n.4 - carlo santulli home page
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PROPRIETA’ DEI MATERIALI E LORO APPLICAZIONE DI DESIGN SPECIFICA (indicazione proprietà meccaniche complessive e superficiali, termiche, elettromagnetiche, caratteristiche di servizio,ecc.) LINGUAGGIO TECNICO SUI MATERIALI COMUNICAZIONE EFFICACE DELLE NECESSITA’ DI DESIGN SISTEMI DI TRAZIONE DEI MATERIALI PROVINI A TRAZIONE DI ACCIAIO PRIMA E DOPO LA PROVA N.B. Dalla misura della forza e dello spostamento (deformazione) si ottiene l'energia assorbita dal materiale. I sistemi di trazione dei materiali (tecnicamente la prova più semplice da effettuare sui metalli ed i polimeri) si servono di attuatori tipicamente idraulici (a vite senza fine o martinetto) per consentire il movimento della testa ATTUATORI Gli attuatori hanno per scopo la trasformazione della pressione di un liquido (attuatori idraulici), di quella dell’aria compressa (attuatori pneumatici) o di una carica elettrica (attuatori piezoelettrici) in un movimento lineare Attuatore pneumatico POLPO (Octopus Vulgaris) COME ESEMPIO DI SISTEMA DI ATTUAZIONE BIOLOGICO Movimento finale della zampa in funzione del rapporto indicato tra la forza ventrale e quella dorsale del muscolo. . A Movimento reale del polpo verso un obiettivo B Movimento neurologico della sola zampa C Modellizzazione lineare del movimento D Modellizzazione non lineare del movimento Il polpo viene intensamente studiato per esempio nella robotica per realizzare un'attuazione in tempi molto brevi e con forze relativamente modeste (anche di pochi newton) che consente minore spreco di energia e utilizzo di materiali con minori problemi di vibrazioni e rumori ATTUATORI NATURALI TRA LE PIANTE Anche nel mondo vegetale ci sono attuatori, che sfruttano la diversa pressione del fluido presente nelle proprie cellule (principio naturale che è alla base anche. p.es., del movimento dei vermi) Ci sono piante che aprono e chiudono le foglie a seconda della temperatura e dell'umidità (per esempio la mimosa, o l'acacia) per avere sempre la giusta quantità di sole e di acqua La dionea ha un sistema di serraggio “automatico” per catturare mosche e piccoli insetti di cui si nutre INDICAZIONI OTTENUTE DA UNA PROVA DI TRAZIONE «Ut tensio, sic vis» (Hooke, 1678) (La deformazione dipende dalla forza) Il caso più semplice è un comportamento puramente elastico (proporzionalità fino a rottura dello sforzo) applicato con la deformazione ottenuta Conseguenze: Fragilità e assenza di avvisaglie di rottura σ=sigma, Δ=delta, ε=epsilon FRAGILITÀ: ASSENZA DI STRIZIONE La rottura fragile è caratterizzata anche dal fatto che la sezione non si riduce (non c’è STRIZIONE: caso c.) CAPSULE DENTALI IN ZIRCONIA SFERE DI ALLUMINA (abrasivo) Curva di trazione di un ceramico innovativo (es. zirconia, allumina, carburo di silicio) (valori indicativi) SISTEMA DI FLESSIONE Nei ceramici la deformazione è spesso ai liniti della misurabilità, specie nel caso di prove di trazione, nelle quali la propagazione di un solo difetto porta a rottura. Questo rende preferibili prove di flessione TEORIA DI GRIFFITH (1920) Griffith studiò l’effetto dei difetti nella rottura fragile del vetro e dei metalli, in seguito all’allora incomprensibile fenomeno dello scoppio degli oblò, e teorizzò che avvenisse per il raggiungimento di uno «sforzo critico». ROTTURA DI OBLO’ SU AEREO In teoria se l’apice della cricca ha dimensioni zero (un punto) lo sforzo è infinito. Nei casi pratici, l’apice della cricca è sempre smussato. SI STANNO PRODUCENDO DELLE LEGHE DETTE METALLI AMORFI (altrimenti detti «vetri metallici ») PROPRIO PER RIDURRE IL PROBLEMA DELLA FRAGILITA’ IN PRESENZA DI DIFETTI CONCENTRAZIONE DEGLI SFORZI Nel caso generale, studiato da Griffith, i difetti sono ellittici e la propagazione lungo l'apice della cricca. Lo sforzo reale, dato che la cricca è così “orientata” è molto più grande di quello applicato