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Scheda didattica – “Qualcuno volò sul nido del cuculo” a cura di Rosa Auletta Daniele Russo Elisabetta Valgoi QUALCUNO VOLÒ SUL NIDO DEL CUCULO di Dale Wasserman dal romanzo di Ken Kesey - Versione italiana Giovanni Lombardo Radice - Adattamento Maurizio de Giovanni Con Mauro Marino, Marco Cavicchioli, Giacomo Rosselli, Alfredo Angelici, Giulio Federico Janni, Daniele Marino, Antimo Casertano, Gilberto Gliozzi, Gabriele Granito, Giulia Merelli Scene Gianluca Amodio - Costumi Chiara Aversano - Disegno luci Marco Palmieri Musiche originali Pivio & Aldo De Scalzi - Videografie Marco Schiavoni Uno spettacolo di Alessandro Gassmann Produzione Fondazione Teatro di Napoli – Teatro Bellini di Napoli …I PRECEDENTI La storia ha origine dal romanzo che Ken Kesey pubblicò nel 1962 e che fu adattato per il teatro da Dale Wasserman: lo spettacolo ebbe quale protagonista Kirk Douglas, ma non fu un successo di pubblico, anzi suscitò varie polemiche. K. Douglas conobbe poi il regista cecoslovacco Miloš Forman e gli propose il soggetto per un film, ma il romanzo che gli spedì fu bloccato dalla censura cecoslovacca e non arrivò mai a destinazione. Dieci anni dopo ci riprovò il figlio Michael Douglas e ne nacque il film omonimo che si aggiudicò nel 1976 ben cinque Premi Oscar: Miglior film a Michael Douglas e Saul Zaentz; Miglior regia a Miloš Forman; Miglior attore protagonista a Jack Nicholson; Miglior attrice protagonista a Louise Fletcher; Migliore sceneggiatura non originale a Lawrence Hauben e Bo Goldman. “Qualcuno volò sul nido del cuculo” è un testo problematico che apre riflessioni molto più ampie, rispetto al solo contesto di un ospedale psichiatrico: la repressione della libertà e della dignità di ogni uomo; l’assoluta centralità delle regole e la sopraffazione autoritaria da parte di chi esercita il potere; l'istinto libertario dei singoli ed i vincoli del loro spazio d'azione, le modalità di azione di questo istinto libertario e la loro efficacia; la solidarietà tra gli uomini quale arma vincente per la promozione del benessere sociale. 1 Scheda didattica – “Qualcuno volò sul nido del cuculo” a cura di Rosa Auletta ANALISI DEL TESTO 1. PERSONAGGI Paziente - Randle Patrick Mc Murphy: E’ il protagonista della storia, un paziente che deve scontare una pena detentiva e che viene assegnato all’ospedale psichiatrico, per verificare se sia effettivamente malato di mente o solo un imbroglione che cerca di evitare la galera fingendosi matto. Entra nell’ospedale e nelle dinamiche del gruppo degli altri pazienti come una ventata di novità, destabilizzando equilibri e regolamenti, di cui mette in discussione la rigidità; cerca di smontare le dinamiche oppressive dello staff del reparto psichiatrico, incoraggiando gli altri pazienti ad assumere atteggiamenti rispettosi e solidali gli uni verso gli altri, critici e propositivi nei confronti del sistema-ospedale; sfida il sistema all’interno dell’ospedale, come ha sempre sfidato la legge fuori, vantandosi di essere un giocatore d’azzardo, campione di truffe e scommesse, risse e ubriachezza. Propone attività nuove, lecite o illecite, mostrando una fantasia ed un coraggio che non sempre risultano contagiosi; e dopo un insuccesso dice: “io almeno ci ho provato!” Nel romanzo è un irlandese alto e robusto, che porta sul corpo le mille cicatrici della sua vita disordinata. La voce narrante sottolinea la sua potente risata, cogliendo in essa la carica simbolica di libertà. Per il film la produzione scelse Jack Nicholson, trovando in lui un volto efficace, perché al contempo dissacrante e semplice. [Prima della scelta la parte era stata proposta ad altri grandi attori: Gene Hackman e Marlon Brando]. Per impersonare gli altri degenti si scelsero appositamente attori non noti: il personaggio noto al pubblico era solo Jack ed egli introduceva gli spettatori in un centro di salute mentale, cioè in uno spazio praticamente sconosciuto ai più, tanto quanto erano sconosciuti i suoi pazienti e gli attori che li impersonavano. Nell’ adattamento teatrale di Maurizio de Giovanni, per la regia di Alessandro Gassman, il protagonista è un ragazzo, Dario Danise, interpretato magistralmente da Daniele Russo, che nell’Ospedale psichiatrico di Aversa e nel 1982 mette in atto le stesse dinamiche, adattate ad un diverso contesto