’Academy soffre di Fincherfobia:
infatti, come quest’anno, il regista di Denver è
sempre stato ignorato (almeno un SMS con
scritto “wow”per Fight Club, Zodiac o The
Game potevano pure mandarglielo), e solamente in due occasioni si sono accorti dei
suoi sorprendenti prodotti (Il curioso caso di
Benjamin Button e The Social Network) nominandolo come miglior regista. Quest’anno
sembrava l’anno buono, e invece nulla. In generale per la pellicola mancano in modo lampante le nomination per il miglior film, miglior regia, miglior fotografia e, soprattutto,
miglior sceneggiatura non originale.
A fare compagnia a Fincher ci sarà Christopher Nolan, il quale non è riuscito con Interstellar a scalfire i duri cuori dell’Academy. La
pellicola,
che
meritava
almeno
una
nomination come miglior film, si è dovuta accontentare solo delle candidature per la miglior scenografia, migliori effetti speciali, miglior colonna sonora e miglior sonoro, tutte e
quattro meritatissime.
Passiamo adesso ai film stranieri. È ormai
chiaro l’uso di droghe pesanti da parte dei
componenti dell’Academy: è l’unico modo
per giustificare l’esclusione tra i 5 migliori film
non americani di due piccoli gioielli come
Mommy di Xavier Dolan, che non l’ha presa
proprio benissimo, e di Due giorni, una notte
di Jean-Pierre e Luc Dardenne. Acclamati internazionalmente da pubblico e critica, sono
stati completamente ignorati dai santoni di
Hollywood.
Infine, rimanendo sulle pellicole in generale,
ecco la ciliegina sulla torta: tra i 5 film
d’animazione
candidati,
prima
delle
nomination, davano tutti ormai per sicura la
statuetta a The LEGO Movie, che aveva colpito
per una comicità molto intelligente. Della
nomination, quindi, neanche ne parliamo. Ma
il 15 gennaio, tra lo scalpore di grandi e, soprattutto, piccini, un fulmine a ciel sereno: The
LEGO Movie non è stato preso in considerazione. Ulteriore azione di pura malvagità da
parte dell’Academy, che riceverà carbone il
prossimo 6 gennaio.
Siamo arrivati adesso alle interpretazioni singole. Qui probabilmente hanno dato il meglio
di sé. Adam Kadmon ha già ipotizzato diversi
complotti riguardo queste decisioni, perché
può essere solo un complotto la mancata
candidatura di Jake Gyllenhaal, protagonista
di Lo sciacallo – The Nightcrawler.
L’interpretazione dell’attore di Donnie Darko
è stata considerata universalmente (o quasi)
come la migliore della carriera e sembrava veramente la volta buona per consacrare un artista purtroppo sempre troppo sottovalutato.
Fa meno scalpore invece l’esclusione di Ralph
Fiennes per Grand Budapest Hotel, anche se
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Articolo21
21
un minimo di considerazione in più forse la
meritava.
In conclusione, se finalmente si è capito come
l’intera giuria dell’Academy necessiti di una
visita dall’oculista, male non farebbe un controllo dall’otorino. È incredibile come siano
riusciti ad ascoltare per più di 20 secondi la
canzone di The LEGO Movie, Everything is Awesome, veramente orribile, ed allo stesso
tempo come abbiano ignorato la canzone dei
Family of the Year, Hero, del film Boyhood.
Se avete ancora voglia di scoprire qualcosa
sulle barbarie dei più grandi criminali della
storia contemporanea, rivolgersi ad un certo
Leonardo Di Caprio. Forse lui qualcosina può
dirvela.
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A21LETTERATURA
COSE DI
COSA NOSTRA
di GIORGIA FERRI
Cose di Cosa Nostra è un libro che raccoglie
alcune interviste al Magistrato Giovanni Falcone, fatte dalla giornalista Marcelle Padovani.
È diviso in sei capitoli, ognuno inerente ad
uno specifico aspetto della mafia.
L’analisi è dettagliata: parte dalle violenze
perpetrate dai criminali, dai messaggi lanciati
e dai messaggeri, per giungere agli intrecci
che cosa nostra ha con la vita siciliana e le altre organizzazioni criminali, alla descrizione di
Cosa Nostra in quanto tale e al profitto, suo
scopo primario. Si conclude con ciò che costituisce l’essenza di Cosa Nostra: il potere. Descrivendo la violenza che contraddistingue
l’organizzazione, Falcone cita i grandi omicidi
dei boss della seconda guerra di mafia e i
primi anni della sua magistratura. Ricorda
come gran parte dei suoi collaboratori e delle
persone che incontrò volessero convincere
tutti che “la mafia non esiste”. La mafia esiste
eccome, ribatte il giudice, è una macchina estremamente funzionale, con un suo linguaggio e una sua codificazione. I membri di Cosa
Nostra non possono esporsi troppo con le
parole, perciò hanno elaborato un personale
modo di esprimersi che gli permette di non
essere scoperti in caso di intercettazione. Non
solo la mafia esiste, ma è strettamente connessa alla società: Falcone parla di essa dicendo che non è un "antistato", ma piuttosto
un’organizzazione parallela che vuole approfittare delle storture dello sviluppo economico. Egli è un giudice originario della Sicilia,
conosce perfettamente i luoghi, la mentalità,
le norme che regolano la convivenza degli
“uomini di onore”. Per questo riesce a mettere a proprio agio i pentiti, a farli esprimere nel
più esaustivo dei modi, ad affrontarli ed indirizzarli nel caso in cui si trovino in difficoltà o
non vogliano ricordare qualcosa di troppo
scomodo. Il quarto capitolo si concentra esclusivamente sulla fisionomia di Cosa Nostra,
struttura gerarchica, organizzata in maniera a
dir poco impeccabile. Per entrarci è necessa-
rio possedere peculiari caratteristiche e saper
affrontare situazioni difficili; non basta possedere legami di sangue con persone già inserite (elemento sufficiente invece per entrare a
far parte di organizzazioni quali la 'Ndrangheta e la Camorra).
Secondo Falcone è impensabile nascondersi
dietro all’inerme attesa di un miglioramento
socio-economico che rimuoverà la mafia. Solo combattendola tenacemente ed eliminandola si può auspicare un reale progresso. Non
tutti i magistrati si comportano come Falcone:
alcuni pensano che i criminali mafiosi siano
eccessivamente pericolosi e che lo Stato non
sia in grado di vincere la lotta antimafia. La
convinzione che costituisce la conclusione e il
fulcro del libro è che lo Stato ha tutte le carte
in regola per portare a termine la lotta. Possiede un sistema giuridico in grado di aiutarlo
e farlo vincere sulla criminalità: coloro che
non riescono nell’intento non sono stati incapaci, ma non opportunamente supportati.