sulla struttura, dipendendo dall'angolo dell'apice della cricca (più è stretto più lo sforzo aumenta), e consentendo quindi il superamento del valore critico. Invece, nelle strutture gerarchizzate, dove si parte dalla cellula, qualunque difetto nella cellula non diventa mai abbastanza grande da poter superare il valore critico stabilito da Griffith, per un effetto detto tensegrità. MODI DI DEFORMAZIONE DI UN OGGETTO INTORNO AL DIFETTO TENACITÀ (SUSCETTIBILITÀ AI DIFETTI) Provini per misura di tenacità con intaglio (difetto artificiale) MODI DI PROPAGAZIONE DEL DIFETTO La tenacità è data approssimativamente dall'area sotto la curva sforzo-deformazione, nel caso di fessurazione serve a valutare quanto il materiale si opponga alla crescita della cricca (difetto). DOMANDE 4 Che differenza c’è tra un materiale cristallino (come il metallo) ed un materiale amorfo (come il vetro)? Che differenza c’è tra un comportamento elastico ed un comportamento plastico? A parità di materiale e di spessore, quali sono i vantaggi relativi di un laminato con meno strati più spessi o più strati meno spessi? TENSEGRITÀ (termine coniato da Buckminster Fuller) • • Equilibrio statistico tra le parti di una struttura in trazione e le sue parti in compressione “Ogni trasformazione lineare di una tensegrità è a sua volta una tensegrità” La tensegrità viene applicata in natura, con sistema gerarchizzato, fino alla nanoscala. Consente di neutralizzare i difetti, scaricando le tensioni nel punto di crescita e/o di riparazione dell'oggetto naturale di design. La tensegrità porta a due importanti caratteristiche delle strutture naturali: Auto-assemblaggio (self-assembly) Auto-riparazione (self-healing) RIDURRE L’INFLUENZA DEI DIFETTI: TEMPRA DEL VETRO FORNO A CONVEZIONE PER TEMPRA DEL VETRO Per ridurre gli effetti dei difetti nel vetro su strutture, si tagliano prima le lastre, poi le si riscalda a 640°C e le si raffredda rapidamente con getti d’aria. Questo processo (tempra del vetro) fa sì che il vetro sia compresso esternamente e tirato all’interno, producendo un effetto simile alla tensegrità di Fuller, e quindi sia più resistente. CRISTALLINO E AMORFO I materiali ingegnerizzati sono parzialmente cristallini e parzialmente amorfi (semicristallini), per non essere troppo fragili. Significative conseguenze del fatto di non essere completamente cristallini sono: Che la loro temperatura di fusione non è esatta (tipo il ghiaccio puro che fonde esattamente a 0°C), ma si ha un intervallo di fusione (o per meglio dire di rammollimento) Che il loro comportamento meccanico non è elastico fino a rottura SIMMETRIA, GERARCHIZZAZIONE, CRISTALLINITA’: LE DIATOMEE (strutture di silice) Simmetria centrica Simmetria pinnata Diatomea con valve radiali Coscinodiscus walesii e struttura “fotonica” dei pori Altre simmetrie (per esempio, a stella) Valve oblunghe con margini ondulati. Visibili coste di rinforzo MISURARE LE PROPRIETA’ MECCANICHE DELLE DIATOMEE: NANO-INDENTAZIONE Nanoindentazione delle diatomee e curve forza-deformazione relative I valori ottenuti sono puntuali e non globali: per ottenere il valore dello sforzo occorrerebbe misurare lo spessore e moltiplicarlo per la dimensione della punta d’indentazione, ma questo non è sempre facile. COMPOSITI CERAMICI NATURALI: MOLLUSCHI BIVALVA Ci sono compositi a matrice polimerica, ceramica e metallica (alluminio) Questa struttura, detta lamellare incrociata, con tre strati di spessore uniforme, ricorda l'allineamento delle fibre nel legno, delle barbule nelle piume o i compositi cross-ply (con fibre orientate a 0° e 90°), ed è quindi tendente ad una quasi-isotropia RIEPILOGO SUI DIAGRAMMI SFORZO-DEFORMAZIONE Per valutare lo scostamento dei materiali da un comportamento elastico, si utilizzano i grafici sforzo-deformazione. Lo sforzo σ =F/S, dove F è la forza applicata e S è l'area della sezione del provino di materiale: ha le unità di una