spazio-temporale. Dice di lui il regista Alessandro Gassman: “Ciro (il mio McMurphy) è un ribelle anticonformista che comprende subito la condizione alla quale sono sottoposti i suoi compagni di ospedale, creature vulnerabili, passive e inerti. Da quel momento si renderà paladino di una battaglia nei confronti di un sistema repressivo, ingiusto, dannoso e crudele, affrontando così anche un suo percorso interiore che si concluderà tragicamente ma riscatterà una vita fino ad allora sregolata e inconcludente. E, attraverso di lui, i pazienti riusciranno ad individuare qualcosa che continua ad esser loro negato: la speranza di essere compresi, di poter assumere il controllo della propria vita, la speranza di essere liberi...” Infermiera - Miss Ratched: E’ il personaggio antagonista. Nel romanzo è una signora matura, che detiene il pieno controllo dell’Ospedale, complice la sua amicizia con la Direttrice, che si fida di lei. Nel film il ruolo è intrepretato da un’attrice piuttosto giovane, ma altrettanto ferma e convincente; nella resa scenica è una suora. E’ un personaggio problematico, dal carattere ostinato e inflessibile. Persegue con rigore le finalità del suo programma terapeutico, intervenendo con modalità che producono l’effetto dello straniamento sull’osservatore, perché rivelano una malvagità che non si addice al suo 2 Scheda didattica – “Qualcuno volò sul nido del cuculo” a cura di Rosa Auletta ruolo all’interno dell’ospedale. Nel romanzo è descritta dalla voce narrante e dai pazienti con termini che permettono di vedere in lei a volte la personificazione del Male assoluto, a volte il braccio esecutore di una strategia politica di controllo “normalizzante” sulla società. Il film - Le attrici dal volto duro che erano state scelte per la parte rifiutarono tutte. Alla fine la produzione scelse un’attrice più giovane ed esteticamente angelica e ipotizzò che sarebbe stato ancora più drammatico e straniante un personaggio apparentemente insospettabile, se questo all’inizio fosse sembrato una persona buona, dedita al suo dovere e all’aiuto di altri uomini, inconsapevole del fatto di far del male. Solo nel corso della storia lo spettatore avrebbe dovuto realizzare che c’era qualcosa di malvagio in lei. Non ha un nome, viene citata solo col cognome, a sottolineare il suo essere una non-persona. [Il nome di battesimo dell’attrice nel film viene citato solo una volta da Jack Nicholson, all’insaputa di tutti, per produrre un effetto sorpresa che suggerisca la possibilità di trovare una crepa nella imperturbabile infermiera] La telecamera indugia a lungo sul suo sguardo penetrante, in grado di controllare, con l’inibizione che genera, le reazioni dei pazienti. Lo spettacolo - La scelta di farle indossare il velo, nell’adattamento attuale, carica di ulteriori valenze simboliche la sua figura ed esprime in modo ancora più esasperato la sproporzione tra quello che ci si aspetterebbe dalla sua figura e quello che avviene sulla scena. Gli altri pazienti (Grande Capo, Martini, Billy Bibbit, Cheswick, Harding…): Ben caratterizzati, i pazienti dell’ospedale offrono ognuno uno spunto all’azione del protagonista. Tutti sono colpiti dalla novità portata da Mc Murphy: in alcune circostanze ne ammirano il coraggio, in altre sentono come invalicabile la distanza che separa la loro inettitudine dall’irriverenza sfrontata di Mc. In alcuni episodi partecipano alla ribellione, in altri lasciano solo Mc Murphy, per il timore delle conseguenze che un fallimento produrrebbe per loro e verbalizzano le ragioni del loro non partecipare attivamente al cambiamento: sanno che Mc Murphy è destinato ad un soggiorno breve che durerà i pochi mesi che gli servono per scontare la pena detentiva, mentre loro staranno in ospedale a lungo; la durata del loro internamento dipende dalla valutazione della Grande Infermiera, che decide quando ognuno di loro è pronto per rientrare in società, in base al comportamento più o meno adattato alle regole che essi esprimeranno; infine sanno che tutti coloro che in passato si sono ribellati sono finiti al piano di sopra, quello degli irrecuperabili, dopo trattamenti sanitari volti a neutralizzarli completamente. All’interno del gruppo ha un posto di rilievo Grande Capo, un indio alto e robusto che lascia credere a tutti di essere sordomuto e si isola così in una sorta di resistenza passiva, che gli