Barcollo ma non mollo E` una nuova alba ed io
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Barcollo ma non mollo E` una nuova alba ed io
Giornalino Scolastico dell’I.I.S. Blaise Pascal di Pomezia PigreKo Dicemb re 2013 Giornali no sco lastico dell’I.I .S Blaise P ascal d i Pome zia http://pigrekopascal.wordpress.com/ Barcollo ma non mollo di Giorgia Maria Falco Dal giorno Giovedì 31\10 gli alunni del secondo e terzo piano del liceo Blaise Pascal hanno avvertito forti scosse di 5-6 minuti, affermando che le sedie tremavano. Questo episodio si è ripetuto una settimana dopo il giorno 4\11. La scuola ancora non era stata aperta, quindi si è pensato di mandare gli alunni a casa. Non essendo finiti i controlli anche il giorno dopo si è deciso di far rimanere a casa i ragazzi. Nel pomeriggio del giorno 5\11 una circolare postata sul sito della scuola affermava che dopo svariati controlli la scuola, non avendo avuto danni alla struttura portante non c'era pericolo quindi potevamo tornare a scuola. A questa circolare era allegato il verbale firmato dall'amministrazione provinciale, dall'ingegnere che ha effettuato i controlli e dal dirigente scolastico. Dunque il 7\11 siamo tornati a scuola e ci sono state un po’ di polemiche sul rientro a scuola perché molti genitori non si sentivano sicuri a mandare i loro figli e molti studenti non erano sicuri ad entrare. Il medesimo giorno si sono sentite delle scosse dunque il giorno seguente, l'8\11 alcuni studenti del classico hanno deciso di non entrare e, con i genitori, hanno deciso di restare fuori a protestare ciò ha comportato che l'11\11 la preside ha deciso di effettuare maggiori controlli chiamando la provincia, controlli che potrebbero superare i due giorni, comportando così agli alunni un grave disaggio soprattutto agli alunni dei quinti. E' una nuova alba ed io sono finalmente libera di Denise Minghelli Roma, ore 20:00 Sera, l'ennesima passata su quel vecchio divano da sola, abbandonata ai suoi pensieri. Il cane, un cucciolo di appena cinque mesi, che il ragazzo le aveva regalato come ennesima richiesta di perdono, si trovava sulle sue gambe e dormiva placidamente. "Almeno lui non ha paura né ha pensieri", sussurrò Elettra cambiando canale di nuovo. Quella televisione comunque non le serviva granché, non la guardava seriamente quasi mai, serviva solo come un elemento con il quale cercava di distrarsi da ciò che le sarebbe accaduto poche ore dopo. Ad ogni rumore sul pianerottolo sobbalzava leggermente, mordendosi le labbra e trattenendo il respiro. (Continua a pag.3) La Paura non ha forma di Gioele Serio Pioveva. Era notte. La strada era illuminata dai lampioni. Denise camminava lentamente, trascinando i piedi. Passi. Sì, sentiva dei passi dietro di lei. Si voltò. Nulla. E cos'altro poteva esserci se non il nulla. Continuò a camminare: "Maledetta sbronza, maledetta sbronza" pensò. Non sapeva dove stesse andando né perché. Camminava e basta, cercando di orientarsi al buio. Altri passi. Si voltò. C'era qualcuno. Un'ombra. Non riusciva a distinguerne i lineamenti: "Chi c'è là?". L'ombra scrollò le spalle e inclinò la testa di lato, come a voler studiare la ragazza. Denise tremava. Aveva freddo, era vestita in modo troppo leggero e aveva i capelli zuppi. Riprese a camminare. (Continua a pag. 4) Mi hanno detto di augurarvi Buon Natale, quindi, ecco, Buon Natale! (Continua a pag.2) di Sara Caracciolo 1 Giornalino Scolastico dell’I.I.S. Blaise Pascal di Pomezia Barcollo ma non mollo di Giorgia Maria Falco (Continua da pag. 1) Inizialmente chi ha effettuato i controlli diede colpa ad una falda acquifera che stava lì da molti anni. Premesso che Pomezia e dintorni è piena di pozzi trivellati, pozzi alla romana e sorgenti che fanno confluire molta acqua. Come dicevo questa falda è un fiumiciattolo che deriva dal lago di Albano e che, va a stuzzicare le fondamenta dei palazzi attorno al liceo e il liceo stesso . Questa falda, essendo appunto collegata con il lago di Albano, si ingrossa quando il lago si ingrossa danneggiando così tutti gli edifici sotto cui sta. Successivamente