Giugno/Luglio - Comune di Venezia
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Giugno/Luglio - Comune di Venezia
0609 Alla fine la vita non è fatta solo di labirinti pieni di giravolte, strettoie, spigoli e gomiti dove uno rimane intrappolato. Ci sono anche sentieri, strade, pianure, praterie e orizzonti illimitati da esplorare. Si tratta solo di non aver paura, di mettersi in cammino e non voltarsi mai verso il passato. Alicia Giménez-Bartlett, Il silenzio dei chiostri Anno IV, numero 06 giugno/luglio 2009 Autorizzazione Tribunale di Venezia n. 17 R.S. del 26/05/2006 direttore responsabile: Roberto Ellero Mensile edito dal Comune di Venezia | Centro Culturale Candiani redazione e amministrazione: Centro Culturale Candiani, P.le Candiani, 7 30174 Venezia Mestre | T. 041 2386111 | F. 041 2386112 http://www.centroculturalecandiani.it | [email protected] direttore: Roberto Ellero | redazione: Elisabetta Da Lio hanno collaborato: Marzia Berto, Donatella Boldrin, Marco Boscarato, Annalisa Bruni, Riccardo Caldura, Alessia Carraro, Maria Giovanna Cassaro, Claudio Donà, Arianna Doria, Adriano Favaro, Cristina Morello, Davide Sapienza, Atsoushi Takenouchi, Anna Toscano, Daniela Zucchiatti Progetto grafico: Studio Lanza | Stampa: Arti Grafiche Venete giugno/luglio CAMMINANDO è il tema-contenitore dell’edizione 2009 del Candiani Summer Fest. Tema ampio, contenitore capiente, come già le nuvole, lo scorso anno, per declinare in prosa e poesia, con parole, suoni e immagini, un’azione del vivere umano che certo va al di là del suo mero, meccanico accadimento. Si cammina in tanti modi e per tante ragioni, il più delle volte banalmente strumentali, per spostarsi da un luogo ad un altro. Ma camminare significa soprattutto mettersi ed essere in cammino, disposti dunque ad osservare, incontrare, conoscere, interloquire, trasmettere, apprendere. Ed ecco che anche il movimento più elementare si fa quindi complesso, testimonianza di un’esperienza destinata a modificare il soggetto che la compie. Si dice, non a caso, che la filosofia sia nata per strada, per le strade di Atene, essa stessa pensiero in perenne movimento, eternamente in cammino, verso una verità mai completamente appagante, mai interamente bastevole. Viaggiatori d’ogni tempo e luogo sanno bene, d’altra parte, che nessun viaggio sazierà mai la loro voglia di viaggiare, restando ogni meta un approdo provvisorio, un traguardo momentaneo, in attesa di ripartire, di rimettersi in cammino. Verso “dove” ha certamente la sua importanza, ma non poi così decisiva se un’intera letteratura ha saputo inverare la modernità accontentandosi della “semplice” flânerie. Avanti, dunque, in assoluta libertà, camminando insieme agli artisti, ai pensatori e ai poeti che hanno accettato di condividere con noi, al Candiani, questa inedita esperienza di ricerca. Naturalmente in movimento. Roberto Ellero S NEW CANDIANI foto di Riccardo Bevilacqua PERCORSI DI CONOSCENZA In un momento in cui i festival del cammino proliferano, da PassoParola a I suoni delle Dolomiti, dal Tuscany Walking Festival a Il Cammino delle Dolomiti, in un periodo in cui vanno di gran moda il trekking e le passeggiate, i pellegrinaggi, gli itinerari di fede e i “viaggiatori viandanti”, proporre un festival “residenziale” sul cammino potrebbe sembrare una stranezza, forse un controsenso. Nel pregevole volumetto da lui curato Pensieri viandanti. Antropologia ed estetica del camminare, Italo Testa ci spiega però che “il camminare non è solo una attività fisica, che coinvolge il corpo biologico nella sua naturalità prima, ma è insieme una attività simbolica ed espressiva. E il camminare non è solo una pratica reale, profondamente umana, ma è anche una costellazione metaforica ricchissima, un serbatoio di immagini, metafore, allegorie (…). Attività fisica ma insieme simbolica, espressa con il corpo, pratica reale ma anche potente metafora dell’esistenza, il camminare è qualcosa che sembra essere profondamente legato all’essere uomini.” L’argomento meritava sicuramente un approfondimento sotto i vari punti di vista, ed ecco che allora abbiamo pensato di invitare chi il tema lo ha affrontato dal punto di vista filosofico, come Duccio Demetrio – autore filosofo che ha riletto l’esistenza con le metafore molteplici del camminare – e lo stesso Italo Testa, che analizzerà alcuni aspetti che fanno del camminare una pratica dalla valenza antropologica ed etica. Non potevamo poi ignorare chi del cammino ne ha fatto una “opzione esistenziale” e una “pratica culturale”, chi ha preso “la giusta distanza critica dall’ebbrezza della velocità e dal consumismo”, come Enrico Brizzi che quando non scrive è un fanatico camminatore e ci racconterà i suoi viaggi “a forza di gambe” da Canterbury a Gerusalemme o, come Davide Sapienza, che nell’ “andare a piedi” ha trovato l’unico metodo per riscoprire il segreto di un rapporto armonioso con la natura e ritrovare il legame con il territorio che l’uomo moderno ha perduto, come Sergio Valzania – direttore dei programmi radiofonici Rai – che assieme a Piergiorgio Odifreddi ha affrontato il cammino di Santiago de Compostela, tra aprile e maggio dello scorso anno, dando vita a un quotidiano confronto verbale, una meditazione sulla vita, trasmessa su Radio3 e riportata in seguito nel celebre libro La Via Lattea. E poi ancora Daniele Del Giudice con la sua spedizione antartica raccontata in Orizzonte mobile, una mitografia di luoghi assoluti; Mario Brunello, uno dei più grandi violoncellisti di oggi – aperto a esperienze musicali che escono dai confini dei generi – che non esita a scalare il monte Fuji o a camminare nel deserto, trasportando sulle spalle il suo preziosissimo violoncello, per poi suonare per un pubblico molto selezionato; Luigi Guglielmi coordinatore de Il Cammino delle Dolomiti, un itinerario tra fede, cultura e natura e Michele Dalla Palma – direttore responsabile della rivista Trekking – che ci racconterà trent’anni di vagabondaggi nei luoghi più isolati del pianeta dalle valli dell’Himalaya alle foreste africane, dai ghiacci dell’Estremo Oriente russo alle coste artiche dell’Alaska, dal Sahara alla Tierra del Fuego; Francesca Bisutti che ci illustrerà l’idea del cammino come costante della cultura americana e Fabrizio Borin che ci parlerà, e mostrerà, film incentrati sul camminare. Ultimo, ma non ultimo, il Premio Chatwin – camminando per il mondo, l’unica manifestazione culturale con l’esclusiva - concessa dalla vedova Elisabeth – di divulgare in Italia e all’estero la memoria, le opere e il pensiero di Bruce Chatwin per la promozione e diffusione della cultura di viaggio. Un viaggio lento, molto spesso un cammino, appunto. Elisabetta Da Lio 1 Editoriale / Camminando. Viaggio per racconti, immagini, suoni e metafore 2 Incontri 3 Reading 4 Concerti 5 Danza 6 Proeizioni 7 Animazioni a La Vida Nova / Shahrzad Ensemble 8 Agenda / Alban Hajdinaj camminando incontri INCONTRI lunedì 8 giugno, ore 18.00 Sergio Valzania giovedì 11 giugno, ore 18.00 Duccio Demetrio venerdì 12 giugno, ore 18.00 Michele Dalla Palma lunedì 15 giugno, ore 18.00 Italo Testa giovedì 18 giugno, ore 18.00 Premio Chatwin venerdì 19 giugno, ore 18.00 Luigi Guglielmi mercoledì 24 giugno, ore 18.00 Premio Chatwin Proiezioni giovedì 25 giugno, ore 18.00 Mario Brunello venerdì 26 giugno, ore 18.00 Fabrizio Borin lunedì 29 giugno, ore 18.00 Enrico Brizzi martedì 30 giugno, ore 18.00 Francesca Bisutti sala conferenze quarto piano / sala seminariale primo piano ingresso libero lunedì 8 giugno Passi in terra, impronte in cielo Dalla “via di Paolo e Giovanni” al “Cammino di Santiago” (senza dimenticare la “via Francigena”) Il pellegrinaggio è esperienza di vita, arricchimento di conoscenze, ma anche penitenza, accettazione della sofferenza che è alla base del Mistero dell’Incarnazione. Il cammino che il pellegrino percorre è sempre alla volta di un santuario, verso il luogo dove sono conservati i miracolosi resti mortali di un santo, di solito raccolti e composti dai fedeli dopo il martirio. Le storie di Sergio Valzania – parlate prima e scritte dopo – sono anche la memoria della modernità, perché – ama ricordare – “l’uomo nasce nomade. L’agricoltura e la stanzialitá