“Si muore generalmente perché si è soli o perché si è entrati in un gioco troppo grande. Si
muore spesso perché non si dispone delle necessarie alleanze, perché si è privi di sostegno.
In Sicilia la mafia colpisce i servitori dello Stato
che lo Stato non è riuscito a proteggere”.
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Articolo21
A21LETTERATURA
L’UTILITÀ
DELL INUTILE
di CLAUDIA FRATINI
“L’uomo moderno, universale, è l’uomo che
non ha tempo, che è prigioniero della necessità, che non comprende come una cosa possa
non essere utile; che non comprende neppure
come, in realtà, proprio l’utile possa essere un
peso inutile, opprimente. Se non si comprende
l’utilità dell’inutile, non si comprende l’arte; e
un paese dove non si comprende l’arte è un
paese di schiavi e di robots, un paese di persone infelici, di persone che non ridono né sorridono, un paese senza spirito; dove non c’è umorismo, non c’è il riso, c’è solo collera e odio.”
Citare le parole di Eugène Ionesco, terribilmente attuali già nel febbraio del 1961, è in
fondo la maniera più efficace per introdurre
questo libro, il cui titolo appare più vicino ad
uno scioglilingua piuttosto che all’intestazione di un’opera letteraria. L’utilità
dell’inutile di Nuccio Ordine è un capolavoro
del settore, ma è uno di quei libri difficili da
comprare: dimensioni modeste, né stile Anna
Karenina, né Il Piccolo Principe e una copertina dal colore decisamente incerto.
Professore ordinario di letteratura italiana e
noto filosofo in ambito internazionale per i
suoi studi rinascimentali, Nuccio Ordine riscuote successo nel grande pubblico con un
vero e proprio manifesto che tratta un argomento di certo non nuovo, ma che è bene ripassare. In una società ormai totalmente utilitaristica, che considera "l’utile" ogni attività
che genera profitto e inutile ciò che non
comporta guadagno monetario, il libro cerca
di ribaltare il concetto e di navigare controcorrente. Sfortunatamente, è risaputo quanto
una laurea in ingegneria possa assicurare un
posto di lavoro più di una laurea in filosofia, o
in lettere e quanto questo condizioni la scelta
universitaria di moltissimi studenti, affannati e
condizionati dal giudizio di amici, genitori e
parenti: lo scopo primario diventa, perciò,
scegliere una facoltà che possa assicurare un
impiego futuro, poi, forse, arrivano la passione e i sentimenti verso le arti, il sapere e la
cultura personale “inutili”. In tal senso lo scrit-
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tore difende ardentemente ogni attività umanistica considerando utile tutto ciò che ci aiuta a diventare migliori, ad alimentare le nostre
curiositas e dignitas hominis, a nutrire la mente e lo spirito al fine di creare un’umanità più
umana. Non si può e non si deve cancellare la
memoria del passato, non si possono cancellare i classici o gli esempi degli antichi, non si
può cancellare la fantasia, né tantomeno il
pensiero critico perché purtroppo, nell’era del
guadagno “un martello vale più di una sinfonia, un coltello più di una poesia, una chiave
inglese più di un quadro: perché è facile capire
l’efficacia di un utensile mentre è sempre più
difficile comprendere a cosa possa servire la
musica, la letteratura o l’arte”. Viviamo nella
culla della bellezza e oggi più che mai, tra una
crisi incessante e cambiamenti repentini di
governo, nel nostro Paese si dovrebbe parlare
di questo, smettendo di far passare per buoni
e ragionevoli, discorsi del tipo “con la cultura
non si mangia” o “chi non ha non è”. Si dovrebbero spronare i ragazzi a cedere al potere
dei libri e non a quello delle ricchezze. C’è necessità di far comprendere come i classici vadano letti per il gusto di farlo e di rimanerne
affascinati, per la bellezza di proiettarsi in mille vite contemporaneamente, nella magia di
un solo libro. Proprio per questo i fondi destinati all’istruzione non si dovrebbero dimezzare, ma raddoppiare, triplicare, quintuplicare,
per non precipitare insieme nel baratro
dell’ignoranza, per coltivare la speranza e costruire un’umanità che non conosca odio,
schiavitù, superficialità e materialismo.
Un’umanità e un paese che sappia ristabilire il
senso delle parole e del giusto. Un paese, però, che sappia vivere in nome di quelle parole
e le sappia applicare.
Il termine inutile diventa alla fine la parola indispensabile. Attraverso una lettura scorrevole, Nuccio Ordine trascina il lettore nel mondo
dei grandi scrittori di ogni epoca e società.
Insieme a Dante, Petrarca, Ovidio, Pablo Neruda e Leopardi, troviamo anche Kant, Aristotele, Shakespeare, Victor Hugo e tanti altri.
Autori e poeti che insieme, nel pensiero, sono
Articolo21
testimonianza di quel sapere gratuito che fa
meravigliare, interessare e amare la vita nei
piccoli dettagli. Non mi rimane a questo punto che augurarvi un po’ di inutilità e lasciarvi
riflettere sulle parole di John Henry Newman,
nei suoi Scritti sull'Università:
“Un gran bene produrrà un gran bene. Se dunque l’intelletto è una parte cosi eccellente di
noi, e la sua coltivazione è cosi eccellente,
dev’essere utile a chi lo possiede e a tutti coloro che lo circondano; non utile in un senso
basso, meccanico, mercantile, ma come un bene diffuso, una benedizione, un dono, o un potere, o un tesoro, dapprima del proprietario,
poi attraverso di lui del mondo.”
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Articolo21
A21LETTERATURA
FAHRENHEIT
451
di CLAUDIU IVAN
Nel mondo sono rimasti pochissimi libri, il
governo arresta tutti coloro che li conservano
e le squadre dei vigili del fuoco “incendiari”
continuano a bruciarli. Fahrenheit 451, romanzo distopico di Ray Bradbury, analizza le
conseguenze di una società in cui il mondo
della letteratura è in via d'estinzione e la cui
mentalità collettiva è indotta a rifiutare qualsiasi tipo di scritto del passato. Pubblicato nel
1953, immagina un futuro posteriore al 1960
in cui il ruolo del governo sarebbe quello del
controllo della società attraverso la negazione
della consapevolezza del pensiero personale.
Il libro si pone nell'ottica della profezia, esagerandone però i termini della regolamentazione pubblica, eliminando uno dei veicoli
principali del ragionamento logico e soggettivo: la lettura.
