La Voce (dicembre 2009)
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La Voce (dicembre 2009)
. Numero Anno vii – Dicembre www.lse.te.it NUMERO 1 ANNO VII – DICEMBRE 2009 SOMMARIO REDAZIONE Editoriali Una lettera inattesa - Novità - Uno sguardo a L’Aquila - Coordinatore Caporedattore Responsabile LATEX Dai meandri dell’Einstein Intervista ai nuovi rappresentanti degli studenti Uno sguardo sul mondo L’influenza dell’influenza! - & . Suggestione o verità - Diritto di cronaca - Rispetto e convivenza? - = & Oltre noi stessi Diari di autodistruzione - & I sogni: come capirli? - ı́ 2060 - = & I modelli Pro Forma - Dulcis in. . . primis! - Igor ["aIgO:*] Giacomo (Frex) Frey, Lavinia (Blue Samurai) Di Giovanni, Alice Fotografi Mario (V for vendetta) Di Nicola, Marco (Marz) Di Marcantonio Redattori Alessandra (Alpix) Pigliacelli, Alessandro Vetuschi, Alessio Quarchioni, Andrea Bonomo, Andrea Core, Angela Di Michele, Annalisa Galzio, Carol (Carolı́) Delli Compagni, Catini Lorenza, Clarissa (Clari) Fonti, Claudio Rofi, Danila (Fiore) Migliozzi, Edoardo (Fiamma) Topitti, Ernesto (Erni) Consorti, Federica (Fede) Goderecci, Francesca (Frikky) Consorti, Francesca Di Marco, Francesca Valentini, Francesco Tiberi, Gaia Babbicola, Gaia (Gaia =p) Di Timoteo, Gianluca (Djgix) Di Giacinto, Giovanni Rossi, Ingrid (Pac) Filippini, Jessica (-Jesk@-) La Piccirella, Manuel Pilotti, Maria Clara Baldassarre, Maria Di Donato, Marta Cozzi, Mattia (Dr. Johann Faustus) Brizzi, Massimo (Ceccho B.S.) Cecchini, Mattia (King) Sciamanna, Nicolò Chiacchiararelli, Sabrina (Sabba) Vallarola, Simone Stranieri, Stefania Standoli, Ugo Niccolò Di Carlo Intervista doppia Luciano Artese vs. Giacomina Di Battista Forza Albert La frode scientifica - I Get The Power - I colori della letteratura Poesie - . . & The Real McCoy? - & Collaboratore Recensioni New Moon - Saltatempo - The World Has Suddenly Become A Sadder Place - Vignette Federica (Fede) Termini Illustratori Sapori teramani Io c’ero! Il concerto alla Villeroy - A Very Green Day - Il Concerto di Capodanno - Prof. Nando (Igor ["aIgO:*]) Cozzi Sito del liceo Andrea Cameli Interamente realizzato all’interno del Liceo Scientifico “Albert Einstein”, Via Luigi Sturzo , Teramo. Composto in LATEX con la famiglia di font Palatino di Hermann Zapf. Questa rivista è disponibile on-line nel sito web del liceo. http://www.lse.te.it Enigmistica Parole crociate e altri giochi ©- Liceo Scientifico “Albert Einstein” – Teramo http://creativecommons.org/licenses/by-nc-nd/2.5/it/legalcode 2 Editoriali Numero Anno vii – Dicembre Editoriali Una lettera inattesa di Gianmarco Ferreo ho lasciato Teramo per trasferirmi nella capitale. Qui ha sede la mia università, la Luiss Guido Carli, dove studio economia e trascorro le mie lunghe giornate accademiche. Tra studio, lezioni, feste e cene con amici provenienti da tutt’Italia, può capitare (come qualche giorno fa) di imbattersi in una lettera che provochi un’accesa discussione. A pubblicarla è stato il quotidiano “La Repubblica”, la firma è quella di Pier Luigi Celli. Per chi non lo conoscesse, attualmente è il direttore generale della Luiss e ha ricoperto in passato cariche come quella di direttore generale della RAI e consigliere d’amministrazione di Lottomatica ed Eni. Capita spesso di incontrarlo A per i corridoi della facoltà; a dire il vero è un uomo qualunque, che nasconde sempre un sorriso dietro la folta barba. Dedica questa lettera al figlio Mattia, appena laureato, invitandolo con tutte le sue forze ad andare via, a scappare letteralmente dall’Italia, un paese in cui non esiste meritocrazia e in cui è possibile fare carriera solo a patto di abbassarsi ad “affiliazioni politiche, di clan e familistiche”, in cui si inizierà a lavorare guadagnando un centesimo di veline e tronisti. Alcuni amici hanno criticato questa lettera, vedendola troppo pessimista, un po’ scontata e non consona alla sua posizione di direttore di università. È inutile dire che c’è stato un po’ di stupore anche tra chi, come me, condivide in linea di massima questa visione negativa del paese. Sapere di dover fare sacrifici sui libri e di dover spendere mol- to denaro (sia in università pubbliche che private) per poi non avere i riconoscimenti tanto attesi non è una novità, ma lascia un po’ d’amaro in bocca se a dirlo è chi fa della formazione dei ragazzi il proprio mestiere. Tuttavia mi sono chiesto cosa avrei fatto al suo posto. Avrei consigliato a mio figlio di andare via, di trasferirsi in Gran Bretagna, negli USA, magari in Germania, o l’avrei spronato ad andare avanti nel proprio paese attraverso mille difficoltà? La risposta non so darla! Da cambiare c’è ancora tanto qui, e per il momento, nonostante le critiche mossegli, mi sento solo di lodare Celli per aver sollevato (probabilmente in modo un po’ provocatorio) un tema importante come quello delle possibilità che l’Italia offre ai giovani laureati. ro che migliorino con l’esperienza. Ma lasciatemelo dire, la copertina di Giacomo Frey è splendida! Anche le foto hanno aumentato il loro “peso” all’interno de . Ho spostato la pagina dell’enigmistica in fondo alla rivista e, per essa, ho acquisito tre nuovi collaboratori che mi toglieranno dei grattacapi. Ho una nuova caporedattrice, Federica Termini, brava e attenta. Col suo avallo, ho aggiunto una rubrica nuova dedicata ai concerti “dal vivo” chiamata opportunamente Io c’ero! tragica notte. Ogni tanto fermiamoci e rivolgiamo un pensiero a loro e soprattutto teniamo conto del fatto che sullo schermo del nostro televisore passano cento notizie al giorno su gossip e celebrità che nella vita hanno ogni cosa, e due al mese sulle persone che a L’Aquila, in una sola notte, hanno perso tutto. E Noi, che davanti alla guardando le immagini di quel giorno sembravamo spettatori di un brutto film horror diretto da uno scadente regista, ricordiamoci di tutti quelli che hanno dovuto interpretare la parte delle vittime e ne stanno ancora subendo le conseguenze, che hanno visto la loro speranza nasco- sta senza vita sotto i resti della propria casa, di coloro che ancora non riescono a tirare un sospiro di sollievo e a pensare di avere la possibilità di tornare alla vita di prima perché la loro città non è piú quella che hanno visto affacciandosi alla finestra la sera del cinque aprile, prima di addormentarsi e vivere un incubo. Novità di Nando Cozzi la nostra rivista avrete sicuramente notato le novità. Il formato è diventato King Size e questo ha migliorato decisamente l’effetto tipografico. Ho dato maggior spazio agli illustratori. Spe- S Che dire ancora se non darvi sinceri auguri di natale da parte mia e della redazione. E buona lettura! Uno sguardo a L’Aquila di Annalisa Galzio otto mesi dal giorno che ha interrotto senza preavviso la vita di centinaia di persone, che meritano di non essere dimenticate. Non possiamo ricordare i loro nomi, che sono troppi, ma cerchiamo di imprimere nella memoria alcuni dei loro volti che, ricoperti di calcinacci, riemergevano da quelle macerie che un pugno di secondi prima erano state le loro case. Quei volti che, con un barlume di speranza negli occhi, si cercavano a vicenda tra il disordine e la polvere di quella S Non spegniamo il ricordo, restiamo vicini agli aquilani e cerchiamo di far capire a chi ancora non l’ha trovato, che quel “Domani” di cui parlano gli artisti italiani forse esiste davvero, anche se tarda un po’ ad arrivare. Numero Anno vii – Dicembre Dai meandri dell’Einstein Intervista ai nuovi rappresentanti degli studenti Soprannome di uno degli altri Fidanzato? Mai scritto sui muri? Insegnante preferito Orientamento politico Cosa ti porterà Babbo Natale? La vostra dipendenza Programma preferito Credi nell’amore? Alessio Quarchioni Piccina (Core) Ingrid Filippini Chicca (Francesca) No ma ho molti amanti Certo Francesca Melozzi Ingrida (Ingrid) Andrea Core Pollo (Alessio) Dario Valeri Vacca (Core) Gianluca Di Giacinto Passo. . . Sı̀ No Sı̀ Sı̀ Sı̀ Ovvio Sı̀ No Barracchini no. . . Artese no. . . Cozzi no. . . Suppa!!! Cos’è la politica? Marcattilii Scoscina Barracchini Artese ma amo Cozzi Di Curzio Rosso Rosso acceso Passo. . . Risposta censurata Toccare la piccina di Core. . . Uomini e Donne. . . Sı̀ Nutella Sinistra come il cuore Devo ancora pensarci. . . Internet Risposta censurata Non ho dipendenze. . . One Piece Anno Zero Sı̀ Risposta censurata Sigarette. . . alcol. . . Prendere o lasciare. . . No Confuso. . . sinistra. . . Preferisco le sorprese. . . Internet. . . Sı̀ e No Sı̀ No Sı̀ Sigarette Uomini e Donne. . . Nell’amore no ma negli amanti sı̀. . . Dipende La prossima? Dipende No No No Chiedere per avere Nutella e panna Affermare i nostri diritti Formaggio fritto Ciò che serve . . . creare coscienze critiche Carbonara Giudice Rocco Siffredi Mantenuta Quarchioni Mio padre La volontà degli studenti Lasagn e pepentun Non lo so. . . Il rappresentante più bello Il rappresentante più brutto Il difetto di quelli che ti stanno accanto Francesca Quarchioni (ride) Dario Con quanti voti hai vinto? Citazione preferita Perdoneresti un tradimento? Cosa farete per l’istituto? Cibo preferito? Cosa vuoi fare da grande? Il tuo idolo Come sarà il rapporto con la preside? Che lezione stai saltando per fare questa intervista? Cosa pensate di questa intervista? No Tutto ciò che mi verrà chiesto Tortellini con panna e salsiccia Il mantenuto da Cannelloni Non ho idoli Quarchioni Il padre di Quarchioni Ingrid Giurisprudenza e scienze politiche Mia madre Quarchioni (ride) Dario (ride) Dario Dario Dario Quarchioni (serio) Quarchioni Core: panza Core: ingombrante. Francesca: troppo pacata Ingrid: sparla troppo. Dario: lo sto studiando. . . Ingrid: nessuno. Alessio: gli occhietti brutti. . . Dario: mi copia il pizzo Lista: 477; personali: 188 Non sarò mai nessuno. . . ma nessuno sarà mai come me. . . (suggerimento Core) Conflittuale. . . (gli dicono che la preside legge il giornalino). OTTIMO! Ricci Lista 353; personali: 106 Non cogito ergo non sum Lista: 206; personali: 122 Nulla si crea nulla si distrugge ma tutto si trasforma Lista 353; personali: 286 Non rimpiangere ciò che hai fatto se quando l’hai fatto eri felice Francesca: devo conoscerla meglio. Gianluca: barba troppo lunga. . . Lista: 139; personali: 90 Questa è Sparta (ride e guarda Gianluca) Costruttivo Vedremo Odi et amo Un rapporto. . . Costruttivo come l’anno scorso Marcattilii Uscivo alle 12:25 Ricci Ricci quindi niente. . . Storia