sono per lui avventure recenti. Radicato nel profondo del suo DNA, o della sua anima, porta il desiderio di partire, di andare, di spostarsi. Come si scopre lungo il cammino, la meta non è importante. Semmai essa rappresenta l’occasione di un’esperienza. Nella Cattedrale di Santiago, quando si abbraccia la statua del santo, dopo cinque settimane di viaggio a piedi, lo si fa per ringraziarlo. Convocandoci laggiù, dove una volta finiva la terra conosciuta, ci regala ogni volta un’esperienza ricca e appagante”. Impegnato, da solo o con altri, a ripercorrere le tracce di uno spirito che la modernità vorrebbe far evadere dalla ragione Valzania ha sempre caricato di “passione e miti” le sue imprese radiofoniche e di narratore. “Negli anni Sessanta, Mogol e Lucio Battisti – ha scritto – cavalcavano insieme attraverso tutta l’Italia perché la pensavano allo stesso modo. Piergiorgio Odifreddi e io abbiamo percorso a piedi gli 800 chilometri del Cammino di Santiago per la ragione opposta. Lui è un ateo rigoroso, mentre io sono un cattolico dalla fede incerta e sofferente, che nelle preghiere chiede sempre di esser confortato nelle proprie convinzioni. Ho creduto che 25-30 chilometri al giorno per cinque settimane, volesse dire provare insieme un’esperienza mistica, magari anche trasferendo dall’uno all’altro qualche dubbio e qualche convinzione”. Sergio Valzania, (nato a Firenze nel 1951) giornalista, autore televisivo è – dall’estate del 1999 – direttore di Rai Radio Due e, dal 2002, dirige i programmi radiofonici di Radio Due e Radio Tre. È docente di Lettere all’Università di Genova. Michele Dalla Palma vive sulle pendici del Bondone, la montagna di Trento, ma spesso abbandona la quotidianità per rincorrere emozioni, con la curiosità, irrefrenabile, di conoscere il mondo e gli uomini. Dalla fine degli anni Settanta si è dedicato all’alpinismo e all’esplorazione, organizzando numerose spedizioni in tutto il mondo, dall’Himalaya alle Ande, dai deserti africani alla Patagonia e alla Tierra del Fuego. lunedì 15 giugno Pensieri viandanti Animali che camminano, gli uomini hanno fatto esperienza del mondo da viandanti. E nel camminare, quale azione che ha plasmato lo spazio umano, ha preso forma anche il pensiero. Sospesa tra urgenza vitale e apertura alla nudità del mondo, la pratica del camminare unisce così le generazioni. Ma il viandante è animato pure da una tensione etica. Misurando il mondo con i suoi passi, chi cammina si inscrive nella dimora terrestre e disegna lo spazio dell’incontro con l’altro. A partire dalle sue più recenti pubblicazioni sulla filosofia del camminare Pensieri viandanti. Antropologia ed estetica del camminare (Diabasis, 2008); Pensieri viandanti II. L’etica del camminare (Diabasis, 2009) Italo Testa si soffermerà su alcuni aspetti che fanno del camminare una pratica dalla valenza antropologica ed etica. Italo Testa è docente di Filosofia Politica all’Università di Parma e di Storia della Filosofia all’Università Ca’ Foscari di Venezia, oltre che poeta. giovedì 11 giugno Filosofia del camminare. Esercizi di meditazione mediterranea giovedì 18 giugno Premio Chatwin Camminando per il mondo - sulle vie dell’anima L’Autore-filosofo dell’educazione all’Università degli Studi di Milano-Bicocca, fondatore della Libera Università dell’Autobiografia di Anghiari – nel suo ultimo libro ha riletto l’esistenza con le metafore molteplici del camminare. È questa una delle esperienze umane più naturali, che a seconda del modo con cui la viviamo, ci dice non poco di chi siamo. Ci si può muovere con modalità diverse ed ognuna assume significati traslati differenti: a passeggio, in salita, in discesa, sul ciglio di una voragine, in linea retta o a zig zag. Ad ogni nostro incedere fisico, dettato dalle circostanze o dalla nostra volontà, corrispondono altrettante immagini e figure del nostro modo di attraversare la vita. Il pensiero filosofico è per definizione in inesausto camminare. Si muove al passo, torna indietro, ricomincia. La scrittura, specie se di noi stessi (diaristica, autobiografica, ecc.) è inoltre paragonabile ad una penna che cerca la sua strada, lasciando tracce che durano più dell’istante effimero. Scrivendo di noi, ritorniamo con più consapevolezza ai cammini intrapresi, ai sentieri non percorsi, alle soste d’amore o di dolore. Entriamo a far parte dell’esistere viandante, che non aspira a raggiungere, ma piuttosto sempre ad andare, a scoprire: senza mai dimenticare, però, le strade lasciate alle spalle. Senza memoria di quel che siamo stati non può esservi né incedere, né alcuna scrittura. Dedicato al grande viaggiatore e scrittore inglese, il Premio Chatwin - camminando per il mondo, è l’unica manifestazione culturale con l’esclusiva di divulgare in Italia e all’estero la memoria, le opere e il pensiero di Bruce Chatwin per la promozione e diffusione della cultura di viaggio. Prima e unica nel suo genere, nasce nel 2001 da un’idea di Luciana Damiano, responsabile dell’iniziativa. Duccio Demetrio è professore ordinario di Filosofia dell’educazione e di Teorie e pratiche autobiografiche all’Università degli Studi di Milano-Bicocca. venerdì 12 giugno Bracconiere di emozioni Trent’anni di vagabondaggi nei luoghi più isolati del pianeta, dalle valli dell’Himalaya alle foreste africane, dai ghiacci dell’Estremo Oriente russo alle coste artiche dell’Alaska, dal Sahara alla Tierra del Fuego, sono le “tappe” di un cammino nella natura selvaggia e al tempo stesso dentro culture rurali, rappresentative di tradizioni valligiane, che sono purtroppo in procinto di scomparire. 02 Ho imparato ad ascoltare il respiro del vento, la voce della notte, l’armonia dei boschi accarezzati dalla neve. Ho capito l’insensatezza di sfidare rocce, temporali, la valanga o la corrente di un fiume... ma anche il credere di poter condizionare le stagioni, forzare la Natura rubando spazi al mare, costruire città nei letti dei fiumi o sulle falde dei vulcani. Illusorio delirio di onnipotenza, inutile tentativo di sconfiggere con l’apparenza il tempo, i “mostri” e le angosce che perseguitano l’uomo. Straordinario concentrato di sogni e fantasie rinchiuso in un corpo fragile ed effimero. Ma proprio gli uomini, con le loro infinite contraddizioni, sono spesso i protagonisti delle mie curiosità che mi spingono in angoli lontani del mondo alla ricerca delle radici profonde della vita.” Tratto da Uomini e montagne (Input, 2008) “La domanda di sempre è: “Perchè?” Perchè, sempre più spesso, mi scoppia dentro improvviso, irrefrenabile, il desiderio di abbandonare la tranquilla sicurezza e le certezze della quotidianità per rincorrere un’emozione? Per me, uomo di montagna, cacciare sogni tra rocce e ghiaccio delle grandi pareti è stata la risposta più facile. Poche cose in uno zaino e la voglia di inseguire una nuova avventura, alla ricerca di conferme, nel mondo reale, di storie già vissute con la fantasia. Ho scoperto la vertigine di conquistare lo spazio, un centimetro alla volta, sulle pareti strapiombanti delle Dolomiti, accarezzando le rughe della roccia fin quando le dita, senza più energia, si rifiutavano di stringere ancora. Fabrizio Ardito, giornalista, fotografo e pellegrino, autore di numerosi volumi dedicati all’escursionismo, al turismo e alla speleologia. Sebastiano Audisio, si è cimentato in imprese quali l’esplorazione ciclo alpinistica del monte Cong Kundam, l’attraversata in solitaria in mountain bike del deserto Taklamakan in Cina, la spedizione sci alpinistica sul monte Mutzagata in Cina. Carla Perrotti, la signora dei deserti, la prima donna ad aver attraversato da sola con i Tuareg il Sahara e il deserto del Ténéré in Niger a seguito di una carovana del sale. Luciana Damiano, giornalista, ha scritto per numerose testate ed è stata per anni conduttrice ed autrice di programmi radio-televisivi per la RAI. Direttore artistico di numerose manifestazioni nazionali, dal 2001 è responsabile del Premio Chatwin - camminando per il mondo, di cui ne è l’ideatrice. venerdì 19 giugno Il Cammino delle Dolomiti. Un itinerario tra fede, cultura e natura Il Cammino delle Dolomiti è un progetto della diocesi di Belluno-Feltre sviluppato in collaborazione con la Provincia di Belluno. L’idea è semplice: unire i luoghi della fede del territorio bellunese con un percorso in 30 tappe da affrontare a piedi, impegnative per lunghezza ma non per difficoltà tecnica. Si cammina lontano dal traffico, alla riscoperta dei percorsi antichi, dei villaggi rimasti esclusi dai flussi del turismo di massa, al cospetto di paesaggi dolomitici di incomparabile bellezza. Il Cammino delle Dolomiti si sviluppa ad anello con partenza e arrivo al Santuario dei santi Vittore e Corona di Feltre, percorre tutto l’Agordino, il Cadore, il Comelico, l’Alpago, la Val Belluna. Fondamentale, per la sua realizzazione, è stato l’apporto del volontariato. 