Il protagonista, Guy Montag, fa parte del corpo dei vigili del fuoco che ha assunto la funzione di punire chiunque si macchi del reato
di “lettura” e di dare fuoco a tutte le opere
letterarie in circolazione. Un giorno però, a
causa di una serie di eventi, inizia ad osservare il suo lavoro da un diverso punto di vista e
a cambiare idea su alcune cose, entrando, di
conseguenza, a far parte della schiera di oppositori ideali del governo e iniziando a cercare delle risposte a domande che non si era
mai posto.
L'esperienza del personaggio è mirata alla
comprensione dei vantaggi della lettura, nonché alla sensibilizzazione del pubblico a riguardo. La società narrata vive di una falsa felicità che risiede nella volontà di far credere
che tutto è perfetto e che tutto funziona, eliminando ogni tipo di opposizione e narcotizzando il popolo con televisione e stupefacenti, per evitare ogni genere di depressione. Solo con l'allenamento della mente, attraverso
l'utilizzo della lettura, si può arrivare a capire
ciò che è vero e ciò che è falso, evitando di
farsi ingannare da coloro che si trovano nei
posti privilegiati della struttura governativa.
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Il popolo è felice perché uniformato nell'idea
che il libro non debba sussistere come mezzo
di comunicazione. Chi non è felice non sta
pensando con la mentalità comune. Chi legge
uccide la mentalità comune. Sebbene posti in
uno scenario quasi fantascientifico, i concetti
fondanti della narrazione di Bradbury sono
quelli che viviamo tutt'oggi: ciò che fanno
tutti è fantastico, se non piace anche a me
sono strano, non posso pensarla diversamente, ma sono vincolato da un sentimento interiore che ormai mi convince, senza che io lo
voglia veramente. Solo chi è forte riesce a superare le barriere della “moda”.
In tale senso, Fahrenheit 451 si pone perciò
nel filone dei libri distopici che tentano di far
comprendere, attraverso la creazione di governi alternativi e fuori da ogni tipo di immaginario collettivo e di situazioni surreali e
quasi impossibili, quali potrebbero essere le
conseguenze del perdurare della nostra condizione sociale, scongiurandone l'avvenire, attraverso la creazione di una mentalità collettiva in grado di renderci distinguibili gli uni dagli altri, in ideali e preferenze individuali. Pensarci non fa mai male, convincersi è difficile,
ma perché essere tutti uguali?
La lettura è altamente consigliata, assieme ad
altri romanzi affini, come Il Mondo Nuovo di
Aldous Huxley o 1984 di George Orwell.
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A21MUSICA
“IL JASS”
di LORENZO CAPACCIONI
“In genere, il jazz è sempre stato come il tipo
d'uomo con cui non vorreste far uscire vostra
figlia.”
Sicuramente Duke Ellington, con questa frase,
è riuscito a riassumere cosa sia il jazz e tutte
le sue sfumature, spesso irruente e trasgressive. Ma cos'è il jazz? In questa rubrica voglio
raccontarvi cosa sia questo “misterioso” genere e come esso abbia occupato quasi 100
anni di storia.
Tra le prime cose che saltano all'occhio di colui che legge per la prima volta dell'esistenza
di questo genere è sicuramente il nome. L'origine del termine è incerto, la teoria più plausibile è l'ipotesi secondo la quale derivi dalla
parola francese “jass”, ovvero “fracasso”, “rumore sgradevole”, e ne sono la testimonianza
i giornali francesi di fine '800 e inizio '900.
Anche se non è chiara la nascita del termine,
l'origine di questo genere è sicura. Il jazz ha
origini che possono risalire sino in Africa, ma
il suo sviluppo ufficiale ebbe inizio negli Stati
Uniti. Ciò accadde poiché dalla metà del '700,
un numero elevatissimo di schiavi neri veniva
portato a lavorare nelle piantagioni dei futuri
USA, ancora, in quel periodo, colonia inglese.
L'arrivo degli schiavi non portò solo manodopera, ma trasportò con sé la cultura di questi
uomini e quindi l'utilizzo della musica come
atto religioso e simbolico. Tra gli antenati del
jazz troviamo sicuramente gli Spirituals, musica afro-americana che gli schiavi cantavano a
fine giornata, accompagnandosi con qualunque oggetto che potesse fare un rumore. Insieme agli Spirituals, le origini del jazz arrivano anche dai field hollers, letteralmente “urla
di campo”, che erano delle canzoni intonate
dagli schiavi durante il lavoro per potersi dare
il ritmo, in quanto spesso legati tutti quanti
da un'unica catena. Queste prime origini mostrano subito la caratteristica che sarà poi peculiare nel jazz: l'improvvisazione della musica
e l'importanza di un ritmo cadenzato e travolgente, che nel corso dei suoi 100 anni di
sviluppo prenderà caratteristiche diverse a
seconda del periodo.
L'influenza che ebbe però maggior impatto,
fu il Ragtime, letteralmente “tempo stracciato”. Questo genere, padre del jazz, rimase
sconosciuto per molti anni. La data di nascita
del Ragtime rimane incerta, le sue caratteristiche ci riportano ad un ritmo di marcia, armonico ed europeo, disseminato però di controtempi africani, formando un genere da ballo
“nero”, con ritmo binario e sincopato. La data
convenzionale del suo inizio è ritenuta il 1897.
Fu di un bianco, però, la prima pubblicazione:
il maestro d'orchestra William Krell, con Mississippi Rag. Solo dopo arrivò anche la prima
pubblicazione di un autore nero: Thomas
Turpin con Harlme Rag. Sicuramente, però, il
più famoso autore di Ragtime fu Scott Joplin.
Egli nacque nel 1868 nella contea di Bowie,
nel Texas, da un padre ex schiavo che suonava sul violino le quadriglie per i bianchi, e da
una madre che cantava in chiesa e che suonava il banjo. Joplin si avvicinò molto alla musica, tanto che, nel 1895, conobbe Thomas
Turpin e pubblicò le sue prime composizioni
come Original Rags. Si susseguirono altri successi come Maple Leaf Rag del 1899 e, forse la
più conosciuta, The Entertainer, del 1902. Joplin, dopo altri successi, si spense nel 1917,
dopo che il Ragtime venne “divorato” da suo
figlio: il jazz. Ciò accadde perché il genere,
verso i primi anni del '900, fu giudicato negativamente in quanto musica volgare, da bordello, che corrompeva gli animi puliti della
gioventù. Mentre il neo genere, il jazz, venne
considerato musica popolare, ma colta; un discorso che affronteremo nel prossimo numero.
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EVENTI ROMA MARZO 2015
Questo che proponiamo di seguito è il calendario degli eventi che si terranno a Roma nel mese
di marzo che abbiamo ritenuto interessanti:
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Mostra fotografica Mario Dondero (Terme di Diocleziano) fino al 22/03.