pressione, quindi pascal (Pa), ma di solito è più appropriato il megapascal (MPa) = 106 Pa. La deformazione ε è un numero puro e si misura come Δl/l, dove Δl è la variazione di lunghezza del provino e l è la lunghezza iniziale del provino. Condizione necessaria, ma non sufficiente, per utilizzare il materiale è che ci sia qualche forma di proporzionalità tra lo sforzo applicato e la deformazione ottenuta. Nel caso più semplice che il materiale sia elastico, il coefficiente di proporzionalità ottenuto E = σ/ε si definisce come modulo elastico o di Young, e si esprime di solito in MPa o in GPa (gigapascal) = 109 Pa. DIAGRAMMA SFORZO-DEFORMAZIONE (a trazione) DI UN ACCIAIO (lega ferro-carbonio con max. carbonio 2.06%) La deformazione dell'acciaio dipende molto dal contenuto in carbonio, dagli altri elementi e dai trattamenti termici.(p.es. tempra) effettuati (sforzo=stress; deformazione=strain) La diminuzione di sforzo dopo il punto C è in realtà soltanto apparente, in quanto il materiale si è molto assottigliato, subendo strizione (necking), e quindi lo sforzo reale è considerevolmente aumentato Il modulo elastico viene calcolato dalla pendenza del tratto tra A e B. Il limite di utilizzo del materiale è sempre inferiore al limite elastico. Il tratto tra A e B è indicato come snervamento (yielding). PINZE E MATERIALI PINZA UNIVERSALE IN ACCIAIO SPECIALE PER UTENSILI E RICOPERTA IN RESINA TERMOPLASTICA (POLIPROPILENE O PVC) TENAGLIA CON MOLLA DI TENUTA RIVESTITA DI CARBURO DI TUNGSTENO PINZETTA PER UNGHIE IN ACCIAIO INOSSIDABILE TENAGLIA PER FERRAIOLI IN ACCIAIO SPECIALE BONIFICATO, FORGIATO, TEMPERATO AD OLIO ACCIAIO INOSSIDABILE • Austenitico: Ferro-cromo-nichel, carbonio < 0.1%, non magnetico (p.es. pentole) • Ferritico: Ferro-cromo, carbonio < 0.1%, magnetico p.es., edilizia, posate di bassa qualità) • Martensitico: Ferro-cromo, carbonio > 0.1%, magnetico e temprabile (p.es. coltelli) • Duplex (austenitico-ferritico): Ferro-cromo-nichel, carbonio < 0.1% (p.es. scambiatori di calore, vasche, serbatoi, ecc.) Un acciaio inossidabile tipico è il 18-10 (18% di cromo e 10% di nichel) (AISI 304) LA CAFFETTIERA NAPOLETANA (brevetto di Morize, 1819, per caffettiera in stagno) La caffettiera napoletana è divisa in due parti separate da un filtro a cestello. Nel cestello viene depositato il caffè tostato scuro e macinato fine. La parte inferiore della caffettiera viene riempita d'acqua mentre quella di servizio viene posta sopra a chiusura di tutto. La parte con l'acqua sarà a contatto con il fuoco e verrà portata a temperatura di ebollizione. Infine la caffettiera napoletana viene tolta dal fuoco e capovolta velocemente per permettere all'acqua calda di filtrare nel cestello, attraversando la polvere di caffè. Il caffè si raccoglie nel contenitore inferiore entro 2-3 minuti. CAFFETTIERA PRESSOFUSA IN ALLUMINIO « CIMBALINA » DI CASTIGLIONI CON FILTRO ESTERNO LA MOKA (Alfonso Bialetti, 1933) Bialetti si ispirò alla prima lavatrice (lessiveuse) alimentata a gas di Alfred Conord (1931) specie per il concetto del passaggio dell’acqua per rotazione del cestello attraverso il bucato. Questo gli diede l’idea di poter evitare la rotazione a 180° della caffettiera. L’aspetto produttivo innovativo fu la produzione per pressofusione in alluminio con stampi permanenti di ghisa. CHIMICA DEL CAFFE’ (Paul Campani, 1958) ALTRO PERSONAGGIO DI CAMPANI: MIGUEL (Talmone) DA « LE VOCI DEL BOSCO » DI MAURO CORONA: L’ULIVO L’ulivo è un legno durissimo, ma non resistente. E’ come il vetro, che non lo attacchi con nessun utensile, ma se gli dai un colpo si frantuma. […] Vedere un ciocco d’ulivo pieno di nodi, contorcimenti e gibbosità fa pensare che spaccarlo sia incredibilmente difficile. Invece non è così. Basta lasciare cadere la scure a peso morto, senza nemmeno imprimerle forza, ed il ciocco si fenderà in due come niente fosse .
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