Report Egitto - United Nations Public Administration Network
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Report Egitto - United Nations Public Administration Network
Egitto Manutenzione, innovazione e riforma amministrativa Luglio 2004 TESTO PROVVISORIO The views expressed do not imply the expression of any opinion whatsoever on the part of the United Nations and of Italian Department for Public Administration, and Formez 1 Indice Egitto. Manutenzione, innovazione e riforma amministrativa Capitolo I Assetto istituzionale e riforma amministrativa in Egitto 1. Cenni storici 2. L’assetto istituzionale Capitolo II Innovazione e riforma amministrativa 1 Istituzioni e principi della riforma amministrativa 2. Il decentramento e la gestione delle municipalità 3. La gestione delle città Capitolo III I progetti attivati 1. Gli interventi in campo economico Fonti 2 Capitolo I Assetto istituzionale e riforma amministrativa in Egitto 1. Cenni storici L’indipendenza dell’Egitto1, conquistata nel 1922, fu il punto d’arrivo di una lunga storia di dominazioni straniere. Già nel corso del XVI secolo i turchi ottomani avevano invaso l’Egitto, trasformandolo in una provincia del loro impero. Con l’arrivo di Napoleone Bonaparte, il 2 luglio 1798, ebbe inizio una fase nuova nella storia dell’Egitto, caratterizzata dall’influenza occidentale sul Paese. Il controllo di Napoleone fu molto breve, infatti nel 1801 Mohamad Ali, un ufficiale nell’esercito ottomano, leader del contingente albanese, salì al potere con l’appoggio del popolo egiziano, assumendo il titolo di Khedive (nella lingua persiana, Signore). Il suo regno, dal 1805 a 1849, fu un periodo denso di eventi importanti per la storia contemporanea dell’Egitto. Egli è considerato il padre dell’Egitto moderno, colui che diede un impulso decisivo alla modernizzazione del Paese. Nel 1863 salì al potere Khedive Ismail, un membro della dinastia di Mohamad Ali. Se Mohamad Ali aveva avviato il processo di modernizzazione, fu Ismail a portarlo a maturazione. Egli aveva infatti la grande ambizione di condurre l’Egitto allo stesso livello di cultura, civiltà e sviluppo delle nazioni europee. Durante il suo regno, il 17 novembre 1869, venne inaugurato il canale di Suez. Bisogna tuttavia 1 Questi cenni sono tratti dalle pagine web del sito istituzionale della Presidenza della Repubblica: <http://www.presidency.gov.eg/html/history.html>, maggio 2003. 3 ricordare che nella seconda metà dell’Ottocento l’Egitto venne a trovarsi in una situazione finanziaria particolarmente difficile che portò alla creazione di un organismo internazionale chiamato ad amministrare il debito pubblico egiziano, la Commissione sul debito pubblico. Anche mediante questa istituzione, il controllo europeo sul Paese crebbe notevolmente. Verso la fine del secolo, il 12 agosto 1882, le truppe britanniche sbarcarono ad Alessandria, segnando l’inizio di un’occupazione destinata a durare 74 anni. L’inizio del XX secolo fu testimone del risveglio della coscienza nazionale che mirava a porre fine all’occupazione straniera: Mustafa Kamel, Sa’ad Zaghloul, Mustafa El Nahas e altri, divennero figure preminenti del movimento Wafd, che si impegnò a fondo nella realizzazione dei due fondamentali obiettivi nazionali: l’indipendenza e la riforma costituzionale. Il 28 febbraio 1922 la Gran Bretagna dichiarò unilateralmente la conclusione del Protettorato britannico e l’Egitto fu dichiarato uno stato indipendente; tuttavia l’influenza inglese sarebbe durata a lungo. A salvaguardia dei propri interessi venne infatti stipulato un trattato in forza del quale la Gran Bretagna avrebbe continuato a determinare la politica egiziana in alcune importanti materie2. I successivi trenta anni di monarchia rappresentarono un periodo di forte turbolenza nella storia recente dell’Egitto, ma anche particolarmente fecondo per la democratizzazione del Paese: il 19 aprile 1923 fu proclamata, per decreto reale, la prima costituzione dell’Egitto indipendente (entrata in vigore il 30 aprile successivo); Sa’ad Zaghloul formò il primo governo rappresentativo dell’Egitto. La costituzione del 1923 disegnava un Egitto indipendente, libero e sovrano, governato da una monarchia ereditaria e da un governo rappresentativo; assicurava inoltre ai cittadini egiziani il godimento di un certo numero di diritti civili e politici; il potere legislativo era diviso tra il Re e un Parlamento bicamerale. Dal punto di vista politico, l’intero periodo che precedette la rivoluzione fu caratterizzato da una continua 2 Si trattava della sicurezza delle comunicazioni imperiali, della difesa dell’Egitto contro aggressioni o interferenze straniere, della protezione degli interessi stranieri e delle minoranze, dei rapporti con il Sudan. 4 conflittualità tra la maggioranza politica (in particolare il partito Wafd) e il Re, che spesso avrebbe portato allo scioglimento del Parlamento3. La seconda guerra mondiale dimostrò quanto fragile fosse l’indipendenza egiziana, infatti la Gran Bretagna si ingerì apertamente di vicende politiche interne per almeno due volte: in un caso per ottenere le dimissioni del primo ministro Ali Mahir, sospettato di favorire la Germania, quindi nel 1942 per provocare delle elezioni. Attraverso alternanti esiti elettorali e momenti di grave crisi politica, come nel caso dell’assassinio del primo ministro an Nugrashi (del partito Sa’adis, schierato dalla parte del re e ostile al Wafd), i sentimenti contrari agli inglesi si consolidarono, giungendo al culmine della tensione nel gennaio 1952, quando ebbero luogo scontri violenti tra le truppe britanniche e la polizia egiziana. Il grande senso di frustrazione politica, economica e sociale condusse alla formazione del Movimento degli ufficiali liberi (Free Officers Movement) che fu creato da un gruppo di giovani ufficiali che ritenevano di essere stati traditi dal proprio governo. Il 23 luglio 1952 il Movimento degli ufficiali liberi, capeggiato da Gamal Abd El-Nasser, conquistò il potere con una rivoluzione senza sangue, che permise a re Farouk di lasciare il Paese, salvando le prerogative regie. Il 18 giugno 1953 ebbe fine la monarchia, l’Egitto fu dichiarato una Repubblica e fu nominato come primo presidente Mohamad Naguib; l’anno dopo gli successe Gamal Abdel Nasser, militare di primo piano del movimento rivoluzionario. Questi abolì la costituzione del 1923 e varò una commissione costituzionale incaricata di redigere un testo provvisorio poi adottato il 10 febbraio 1953. In esso si prevedeva una forte concentrazione di poteri in capo ai leader della rivoluzione legalmente riconosciuti nel Consiglio del comando rivoluzionario. Tutti i partiti politici furono sciolti nel febbraio 1953 e la proclamazione della Repubblica fu accompagnata dalla nomina del generale Mohammad 3 Sintomatico della gravità del problema fu la vicenda del primo ministro Mustafa anNahhas, successore di Zaghlul, che in qualità di leader del partito di opposizione al re (il Wafd) fu primo ministro cinque volte tra il 1928 e il 1950 e dovette dimettersi in ogni occasione di scontro con il re. Cfr.: K. DE FEYTER, Egypt, in «Costitutiones Africae», Bruxelles, Etablissemants Emile Bruylant, S. A., 1989, p. 10 5 Naguib come leader della rivoluzione; tre mesi dopo questi divenne primo ministro. Intanto i diversi progetti politici propugnati dal ministro dell’Interno, Nasser, fortemente critico sulla possibilità di una forma di governo parlamentare e liberale, favorita invece da Naguib, determinarono il graduale tramonto politico di quest’ultimo e l’ascesa del rivale Nasser che in breve tempo fu primo ministro e poi capo dello Stato (novembre 1954). Durante la presidenza di Nasser, furono condotti a termine vasti progetti di sviluppo agricolo e industriale, fra i quali merita di essere ricordata la costruzione della diga di Aswan. Nel 1954, con l’evacuazione del canale di Suez da parte delle truppe britanniche (nel rispetto di un’intesa raggiunta in quell’anno), i Paesi occidentali si sentirono minacciati dalla perdita di controllo sul canale e sospesero gli aiuti finanziari, con i quali l’Egitto stava facendo fronte alla realizzazione dell’importante opera. Nasser irrigidì ulteriormente la sua posizione dando corpo ai timori occidentali e nazionalizzando il canale. Questa mossa determinò una reazione internazionale che portò alla invasione della penisola del Sinai da parte di Israele, Francia e Inghilterra; solo l’intervento delle Nazioni Unite riuscì ad imporre un provvisorio silenzio delle armi. Intanto la politica estera egiziana si muoveva non solo in direzione dei Paesi europei ma anche guardando all’Unione sovietica, soprattutto alla ricerca di aiuti finanziari. Il 23 giugno 1956 venne approvata, con referendum nazionale, una nuova costituzione nella quale l’Egitto veniva definito una Repubblica democratica e uno Stato arabo, indipendente e sovrano. Ai cittadini veniva riconosciuto