si è affermato che si, esiste questa falda, ma non le si da tanta importanza perché la causa di questi tremolii è dovuta ai lavori che si stanno svolgendo ai palazzi accanto.Tutto ciò è stato affermato dai funzionari che hanno e stanno tutt'ora effet- tuando controlli per riuscire a capire se la scuola è o non è agibile. Sicuramente questi cambiamenti di opinione sono dovuti al fatto che si sono effettuati maggiori controlli... Ora io mi chiedo, ma se questi tremolii sono dovuti ai lavori com'è possibile che trema solo una parte della scuola? Com'è possibile che stia tremando la parte più lontana dai lavori? E come è possibile che solo ora si avvertono questi tremolii visto che i lavori si stanno svolgendo da un anno? E come mai già si avvertirono, circa due anni fa e molto tempo fa, questi tremolii se sono dovuti ai lavori che prima non c'erano? E inoltre perché i funzionari di Pomezia non hanno voluto firmare la perizia che va tutto bene mentre la provincia si? Non date peso a queste domande sono solo delle mie osservazioni. 2 Dopo una settimana di incertezze si è deciso che dal 14\12 le lezioni sarebbero riprese al Copernico nell'orario pomeridiano. Ciò ha turbato molto tutti i ragazzi, di entrambi gli istituti, ma la decisione ormai era presa. Così la prima campanella, per i ragazzi del Pascal, suonava alle 15.30 e l'ultima alle 19.30. Le lezioni duravano 40 minuti. Un orario allucinante ma che è servito per non farci perdere l'anno. Molto fortunatamente questa sistemazione momentanea durò molto di meno di quanto era stato stimato. Invece di durare fino alle vacanze di Natale è durata poco più di due settimane. Dal 2 Dicembre siamo potuti rientrare, con sicurezza, nel nostro edificio, il quale dopo accuratissimi controlli è stato reso agibile. Dunque tutto è tornato alla normalità. Giornalino Scolastico dell’I.I.S. Blaise Pascal di Pomezia E' una nuova alba ed io sono finalmente libera di Denise Minghelli (Continua da pag.1) Roma, ore 23:30 La cena era ormai gelata sul tavolo, pronta da più di tre ore. Il finale della giornata sembrava ormai chiaro ad Elettra, era consapevole del fatto che più si faceva tardi più la furia del suo ragazzo, dovuta spesso all'alcol, sarebbe stata maggiore. La ragazza sperava solo che tutto si sarebbe concluso velocemente e che lui, il mostro, perché altro non era se non questo quando beveva, non si sarebbe accanito troppo a lungo sul suo corpo. In fondo lei non era mai stata in grado di lasciarlo, non dopo tutto il tempo trascorso insieme, non dopo tutte le scuse trovate ogni volta; Elettra era convinta che nonostante tutto lui l'amasse come lei lo amava. Per questo, per paura anche e per l'amore malato che provava nei suoi confronti, non aveva il coraggio di lasciarlo a se stesso, ai suoi problemi e alle sue dipendenze, non aveva il coraggio di denunciare le violenze ed uscire dalla gabbia in cui ormai viveva. Tuttavia da qualche tempo, forse circa un mese, pensava che quel coraggio doveva pur trovarlo: doveva salvarsi da se stessa, dalla sua mente e anche dal suo cuore che la trattenevano lì. ubriaco e che si scusasse per il ritardo, chiedendole con dolcezza, che non gli apparteneva più da tanto, di venire a dormire con lui, che le raccontasse della giornata lavorativa, della piacevole serata al bar con gli amici. L'illusione ebbe vita breve; lui con furia si scagliò sul corpo della giovane, illuminato flebilmente dalla luce della televisione ancora accesa. Per l'ennesima volta straziò e devastò il corpo e l'anima stessa di Elettra. Roma, ore 10:30 Elettra si trovava davanti lo spec- Roma, ore 02:05 La porta sbatté di colpo ed Elettra sobbalzò, svegliata dal suo sonno leggero e tormentato da mille pensieri. Si era ovviamente già presa cura di chiudere in uno stanzino il cucciolo affinché la furia di lui non si scagliasse anche sul cane. Per un momento si trovò a sperare che lui stesse bene, che non fosse 3 chio e cercava di coprire i segni sparsi sul suo corpo. La cosa più difficile da coprire però era lo strazio, l'ennesima ferita inflitta alla sua debole psiche. Le