fia. . . Bellaaaaa! Divertente! Simpatica Bella anche se ci siamo presi a parole a vicenda Bella ma Core dice un sacco di ca**ate! Interessante Mio padre Informatica Lista: 239; personali: 143 One more thing (amministratore delegato apple Steve Jobs) e filoso- Uno sguardo sul mondo L’influenza dell’influenza! di Angela Di Michele & Maria Clara Baldassarre “Influenza A: baci vietati tra gli studenti” Centro, 02 settenbre 2009 “Tutti i giornalisti sono, per via del loro mestiere, degli allarmisti: è il loro modo di rendersi interessanti.” — Arthur Schopenhauer S, avevi proprio C ragione! Questa frase calza pro- “Anche in Italia mutazione del virus!” prio a pennello con i tempi che corrono. Corriere della Sera, 30 novembre 2009 Da mesi ormai, infatti, i mass media ci hanno bombardato con numerosi allarmismi, piú o meno giustificati, sulla nuova pandemia, con informazioni confuse e contraddittorie. Quali pericoli corriamo? Vaccino sı́? Vaccino no? Ritardiamo l’apertura delle scuole? È piú mortale dell’influenza stagionale? Piú se ne parla piú aumen- Uno sguardo sul mondo hanno fatto salire il livello di allarme. Comportamenti apparentemente banali sembrano avere una buona efficacia nel limitare e prevenire il contagio e i consigli per non ammalarsi sono quelli consueti in questi casi: evitare di andare nei paesi d’origine della malattia, non frequentare luoghi affollati, curare l’igiene personale. E su quest’ultimo punto che poniamo la nostra attenzione. Alzi la mano chi non possiede l’amuchina gel o un qualsiasi altro disinfettante. Eh già, ne siamo diventati dipendenti, facendo salire alle stelle il fatturato di numerose case farmaceutiche. Attenzione però: secondo Altroconsumo l’efficacia di questi prodotti può essere anche inferiore a quella di un normale lavaggio con acqua e sapone. La stampa, quindi, ha condizionato le nostre abitudini, poiché una volta, quando la scienza era meno avanzata, per guarire dalle malattie ci si affidava alla sorte. Certo, oggi i tempi sono cambiati ed è senza dubbio meglio sapere ciò he ci aspetta, pertanto, non potendo evitare del tutto il contatto con agenti infettivi, facciamo prevenzione ma evitiamo di scatenare pandemie da iperigiene! Dunque: NON LASCIATEVI INFLUENZARE! tamente il passare dei giorni per piú di 5000 anni e si interrompeva proprio il 21 dicembre 2012. L’epoca in cui noi viviamo ora, sempre per il Lungo Computo, è la quarta, in cui, secondo la mitologia Maya, gli dei, delusi dal risultato ottenuto, alla fine delle tre epoche precedenti, avrebbero distrutto con un cataclisma la loro creazione. Questo fatto è riscontrabile anche nel Popol Vuh, uno dei principali documenti storici dei Maya. Nella popolazione mondiale ormai è psicosi, infatti oltre al film 2012, molti siti web si occupano di questa data, anche se molti pensano che questa segni solo un passaggio verso un’epoca in cui l’uomo sarà piú consapevole e avverà la fine delle guerre. Anche la Nasa ha aperto un sito per rispondere alle domande: http://www.nasa.gov/topics/- earth/features/2012.html. Dunque gli scenari che si presentano all’uomo sono due: la fine del mondo oppure la trasformazione radicale di esso, con un periodo di pace globale. Eppure per molti studiosi dei Maya, la data sarebbe sbagliata, ma, nonostante ciò nei mezzi di comunicazione si continua a parlare del problema del 2012, anche libri e film e serie si occupano di questo. . . in X-Files viene rivelato che il 22 dicembre 2012 è il giorno in cui un gruppo di alieni invaderà la terra. Per quanto riguarda i libri uno dei piú importanti, è quello scritto dall’ufologo e scrittore Whitley Strieber del 2007 intitolato 2012: The War for Souls, che ha ispirato Michael Bay per il film. Il piú recente film, è 2012 di Roland Emmerich, uscito il 13 novembre. di V for vendetta ta l’incertezza, e l’incertezza scatena la paura e la psicosi di massa. Ma che cos’è in realtà l’influenza? Tale termine deriva dalla vecchia concezione astrologica di questa malattia causata dalla cosiddetta “influenza” degli astri. In particolare quella “suina”si riferisce ai casi provocati da un contagio endemico di “Orthomyxovirus” nei suini stessi. Secondo alcuni ricercatori, il virus era presente già in passato ma, dall’aprile 2009 in Messico sono stati accertati focolai di infezione nell’uomo. Il numero dei casi, la presenza di morti e la trasmissione da uomo a uomo Numero Anno vii – Dicembre Suggestione o verità di Andrea Bonomo ogni occasione è stata N buona, per proclamare la catastro- fe, riguardo la fine del mondo, e ci si pone sempre la stessa domanda: verità oppure solo suggestione? La teoria stavolta è quella dei Maya, popolazione antichissima, le cui origini risalgono al 1800 a.C., per loro, il mondo dovrebbe finire il 21 dicembre 2012. I Maya calcolavano con precisione lo scorrere del tempo utilizzando tre calendari: uno religioso, che divideva l’anno in 260 giorni, uno solare, che lo divideva in 365 giorni, e il terzo, chiamato Lungo Computo, che calcolava il tempo fin dalla data della creazione del mondo attuale, per i Maya l’11 agosto del 3114 a.C.. Questo calendario calcolava esat- Numero Anno vii – Dicembre Dunque ci si ritrova alla domanda il frutto di una suggestione globale? A solo il 22 dicembre 2012. . . di partenza tutto questo è vero o è solo questa domanda si potrà rispondere Diritto di cronaca Scrittori perseguitati per il loro diritto alla parola di Manuel Pilotti quello che dite, ma di- “D fenderò fino alla morte il vostro diritto di dirlo”, parlava cosı́ Voltaire, uno degli esponenti principali dell’illuminismo, cercando di sottolineare quanto fosse importante la libertà di pensiero e di parola in una società “illuminata” e intenta a superare le imposizioni ideologiche del tempo. È passato molto tempo ma la società attuale è ancora vittima di imposizioni; imposizioni pesanti, utili a creare un gregge ottimistico di individualisti, facili da tenere a bada e da manipolare. Immaginate di venire a conoscenza di un fatto spaventoso che se divulgato può fare aprire gli occhi al mondo, immaginate di essere uno scrittore o di avere i mezzi per rendere pubblica la vostra scoperta, non vi sentireste in dovere di rivelare tutto? Eventi che dovevano restare nascosti nel sottosuolo di una società noncurante vengono riportati alla luce da coraggiosi narratori che spesso danno in cambio la loro libertà e la loro vita per poi sentirsi perseguitati e smentiti. Un mezzo per far comprendere il limite del divulgabile è la minaccia di morte e, se non bastasse, la persecuzione diventa una diretta conseguenza; Roberto Saviano, scrittore del best seller “Gomorra”, si trova a vivere relegato in casa, costretto a cambiare spesso dimora e accompagnato costantemente da una scorta per il solo fatto di aver raccontato ciò che era sotto gli occhi di tutti ovvero l’imponente potere commerciale e politico che la mafia ha nel Sud Italia (e non solo) con particolari riferimenti al suo paese natale: Napoli. “Ti abbiamo chiuso nella bara sen- za averti ucciso”, queste le parole della camorra a Saviano che vogliono sottolineare come un uomo abbia perso la libertà di vivere semplicemente facendo uso della libertà di parola, troppo spesso data per scontata. Il libro di Saviano ha indubbiamente fatto male, anche ad un’organizzazione grande come la camorra, ma ha reso la sua vita e quella dei suoi familiari un inferno; ma le sue affermazioni parlano chiaro: “Certe volte mi sono interrogato se ne è valsa la pena, se quello che sto pagando non è sproporzionato rispetto a un libro, soprattutto quando penso ai miei parenti, a quello che anche loro hanno passato e passano. Poi però non riesco a dirmi che non dovevo scriverlo e alla fine penso sempre che lo rifarei”. L’istinto di divulgazione prevale non solo su Saviano ma su tutti quegli scrittori che, da insaziabili sognatori quali sono, pensano realmente di cambiare il mondo, troppo crudo e insostenibile alla loro vista, ma spesso si trovano a combattere cause troppo grandi, cause sorrette dai cattivi della situazione, nel caso di Saviano dalla mafia, ma è pura casualità. Anna Stepanovna Politkovskaja è stata una giornalista russa per la Novaja Gazeta e ha dedicato gran parte della sua vita alla scrittura con fine critico contro lo scarso rispetto dei diritti civili, sia da parte del governo di Putin, sia da parte dell’ esercito russo nella guerra in Cecenia. Anche lei è stata piú volte minacciata di morte ma in questo caso non da parte dei “cattivi” ma da quelli che dovrebbero essere i buoni, dallo stesso stato. I suoi scritti hanno messo in evidenza le indecenze commesse dai soldati russi: le torture, i rapimenti e gli assassini di cittadini innocenti e im- potenti. Al contrario di Saviano, Anna non aveva una scorta, non aveva posti dove nascondersi. “Certe volte, le persone pagano con la vita il fatto di dire ad alta voce ciò che pensano. Infatti, una persona può perfino essere uccisa semplicemente per avermi dato una informazione. Non sono la sola ad essere in pericolo e ho esempi che lo possono provare”. Nel 2004 Anna fu avvelenata mentre viaggiava verso Beslan, ma si salvò fortunosamente per poi essere uccisa nel suo ascensore con quattro colpi di pistola il 7 Ottobre 2006. La polizia sequestrò il suo computer e con esso un importante scritto mai pubblicato. Saviano e Anna sono solo due casi di molti altri come Ohran Pamuk, Ayaan Hirsi Ali, Salman Rushdie, Xu Zerong, Sayed Parvez tutti perseguitati per aver spinto il proprio diritto alla parola oltre quello che lo stato volesse che fosse detto. Non si salva nemmeno la fonte d’informazioni che noi riteniamo piú libera, quella di internet; infatti Shi Tao, giornalista cinese, non trovando appoggio dal suo giornale, decise di pubblicare un articolo su Yahoo. L’articolo riguardava la protesta di piazza Tiananmen del 1989, tenuta contro il partito comunista per avere una maggiore libertà, soprattutto di pensiero, nella quale numerosi studenti e manifestanti pacifici e disarmati, furono uccisi tra la notte del 3 e la mattina del 4 giugno. La notizia fu tenuta segreta e viene tutt’ora smentita, ma Shin Tao è stato condannato a dieci anni di carcere. “Disapprovo quello che dite e opprimerò fino alla morte il vostro diritto di dirlo”. (La stampa odierna) Oltre noi stessi Numero Anno vii – Dicembre Rispetto e convivenza? Dove? di Gaia =P & Alpix soleggiata a Tombu- È ra Yam bio, nel Sud del Sudan e del resto ci troviamo proprio nel bel mezzo