sulla pelle altrui
Transcript
sulla pelle altrui
Inchiesta Foto: copyright Danwatch Le scarpe LA NOSTRA INCHIESTA Cosa si cela dietro la filiera produttiva delle scarpe in pelle? Come si comportano le grandi aziende del settore dal punto di vista economico, sociale e ambientale? SUL CAMPO E IN AZIENDA L’inchiesta è stata realizzata grazie al supporto di Danwatch, l’organizzazione danese indipendente di investigazione sull’etica sociale. L’indagine sul campo è stata fatta in Brasile e in India, due tra i Paesi più rappresentativi della filiera delle scarpe di pelle. Inoltre, attraverso un questionario sottoposto alle aziende, abbiamo valutato la condotta più o meno etica dei principali colossi internazionali delle calzature. 32 Altroconsumo 257 • Marzo 2012 sulla pelle altrui Dai Paesi emergenti alle vetrine europee, il business delle calzature è caro per lavoratori e bestiame. come mattatoio. È questo il marchio indelebile impresso sulla maggior parte delle scarpe che indossiamo ogni giorno. Un mercato florido, quello delle scarpe in pelle, pari al 60% delle importazioni di calzature in Europa. Da mattatoio è lo stile di vita del bestiame, soprattutto bovini, allevati per produrre carne, e in parte per trarre cuoio grezzo destinato alla lavorazione nelle concerie, che spesso si trovano in Paesi molto M lontani. Da mattatoio sono le condizioni di lavoro nelle fabbriche del Sud del mondo, dove si producono le scarpe destinate ai mercati internazionali. Sono mondi lontani dalle vetrine delle grandi città, ma esistono e questa inchiesta è un invito (per chi ne ha voglia) a un momento di riflessione. Gli allevamenti in Brasile Il Brasile è il maggior esportatore mondiale di pellame bovino e lo stato del Mato Grosso è una delle aree con le più www.altroconsumo.it grandi mandrie di bovini e il maggior tasso di deforestazione per fare spazio agli allevamenti. Non è stato possibile accedere direttamente ai mattatoi e agli allevamenti, ma abbiamo potuto intervistare esperti e testimoni sul posto. I loro racconti illustrano una situazione lavorativa difficile e a volte proprio estrema. Gli allevamenti sono molto isolati e costringono i lavoratori a condizioni di vita degradanti. Devono sottostare alle regole del “gato”, un faccendiere che organizza e gestisce con metodi poco ortodossi i lavoratori, spesso vincolati a lui da debiti. Non esistono luoghi appropriati per il riposo, è difficile procacciarsi il cibo e ci sono stati segnalati casi di violenze fisiche e psicologiche. Anche nei mattatoi la vita è molto dura. I lavoratori sopportano temperature rigide, svolgono attività ripetitive (alla lunga dannose per la salute) e in assenza di adeguate misure di sicurezza. Gli incidenti, anche fatali, non sono un’eccezione. Le concerie in India Dall’altra parte del mondo, nello stato indiano del Tamil Nadu, si concentra il 60% delle concerie del Paese. Ne abbiamo visitate sei, di varia grandezza. Una di queste è piuttosto grande ed è partner di grandi marchi internazionali, come Clarks e Timberland. Per motivi religiosi, l’India gode di una delle migliori legislazioni al mondo in tema di rispetto degli animali, ma abbiamo verificato che almeno nel settore del pellame non esiste alcun “animal welfare”. Il bestiame è trasportato ammassato su mezzi sovraccarichi e, dopo un viaggio estenuante, gli animali giunti nei mattatoi spesso vengono soppressi senza le dovute misure per ridurne la IL VIAGGIO DELLE SCARPE NEL MONDO Il mercato europeo delle scarpe è il più grande a livello mondiale. L’Italia è al quarto posto per consumo di calzature in Europa. Il Brasile è il maggior esportatore di pelle seguito da Usa, Italia e Argentina. L’87% della produzione mondiale di scarpe è concentrata in Asia: Cina, India e Vietnam sono i maggiori produttori. Allevamento Il bestiame viene trasportato, spesso su lunghe distanze, fino ai mattatoi. La carne è destinata prevalentemente all’industria alimentare, una parte della lavorazione riguarda la produzione di pelle. Concerie Dopo la macellazione il cuoio grezzo viene trasportato nelle concerie. Qui deve essere trattato e lavorato in modo che non marcisca. Manifattura In alcuni casi il cuoio lavorato passa alle manifatture attraverso intermediari. Le fabbriche sono grandi, medie o piccoli laboratori artigianali, ma tutte richiedono un’alta intensità di lavoro. Trasporto Le scarpe devono raggiungere grossisti e/o esportatori, distributori, negozi