permetta di difendere una dignità interiore che il sistema non può violare. Egli continuerà l’azione di Mc Murphy quando lui sarà ridotto al silenzio. Nel romanzo è sua la voce narrante (vedi dopo FOCALIZZAZIONE) Un momento di particolare tensione drammatica è quello in cui il protagonista scopre che molti pazienti sono internati per loro volontà, un fatto per lui inspiegabile ed inquietante al tempo stesso, perché rivela la forza di quel potere manipolatore delle coscienze che si esprime nell’azione della Grande Infermiera e che lui si ostina a voler neutralizzare. Nella stessa circostanza Mc Murphy inizia a temere che la durata del suo stesso soggiorno potrebbe variare proprio ad insindacabile giudizio di Miss Ratched. Dal romanzo al film è fedele la ricostruzione del profilo dei personaggi, viceversa non sono riprodotte alcune scene che riguardano la vita all’interno dell’ospedale. 3 Scheda didattica – “Qualcuno volò sul nido del cuculo” a cura di Rosa Auletta Il film - Per prepararsi alla recitazione, gli attori sono introdotti in un vero ospedale (vedi dopo SPAZIO) e lì vivono per un paio di settimane: sperimentano gli effetti dell’internamento e stanno a contatto con i veri pazienti, li studiano, partecipano alle loro terapie di gruppo. Jack Nicholson arriva dopo 5 giorni e li trova tutti così calati nella parte, che gli è difficile inizialmente distinguere chi è malato da chi non lo è. Il regista dice che il fatto di stare tra persone malate rese gli attori molto umili e durante le riprese nessuno faceva la star. Nella resa scenica i personaggi sono ben caratterizzati sia sul piano della singola manifestazione patologica, sia sul piano verbale: le inflessioni regionali delle parlate suggeriscono l’universalità di questo microcosmo e del messaggio dell’intera vicenda. L’adattamento scenico opera delle innovazioni nel testo di partenza, in coerenza con le esigenze dell’attualizzazione; tuttavia le dinamiche all’interno del sistema dei personaggi riflettono fedelmente il dettato del romanzo. Alcune varianti significative riguardano il personaggio di Grande Capo, qui Ramon: si tratta di un sudamericano giunto in Italia e fatto schiavo da un caporalato che sfrutta la manodopera degli immigrati. Nello spettacolo la suora scopre e condanna quello che ai suoi occhi è un inganno, cioè la finzione del mutismo: quest’ultima è però al tempo stesso scelta di dignità e conseguenza di un annullamento sociale di cui il personaggio si sente vittima lui per primo. Gli altri personaggi: lo staff dell’Ospedale. Tra i personaggi secondari e le comparse rivestono ruoli più importanti, anche se circoscritti rispetto all’economia globale del testo, gli infermieri dell’ospedale, spesso caratterizzati individualmente. Denominatore comune al loro agire, pur nelle specificità individuali, è l’essere assolutamente organici al progetto terapeutico guidato dalla Grande Infermiera. Nella storia sono presenti anche due medici, figure di potere che potrebbero essere antagoniste rispetto alla Grande Infermiera, ma che non sviluppano fino in fondo la potenzialità del loro ruolo: nel romanzo partecipa alle riunioni di gruppo anche un dottore che non sempre fa da spalla alla Grande Infermiera, viceversa appoggia alcune iniziative proposte dal protagonista (una festa di carnevale, lo spostamento della sala gioco in un luogo lontano dall’altoparlante, la gita in barca…), senza accorgersi di essere a sua volta manipolato abilmente da quest’ultimo; nel film ha una piccola parte in cui interpreta se stesso il vero Direttore dell’Ospedale psichiatrico in cui sono girate le scene. Quest’ultimo, pur comprendendo il gioco sottile di Mc Murphy, da cui in privato si rivela persino divertito, lascia infine pieni poteri decisionali a Miss Ratched. Nessuno dei due svolge dunque in modo efficace il ruolo di aiutante del protagonista. Nella resa scenica il personaggio del dottor Festa, nominalmente coordinatore del reparto, prende le distanze dalle numerose istigazioni che la suora rivolge al protagonista, con le parole e con i fatti, fino a generare in lui la reazione violenta che le permetterà di chiedere l’intervento di lobotomia. Nonostante le intenzioni verbalizzate, però, nell’epilogo della vicenda il dottore, assente dalla scena, non eserciterà alcun diritto di veto. 2. SPAZIO Il luogo in cui è ambientata la maggior parte delle vicende è per lo più lo spazio chiuso dell’Ospedale, che nel film è un vero istituto psichiatrico dell’Oregon, dove sono realmente ospitate delle persone malate. La fissità dell’ambientazione permette di sottolineare così l’alienante isolamento in cui vivono i pazienti. 