di agosto, quando il caldo torrido inebria piú che mai questo territorio. Un gruppo di fedeli cristiani si sta recando tranquillamente in Chiesa, ma la routine è improvvisamente spezzata da una scena agghiacciante: un gruppo di ribelli musulmani irrompono nell’edificio e portano via numerosi ostaggi. Sette di questi saranno poi crocifissi sugli alberi di una foresta vicina, durante la fuga. Avete capito bene: crocifissi. Sı́, nel XXI secolo ci sono ancora persone che muoiono crocifisse. Leggendo la notizia siamo rimaste quasi inorridite e ancor di piú quando ci siamo rese conto che, nonostante l’accaduto sia un esempio palese di brutale violenza ingiustificata, il tutto è passato quasi inosservato. Allora abbiamo iniziato a porci delle domande inevitabili, non da paladini della fede cattolica, ma forse un po’ intrisi di uno spirito occidentale contemporaneo impossibile da eliminare. Come può un essere umano piantare nelle mani e nei piedi di un altro dei chiodi? Come può un uomo, in virtú di una qualsiasi fede, scagliarsi con tanta veemenza contro un altro della sua stessa specie? E, ancora piú grave: come può un intero mondo rimanere in silenzio? Continuano a predicarsi il rispetto fra i popoli, il cosmopolitismo e altre belle storie del genere, ma di fronte a degli eventi tali, come può un essere umano solo sperare nella riuscita di una convivenza pacifica e civile che unisca tutta l’umanità nel progetto di pace che tanto si esorta? loro nuove “amiche”, le uniche che possono realmente capirle, e scoprono nel mondo virtuale un rifugio dove esprimersi liberamente. Infatti in rete si possono facilmente trovare blog, community e forum attraverso cui le seguaci delle filosofie distorte di “Ana” e “Mia” si raccontano, coalizzate verso il loro obiettivo, mai soddisfatte del responso della “sacra” bilancia. È il popolo delle anoressiche / bulimiche, alla ricerca della thinspiration: ragazze ossessionate dal controllo del peso che non accettano i loro corpi, fermamente convinte della necessità di spingersi al limite per poter trovare finalmente quella serenità interiore che non troverebbero mai altrimenti. Nei loro siti appaiono miriadi di foto che mostrano donne scheletriche, per lo piú modelle, con bacini strettissimi, glutei minuti, seni inesistenti, visi scarni e occhi enormi che traspirano malessere, corpi trasparenti ma sempre vestiti dalle griffe piú in voga. Ci sono però anche immagini di ragazze piú in carne, definite “grasse”, in modo da avere quell’incentivo in piú per resistere alla tentazione di mangiare perché, come scrive “ana 4 ever”, “non vorremmo mai essere cosı́ brutte”. Per questo contemplano la magrezza assoluta e ammirano icone hollywoodiane quali Kate Moss, Nicole Richie, Linsday Lohan. Icone esili, ossute, come dovrebbero essere loro. Oltre noi stessi Diari di autodistruzione di Claudio Rofi & Stefania Standoli La regola è “think thin”, pensare magro. “Se non sei magra, non sei attraente”; “Essere magri è piú importante che essere sani”; “Non sarai mai troppo magra”. . . è ancora lunga, fa rabbrividire. Si tratta delle regole dei siti cosiddetti “pro Ana” e “pro Mia”, centinaia di siti sparsi per il web continuamente chiusi (a causa della loro illegalità) e riaperti, che inneggiano all’anoressia e alla bulimia chiamandole, affettuosamente, “Ana” e “Mia”. Già, perché guai a definirle malattie mortali: devono invece essere considerate due fedeli amiche onnipresenti per le giovani utenti dei siti che, magari per curiosità, gioco o convinzione, approdano in questi siti scambiandosi consigli,opinioni e dritte per raggiungere la “perfezione” che, nella loro contorta visione, equivale alla massima magrezza. Cosı́, senza rendersene conto, diventano vittime di gravi disturbi psichici, dovuti a seri disagi esistenziali: si spingono in una dimensione oscura e senza vie d’uscita, si dissociano dal mondo esterno e restano sole con le E Nonostante tutto, molte di quelle persone che hanno sofferto per mali di questo tipo, additano la maggior parte dei siti web come falsi, in gergo denominati fake, in quanto affermano che l’anoressia, la bulimia e i disturbi alimentari in genere, hanno sempre una matrice ben radicata nel dolore dovuto a traumi preesistenti e per questo, mentre si è soggetti a tali malesseri, ci si chiude in sé stessi, preferendo al dialogo con gli altri l’autocommiserazione. Colpa dei mass media che impongono continuamente un ideale di bellezza lontano dalla realtà attraverso stereotipi irraggiungibili, influenzando in tal modo il rapporto che i giovani hanno con la propria identità. Si tende cosı́ al convenzionalismo per paura della diversità, nell’assurdo pensiero che si venga approvati solo se si è il riflesso della società. E intanto si offusca la vita, che proprio nella diversità trova la bellezza piú alta. Numero Anno vii – Dicembre I sogni: come capirli? di Carolı́ chiudiamo gli occhi e ci ad- A dormentiamo, la nostra mente si abbandona ad un flusso di immagini sconnesse che nel corso della notte produranno i nostri sogni; magari a volte vogliamo “manomettere” il loro contenuto, volendo sognare ciò che si vuole, o veniamo svegliati da qualche rumore proprio “sul piú bello” o solitamente, dopo un incubo, rimaniamo turbati e per farci coraggio, continuiamo a ripetere “era solo un sogno”. I sogni non sono delle brevi follie? Degli attimi o delle ore intere in cui proviamo una seconda vita, trovandoci persino in situazioni paradossali al limite della realtà? Questi però finiscono per essere dimenticati, per il nostro scarso interesse, rimembrando solo alcuni frammenti e tale ricordo si dileguerà nel corso della giornata. Per comprendere meglio i nostri sogni si devono considerare tre fattori che li condizionano inevitabilmente: i fatti riguardanti il giorno precedente, elementi relativi alla propria infanzia, cio o ad un ginocchio flesso che ma anche episodi insignificanti che all’improvviso si estende; sfuggono alla nostra vita da svegli, ad • dei denti che cadono, provocati esempio le pubblicità o una frase di da uno stimolo dentario e non un discorso. alludono, come invece afferma Possiamo trovare tre tipi di sogni: la diceria popolare, alla morte quelli causati da stimoli esterni, quelli dei parenti; tipici e quelli che sono la realizzazione dei nostri desideri; il detto popolare • del volare, riconducibili ad uno “i sogni provengono dall’indigestione” dei giochi della nostra prima età; può spiegare il primo tipo, in quanto • dell’imbarazzo di essere nudi o questi sono il risultato di un disturbo poco vestiti di fronte ad estradel sonno, come il fragore di tuono nel nei, causati dalla coperta che casogno si trasformerà in una battaglia, de dal nostro corpo durante la o il suono della sveglia sarà il grido di notte; terrore di un uomo o il cigolio di una porta sarà un sogno di ladri. • i sogni d’esame, chiamato anPoi vi sono i sogni che rappresentache “sogno di angoscia”, che no la realizzazione dei nostri desideri solitamente vengono “sognaad esempio “l’innamorato è alle prese ti” da coloro che supereranno con l’oggetto delle sue dolci speranbrillantemente la prova. ze” ed infine vi sono i sogni tipici, che sono quelli piú comuni tra le persone Ritengo, in conclusione, che ogni come: sogno contenga un proprio significato, apparente o nascosto, ma che tocca a • i sogni del cadere da un’altu- noi scoprirlo, in quanto unici padroni ra, che sono dovuti ad un brac- della nostra mente. 2060: la fine del mondo sarebbe vicina! di Gaia =P & Alpix non è un calendario maya a E suggerirlo, ma una delle piú gran- di menti di tutti i tempi: Sir Isaac Newton. Ebbene sı́, anch’egli si sarebbe abbandonato a predizioni sull’apocalisse, d’altronde è nota a tutti il suo forte interesse per l’ignoto e per le scienze occulte. Lo scienziato, figlio del ’600, da perfetto biblicista, cercò di trovare nel Libro Sacro le risposte ai suoi interrogativi e, cosı́, studiando i versi del libro del profeta Daniele, arrivò alla data fatidica: 2060, esattamente 1260 anni dopo l’icoronazione di Carlo Magno. A sostenere questa tesi ricorriamo ai versi del profeta: “per un tempo, dei tempi e la metà di un tempo, e quando la forza del popolo santo sarà interamente infranta, allora tutte queste cose si compiranno”. Newton, quindi, diede ad “un tempo” valore 1, cosı́ “dei tempi” assunse valore 2 e la metà di un anno 6 (mesi): 1260. Per “tutte queste cose” Newton intende che il mondo “assisterà alla rovina delle nazioni malvagie, alla fine di ogni tristezza e sventura, al ritorno degli ebrei dall’esilio e al sorgere di un fiorente ed eterno regno. È noto però, che Newton, in pre- da ai fumi del mercurio, abbia scritto lettere deliranti e visionarie, quindi non è da escludere che questa del 1704 non sia una di quelle, anche se la stessa data venne inicata ancor prima da Leonardo Da Vinci e da Gioacchino Da Fiore. Ad ogni modo la previsione appare piuttosto infondata, come del resto sembrano esserlo quelle basate su altri elementi, come ad esempio il calendario Maya. Ma quello che ci chiediamo è: non sarebbe meglio godere appieno del tempo a nostra disposizione, anziché preoccuparsi di trovare una risposta potrà darci? Beh, ai posteri l’ardua sentenza! I modelli Pro Forma di Giovanni Rossi uno: entrare in quella scatola! Ma poi ra”, Uomini e donne, in cui troviamo cos’avrà di tanto interessante? modelli di perfezione assoluta da am sono i nostri modelli? Grazie a Analizziamo il caso piú clamoro- bo i sessi e pensiamo tra noi: “quanto quello schermo luminoso chiama- so: 5. Ancora non abbiamo vorrei essere come loro”; ma vediamo to , che è presente in ogni casa, il digerito il pranzo e già assistiamo a solo l’apparenza e non la sostanza. Innostro scopo nella vita è uno e soltanto uno dei tanti “programmi spazzatu- fatti sembra che queste persone non Q Oltre noi stessi abbiano alcun interesse nella vita oltre vestirsi e osservarsi allo specchio; e noi vorremmo essere come loro? Persone che oggi tutti conoscono e ammirano e che domani cadranno nel cestino pieno di tutti i partecipanti del Grande Fratello e di programmi simili. Siamo attanagliati ogni giorno da tutte queste trasmissioni che, pur cambiando nome, canale e modalità di programmazione, sono in realtà identiche tra loro. Purtroppo neanche il sabato sia- Numero Anno vii – Dicembre mo liberi: poco dopo pranzo inizia Amici, un programma che si propone di modellare nuovi talenti in diverse discipline come ad