2° classificato sez. professionisti 2008); El repujado mas grande del mundo (Manuel Bozzo, 1° classificato sez. non professionisti 2008); Di sangue e di sogni (Paolo Mancinelli, 1° classificato sez. Amore senza frontiere 2008); Gli aquiloni di Ahmedabad (Francesca Lignola e Stefano Rebecchi, 1° classificato sez. professionisti 2007); A Sonagachi, dove il sesso non è amore (Cinzia Bassani, 2° classificato sez. professionisti 2007); Intervallo (Alberto Pinato, 1° classificato sez. non professionisti 2007); Anch’io ho mangiato bolle di sapone (Pamela Garberini, 1° classificato ex aequo sez. Amore senza frontiere 2007); Filho do boto (Filippo Lilloni, 1° classificato sez. professionisti 2006). giovedì 25 giugno Un violoncello italiano sul monte Fuji Il 18 giugno 2007, per la prima volta uno strumento musicale delle dimensioni di un violoncello è arrivato in cima al monte Fuji, la vetta più alta del Giappone, e ce lo ha portato il maestro veneziano Mario Brunello, musicista e scalatore, che non ha esitato a portarsi in spalla l’antico e preziosissimo violoncello fino a un’altitudine di 3.776 metri. Il maestro l’ha raggiunta assieme a una trentina di altri entusiasti, per i quali ha eseguito due concerti dedicati soprattutto a musiche di Johann Sebastian Bach. “È stata un esperienza unica nella mia vita di artista – ha detto Brunello – mai avrei pensato che sarei riuscito a suonare il violoncello ricavato nel 1600 dagli abeti di Paneveggio, sul monte Fuji”. Brunello, oltre a raccontarci la sua esperienza ci farà vedere il filmato del suo concerto all’alba dove suona seduto praticamente nella neve. Mario Brunello - classe 1960 - è uno dei più grandi violoncellisti di oggi, è musicista attento ai fermenti della cultura contemporanea, aperto a esperienze musicali che travalicano gli stretti confini dei generi tradizionalmente codificati. venerdì 26 giugno Walk, Don’t Run! Ovvero: dello sperdersi con Werner Herzog tra sequenze di film suoi e altrui Per mezzo di una dissolvenza incrociata ideale tra lo spunto suggerito del titolo del film americano Cammina, non correre e alcuni frammenti di film centrati sul motivo del camminare – o della sua apparente negazione – l’indagine proposta si avvale della specialissima guida fornita da esempi di opere dell’autore tedesco e di altri registi, nell’attraversamento di brani dove la stasi sembra essere completamente bandita. Fabrizio Borin insegna Storia e Critica del cinema all’Università Ca’ Foscari di Venezia. Condirettore della collana Quaderni della Videoteca Pasinetti, ha scritto di cinema polacco, spagnolo, russo, italiano, americano e sul “jewish humour”. lunedì 29 giugno Da Canterbury a Gerusalemme, e altri viaggi a forza di gambe “Mi ritengo fortunato, naturalmente. Per un lavoratore dipendente inquadrato dal lunedì mattina al venerdì sera, sarebbe quasi impossibile partire due mesi; chi invece fa un lavoro atipico – più che a me, penso ai miei compagni di viaggio – ha molte garanzie in meno, ma questa grande libertà in tasca. Però sono tanti quelli che mi dicono “Beato te che puoi”, e alla fine si inventano scuse per non partire zaino in spalla nemmeno un weekend: se la schiavitù è una condizione oggettiva, la libertà è una percezione personale e, purtroppo, qualcuno ne è terrorizzato. (…) Nel campo dei pellegrinaggi storici, dopo Roma (2006) e Gerusalemme (2008) non resta che Santiago, la meta più frequentata. Però ripercorrere le orme di viandanti e pellegrini non è l’unico tipo di viaggio che m’interessa: l’Europa è la nostra casa e il nostro campo da gioco, e le possibilità sono infinite.”Questo è quello che ci racconterà Enrico Brizzi che nella vita privata è un “fanatico” camminatore. Enrico Brizzi, classe 1974, è uno dei pochi autori italiani della nuova leva per cui non c’è bisogno di lunghe presentazioni: il suo romanzo d’esordio, Jack Frusciante è uscito dal gruppo lo ha collocato appena ventenne in testa alle classifiche di vendita e gradimento fra i ragazzi. martedì 30 giugno Sentieri del Nuovo Mondo: da Henry David Thoreau a Alexander Supertramp mercoledì 24 giugno Premio Chatwin Camminando per il mondo Selezione dei video finalisti del Premio 2006-2007-2008 Pista, strada, percorso, passaggio: dai primi scritti dei Puritani che proiettavano sulla wilderness una metaforica “via lastricata d’oro” per esorcizzarne il terrore, ai più recenti film che rappresentano la ricerca degli ultimi sentieri selvaggi rimasti come antidoto ai mali della società dei consumi, l’idea di cammino è una costante della cultura americana. L’opera dello scrittore trascendentalista Henry David Thoreau – un classico del pensiero del Nuovo Mondo – celebra la pratica del camminare come strategia filosofica per decondizionare lo sguardo e come terapia, igienica e insieme estetica, per ritrovare un rapporto organico tra il corpo e l’ambiente. Riso con mango (Lorenzo Moscia, 1° classificato sez. professionisti 2008); Kusi (Serena Mora e Simone Pecorari, Francesca Bisutti è docente di Lingua e Letteratura Anglo-Americana e Storia del Teatro Americano all’Università Ca’ Foscari di Venezia. Luigi Guglielmi, giornalista professionista dal 1998, come volontario ha coordinato la Commissione comunicazione del Sinodo diocesano di Belluno-Feltre, ideando e organizzando nel 2005 la prima esposizione monografica di una tela di Tiziano Vecellio a Belluno (la “Trasfigurazione di Cristo” di San Salvador, Venezia, 30.000 visitatori in un mese) e, successivamente, Il Cammino delle Dolomiti. reading camminando VERSO LA NOTTE POLARE Una spedizione antartica, una mitografia di luoghi assoluti, un’esperienza condivisa che diventa romanzo. In viaggio verso la notte polare dell’uomo e del mondo, alla scoperta del limite estremo, ascoltando le storie di quando l’avventura era ancora possibile. La solitaria Wanderung di un uomo assottigliato dai venti, in esilio nel pozzo freddo della Terra, alla ricerca di nuove coordinate espressive per guardare, da quell’ultima frontiera, ai segreti del reale. (…) Può darsi che anche i pinguini siano portati a pinguinomorfizzare gli umani, e questo certamente accade qualche settimana dopo, quando in una attraversata a piedi, mentre accompagnavo una missione internazionale di dieci biologi, incontrammo una carovana di Imperator, la specie più grande. Loro, i pinguini in fila, noi, umani in fila. Due comunità egualmente in marcia, i pinguini dall’interno verso le coste per procurarsi cibo, noi dalle coste verso l’interno per raggiungere le regioni più fredde abitate dagli Imperator. Loro, noi, vivevamo la stessa solitudine in un oceano di ghiacci e nevi, e le stesse preoccupazioni. Giunti ad una rispettosa distanza il capo dei pinguini Imperator, un individuo voluminoso e importante della loro specie, allungò il collo verso di noi in un profondo inchino e con il becco contro il petto fece un lungo discorso gorgogliando. Finito il discorso, da quella posizione di riverenza fissò negli occhi Jacques, capo della missione, per vedere se aveva capito. Né Jacques, l’etologo più esperto, né chiunque di noi poteva comprendere quel discorso. Allora il pinguino ripetè di nuovo il lungo gorgoglio con la testa china, senza spazientirsi. Chi si spazientiva erano gli altri pinguini dietro di lui, cominciavano a dubitare che il loro capo avesse combinato qualche pasticcio. Si fece avanti un altro di loro, spingendo da parte il suo predecessore. Con lo stesso inchino e lo stesso sguardo in alto tenne un nuovo discorso che sarebbe rimasto per noi altrettanto incomprensibile. (…) Daniele Del Giudice vive