il godimento di importanti diritti civili, ma anche di diritti economici come quello ad un giusto impiego lavorativo e alla sicurezza sociale. La costituzione del 1956 optò peraltro per una pianificazione di Stato dell’economia, anche se la proprietà privata utilizzata nell’interesse del popolo, venne comunque garantita. Un’Assemblea nazionale unicamerale costituì il corpo legislativo, mentre il presidente assunse molte delle prerogative in precedenza appartenute al re. In un plebiscito tenutosi nel giugno 1956 Nasser fu eletto presidente per un mandato di sei anni, con un consenso quasi 6 unanime; a seguire, nel 1957, ebbero luogo le prime elezioni per i 350 membri della Assemblea nazionale che, tuttavia, condussero sui seggi parlamentari soprattutto rappresentanti della proprietà terriera e della classe media; la classe lavoratrice fu rappresentata in maniera molto limitata e la circostanza diede luogo a frequenti dispute tra governo e Parlamento, soprattutto sui temi delle riforme sociali. L’unificazione del mondo arabo sotto la guida egiziana costituì uno degli obiettivi più ambiziosi della politica di Nasser: l’Unione socialista araba fu posta in essere durante gli anni seguenti, ma la sua struttura complessa venne completata nel 1968. Soltanto in quell’anno l’obiettivo di elezioni democratiche che coinvolgessero anche i livelli più bassi venne realizzato. I nuclei concettuali socialisti introdotti nella Carta vennero elaborati in una nuova costituzione del 25 marzo 1964, nella quale la posizione dominante del presidente rimase intatta. Un atto del novembre 1963 aveva già dettato le condizioni per l’appartenenza all’Assemblea: contadini e lavoratori dovevano costituire la maggioranza dei 360 seggi, 10 dei quali nominati dal presidente come rappresentanti dei gruppi minoritari. La politica estera costituì dunque un catalizzatore dell’attenzione politica del Paese, a scapito delle urgenti necessità economiche ed amministrative che il Paese continuava a presentare. Lo scoppio della “guerra dei sei giorni” nel 1967, non favorì certo l’attenzione sui problemi interni, che anzi con la crisi presidenziale del 9 giugno 1967 e la successiva morte di Nasser, avvenuta il 28 settembre 1970, finirono inevitabilmente per acuirsi. L’ufficio presidenziale fu assunto da Anwar El-Sadat, uno dei primi esponenti dell’originario Movimento degli ufficiali liberi, già presidente dell’assemblea del popolo e vice presidente alla morte di Nasser. Durante i primi mesi della sua presidenza, Sadat agì con abilità per assicurarsi il più vasto consenso possibile, liberando molti degli oppositori di Nasser, musulmani e marxisti radicali. Ulteriori passi verso un regime meno autoritario furono compiuti nella Costituzione del 1971. La posizione del Parlamento fu considerevolmente rafforzata e la denominazione ufficiale dello Stato divenne quella attuale: Repubblica araba d’Egitto. 7 Sul fronte dell’unità araba, Sadat volle porsi su una linea di sostanziale continuità rispetto al suo predecessore: il 1 gennaio 1972 nacque la Federazione delle repubbliche arabe, ma la politica egiziana sulla questione israeliana vanificò di fatto ogni progetto legato alla federazione (la proposta unione con la Libia venne rinviata in modo indefinito). Nel frattempo, condotte altalenanti motivate dalla necessità di forti supporti alla disastrata economia del Paese, spinsero ora in direzione del blocco sovietico, ora verso il mondo occidentale. Negli anni 70 la conflittualità legata al problema israelo-palestinese continuò ad avere momenti di viva tensione: lo scompaginamento della linea difensiva israeliana Bar Lev posta a presidio di parti del Sinai occupate da Israele nel 19674, e la guerra dello Yom Kippur resero necessari nuovi interventi diplomatici: un primo accordo tra Egitto e Israele il 18 agosto 1974 (Sinai I) con il quale Israele si ritirò dalle posizioni sul Canale di Suez e il canale fu riaperto nel 1975, poi un secondo accordo (Sinai 2), stipulato il 1 settembre 1975, con il quale ritornavano sotto il controllo egiziano importanti istallazioni petrolifere (Abu Rodais), vitali per il rilancio economico del Paese. Sul fronte della politica interna, Sadat percepì attorno a sé il consenso adeguato per varare la “politica della porta aperta”, presentata all’Unione socialista araba nell’October paper: si trattò di un programma di progressiva liberalizzazione dell’economia, proteso ad attrarre nuovi investimenti stranieri attraverso unioni commerciali o richieste di finanziamenti. Sadat affrontò anche il nodo del partito unico, proponendo una riforma dell’Unione socialista araba, volta a ottenere almeno un maggior livello di rappresentatività delle diverse tendenze all’interno del partito. A questi timidi tentativi di pluralismo, corrispose comunque una legislazione di controllo per la sicurezza politica del Paese fortemente penetrante, esemplificata dalla legge n. 40 del 2 luglio 1977, che vietava la costituzione di partiti su base religiosa e, nel contempo, prescriveva che i programmi dei partiti non potessero essere in contrasto con i superiori principi della legge islamica. 4 <http://www.jajz-ed.org.il/100/italy/concepts/sd3.html>, maggio 2003. 8 Nel luglio 1978 Sadat sciolse l’Unione socialista araba e la sostituì con il Partito democratico nazionale, il proprio partito di provenienza. L’opposizione di sinistra all’interno della precedente Unione socialista araba divenne il maggior partito di opposizione, il Partito socialista laburista. Sul fronte della pace, Sadat diede un impulso decisivo: intraprese un’azione che avrebbe condotto all’avvio dei negoziati di Camp David, negli Stati Uniti, tra il presidente Sadat e il primo ministro israeliano Menachim. Il risultato fu un accordo su due punti essenziali: uno schema di mediazione per la pace in Medio Oriente e una bozza per un trattato di pace tra Egitto e Israele. Questo processo portò all’isolamento dell’Egitto nell’ambito del mondo arabo, e ad una presa di distanze da parte del mondo palestinese. Il trattato di pace, che venne finalmente firmato a Washington, il 26 marzo 1979, significò un radicale mutamento nella politica estera del Paese, anche perché l’accettazione di Israele come partecipante ai negoziati, frantumò l’unità araba; in cambio l’Egitto ottenne un maggior favore agli occhi del mondo occidentale. Sul fronte interno, Sadat nel 1980 assunse nelle sue mani anche la carica di primo ministro, avendo però formato un gabinetto interno di sei deputati primi ministri. Il 22 maggio 1980 un referendum popolare approvò importanti emendamenti al testo costituzionale del 1971: venne abrogato il divieto di rielezione per più di una volta per il presidente, fu sancita la fine dello status costituzionale dell’Unione socialista araba, fu affermato che la giurisprudenza islamica costituiva la principale fonte di legge egiziana. A fronte di questi cambiamenti indirizzati verso politiche economiche più liberali, crebbe dunque l’influenza del fondamentalismo islamico. La situazione giunse ad un punto grave nell’estate del 1981, con gravi disordini tra cristiani coopti e musulmani integralisti. Sadat ricorse all’applicazione dell’articolo 74 della Costituzione che gli conferiva il diritto di prendere misure urgenti a garanzia dell’unità e della sicurezza del Paese: ci furono arresti, l’attività politica venne pesantemente limitata, alcuni organi di stampa vennero messi fuori legge. La situazione conobbe momenti di assoluta drammaticità con l’assassinio di Sadat, il 6 ottobre 1981, per mano di un gruppo di fondamentalisti. 9 Il successore Hosny Mubarak soffocò il fondamentalismo islamico, e lanciò anche un’ampia campagna anti-corruzione, colpendo, tra gli altri, il fratello di Sadat. Ciononostante l’establishment di Sadat continuò ad esistere sia nel governo sia nel mondo economico. Dal punto di vista economico, furono fatti grandi sforzi per lo sviluppo dell’energia nucleare e fu stipulato un accordo di mutuo incoraggiamento negli investimenti tra Egitto e Stati Uniti. Alla morte del primo ministro Mohieddin, nel maggio del 1983, il premierato fu assunto da Rifaat El Maghoub; il generale Kamal Hassin Ali formò un nuovo governo nel luglio 1984, che durò fino al settembre dell’anno successivo quando divenne primo ministro Ali Lufti, un economista che aveva come obiettivo primario l’impegno del governo nell’affrontare in modo risolutivo la situazione economica. Negli anni seguenti il malcontento sociale crebbe: si registrarono imponenti scioperi e la polizia in alcune circostanze intervenne pesantemente per tentare di sedare i disordini che assumevano sempre più l’aspetto di rivolte. Il presidente Mubarak riuscì a destreggiarsi abbastanza bene nella situazione incandescente, ma il suo ministro dell’interno Ahmed Rushdi fu costretto alle dimissioni. I movimenti islamici nel frattempo invocarono l’applicazione della Svaria, la legge islamica, e