Mostra Henri Matisse (Scuderie del Quirinale) dal 04/03 al 21/06.
Mostra fotografica National Geographic Italia. Food, il futuro del cibo (Palazzo delle Esposizioni) fino al 01/03.
Mostra Cinecittà (Via Tuscolana 1055) fino al 31/12.
Mostra Beverly Pepper (Museo dell'Ara Pacis) fino al 15/03.
Maratona di Roma 22/03.
Mostra di arte contemporanea (Università eCampus) fino al 30/03.
Museo delle terme di Caracalla, ingresso gratuito (01/03).
Mostra dei Numeri (Palazzo delle Esposizioni) fino al 31/05.
Mostra sugli Artisti dell’Ottocento (Galleria Nazionale d'Arte Moderna) fino al 14/06.
Mostra su Chagall (Chiostro del Bramante) dal 16/03 al 26/07.
Oltre a questi, inseriamo alcune date da sapere e ricordare:
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Concerto Caparezza (Palalottomatica) il 02/04.
Billy Elliot (Teatro Sistina) dal 05/05 al17/05.
Concerto Jovanotti (Olimpico) il 12/07.
Concerto Elton John (Terme di Caracalla) il 12/07.
Concerto Deep Purple (Palalottomatica) il 06/11.
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A21SPORT
MERCATO DI
RIPARAZIONE 2015
di VALERIO SILONI
Ora che il mercato di riparazione è ufficialmente chiuso, è il momento di tirare le somme, vedere chi ha fatto gli acquisti migliori e
dare un voto al mercato delle squadre maggiormente impegnate in questa sessione invernale di trasferimenti.
SAMPDORIA 7,5 - La squadra di Mihajlovic è
sicuramente la regina di questo mercato di
riparazione. Il presidente Ferrero, infatti, regala al suo allenatore almeno un rinforzo per
reparto: in difesa batte la concorrenza del Milan ed ottiene il prestito secco, per i prossimi
sei mesi, di Munoz. A centrocampo i blucerchiati mettono a segno i colpi Duncan e
Acquah: il primo arriva dall'Inter, per una cifra
totale intorno ai 10 milioni, insieme
all’attaccante classe 97' Bonazzoli, considerato uno dei più forti talenti del nostro calcio,
che però rimarrà in prestito ai nero-azzurri fino a fine stagione; il secondo arriva, invece,
nell'ultima ora di mercato, in prestito
dall'Hoffenheim. Come detto, la Sampdoria,
in questo mercato, si muove anche in prospettiva, assicurandosi Correa, considerato
uno dei migliori giovani talenti sudamericani,
prelevato per 10 milioni dall'Estudiantes. Per
completare la rosa, infine, Ferrero porta a Genova due acquisti pesanti come quelli di Eto'o
e Muriel. Tuttavia, grava sulla rosa il mancato
scambio tra Ederson e Bergessio, fallito negli
ultimi minuti di mercato a causa del rifiuto del
centrocampista bianco-celeste. Ora l'allenatore serbo è costretto a gestire un attacco sovrabbondante, costituito da Okaka, Eder, Eto'o, Muriel e Bergessio.
INTER 7 - Buono anche il mercato dei neroazzurri, che d'altronde avevano un bisogno
vitale di rinforzi, vista la situazione di crisi che
sta vivendo la squadra di Mancini. Alla corte
dell'allenatore italiano arrivano gli esterni Podolski e Shaqiri. Quest’ultimo, cercato da
mezza Europa è, dal punto di vista qualitativo,
sicuramente il miglior acquisto della nostra
Serie A di questo mercato di riparazione. Per
rinforzare la mediana, invece, l’Inter vince il
derby di mercato con il Milan per Brozovic,
giovane centrocampista, di soli 22 anni, di cui
si parla estremamente bene, soprattutto in
prospettiva. Per quanto riguarda il reparto arretrato, i nero-azzurri riportano a casa Santon:
terzino destro, all'evenienza in grado di giocare anche a sinistra, che torna a vestire la
maglia con cui ha esordito. Non essendo sufficiente a colmare le grandi lacune difensive,
la squadra di Tohir ha poi provato a riportare
a Milano il difensore centrale del Porto, Rolando, che invece, è finito all'Anderlecht. Insomma, ora Mancini dovrà trovare un modo
per sistemare una difesa sicuramente non
all'altezza dell'obbiettivo terzo posto, visti anche gli infortuni di Andreolli, D'Ambrosio e
Jonathan.
MILAN 7 - Galliani è stato chiamato a risolvere una situazione complicata in casa Milan:
rinforzare e sistemare una squadra che nel
2015 ha ottenuto soli 4 punti in 5 partite, un
andamento da squadra che lotta per la salvezza, più che per il terzo posto. L'amministratore delegato dei rossoneri riesce a regalare ad Inzaghi degli importanti rinforzi in difesa: il difensore italiano dello Spartak Mosca,
Bocchetti, il centrale del Parma, Paletta, e il
terzino sinistro del Genoa, Luca Antonelli, cresciuto proprio nel vivaio dei rossoneri. Inoltre,
saltano all’occhio gli acquisti di Cerci, già cercato con insistenza quest'estate, e di Destro,
uno dei migliori giovani attaccanti del nostro
calcio. Chiude la lista dei nuovi arrivati il giovane Suso, esterno d'attacco di soli 21 anni,
molto tecnico e in grado di giocare anche
come trequartista o centrale di centrocampo,
in caso di necessità. Lo spagnolo arriva a pa-
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Articolo21
rametro zero, poiché in scadenza di contratto
con il Liverpool.
ROMA 6,5 - Roma più attiva del previsto in
questo mercato di riparazione: Sabatini sostituisce Destro, ormai senza più stimoli per
proseguire la sua avventura romana, con
Doumbia, attaccante del CSKA Mosca, a cui i
goal non sono mai mancati. Più perplessità,
invece, suscitano gli acquisti di Ibarbo e Spolli: il primo arriva dal Cagliari con un prestito
oneroso di 2,5 milioni, con la possibilità di riscattarlo, pagando altri 12,5 milioni a giugno;
il secondo è stato prelevato per 3 milioni dal
Catania, per rimediare alle difficoltà difensive
della squadra. Perché invece di puntare su Ibarbo, che si va ad inserire in un reparto già
completo, Sabatini non ha preferito investire
parte dei soldi destinati all'eventuale riscatto
del colombiano, in un centrale di difesa di
qualità?