lacrime scendevano copiose mentre nelle cuffie passava Alibi: "mi rialzerò”, disse toccando il polso gonfio e dolorante, con molta probabilità rotto per la terza volta in un anno. Prese, con velocità, le cose più importanti, avrebbe mandato qualcun altro a prendere il resto, legò il cane e quasi corse fuori da quella maledetta casa asciugando le lacrime e scappando verso l’ospedale dove avrebbe chiesto anche di sporgere denuncia verso il suo ormai ex ragazzo. Roma, ore 20:30 del giorno dopo Elettra era finalmente libera, poteva ricominciare piano piano a ricostruire la sua vita. A breve sarebbe potuta tornare ad avere qualcosa di bello dopo lunghi anni di sofferenze. Giornalino Scolastico dell’I.I.S. Blaise Pascal di Pomezia La paura non ha forma - parte 1 (Continua da pag.1) Accelerò il passo. Iniziò a correre: "Non voltarti, non voltarti, non voltarti". Si voltò. L'ombra era sempre lì, e rideva. Una risata roca. La salutò: -"Ciao Denise, hai freddo?". -"Non voltarti". Correva ancora. Aveva freddo. Correva. Sentiva l'ombra camminare, la sentiva sempre più vicina. Scorse una casa. Poi un'altra. Era salva. Ancora pochi metri e sarebbe stata al sicuro. Rallentò. Si fermò. Non sentiva più nessuno dietro di lei. Sorrise. Si voltò: "Ciao Denise, hai freddo?". Brutto idiota, m'hai fatto spaventare. Cosa diavolo ci fai qui?Marco era lì di fronte a lei, sorridente, ma subito si rabbuiò nel vedere la sua amica pallida e an- simante. -Deni, sembra tu abbia visto un fantasma. Tutto ok?-< -Per niente! Mi hai spaventata a morte...-Perché? Cos'è successo?- Iniziava davvero a preoccuparsi. -Come sarebbe a dire? Eri dietro di me e mi salutavi e avevo paura e...Marco la fissò perplesso, si sfilò la giacca e gliela mise addosso: -Andiamo Deni, hai bevuto troppo, vero?La ragazza fissava la strada appena percorsa, buia in certi punti a causa di qualche lampione non funzionante. E la vide. Era lì : l'ombra era lì, agitando quello che doveva essere un braccio, troppo lungo per appartenere a un essere umano. di Gioele Serio -Marco guarda!- gridò, indicando la via buia. A Mente Libera Rubrica Poetica Crescere. Lacrime nere del carbone dei più pregiati legni. Come pece bollente sembrano bruciare, scavando trincee colme dei segni dei cadaveri di soldati. Eroi di battaglie passate, ammassati come marionette disuse d’un bambino, calpestati. Candido assassino fu l’infante riflesso negl’occhi dello stanco viandante innocente. Erra per le pianure sconfinate e sulle ripide cime scoscese dell’Olimpo, tra maestosi dei dell’insoddisfazione e maledette dee della passione. Sconosciuto a me stesso, mi meraviglio. di Niccolò Quaresima 4 Giornalino Scolastico dell’I.I.S. Blaise Pascal di Pomezia Gabriele Basilico. Il misuratore di spazi. di Priscilla Raucci “Poi sono rimasto lì come un comandante che guarda la battaglia o un bambino che si stupisce”: così Gabriele Basilico raccontava l’emozione della fotografia ideale, lui che si autodefiniva un “misuratore di spazi”, lui che era architetto e che nelle sue foto faceva comparire solo edifici e mai persone. Gabriele Basilico nasce nel 1944 nel centro di Milano. Nel 1965 si iscrive all’università, architettura, ma è nel Sessantotto che inizia a fare quello che farà per il resto della sua vita. Tornato dopo un anno dal servizio militare trova in università una situazione completamente diversa da quella che aveva lasciato: “all’università non si disegnava più perché sui tavoli ci si sedeva, erano scomparse le attività grafiche e tecniche e si facevano continue manifestazioni. Mi trovai una macchina fotografica in mano e pensai che quello poteva essere il mio modo di testimoniare e partecipare al cambiamento, ma i cortei mi stufarono in fretta. La fotografia però mi piaceva sempre di più” Così cominciò a specializzarsi in edifici e design, fondendo così questa nuova passione con ciò che aveva studiato fino ad allora. Basilico trova la sua dimensione nella fotografia nella domenica di Pasqua del 1978. In una Milano deserta, munito di carta topografica inizia una peregrinazione per le strade della