si svolse un dibattito parlamentare che affidò la questione a una commissione parlamentare; in generale l’influenza dei movimenti religiosi integralisti crebbe con la conseguente stretta repressiva da parte delle autorità. Il delicato ruolo che l’Egitto si è sempre trovato a dover ricoprire nello scenario mediorientale è stato indubbiamente uno dei motivi che maggiormente hanno pesato nel ritardo con cui la politica del Paese si è concentrata sulle grandi questioni economiche e sulle necessità amministrative. La storia politica recente egiziana mostra il fondamentale ruolo ambivalente del capo dello Stato. L’Egitto ha una tradizione di personalizzazione della leadership, infatti la popolarità e l’autorevolezza del governo poggiano in maniera preminente sul carisma del leader. Sia Nasser che Sadat conseguirono un grande prestigio personale: Nasser quale eroe della rivoluzione e in una fase successiva quale ispirato leader del mondo arabo; Sadat nelle vesti di comandante militare di un 10 esercito che vinse una storica battaglia con Israele, anche se la seconda prova di forza, il viaggio a Gerusalemme, non ebbe gli esiti sperati. Questi aspetti finirono spesso per catalizzare l’attenzione generale lontano dai problemi quotidiani. La figura del capo dello Stato è preminente nella vita politica e istituzionale: ha una forte leadership, è munito di un grande potere personale che, normalmente, viene esercitato con notevole estensione, pur persistendo delle forze che tentano di sottrarsi al controllo presidenziale (l’opposizione extra parlamentare, sia politica che religiosa). È interessante notare che il potere giudiziario spesso assume il ruolo normalmente assunto dall’opposizione parlamentare: sia nei conflitti sul lavoro che in quelli religiosi, gli oppositori alle politiche del governo infatti, si sono spesso rivolti ai tribunali che non hanno avuto timore di prendere posizione di fronte a politiche ritenute illegali. Se questo trend persiste, il governo potrebbe essere indotto ad intervenire più incisivamente. Negli ultimi anni Mubarak, dopo aver pacificato l’arena politica, ha cercato di impegnarsi per l’ottenimento di un soddisfacente sviluppo economico. Vanno senza dubbio in questa direzione la promozione di investimenti locali, arabi e stranieri, l’avvio del processo di privatizzazioni, la rivitalizzazione del cambio di scorta e la firma e la realizzazione di importanti programmi di riforma con il Fondo monetario internazionale e la Banca mondiale. 2. L’assetto istituzionale La forma di governo dell’Egitto è delineata dalla V parte della Costituzione5, composta di sette capitoli relativi alle seguenti istituzioni: - il capo dello Stato - il legislativo – l’Assemblea popolare - l’esecutivo - l’autorità giudiziaria - la Suprema corte costituzionale 5 DE FEYTER, Egypt, cit.; la Costituzione è stata adottata nel 1971 ed emendata nel 1980. 11 - il procuratore pubblico socialista - le Forze armate e il Consiglio nazionale di difesa. La Costituzione della Repubblica araba d’Egitto dichiara l’Egitto una repubblica araba con un sistema democratico. La funzione esecutiva è esercitata dal capo dello Stato, il presidente della Repubblica, che è nominato a maggioranza qualificata dall’Assemblea del popolo e successivamente sottoposto a un referendum popolare per un mandato di sei anni; è possibile la rielezione. Il presidente decide la politica generale dello Stato, ne supervisiona l’attuazione ed è il comandante supremo delle Forze armate. L’attuale capo dello Stato è Mohamad Hosny Mubarak, rieletto, per il suo quarto mandato, nell’ottobre 1999. Il governo è il supremo organo esecutivo e amministrativo dello Stato. Esso è composto dal Consiglio dei ministri e dal primo ministro, che lo presiede e supervisiona il lavoro del governo. L’Assemblea del popolo è il braccio legislativo dello Stato. Approva le leggi, il bilancio e il piano di sviluppo. La Costituzione prevede che la composizione dell’Assemblea del popolo sia regolata con legge ordinaria. La legge 38/72 ne prescrive la composizione in 444 membri eletti direttamente, più 10 membri designati dal presidente, che ricoprono l’incarico per un periodo di cinque anni. Il consiglio della Shura, cioè il Senato, è l’organo consultivo: fornisce consulenza e propone nuove leggi e regolamenti all’Assemblea del popolo6. L’autorità giudiziaria è esercitata attraverso quattro categorie di tribunali di giustizia: la Suprema corte costituzionale, che è il corpo giudiziario più alto, la Corte di cassazione, le sette corti d’appello nei diversi Governatorati (muhafazah) e i tribunali sommari nei distretti. Il sistema politico è di tipo pluripartitico: la legge 40 del 1977 regola la formazione dei partiti politici e ne proibisce la formazione su base religiosa. Attualmente esistono 14 partiti politici attivi, rappresentativi dell’intera gamma di posizioni politiche e la maggioranza dei seggi 6 <http://www.assembly.gov.eg/EPA/en/Levels.jsp?levelid=2&levelno=1&parentlevel =0> 12 nell’Assemblea del popolo è detenuta dal Partito democratico nazionale7. Amministrativamente l’Egitto è diviso in 26 muhafazah o Governatorati8, ai quali si aggiunge Luxor City, ognuno guidato da un governatore che è designato dal presidente. All’interno dei propri distretti, le unità di governo locale, forniscono i servizi e designano le aree industriali. Vi sono poi i Consigli popolari locali che sono corpi elettivi che, insieme alle unità locali amministrative, si occupano del governo locale. Nel 1980 sono stati introdotti importanti emendamenti al testo costituzionale, che riflettono il percorso complesso che il Paese ha compiuto dagli anni di Nasser fino a Sadat: si tratta di affermazioni che toccano le basi ideologiche del testo normativo, idonee ad abbandonare la matrice socialista che esso rifletteva e a spostare il baricentro ideologico del testo verso principi liberali e al contempo di ispirazione islamica. Il capo dello Stato9 è il presidente della Repubblica; nominato dall’Assemblea del popolo a maggioranza qualificata, è sottoposto a referendum popolare. Questo procedimento rappresenta una mescolanza di elementi di democrazia diretta e indiretta: un’istituzione rappresentativa decide le nomine, ma la Costituzione demanda al popolo la parola finale. Se l’ufficio presidenziale è vacante, il presidente dell’Assemblea del popolo assume temporaneamente la presidenza (qualora anche l’Assemblea del popolo non sia disciolta). Il mandato presidenziale è di sei anni ed è possibile la rielezione. Tuttavia, fino agli 7 I più attivi sono: National Democratic Party (NDP), guidato dal presidente Mohammed Hosni Mubarak, è il partito di governo; The Greens Party, guidato da Hasan Rajab; Labor Party, guidato da Ibrahim Shukri; Liberal Party (LP), guidato da Mostafa Kamel Morad; Misr al-Fatah Party (Young Egypt Party), guidato da Ali al-Din Salih; Nasserist Arab Democratic Party, guidato da Dia’a-al din Dawoud; New Wafd Party (NWP), guidato da Fu’ad Siraj Eldin; National Progressive Unionist Rally (NPUR), guidato da Khalid Muhi Eldin; Umma Party, guidato da Ahmad al-Sabahi. 8 Alexandria, Aswan, Asiut, Beheira, Beni Suef, Cairo, Dakahliya, Dumietta, Fayoum, Gharbiya, Giza, Ismailiya, Kafr El-Sheikh, Kalyobiya, Kena, Matroh, Monofiya, Minia, New Valley, North Sinai, Port Said, Red Sea, Sharkiya, Sohag, South Sinai, Suez. 9 Artt. 73-85. 13 emendamenti del 1980, la rieleggibilità era possibile per un solo mandato. Le attività del presidente sono essenzialmente volte ad affermare la sovranità del popolo, a garantire il rispetto della costituzione e la supremazia della legge, a salvaguardare l’unità nazionale e a sorvegliare sulla separazione dei poteri. Il presidente può adottare misure urgenti se «un pericolo minaccia l’unità nazionale o la sicurezza della madrepatria o ostacola il ruolo costituzionale delle istituzioni dello Stato» (art. 74). L’uso di questo potere largamente discrezionale è stato spesso motivo di controversia. La sola salvaguardia contro eventuali abusi è la richiesta di emanare una dichiarazione diretta al popolo e di indire un referendum sulle misure intraprese entro sei giorni dalla loro adozione. Il presidente Sadat fece affidamento due volte sull’art. 74 (nel 1977 e nel 1981) per restringere severamente l’esercizio dei diritti politici. In entrambi i casi la sua valutazione del pericolo corso, posta a giustificazione delle misure restrittive, fu messa in discussione dopo il ritorno della pace nel Paese. L’Assemblea del popolo10, unicamerale, è il principale corpo legislativo dell’Egitto: la Costituzione prescrive che la metà dei membri sia costituita da «lavoratori o contadini». Le leggi elettorali inoltre richiedono una rappresentanza minima di donne. Quasi tutti i membri sono eletti con voto diretto e segreto, ma il presidente può designare fino a 10 membri. Originariamente questo potere era esercitato in modo da assicurare la