a Venezia. I suoi libri sono: Lo stadio di Wimbledon (1983), Atlantide occidentale (1985), Nel museo di Reims (1988), Staccando l’ombra da terra (1994), Mania (1997) e, con Marco Paolini, I-TIGI Canto per Ustica (2001). Ha pubblicato inoltre saggi su Italo Svevo e Primo Levi, per il quale ha introdotto l’edizione delle Opere. ANGRY & YOUNG Con questa lettura scenica, la compagnia Molino Rosenkranz ci dà l’occasione di rivisitare il racconto - manifesto del movimento artistico inglese noto con il nome di Angry Young Man. La solitudine del maratoneta fu scritto da Alan Sillitoe negli anni Cinquanta e conserva sorprendentemente tutta la sua forza e la sua modernità . Si tratta di un monologo interiore dal ritmo travolgente, a tratti palpitante, per la carica vitale che lo anima; in esso vi è tutta la ribellione ed il vuoto di speranza che oggi come allora affligge le nuove generazioni. Smith è un giovane ribelle cresciuto nei sobborghi industriali della città, dopo il furto in una panetteria viene sbattuto in un riformatorio modello. Il direttore dell’istituto scopre le sue doti da podista, lo allena come un “cavallo di razza” in vista della competizione annuale tra gli istituti britannici e punta su di lui per vincere la prestigiosa coppa. Mentre corre nella solitudine della campagna il giovane maratoneta ricorda la sua difficile esistenza, riflette sulle vittorie e le sconfitte, sulla libertà, sulla coscienza di sé, medita sul suo futuro. Potrebbe riscattarsi, integrandosi nella società mediante la vittoria sportiva, ma la rabbia che si porta dentro contro i riti e le ipocrisie di questa società che lo ha respinto lo induce a beffare tutti. Pagine già memorabili si fanno spettacolo straordinariamente aspro e graffiante attraverso una partitura scenica costituita dai diversi linguaggi espressivi propri dei giovani: musica rap, graffiti, e tecniche multimediali create in équipe. Daniela Zucchiatti READING martedì 23 giugno, ore 21.30 Orizzonte mobile Daniele Del Giudice martedì 30 giugno, ore 21.30 La solitudine del maratoneta Dal racconto di Alan Sillitoe Lettura scenica per voce, musica rap, graffiti A cura di Molino Rosenkranz con Roberto Pagura Mario Massimino rapper specialista in freestyle-musiche Chiara Vialmin riprese e video editing Daniela Zucchiatti adattamento del testo e collaborazione artistica regia di Roberto Pagura giovedì 9 luglio, ore 21.30 Il Signor Loci, presumo? (l’ultimo esploratore) Uno spettacolo di Davide Sapienza con Francesco Garolfi auditorium quarto piano ingresso libero previo ritiro del biglietto omaggio alla biglietteria del Centro Culturale Candiani. I biglietti saranno disponibili nei due giorni antecedenti lo spettacolo. NELLE VALLI DI OGNIDOVE Camminando è l’espressione giusta per definire il lavoro di scrittore che per me significa andare fuori dal seminato, dai sentieri divenuti trincee pericolose dell’editoria attuale. Camminare per capire dove aprire una pista tra i rovi spinosi, tra le macerie abbandonate. Nello Spirito della Voce che suggerisce parole e sentieri allo scrittore, qui io esploro. Il mio “modo” spesso si incrocia con l’applicazione corporea del cammino: nelle nevi, nella tundra, sulle alpi, e tra le vie delle città e dei borghi. Così mi ha insegnato la musica che mi ha svelato i sogni giusti per guardare i paesaggi della vita. Nella mia città natale – lasciata nel 1990 – lo scorso anno mi hanno chiesto di diventare ideale continuatore del “modo” di un grande esploratore, Gaetano Osculati per celebrarne il bicentenario. Per gli amici dell’associazione Brianze, era stato lo spettacolo La stagione di Ognidove, i cammini e i trekking per raccontare il mio libro La Valle di Ognidove (divenuto documentario della RSI, la Tv Svizzera Italiana lo scorso aprile), l’ipotesi interessante da tentare. Nacque così Il Signor Loci, Presumo? (l’ultimo esploratore). Ulisse viaggiava per scoprire se stesso, facendosi ritrovare ogni volta in un luogo diverso. Esplorare è dialogare con il Genius loci e il maestro della transumanza spirituale ci ha così istruiti nei secoli. Prima del debutto di questo “ultimo esploratore” avrei viaggiato un mese in zone remote del “mio” Canada (da qui nasce il libro con il fotografo Andrea Aschedamini Tremilachilometri a mano, celebrazione poetica e in immagini di Loci): avrei certamente scambiato due parole con Lui da raccontare sul palco. Proprio da diverse esperienze in Canada – tra gli Inuit in Nunavut, nello Yukon boreale, nella Terranova di Caboto – avrei attinto gran parte del testo, mentre il viaggiatore dei suoni Francesco Garolfi, il mio Ulisse dei suoni, era l’uomo che avrebbe ancora una volta tradotto il Suono in Loci. Lo spettacolo mantiene la semplicità del viaggio: cerca di portare il pubblico verso un’idea di OgniDove - OgniLoci attraverso frammenti e ricordi, reportage e pagine inedite. Lì, noi e il pubblico abbiamo un appuntamento importante. Poiché è mia ferma convinzione che le persone sono esse stesse il Genius loci che ci permette di rendere viva la performance, il testo muta di continuo come un fiume. “Garolfi e Sapienza” vogliono solo essere coloro che sospingono alcune gocce di questo fiume nel mare solcato dai tanti Ulisse che decidono di condividersi. Il titolo si ispira alla famosa frase dell’esploratore Stanley (Il Dottor Livingstone, presumo?) quando ritrova il Dottor Livingstone, partito alla ricerca delle sorgenti del Nilo in Africa. Le canzoni di grandi contemporanei (Daniel Lanois, Bruce Cockburn, The Doors, Nick Drake, Lucio Battisti) seguono un filo che si snoda attraverso la composizione di Garolfi scritta per il protagonista de La valle di Ognidove: la sua Ishmael è inclusa – guarda caso – nel progetto discografico 1968: Odissea Nel Rock. Davide Sapienza Davide Sapienza ha 45 anni, un passato glorioso di specialista di musica rock con collaborazioni prestigiose con riviste e musicisti, diventati poi famosi: ha per esempio intuito per primo, in Italia, la grandezza degli U2. Da quasi vent’anni ha cambiato vita: lasciata la città è andato a vivere sull’altopiano di Clusone, nella bergamasca, alle pendici della Presolana, dove andava da bambino per i mesi estivi. I suoi mondi sono diventati i grandi spazi nei quali camminare e dialogare con la natura, ascoltandola: quella natura selvaggia e incontaminata che resiste all’assalto della modernità. Davide attraversa un territorio non solo camminandoci, ma soprattutto con il cuore, lo spirito e lasciando che attraversi tutti i sensi. Ha trovato o meglio “scoperto” un mondo La Valle di Ognidove che è qui e dappertutto, dentro e fuori di noi: un luogo che non esiste sulla carta geografica, ma dentro il quale ognuno di noi può ritrovarsi e riconoscersi. E ce lo racconta in modo molto singolare e personale: Davide oggi è scrittore, narratore di questi spazi, che spesso noi guardiamo con aria molto distratta. In questa Valle che contiene tutte le nature della terra c’è posto anche per noi, per ognuno di noi. 03 CAMMINANDO >> CONCERTI IL DURO CAMMINO VERSO LA LIBERTÀ Negli Stati Uniti, prima del 1865, anno in cui venne abolita per legge la schiavitù, l’associazione Underground Railroad cercava di aiutare gli schiavi a fuggire, anche se la cosa non era delle più facili. I fuggitivi camminavano quasi sempre di notte, usando torce e la luce della luna. Se era necessario, dovevano camminare nell’acqua, affinché i cani non potessero annusare le loro tracce. Per nascondersi e fuggire, talvolta saltavano sulle carrozze dei treni merci, ma quando queste si fermavano nelle stazioni, finivano spesso per essere arrestati. Canti spiritual come Wade in the Water, The Gospel Train o il celeberrimo Swing Low, Sweet Chariot fanno esplicito riferimento a questi tentativi di fuga ed all’Underground Railroad. Camminando dalle campagne alle città, da Sud verso Nord, i primi bluesmen macinavano centinaia di chilometri, inseguendo un grande sogno di libertà. Ma ancor più lungo e doloroso era stato il viaggio di milioni di schiavi, stipati nelle stive di navi negriere, dalle coste dell’Africa Occidentale alle Americhe. Non Terra Promessa, né terra di libertà… Non è un caso che il ciclo concertistico di Camminando parta proprio dall’Africa, dalla