esempio danza e canto e, come prevedibile, è trasmesso su canale 5. Di talentuoso la gran parte dei partecipanti ha ben poco e a mio parere i partecipanti si vanno ad ammucchiare nel cestino che abbiamo nominato poche righe fa. Oltre hai reality made in Italy, si aggiungono poi le molte fiction importate dagli USA, che ci propinano uno dei modelli di vita piú in voga di questi tempi, basato esclusivamente sul lusso e sulla ricchezza che, secondo molta gente, regalano al fortunato possessore di tali valori tutto ciò che è desiderabile in questa vita. Ma siamo proprio sicuri che sia davvero cosı́? Non sarebbe meglio aspirare a qualcosa di piú nella vita che non essere un tronista o una velina o che? “Gli dei bevono ambrosia e gli uomini cioccolata” cita il Trattato dell’Uso e dell’Abuso della Cioccolata, edito a Venezia nel 1779. Oggi almeno otto ragazzi su dieci risultano affetti da acne giovanile e puntualmente a finire sotto accusa è anzitutto la cioccolata. Ad assolverla sono proprio i medici, insospettabili sostenitori, con affermazioni suffragate da recenti studi americani, i quali sosterrebbero che non vi è alcun legame tra il diffuso fenomeno dermatologico e l’afrodisiaco indagato, e ne divulgano piuttosto le sue inaspettate proprietà benefiche. Note sono le capacità energizzanti dovute all’alta concentrazione di zuccheri, di teobrumina - di struttura simile alla caffeina - e di anandamide, un cannabinoide prodotto naturalmente, in minori quantità, dal nostro cervello. Da non trascurare è il triptofano contenuto in essa, un neurotrasmettitore coinvolto nei processi della regolazione dell’umore, grazie al quale la cioccolata è definita “la dolce medicina”. La sua assunzione stimolerebbe peraltro, tramite rilascio di endorfine, non solo l’umore, ma anche gli ormoni, il che le conferisce l’appellativo di “chimico amoroso”. di Gaia Babbicola è l’impresa di mantenersi A composti e distaccati davanti ad una barretta di cioccolato, soprattutto per noi adolescenti che, senza farcelo ripetere due volte ne abusiamo senza giudizio. Nata presso le civiltà precolombiane, la cultura della cioccolata ebbe origine dal seme del “Theobroma Cacao”. Il prezioso liquido ottenuto dal suo impasto, mescolato con spezie, dava vita ad una bevanda energetica e afrodisiaca, capace di confondere i sensi e inebriare la mente. Il suo consumo, inizialmente riservato agli alti ceti sociali, fu poi esteso e i suoi preziosi semi utilizzati addirittura come valide monete di scambio. Giunta in Europa tramite gli spagnoli nel XV secolo in una versione piú dolce e raffinata, fu celebrata da dotti e filosofi e menzionata nei piú celebri trattati, entrando nei salotti dell’alta aristocrazia. di V for vendetta Dulcis in. . . primis! “Fa bene al cuore” testimoniano ulteriori ricerche. Il fondente può essere considerato un auto-medicante utile a contrastare l’indurimento delle arterie nei soggetti fumatori e a ridurre la pressione sanguigna. Altri punti a favore di coloro che annegano il malumore e soffocano i rimorsi in un bel barattolo di Nutella. Ma non gioite! Il problema del “Cioccolismo”, l’irrefrenabile e convulsivo bisogno di cioccolata, degenerato in dipendenza, si sta diffondendo velocemente nei Paesi dell’Occidente ed è la causa dell’alto tasso di obesità infantile. Ispiratrice di scrittori e poeti, oggetto di film e cartoni, la cioccolata è dunque la miglior pillola della giovinezza — seppur con qualche piccola controindicazione — e con lei si torna tutti un po’ bambini. Numero Anno vii – Dicembre Sapori teramani I calcionetti Gli gnocchi Le sfogliatelle Gli spaghetti alla chitarra di Marz Intervista doppia Numero Anno vii – Dicembre Intervista doppia Luciano Artese vs. Giacomina Di Battista Luciano (Titubante) 54/55. . . non porto bene il conto! Storia e filosofia. Lettere e filosofia a Firenze. Mah. . . (ci pensa un po’) apertura mentale forse, capacità di ascolto, tolleranza. . . Timidezza! Storia. Attualmente “Uomini contro”. . . Diciamo in generale i film storici, ma i film preferiti miei sono di epoche. . . che se chiedi a qualche professore qui non li conosce nemmeno! Ne ho avuti diversi, attualmente “Don Chisciotte” che ho letto di recente; ma poi tutti i libri di Simenon, quelli del commissario Maigret, quando ho qualche problema leggo quello! Non ho grandi pretese, Grecia o a Parigi. . . in Europa comunque! La mia filosofia di vita? Illuminismo! Perchè non ha verità assolute e quindi fa meno danni delle altre. Beh, storicamente sinistra. . . ma non sinistra storica! Sı̀, l’unica politica l’ho fatta da studente. . . poi ho cominciato a studiare! Grazie a Dio no! (cit. di Luis Buñuel)? Sı̀, come Sı̀ fa a non crederci? Non ci ho mai pensato. . . mmm. . . beh, in una donna! Per poter vedere l’altro punto di vista! Ma per fare cosa? Sicuramente Socrate. . . probabilmente poi però lo manderei a quel paese, deve essere una tale palla! Mah. . . forse sarei stato bene nel ’700, ma bisogna vedere come nasci. Ripensandoci però sı̀, perché ora si hanno molte più probabilità di nascere dove si mangia! Beh, per fortuna sı̀, come potrebbero non esserlo? Non perché la mia avesse qualche problema, ma perché è giusto che siano diverse. Libri. . . libri antichi! Nome? Anni? Giacomina 57 Insegnante di. . . ? Università frequentata? Miglior pregio? Storia e filosofia. La Sapienza di Roma, facoltà di filosofia! Mmm. . . senso dell’umorismo! Peggior difetto? Storia o filosofia? Film preferito? Diciamo che talora mi lascio andare all’ira! Filosofia. “Una giornata particolare”! Libro preferito? “I promessi sposi”. . . il primo che mi è venuto in mente! Viaggio dei sogni? Alaska! La sua filosofia di vita? Kantiana, perché lascia molto spazio sia alla scienza e alla religione sia al sentimento. Destra o sinistra? Sinistra! Da giovane era uno studente attivo politicamente? Crede in Dio? E nell’Amore? In cosa vorrebbe reincarnarsi? Sı̀ sı̀, all’età di 17/18 anni! Classica, e diciamo musica etnica. . . Che tipo di musica ascolta? Il ciclismo, ma non ho tempo! E poi dopo il fatto di Pantani mi sono disamorato, sono tutti impasticcati! Non penso di avere una frase particolare. . . ci dovrei pensare troppo! Mmm. . . scrivere qualcosa di bello! Segue qualche sport? Matematica! Però anche in greco non scherzavo. . . Mi rifiuto di rispondere, non dico nulla. . . Con i tempi che corrono non si puo’ parlare! Dove? In una casa fortunatamente! Anche perché non ho avuto esperienze di altro genere. . . (Fuori onda: Se mi aveste chiesto dove la seconda, lı̀ mi sarei imbarazzato, mi avreste messo in difficoltà!) La materia in cui andava peggio? “Aiutati che Dio ti aiuta” o “chi fa da sé fa per tre”! Fare un lungo viaggio, Nord Europa o Alaska! Matematica! Mai fumato una canna? No. Dove la prima volta? All’università, in un appartamento! Quale personaggio storico vorrebbe in contrare? Ritiene di essere nato nell’epoca giusta? Pensa che la generazione attuale sia molto distante dalla sua? Hobby o passioni? La frase che sente più sua? Il suo sogno nel cassetto? Sı̀. Sı̀ (stentato), nel senso universale! Nel Presidente degli Stati Uniti d’America, per avere la possibilità di cambiare un po’ la politica dell’economia globale! Palmiro Togliatti. Non do giudizi di valore sulla mia epoca. Sono nata qui, punto. Anche perché il passato viene sempre spogliato delle sue caratteristiche peggiori. Sotto alcuni aspetti sı̀, per altri no. È una generazione intelligente, curiosa intellettualmente, ma meno abituata a leggere! Lettura, pittura e uncinetto (ma solo per i miei nipotini!). Un po’ tutto, dalla classica a quella degli anni ’70/’80, molto il blues! Seguivo il nuoto. . . Numero Anno vii – Dicembre Un corpo immerso in un liquido riceve una spinta dal basso verso l’alto pari al volume spostato! Sappiate che lo studio e la conoscenza rendono la vita molto più piacevole ed interessante! Ora una domanda di fisica. . . il principio di Archimede? E infine, un messaggio per i suoi studenti: Un corpo immerso in un liquido riceve una spinta dal basso verso l’alto pari al peso del volume spostato. Studiate! A cura di Clari & Sabba Forza Albert La frode scientifica di Francesca Valentini scientifica è un fenomeno L che genera sempre stupore e scon- certo poiché nella nostra mente gli stessi concetti di “frode” e “scienza” sono agli antipodi, e non conciliabili in alcuna maniera. La frode è “un artificio con cui si sorprende la buonafede altrui” e in campo scientifico si traduce principalmente nella falsificazione di dati e nella descrizione di esperimenti mai effettuati o effettuati senza una metodologia rigorosa. Tuttavia sarebbe ingenuo pensare che gli autori di queste falsificazioni siano solamente scienziati falliti, d’animo malvagio o con squilibri mentali, insomma le classiche mele marce. Potremmo in questo modo metterci l’anima in pace: questi personaggi esistono in ogni ambiente, e dunque perché non in quello scientifico? Analizzando vari casi di frode si osserva tuttavia, che esse non sono solo opera di imbroglioni, e che anzi questi ultimi rappresentano solo una parte, nemmeno la piú interessante, di tutto il fenomeno. Bisogna chiedersi, invece, perché capiti che anche scienziati talentuosi ed intelligenti si riducano ad operare falsificazioni piú o meno gravi. Una delle cause è, senza dubbio, l’enorme pressione a cui ogni ricercatore è sottoposto: essendo egli spesso uno stipendiato, non può permettersi di deludere le aspettative dei superiori; deve preoccuparsi di mantenere alta la sua produttività ed il suo livello di competitività: per ottenere i finanziamenti, pubblici e privati, vitali per ogni ricerca moderna, deve infatti esibire risultati, che però spesso si fanno attendere o non vanno nella direzione desiderata. Si crea cosı́ un ambiente lavorativo ed una condizione psicologica ideali per la falsificazione. Per evitarli si potrebbe smantellare l’intera macchina della ri- cerca (e dei finanziamenti), ma d’altra parte essa produce ogni giorno progressi che solo un secolo fa sarebbero stati impensabili ed il tutto ad un’impressionante velocità. Qualche piccola “caduta” è quindi fisiologica in un sistema che, nonostante tutto, produce molti ed eccellenti risultati. Ciò che semmai andrebbe sempre tenuto alto è il livello di guardia e quindi la vigilanza, che deve essere necessariamente esterna all’ambiente accademico, che spesso non è stato in grado di svolgere adeguatamente la sua funzione di controllo sui