Della Valle potrà poi riscattare per circa 15
milioni di euro. Oltre al laterale egiziano,
Montella ha chiesto un altro esterno dalle caratteristiche più difensive ed è stato accontentano con l'arrivo di Rosi. A questi si sommano gli acquisti di Rosati, chiamato per fare
il secondo di Tatarusanu, di Diamanti e di Gilardino: due giocatori ormai non più giovanissimi e la cui condizione fisica ed atletica è tutta da valutare, avendo giocato l'ultimo anno
nel campionato cinese, non certo una lega
famosa per i suoi alti ritmi.
NAPOLI 6,5 - La squadra di Benitez fa un
mercato essenziale e molto accurato, improntato all'utile. Alla corte dell'allenatore spagnolo, infatti, arrivano il terzino sinistro Strinic,
che può rappresentare un'ottima alternativa a
Ghoulam, visto anche l'infortunio di Zuniga, e
l’esterno offensivo Gabbiadini, che va a prendere il posto dell'infortunato Insigne, avendo
questo chiuso la sua stagione anzitempo.
JUVENTUS 6 – I bianco-neri non strafanno. In
fondo, che bisogno c'è di spendere milioni
per migliorare una rosa già estremamente
competitiva? La Juventus non rinuncia però a
fare mercato, sostituendo Giovinco, ormai
fuori da ogni progetto, con Matri, pupillo di
Allegri. Il giocatore conosce già l'ambiente
bianco-nero, avendo indossato questa maglia
dal 2010 al 2012. La squadra di Agnelli ha rinforzato poi il centrocampo, anticipando l'arrivo di Sturaro dal Genoa. Infine, Allegri potrà
contare anche su De Ceglie che torna a Vinovo dal Parma e che sarà la prima alternativa
ad Evra.
FIORENTINA 6 – I viola perdono il loro giocatore più decisivo: Cuadrado. Il colombiano
passa al Chelsea per 31 milioni di euro più il
prestito per 18 mesi di Salah, esterno molto
veloce e abile nel dribbling che la squadra di
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LAZIO 5 - La squadra di Pioli sembra quasi
rinunciare a fare mercato, forse a causa del
gran momento che sta vivendo. È chiaro che
vista l'occasione che hanno i bianco-celesti di
tornare nell'Europa che conta, ci si sarebbe
aspettato qualcosa in più dal presidente Lotito, soprattutto in difesa, visti gli infortuni di
Ciani, Braahfied, Gentiletti e Pereirinha. La società ha provato a rimediare al problema con
il solo acquisto di Mauricio, difensore centrale
brasiliano arrivato in prestito dallo Sporting
Lisbona, non certo sufficiente per sopperire
alle numerose assenze. Per rimediare all'infortunio di Djordjevic, che ha chiuso la sua stagione, la Lazio ha infine richiamato dal presti-
Articolo21
to, Perea, dato il fallimento della trattativa per
Bergessio: non certo un sostituto all'altezza
del miglior marcatore dei bianco-celesti di
questo campionato.
GENOA 5 - La squadra del presidente Preziosi è stata certamente una delle più attive in
questo mercato di gennaio, sia in entrata, sia,
specialmente, in uscita. Genoa che cede entrambe le sue punte: Pinilla, passato all'Atalanta, e Matri, ritornato alla Juventus. Per sostituirli, la squadra di Gasperini ha riportato a
Genova Borriello, ha ottenuto il prestito dal
Milan di M'baye Niang, ed ha prelevato dal
Sassuolo Pavoletti. A centrocampo se ne va
Sturaro, pezzo pregiato della mediana. Al suo
posto arrivano nella capitale ligure, l'ex Valencia, Tino Costa, che viene da un’esperienza
non esaltante con la maglia dello Spartak
Mosca e il giovane Laxalt che non è stato ancora in grado di fare il salto di qualità, nonostante sia dotato di una grande tecnica. In difesa Gasperini perde il suo capitano, Antonelli, sostituito con l'arrivo di Ariaudo dal Sassuolo.
Buono il mercato dell'Atalanta, che copre le
proprie lacune offensive con l’acquisto di Pinilla e rinforza la fascia sinistra con l'arrivo di
Emanuelson, prelevato dopo sei mesi anonimi
alla Roma.
Il Torino punta sulla voglia di riscatto di Maxi
Lopez e copre la partenza di Gillet, trasferitosi
al Catania, con il prestito di Ichazo, portiere
uruguaiano del Danubio.
Bene il Chievo, che perde Lazarevic, ma che
preleva Fetfatzidis dal Genoa e chiude, probabilmente, il trasferimento più pazzo di questo mercato di gennaio: quello di Nicola Pozzi, arrivato in prestito con il diritto di riscatto.
Discreto anche il mercato dell'Empoli, che riporta a casa l'ex Saponara ed ottiene il prestito dei giovani Somma, dalla Roma e Brillante,
dalla Fiorentina.
trale dell'Hellas Verona, Gonzalez, e quello
del Parma, Pedro Mendes. Per rafforzare il
centrocampo sono stati poi presi Husbauer
dello Sparta Praga, Faraoni dell'Udinese e
M'poku, centrocampista ventiduenne dello
Standard
Liegi,
considerato
l'erede
dell’attaccante colombiano ceduto alla Roma.
Infine, per puntellare l'attacco, il Cagliari preleva Čop dalla Dinamo Zagabria.
Il Sassuolo porta in nero-verde l’esterno offensivo Lazarevic, e riesce a trattenere Zaza,
nonostante il forte interesse della Juventus; il
Palermo, prende il solo Jajalo, centrocampista croato di ventisei anni; l'Hellas Verona,
rinforza la difesa con l’acquisto di Pisano dal
Palermo ed il centrocampo con gli arrivi di
Greco, Fernandinho del Gremio e Iniguez dell'
Argentinos Juniors; l'Udinese ottiene il prestito del giovane attaccante del Chelsea, Stipe
Perica, mentre il Cesena lavora unicamente in
uscita.
Un paragrafo a parte merita la vicenda del
Parma: i giallo-blu perdono Cassano, Ristovski, De Ceglie, Felipe, Paletta, Rispoli, Acquah, Pedro Mendes, Lucas Souza, Cordaz,
Bidaoui e Pozzi, che decidono di trasferirsi a
causa della complicatissima situazione economica che sta vivendo la società giallo-blu,
che non paga gli stipendi da oltre 6 mesi. La
nuova gestione ha provato a porre rimedio
alle tante partenze, regalando a Donadoni il
laterale di centrocampo uruguaiano Rodriguez, arrivato in prestito dall'Atletico Madrid,
Varela, esterno offensivo del Porto, Nocerino,
Lila e Feddal, richiamato dal prestito al Palermo. Nonostante ciò, i numerosi acquisti non
sembrano essere sufficienti per rimediare alle
innumerevoli partenze.