periferia della città. Da qui nascerà la sua prima grande mostra: Milano, ritratti di fabbriche. Ritratti, volle chiamarli così, un nome non strettamente pertinente a degli edifici, soprattutto se poi nelle foto non compariva una sola persona. Quel nome però non era scelto per caso, proprio a voler sottolineare che lì gli uomini non comparivano, ma le immagini non parlava- no che di questo, degli uomini stessi. Quelle sue foto raccontavano luoghi consumati dall’usura, vecchi capannoni, ciminiere, edifici degradati dal tempo, eppure viste nell’insieme da quelle foto emergeva un equilibrio, una coerenza, come dalla fine di un racconto, il racconto della vita di una città. La mostra desta fin da subito grande attenzione e da quel momento Basilico diviene in grande fotografo dello spazio urbano. Nel 1991, proprio per questa sua capacità di osservare sarà invitato a partecipare ad un progetto di respiro internazionale di 5 ideazione della scrittrice libanese Domenique Eddè. Al gruppo di fotografi di cui farà parte Basilico viene chiesto di ritrarre Beirut appena uscita dalla guerra civile. La volontà è quella di raccontare la città prima dell’inizio della ricostruzione. “Era tutto abbandonato, completamente silenzioso, mi muovevo tra le macerie e non riuscivo a trovare un modo di fotografare, non sapevo da dove cominciare in mezzo a tutta quella distruzione. Poi uno scrittore che mi accompagnava mi portò sulla terrazza dell’hotel Hilton e mi disse: -cosa vedi?- -una città distrutta- risposi -Guarda meglio, ancora più Giornalino Scolastico dell’I.I.S. Blaise Pascal di Pomezia lontano- sullo sfondo c’era del fumo, dei panni stesi, cose vive. Allora mi disse:-non è una città morta, ma ferita, ancora viva, scendi e fotografa questo-“ La decisione è dunque quella di non enfatizzare un dramma che già parlava da sé, ma di raccontare gli aspetti di normalità tra i muri crollati e di afferrare l’attesa delle strade, che prima o poi torneranno a vivere. Il lavoro di Beirut consacra Basilico a livello internazionale, da allora lavorerà con i più grandi architetti del mondo fino a raggiungere tutti gli angoli del pia- neta. I suoi ultimi lavori sono dedicati alle “nuove”capitali: la Silicon Valley, Mosca, Istanbul, Shanghai. “Che fotografo sono? Sono un misuratore di spazi: arrivo in un luogo e mi sposto come un rabdomante alla ricerca del punto di vista. Cammino avanti e indietro, la cosa importante è cercare la misura giusta tra me, l’occhio e lo spazio. L’azione fondamentale è lo sguardo, la foto è la memoria tecnica fissata in uno sguardo. Ma c’è bisogno di tempo, la foto d’eccellenza è contemplativa.” Gabriele Basilico, morto il 13 febbraio scorso, malato da tempo, fino all’ultimo ha mantenuto la sua passione intatta. In un intervista alla fine di gennaio, quando gli è stato chiesto cosa gli sarebbe piaciuto fotografare ancora si aperto in un sorriso e ha detto: ”I porti. Tutte le città del mondo sono ormai fotografate e allora vorrei ricominciare dai porti. Sono i luoghi in cui la natura e l’architettura si integrano e si contrastano: ci sono le mie strutture industriali, ma non su uno sfondo piatto, ma su mare e cielo. Questa è la perfezione.” de Gustibus rubrica culinaria Cupcakes al cioccolato con cuore al caramello salato di Federica Pitolli Salve mi presento sono Federica Pitolli del VA e vi sto proponendo una ricetta sulla base di quella di Martha Stewart (Martha Stewart, è una conduttrice televisiva e intrattenitrice statunitense di origini polacche, conosciuta nel mondo televisivo e dei magazine per i suoi progetti di cucina, giardinaggio, bonton, fai-da-te, e, in generale, come guida nel lifestyle e nel ménage domestico). Spero che vi piacciano ;). 