4 Scheda didattica – “Qualcuno volò sul nido del cuculo” a cura di Rosa Auletta Nel film la descrizione dei luoghi è fedele al romanzo e presenta alcuni dettagli dalla fortissima valenza simbolica: la grata da cui si entra nel reparto, sempre chiusa, è sempre inquadrata da lontano, con una luce che proviene da fuori; le finestre sono protette da grate definite indistruttibili; è separato da una vetrata lo stanzino delle infermiere, dove vengono tenuti sotto chiave i medicinali per le terapie e le schede dei pazienti; la somministrazione delle terapie è gestita con una ritualità studiata e precisa, fatta di file ordinate e bicchierini usa e getta, in cui le infermiere inseriscono le pastiglie, prelevandole da cassettini multi-scomparti. Inoltre il cibo è buono, gli ambienti sono puliti meticolosamente ogni giorno affinché il soggiorno dentro la struttura sia considerato piacevole e i pazienti non desiderino allontanarsene: così nel romanzo esplicita l’addetto alle Relazioni Pubbliche, che parla di un miglioramento progressivo voluto nel tempo; lo stesso Mc Murphy paragona la piacevolezza di quell’ospedale alle realtà molto meno curate in cui è stato detenuto in precedenza. Nel romanzo la descrizione dell’ambiente contiene anche elementi inverosimili, da leggere come visioni allucinate, frutto dell’effetto psicotropo delle terapie sedative che il personaggionarratore assume: la nebbia che viene sparata dai condizionatori nel reparto e che si trasforma in plastica, il pavimento che marcisce sotto i letti della camerata e li precipita nei sotterranei, dove i pazienti vengono torturati da robot metallici... Tra queste visioni ha però una valenza interessante la nebbia, che secondo la voce narrante ogni tanto pervade il reparto: costituirebbe un rifugio rassicurante per i pazienti, “perché – dice il narratore – ci si può nascondere dentro e sentircisi al sicuro”. L’intervento di Mc Murphy viene oggettivato come il tentativo di portare i pazienti fuori da quella nebbia, contro la loro volontà. Nell’attuale resa scenica l’ambientazione è collocata in un ospedale psichiatrico italiano. All’interno del reparto, ricostruito da una bellissima scenografia, è collocata una statua della Madonna, di cui viene accesa l’illuminazione dell’aureola durante il giorno. I fondali ricostruiscono la visuale prospettica del piano superiore dell’ospedale, in cui è collocato il reparto dei cronici; sulla scena si aprono lo stanzino dell’infermeria, con la sua vetrata di separazione, e il locale del bagno, il cui interno è mostrato in controluce. Ai due lati della scena sono collocate le porte che danno verso l’esterno e verso le camerate. Il palco è poi separato dalla platea mediante una rete sottile che fa da telone alle proiezioni luminose che accompagnano le visioni oniriche di Ramon e alcune scene di particolare impatto emotivo. Tale espediente non solo moltiplica la profondità della scena, ma aggiunge una suggestione cinematografica efficacissima. Nel corso dello spettacolo luci e suoni sottolineano le fasi della vicenda e condensano in un crescendo di tensione le emozioni del pubblico, soprattutto nelle scene in cui l’infermiera esercita il suo potere oppressivo ai danni dei pazienti. Infine è dettaglio particolarmente rilevante e problematizzante la statua devozionale, che viene utilizzata da Ramon quale oggetto pesante da scagliare contro la vetrata per aprire un varco alla sua fuga, nell’emozionante finale. 3. TEMPO La storia è ambientata nel romanzo come nel film negli anni Cinquanta. L’ordine della narrazione rispetta la cronologia degli eventi nel film, è viceversa un lungo flashback nel romanzo. Degno di nota è il tempo interno alla storia, che è scandito per diventare una funzione del piano terapeutico del reparto: il programma della giornata è suddiviso in orari e attività 5 Scheda didattica – “Qualcuno volò sul nido del cuculo” a cura di Rosa Auletta rigidamente strutturate ed immodificabili. Le stesse osservazioni, sia detto per inciso, valgono anche per lo spazio e la fantasia propositiva di Mc Murphy si scontrerà proprio con la rigidità organizzativa degli spazi e dei tempi. Nell’attuale resa scenica il tempo della storia è collocato in un passato più recente, nel 1982. Le lire e i mondiali di calcio, con l’Italia in finale contro la Germania, sono le cifre dell’attualizzazione, che coinvolgono il pubblico in un nostalgico amarcord. 