Il Cagliari perde il suo miglior giocatore: Ibarbo, che si trasferisce alla Roma, ma in
compenso svolge un massiccio mercato in
entrata. Per blindare la porta arriva Brkic
dall'Udinese, mentre in difesa arrivano il cen-
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A21SPORT
5B VS 4B
di REDAZIONE SPORT
Un avvenimento che cambia una stagione.
C’è in gioco l’onore, la gloria eterna. Per una
settimana le due squadre si sono prese in giro, tra sfottò ed insulti vari a madri e cugine.
Questa non è una partita qualsiasi: questo è il
derby. È 5B-4B. Uno dei classici del torneo si è
svolto nella 5 giornata. Da un lato la formazione capitanata da Lorenzo Paris: ”Dio perdona, lui no.” Parole di sua maestà CR7. In
porta il “Neuer di Sabaudia” (non so perché
Sabaudia, ma suonava bene) Andrea Di Vita,
in difesa “Figlio del Vento” Soltani, sulle fasce
Ricky Kak… ehm Iacoella (scusate, troppo simili come giocatori) e Adriano Dionisio, “Er
Dinamite”. In avanti il sopracitato Paris. Nelle
file nemiche spazio a Spiderman Maranesi, il
quale, come una calamita, cattura tutto: donne, bei voti e, si spera, palloni. In difesa c’è “Er
Zucchina” Tanza, sulle fasce Foffo Alessandro,
detto “quello giusto” (derby con il fratello Lorenzo del 5B, fresco vincitore dell’IMUN) e
Gabriele Desideri, evaso dal Carcere di Massima Sicurezza Aristotele 3 anni fa (ovviamente l’unico tra giocatori, massaggiatori e giornalisti ad aver capito tutto, quindi onore a
lui). In attacco la stella del torneo, capocannoniere indiscusso: la saetta ucraina MiscelMykytyuk (sfido i lettori a leggere il cognome:
è più facile dire tre volte di fila al contrario
"supercalifragilistichespiralidoso"). Per i primi
minuti, il ritmo è simile a quello di un ospizio
del Molise, anche se in campo palleggia meglio il 4B, il quale è pericolosissimo con
Mykytyuk e Foffo jr. Ma come un fulmine a
ciel sereno l’arbitro, probabilmente sotto
l’effetto di sostanze stupefacenti, indica il dischetto per un contatto Paris-Tanza: il capitano, dai 5 metri, non sbaglia. Tuttavia non
convince per la prima parte della partita il 5B,
anche se trova il raddoppio con il solito Paris,
grazie anche alla complicità del portiere. Da
qui in poi la partita diventa simile ad un
match tennistico, con attacchi da parte di tutte e due le squadre. Cresce il 5B, ma Di Vita
decide di rendere la partita più eccitante con
una paperata su un tiro da centrocampo di
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Desideri. 2-1. Pochi minuti dopo, Foffo senior
viene atterrato da 4 cecchini seduti sugli alberi al limite dell’area: calcio di punizione e gol
di Soltani. Ancora lui pochi secondi dopo batte nuovamente Maranesi, questa volta incolpevole. Il 5 a 1 lo firma Dionisio su assist di un
ubriacante Foffo senior che manda al bar la
difesa del 4B. Mentre aspettavano il conto per
il caffè, Dionisio ne fa un altro. Con il 7-1 di
Paris (da cineteca) si conclude il primo tempo.
Sembra Manchester. Il secondo tempo inizia
con il bombardamento del 4B nei confronti
dell’impenetrabile Di Vita, il quale non riesce
a bloccare due conclusioni da parte di Desideri e Mykytyuk. È 7-3. L’8 a 3 è da raccontare
ai nipoti: assist di Paris di rabona e gol di Iacoella. Infine ancora due magie di Paris sentenziano il risultato finale di 10-3. Una batosta
di proporzioni epiche per il 4B, una vittoria
più simile ad una passeggiata "postpranzodenonna" per il 5B: la sezione la comandano loro.
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A21SPORT
I HAVE A DREAM
di AURORA PACE
La celebre frase di Martin Luther King può essere applicata a diversi ambiti e uno di questi
è sicuramente lo sport, in questo caso il tennis.
Negli ultimi tempi è da notare il sempre più
frequente emergere di giovani promesse, ragazzi e ragazze che alla nostra età “sfondano”
nel mondo del tennis attirando l’attenzione
su di loro per risultati eclatanti ed inaspettati.
Questi sono i ragazzi che costituiscono il cosiddetto “cambio generazionale”: tra di loro si
nascondono i futuri numeri uno, i prossimi
vincitori di Slam (i tornei più importanti) che
continueranno a scrivere la storia del tennis
dopo lo strapotere di Federer, Djokovic e Nadal.
Tra le sorprese del momento c’è però anche
chi non è stato così “precoce” a farsi notare e
che solo alla tenera età di ventinove anni si è
tolto la soddisfazione più bella (finora) della
sua vita. Mediante questa descrizione gli appassionati di tennis avranno probabilmente
capito chi è l’atleta in questione: Luca Vanni,
un gigante di quasi due metri che nasce a Castel del Piano, in provincia di Arezzo, nel
1985. Attualmente ha quasi trent’anni e per
molti giocatori professionisti quest’età rappresenta il traguardo, il momento del ritiro
dall’attività ad alto livello. Per lui invece rappresenta il momento in cui si lascia alle spalle
il passato e i consueti Futures e Challengers
(tornei minori) per dare la tanto attesa svolta
alla sua carriera.
La storia di questo giocatore non è delle più
rosee e forse ciò contribuisce a rendere il risultato raggiunto ancora più speciale, ma andiamo con ordine. Luca Vanni sicuramente
non è stato agevolato dal fatto che abbia
cominciato a dedicarsi “seriamente” al tennis
solo una volta finiti gli studi del liceo, privilegiandoli rispetto all’attività da junior. Era infatti troppo tardi per pensare ad una carriera
di tipo professionistico; sarebbe rimasto un
buon giocatore, mediamente conosciuto ma
niente di più. O forse no…
Fatto sta che la sorte non gli sorride: tra i diciannove e i vent’anni si rompe per ben due
volte tutti e due i menischi e il legamento collaterale. Sembra un incubo, ma è la triste realtà, una serie di eventi sfavorevoli continua a
frapporsi tra lui e la realizzazione del suo obiettivo: la top 100 (i primi cento giocatori del
mondo) e vincere tornei ATP.
Ma per chi pratica questo sport uno dei requisiti fondamentali è la tenacia e il non mollare mai, qualunque cosa succeda. Queste
qualità Vanni le possiede e ora le traspone sul
piano della vita perché niente può farlo desistere dal suo desiderio, neanche la cruda consapevolezza del tempo che passa o le ginocchia martoriate. Con una determinazione che
in pochi possiedono, piano piano comincia a
rialzarsi e torna ad allenarsi. Inoltre, per sostenersi economicamente, si divide tra
l’attività di maestro e i campionati a squadre
non solo in Italia, ma anche in Francia e Germania.