6 Giornalino Scolastico dell’I.I.S. Blaise Pascal di Pomezia Ingredienti per i cupcakes: -latticello (45ml di latte, 45ml di yogurt semplice e un cucchiaino di limone far riposare 25 minuti) -110gr di zucchero -1 uovo -1 cucchiaio e ½ di olio di semi -90gr di farina 00 -50gr di cacao amaro -1 cucchiaino di lievito per dolci -un pizzico di sale -vanillina -90ml di acqua calda Ingredienti per il caramello: -125gr di zucchero -140ml di panna -sale fino q.b. Preparazione: In una ciotola amalgamare lo zucchero con l’uovo, successivamente aggiungere l’olio a filo. In un'altra ciotola setacciare il cacao, la farina, il lievito, la vanillina e il pizzico di sale. Adesso unire i due composti insieme al latticello e all’acqua calda (mescolate poco in questo passaggio o i cupcakes risulteranno duri). Mettete l’impasto nei pirottini fino a ¾ , infornate a 180° per 25 minuti. Mentre i cupcakes sono in forno prepariamo il caramello. Prendete una pentola con il doppio fondo e fate sciogliere un cucchiaio di zucchero alla volta a secco (senza l’aggiunta d’acqua) senza mescolare, è questo il trucco per un buon caramello. Quando lo zucchero si assorbe, aggiungerne un altro cucchiaio e così via. Scaldare la panna e quando il caramello è pronto, ovvero quando è bruno, prepariamo la salsa aggiungendo la panna e il sale, facendo attenzioni agli schizzi. Lasciare freddare e quando i cupcakes sono pronti e freddi anch’essi fare un forellino e riempirli e rimettere il coperchietto. Quiche Lorraine di Elisa Favalori Premetto che non ho mai amato particolarmente la cucina francese, poiché la considero troppo burrosa e quindi pesante ma, ci sono un paio di ricette che veramente meritano di essere conosciute, assaggiate e poi trasmesse. La quiche lorraine è una torta salata, la parola quiche deriva infatti da una parola tedesca che significa torta; la ricetta è originaria della regione francese della Lorena. Gli ingredienti fondamentali di questa torta salata sono le uova, la panna e la pancetta, ovviamente potete aggiungere qualsiasi altra cosa, io mi riservo di presentare la ricetta più o meno tradizionale, o meglio, la versione che, a casa mia, viene spacciata per tradizionale. Ingredienti ⁃ 350g di pasta brisée, per la quale occorrono: 200g di farina, 100g di burro e 70ml di acqua ghiacciata (ovviamente è più facile comprarla al supermercato dato che, tra l'altro, la vendono sia rotonda che squadrata e quindi evitereste di perdere tempo a stenderla. Io da parte mia ho provato a farla per togliermi lo sfizio e devo dire che mi sono divertita, quindi, se avete tempo a disposizione, provateci. Magari durante queste feste di natale) ⁃ 300g di pancetta affumicata ⁃ 70g di formaggio emmental (va bene anche un qualsiasi formaggio di vostro gradimento che fonda con particolare 7 Giornalino Scolastico dell’I.I.S. Blaise Pascal di Pomezia ⁃ ⁃ ⁃ ⁃ ⁃ ⁃ ⁃ facilità) 100ml di panna fresca o di panna “acida” (non vi scandalizzate, non è acida sul serio) 100ml di latte 3 uova farina bianca “00” burro noce moscata sale e pepe Preparazione: Imburrate e poi infarinate uno stampo a cerniera, possibilmente rotondo ma anche rettangolare va bene. Stendete la parta brisée e foderatevi lo stampo, bucherellando il fondo con una forchetta. Tagliate a cubetti il formaggio e la pancetta. A parte sbattete le uova con il latte e la panna, profumate con la noce moscata, salate e pepate a piacere (ricordatevi, quando salate, che la pancetta è molto saporita), unite la pancetta e il formaggio. Versate il composto nello stampo, infornate a 180°C per circa 45 minuti e lasciate raffreddare. Toglietela dalla teglia e servitela tiepida. Per quanto possa essere buona e, lo garantisco che, è decisamente buona, consiglio caldamente di non mangiarne troppa perché di fatto è un po' pesante. Tutti pazzi per John Green di Elisa Guidotti Fino a qualche mese fa anche io – come probabilmente voi ora – non avevo mai sentito nominare John Green: questo scrittore americano è infatti del tutto sconosciuto in Italia, e i suoi romanzi, pur essendo stati qui tutti pubblicati, restano nell’ombra, dimenticati sugli scaffali delle librerie. Eppure in America i libri di Green hanno avuto un enorme successo e la popolarità dello scrittore è ormai alle stelle: vincitore di innumerevoli premi letterari, John Green è celebre anche come blogger, e sia il suo canale di YouTube blogbrothers sia il suo account di Twitter realjohngreen sono seguiti da milioni di persone. Insomma, negli USA Green è un uomo amato e stimato un po’ da tutti, soprattutto dai nerd. Già, i nerd: sono loro i più grandi fan dello scrittore, e Green stesso si dichiara apertamente tale. Anzi, qualche anno fa ha persino dato vita a una community, nerdfighters, destinata a tutti coloro che sono fieri di essere nerd. Come dice Green: “Nerds are allowed to love stuff, like jump-up-and-down-in-the-chair-can ’t-control-yourself love it. When people call people nerds, mostly what they’re saying is ‘you like stuff.’ Which is just not a good insult at all. Like, ‘you are too enthusiastic about the miracle of human consciousness.’” Green è diventato un punto di riferimento per tantissimi nerd in tutto il mondo, anche perché la sua spontaneità e il suo senso dell’umorismo lo avvicinano molto ai suoi fan: difficilmente si crederebbe, vedendo uno dei suoi video, che lui sia uno scrittore di 8 bestseller che hanno venduto milioni di copie. E forse è proprio questa la straordinarietà di John Green: nonostante la fama conquistata con la pubblicazione dei suoi romanzi, egli ha saputo conservare intatta la propria “normalità”. Il “fenomeno John Green” è dilagato in America e ha raggiunto persino Obama, al quale Green si è rivolto con uno dei suoi video per chiedergli un consiglio sul nome da dare alla figlia in arrivo: Green e il Presidente hanno scherzato a lungo e l’incontro via web si è concluso con le seguenti parole di Obama indirizzate alla bambina: “Don’t forget to be awesome.” Da scrittore di romanzi John Green si è quindi trasformato in una vera e propria celebrità, soprattutto per quei milioni di giovani Giornalino Scolastico dell’I.I.S. Blaise Pascal di Pomezia che trovano nelle sue parole – siano esse scritte o trasmesse via YouTube – uno spunto per riflettere su se stessi e sul mondo. Green, infatti, si è occupato di ogni tipo di tematica: dalla malattia che consuma all’amore che travolge, dalla paura della morte alla ricerca del senso da dare alla propria vita, dall’omosessualità alle grandi domande esistenziali che accomunano tutti gli uomini. È facile identificarsi con i personaggi dei suoi romanzi, difficile rimanere indifferenti ai loro problemi, ai loro dubbi; stimolante è cercare dentro di sé la propria personale risposta agli interrogativi che questi personaggi si pongono. Ho letto tutti i romanzi di John Green in un paio di mesi e in ciascuno di essi ho trovato qualcosa che mi ha fatto riflettere, qualcosa che mi ha fatto emozionare: sono rimasta rapita dal mistero che circonda la protagonista di Cercando Alaska, ho rivisto me stessa in alcuni tratti di Colin (Teorema Catherine) e mi sono posta le stesse domande che Hazel si pone in Colpa delle Stelle; ho amato Will ti presento Will per la sua originalità e Città di Carta per avermi portata a chiedermi quanto davvero io conosca le persone che mi circondano; ho riposto ciascuno di questi libri sullo scaffale consapevole di quello che esso mi aveva dato attraverso le parole e i pensieri dei personaggi. Ora attendo che Green pubblichi Frammenti il suo prossimo romanzo – che chissà tra quanto arriverà - e intanto sorrido grazie ai suoi tweet, mi perdo tra le pagine del suo sito johngreenbooks.com, rido – e mi soffermo a pensare – guardando i suoi video su YouTube; aspetto, e intanto provo a far conoscere ad altri questo scrittore, nella speranza che altre persone come me possano amare i suoi libri, interessarsi ai suoi pensieri, trovare uno spunto di riflessione nelle sue parole. Oggi, tutti noi, dalla nostra presenza qui, e dalle nostre celebrazioni in altre parti del nostro paese e del mondo, conferiamo gloria e speranza a una neonata libertà. dall’esperienza di uno straordinario disastro umano durato troppo a lungo deve nascere una società di cui tutta l'umanità possa essere orgogliosa. le nostre azioni quotidiane, come comuni cittadini sudafricani devono produrre una realtà del Sud Africa che rinnovi la fiducia dell’umanità nella giustizia, che rafforzi la convinzione nella nobiltà dell'animo umano e sostenga le nostre speranze di una vita