4. NARRATORE e FOCALIZZAZIONE Nel romanzo narratore e focalizzazione sono interni. Narra le vicende il paziente chiamato Grande Capo, da tutti ritenuto sordomuto, circostanza che gli permette di assistere anche alle riunioni a porte chiuse dello staff infermieristico: grazie a questo espediente narrativo, la sua conoscenza di fatti e dinamiche è pressoché completa. Tuttavia la sua interpretazione degli eventi è spesso onirica, oscillando tra suggestione allucinata e dietrologia complottista. Lo staff medico-infermieristico viene ritenuto organo di un più generale Sistema di controllo politico dittatoriale, la cosiddetta “Cricca”, che tesse una fitta rete invisibile di controlli sulla società, all’interno e all’esterno dell’ospedale, per monitorare capillarmente gli individui ed omologare le loro relazioni e i loro comportamenti sulla base di uno standard di accettabilità predefinito dall’alto. Il sentimento motore dell’azione della Grande Infermiera e della Cricca è, secondo la voce narrante, un odio distruttivo, che genera violenze inaudite ai danni dei pazienti. Nel film la storia è narrata da inquadrature diverse, che riflettono di volta in volta gli sguardi dei personaggi interni alla storia o un occhio osservatore esterno. La telecamera si ferma spesso sul volto espressivo dell’infermiera e sulle reazioni che generano nei singoli pazienti il suo silenzio, i suoi gesti lenti e controllati e il suo modo di osservare intensamente. 5. TEMI: La storia può essere letta lungo più assi trasversali, che vanno dalla vicenda centrale, la permanenza in un ospedale psichiatrico, alle questioni più generali del rapporto tra gli uomini e del rapporto tra potere e società. Se la prima questione è più specialistica e datata, molto attualizzabili invece (rispetto alla storia delle dittature del Novecento, ad esempio) sono le questioni più generali, di cui qui di seguito, schematicamente, si danno alcuni spunti tematici. Il disagio mentale e la vita in un ospedale psichiatrico Più forte la denuncia nel romanzo che nel film rispetto ai metodi di cura La reclusione è sentita come un’alterazione, un’anomalia, un paradosso, che non può che essere negativa per chi vive già la sua difficoltà di adattamento al reale. Il protagonista si fa portatore di terapie di adattamento alla realtà che sono dei veri e propri inviti alla normalità e alla corporeità (una partita di basket, una gita in barca per pescare, l’incontro con le donne e il bisogno di far festa) Paradossalmente invece la terapia di gruppo mira piuttosto a ribadire l’inadeguatezza dei pazienti e non accrescere la loro dignità 6 Scheda didattica – “Qualcuno volò sul nido del cuculo” a cura di Rosa Auletta Relazioni tra gli uomini: Cooperazione(Solidarietà)/Competizione: Il sistema- ospedale mette in competizione: Miss Ratched fa sì che i pazienti si usino violenza l’uno con l’altro …come galline che dilaniano una di loro sporca di sangue, in una spirale di violenza che termina quando sono tutte morte – dice Mc Murphy. Lei non accusa, ma insinua, in un gioco di violenza psicologica che distrugge senza toccare e che genera paura, perdita di coraggio. Mc Murphy invece stimola la cooperazione tra i pazienti, li invita a smontare queste dinamiche di delegittimazione reciproca e circoscrive la competizione alle sole fasi di gioco, nel campo da basket o al tavolo delle carte Contemporaneamente dentro e fuori dal sistema ospedale è poi collocato un altro aspetto di criticità: la marginalizzazione/ghettizzazione/omologazione dell’altro, del diverso, sia questo un Indio, come era Grande Capo per la società americana degli anni Sessanta, o un sudamericano migrante, per la società italiana degli ultimi decenni. Denunciando amaramente l’indifferenza sociale, dirà Ramon: “Ci vedete tutti uguali…” Salute/Malattia; Devianza/Normalità Mc Murphy è il deviante, ma il suo sguardo coglie la verità dei rapporti e smaschera l’ipocrisia; I personaggi dello staff Medico/Infermieristico, che nella storia dovrebbero essere i sani, perché ben adattati alla realtà, e che