LA SCUOLA Silvio Orlando, Marina Massironi PRESENTAZIONE

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LA SCUOLA Silvio Orlando, Marina Massironi PRESENTAZIONE
LA SCUOLA
Silvio Orlando, Marina Massironi
di Domenico Starnone
con Vittorio Ciorcalo, Roberto Citran, Marina Massironi, Roberto Nobile, Silvio Orlando, Antonio Petrocelli,
Maria Laura Rondanini
regia di Daniele Luchetti
scene di Giancarlo Basili
luci di Pasquale Mari
costumi di Maria Rita Barbera
assistente alla regia Riccardo Sinibaldi
PRESENTAZIONE
Era il 1992, anno in cui debuttò “Sottobanco”, spettacolo teatrale interpretato da un gruppo di attori
eccezionali capitanati da Silvio Orlando e diretti da Daniele Luchetti. Lo spettacolo divenne presto un cult,
antesignano di tutto il filone di ambientazione scolastica tra cui anche la trasposizione cinematografica del
1995 della stessa pièce che prese il titolo La scuola. Fu uno dei rari casi in cui il cinema accolse un
successo teatrale e non viceversa.
Lo spettacolo era un dipinto della scuola italiana di quei tempi e al tempo stesso un esempio quasi profetico
del cammino che stava intraprendendo il sistema scolastico. “Ho deciso di riportare in scena lo spettacolo
più importante della mia carriera; fu un evento straordinario, entusiasmante, con una forte presa sul
pubblico”, dice Silvio Orlando. “A vent’anni di distanza è davvero interessante fare un bilancio sulla scuola e
vedere cos’è successo poi”.
Il testo è tratto dalla produzione letteraria di Domenico Starnone. Siamo in tempo di scrutini in 4D. Un gruppo
di insegnanti deve decidere il futuro dei loro studenti. Di tanto in tanto, in questo ambiente circoscritto, filtra
la realtà esterna. Dal confronto tra speranze, ambizioni, conflitti sociali e personali, amori, amicizie e scontri
generazionali, prendono vita personaggi esilaranti, giudici impassibili e compassionevoli al tempo stesso. Il
dialogo brillante e le situazioni paradossali lo rendono uno spettacolo irresistibilmente comico.
“Che cosa ci insegna, di nuovo, oggi, la vostra scuola?”, è stato chiesto a Silvio Orlando in un’intervista.
“Speriamo questo: dovremmo e potremmo essere cittadini migliori anche se tutta la società non è migliorata,
anzi. Non abbiamo più le utopie degli anni ‘70, e fin lì ci stanno le ragioni, ma nemmeno una scuola inclusiva
e solidale. Rete sociale, prima che didattica. Dava opportunità a tutti. Oggi è fonte di nuovi problemi: anche
quella pubblica è selettiva. Chi resta indietro, o ha meno di altri, fa fatica. Come la leva per alcuni aspetti, la
scuola insegnava ad aiutare il compagno in difficoltà. Oggi ci sono élite e il resto sta dietro. Ho molta
nostalgia della migliore scuola pubblica italiana. Ma facciamo ancora lo spettacolo per guardare avanti”.
LA STORIA
È tempo di scrutini in un malandato istituto tecnico alla periferia di Roma. La sala insegnanti è inagibile e ai
docenti tocca riunirsi in palestra a discutere i destini di un gruppo di alunni non proprio diligenti. A polarizzare
la discussione è l’allievo Cardini, che manifesta la sua sofferenza adolescenziale attraverso un ostinato
mutismo, rotto solo dal ronzio di mosca che sa imitare alla perfezione. Sul suo caso si scontrano le opposte
visioni del ruolo educativo: da un lato il professor Cozzolino, insegnante di lettere idealista e appassionato e
la professoressa Baccalauro, sempre dalla parte dei ragazzi; dall’altro il reazionario prof. Mortillaro, convinto
che “c’è chi è nato per zappare” e il doppiolavorista Cirotta, interessato solo a corteggiare le ragazze. Fra
una diatriba didattica e l’altra, si insinua la vita, con le sue frustrazioni quotidiane e amori che nascono e
muoiono secondo il ciclo dell’anno scolastico e dell’orario di lezione
RASSEGNA STAMPA (della prima edizione)
"Una boccata d'aria nell'odierna inflazione di monologhi o pièces a due." (Masolino D'Amico, La Stampa)
"Si ride come non capita quasi mai, in Sottobanco, questo cuore dalla prospettiva rovesciata."