rappresentanza della principale minoranza religiosa, i coopti, ma Mubarak ne estese l’uso dopo le elezioni del maggio 1984, quando nominò membri dell’opposizione in modo da compensare i risultati delle elezioni. La durata del mandato dell’Assemblea del popolo è di 5 anni dalla data della prima riunione. I membri possono essere revocati con una decisione presa da un maggioranza di 2/3 «per la perdita di fiducia o di status, o di una delle condizioni di appartenenza o la perdita dello status di lavoratore o contadino in base al quale è stato eletto o per violazione del mandato» (art. 96). Il presidente convoca l’Assemblea per la sessione annuale. Se non convocata, l’Assemblea si riunisce in forza 10 Cfr. art. 86-136 C. 14 della Costituzione. Riunioni straordinarie (art. 102) non sono mai state convocate su richiesta dei membri dell’Assemblea, ma solo su iniziativa presidenziale. Secondo l’art. 86 le attività dell’Assemblea del popolo sono di tre tipi: l’esercizio del potere legislativo; l’approvazione della politica dello Stato, la pianificazione dello sviluppo sociale ed economico e il bilancio; il controllo sull’operato dell’esecutivo. L’iniziativa legislativa, a norma dell’art. 109, spetta al presidente e a ogni membro dell’Assemblea. In quest’ultimo caso il procedimento legislativo è complesso: in una fase iniziale, le proposte presentate dai membri del Parlamento sono riferite a una speciale commissione per gli affari legislativi, che formula pareri sull’idoneità della proposta ad essere sottoposta all’Assemblea. Quest’ultima decide se inviare la proposta a una delle sue commissioni specializzate, ciascuna in un particolare campo. Se la decisione è sfavorevole, la proposta non potrà essere ripresentata nel corso della stessa sessione; se l’Assemblea si pronuncia favorevolmente, la competente commissione prepara una relazione e la sottopone all’Assemblea, che su di essa vota. Le proposte provenienti dal presidente sono invece direttamente riferite alla commissione competente, per cui la gran parte dei progetti è elaborata dall’amministrazione presidenziale e dal governo. Attualmente l’Assemblea del popolo esercita il suo potere legislativo e di controllo attraverso 18 commissioni11. Le proposte sono adottate dalla maggioranza assoluta dei presenti e votate articolo per articolo. Il presidente può opporre un veto a un progetto approvato dall’Assemblea. In questo caso, il progetto è rinviato all’Assemblea, che può annullare il veto presidenziale a maggioranza di 2/312. 11 Si tratta delle seguenti commissioni: Costituzionale e legislativa, Pianificazione e bilancio, Affari economici, Affari esteri, Affari arabi, Difesa e sicurezza nazionale, Suggerimenti e reclami, Forza lavoro, Industria ed energia, Agricoltura e irrigazione, Istruzione e ricerca scientifica, Waqf, Affari sociali e religiosi, Cultura, Media e turismo, Salute e affari ambientali, Trasporti e comunicazioni, Case pubbliche, Costruzioni e pubblica utilità, Organizzazione pubblica e governo locale, Commissione giovani (Egypt Year Book 2002, <http://www.sis.gov.eg/public/yearbook/2002/html/03.htm>, giugno 2003). 12 Il potere di un singolo membro dell’Assemblea parlamentare è quindi abbastanza limitato da queste previsioni, anche perché, nella pratica, il presidente può far affidamento su una larga maggioranza governativa; inoltre ha il diritto «in caso di necessità o in casi eccezionali» di 15 Per le leggi di revisione costituzionale è prevista una procedura complessa, la cui iniziativa spetta al presidente o a 1/3 dei membri dell’Assemblea13. L’Assemblea approva il piano generale per lo sviluppo sociale ed economico (art. 114), elaborato dal governo, e il bilancio, che entra in vigore solo dopo l’approvazione e tuttavia non può subire modifiche se non con l’assenso del governo (art. 115). L’imposizione, la modifica, l’abolizione di tasse generali sono parte delle competenze dell’Assemblea (art. 119). I membri del Parlamento hanno tre mezzi a disposizione per ottenere informazioni dal governo: domande (art. 124: questions), interpellanze (art. 125: interpellations), e domande pubbliche (art. 129: public questions). Solo le interpellanze mettono in discussione la responsabilità della persona interrogata e possono determinare una mozione di sfiducia e le dimissioni di un singolo ministro o dell’intero gabinetto. Tuttavia la macchinosità della procedura rende completamente inverosimile il raggiungimento delle dimissioni di un intero governo. D’altra parte le domande e le domande pubbliche costituiscono dei semplici inviti al governo a discutere di un particolare aspetto della sua politica e sono utilizzate di frequente. Il governo è comunque responsabile davanti all’Assemblea, ma questa può essere sciolta dal presidente: ne risulta che essendo quest’ultimo a capo dell’esecutivo, il suo potere non è controbilanciato da nessun tipo di controllo da parte dell’Assemblea. Un tentativo di bilanciamento fu fatto nel 1971, quando fu previsto esplicitamente che il potere presidenziale di scioglimento dell’Assemblea era esercitabile solo in stato di necessità e previo referendum; tuttavia l’unico arbitro dello stato di necessità rimane il presidente. Nell’aprile 1979, in seguito alla conclusione del trattato di pace tra Egitto e Israele, l’Assemblea fu sciolta ricorrendo a questi poteri, in modo da evitare situazioni di critica o dissenso. emanare risoluzioni con forza di legge (art. 108), a condizione di ottenere l’autorizzazione dei due terzi dell’Assemblea. 13 Cfr. art. 189 C. 16 Secondo alcuni studiosi14 l’Assemblea è la sede di dialogo privilegiato con il governo, più che un luogo dove viene esercitato un effettivo controllo sulla politica governativa. Il Parlamento ha un ruolo di opposizione costruttiva (favorito da Sadat), ma non è capace di porre in discussione il potere legislativo ed esecutivo del presidente. Il potere esecutivo15 è esercitato dal presidente (art. 137). Nondimeno egli divide il potere di «dispiegare la politica generale dello Stato e la supervisione sulla sua realizzazione» (art. 138) con il governo. L’ampia varietà dei poteri esecutivi del presidente e la sua abilità di manovrare il gabinetto secondo il proprio gradimento, pone le fondamenta di un’ampia autorità personale. La funzione di vice-presidente, che nei sistemi presidenziali classici rimpiazza il presidente ogni volta che sia necessario, è svalutata. Il presidente può nominare il numero di vicepresidenti che desidera nonché sollevarli dall’incarico. Di per sé, il vice presidente non è più importante di un ministro fino a che il presidente è in carica. Non c’è un esercizio binario del potere, tuttavia sia Sadat che Mubarak erano vicepresidenti al momento della loro nomina; il ruolo più importante di un vicepresidente rimane legato alla continuità del potere. Il presidente ha poteri decisivi rispetto al governo, che è ridotto ad un organo di coordinamento: egli presiede le riunioni del Consiglio dei ministri e ha poteri regolamentari che può delegare; può nominare o sollevare il primo ministro e i ministri e può procedere a un rimpasto del Consiglio secondo le proprie valutazioni. Il presidente fa anche tutte le nomine militari e civili; controlla la politica estera, accredita le rappresentanze diplomatiche degli Stati stranieri, conclude trattati, in alcuni casi soggetti all’approvazione dell’Assemblea, e ha il comando supremo delle Forze armate. Il primo ministro supervisiona il lavoro del governo, ma considerata l’estensione dei poteri presidenziali, il suo ruolo è secondario. Nel 1980 il presidente Sadat diventò egli stesso primo ministro e nominò sei deputati primi ministri per creare un gabinetto interno. Il primo ministro 14 P. MIREL, Le Parlement égyptien, 1971-1979, in «Revue juridique et politique», 1980, 4, pp. 841-56, in particolare p. 856. 