ricercatori o che peggio ha tentato di insabbiare casi scottanti, specie se i protagonisti erano dotati di una sicura fama scientifica. Molto diverso è il caso di quegli studiosi che, in nome della scienza, hanno operato delle piccole falsificazioni, soprattutto quando dovevano ricondurre dei fenomeni particolarmente caotici ed estremamente influenzati da fattori casuali a schemi semplici e lineari. Spesso, anche a livello scolastico, ci troviamo a dover studiare delle situazioni fisiche oppure dei particolari fenomeni biologici riconducendo la realtà a degli schemi idealizzati, operando una semplificazione, che a suo modo è una, seppur lieve, falsificazione. Ma se non la operassimo, ci sarebbe impossibile studiare tutti i fenomeni, anche i piú banali. Allora “scegliamo” di semplificare la situazione, idealizzandola e rendendola precisa e rispondente a regole fisse, il tutto in nome della “scienza” e della “ricerca”. Davanti allo stesso dilemma si trovarono, probabilmente, i primi “scienziati” con l’accezione moderna del termine. Essi dovettero scegliere se ammettere qualche piccola falsificazione e andare avanti con i loro studi, oppure rinunciarvi e non compiere importanti progressi. Naturalmente la maggior parte, piú o meno consciamente, optò per la prima scelta. Ma la “colpa” di tutto ciò non è degli scienziati: essa va, forse, ricercata nella natura stessa della nostra mente: per quanto possiamo elevare il nostro pensiero e portarlo ai piú sofisticati ragionamenti, esso risulta sempre inadeguato a capire la complessità del mondo; cosicché non possiamo che averne una visione semplificata e “riadattata” alle nostre facoltà di conoscere. E la scienza, essendo una creazione umana, non è immune da ciò. Uno dei suoi compiti, semmai, è e resta sempre quello di ridurre lo scarto tra la realtà sensibile (che percepiamo e viviamo ogni giorno), il mondo naturale (la realtà com’è) e il nostro pensiero; grazie alla scienza possiamo farci un’idea sempre piú precisa dei fenomeni che riguardano sia noi che il mondo che ci circonda. Potremo arrivare cosı́ a visioni sempre meno semplificate e sempre piú utili a risolvere i problemi piú svariati. Infatti il metro piú sicuro e, per ora, piú efficace per verificare la validità di ogni teoria è la sua possibile applicazione: se essa risolve efficacemente problemi pratici, è “ragionevolmente” vera, almeno fino a quando non verrà dimostrata falsa, verrà cioè dimostrata una teoria piú precisa, che affronta in maniera migliore lo stesso problema. In definitiva, la scienza è una continua ricerca, e compito sia dei singoli scienziati, sia dell’ambiente accademico, sia dell’opinione pubblica è saper distinguere tra le frodi perpetrate per ragioni economiche, politiche o di prestigio e le piccole falsificazioni che sono connaturate con la scienza stessa e le permettono di andare avanti e attuare i progressi che sono sotto gli occhi di tutti. Per chi volesse approfondire, molti di questi argomenti sono esposti in un interessante saggio, Le bugie della scienza di Federico Di Trocchio (Mondadori DeAgostini). I colori della letteratura Numero Anno vii – Dicembre I Get The Power di Simone Stranieri uno scandaloso fatto R di cronaca ha colpito l’università di Catania. Un professore, molto conosciuto all’interno della facoltà, è stato scoperto nell’intento di promettere voti alti agli esami in cambio di favori sessuali dalle giovani studentesse. L’uomo, scoperto anche grazie al programma di denuncia Le Iene, è stato accusato da quattro studentesse alle quali ha proposto la sua idea ed è stato arrestato. Nonostante sia stata fatta giustizia resta da capire cosa spinge un uomo di 66 anni, con un’onorata cariera e prossimo alla pensione, a buttare la sua vita all’aria cercando piaceri o voglie (perseguibili benissimo anche altrove) e andando contro la legge e soprattutto contro la propria integrità morale. Non ci sono spiegazioni ma solo probabili motivi: forse lo ha fatto per noia? Forse per follia? L’unica cosa certa è che l’uomo da sempre usa il proprio potere per so- vrastare gli altri, spesso ingiustamente ed esclusivamente per se stesso. Oggigiorno si è andato a creare il binomio Potere-Sesso: chi ha potere prima o poi verrà sicuramente immischiato in una vicenda sessuale; Tra i politici italiani troviamo infatti chi esce con minorenni, chi tradisce il partner, chi divorzia e si risposa, chi è stato avvistato in compagnia di transessuali e chi si diletta nella produzione di filmini hard amatoriali. Queste tipo di voglie sono sempre piú presenti sia nell’uomo che nella donna ma in diversi modi. Degli scienziati, infatti, hanno provato a fare un esperimento mandando un modello e una modella in alcune università nel tentativo di sedurre gli studenti; gli studenti maschi hanno quasi subito accettato le avance della modella accettando subito il rapporto, le studentesse invece, piú rispettose della propria posizione ma non fino in fondo, hanno allungato la relazione, ma sono ugualmente arrivate al rapporto dopo qualche appuntamento. Le differenza tra l’uomo e la donna su questo argomento si nota. Secondo dati statistici l’uomo considera il sesso come un rapporto esclusivamente finalizzato al piacere, mentre la donna come qualcosa di speciale da condividere con una persona molto importante della la propria vita. Non mancano certamente eccezioni da ambo le parti; ci sono uomini che danno importanza fondamentale al rapporto sociale ma anche donne che concedono il proprio corpo a chiunque. Inoltre tutto questo non è da confinare alla specie umana infatti dall’australia ci arriva la notiza che un cammello di 10 mesi che, a causa della sua eccitazione, ha tentato di montare una donna di sessant’anni. Il cammello aveva già dato segni di una certa “focosità”, tentando in passato piú volte di fare sesso con una capra, anch’essa di proprietà della donna, rischiando piú volte di schiacciarla. Il sesso, quindi, è stato, è, e sarà sempre una delle principali cause dell’abuso di potere sulla Terra. I colori della letteratura Poesie Questa poesia è per Halloween passato. . . Acque nere accarezzano la barca e la spuma che fa da scia è presagio di morte. . . Una tempesta ci sorride, io sono Caronte e le anime color pece ho il dovere di accompagnare. . . Rombi di tuoni e lampi sono la mia luce e miei amici. . . tremate perché Satana è felice di avere nuovi compagni. . . Dormite sereni signori. . . Vi aspetta una notte di ombre. . . Non chiudete gli occhi se non volete rischiare, io sono un sogno e nel mio sogno vi voglio mangiare! Del mio regno tu sei l’eletto, e a tuo tal favor castigar potrai chiunque nella mia reggia a toglier chete verrà, o Caronte traghettatore oscuro, con le tue fauci potrai tenerti caro il favore dei sette fratelli, a cui prestavi servigio. Dr. Johann Faustus & Niccolò Chiacchiararelli Martedı́ 8 dicembre è stato messo un albero di Natale al centro della città dell’Aquila ed a ognuno è stata data la possibilità di appendere una propria pallina. . . e io ho deciso di accompagnare la mia con questa poesia: Scende una lacrima al ricordo. . . speravo non riaccadesse ma non posso farci nulla. . . ne scende un’altra se penso ad altri che hanno sofferto piú di me. . . A quasi un’anno di distanza non cerco i colpevoli. . . cerco di smettere di piangere. . . Ma a chi in cuor suo sa di aver sbagliato gli chiederei cosa prova. . . A questo pezzo di carta ed a questa pallina lascio un messaggio che spero giunga alle orecchie di chi ho perso. . . Ti voglio bene. . . perdonami qualsiasi mia mancanza. . . perdonami se ci siamo lasciati male. . . Ti voglio bene e vorrei tutto non fosse accaduto per avere l’occasione di dirtelo. . . per guardarti un’altra volta. . . non in una foto come adesso. . . Dr. Johann Faustus Numero Anno vii – Dicembre The Real McCoy? di Francesca Consorti & Maria Di Donato - society, there is I almost no difference between what is fake and what is not. Although it may seem a modern problem, this theme has been dealt with in literature by a lot of writers, and especially by Oscar Wilde in his The Picture of Dorian Gray. In Wilde’s work, the opposition between what is real and what is not is a very strong one that will remain until the end of the book. The novel in fact opens showing us the picture of Dorian Gray — even before we have met the actual Dorian — which is his mirror representation, the image of perfection and youth. Wilde, a member of the Aesthetic Movement, underlines the dichotomy between the natural — that is, something that is brutal and savage — and the artificial — made by humans and so something whose degree of refinement can be perfectly controlled. But there is also a second comparison, the one between the object and its simulacrum. In fact, if in the opinion at large images are only appearance, in other words, useless, according to the artist objects of reality can be justified only by their simulacra. So the artist reverses commonplaces saying that it is the image, the result of the artist’s work and so an artificial thing, the real component of reality, therefore you need to live your life as if it were a work of art, a ritual that can be controlled. In the book this division is embodied by the character of Dorian. During the first chapter of the novel the picture will be the real Dorian because the man is not aware of himself yet, so he does not see himself as the Dorian in the picture. Then he meets Henry Wotton who makes him aware of himself and of his beauty, which for him “is a form of genius — is higher, indeed, than genius, as it needs no explanation” and so when Dorian looks again at the portrait it is “as if he had recognized himself for the first time”. In that magic moment the two halves of Dorian are the same: his natural and artificial parts are joined in an unique form of higher perfection for the first and very last time. In fact, in that moment, Dorian also understands that life is like a match that you have lost since the beginning because, not only life ends with death, but it also undergoes that decay and deterioration that kills beauty and, as Henry himself says, beauty is the only thing that can keep us alive. Therefore he wishes to switch places with the painted image of himself, “If it were only the other way! If it were I who was to be always young and the picture that was to grow old!”, and without his knowing it, the wish becomes true. So what is natural, that is, Dorian