Tuttavia il destino ha in serbo ancora dure
battaglie per lui: nel 2013, proprio quando
sembrava che il sogno non fosse più un lontano miraggio (era diventato 290° al mondo),
ecco che i problemi ai legamenti tornano a
minacciare quanto aveva costruito. Pur essendo, all’epoca, già ventisettenne non sembra neanche minimamente prendere in considerazione l’idea di abbandonare tutto e pertanto ricomincia a lottare strenuamente tra
operazioni, cure e riabilitazioni, e intanto vede
il suo ranking ATP (la classifica dei tennisti a
livello internazionale) crollare ben oltre
l’ottocentesima posizione. “Lucone” (per gli
amici) continua comunque a crederci, a lavorare duramente per risalire la classifica e ad
attendere il momento del riscatto da questi
anni d’inferno, riscatto che finalmente giunge
i primi di febbraio con il torneo ATP 250 di
San Paolo, Brasile. La superficie, terra rossa,
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Articolo21
essendo morbida e un po’ più lenta delle altre
presenti nel circuito preserva meglio le articolazioni già altamente sollecitate dallo sforzo
fisico in sé. Vanni, che arriva a questo torneo
con un bagaglio di sole sconfitte a livello ATP,
è costretto a disputare le qualificazioni, essendo 145 del mondo, prima di poter accedere al tabellone principale. Supera le qualificazioni in partite molto combattute e da qui
comincia il suo momento.
La fortuna questa volta è in suo favore: la testa di serie numero uno, lo spagnolo Feliciano
Lopez numero 14 al mondo, si cancella dal
torneo e sorteggio vuole che sia proprio Vanni a prendere il suo posto guadagnando così
il “bye” ossia l’accesso diretto al turno successivo. Agli ottavi di finale trova l’olandese
Thiemo De Bakker e lo batte in tre set prendendosi la prima vittoria nel circuito maggiore. Il suo cammino prosegue e ai quarti elimina il ventiquattrenne serbo Dusan Lajovic, 77
al mondo, con due tie-break tirati vendicando
così la sconfitta al primo turno subita pochi
giorni prima al torneo di Quito, Ecuador. Eccolo alla sua prima semifinale ATP.
La gioia è immensa ma la concentrazione e il
sangue freddo non mancano al tennista italiano che ha ancora sete di vittorie per ripagare tutti gli sforzi e le situazioni difficili che
ha dovuto affrontare. La passione che lo anima è tanta e traspare quando lo si vede correre da una parte all’altra del campo, nonostante il suo metro e novantotto e soprattutto
nonostante quella maledetta fasciatura sotto
al ginocchio. Il gigante aretino sta assaporando per la prima volta il tennis ad altissimo livello, quello che conta, ma sembra quasi esserci abituato riuscendo a mantenere i nervi
saldi e a non cedere alla pressione. Questo
suo grande autocontrollo si rivela molto utile
nella semifinale contro Joao Souza, brasiliano
e dunque beniamino di casa. Neanche il pubblico (molto scorretto e rumoroso) può scalfi-
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re la corazzata Vanni che prosegue inarrestabile a suon di servizi vincenti verso la sua
prima finale in un torneo ATP. Eh già perché è
proprio lui, nonostante un passaggio a vuoto
che gli è costato il secondo set, a spuntarla
dopo quasi tre ore di gioco. La favola dunque
continua ed ecco arrivare il momento della
verità: la finale contro Pablo Cuevas, coetaneo
di Vanni, ma ben più quotato a livello di classifica e ottimo giocatore, sulla terra in particolare (tant’è vero che i risultati migliori li ha
raggiunti su questa superficie). Il nostro eroe,
sicuramente stanco per via di una settimana
così impegnativa, parte male perdendo il
primo set. Nel secondo però si risveglia dando via a un match completamente diverso.
Sull’onda dell’entusiasmo si porta sul 5-4 e
serve per l’incontro, per il titolo, per acchiappare quel sogno. Un tripudio di emozioni lo
sta invadendo, emozioni che purtroppo questa volta lo sovrastano e gli sono fatali. Cuevas, più esperto e con due titoli già conquistati, gli strappa il servizio riaprendo la partita
e conquistandola al tie-break.
C’è sicuramente un po’ di amarezza in Vanni,
ma minima se paragonata alla felicità di aver
raggiunto questo straordinario risultato. La
premiazione suscita quasi commozione:
l’azzurro ringrazia tutti del sostegno ricevuto
e afferma, stringendo il piatto d’argento premio per il finalista, che non dimenticherà mai
quel torneo. Dopo quell’incredibile settimana
ha raggiunto la posizione 108 del ranking, a
solo otto posizioni dall’obiettivo designato,
obiettivo che un anno fa sembrava così distante, quasi irraggiungibile.
Questa è una storia degna di nota perché
parla di perseveranza, di dolore, di orgoglio e
di sentimenti profondi, tutti aggettivi comuni,
ma che è sempre più raro trovare in una persona. Luca Vanni è passato dal quasi anonimato ad essere un esempio da seguire per chi
vuole raggiungere davvero degli obiettivi, insegnando che non bisogna abbattersi mai,
neanche quando tutto sembra contro e non si
deve smettere di sognare. Naturalmente può
fare ancora molto, ha tutte le carte in regola
per fare sempre meglio, infortuni permettendo, e noi continueremo a seguirlo perché
quell’entusiasmo da bambino, sebbene si avvicini ai trent’anni, quella sua dolcezza, spontaneità e quel suo coraggio hanno conquistato chi crede ancora nello sport vero, inteso
come fatica, dedizione, gioia e amore.
Articolo21
A21RUBRICHE
“LONDON, HIT ME WITH
YOUR BEST SHOT”
di ALESSANDRA CIANFANELLI
Tra alti grattacieli in vetro, palazzi storici, cultura sportiva, musica e strade dello shopping,
Londra ne ha un po’ per tutti i gusti. Con i
suoi quasi duemila anni di storia, tra pestilenze, incendi, arte e regalità, Londra è cresciuta
fino a diventare la capitale di un Impero, il più
vasto nella storia che, nel suo momento di
espansione maggiore dominava su 458 milioni di abitanti sparsi per tutti i continenti. Non
a caso infatti, Londra è una delle più grandi
città multietniche.
Ma in una città che ha da offrire così tanto,
quali sono le cose che vanno ASSOLUTAMENTE viste?