e altri canali di vendita prima di essere disponibili per i consumatori nel mercato europeo. EUROPA CINA INDIA VIETNAM IN CIFRE Venduto all’anno: 6,2 mil. di euro pari a 279 mil. di paia BRASILE INDONESIA Costo medio di importazione di un paio di scarpe: 7,81 euro www.altroconsumo.it Marzo 2012 • 257 Altroconsumo 33 Inchiesta Il marchio vende i propri prodotti attraverso 230 società affiliate, distribuite in tutto il mondo. Veja è un’azienda francese, le cui fabbriche sono sottoposte ai controlli della certificazione “Fairtrade”. Clarks è uno dei maggiori produttori di scarpe per il tempo libero, con un venduto di 40 milioni di paia in 50 Paesi. OTTIMO È l’unica azienda a ottenere risultati lusinghieri in un settore che mostra poco impegno sia per l’ambiente sia per agli aspetti etici. Nella manifattura ricorre all’uso di colle a base di acqua, senza solventi, meno inquinanti e meno dannose per i lavoratori. Dichiara di non comprare pelle dal Brasile, per non favorire la deforestazione, ma la tracciabilità della materia prima non è sempre chiara. BUONO Una delle poche aziende a fornire informazioni sugli standard e gli obiettivi programmati in campo socioambientale attraverso il proprio sito (www.veja.fr). Politiche sociali forti, grazie al numero limitato di fornitori sia per le materie prime che per la manifattura. La produzione delle scarpe, però, dipende dalla disponibilità di materiali locali, quindi non è sempre garantita. BUONO Dal punto di vista ambientale, impone requisiti ai propri fornitori. Per esempio, utilizza materiali riciclati per la produzione di scarpe e confezioni. Uno degli aspetti più positivi è che estende i controlli sulle politiche sociali della manifattura ai fornitori indiretti. Anche la trasparenza aziendale è buona, come dimostra anche la disponibilità di contenuti etici sul sito. GIUDIZIO GLOBALE 81 GIUDIZIO GLOBALE 75 GIUDIZIO GLOBALE 67 Marchio del gruppo Royer, distribuito in tutto il mondo. L’85% della produzione è in India e nel sud est asiatico. Produce scarpe e accessori in più di 65 Paesi, attraverso una catena di oltre 800 negozi diffusi sul territorio. Marchio della multinazionale Reckitt Benckiser, maggior produttore mondiale di articoli per la pulizia della casa. SUFFICIENTE L’azienda prevede test sulle sostanze chimiche per ogni modello di scarpe e impone requisiti ambientali ai propri fornitori. Per ora il giudizio sulla fornitura della pelle è negativo, ma Kickers dichiara che sono in fase di studio calzature con minore impatto ambientale (pelli tinte con titanio invece che cromo). Buone le politiche sociali nei confronti dei lavoratori. SUFFICIENTE Offre un livello sufficiente di tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori nelle concerie, scegliendo almeno il 25% dei fornitori che aderiscono al Leather Working Group, un sistema di valutazione e di controllo delle buone pratiche ambientali. I fornitori devono fornire risultati di test relativi all’uso di sostanze chimiche pericolose per tutti i prodotti in pelle. INSUFFICIENTE L’azienda non ha risposto al nostro questionario. il sito è sguarnito di informazioni. Il codice di condotta e quello ambientale non specificano nulla sul trattamento degli animali né sull’origine delle pelli. L’unico sforzo sembra rivolto alle politiche sociali, sono infatti previsti controlli presso i fornitori diretti per la manifattura. GIUDIZIO GLOBALE 59 GIUDIZIO GLOBALE 48 GIUDIZIO GLOBALE Sei i marchi bocciati per la poca trasparenza e per le politiche insufficienti a tutela di lavoratori e ambiente. BOCCIATI I problemi delle aziende che abbiamo bocciato sono soprattutto la scarsa trasparenza e la mancanza di dati concreti. Il comportamento delle aziende lascia sospettare una sensibilità quanto meno insufficiente per i temi dell’etica e dell’impatto ambientale. 