musica suggestiva (ma anche dalla danza) dell’ivoriana Dobet Gnahoré, nuova grande voce dell’Africa contemporanea, che ha tutte le carte CONCERTI in collaborazione con Circolo Culturale Caligola giovedì 11 giugno, ore 21.30 Dobet Gnahoré Dobet Gnahoré voce, percussioni Colin Laroche De Feline chitarra, voce Clive Govinden basso Boris Tchango batteria, percussioni posto unico: intero 15 euro – ridotto* 12 euro martedì 16 giugno, ore 21.30 Louisiana Red Louisiana Red chitarra, voce posto unico: intero 13 euro – ridotto* 10 euro in regola per riempire il vuoto lasciato dall’indimenticata Miriam Makeba. Quello stesso sentiero passerà subito dopo per il blues arcaico e genuino di Louisiana Red, solitario “cantastorie” dell’Alabama, che per la sua libertà ha pagato un pedaggio molto oneroso. La madre morta dopo il parto, il padre ucciso dal Ku Klux Klan, ed un’infanzia trascorsa nell’orfanotrofio di New Orleans. Alla conquista di una libertà che sia in grado di sconfiggere le diseguaglianze sociali è il jazz libertario e veemente del pianista friulano Claudio Cojaniz, qui alla testa di uno straordinario ensemble di nove elementi, la N.I.O.N. Orchestra, in cui spiccano le presenze del veterano trombonista Giancarlo Schiaffini, del più giovane ma già affermato sassofonista Francesco Bearzatti, e del trombettista d’origine vietnamita – anche se da svariati anni vive a New York – Cuong Vu, noto per aver suonato a lungo nel gruppo di Pat Metheny. Cammineremo quindi con la musica per le “calli” di Buenos Aires, dove risuona il tango notturno e poco convenzionale di Melingo, con quella voce roca e sbilenca, a metà strada fra Tom Waits e Nick Cave. Il suo tentativo di attualizzare il “tango canzone” di Carlos Gardel è senza dubbio encomiabile. Come il blues, tango è nostalgia, emozione e rancore, rabbia e passione; esprime anche un grande senso di estraneità e spiazzamento, che accomuna l’emigrante appena arrivato in Argentina al neroamericano, anche nella sua nuova condizione di “schiavo liberato”. Ma sia in Africa che in Alabama, a Buenos Aires così come a New York, la libertà ha sempre lo stesso identico profumo, dolce ed inebriante; il che rende un po’ meno faticoso il duro cammino necessario per raggiungerla. Claudio Donà DOBET GNAHORÉ Dobet Gnahoré, giovane artista ivoriana d’origine Bété, figlia di Boni Gnahoré, uno dei più noti percussionisti del suo paese, è considerata una delle nuove grandi voci dell’Africa. È cresciuta a Ki–Yi M’Bock, villaggio della Costa d’Avorio che ospita molti artisti, pittori e cantanti, danzatori, attori e musicisti, e per questo noto in tutto il continente africano. Si dedica completamente alla musica e alla danza dall’età di dodici anni ed oggi, non ancora trentenne, può definirsi artista davvero completa. Sa interpretare le proprie canzoni in diverse lingue africane, in francese ed inglese. Suona molto bene le percussioni e sa ballare. Benché abbia inciso sin qui solo due dischi – Ano Neko (2004) e Na Afriki (2007) – viene già considerata dalla critica figlia esemplare della grande tradizione vocale africana, erede di Miriam Makeba e Angelique Kidjo. L’Europa e l’Africa si mescolano continuamente nell’arte di Dobet Gnahoré. I ritmi tribali e le melodie funky della band, capace di una forte propulsione ritmica, i dialetti africani ed il francese, la danza delle ballate e quella da discoteca interagiscono e trasmettono un unico messaggio: il desiderio di vivere in un mondo migliore, senza fame ed in pace. L’amore per il proprio paese e quello per la famiglia vengono magnificamente espressi in brani come Pillage, Issa o Nan, presenti nell’ultimo disco. Le canzoni si basano su polifonie tradizionali africane, che combinano i canti bété con quelli dei pigmei centroafricani, integrando un ampio spettro di ritmi e generi di musica pop africana, dalla musica mandinga alla rumba congolese, dallo ziglibiti ivoriano al bikutsi camerunense, dall’high-life ghanese ai cori zulu. Gli arrangiamenti, costruiti su misura per le sue qualità canore, privilegiano i toni acustici, esaltando la potenza, il calore e la profondità della voce, così come la suggestione dei testi, che parlano di una terra intrisa di sofferenza ma anche di grande speranza, eternamente combattuta tra passato e futuro. LOUISIANA RED giovedì 25 giugno, ore 21.30 N.I.O.N. Orchestra diretta da Claudio Cojaniz Cuong Vu tromba Giancarlo Schiaffini trombone Francesco Bearzatti sax tenore, clarino Maria Vicentini violino Claudio Cojaniz pianoforte, arrangiamenti Romano Todesco contrabbasso, fisarmonica Danilo Gallo contrabbasso Zeno De Rossi batteria Luca Grizzo percussioni posto unico: intero 15 euro – ridotto* 12 euro Non trascorre un’infanzia felice Louisiana Red (vero nome Iverson Minter), nato nel 1932 a Bessemer (Alabama). La madre muore una settimana dopo il parto ed il padre viene linciato dal Ku Klux Klan nel 1941. Red cresce in un orfanotrofio di New Orleans. Qui impara a suonare la chitarra e l’armonica, prima di trasferirsi a Chicago, dove suona professionalmente dal 1950, avendo come principali modelli Muddy Waters e Lightnin’ Hopkins. Dopo aver compiuto il servizio militare, accompagna per due anni a Detroit John Lee Hooker, un altro dei suoi dichiarati maestri. Incide il suo primo album da leader nel 1963, Lowdown Back Porch Blues, cui farà seguito l’anno dopo Seventh Son. Durante gli anni Settanta il suo crescente impegno politico lo porta a diventare attivista dei Black Muslim. Nel 1972 perde la giovane moglie. Si risposerà nel 1984. Dal 1975, dopo una fortunata apparizione al Festival Jazz di Montreux, frequenta sempre più assiduamente l’Europa, fino a decidere nel 1981 di trasferirsi stabilmente ad Hannover. Viene circondato ovunque dall’affetto e dal calore del pubblico, che ama il suo stile down home irruento ma creativo, contraddistinto dall’uso dello slide e da un canto passionale, istintivo, spesso legato a testi fortemente politicizzati. Il successo europeo lo aiuterà a vincere nel 1983, con Blues for Ida B., il prestigioso William C. Handy Award, per il miglior album di blues tradizionale. Nel 1997 decide di affrontare finalmente, dopo molti anni, un lungo tour negli Stati Uniti, riportando un trionfale e meritato successo. Louisiana Red ha inciso sin qui oltre cinquanta dischi. Le sue canzoni esprimono il suo forte legame con la tradizione, assomigliando a delle composizioni spontanee che ci riportano alle origini del Blues del Delta. Utilizza sempre la stessa intensità ed entusiasmo, sia che si esibisca in un festival davanti a diecimila persone che in un piccolo pub. Red é senza dubbio uno dei pochi grandi bluesman viventi, musicista interessante quanto forse sottovalutato. N.I.O.N. ORCHESTRA diretta da Claudio Cojaniz Il progetto Not In Our Name (N.I.O.N.) s’ispira dichiaratamente alla Liberation Music Orchestra di Charlie Haden, focalizzando l’attenzione sulle culture di quei paesi in cui i diritti umani vengono quotidianamente calpestati. Il pianista Claudio Cojaniz lavora su suggestioni africane ma lascia ampio spazio alle singole sensibilità improvvisative, anche perché quello che si trova a guidare è un vero e proprio “supergruppo”, formato da protagonisti dell’avanguardia italiana di ieri e di oggi, fra cui Giancarlo Schiaffini, Francesco Bearzatti, Danilo Gallo e Zeno De Rossi, contando per di più sulla partecipazione straordinaria del trombettista vietnamita Cuong Vu, da tempo attivissimo nella downtown newyorlese, ma diventato celebre soprattutto per aver suonato nel gruppo di Pat Metheny. La N.I.O.N. Orchestra dispiega il suo canto senza rubare melodie e ritualità al Terzo Mondo, com’è spesso stato fatto a causa di una visione culturale troppo “eurocentrica”, ma cerca invece di rispettare le diversità, conscia del fatto che “tutto viene dalla grande Madre Africa”. Cojaniz, autore delle musiche, potrà trasformare all’occasione l’ensemble orchestrale in duo, trio o quartetto, in una miriade di possibili combinazioni strumentali, comunque sempre avvincenti e suggestive. I temi sono distribuiti in modo da condurre musicisti ed ascoltatori in territori comuni, condivisi. La partitura si divide in dieci momenti, diversi per intensità e ritmo, ma