dovrebbero avere il compito di adattare alla realtà altri individui giudicati malati, sono essi stessi malati (odio, prepotenza...) Nella resa scenica Danise esplicita verbalmente questo paradossale rovesciamento, rivolgendosi alla suora: “La vera pazza siete voi!” Rapporto società – potere: Il potere all’interno dell’ospedale psichiatrico è esercitato in modo dispotico e dittatoriale: chi detiene il potere tende ad annullare le persone, i loro diritti, la loro dignità, togliendo loro la forza e la possibilità di autodeterminarsi Il cambiamento degli equilibri trova un ostacolo oggettivo nella separatezza del reparto, soggetto alla responsabilità assoluta della Grande Infermiera, che sembra non subire alcun controllo dall’esterno; a questo ostacolo oggettivo si aggiunge poi quello che potremmo definire un ostacolo soggettivo, cioè la passività dei degenti, che preferiscono la delega del potere alla lotta per affermare i loro diritti Particolarmente straniante è il contrasto tra la fantasia creativa di Mc Murphy e la rigidità del potere L’infermiera del piano di sopra, nel romanzo, esprime la sua perplessità rispetto ai metodi della Grande Infermiera: la realtà del piano di sopra, quello degli irrecuperabili, è meno cupa di come la dipinge Miss Ratched per generare terrore nei suoi degenti (manipolazione dell’informazione) Nonostante la diagnosi di normalità formulata per Mc Murphy, la Grande Infermiera insiste nel tentativo di rieducarlo, piegandolo con autoritarismo Il reparto viene presentato come un gruppo in cui vige una gestione democratica, attraverso il voto dei singoli, ma in ogni circostanza lo sguardo dell’infermiera ed i suoi messaggi condizionano le decisioni dei pazienti La reclusione volontaria dei pazienti del reparto è una scoperta straniante per Mc Murphy, che non arriva a comprendere come si possa rinunciare alla libertà 7 Scheda didattica – “Qualcuno volò sul nido del cuculo” a cura di Rosa Auletta 6. MESSAGGIO: La storia si potrebbe considerare romanzo di formazione corale: tutti imparano qualcosa. Il protagonista della storia agisce in coerenza con se stesso e affronta il soggiorno nell’ospedale con la spavalderia e l’irriverenza che lo caratterizzano; al tempo stesso però mette al servizio del gruppo dei pazienti questo suo coraggio e la sua grande umanità, che lo spingono a rischiare la propria vita per indicare agli altri pazienti una via di emancipazione, stimolandoli ad assumere comportamenti nuovi e ad uscire dallo stato di minorità in cui sono stati precipitati da un sistema sociale che non è stato capace di promuoverne l’autonomia e l’autostima. Nonostante gli iniziali timori e le esitazioni, molti pazienti ritroveranno il coraggio e impareranno da Mc Murphy a riprendere il controllo della propria vita. Nel romanzo questa presa di consapevolezza è riassunta dagli sviluppi delle ultime pagine; nel film l’epilogo è condensato metaforicamente nell’ultima scena, in cui tutti i pazienti si svegliano, quando Grande Capo scappa dalla finestra, dopo averla sfondata usando il pesante pannello di controllo della sala docce, come aveva ipotizzato Mc. Il messaggio che ne emerge non è soltanto la ferma condanna dell’internamento psichiatrico, ma la condanna di ogni forma di violenza individuale o di gruppo, spontanea o organizzata, che tolga dignità e rispettabilità all’uomo. Parallelamente la simpatia che suscita il protagonista nel pubblico veicola l’invito a non rimanere indifferenti rispetto ai soprusi e alle ingiustizie, ma al contrario a sentirsi tutti personalmente coinvolti in tutto quello che accade intorno e a mettere in campo le energie e le strategie a disposizione di ognuno per migliorare il contesto in cui si vive. 8 Scheda didattica – “Qualcuno volò sul nido del cuculo” a cura di Rosa Auletta PROPOSTE PER LA SCRITTURA 1. Nel racconto (romanzo, film e spettacolo teatrale) sono presenti alcune tematiche che potremmo considerare più universali, non riferibili cioè al solo contesto dell’ospedale psichiatrico in cui si svolge la vicenda, ma più in generale all’uomo e al suo vivere in contesti sociali organizzati. Uno di questi temi è il rapporto tra le regole e la rigidità nella loro applicazione. Mc Murphy/Danise propone o mette in atto nel corso della storia una serie di modifiche alle regole stabilite, dalle modifiche più innocenti alle trasgressioni vere e proprie, che non vengono accettate dalla direzione dell’Ospedale e che in alcuni casi sarebbero valutate come devianti anche all’esterno dell’ospedale. Analizza la tematica proposta, facendo riferimento agli episodi che ritieni più adatti ed esprimi una tua valutazione sulle regole, sulla loro utilità, sulla loro modificabilità. 