himself, becomes artificial, mere appearance and what is artificial, that is, the picture of him, becomes his natural part, the mirror of his soul. From here on Dorian will act with awareness and he will commit a series of actions that will show only on the static, natural part of himself: the portrait. At the beginning he will feel guilty for his actions but then he will free himself of this burden accepting that what he does is right. This reflects Wilde’s rejection of a society bent under the Puritan sense of guilt and so in the book he allows Dorian to enjoy every sensation, even if they are evil and utterly corrupt. Therefore he can live joyfully and untainted because he is artificial while it is the true part of himself that will take the burden and the stains of his sinful life. One of his many evil actions will hurt one of the other key-role characters in the book: Sybil Vane. She represents the binomial artificial-natural. At the beginning, when we first see her and when Dorian falls in love with her, she is a talented actress, even if she performs in a forgotten theatre. As we will understand later, in reality, that first image of Sybil was a fake; what Dorian falls in love with is the character she plays night after night. Sybil is not yet a real woman so she is capable of taking the form of a different Shakespearian heroine in love and behaving like her. She is nothing more than a projection of a play. But then, when she falls in love with Dorian, she becomes complete. She is now her real self and so she loses the ability of multiplying herself in the characters. That will indeed make her a perfect woman in love but, unfortunately, also a poor actress and so she will lose Dorian’s love because he cannot accept her loss of beauty and grace. This happens because, for Dorian, beauty is above everything and it is the only thing which can save him from the decay and aging of common people. However, at some point, Dorian will not be able to bare this duplicity any longer, he will become more and more obsessed by the signs of moral failure visible in the portrait, so that he will try to destroy the part of himself that he can’t stand, that part that shows the ugly signs of his brutal decadence. This task will be impossible, though. The only thing left to do at this point is to destroy the portrait: “it had been like conscience to him. He would destroy it”, but as the image is half of a whole person, once he destroys the real nature, also the artificial one breaks and everything goes back to normal. Dorian goes back to be his natural self and, as he is finally real again, all the stains of his soul’s corruption will show, and of course he will be dead, stabbed by his own hand. The picture, instead, will revert to being just a mere representation of the pure perfection and innocence that Dorian used to have. In conclusion, the perfection of Sybil Vane’s art is symbolic. In fact the perfection that her art contains is so immortal that the heroines she embodies on the stage do not fall into oblivion like common people who are subject to the fickle will of time. And this is the beauty that Dorian wants to reach by destroying the painting: the beauty that celebrates, in life as well as on a stage, art’s success over time. Io c’ero! Numero Anno vii – Dicembre Io c’ero! Il concerto alla Villeroy di Fiamma di poco piú di un mese A dal terremoto di L’Aquila è arriva- Il primo a salire sul palco è Franz Di Cioccio, cantante e batterista della Premiata Forneria Marconi (PFM). Sotto una pioggia fine e fitta il pubblico si avvicina tutto attorno al grande musicista. Le parole di “Impressioni di Settembre” iniziano a invadere l’aria e subito dopo le voci delle numerose persone intonano le celebri note della canzone. Sembra di tornare negli anni ’70, quando la musica psichedelica e il progressive rock erano la colonna sonora dei giovani. “La tarantella del serpente” che con il suo ritmo costringe gli spettatori a saltare e ballare. Ma colui che di piú ha coinvolto il suo publico è certamente Piero Pelú. Quando attraverso i fumi si sono sentite le note della chitarra elettrica e la sua voce intonare “Tribú”, ad una sola voce tutti i presenti hanno cantato con lui diventando una vera famiglia, una tribú. Sono stati momenti emozionanti e bellissimi nonostante il freddo e nonostante la pioggia: ci sentiamo sentiti tutti uniti e forti pronti a combattere per qualcosa di importante. E io c’ero. fosse il massimo. Arrivammo a Bologna verso le 11 circa e dopo varie peripezie per trovare un mezzo che ci portasse a Casalecchio Di Reno, eccoci davanti al Futurshow circondati da fans con le maglie a stampa dei Green Day. Ricordo che la folla dell’ingresso 6 era già in fila accalcata al cancello, perciò siamo andati all’ingresso 7 dove la situazione era piú tranquilla e ci godemmo quel momento di calma sdraiate sull’erba sotto il tiepido sole Bolognese; Verso le due, qualcuno iniziò ad alzarsi, e poi un altro e poi un altro ancora; Alla fine, ci ritrovammo tutti ammassati l’uno contro l’altro per ore che sembravano interminabili, senza alcuno spazio vitale, trascinati da una parte all’altra, a volte addirittura senza neanche toccare terra con i piedi. Inutile dire quanto sia stato stressante, in particolare verso le sei e trenta quando iniziarono ad aprire i cancelli permettendo di entrare una persona alla volta, cosa che moltiplicò l’ansia già alle stelle. Superato il cancello, siamo stati costretti a lasciare zaini e acqua fuori dal palazzetto e, varcata la soglia del Futurshow, partı́ istintivamente la corsa lungo quel parterre grandissimo, nel quale avrò lasciato sicuramente qualche residuo di me — come un polmone — durante il tragitto. In quel momento stava suonando il gruppo di supporto, i Prima Donna, e ne abbiamo approfittato per trovare una buona posizione. Calato il loro sipario e passato qualche minuto, ecco sul palco il “coniglietto ubriacone”, mascotte della band, con le mani occupate rigorosamente da pinte di birra: esaltò un po’ la folla e poi scese. Passarono altri minuti, ma ormai mancava pochissimo e l’idea del concerto si faceva sempre piú nitida. “Sing us a song of the century, that is louder than bombs” Si spensero le luci e partı́ l’intro dell’ultimo C D. Successivamente si sentirono le note iniziali di 21th Century Breakdown e, finalmente, ecco il salto sul palco, quindi l’attacco per suonare a dovere. Hanno eseguito in tutto trenta canzoni, regalando uno show di ben due ore e mezza: tutto fantastico, contornato da effetti speciali come spari, fuochi e quant’altro; Inoltre, hanno interagito tantissimo con il pubblico, facendo salire un gran numero di persone sul palco, sia per cantare, che per suonare, che per fare stage diving, tra cui addirittura un bambino con cui si sono divertiti a giocare. Dire quale sia stata la canzone piú bella per me è davvero un’impresa. Probabilmente tra tutte mi ha toccata in modo particolare Jesus Of Suburbia perché tra quelle da me preferite, e sentirla dal vivo mi ha lasciata senza parole. Durante quei dodici minuti, infatti, non sono riuscita neanche a to il giorno in cui la musica farà la sua parte per aiutare le famiglie terremotate. È il 31 maggio e la Villeroy sono stati allestiti due palchi sui cui diversi artisti, da quelli emergenti a quelli già famosi, si esibiranno. Nel corso della giornata sono tanti gli artisti che hanno cantato davanti al pubblico teramano, ma il momento piú aspettato arriva intorno alle sette di sera, quanSubito dopo Franz Di Cioccio è il do le vere pietre miliari della musica turno dei Ratti della Sabina, band di Rieitaliana ci intrattengono con le loro ti molto apprezzato dai giovani. Sono canzoni piú famose. proprio questi ultimi a scatenarsi con A Very Green Day di Marta Cozzi you had the time of “. . . I your life” con queste sem- plici nove parole e le dolci note finali che vibravano sulle corde di una chitarra acustica si concluse il concerto dei Green Day, tenutosi nel Futurshow a Casalecchio Di Reno (Bologna): nel palazzetto in silenzio religioso regnava un’atmosfera magica quasi surreale. Le persone presenti erano toccate nell’animo in quel momento indescrivibile, dove si sarebbe voluto persino non respirare pur di non rovinarlo. E poi gli applausi, le urla, i saluti, il lancio dei plettri, delle bacchette ed eccoli sparire dietro le quinte, cosı́ velocemente com’erano arrivati. Sicuramente sono riusciti a regalare a tutti gli spettatori “Il momento della loro vita” l’11 Novembre 2009, con uno show da accontentare tutti, sia i fan dagli inizi che quelli piú recenti, grazie al vasto repertorio di canzoni sia dei primi che degli ultimi album. Tutto cominciò un mercoledı́ mattina alle sei, ora prevista per la partenza, per andare a prendere il treno delle sette a Giulianova. Sarà stato il sonno, saranno state le quattro ore di viaggio trascorse a guardare lo scorrere del paesaggio, ma l’idea del concerto mi sembrava ancora cosı́ lontana, come quando guardavo a 13 anni Bullet In a Bible pensando che quello Numero Anno vii – Dicembre cantarla assieme a tutta la folla. Altre canzoni su cui metterei una nota di rilievo: Jaded, durante la quale, a differenza di prima, ho cantato cosı́ forte da non avere piú forza neanche per respirare e, inoltre, ho avuto il piacere di vedere dal vivo la mitica “Baby Blue”, storica chitarra di Billie Joe Armstrong; East Jesus Nowhere, canzone che non ho mai apprezzato piú di tanto prima di ascoltarla dal vivo; Going To Pasalaqua & Coming Clean, due pezzi vintage del loro primo album. Di sicuro, ad esperienza fatta, posso dire di aver trascorso una delle giornate piú belle della mia vita, che difficilmente riuscirò a dimenticare negli anni a venire. 