Per cominciare direi che, essendo Londra una
città così multietnica, sarebbe un reato non
visitare Camden Town e il Camden Market. Il
Camden Market è un mercato enorme che
sorge sulle rive del Regent’s Canal. Per la prima parte, appena usciti dalla metropolitana, i
negozietti si estendono lungo tutta la strada
principale. È possibile trovare di tutto: occhiali
da sole a 5£ (parlo per esperienza), abiti stravaganti e un po’ vintage, accessori per la casa,
collane, bracciali e negozi di scarpe. Da non
dimenticare è il cibo. La cosa forse più bella di
Camden è infatti la miriade di chioschi di cucine da tutto il mondo, vicino al canale. Ce n’è
per tutti i gusti: dalla cucina cinese a quella
messicana o sudafricana, c’è un tipo romano
che fa le piadine e un altro napoletano che
prepara la paella in pentole gigantesche, bancarelle del tè e un piccolo bar, che si affaccia
sul canale, che ne offre un’innumerevole
quantità insieme ad ottimi dolci senza glutine.
Camden è quindi, almeno secondo me, la sintesi della città, cioè un mescolarsi delle culture e delle etnie più varie.
Seconda tappa obbligata è uno, o anche di
più, dei musei che Londra offre ai suoi visita-
tori. I quattro più importanti, a mio parere,
sono:
o
o
o
o
British Museum
Natural History Museum
Tate Modern
National Gallery
Il British Museum vanta cinque milioni di visitatori all’anno e una collezione gigantesca di
importanti manufatti e reperti antichi. Le parti più importanti e più famose del museo sono l’ala dedicata all’antico Egitto dove, tra le
altre cose, è conservata la Stele di Rosetta e la
ricostruzione dei fregi e dei timpani del Partenone.
Bellissimo è anche il Natural History Museum,
nella zona di Kensington, vicino Hyde Park e
Harrods. Appena entrati, un mastodontico
scheletro di dinosauro vi darà il benvenuto. Il
museo è diviso in quattro zone, ognuna con
un colore. La prima “da sinistra” è la zona del
Darwin Centre, subito accanto abbiamo la zona blu con i mammiferi acquatici e i dinosauri,
poi la zona verde dedicata all'ecologia, alla
mineralogia e una sequoia gigante (non
l’intero albero si intende) e poi la parte rossa
dedicata alle scienze della Terra, dove è possibile "vivere" la simulazione del terremoto di
Kobe in Giappone.
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Articolo21
Infine, per tutti gli appassionati di arte, abbiamo la Tate Modern e, ovviamente, la National Gallery. La Tate si trova a Southbank ed
è un'ex centrale elettrica, che nel 2000 è diventata un museo d'arte moderna ed è, ad
oggi, una delle principali attrazioni turistiche
della città. La National Gallery a Trafalgar
Square, invece, è una delle più grandi e più
famose gallerie d’arte del mondo. Presenta la
suo interno 2000 quadri dei più importanti
pittori mai esistiti, tra i quali Botticelli, Giotto,
Tiziano Renoir, Van Gogh, Turner e moltissimi
altri. Tra i quadri più famosi della galleria ci
sono il Vaso di girasoli di Van Gogh, le Ballerine di Degas e Pioggia, vapore e velocità di
Turner.
Nella lista di cose da vedere assolutamente,
non poteva di certo mancare uno dei simboli
di Londra: il London Eye.
Fu inaugurato nel 2000 (come il Tate Modern)
ed è la famosa ruota panoramica che, da
quindici anni a questa parte, è diventata uno
dei simboli di Londra. La ruota è alta 135m, ci
sono 32 cabine di vetro da 28 persone e, nonostante il numero enorme di passeggeri che
possono essere portati ad ogni ora del giorno
c'è una magica e lunga fila davanti
all’ingresso. Dopo averla superata, però,
l’unica cosa che rimane da fare è salire nelle
cabine e godersi lo spettacolo che, se il tempo è bello, è davvero da mozzare il fiato.
Se il tempo è brutto, cosa non particolarmente difficile a Londra, è inutile sprecare tempo
e soldi sulla ruota, anche perché non si riesce
nemmeno a vedere il Big Ben dall’altro lato
del Tamigi. Vale davvero la pena però visitare
le Churchill War Rooms, che si dividono in
due parti:
o
o
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Cabinet War Rooms, che per tutta la
seconda guerra mondiale furono il
centro di comando del governo inglese, lasciate esattamente uguali al
1945, quando tutti uscirono per
l’ultima volta dopo la resa del Giappone.
Churchill Museum, museo aggiunto
nel 2003 con una serie di mostre mul-
timediali ed oggetti appartenute a
Churchill.
Per concludere la breve lista non potevo non
citare una delle cose per cui Londra è più famosa: i parchi. Il famosissimo Hyde Park, di
142 ettari che, inizialmente, era un territorio
per le battute di caccia dei nobili, e che poi
divenne il primo parco reale aperto al pubblico e, nel 1851, fu la sede dell’Esposizione Universale. Una sosta, anche breve, ad Hyde
Park è quasi obbligata. Una volta arrivati al
laghetto si possono prendere le sdraio e rilassarsi nel giardino. Un altro bellissimo parco è
il Greenwich Park (dove è stata girata la “battaglia finale” in Thor 2, per intenderci), con il
Royal Observatory.
L’area, dove fermano la maggior parte delle
crociere sul Tamigi, si trova davanti alla O2
arena e si estende per 73 ettari. Appena entrati si può vedere l'osservatorio dove, tra le
altre cose, troviamo la Meridian Court, punto
in cui il globo terrestre è diviso a metà dal
meridiano di Greenwich.
Altre attrazioni che sicuramente meritano di
essere viste sono: la Tower of London, con i
gioielli della corona, Oxford Street, Piccadilly
Circus, la cattedrale di St. Paul e Buckingham
Palace.
Londra, a mio parere, è quindi assolutamente
una città da visitare almeno una volta nella
vita e che sicuramente non delude mai.
Articolo21 n.3 - Febbraio 2015
Redazione Alessandro Francescangeli (responsabile), Lorenzo Capaccioni, Alessandra Cianfanelli, Leonardo
Cortelli, Francesco De Bonis, Adriana Ferretti, Giorgia Ferri, Claudia Fratini, Claudiu Ivan, Francesco Marsella,
Aurora Pace, Valentina Panebianco, Marco Perulli, Valerio Siloni, CIG, LEV.
Impaginazione e grafica Leonardo Cortelli, Alessandro Francescangeli, Claudiu Ivan.
Copertina Alessandro Francescangeli, la frase in copertina è tratta da Canzone del maggio in Storia di un
impiegato di Fabrizio De Andrè.
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