2. Al centro del programma terapeutico dell’ospedale, che ha tra i suoi momenti più forti la seduta di gruppo, dovrebbe esserci la promozione dell’autonomia e della dignità di ogni paziente, secondo quanto pensiamo oggi. La storia narra però di un diverso modo di trattare il malato e ritrae una situazione lontana da noi alcuni decenni. Senza entrare nel merito dei metodi di cura, oggi superati, e restando solo sul piano del dialogo di gruppo, trovi che il percorso di rieducazione guidato da Miss Ratched permettesse un graduale riadattamento dei soggetti meno compromessi? Analizza la questione e proponi le tue riflessioni in merito. 3. Nel film lo spazio in cui sono girate le scene è quasi sempre lo spazio chiuso dell’ospedale, una struttura psichiatrica realmente funzionante dell’Oregon, in cui il cast degli attori ha vissuto un paio di settimane prima di iniziare le riprese, per sperimentare sulla pelle gli effetti dell’internamento. La versione teatrale di Maurizio de Giovanni, che riprende l’originario adattamento di Dale Wasserman, sposta lo spazio d’azione in un ospedale di Aversa, su richiesta del regista Alessandro Gassman, che ha voluto così avvicinare a noi la vicenda nel tempo e nello spazio. Oggi in Italia, a più di trent’anni di distanza dalla Legge Basaglia, sono presenti sul territorio molte realtà di cura e di assistenza diverse dall’ospedale psichiatrico classico. Quali aspetti dell’internamento ti hanno colpito maggiormente nella storia narrata in “Qualcuno volò sul nido del cuculo” e quale pensi debbano essere oggi gli obiettivi da porsi nella gestione della malattia mentale? 4. Nel film ha un rilievo particolare il tema della fuga e la ricerca della libertà dalla reclusione. Mc Murphy aspetta la fine della pena che deve scontare, per poter tornare libero, e diventa più trasgressivo ed insofferente quando scopre che la sua pena detentiva è stata trasformata in internamento a tempo indeterminato: il progetto di fuga condiviso con Grande Capo avrà poi nella scena finale uno struggente epilogo. Dall’altro lato viene però narrata la storia di molti pazienti del reparto che vivono all’interno della struttura per propria scelta. Rifletti con attenzione su questa rinuncia alla libertà personale: quali sono secondo te le ragioni che spingono i malati ad accettare l’internamento? E in termini più generali quali ragioni possono spingere un uomo a rinunciare ad una vita pienamente vissuta? 9 Scheda didattica – “Qualcuno volò sul nido del cuculo” a cura di Rosa Auletta SPUNTI DI APPROFONDIMENTO E BIBLIOGRAFIA Per un completamento dell’analisi narratologica, dal romanzo alla resa teatrale e poi cinematografica, si veda il documentario “Completely cuckoo” di Ch. Kislyak (1997) Per una documentazione facilmente consultabile sulla Legge Basaglia, si vedano i siti http://www.edscuola.it/archivio/handicap/basaglia.html http://www.francobasaglia.it/ Per introdurre le questioni di portata più generale, si legga il seguente articolo, corredato di utili spunti bibliografici: TRA FILOSOFIA E ANTIPSICHIATRIA: I PERCORSI DI FOUCAULT E BASAGLIA di Pierangelo Di Vittorio Il termine 'antipsichiatria' designa comunemente una serie di movimenti, sorti negli anni Cinquanta e Sessanta del Novecento, che hanno sviluppato una critica radicale della psichiatria tradizionale e promosso esperienze di trasformazione. A quasi mezzo secolo di distanza, l’antipsichiatria ha ancora qualcosa da dire, trattandosi di un fenomeno complesso, per certi versi ambivalente, nel quale sono racchiuse alcune poste in gioco attuali. Il dialogo sotterraneo tra Michel Foucault e Franco Basaglia offre qualche spunto in questa direzione. La resistenza al potere psichiatrico I movimenti dell’antipsichiatria interrogano il presupposto implicito su cui riposa la pratica psichiatrica: le "relazioni di potere" che sottendono ogni aspetto della vita manicomiale (M. Foucault, Il potere psichiatrico. Corso al Collège de France 1973-1974, Feltrinelli, 2004, p. 295). Szasz, Laing, Cooper e Basaglia denunciano gli 