1o gennaio 1993 – 1o gennaio 1997 – 1o gennaio 2000 – 1o gennaio 2004. di Valentino Veraldi C C, il tradi- I zionale concerto della Filarmonica di Vienna che si tiene a Vienna (appunto) che viene presentato nella sua storica sede (la sala dorata del Musikverein) e trasmesso in tutto il mondo, in queste (ben) quattro occasioni è stato diretto dal maestro Riccardo Muti. Le emozioni di quelle giornate viennesi svolte in 3 fasi: Concerto del 30 dicembre dedicato alle Forze Armate e ai familiari dei musicisti, Concerto di San Silvestro del 31 dicembre e poi il Concerto di Capodanno vero e proprio - sono a dir poco uniche e irripetibili, indimenticabili per chi è “favorevole” alla buona musica, anche non conoscendone un’acca, ma soprattutto per chi ammira e, nell’accezione piú profonda del termine, comprende i meccanismi che rendono questi eventi, in tutta la loro maestosità e magnificenza, autentici tesori di bellezza e raffinatezza. Dei Concerti di Capodanno tutti (o almeno la maggior parte, si spera. . . ) ricordano, anche quasi banalizzandoli, i due brani piú celebri che immancabilmente vengono eseguiti ogni anno come fuori programma: il “Walzer sul bel Danubio blu” di Johann Strauss figlio e la “Marcia Radetzky” di Johann Strauss padre. Aprendo le porte della nostra mente a questi quattro Concerti diretti da Riccardo Muti e adagiandoci su alcuni dei momenti piú significativi, ci si può rendere conto di come le musiche di famiglia Strauss (Johann padre e figlio, Joseph ed Eduard), di Joseph Lanner e di Franz von Suppé abbiano reso, come nessun’altra musica al mondo, la nostalgia della Vienna imperiale. Nostalgia che, nonostante tutto, “serpeggiava” anche quando il “Walzer”, la DANZA REGINA, cedeva il proprio posto a qualche scherzosa e spensierata “Mazurka”, a qualche raffinata e signorile “Polka” o a qualche ribelle e aggressiva “Czardàs”. Joseph Lanner prima e gli Strauss poi, per i loro walzer da concerto si erano ispirati alla musica da ballo popolare e, in particolare, al “ländler”, danza folk di fine XVIII secolo. La stupefacente bellezza delle loro melodie (soprattutto di Johann Strauss figlio, ammirato da molti altri musicisti, a partire da Wagner), ha permesso il loro ingresso (di diritto, aggiungerei) nel repertorio delle orchestre sinfoniche. Però il passaggio dall’orchestra da ballo — 20 o 30 strumentisti — a quella sinfonica (60 o 70 esecutori) non è stato “indolore”. Infatti, l’esecuzione di un gran walzer di Strauss con un’orchestra sinfonica, anche di altissimo livello e con un ottimo direttore, rischia di tradire quello che è lo spirito con il quale è stata concepita l’opera. L’unica orchestra al mondo, che pur suonando con formazione completa riesce a far rivivere quello spirito di cui la composizione è intrinseca e quello slancio universale degno dei grandi sinfonisti, è appunto la Filarmonica di Vienna, che fonde in sé le qualità di un’orchestra d’opera e di un’orchestra sinfonica; inoltre i membri della Filarmonica hanno avuto la loro formazione all’Accademia musicale della capitale austriaca e quindi sono stati allievi dei maggiori strumentisti dei Wiener Philharmoniker: Haydn, Mozart, Beethoven, Shubert costituiscono il repertorio sinfonico della Filarmonica di Vienna, come anche di Riccardo Muti. Questa collaborazione è fiorita proprio attorno a questi nomi. Nel caso di Mozart, poi, il nome di Riccardo Muti si è unito a quello della Filarmonica dando prova di poter e saper fare di quelle musiche una vera e propria pietra miliare, creando le piú belle interpretazioni operistiche che si possano immaginare. Fin dalle primissime battute del Walzer “Die Publizisten” op. 321 di Johann Strauss, all’inaugurazione del Concerto del 1993, ci si ritrova subito immersi nell’inconfondibile atmosfera di questa musica, costantemente divisa tra gioia e malinconia, talmente affascinante da ascoltare da non accorgersi di quanto in reltà sia difficile da concepire ed eseguire. La simbiosi tra Muti e la Philharmoniker, oltre a questo bellissimo inizio, regala al pubblico-ascoltatore un variegato snodamento di percorso uditivo, dal vertiginoso, con le “Danze Stiriane” op. 165 di Lanner, allo scanzonato e quasi scherzoso del “Perpetuum Mobile” op. 257 di Johann Strauss, fino all”’incantazione” - o, usando un termine piú moderno e leggibile, mistico e sconcertante (in tono positivo, ovviamente. . . ) - del walzer “Transactionem” op. 184 di Joseph Strauss. Ed è proprio da questo brano che prende spunto, per il Concerto del 1997, la Polka Mazur op. 330, “Fata Morgana”, altro esempio di quella genialità tipica del suo autore, che come pochi possedeva un dono per la melodia pari a Mozart e Shubert; musica, la sua, che necessita di un’esecuzione particolarmente delicata sensibile che non appartiene a tutti. . . Nello stesso Concerto appare un nome fuori dall’ordinario di famiglia Strauss e annessi: quello di Franz von Suppé, compositore di operette, le cui ouvertures hanno avuto l’ingresso nel repertorio tradizionale e in quello del Concerto di Capodanno. Infatti era la prima volta che, in questa occasione, veniva suonata l’ouverture dall’operetta “Cavalleria leggera”, che il Maestro Muti e la Philharmoniker hanno interpretato ed eseguito con a dir poco impareggiabile solennità, nobiltà e slancio. Dello stesso autore, nel Concerto del 2000, ritroviamo un’altra ouverture: “Un mattino, un mezzogiorno Recensioni e una sera a Vienna”. Due parole: interpretazione magnifica. Ritorniamo a parlare di pezzi incantatori: “Die libelle”, Polka Mazur op. 204 di Joseph Strauss. Meno conosciuto del fratello Johann, ma non per questo meno dotato in campo di composizione, bastarebbe ascoltare questa “Die libelle” per capire di che pasta fosse fatto Joseph. Stiamo parlando di un brano particolarmente ispirato, dai contorni chiari e ben definiti, ma che si presenta al nostro apparato uditivo come se fosse sospeso dolcemente nell’aria, quasi irraggiungibile e inafferrabile, velato un poco di nostalgia. Impressione che viene confermata dall’esecuzione del Muti e della Filarmonica, che come al solito ne danno un’ esegesi magistrale. Numero Anno vii – Dicembre Un altro brano, (l’ennesimo, tanto per rimanere in ambito della genialità. . . ) semplicemente incantevole e meraviglioso di Joseph Strauss, è il Walzer “Marien-Klänge”, op. 214, la cui raffinatissima scrittura serve per dipingere un quadro di colori brillanti e allo stesso tempo leggeri, comunque ben definiti. Passiamo ora al Concerto di Capodanno del 2004 per marcare non poco una composizione in cui attimi di spumeggiante vivacità e di calma trasognata si uniscono per formare un solo corpo e una sola anima: l’ouverture “Il fazzoletto ricamato della Regina”. L’interpretazione che ne danno il Muti e la Philharmoniker affascina soprattutto per la naturale scioltezza con cui si passa da un’atmosfera all’altra, ma anche per la chiarezza con cui viene dato spazio alle stesse. Sphärenklänge, Walzer op. 235 di Joseph Strauss, è una fra le opere piú belle e mirabili dell’intero repertorio di questo genere. Piú che un Walzer, sembra il “sogno” di un Walzer, caratterizzato da temi “soffici” e delicati, con atmosfere limpide e sospese, che avvolgono lo spettatore facendolo diventare attivo partecipe di questa realtà magica e sbalorditiva, che lascia ogni volta di piú a bocca aperta. In poche parole, quattro Concerti capolavoro, autentici pezzi di bravura, per un direttore e un’orchestra che sono capaci di mettere in luce tutta la loro passione, la loro sensibilità e delicatezza in un’armonia di suoni che diventano, in questo modo, perle splendenti e radiose di una cultura profonda e sentita. messo in pericolo la vita di Bella, la lascia e scappa via. La ragazza si deprime, trasformandosi lentamente in una sorta di automa, che non ha nessuna ragione di vivere. Dopo alcuni mesi, però, nel buio della sua vita, si affaccia uno spiraglio di luce: Jacob Black. Jacob si scopre essere un licantropo, ma, nonostante ciò, diventa il compagno di avventura di Bella, che nel frattempo si rende conto di riuscire a sentire la voce di Edward ogni volta che si trova in pericolo. È per questo che decide di buttarsi da una scogliera, ma fortunatamente Jacob la salva. Edward intanto è portato a credere, a causa di un equivoco, che Bella sia morta. Decide, quindi, di recarsi dai Volturi, gli unici vampiri in grado di distruggerlo per sempre. Bella allora, aiutata da Alice, la sorella di Edward, riesce a salvarlo. I due tornano insieme e quest’ultimo sorprende la ragazza chiedendole di sposarlo prima di renderla vampira per l’eternità. Un elemento particolarmente interessante è la contrapposizione tra la figura di Edward e quella di Jacob. Il primo, simbolo di una bellezza assoluta, quasi eterea, è in un certo senso il prototipo di uomo bello e dannato. Il secondo invece è il classico esempio di vitalità ed entusiasmo. È anch’egli estremamente bello, ma la sua è una bellezza diversa. È una bellezza viva, calda, travolgente, limpida, senza alcuna ombra. Credo che sia questo il motivo che ha spinto la Meyer a definirlo “il sole” nelle pagine di New Moon. Probabilmente corro il rischio di essere impopolare ma dopo aver letto il libro, sono rimasta un po’ delusa dal film. Recensioni New Moon di Fiore ı́ 18 novembre è uscito in M tutti i cinema “New Moon”, l’atte- sissimo secondo capitolo della saga di Stephenie Meyer. I fan, in trepidazione da giorni, hanno atteso con grandissimo e travolgente entusiasmo il ritorno dei “vampiri buoni”, lo scorso anno campioni di incassi al botteghino con Twilight. Abbiamo lasciato i due protagonisti, Bella e Edward, finalmente liberi di vivere il loro amore, vero, profondo, quasi viscerale. In New Moon li ritroviamo nuovamente insieme. Questa volta, però, Bella, il giorno del suo compleanno, si ritrova a riflettere sullo scorrere degli anni, immaginandosi vecchia e rugosa al fianco di Edward, bello e giovane per l’eternità. Edward la rassicura ribadendole il suo amore, quindi la invita a casa sua per festeggiare il compleanno. Al momento di scartare i regali, Bella si taglia suscitando l’appetito di Jasper, un componente della famiglia Cullen, che la attacca. Edward, distrutto dal dolore per aver Onestamente penso che l’unico elemento di originalità sia rappresentato dalle figure dei licantropi, personaggi molto interessanti, che hanno conquistato il pubblico attraverso l’immagine dei lupi. Trovo assolutamente geniale utilizzare il loro sguardo per colpire lo spettatore nella propria emotività. E aspettando l’uscita del 3o capitolo della saga, chi sa se Bella accetterà la proposta di matrimonio di Edward? Appuntamento al prossimo episodio! Numero Anno vii – Dicembre Saltatempo di Puc ’ molto piccolo ho visto “Q un Dio.” Questo l’esordio di “Saltatempo” di Stefano Benni, un capolavoro in cui l’ironia, lo stravolgimento della realtà, il surreale e la storia italiana si fondono per regalarci 264 pagine di magia. Incontriamo Lupetto, il protagonista, una mattina mentre scarpagna verso la sua scuola, mangiando un grappolo di schizzobibbo. Improvvisamente vede un uomo, o meglio un Dio, una divinità del bosco che gli regala un