15 Cfr. art. 137-164 C. 17 è principalmente competente in tema di politica interna. Ogni ministro è il capo amministrativo del proprio dipartimento e, nei limiti delle proprie competenze, dispone di un ampio margine di potere. La Costituzione salvaguarda l’indipendenza e l’immunità dei giudici (art. 64); essi sono soggetti soltanto alla legge e il loro status è irrevocabile16. Un Consiglio supremo (art. 173), creato da una legge del 1969, si occupa di questioni riguardanti l’organizzazione giudiziaria: ad esso spetta l’adozione di eventuali misure disciplinari contro i giudici. Nel sistema giudiziario i Tribunali sommari (Summary Courts) e i Tribunali di prima istanza (Courts of First Istance) sono i tribunali di grado più basso. Le Corti di appello decidono i casi in secondo grado: sono in numero di 6, ognuna composta di tre giudici. Il livello più alto di giurisdizione è rappresentato dalla Corte di Cassazione, che ha sede al Cairo. Giudica le sentenze delle Corti d’appello, sia in materia civile che penale. Il Tribunale per la sicurezza dello Stato (State Security Court) (art. 171) fu creato nel 1980. Ha competenza sui problemi di alta polizia politica: molti dei casi riguardano l’appartenenza a partiti politici illegali o movimenti islamici integralisti e propensi all’utilizzo di strumenti di natura terroristica, come nel caso del processo del movimento islamico Al-Jihad. Il Consiglio di Stato (State Council) è un organo giudiziario che ha competenza sulle dispute amministrative e sui casi disciplinari (art.172). Creato nel 1879 e rimodellato, dopo l’influenza francese, nel 1946, ha ricevuto la sua forma definitiva dopo l’adozione della Costituzione del 1971. Il Consiglio di Stato è competente nei giudizi d’appello contro le decisioni delle corti amministrative inferiori; tratta le dispute in materia elettorale e quelle relative ai pareri negativi della Commissione sui partiti17. Accanto alle funzioni di tribunale amministrativo, il Consiglio 16 Cfr. art. 165-179 C. 17 Ne è un esempio la decisione nel caso relativo al partito Wafd, allorché la Corte approvò la ricostituzione del partito contro la decisione della Commissione sui partiti e contrariamente agli auspici del primo ministro. 18 di Stato tratta anche le misure disciplinari contro gli ufficiali di Stato; ha inoltre un ruolo consultivo nel processo legislativo. La Suprema corte costituzionale esercita la revisione giudiziale degli atti legislativi ed esecutivi (art. 175) ed esercita il controllo sulla costituzionalità di leggi e regolamenti. La sua giurisdizione può essere invocata dalle parti lese in sede di giudizio ordinario. Il tribunale inferiore quindi rinvia il caso alla Suprema corte costituzionale che, pronunciatasi sulla questione, rimette il caso per la decisione al tribunale che ha sollevato la questione. La Suprema corte costituzionale può, su richiesta del ministro della giustizia, dare un parere sulla costituzionalità dei testi legislativi e regola i conflitti di competenza tra tribunali. I suoi membri sono nominati dal presidente e la carica è irrevocabile. La Suprema corte costituzionale fu fondata dalla legge 48/1979, che la sostituisce alla precedente Corte costituzionale, prevista e regolata dalla legge 81/196918. Il procuratore generale socialista promuove tutte le procedure che hanno il fine di «assicurare i diritti del popolo, la sicurezza della società e del suo sistema politico, la conservazione delle conquiste socialiste e si impegna ad un comportamento socialista» (art. 179). È nominato e revocato dal presidente e le sue azioni sono soggette al controllo dell’Assemblea del popolo. Nel passato recente si è concentrato sul perseguimento di quanti sono stati coinvolti in frodi o manipolazioni fiscali19. L’Assemblea Shura (Shura)è il corpo consultivo creato nel 1980, che sostituisce la precedente Commissione centrale dell’Unione socialista araba. Fin dal 1968 la politica generale dell’Unione socialista araba è stata discussa a livello nazionale nel Congresso nazionale, convocato ogni due anni. Allo stesso tempo, il partito era diretto da una commissione centrale che si incontrava due volte all’anno per discutere 18 Alcune notizie relative al funzionamento della Suprema corte costituzionale sono disponibili al sito <http://www.accpuf.org/egy>, maggio 2003. 19 Un caso famoso riguardò un cambiavalute, il cui processo provocò uno spettacolare rialzo dei tassi di cambio del dollaro. Il procuratore generale socialista si è anche occupato di indagini politiche: in forza di una legge del 1980 voluta da Sadat, diventò competente ad interrogare i detenuti arrestati dopo il settembre 1981 (in forza della legge n. 95 del 1980, «a protezione dei valori morali da condotte indegne»). 19 l’esecuzione delle risoluzioni del congresso e le questioni generali di politica estera e interna. Quando la rilevanza costituzionale dell’Unione socialista araba terminò nel 1980, la Commissione centrale fu sostituita dall’Assemblea Shura, un corpo pluripartitico. L’art. 194 stabilisce che l’Assemblea Shura si preoccupa di studiare e proporre quanto necessario per mantenere saldi i principi della rivoluzione, per consolidare l’unità nazionale e la pace sociale, per difendere il sistema democratico socialista e per ampliarne la portata. L’assemblea ha 210 membri, 140 dei quali sono eletti con un sistema nel quale il partito che ottiene la maggioranza elettorale prende tutti i seggi elettivi; i rimanenti 70 membri sono nominati dal presidente. Metà dei 140 seggi sono rinnovati ogni tre anni. La prima elezione ebbe luogo nell’ottobre 1983. L’esecutivo è emanazione del presidente della Repubblica che ne detiene il controllo. Il governo è composto dal primo ministro e dai seguenti ministeri: - Ministero dell’agricoltura e della restituzione della proprietà terriera - Ministero degli affari religiosi (awqaf) - Ministero delle comunicazioni e dell’Information Technology - Ministero dell’edilizia e delle nuove comunità urbane - Ministero della cultura - Ministero della difesa e della produzione militare - Ministero dell’istruzione - Ministero dell’energia e dell’elettricità - Ministero dell’ambiente - Ministero delle finanze - Ministero degli affari esteri - Ministero del commercio con l’estero - Ministero della salute e della popolazione - Ministero dell’istruzione universitaria - Ministero dell’industria e dello sviluppo tecnologico - Ministero dell’informazione - Ministero dell’assicurazione e degli affari sociali - Ministero della forza lavoro e dell’immigrazione 20 - Ministero del petrolio - Ministero della pianificazione - Ministero dell’imprenditoria pubblica - Ministero dell’offerta e del commercio interno - Ministero degli interni - Ministero della giustizia - Ministero del turismo - Ministero dei trasporti - Ministero delle risorse idriche - Ministero della gioventù - ministro di stato per lo sviluppo amministrativo - ministro di stato per le questioni ambientali - ministro di stato per gli affari con l’estero - ministro di stato per la cooperazione internazionale - ministro di stato per lo sviluppo locale - ministro di stato per la produzione militare - ministro di stato per gli affari parlamentari e del consiglio - ministro di stato per la ricerca scientifica 21 Capitolo II Innovazione e riforma amministrativa 1. Istituzioni e principi della riforma amministrativa L’istituzione che si occupa di riforma della pubblica amministrazione, dal punto di vista organizzativo e istituzionale, è il ministro di Stato per lo Sviluppo Amministrativo, ma a tutt’oggi l’attività svolta da questo ministero risulta di scarso impatto sulla realtà amministrativa del Paese20. Il ministro del Settore delle Imprese Pubbliche si occupa invece dell’attuazione della riforma dal punto di vista delle privatizzazioni. Ha infatti promosso un programma di riforma nella direzione della privatizzazione, liberalizzazione e deregolamentazione dell’azione amministrativa mirante al perseguimento dei seguenti obiettivi: - definizione di un nuovo ruolo delle istituzioni amministrative dello Stato in un’economia di mercato; - adattamento della riforma amministrativa al nuovo ordine mondiale ispirato ai principi della competitività, del libero scambio e dei raggruppamenti economici regionali; - adattamento della struttura amministrativa alle nuove condizioni nazionali e internazionali; - attuazione di un programma di privatizzazioni; 20 Il dato è confermato da osservatori qualificati della rappresentanza diplomatica italiana del Cairo. 22 - decentramento e devoluzione di funzioni (le comunità locali sono riconosciute come il principale pilastro dello sviluppo del Paese); - attuazione di un programma di formazione e specializzazione delle risorse umane. Un’attenzione particolare è stata di recente dedicata alle innovazioni tecnologiche: il ministro della Comunicazione e dell’Informazione tecnologica, in collaborazione con gli altri ministeri, ha adottato un’iniziativa di riforma del settore pubblico avente per obiettivo l’innalzamento della qualità dei servizi al cittadino nonché la promozione di una più alta partecipazione di quest’ultimo agli affari politico-istituzionali. In linea con i principi di efficacia, efficienza e semplificazione amministrativa, l’e-government in Egitto non mira semplicemente all’informatizzazione degli uffici pubblici ma alla facilitazione dell’accesso ai servizi. Prevede quindi azioni che permettano ai cittadini di accedere a documenti e informazioni anche presso l’ufficio postale più vicino o, nel migliore dei casi, da casa propria, 24 ore su 24. Da segnalare è il progetto congiunto delle Nazioni Unite e del Ministero per lo sviluppo locale firmato al Cairo il 21 settembre del 2002, che mira a sviluppare le capacità tecnologiche ed informatiche per l’utilizzo delle nuove tecnologie nell’ambito dello sviluppo locale (cosiddetto empowerment delle comunità locali)21. 