Il messaggio di Candice, ragazza Indaco
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Il messaggio di Candice, ragazza Indaco: « Allora non avevo nessuna idea di come o del perché io fossi diversa, ma negli ultimi mesi ho cominciato ad intuirlo. Ora sono felice che quelle esperienze mi abbiano resa più forte, anche se all’epoca mi inorridivano. Ho passato la mia infanzia e adolescenza sentendomi completamente sola. Non c’era nessuno con cui potessi veramente trovarmi bene. (…) [Oggi] sto imparando a non nascondere la vera me stessa che mi porto dentro, che è una creatura bellissima. Ora che sono tornata a [casa a] Toronto, mi sento interiormente molto più integra, e ho molto più potere di prima. (…) Anche divenire consapevole del fenomeno Indaco ha contribuito a chiarirmi molte cose e mi ha aiutata a capire meglio chi e cosa sono, e perché sono qui in questo momento. Ciò mi ha dato la forza di guarire tutte le ferite del passato in modo da poter continuare a vivere come un essere umano forte, che ha fiducia in sé. Ho deciso di riversare tutta questa energia finora inutilizzata nella mia musica, scrivendo sui temi realmente importanti della vita. Molte volte ho incontrato resistenza mentre condividevo con gli altri il fatto che mi sentissi “avanti” rispetto alla maggior parte elle persone –avanti rispetto al mio tempo, per dirla con una frase presa a prestito. Ciò che ho imparato, sperimentato e sentito va molto al di là di quello che la maggior parte della gente riesce anche solo lontanamente a immaginare. Per me questo si è rivelato molto frustrante e talvolta devastante, specialmente perché ho commesso l’errore di parlare apertamente di questa “conoscenza” non sono stata capita, anzi mi è stato detto che ero io quella che proprio non ci arrivava, che sono troppo giovane per avere quel tipo di saggezza e che sono egoista quando dico di sentirmi “al di là” di qualcuno che ha più esperienza di me in queste cose. (…) Non credo di dare una grande importanza al fatto di essere un’Indaco –lo faccio solo per lo scopo di questo libro, che è quello di aiutare la gente a capire cosa significa esserlo. La questione degli Indaco mi aiuta semplicemente a capire cosa ho passato –e continuo a passare. Una volta lo consideravo come un peso, odiavo essere diversa. Ora ne sono felice, perché lo capisco e lo posso definire come un’avventura. Mi sveglio ogni mattina sentendomi come un bambino il giorno di Natale; e pensare che non credevo mi sarebbe mai riuscito di sentirmi di nuovo così. Invece eccomi qua, e mi godo ogni giornata. Sono viva e gioiosa in mezzo alla meraviglia di che cos’è la vita. Tutti indistintamente hanno accesso a cosa c’è là fuori, sebbene gli Indaco sembrino in grado di “capirlo” molto prima degli altri. Concludendo, grazie alla mia esperienza personale il migliore consiglio che posso dare a chi si interessa di Indaco è di mostrare comprensione verso di loro. Gli Indaco hanno solo veramente bisogno del vostro amore e sostegno, ma non possiamo essere sani se ci fate sentire rifiutati. Abbiamo bisogno di sapere che siamo amati, sostenuti, e importanti. Sapendolo, avremo il potere di essere chi veramente siamo, senza vergognarci di essere “diversi”. Non so quante volte ho desiderato questa semplice cosa: che qualcuno mi dicesse che mi amava e che io ero speciale. Non con condiscendenza, ma in modo da rafforzarmi, da darmi la sensazione che avevo un compito importante qui, come lo abbiamo tutti.» (I Bambini Indaco, di L. Carroll e Jan Tober, Macro Edizioni 2003)
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