26 Leggere le schede I punteggi sono espressi da uno a 100 e riflettono la responsabilità sociale dell’azienda rispetto allo scenario presente. Politiche ottime Politiche buone Politiche accettabili Politiche mediocri GIUDIZIO GLOBALE 34 Altroconsumo 257 • Marzo 2012 X Politiche pessime Non collabora www.altroconsumo.it sofferenza. Nelle concerie i lavoratori sono sprovvisti di equipaggiamenti protettivi adeguati. Secondo le tesimonianze che abbiamo ricevuto, molti di loro soffrono di malattie professionali legate alle cattive condizioni di lavoro. Anche i salari sono inadeguati e spesso non garantiscono standard di vita dignitosi. DUE TESTIMONIANZE Inquinamento ambientale Il settore conciario è particolarmente inquinante. Esiste un obbligo di trattare le acque utilizzate per conciare le pelli, ma si tratta di procedure costose, generalmente non rispettate fuori dall’Europa. Le acque reflue possono contenere acidi, sali e metalli pesanti, in particolare il cromo. Spesso le falde acquifere e le aree coltivate nei pressi delle concerie sono contaminate. A rischio, oltre alla salute umana, sono la flora e la fauna acquatica. Coltivare l’etica In linea generale il settore conciario si è rivelato poco trasparente. Sono poche le aziende che si son prestate a collaborare all’inchiesta e che hanno fornito informazioni sufficienti sul proprio impegno etico. Alcune, come Timberland e Veja, si sono distinte per le politiche sociali e ambientali più trasparenti rispetto al panorama generale, ma nel complesso l’intero settore ha bisogno di un forte rinnovamento in senso etico. ¬ LA REALTÀ ITALIANA “Serve un’etichetta” In Italia esistono 1.330 concerie, molte concentrate in Veneto, che occupano 18 mila addetti e da cui dipende un fatturato annuo di oltre 4,5 miliardi di euro. Ce ne www.altroconsumo.it Condizioni disumane Soffocati dai gas In un allevamento in Brasile Rodrigues Gomes Guimaraes ha 26 anni e ha lavorato in diversi allevamenti di bestiame. “Qui gli animali sono trattati meglio dei lavoratori” ha dichiarato. “Se un bovino si ammala viene curato immediatamente, se succede a uno di noi viene abbandonato al proprio destino per settimane. Vi lascio immaginare cosa può succedere se si è morsi da un serpente”. Continua: “Tutti sanno cosa accade in questi allevamenti, ma si chiudono gli occhi. I lavoratori sono in ostaggio, lontano dalle loro famiglie, costretti a vivere in luoghi isolati. Io sono fuggito da lì”. In una conceria in India Quel giorno Ramu, un lavoratore di 32 anni, non sapeva cosa lo attendeva. Doveva pulire il serbatoio sotterraneo di rifiuti della conceria in cui lavorava, vicino al villaggio Pattarai, nel Sud dell’India. “Toglievamo il fango dalle cisterne con un secchio”, racconta un collega, “andavamo giù a turno, ma accadde che il primo non usciva. Allora un altro collega è andato a vedere cosa stava succedendo, ma non è risalito neppure lui. Ramu è sceso a vedere e non è tornato. Ne sono morti altri due dopo di lui, tutti soffocati dai gas tossici”. parla Salvatore Mercogliano, direttore dell’Unic, l’associazione nazionale di categoria dell’industria conciaria. Sud America e lì, insomma, se e quando le norme ci sono vengono attuate a singhiozzo. Cosa distingue la realtà italiana dal mercato straniero, spesso così critico? In Italia abbiamo contratti collettivi di lavoro, di cui uno stipulato di recente con il sindacato, ma anche una normativa ambientale tra le più restrittive del panorama conciario. Inoltre, tramite i bilanci etici offriamo un rendiconto sia dell’impatto ambientale del settore sia del rapporto sociale con il nostro personale. Ma noi siamo anche forti importatori... La merce che proviene dall’estero, sia allo stato grezzo sia i semilavorati, arriva in grande prevalenza da Stati dell’Unione europea, che detengono patrimoni zootecnici di qualità, adatta al valore delle nostre pelli e con un profilo etico analogo al nostro. Gli impianti italiani sono soggetti a controlli di tipo ambientale? I controlli sono esercitati dalle autorità, innanzitutto dalle Asl, che verificano per esempio lo stato degli impianti di depurazione. Le imprese devono rispettare regolamenti regionali provinciali e comunali. C’è rigore rispetto alla realtà estera? I nostri grandi concorrenti sono in Asia e in Come si distingue un prodotto italiano, realizzato con tutti i crismi? Un elemento di garanzia è la provenienza della pelle. I marchi “Vera pelle” e “Vero cuoio” garantiscono l’uso di pelle italiana nel rispetto di criteri socioambientali predefiniti. Ma a garanzia del made in Italy, chiediamo da tempo l’introduzione di un’etichettatura di origine, rilasciata alle aziende che rispettano requisiti ambientali ed etici condivisi. Marzo 2012 • 257 Altroconsumo 35
Documenti analoghi
Scarica il documento (formato Acrobat/pdf)
per un salario largamente al di sotto del minimo vitale. Il resto della popolazione invece subisce l’inquinamento dovuto alle acque di scarico non trattate che avvelenano
lentamente ma inesorabilme...