capaci di ricongiungersi in una storia coerente, che nasce da una narrazione originale e allo stesso tempo legata alla grande tradizione, madre di tutte le avanguardie. L’obiettivo è superare l’ammiccamento etnico presente spesso in simili contesti. La musica non può esser soltanto intrattenimento, deve esprimere valori nel sentimento e nella solidarietà, conquistando dignità di testimonianza e pensiero. I solisti debbono sforzarsi di costruire il “nuovo” e non “ri–costruire”, perché altrimenti vorrebbe dire togliere dignità a quelle culture, rubare loro l’anima. lunedì 20 luglio, ore 21.30 Melingo Maldito Tango Daniel Melingo voce, chitarra, clarino Nestor Dardo “Nini” Flores bandoneon Rodrigo Guerra chitarra, mandolino Avelino “Rudi” Flores chitarra Romain Lecuyer contrabbasso posto unico: intero 15 euro – ridotto* 12 euro auditorium quarto piano * riduzioni Candiani Card, CinemaPiù, studenti Biglietti già in vendita MELINGO Daniel Melingo è un cantautore di Buenos Aires che re–interpreta in modo originale la forma del “tango canciòn” inventata da Carlos Gardel, proponendo un tango che, pur non rinnegando le sue radici, é eclettico e moderno, “strano” e lunare. Con la sua voce insolita, scura e fumosa, fra Nick Cave e Tom Waits, Melingo è l’uomo della nuova frontiera porteña, ambasciatore di un tango allo stesso tempo colto e popolare. Non è un caso che abbia firmato per la Mañana, importante label dell’argentino Eduardo Makaroff (Gotan Project), che ha prodotto il suo ultimo disco Maldido Tango. La sua è un’altra voce tormentata, dopo quella di Juan Carlos Caceres, che tenta di portare la musica argentina al di fuori dei suoi confini più usuali e conosciuti. L’album precedente, Santa Milonga, era una raccolta di anni di avventure, in cui la milonga era santificata e la faceva da padrona, con canzoni che annullavano ogni barriera tra sacro e profano, tra irriverenza ed adorazione. Ora con questo lavoro – disco creato, distrutto e ricostruito in sei mesi – Melingo crea un’opera ancor più elaborata, che rompe le regole e distorce i codici del tango, citando i poeti di ieri e di oggi, restituendo nuova vita alla musica del suo paese. Molte delle canzoni sono opere di poeti maledetti sudamericani, o di autori di tango che s’identificano con la sofferenza e l’astuzia della gente argentina. Viene usato anche il lunfardo, lo slang di Buenos Aires; vengono descritti i suoi quartieri, i cabaret ed i bar, la povertà e la tristezza dei suoi abitanti. Le canzoni sembrano delle bizzarre fotografie: il borsaiolo sull’autobus, la prostituta che piange, il vagabondo, il lavoratore che diventa ballerino la notte, il bambino che muore per la solitudine, l’argentino di Montmartre, il vecchio playboy… Melingo è un bohemienne che ama i piaceri notturni e sembra non curare apparenza e forma, ma solo il proprio spontaneo modo di essere, di gaucho cinquantunenne che ha messo in musica ciò che da anni ha scritto sulla pelle. CAMMINANDO >> DANZA A PASSO DI DANZA Il tanguero non corre, non salta, non danza, il tanguero cammina. Il passo base del tango è il passo in sé, quello normale di una camminata. Come non ricordarci di Pablo che in Lezioni di tango (Sally Potter, 1997) alla prima lezione invita la sua allieva a camminare e non danzare. Por las calles de Buenos Aires, il concerto-danza in programma il tre di luglio, dal semplice atto umano del cammino porterà sul palco tutta l’emozione del rituale di una coppia che per tre minuti, la durata di un tango, appunto, diventa un corpo unico ed armonioso. Ma il cammino è lo strumento che rende l’uomo capace di cogliere la bellezza delle cose che lo circonda, il semplice atto fisico si trasforma in una esperienza estetica. L’atto di camminare secondo David Le Breton rappresenterebbe infatti “il trionfo del corpo e dei sensi, con sfumature diverse secondo il grado di libertà della persona”. È per questo che abbiamo fatto del nostro cammino un cammino anche fra le musiche e le danze del mondo, dove poter trovare quel trionfo di corpi e sensi, dove cogliere le varie sfumature come nel flamenco, arte andalusa che ha radici molto antiche, che affondano nell’espressione artistica popolare gitana. DANZA venerdì 3 luglio, ore 21.30 Sestetto Quejas de Bandoneon Por las calles de Buenos Aires in collaborazione con Circolo Culturale Caligola Cristina Bertoli flauto Alessandro Bonetti violino Marco Fabbri bandoneon Daniel Pacitti bandoneon Stefano Giavazzi pianoforte Samuele Pasini contrabbasso Silvina Aguerra & Sebastian Romero danzatori Patricia Carrazco & Pablo Linares danzatori posto unico: intero 13 euro – ridotto* 10 euro Sulla scena del Candiani la compagnia Flamenco Lunares svilupperà l’interiorità e la personalità di questa danza, una ricerca estetica trasformatasi ormai in stile di vita e modo di essere. Un discorso a parte lo merita lo spettacolo prodotto dal Centro Teatrale di Ricerca di Venezia, uno spettacolo di teatro-danza dove non solo si incontrano due mondi e due culture, ma dove il cammino è un cammino nella luce e nell’ombra, dove “danziamo, con tutte le nostre forze, la vita e la morte”. No hay caminos, hay que caminar… Andrej Tarkovskij, il titolo dello spettacolo, è insieme metafora del cammino e omaggio a Luigi Nono e Andrej Tarkovskij. Il primo, che a metà degli anni Ottanta in un monastero vicino a Toledo si imbatte nella scritta che rappresentando perfettamente il suo cammino creativo lo porta a comporre, negli ultimi tre anni della sua vita, una trilogia i cui titoli sono ispirati da questa iscrizione, il secondo, autore di Stalker divenuto emblema del viaggio come percorso di conoscenza. QUEJAS DE BANDONEON Por las calles de Buenos Aires Elisabetta Da Lio Questo spettacolo, dove musica e danza si uniscono, porta in teatro il tango ballato nelle milongas più famose di Buenos Aires. Sul palco viene trasferito tutto il sapere ereditato dai ballerini degli anni Quaranta e Cinquanta, per condurre gli spettatori il più vicino possibile alla vera essenza del tango: l’emozione del rituale di una coppia che per qualche minuto diventa un corpo unico ed armonioso. Ad interpretare Por las calles de Buenos Aires sono due celebri coppie di ballerini argentini ed il sestetto Quejas de Bandoneon, da tempo fra i migliori interpreti italiani di tango. Nato come quintetto nel 1997 – di quella formazione rimangono oggi solo Cristina Bertoli e Marco Fabbri – il gruppo ha sin qui pubblicato tre dischi, Quejas de Bandoneon (1999), Quejas de Bandoneon 2 (2001) e Tango 3 (2003). Le trascrizioni di vecchi tanghi danno vita ad un repertorio molto esteso che comprende, oltre al Tango Nuevo di Astor Piazzolla, autori meno frequentati come Juan de Dios Filiberto, Anibal Troilo e Osvaldo Pugliese. Tutti i componenti del sestetto, ad eccezione di Marco Fabbri, autodidatta, hanno compiuto regolari studi classici. Daniel Pacitti poi, unico argentino del gruppo, nonostante qui suoni il bandoneon, è diplomato in clarinetto e pianoforte, ed è anche un apprezzato direttore d’orchestra. Oltre a mettersi frequentemente a disposizione della danza, il sestetto ha tenuto concerti ovunque in Italia, ma anche in Turchia, Svizzera, Germania, Repubblica Ceca – dove ha suonato con l’orchestra sinfonica della Radio di Pilsen – e nel 2002 addirittura negli Stati Uniti. Dal 2006 Quejas de Bandoneon collabora ad una nuova produzione della Compagnia Naturalis Labor di Luciano Padovani, Alma de Tango, con cui ha girato l’Europa. Qui ha incontrato Silvina Aguera e Sebastian Romero, insieme dal 1995, ballerini che hanno insegnato nelle più celebri scuole di tango di Buenos Aires. A loro si affiancano in questa produzione i più giovani ma già affermati Patricia Carrazco e Pablo Linares. sabato 11 luglio, ore 21.30 C.T.R. (Centro Teatrale di Ricerca) No hay caminos, hay que caminar… Andrej Tarkovskij Performance di danza per corpo, costume e suono Atsoushi Takenouchi coreografia e danza Hiroko Komia musica dal vivo Sonia Biacchi costumi posto unico: intero 13 euro – ridotto* 10 euro C.T.R. (CENTRO TEATRALE DI RICERCA) No hay caminos, hay que caminar… Andrej Tarkovskij Performance di danza per corpo, costume e suono L’incontro tra due mondi, due culture, quello di Sonia