'eccessi' del potere psichiatrico rifiutando di trincerarsi dietro la presunta 'neutralità' del loro sapere e del loro intervento tecnico. Viene così minata la logica di 'messa sotto tutela' dei pazienti che travalica qualsiasi finalità terapeutica e non può essere giustificata in termini scientifici. […] Radicalità filosofica ed etica È possibile interpretare il ruolo, al tempo stesso, terapeutico e politico della psichiatria in modo diverso dall’alienismo e dalla sua tradizione? È possibile un rapporto terapeutico che non sia fondato su un assoluto squilibrio di potere tra il medico e il paziente? È possibile un mandato politico che non si riduca alla difesa della società dal pericolo di cui si ritiene che i malati di mente siano portatori? Se tutto ciò è possibile, lo è nella misura in cui si riesce a operare una profonda trasformazione nel rapporto con se stessi e con gli altri. Anche questa risposta, rimasta forse inascoltata, fa parte della storia della cosiddetta antipsichiatria e, più in generale, dei movimenti di trasformazione della psichiatria, tra i quali vanno ricordati quello della 'psicoterapia istituzionale', promosso in Francia da François Tosquelles, e quello 'antiistituzionale', guidato in Italia da Franco Basaglia.[…] I percorsi incrociati di Foucault e Basaglia Nel 1961, Basaglia è chiamato a dirigere il manicomio di Gorizia. Dopo diversi anni trascorsi nella clinica universitaria di Padova, nel corso dei quali ha abiurato il positivismo abbracciando la cultura fenomenologica ed esistenziale, il suo più grande desiderio è "portare alle ultime conseguenze la comprensione della follia" (F. Basaglia, F. Ongaro Basaglia, A. Pirella, S. 10 Scheda didattica – “Qualcuno volò sul nido del cuculo” a cura di Rosa Auletta Taverna, La nave che affonda, Raffaello Cortina, 2008, p. 18). Scopre, invece, che il manicomio è la negazione di ogni possibilità di comprendere. I malati sono, infatti, sepolti sotto una malattia che è in massima parte il risultato di anni e anni di istituzionalizzazione. Immediatamente, Basaglia decide di riformare l’ospedale psichiatrico sperimentando una comunità terapeutica sul modello di quella realizzata da Maxwell Jones in Scozia. Sempre nel 1961, escono tre libri fondamentali per gli sviluppi successivi del movimento che, nel 1978, condurrà alla legge di riforma 180: I dannati della terra di Frantz Fanon, Asylums, la condizione sociale del malato di mente e di altri internati di Erving Goffman, la Storia della follia nell’età classica di Michel Foucault. L’attenzione 'filosofica' di Basaglia, pur seguendo sentieri diversi rispetto alla sua originaria vocazione fenomenologica, resterà sempre viva, a testimonianza di come, per un tecnico, sia possibile mettersi alla prova di problemi e interrogativi più generali, senza per questo abbandonare il proprio terreno specifico. […] Dalla critica delle scienze umane al problema del governo Poi i percorsi s’intrecciano, in maniera sempre più stretta. Nel corso Il potere psichiatrico, Foucault analizza i meccanismi 'disciplinari' sui cui si fonda il manicomio, gli stessi che Basaglia aveva cominciato a smontare a Gorizia fino a realizzare, a Trieste, il primo esperimento di psichiatria senza manicomio. Facendo un passo indietro scopriamo poi che Basaglia, dopo un soggiorno negli Stati Uniti nel corso del quale verifica sul campo il funzionamento dei nuovi dispositivi di salute mentale istituiti dall’amministrazione Kennedy, matura sul finire degli anni Sessanta un’acuta consapevolezza delle insidie di quella che Foucault, dieci anni dopo, chiamerà 'biopolitica'. Infine, è in termini propriamente foucaultiani che l’esperienza di Basaglia assume tutta la sua portata storica e politica: per la prima volta, infatti, la logica della gestione dei malati di mente è sospesa, e diventa possibile affrontare il problema di come, e a quale prezzo, essi sono 'governati' nelle nostre società. Un problema che è ancora un banco di prova decisivo per ogni società democratica. http://www.treccani.it/scuola/lezioni/in_aula/scienze_umane_e_sociali/Comunicazione/di_vitto rio.html 11
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Nicholson proprio con questo film inaugurò il suo recitare "sopra le righe" che ormai da tempo lo contraddistingue. Bravo, bravissimo… ed è dire
poco. Strameritato Oscar. Ma tutti gli attori in que...