orobilogio, cioè la meravigliosa facoltà di poter vedere il futuro e il passato del mondo che lo circonda. Da questo momento il suo nome sarà Saltatempo. Orfano di madre, trascorre la sua infanzia in un paesino di montagna circondato da Selene, il suo grande amore, dai suoi amici Osso e Gancio, che il tempo dividerà inesorabilmente, da suo padre, falegname comunista capace di regalargli l’immagine di una famiglia e dagli uomini del paese, figure interessanti sotto ogni punto di vista. Crescendo Saltatempo si trasferisce in città per frequentare le scuole superiori, e qui viene catapultato in un mondo completamente differente, basato su ritmi e valori diversi. Siamo negli anni della contestazione studentesca e Benni riesce a descrivere il vortice di colori, emozioni e sensazioni di quegli anni con una freschezza e una bravura fuori dal comune. Sono affrontati il tema dell’iniziazione alla politica, del sesso e dell’amore, delle amicizie e dei contrasti con uno stile eccezionale, mischiando ironia e serietà, ingenuità e maturità per arrivare a un romanzo spiritoso e allegro e soprattutto sempre attuale. Perché, anche se la vita politica descritta è quella degli anni ’50 e ’60 fino ad arrivare alla strage di Piazza Fontana, gli elementi sono sempre quelli: la presa di coscienza dei ragazzi che tutto sta cambiando, la voglia di combattere l’ipocrisia e la falsità di chi ha in mano il potere per riuscire davvero a vivere in un tanto agognato mondo migliore. Cosı́ vediamo Saltatempo a Parigi prima “impegnato” nel cosiddetto Maggio francese e poi a combattere per preservare la sua amata montagna dall’abusivismo e dalla deforestazione portata dal nuovo sindaco cittadino in combutta con alcuni speculatori senza scrupoli. L’oasi felice che era stato il villaggio di montagna verrà deturpato però anche da mali meno vistosi ma altrettanto brutali come l’usura, che trasforma la mentalità dei paesani, e la droga, che distruggerà uno degli amici di Saltatempo. Nell’ultima parte del romanzo lo stile di Benni diventa amaramente ironico perché il nostro giovane eroe si scontra con il mondo falso che lo circonda ma inutilmente. Con il suo orobilogio vede a che cosa porterà la mentalità di quegli anni: uomini e donne ipnotizzati dal potere della televisione, il paese distrutto, le piazze vuote. Dove sono finiti tutti quegli uomini e quelle donne che erano scesi per le strade rifiutando di sottostare a una strategia ben precisa? Dove è finita la ribellione, l’indignazione, l’orgoglio, il coraggio? Ma non tutto è perduto, abbiamo ancora una possibilità! Queste sono le parole dette da un Dio che tempo addietro aveva regalato a un certo Lupetto un dono speciale, un certo orobilogio. The World Has Suddenly Become A Sadder Place di Andrea Cameli storie sono in grado di attirare C l’attenzione piú di altre. Certe sto- rie di vita, si intende, storie di gente che riesce in qualcosa su cui nessuno avrebbe scommesso un centesimo. Quel ciclista, guarito da un tumore ai testicoli con metastasi fino al cervello, vincitore di sette Tour de France consecutivi, per esempio; quel nipote di contadini africani, nato negli anni di Martin Luther King e di Rosa Parks, ora Presidente degli Stati Uniti d’America; quell’emigrante irlandese, partito povero oltre ogni immaginazione e senza uno straccio di titolo di studio, vincitore di un Premio Pulitzer. Si parla di Frank McCourt, nato nel 1930 e morto lo scorso luglio. Dopo i primi quattro anni di vita trascorsi a New York torna con la sua famiglia a Limerick, in Irlanda, patria dei genito- ri, e lı́ rimane fino ai diciannove. Nel mentre, tutto: i fratellini morti di fame, il padre alcoolista che scapperà di casa qualche anno dopo, la madre costretta a umiliarsi chiedendo elemosina ovunque, il tifo che lo porta a un passo dalla morte, la Chiesa e il ceto benestante che confinano lui e tutti i poveri nella sua condizione ai margini della vita sociale. Con l’adolescenza è costretto ad abbandonare gli studi, nonostante segnali di un enorme talento e una passione senza pari per la letteratura: alterna lavoretti a furtarelli, scopre il sesso e l’alcool, aiuta la madre a tirare avanti come può. È destinato insomma a rimanere succube della mediocre vita irlandese di quegli anni, quasi subendola con rassegnazione, come del resto tutti lı́ . . . e invece, l’America. Viene a sapere di quel mondo dove tutti hanno una seconda opportunità, si convince che può avere di meglio, ci mette corpo e anima per realizzare quel sogno: ci riuscirà, dopo anni di sacrifici, salirà su una nave che lo riporterà a New York e lı́ comincerà una nuova, migliore, vita. Il suo capolavoro è Le ceneri di Angela (Angela’s Ashes), autobiografia della parte di vita appena narrata, premiato con il Premio Pulitzer di categoria nel 1997. “Essenziale” ed “ingenuo” sono forse i migliori aggettivi per descrivere il suo stile: scritto in prima persona, racconta tutto quello che gli succede senza mezzi termini, ricorrendo al gergale e al volgare se necessario, ignorando ogni tipo di censura; al tempo stesso però vede il mondo con gli occhi di un bambino prima e di un ragazzino poi, e la disinvoltura, la semplicità e la naturalezza con cui descrive la sua miserabile vita sono un pugno nello stomaco per il lettore. Molti i temi ricorrenti: la povertà, di quelle tanto Vignette estreme che non si vedono neanche nei film (“. . . domanda perché stiamo là con quell’aria da pesci lessi se c’ha detto di andare a prendere i vestiti. Io temo che mi picchi o mi strilli quando le rispondo che siamo pronti, che i vestiti ce li abbiamo già addosso”), verso la quale c’è un atteggiamento di blanda resistenza, quasi come se agli abitanti di Limerick non servisse altro; il radicale nazionalismo, negli anni del Bloody Sunday e di De Valera, che desta in tutti amor patrio e odio verso gli Inglesi (“Alla Scuola statale Leamy ci sono sette maestri [. . . ] e se per caso dici una cosa bella qualsiasi su Oliver Cromwell ti picchiano tutti quanti”); l’alcool, i cui effetti colpiscono il protagonista in maniera dirompente, Numero Anno vii – Dicembre seppur indiretta; l’amore di Frank per la letteratura, uno dei pochi stimoli che ha per andare avanti; il bigottismo e l’oppressione di scuola e religione, esempi dell’ottusità intellettuale predominante. Non mancano comunque passaggi di straordinaria tenerezza e commozione, come quando McCourt analizza il dolcissimo rapporto che ha con la famiglia — col padre, sebbene sia il principale responsabile dei guai della famiglia a causa del suo alcolismo cronico, con la madre, sempre pronto a sostenere nei suoi momenti di depressione, con i fratelli, verso i quali l’affetto che prova è piú forte di ogni difficoltà; c’è spazio inoltre per comicità e sarcasmo, che si fa piú sprezzante e pungente quando ven- Vignette gono descritte ingiustizie e paradossi di quella società e di chi la comanda (“. . . un’infanzia infelice irlandese è peggio di un’infanzia infelice qualunque, e un’infanzia infelice irlandese e cattolica è peggio ancora”). Un gran libro, insomma, di quelli che scorrono velocemente e che si leggono di gusto: appassiona, intriga, commuove, indigna, incuriosisce, esalta, fa riflettere. Ed è una storia vera. Frank McCourt è l’ultimo rappresentante della letteratura irlandese, in ordine cronologico, di cui il mondo è stato privato: forse non sarà mai messo sullo stesso piano di Joyce, Yeats, Wilde e compagnia, ma davvero dallo scorso luglio il nostro mondo è un po’ piú triste. Enigmistica Parole crociate e altri giochi 1 2 3 4 5 15 6 7 16 19 26 32 49 38 13 23 29 40 44 14 41 24 30 35 39 31 36 42 45 46 51 56 12 22 34 50 55 11 18 28 33 43 10 21 27 37 9 17 20 25 8 52 57 47 53 58 60 61 48 54 59 62 ORIZZONTALI: 1. Il piano dell’aula d’informatica - 7. Biblico mostro marino - 13. Distributore di benzina - 15. Il vicino dello scientifico - 16. Gruppo ultras del teramo basket - 17. Affermazione - 18. Dopo senza fine - 19. Acido Desossiribonucleico - 20. La chiave che apre il pentagramma - 21. La caporedattrice del giornalino - 22. Frutti delle rosacee - 25. Sono al centro di teramo - 27. Il nome del fiore - 29. Tipica espressione romana - 30. Lo stato dei Mormoni 32. Scheda telefonica - 34. Nella rosa - 35. Composizione musicale - 37. Si taglia alla nascita - 43. Piano Operativo Nazionale - 44. Enna - 45. Non è lei - 46. L’extraterrestre di Spielberg - 47. Pari in voce - 49. Monarca russo - 50. Il punto piú lontano dal sole - 52. Compagna d’affari - 55. Terza e quinta di Einstein - 56. Omicron e Iota - 57. Consonanti di vene - 58. Può essere solforico - 60. Erano ufficiali di corte - 61. Il pareggio a reti inviolate - 62. Era nero quello di Battisti VERTICALI: 1. Bevanda ottenuta dalla fermentazione delle rosacee - 2. Noto vulcano siciliano - 3. Central Intelligence Agency - 4. La bocca di Virgilio - 5. Lo stilista Christian - 6. Le finestre delle navi - 8. Oriente - 9. L’inizio della vita - 10. Uno dei figli di Crono - 11. Taglia, rasa - 12. Appropriato, adatto - 14. La capitale della Cechia, in originale - 21. Momento. . . lunare - 22. Uccello rapace diurno - 23. Cambia spesso d’umore - 24. Non è del tutto letale - 26. Il leone inglese - 28. Not daughter - 31. Non credente - 32. Gruppo di sorveglianza di un personaggio 33. Abbreviazione di mister - 36. Un telefilm Statunitense - 38. Scrisse Robinson Crusoe - 39. Lo Shaquile del basket 40. Una colonna senza estremi - 41. L’altro continente perduto - 42. Bollito nell’acqua - 43. Li moltiplicò Gesú - 48. L’io latino - 51. Imposta Valore Aggiunto - 55. Un figlio di Noè - 54. Il soprannome di Micheal Jordan - 59. Il. . . Bello Gallico A cura di Marz Sostituisci a ogni incognita (∗) la medesima cifra affinché i conti tornino! a − ∗9 ∗ x9∗ = ∗738∗ b − 4 ∗ ∗9 + 194∗ = ∗ ∗ 15 c − 892 ∗ /1∗ = ∗9∗ d − 9 ∗ 5 ∗ − ∗ 70 = ∗9 ∗ ∗ Quanto dev’essere alto un bastone che è piú basso di 5 metri rispetto a un palo che è alto il doppio del bastone? Quanti compleanni festeggia mediamente una persona durante la sua vita? In questo quadrato la somma di ciascuna riga e ciascuna colonna è sempre uguale. Almeno cosı̀ dovrebbe essere, se non fosse per due numeri che si sono scambiati di posto. Riesci a rimettere tutto in ordine? 9 2 5 4 6 8 7 10 3 A cura di Francesca Di Marco 20 rlbZ0a0j ZpZnZpop pZpZ0Z0Z Z0Z0Z0Z0 0ZNZ0Z0Z ZPZ0Z0L0 PAPZ0OPO Z0Z0S0J0 Il bianco matta in tre mosse. A cura di Francesco Tiberi
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