Biacchi (creatrice dei costumi) con Atsoushi Takenouchi (coreografo e danzatore) e Hiroko Komia (musicista) ha già prodotto uno spettacolo di grande suggestione, Trame del tempo, e ora sta rinnovando il suo impegno con gli stessi autori in una nuova opera di teatro danza dal titolo No hay caminos, hay que caminar… Andrej Tarkovskij. Lo spettacolo, come in una meravigliosa macchina del tempo, percorre un’infinita inesausta tessitura di rimandi arcaici e nuovi insieme mistici, eroici, sofisticati nella essenzialità sul tema del caminar. Le forme-sculture per il corpo di Sonia Biacchi, agite da Atsoushi Takenouchi in una totale immedesimazione con un movimento continuo e plastico, fermano il pensiero e spalancano alla variazione della luce le pupille dello spettatore, che non deve chiedersi nulla, ma semmai perseguire il viaggio che gli è stato indicato: lo schiudersi in un germoglio, il gemito di un neonato o qualsiasi altra cosa che in continua mutazione come cera liquida si manifesta davanti al televisivo utente, a dimostrare che c’è ancora un germe di poetica generosità nel mondo. Maria Giovanna Cassaro Cammino nella luce e nell’ombra Siamo nati e siamo in cammino verso la morte. Anche in questo momento stiamo andando verso il futuro che ci sta di fronte. E vi sono luci ed ombre fino all’ultimo momento della vita. Stiamo andando verso il cielo? O ritorniamo alla terra? Tuttavia camminiamo. Mantenendo la visione della luce e dell’ombra, noi danziamo con tutta la nostra più profonda energia la vita e la morte nella sua completezza. Abbracciando bellezza e bruttezza, ridicolo, emozioni (gioia, collera, piacere e dolore), silenzio, disordine, caos e tranquillità che incontriamo sul nostro cammino, noi continuiamo ad andare e a danzare. Atsoushi Takenouchi COMPAGNIA FLAMENCO LUNARES Mi sombra martedì 14 luglio, ore 21.30 Compagnia Flamenco Lunares Mi sombra posto unico: intero 13 euro – ridotto* 10 euro auditorium quarto piano *riduzioni: Candiani Card, CinemaPiù, studenti Biglietti già in vendita L’intento di questo nuovo spettacolo è quello di proiettare lo spettatore nelle più suggestive atmosfere flamenche, alternando ritmiche conturbanti a melodie suggestive e indimenticabili. Ogni ballerina del gruppo rappresenterà il flamenco a proprio modo, sviluppando sulla scena l’interiorità e la personalità di questa danza che è più uno stile di vita e un modo di essere che una semplice ricerca estetica. Il risultato è un insieme di stili, da quello più sensuale di Siviglia, a quello più conturbante e ritmico di Jerez De La Frontera, fino alla fusione dei due nel più moderno stile madrileno. Mi sombra, passione e ritmo, mistero e fascino, cattureranno il cuore dello spettatore offrendo uno spettacolo affascinante e… sicuramente, indimenticabile. La Compagnia Flamenco Lunares si costituisce nel 1998 sotto la direzione artistica di Carmen Meloni e nasce dall’unione di validissimi musicisti e danzatori. Ogni artista è un solista originale nel suo genere e dalla loro collaborazione è nata un’equipe italo-spagnola di altissimo livello. La proposta teatrale Mi sombra, è uno spettacolo la cui vena ispiratrice è sicuramente la musica flamenca vista da più punti, risaltandone le influenze arabo-indiane alternando suggestive melodie con innovazioni tematiche e armoniche, che hanno portato i solisti della compagnia, Daniele Bonaviri (chitarra, compositore della compagnia) e Carmen Meloni (solista e coreografa) a collaborazioni internazionali con grandi musicisti sia del genere flamenco, come Manolo Sanlucar, che di musica classica-jazz-pop, come il cantante italo-canadese Gino Vannelli. camminando proiezioni PROIEZIONI lunedì 8 giugno, ore 21.00 Luci della città (City Lights, USA, 1931, 87’) di Charlie Chaplin venerdì 12 giugno, ore 21.00 Ladri di biciclette (Italia, 1948, 93’) di Vittorio De Sica lunedì 15 giugno, ore 21.00 Il cammino della speranza (Italia, 1950, 101’) di Pietro Germi mercoledì 17 giugno, ore 21.00 Zazie nel metrò (Zazie dans le métro, Francia, 1960, 88’, V.M. 16) di Louis Malle lunedì 22 giugno, ore 21.00 Uccellacci e uccellini (Italia, 1966, 88’) di Pier Paolo Pasolini venerdì 26 giugno, ore 21.00 La via lattea (La voie lactée, Francia/Italia, 1968, 102’) di Luis Buñuel VAGABONDAGGI IRREQUIETI NELLA SETTIMA ARTE Il sogno originario che vive nel profondo dell’anima umana è sempre stato quello del “cammino”. Il cinema, grazie al suo potere evocativo e in virtù del suo processo di identificazione, ci permette di seguire chi, per vocazione o necessità, intraprende questa strada. Camminare può divenire un’attività totalizzante, acquisire valori inaspettati. Ci offre l’occasione di intraprendere un viaggio spazio-temporale che diventa, a seconda delle occasioni, ricerca interiore, rivelazione del mondo, flânerie, azione politica, narrazione, solitudine. Di volta in volta il cammino si fa presa di coscienza della realtà: induce ad abbandonare la terra natia per recuperare altrove il diritto al lavoro e alla dignità (Il cammino della speranza), diventa estenuante ricerca di qualcuno in un ambiente chiuso e indifferente (Dov’è la casa del mio amico?), lunga e mesta perlustrazione in una città che viene assunta a tutti gli effetti come protagonista (Roma in Ladri di biciclette) o sfondo di mille, esilaranti avventure (Parigi in Zazie nel metrò). Camminare può divenire azione politica dalle conseguenze anche drammatiche (Bloody Sunday, I cento passi), riflessione religiosa (La via lattea) o politica (soprattutto in Uccellacci e uccellini, dove il cammino dei protagonisti interroga e riflette un sentire sociale). Spostarsi a piedi può sembrare una scelta obbligata, che ci svela un’inaspettata parte di noi e degli altri (L’estate di Kikujiro), ma può anche rappresentare l’unica via possibile per ritornare “a casa” (La generazione rubata) o una scelta di vita, la volontà di fuggire dalle certezze materiali per abbandonarsi alla scoperta di sé, della felicità e della verità nell’immenso potere della natura selvaggia e incontaminata (Into the Wild). Grazie alle caratteristiche tipiche del mezzo cinematografico spazio e tempo si confondono, guidandoci tra i labirinti della Zona proibita della conoscenza accompagnati da uno Stalker; conducendoci nella riflessione sul reale significato dell’esistenza e sullo scorrere del tempo in Arca Russa, in cui la macchina da presa diventa personaggio, ci prende per mano e “cammina” regalandoci un unico, lungo, piano sequenza. Come dicevano i saggi dell’antichità, la deambulatio non è forse il rimedio sovrano di tutti i mali e soprattutto di quelli che affliggono l’anima? La soluzione più semplice e immediata è una sola: camminare. Non solo in senso metaforico, ma reale. Muoversi, allontanarsi. Magari anche soltanto stando seduti davanti ad uno schermo. Cristina Morello lunedì 29 giugno, ore 21.00 Stalker (Russia/Germania, 1979, 140’) di Andrej Tarkovskij mercoledì 1 luglio, ore 21.00 Dov’è la casa del mio amico? (Khane-ye doust kodjast?, Iran, 1987, 85’) di Abbas Kiarostami lunedì 6 luglio, ore 21.00 L’estate di Kikujiro (Kikujirô no natsu, Giappone, 1999, 121’) di Takeshi Kitano mercoledì 8 luglio, ore 21.00 I cento passi (Italia, 2000, 114’) di Marco Tullio Giordana venerdì 10 luglio, ore 21.00 Bloody Sunday (Irlanda/Gran Bretagna, 2002, 107’) di Paul Greengrass lunedì 13 luglio, ore 21.00 La generazione rubata (Rabbit-proof Fence, Australia, 2002, 94’) di Phillip Noyce Luci della città di Charlie Chaplin. Charlot, il “tramp”, il celebre vagabondo – che con il suo sguardo disincantato e puro ci racconta l’ipocrisia della società moderna e l’amore che si può nascondere ovunque – un giorno conosce una giovane fioraia cieca che, per una serie di coincidenze, lo scambia per un milionario. Ladri di biciclette di Vittorio De Sica. Antonio Ricci, operaio, padre di famiglia, dopo un lungo periodo di disoccupazione ottiene finalmente un lavoro come attacchino municipale. Il lavoro richiede però l’uso della bicicletta che Antonio ha impegnato al Monte di Pietà. Appena riscattata, gli viene rubata. Inizia così un mesto pellegrinaggio per la città, in compagnia del figlioletto Bruno. Il cammino della speranza di Pietro Germi. Un gruppo di