Gli Ipocriti - Laboratorio Teatrale
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Gli Ipocriti - Laboratorio Teatrale
Gli Ipocriti diretta da Melina Balsamo e Bruno Buonincontri ISA DANIELI in ECUBA Euripide adattamento con CARLO CERCIELLO FRANCO ACAMPORA FORTUNATO CERLINO CIRO DAMIANO NIKO MUCCI IMMA VILLA RAFFAELE AUSIELLO CATERINA PONTRANDOLFO AUTILIA RANIERI DANIELA VITALE scene ROBERTO CREA costumi DANIELA CIANCIO musiche PAOLO COLETTA luci CESARE ACCETTA regia CARLO CERCIELLO __________________________________________________________________ movimenti coreografici Eugenio Dura Lorella Santori scene foto Laboratori e Laboratori Flegrei di Rosario Imparato Oreste Lanzetta responsabile amministrativo direttore di scena Maurizio Crocco Egineta Fabio Lastrucci elettricista Farani fonico Rancati assistente regia Giusy Crescenzo assistente costumi Francesca Apostolico Luigi Esposito Franco Sabatino Lello Tortora sarta sculture scenografiche a cura di comunicazione Paola Manetta Giuliano D’Alterio costumi amministrazione attrezzeria amministratore compagnia noleggio luci F.S. di Sabatino Francesca Russo Carmine Iula organizzazione Melina Balsamo personaggi interpreti Ecuba Polidoro I^ coreuta II^ coreuta III^ coreuta Polissena Odisseo Taltibio Agamennone Polimestore Isa Danieli Raffaele Ausiello Imma Villa Autilia Ranieri Caterina Pontrandolfo Daniela Vitale Niko Mucci Ciro Damiano Fortunato Cerlino Franco Acampora Trama: L’Ecuba si apre con l’apparizione di un fantasma: Polidoro, figlio di Ecuba e di Priamo, assassinato per avidità di denaro da Polimestore, re di Tracia, lamenta il destino che l’ha colpito e rivela che l’ombra di Achille ha chiesto ai Greci, in sacrificio, sua sorella Polissena. Svanito il fantasma, Ecuba resta piena di angoscia: ha visto in sogno Polidoro, Polissena e un lupo sbranare una cerva, strappandola alla sua protezione. All’arrivo di Odisseo, che ha avuto l’incarico di prelevare Polissena, Ecuba, invano, fa appello alla gratitudine che l’eroe le deve per avergli salvato la vita a Troia, un giorno; egli obietta che fredde ragioni politiche impongono il sacrificio della figlia. Polissena si dichiara pronta a morire, consola la madre e si congeda da lei con dolcezza e rassegnazione. L’araldo Taltibio porta a Ecuba l’ordine dei comandanti greci di provvedere alle esequie della figlia e racconta, anche, con quanta nobiltà e coraggio la giovane abbia affrontato l’istante supremo. Nel mentre Ecuba impartisce le disposizioni per i funerali di Polissena, riceve, da un’ancella, la notizia che, sulla battigia, trasportato dalle onde del mare, è stato ritrovato il corpo senza vita del figlio. Agamennone, re dei Greci, viene a sollecitare i preparativi funebri ma si trova davanti l’inatteso cadavere di Polidoro; Ecuba spiega cosa sia accaduto ed esige, in nome dell’affetto che lo stesso ha per la concubina Cassandra, figlia di Ecuba e sorella di Polidoro, mano libera contro Polimestore. L’amico tracio, con il miraggio di un tesoro nascosto, accetta di recarsi da Ecuba con i figli al seguito e, assalito e immobilizzato, li vedrà morire prima di essere accecato; chiederà vendetta ad Agamennone, il quale, invece, avallerà l’operato di Ecuba. Il re tracio predice il futuro orribile che li attende: Ecuba cadrà in mare dall’albero della nave che la trasporta in Grecia e si trasformerà in cagna dagli occhi di fuoco; Agamennone, invece, verrà accolto da un bagno di sangue poiché la moglie Clitennestra ucciderà lui e Cassandra. Sdegnato dalle funeste profezie, Agamennone ordina di farlo tacere e lo destina ad esser gettato su un’isola deserta. Note di regia Qualunque guerra è un “macello” e chi la fa è un macellaio, ma Ecuba è, soprattutto, la tragedia delle vittime innocenti, degli “agnelli sacrificali”: i figli. Traditi e uccisi da chi li ospita, o sacrificati in nome di insulsi valori, imperativi e tradizioni militari, o peggio ancora, uccisi per vendetta, i figli innocenti pagano le colpe dei padri e placano, con il loro sangue, la sete di vendetta delle madri. Una furia bestiale, cancella ogni forma di pietà, anche quella materna. Una catena di morti reclama vendetta, come nelle faide criminali. Ecuba è tragicamente perdente, un grumo nero di odio e disperazione, che annega il suo folle tormento nel sangue, è la protagonista di una tragedia senza catarsi, senza scampo per nessuno, dove agiscono i resti di un’umanità terminale, incapace del benché minimo dignitoso riscatto. Ad Euripide si deve la creazione di una serie di grandi figure femminili, problematiche ed inquietanti, in cui la sensibilità tormentata, a volte torbida, non può e non sa trovare nelle facoltà razionali, soluzioni equilibratrici La nostra messa in scena, curata da Carlo Cerciello, vedrà Isa Danieli vestire i panni di una donna che percorre un impervio cammino; prigioniera affranta che contempla disarmata le proprie sciagure, abile oratrice che mette alle corde il tracotante nemico, sovrana che reindossa una maschera di dignità. Combatterà la violenza, accecata dal desiderio di vendetta per la perdita dei figli e, dando continuità ad una guerra lunga ed interminabile, sarà una macchina di morte in grado di progettare e mettere in pratica una sanguinosa resa dei conti. Lo spettacolo ha debuttato a Napoli al MADRE - Chiesa di Santa Maria di Donnaregina Vecchia nei giorni 24 e 25 giugno 2009 nell’ambito della seconda edizione del Napoli Teatro Festival Italia.
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