gloriosa per tutti. Lo dobbiamo sia a noi stessi che alle genti del mondo. Per i miei connazionali, non ho esitazione a dire che ognuno di noi è intimamente collegato al suolo di questo bellissimo paese come lo sono i famosi alberi di jacaranda di Pretoria e le mimose del Bushveld. Ogni volta che uno di noi tocca il suolo di questa terra, sente un senso di intimo rinnovamento. L'umore nazionale cambia come cambiano le stagioni. Siamo invasi da un senso di gioia ed euforia quando l'erba diventa verde e i fiori sbocciano. L'unità spirituale e fisica che tutti noi condividiamo con la nostra terra, spiega l'entità del dolore che tutti noi portavamo nei nostri cuori nel vedere il nostro Paese che si autodistruggeva in un conflitto terribile, nel vederlo ripudiato, bandito e isolato dai popoli della Terra, precisamente perché era diventato la base universale di un'ideologia perniciosa, di pratiche e di oppressione razziste.Noi, popolo del Sud Africa, ci sentiamo lieti che l'umanità ci abbia riaccolto nel suo seno, e che noi, fuorilegge fino a non molto tempo fa, oggi abbiamo avuto il raro privilegio di essere accettati tra le nazioni del mondo. 9 Giornalino Scolastico dell’I.I.S. Blaise Pascal di Pomezia Ringraziamo tutti i nostri illustri ospiti internazionali per essere venuti a prendere possesso con la gente del nostro paese di ciò che è una vittoria comune per la giustizia, la pace e la dignità umana. Confidiamo che resterete al nostro fianco mentre affronteremo la sfida di costruire una società pacifica, prospera, non sessista, non razzista e democratica.[...] E' giunta l'ora di rimarginare le ferite. E' giunta l'ora di colmare i divari che ci dividono. Questo è il tempo di costruire. Abbiamo finalmente raggiunto l'emancipazione politica. Ci impegniamo a liberare tutto il nostro popolo dalla schiavitù continua della povertà, fame, sofferenza e discriminazione di altro genere. Siamo riusciti a compiere i nostri ultimi passi verso la libertà in condizioni di relativa pace. Ci impegniamo a costruire una pace completa, giusta e durevole. Abbiamo trionfato nel tentativo di piantare semi di speranza nel cuore di milioni di nostri cittadini. Assumiamo ufficialmente il compito di costruire una società in cui tutti i sudafricani, neri e bianchi, potranno camminare a testa alta, senza alcun timore, certi del loro inalienabile diritto alla dignità umana - una nazione arcobaleno in pace con se stessa e con il mondo. Come segno del suo impegno per il rinnovamento del nostro paese, il nuovo governo provvisorio di unità nazionale affronterà, in via d'urgenza, la questione dell’amnistia per varie categorie della nostra gente che attualmente sta scontando pene detentive. Dedichiamo questo giorno a tutti gli eroi e le eroine in questo Paese e nel resto del mondo, che si sono sacrificati in tanti modi e hanno dato la vita, perché noi fossimo liberi. I loro sogni sono diventati realtà. La libertà è la loro ricompensa. [...] Ancora non vi è una strada facile per la libertà. Sappiamo bene che nessuno di noi, da solo, può avere successo. Dobbiamo quindi agire insieme come un popolo unito, per la riconciliazione nazionale, per la costruzione della nazione, per la nascita di un nuovo mondo. Ci sia giustizia per tutti. Ci sia pace per tutti. Ci siano lavoro, pane, acqua e sale per tutti. Lasciate sapere a tutti che per ognuno il corpo, la mente e l'anima sono stati liberati per soddisfare se stessi. Mai, mai, mai più ancora questa bellissima terra dovrà sperimentare di nuovo l'oppressione dell’uno sull’altro e subire l’umiliazione di essere la feccia del mondo. Il sole non smetterà mai di illuminare una simile conquista. La libertà regni sovrana. Dio benedica l'Africa! discorso di Nelson Mandela al suo insediamento come Presidente; 10 maggio 1994 In memoria di Nelson Mandela 1918-2013 Contatti Internet: http://pigrekopascal.wordpress.com/ Email: [email protected] Referenti: Denise Minghelli, Giorgia Maria Falco e Massimiliano Marino Grafica: Priscilla Raucci e Claudia De Dominicis 10
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