2. Il decentramento e la gestione delle municipalità Lo sviluppo storico delle istituzioni di governo in Egitto ha creato una forte preferenza in favore della centralizzazione22. La burocrazia è stata modellata nei suoi anni di consolidamento dal piano di centralizzazione e di sviluppo guidato da Nasser. Benché in anni recenti Mubarak ha intrapreso sforzi per snellire e localizzare la pubblica amministrazione, l’Egitto rimane un sistema politico altamente 21 <http://www.sis.gov.eg/public/yearbook96/YEARBOOK/INDEX.HTM>, maggio 2003 22 UNDP (United Nation Development Programme), POGAR, (Programme on Governance in the Arab Region), Egypt (<http://www.undp-pogar.org/countries/egypt>, maggio 2003). 23 centralizzato anche se la nazione è divisa in 26 Governatorati. Questi sono i bracci esecutivi del governo, responsabili dello sviluppo locale, ed esercitano le proprie prerogative su vaste aree urbane, ma anche su terre aride, oltre che su zone industriali o libere. I Governatorati controllano i fondi del governo centrale incanalati dal Ministero della pianificazione nel contesto dei piani di sviluppo quinquennali e una certa quantità di fondi di sviluppo locale, creati con gli incassi generati dalla vendita di terreni. I Governatorati sono guidati da un governatore e da un Consiglio esecutivo nominato dal presidente. Ad un livello successivo ci sono 126 distretti amministrativi. Ci sono Consigli del popolo elettivi sia a livello di Governatorati che di distretti, ma questi corpi hanno poteri molto limitati rispetto ai Consigli esecutivi. Si contano 4.496 villaggimunicipalità e 199 città-municipalità. Le municipalità sono controllate da un Consiglio esecutivo nominato dal governo centrale. Sono responsabili in tema di salute, istruzione, sviluppo delle infrastrutture, e fornitura di pubblici servizi. Le elezioni municipali per i Consigli del popolo si svolgono ogni quattro anni. I Consigli eletti hanno relativamente pochi poteri e una vasta maggioranza dei membri (95%) proviene dal Partito democratico nazionale (Pdn)23. I corpi di governo subnazionali hanno una bassa autonomia fiscale: tutti i bilanci dei Governatorati, dei distretti, dei municipi sono parte del bilancio centrale approvato dal legislativo; i trasferimenti di fondi dal governo centrale costituiscono il 90% delle entrate locali. Altre entrate locali sono costituite da proventi derivanti da proprietà immobiliari urbane, terre coltivabili, tasse di registrazione di motoveicoli e concessione di licenze. La maggior parte dei fondi locali e regionali sono impiegati per spese già impegnate, come i salari e la gestione del debito. L’assenza di capitale al livello locale compromette la capacità di questi governi di intraprendere progetti di sviluppo. Due delle principali fonti di capitale locale sono il Conto dei fondi speciali nazionale 23 A titolo esemplificativo, nelle elezioni municipali dell’Aprile 1997, il Pdn iscrisse 47.000 candidati contro gli 11.550 dell’opposizione e degli indipendenti. Il Pdn vinse nel 49% delle circoscrizioni incontrastato. I partiti di opposizione hanno criticato il governo per brogli elettorali e repressione politica. L’affluenza alle urne è stata stimata al 20% degli aventi diritto. 24 (Special Funds Account) e i bilanci dei Consigli del popolo municipali. Il governo dell’Egitto ha implementato un certo numero di programmi in coordinamento con un’assistenza internazionale, per incrementare le capacità istituzionali locali e migliorare l’efficienza amministrativa. In collaborazione con programmi statunitensi (United States Agency for Internationa Development)24, e programmi delle Nazioni Unite i funzionari di governo hanno sviluppato programmi per incrementare la devoluzione di autorità al governo locale e incrementare la sua partecipazione nello sviluppo rurale. Sui problemi del decentramento, e più in generale del governo locale, in Egitto si segnalano le interessanti ricerche condotte dal Public Administration Research & Consultation Center, presso il Dipartimento di economia e scienze politiche dell’Università del Cairo25. In un lavoro recente26 sono state ricostruite le linee teoriche dei fenomeni legati all’amministrazione locale in Egitto, mettendone in evidenza alcune criticità. Il sistema amministrativo locale egiziano è uno dei più antichi sistemi di amministrazione locale, infatti risale ai Consigli locali creati nel 1883 durante l’occupazione britannica. Il sistema fu poi sviluppato su un modello francese, basato sulla possibilità di organizzare i poteri locali in termini generali attraverso la legislazione, e dando grande spazio di intervento al governo centrale per supervisionare le attività e 24 25 Sito web: <http://www.usaid.gov/index.html>, maggio 2003. PARC: <http://www.parc.edu.eg>, maggio 2003. 26 Ali EL SAWY, The Problems Of Local Organization In Egypt, 1999 (cfr.: <http://www.parc.edu.eg/english/publications/administrative/the_problems.html>, maggio 2003). Il libro si articola in quattro capitoli. Il primo è intitolato: Gli imperativi dei sistemi locali e il decentramento e affronta i concetti teorici principali e le risultanze pratiche in materia di sistemi locali nella società moderna. La sezione sui concetti comprende decentramento, decentramento amministrativo, gli stili del decentramento e i metodi di supervisione. Il secondo capitolo è intitolato La struttura politica dell’amministrazione locale in Egitto: si confronta con la relazione fra le entità centrale-locale nella storia dell’Egitto moderno; si evidenziano i ruoli giocati dagli organi e dai ministeri in relazione alle amministrazioni locali. Il terzo capitolo affronta La struttura organizzativa delle “località” nella dimensione amministrativa, organizzativa e legale; questo capitolo analizza le relazioni fra gli organi locali e i meccanismi di controllo. Il quarto capitolo è intitolato I sette problemi del sistema locale egiziano: esamina i principali problemi del sistema locale che necessitano di essere risolti. Le soluzioni variano da quella legislativa (adatta per organizzare le relazioni tra le nuove comunità e le vecchie “località”) e il continuo addestramento per le risorse umane da inserire nelle comunità locali. 25 assicurare una certa unità di stile amministrativo. Il sistema inglese, d’altra parte, consente variazioni negli stili amministrativi, mentre dà poteri di supervisione solo al Parlamento e al potere giudiziario. Il sistema francese fu ulteriormente sviluppato durante la presidenza di Francois Mitterand, avendo come obiettivo la maggiore indipendenza, sia finanziaria che amministrativa, dei Consigli locali. I compiti delle autorità locali sono disciplinati da leggi ordinarie, mancando specifici riferimenti nella Costituzione. In particolare è previsto che i Consigli possano utilizzare strumenti di tipo parlamentare, come il diritto di porre domande, di svolgere dibattiti e discussioni. Questi strumenti sono rivolti dal consiglio elettivo all’organo esecutivo, come nei sistemi presidenziali, dove c’è una separazione dei poteri tra le autorità legislative ed esecutive. In questo caso, però, il Consiglio locale è privo di un potere costituzionale indipendente. I poteri dei Consigli locali sono molto ridotti e vanno esercitati sotto la supervisione del governo centrale, del governatore o del Consiglio supremo dell’amministrazione locale (Supreme Council of the Local Administration). Questi ultimi due corpi hanno eroso una parte dei poteri utilizzati dal governo centrale in relazione alle realtà locali e agli organi locali elettivi. 3. La gestione delle città La gestione di nuove realtà urbane che si stanno sviluppando sul territorio egiziano ha stimolato una riflessione teorico-pratica sui modelli di gestione e di governo migliori da utilizzare27. È stato notato che esistono due fondamentali approcci alla gestione delle nuove città: la gestione dello sviluppo dei progetti e la gestione della società. Nel primo caso si tratta essenzialmente di gestire programmi, e l’attività è molto più semplice rispetto alla gestione, e cioè alla costruzione di un tessuto sociale fatto di relazioni tra i cittadini. A livello governativo, si è 27 Si veda il resoconto della conferenza sul tema Managing the New City temuta da Ahmed Saker Ashour e disponibile sul web all’indirizzo: <http://www.parc.edu.eg/english/ publications/conferences/managing_cities.html> (maggio 2003). 