(Gianfranco Capitta, Il Manifesto)
"Il colpo d'ala narrativo è nella straboccante, apocalittica cronaca di una gita di istruzione con la classe."
(Franco Quadri, La Repubblica)
"Uno dei pochi spettacoli che davvero sanno portare in scena la realtà." (Renato Palazzi, Il sole 24 ore)
"Il riso è assicurato e anche il divertimento, ma che paura, signori miei, fa questo corpo insegnante".
(Maria Grazia Gregori, L'Unità)
LA RECENSIONE
(…) Lo scrutinio finale diventa un rito, tramite il quale emergono e si svelano delusioni, illusioni, speranze,
magagne e capacità di studenti non proprio brillanti, ma soprattutto di coloro i quali sono responsabili della
formazione di questi ragazzi. E così, tra gite scolastiche devastanti, cassetti non ancora svuotati, una
palestra che assomiglia a un quartiere, tra i docenti si consuma un “massacro”, specchio della realtà
quotidiana, dove in realtà quelli a uscirne a brandelli saranno gli studenti (solo nominati) della classe 4D.
Altro protagonista oltre agli attori in scena e agli studenti nominati è il pettegolezzo, che spadroneggia tra le
pareti della scuola, e investe (non senza preavviso) il professor Cozzolino (Silvio Orlando) e la collega
Baccalauro (Marina Massironi). I due finiscono “sotto processo” sotto gli occhi inquisitori del resto del corpo
docente, rei di stare intrattenendo da lungo tempo, tra le mura scolastiche una relazione di natura personale.
A questa situazione aggiungiamo la frustrazione di un professore di francese (Roberto Nobile) che negli anni
ha smesso di credere nell’insegnamento e ormai distingue gli alunni in due classi: quelli destinati allo studio
e i “beduini” destinati a zappare la terra; un ingegnere col doppio lavoro che nell’insegnamento non ci ha mai
creduto e pensa solo a fare il cascamorto con le allieve (Antonio Petrocelli); un insegnante di religione dalla
sgradevole presenza (Vittorio Ciorcalo); un’insegnante di storia dell’arte che sente su di sé il peso di tutto
l’istituto (Maria Laura Rondanini) e un preside (Roberto Citran) con velleità poetiche.
Dal canto suo, Cozzolino difende una visione più “olistica” dell’insegnamento, continuando a pronunciarsi a
favore di Cardini, uno studente che ne combina di tutti i colori e che tutti vorrebbero bocciare; ma secondo il
professore di lettere e storia, il ragazzo, con la sua condotta, esprime solo il proprio lato creativo, attraverso
l’identificazione con una mosca, emblema di tutti coloro che si sentono prigionieri di un sistema scolastico
che non funziona, vent’anni fa come oggi.
www.teatro.it, Roberto Mazzone, 11 gennaio 2015
Link di approfondimento:
http://messaggeroveneto.gelocal.it/tempo-libero/2015/04/10/news/vi-riporto-a-scuola-perche-il-prof-vivaldisa-ancora-insegnare-1.11208322
http://www.teatroecritica.net/2014/04/silvio-orlando-la-scuola-massironi-jovinelli/
http://www.tgcom24.mediaset.it/spettacolo/marina-massironi-sale-in-cattedra-con-silvio-orlando_2098627201502a.shtml

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