26 incoraggiato il fenomeno e in modo particolare la costruzione di un’organizzazione di investitori per migliorare il livello dei servizi. L’osservazione condotta sui casi relativi alla regione industriale di Assuit, a Ramadan City, a Borg El Arab e a El Nahada ha evidenziato alcuni punti fermi: le nuove città possono costituire un’occasione per sperimentare nuovi percorsi di gestione; pur non essendo uguali fra loro esse hanno la stessa vita e le stesse necessità sociali; è necessario diminuire il livello di centralizzazione; bisogna valorizzare al massimo i terreni agricoli che rappresentano un’importante fonte di ricchezza delle nuove città. Si è inoltre evidenziata in molti dei casi analizzati la mancanza di una pianificazione sistematica ed efficace. Un caso particolarmente interessante è costituito dal Governatorato urbano di Ismailia. Questo centro è stato testimone di una rapida crescita della popolazione e dell’urbanizzazione negli ultimi 25 anni. Tuttavia in assenza di un piano strategico e di un approccio complessivo, questo percorso di sviluppo ha avuto effetti negativi per le risorse naturali e ha creato dei guasti ambientali di notevole portata. Benché i problemi fossero differenti tra i diversi cinque distretti (marakiz) del Governatorato, i temi di fondo erano simili. Per esempio, il drenaggio agricolo, gli scarichi municipali e industriali avevano inquinato il lago Timash, la maggior fonte di pesce e il maggior centro ricreativo e turistico di Ismailia. Nei primi anni 90 queste sfide divennero improcrastinabili. La necessità di dare una soluzione a queste emergenze portò a un processo di ripensamento e di autovalutazione critica e da questo sforzo si elaborò un modello di gestione e pianificazione ambientale (Environmental Planning and Managment), concepito e sviluppato con il sostegno di un’agenzia delle Nazioni Unite denominata Centro per gli insediamenti umani, United Nations Centre for Human Settlements28, divenendo poi la base di un progetto più ampio riguardante una rete globale di città conosciuto come il Programma delle città sostenibili (Sustainable City Programme). La città di Ismailia, capitale dell’omonimo Governatorato è stata così selezionata per il primo progetto dimostrativo di città sostenibile nella 28 <http://www.unhabitat.org> 27 regione araba, nel 1992, attraverso il lancio del progetto Sustainable Ismailia Project. Il Governatorato ha assunto il ruolo di agenzia nazionale esecutiva per il progetto, il Programma di sviluppo delle Nazioni Unite (UNDP) è stato la maggior agenzia di finanziamento, mentre il Centro per gli insediamenti umani (Centre for Human Settlements) ha assunto il compito di agenzia di cooperazione tecnica. Il progetto ha puntato a promuovere uno sviluppo sostenibile dal punto di vista ambientale, finanziario e istituzionale nella città, attraverso un incarico articolato in tre parti: innanzitutto, la preparazione di un piano strategico di sviluppo per Ismailia che includesse gli elementi chiave per la gestione ambientale, quindi la costruzione di un portafoglio di investimenti di capitali e di progetti di assistenza tecnica idonei a sostenere lo sviluppo, ad aggiornare le infrastrutture sociali e produttive e a sostenere le risorse ambientali e naturali della città; in ultimo, il rafforzamento delle capacità istituzionali pubbliche e private di pianificare e gestire uno sviluppo e una crescita urbana coordinata, con particolare attenzione alla partecipazione della comunità. Questo progetto si è sviluppato con buoni esiti, tanto da porsi come parametro di riferimento per le altre città (anche al di fuori dell’Egitto) che hanno sviluppato il programma. I cambi di leadership politica che Ismailia ha avuto nel corso dello scorso decennio hanno influenzato la continuità del progetto ma l’alta valenza tecnica che allo stesso è stata riconosciuta, ne ha in parte messo al riparo l’evoluzione. Il Governatorato si è mosso poi verso una maggiore istituzionalizzazione del progetto (che vedeva coinvolti vari stakeholder, quali l’Agenzia delle Nazioni Unite, agenzie di Paesi stranieri come la Svezia, non facenti parte delle realtà istituzionali nazionali, ma indispensabili per gli apporti di capitale e di know-how), che è stato riproposto con gli adattamenti necessari nei rimanenti quattro distretti del Governatorato. Uno dei maggiori obiettivi conseguiti dal progetto è stata la creazione di una sensibilità diffusa rispetto ai problemi ambientali al livello dei Governatorati e delle città, rendendo molto presente la questione dello sviluppo sostenibile nei dibattiti e nella pratica locale. Inoltre il progetto ha creato durevoli cambiamenti nell’approccio ai modelli amministrativi che richiedono coordinamento, 28 lavoro di squadra, condivisione di informazioni, come pure molto significativo è il fatto che è stato applicato un piano strategico completo, un modo di lavorare che deve essere ancora completamente adottato dalle autorità locali. Alcuni fattori hanno avuto un’influenza determinante sul processo: la complessità del problema ambientale (essenzialmente legato alla necessità di recuperare il lago di Timsah ad una dimensione ecologicamente corretta), l’urgenza, il desiderio dei diversi stakeholder a partecipare e cooperare, l’impegno politico, la presenza di alcuni aspetti di rivalità istituzionali, la capacità del problema di attrarre interesse e risorse. Un primo e drastico spostamento nel modo di porsi di fronte al problema da risolvere è stato il cambiamento di posizione da chi nega la responsabilità per eventuali condotte inquinanti allo sviluppo di un senso di appartenenza del lago. Non sono mancati elementi che hanno influenzato negativamente il processo: innanzi tutto una certa resistenza alla condivisione delle informazioni, poi la resistente centralizzazione dei precedenti piani di sviluppo urbani e infine il controllo da parte dell’esercito e dell’autorità del Canale di Suez di terreni di primaria importanza in varie località del Governatorato, che in molti casi hanno impedito la rapida realizzazione dei piani di sviluppo. Queste problematiche hanno suggerito di indirizzare la realizzazione dei progetti dove la città aveva avuto esperienze di successo, formalmente aggiornando progetti in parte già avviati. La questione strategica della definizione del futuro percorso di crescita e la direzione spaziale dell’espansione non è stata ancora avviata in maniera soddisfacente; similmente la questione del collegamento della pianificazione urbana con i problemi ambientali ha ancora ampi margini di miglioramento. Questo primo progetto nato nel 1992 è stato rilanciato e in parte istituzionalizzato nel 199729 con una partecipazione sempre più determinante del Governatorato di Ismailia, pur mantenendo l’apporto di varie agenzie nazionali e non (Social Development Fund of Egypt, Danish International Development Agency - DANIDA, United Nations Development Programme - UNDP, United Nations Human Settlements Programme - UN-Habitat). 29 <http://www.unhabitat.org/offices/roaas/egypt/index.htm>, (maggio 2003). 29 Capitolo III I progetti attivati 1. Gli interventi in campo economico Il Paese sta cercando di sviluppare un programma di ampio respiro, che parte dai piani di sviluppo varati negli ultimi venti anni e guarda in avanti per altrettanti anni, puntando al conseguimento di obiettivi di lungo periodo, fino al 202230. I principali obiettivi del piano quinquennale sono i seguenti: - promozione della qualità della vita e miglioramento degli standard di vita attraverso il miglioramento dei servizi basilari; - miglioramento delle misure in favore delle famiglie; - aumento dell’occupazione; - aumento del tasso di crescita economica fino a una media del 6,2% per anno attraverso il piano quinquennale, così da portare il prodotto interno lordo a circa 491,6 miliardi di sterline egiziane al prezzo di base per l’ anno 2001/02, contro i circa 363,14 miliardi nell’anno 2001/02. Nel primo anno del piano, il tasso di crescita reale desiderato deve raggiungere il 4,6%, aumentando il Pil approssimativamente a 415 miliardi e le entrate pro capite a 6,030 miliardi. - Ripristino del bilancio economico aumentando la stabilità monetaria e finanziaria attraverso un pacchetto armonizzato di strumenti di politica monetaria e finanziaria idonei ad accelerare i tassi di sviluppo negli anni pianificati. Il bilancio economico può anche essere 30 http://www.sis.gov.eg/public/yearbook/2002/html/eyb00.htm, (maggio 2003) 30 ripristinato generando un surplus nel bilancio corrente fino a circa 2 miliardi contro un deficit stimato nel 2001/02 di circa 11,7 miliardi. A questo fine, servizi e esportazioni dovrebbero crescere a un tasso medio del 10% annuo. - Miglioramento della partecipazione delle donne nel processo di sviluppo, specialmente nella forza lavoro, fino al 18% nel primo anno del piano (dal 17,7% della precedente rilevazione), e fino al 19,2% alla fine del piano, ad un tasso di crescita medio del 4,4%. - Incremento della fornitura di servizi di base nelle aree rurali, migliorando le condizioni dei villaggi e attivazione delle risorse locali legate al turismo. - Rafforzamento della sicurezza dei cittadini e del Paese, assicurando le necessarie forniture alle Forze armate e alla polizia. Il piano per il 2002/03 punta a realizzare un tasso di crescita della produzione del 4,5% circa. Si prevede che il settore privato possa contribuire con il 74,9% del Pil nel 2002/03, contro il 74,6% dell’anno precedente. La storia economica recente dell’Egitto è piuttosto altalenante. Negli anni 90 si sono registrati progressi significativi, anche in conseguenza dello schieramento politico filo-occidentale durante gli avvenimenti della guerra del Golfo, che ha consentito al Paese di ottenere consistenti finanziamenti e la cancellazione di metà del debito pubblico presso i governi occidentali, con effetti particolarmente positivi sul riequilibrio degli indicatori macroeconomici. Va considerato che i benefici della ripresa, pur fortemente condizionata dalle congiunture di politica internazionale, hanno portato l’Egitto ad occupare la seconda posizione nel mondo arabo, dopo l’Arabia Saudita, per dimensione economica. Il tenore di vita è stato innalzato e si apprezza un significativo miglioramento del sostrato infrastrutturale. 31 Figura 1 Andamento del Pil PIL (mld.US$) 1996 PIL reale (tassi % di crescita) 1997 1998 1999 PIL pro capite (US $) 2000 Fonte: Caimed All’interno della linea finanziaria Meda, legata al partenariato euromediterraneo, l’Unione Europea ha stanziato 250 milioni di euro per la promozione del programma di sviluppo industriale, nella prospettiva dell’attuazione del regime di libero scambio. Le stime ufficiali relative al Pil per il 2000/01 assegnano al settore agricolo il 16% del contributo sul totale, l’8% al settore petrolifero, il 20% al settore minerario e manifatturiero, il 6% al comparto delle costruzioni ed un significativo 50% al settore dei servizi. 32 Figura 2 Composizione del Pil (2000/01) agricoltura 16% settore petrolifero 8% costruzioni 6% settore minerario e manifatturier o 20% servizi 50% Fonte: Caimed. È altrettanto significativo, però il dato relativo ai consumi pubblici e privati, articolati in maniera tale che la domanda interna risulta superare l’offerta per l’equivalente di 6 punti percentuali: il dato scaturisce dalla differenza tra l’esportazione di beni e servizi, pari al 18% del Pil e l’importazione di beni e servizi, pari al 24% del Pil. La domanda interna è particolarmente forte per i beni di consumo durevoli, il sistema casapersona e le spese mediche. Il movimento inflattivo è in rallentamento, anche in conseguenza della nuova prospettiva in tema di politica monetaria recentemente adottata dal governo. Tuttavia una nuova fase di inerzia politica ha aggravato i problemi di bilancio pubblico e delle esportazioni, legate anche alle scelte di politica monetaria. Nel World Economic Outlook del settembre 2001, il Fondo monetario internazionale ha corretto le proiezioni ufficiali del tasso di crescita del governo, che dal 4,9% è passato al 3,3%. Il rallentamento della crescita è legato ad una crisi di liquidità che si è affacciata alla fine degli anni 90 e si è acuita in questi ultimi due anni. La crisi ha determinato conseguenze sul mercato dei cambi, la borsa ha subito perdite consistenti, creando problemi al proseguimento del processo di privatizzazione e, di riflesso, alla concretizzazione dello sviluppo fondato sulla liberalizzazione delle quote di mercato. La causa 33 principale di tale crisi va ricercata nella politica monetaria, che sta attualmente attraversando un cambiamento di direzione non ancora sufficiente a recuperare il danno pregresso. Nel febbraio 2001 è stata annunciata una nuova politica di fluttuazione che, con successivi aggiustamenti, ha consentito il riequilibrio della bilancia dei pagamenti correnti. La ristrutturazione della politica monetaria può rappresentare un impulso significativo nella direzione della crescita economica e le nuove stime sono attestate intorno al 4,8% per il 2002. A fronte dell’impegno governativo vanno però ancora considerate le congiunture internazionali ed il particolare contesto regionale, notevolmente sensibile, anche sotto il profilo sociale, alle delicate e fluttuanti dinamiche politiche. L’Egitto attraversa attualmente la fase avanzata di un processo di transizione considerevolmente importante, una linea di sviluppo iniziata più di dieci anni fa dal presidente Sadat, quando il Paese ha avviato una serie di riforme economiche con il programma di aggiustamento definito insieme al Fondo monetario internazionale. Tale processo dovrebbe attivare un circolo virtuoso in un ambito pienamente integrato, nel contesto dell’Unione Europea e, in particolare, rispetto all’Italia, da sempre fra i primi partner commerciali dell’Egitto. Il 26 giugno 2001 è stato firmato l’accordo di Associazione all’Unione Europea per la costituzione di un’Area euro-mediterranea di libero scambio31. Tra gli indicatori del processo di apertura del mercato egiziano si ricordi: - il moltiplicarsi, a partire dal 1995, delle fiere internazionali specializzate (attualmente si svolgono al Cairo non meno di 50 fiere ogni anno); - lo sviluppo della grande distribuzione (grandi magazzini e centri commerciali di tipo moderno), che oggi soddisfa soprattutto i bisogni e la voglia di modernità delle fascia intermedia ed alta della popolazione; 31 Tale accordo, negoziato fin dal 1995, è stato da più parti considerato lesivo degli interessi delle imprese esportatrici egiziane, che verrebbero danneggiate dalla forte concorrenza di prodotti europei a più alto contenuto di know-how e tecnologia. 34 - l’offerta crescente e diversificata dei beni di consumo, che riflette la recente evoluzione della composizione della domanda delle famiglie. In linea di massima si può dire che si assiste ad una crescita moderata ma costante, che caratterizza il Paese negli ultimi sei anni. Tuttavia le esigenze di ammodernare il settore primario e, contestualmente, di assecondare il processo di sviluppo industriale e di elevare il tenore di vita della popolazione, soprattutto dei ceti medi, ha recentemente accentuato la tendenza verso un punto critico, caratterizzato da una bilancia dei pagamenti in pesante passivo e dalla conseguente tripla svalutazione della moneta nel 2001. Secondo i dati forniti dalla Cbe (Central Bank of Egypt), l’incremento reale del prodotto interno lordo alla fine dell’esercizio finanziario 2000/01 (l’esercizio finanziario termina a giugno dell’anno solare) è stato del 4,9 % per un valore di 316 milioni di lire egiziane. Il tasso di inflazione, secondo i dati della Cbe, è risultato pari al 2,4%, contro il 2,8% del 1999/2000 e il 3,8% del 1998/99. Figura 3 Tasso di inflazione, 1996-2000 8,2 3,8 3,8 2,4 2,8 1996 1997 1998 1999 2000 Fonte: Caimed La disoccupazione è in continua discesa e si è attestata al 7,6 per cento nel 2000. 35 Figura 4 Tasso di disoccupazione, 1996-2000 8,8 8,5 7,9 7,9 1996 1997 1998 1999 7,6 2000 Fonte: Caimed. Sebbene il governo egiziano abbia promosso e, almeno in parte, avviato profonde riforme strutturali - perseguimento di programmi di privatizzazione, anche nel settore bancario, attrazione di capitali stranieri per collaborazione industriale, joint venture - e sebbene queste abitudini abbiano stimolato gli investimenti ed abbiano condotto ad una graduale ripresa dell’economia, tali interventi non possono essere considerati sufficienti. Per favorire in pieno la ripresa sarà necessario garantire agli investitori non solo incentivi economici, ma anche e soprattutto chiarezza delle regole del gioco, efficienza e trasparenza. 36 Tabella 1 Riepilogo degli indicatori macroeconomici 1996/97 1997/98 1998/99 Pil (mld US Dollars) 75.6 82.3 88.4 Pil reale (% crescita) Pil pro Capite (US $) % inflazione media Saldo Bilancio Pubblico/Pil (%) Debito estero pubblico/Pil (%) Debito estero/Pil (%) 1999/00 2000/01 98.0 97.5 5.3 5.7 6.1 5.1 4.9 1258 1342 1411 1532 1493 8.2 3.8 3.8 2.8 2.4 -0.9 -1.0 -4.2 -4.7 -- 49.0 48.8 48.7 48.9 -- 38.0 34.0 31.7 28.5 27.5 4445 6388 7078 17008 17861 16432 7.9 7.9 7.6 3,396 3,446 3,850 Esportazioni (mil US 5345 5128 Dollars) Importazioni 15565 16899 (mil US $) (%) disoccupazi 8.8 8.5 one urbana Sterlina egiziana/US 3,389 3,388 $ (media annua) Fonte: Economist Intelligence Unit, 2002. 37 Fonti Siti web <http://www.gksoft.com/govt/en/eg.html> <http://www.Ambasciata d’America> d’Egitto a Washington, Stati Uniti <http://<HThe World Factbook> <http://Freedom in the World> <http://United Nations - Economic and Social Development Web Site> <http://Millennium Development Goals> <http://UNDP-POGAR Programme on Governance in the Arab Region Egypt> <http://Egypt to undergo an administrative revolution in public services> <http://Public Administration Research & Consultation Center (PARC)> <http://SIS Publications-Yearbooks> <http://Costituzione egiziana 1971> <http://Governatorati> <http://ACCPUF Le Droit Constitutionnel EGYPTE - index> 38 <http://www.sis.gov.eg/> <http://www.presidency.gov.eg> <http://www.assembly.gov.eg/EPA/en/Index.jsp> <http://www.shoura.gov.eg/> <http://www.imf.org/external/country/EGY/index.htm> <http://www4.worldbank.org/sprojects/Results.asp?st=DetSrc&Coun =EG> Bibliografia Henri LAMBA, Code Administratif égyptien, Paris, Librairie de la societe du recueil sirey, 1911. 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