minatori siciliani rimasti senza lavoro dopo la chiusura di una zolfara sono contattati da un losco truffatore che promette, in cambio dei loro risparmi, di condurli in Francia verso un lavoro sicuro e un’esistenza migliore. Comincia così un estenuante cammino della speranza attraverso l’Italia. mercoledì 15 luglio, ore 21.00 Arca Russa (Russkiy Kovcheg, Russia/Germania, 2001, 96’) di Aleksandr Sokurov Zazie nel metrò di Louis Malle. Parigi, anni Cinquanta. La dodicenne Zazie, arrivata dalla provincia per passare due giorni nella capitale, viene affidata allo zio Gabriel. Unico desiderio della piccola è prendere il metrò, ma uno sciopero glielo impedisce. Zazie non si perde d’animo: fugge alla custodia dello zio e si lancia alla scoperta della grande metropoli. venerdì 17 luglio, ore 21.00 Into the Wild – Nelle terre selvagge (Into the Wild, USA, 2007, 148’, V.M 14) di Sean Penn Uccellacci e uccellini di Pier Paolo Pasolini. Totò e suo figlio Ninetto si mettono in cammino, nei dintorni di Roma, per sfrattare la povera gente che non paga l’affitto. Durante il cammino, i due incontrano un corvo parlante che gli fa la morale, secondo la filosofia razionale di un intellettuale marxista. Riflessione sui problemi degli anni Sessanta: crisi del marxismo, destino del proletariato, ruolo dell’intellettuale, approssimarsi del Terzo Mondo. sala conferenze quarto piano ingresso riservato ai soci CinemaPiù 2008 / 2009 (valida sino al 30 giugno 2009) e CinemaPiù 2009 / 2010 (valida sino al 30 giugno 2010) tessera ordinaria 30 euro, studenti 20 euro in vendita alla biglietteria del Centro Culturale Candiani. È consigliata la prenotazione. La via lattea di Luis Buñuel. La fantastica avventura di due pellegrini del XX secolo che viaggiano in direzione di Santiago de Compostela ma a ritroso nel tempo, attraverso i secoli e le varie manifestazioni eretiche alle quali hanno dato luogo i principali dogmi cristiani. Stalker di Andrej Tarkovskij. È stata forse la caduta di un meteorite che ha dato origine alla “Zona”, un luogo dove si manifestano misteriosi fenomeni. Uno scrittore e uno scienziato si fanno guidare da uno Stalker, una guida, all’interno della Zona proibita, dove esiste una camera nella quale si possono esaudire tutti i desideri. Dov’è la casa del mio amico? di Abbas Kiarostami. Ahmad porta a casa per sbaglio il quaderno del suo compagno di banco. Sapendo che l’amico rischia una punizione severa, Ahmad è deciso a riportarglielo. Ma il compagno abita in un altro villaggio e sua madre non ha nessuna intenzione di lasciarlo uscire. Così la fuga di Ahmad diventa un’odissea, un viaggio fra gli ordini, i divieti e le assurdità del mondo adulto. L’estate di Kikujiro di Takeshi Kitano. Masao vive con la nonna e non sa come passare l’estate, dopo che tutti i suoi amici sono partiti per le vacanze. Decide allora di partire per andare a trovare la mamma, che non ha mai conosciuto. Ad accompagnarlo, per quanto inizialmente riluttante, lo yakuza Kikujiro. I cento passi di Marco Tullio Giordana. Cento sono i passi che occorre fare, nella piccola Cinisi, per colmare la distanza tra la casa degli Impastato e quella del Boss mafioso Tano Badalamenti. Peppino Impastato vive cercando di sfuggire a quest’inesorabile legame con l’ambiente mafioso che il padre non ha la forza di rompere. Bloody Sunday di Paul Greengrass. Domenica 30 gennaio 1972, Derry, Irlanda del Nord: l’esercito inglese apre il fuoco contro i dimostranti di una marcia per i diritti civili. La tragedia innesca una guerra civile: il tragico evento divenne un simbolo che spinse molti giovani ad entrare nelle file dell’IRA, avviando una spirale di violenza destinata a durare per lunghi anni. La generazione rubata di Phillip Noyce. Nel 1931 tre sorelline aborigene percorrono a piedi centinaia di miglia, lungo la rete di protezione dai conigli selvatici che taglia l’Australia da Nord a Sud, per tornare dalla madre. Fino al 1972 i bambini aborigeni di sangue misto sono stati, per legge, sottratti alle loro famiglie e internati in colonie di rieducazione e preparazione alla loro nuova vita nel mondo dei bianchi. Arca Russa di Aleksandr Sokurov. Un’infinita “soggettiva”, un viaggio nel labirintico Museo dell’Ermitage, avanti e indietro nel tempo, accompagnati da un austero nobile di origine francese. Un sinuoso piano-sequenza in grado di fondere passato e presente, in un percorso onirico che spazia dalla fondazione di San Pietroburgo fino ai giorni nostri. Into the Wild – Nelle terre selvagge di Sean Penn. Fresco di laurea e con un promettente futuro davanti a sé, Chris sceglie di abbandonare la sua vita agiata e di vivere un’esistenza on the road. Un viaggio lungo quasi tre anni che lo porta ad attraversare gli States per recuperare un rapporto incontaminato con la Natura e tagliare ogni possibile legame con il consumismo e l’arrivismo imperanti. 06 animazioni camminando ERRARE, ERRORE. SBAGLIANDO SI IMPARA Oppure, sbagliando invece si fa il giusto: nel senso che proprio nella sua “erranza” il pellegrino (colui che non viene dalla città ma giunge e si muove per ager, dai campi) realizza la verità del suo cammino. Di questo e di altro si parlerà il 18 giugno con Massimo Donà e Marco Boscarato, durante un incontro a cura di Annalisa Bruni, durante il quale si presenteranno immagini, racconti e riflessioni nate lungo il cammino. Il cammino è nello specifico la via Francigena, affrontata in un viaggio a piedi da Fidenza a Roma nel gennaio 2007, che diventa lo spunto per rappresentare cammini interiori, pensieri, paure, gioie che in fondo ci accomunano, perché noi tutti siamo in qualche modo pellegrini, costretti ad uscire dai luoghi a noi conosciuti per inoltrarci lungo sentieri ignoti, affidandoci al destino. Sbagliando, appunto; e imparando. ANIMAZIONI A LA VIDA NOVA Così come dovrebbe accadere nell’amore, un percorso spesso accidentato e faticoso che esploreremo il 2 luglio con Giulio Mozzi in un reading, a cura di Annalisa Bruni, intitolato Camminerò fino alla fine di questo amore, ispirato alla canzone di Leonard Cohen Dance me to the End of Love. Ma prima di tutto questo, i cammini rituali e le processioni, ai quali è dedicato un incontro il 9 giugno: il cammino, nella sua dimensione sacra, accompagna la storia dell’uomo da sempre, manifestando grande vitalità e radicamento anche in una regione fortemente industrializzata come il Veneto di oggi. Troviamo cammini rituali in varie tradizioni, come quella del Natale, o quella delle “Rogazioni” popolari, che dimostrano capacità di adattamento continuo, acquistando di nuove forme e nuovi significati. Ci racconterà qualcosa di tutto questo Alessia Carraro, ricercatrice di etnologia e tradizioni popolari. Associazione RistorArti CAMMINANDO CAMMINADO, POESIA IN CAMMINO Poetry Slam Il Poetry slam è poesia in cammino o se si vuole il cammino che la poesia fa in mezzo alla gente. Un modo per far camminare le parole tra il pubblico e farle ascoltare e acclamare. Per i due appuntamenti molti sono gli autori che parteciperanno a questo percorso, a questo cammino poetico: Clara Vajthò, Andrea Sassetto, Manuela Bellodi, Morgan Menegazzo, Nadia Tammanini, Renzo Favaron, Roberta Rosada, Grazia Sterlocchi, Fabio Michieli, Massimo Palladino, Marco Boscarato, Annalisa Bruni, Vittoria Fonseca, Roberto Ranieri, Giacomo Sandron, Silvia Zoico. Ogni autore avrà a disposizione tre minuti per “colpire” gli ascoltatori con le proprie poesie e verrà votato da una giuria composta da “addetti ai lavori”, cioè una giuria tecnica, e da persone estratte a sorte dal pubblico. I tre autori che avranno il punteggio più alto si esibiranno nuovamente con altri testi, fino all’elezione del vincitore. La giuria si esprimerà, alla fine di ogni singola esibizione, con delle palette che mostrano un punteggio da uno a dieci; il pubblico è vivamente invitato a manifestare la propria opinione. Ancora una novità in Italia ma già molto diffuso in America, Canada, Inghilterra, Germania, il Poetry Slam è sostanzialmente una gara di poesia in cui diversi poeti leggono i propri versi e competono tra loro, valutati da una giuria composta estraendo a sorte dal pubblico. È un modo nuovo e assolutamente coinvolgente di proporre la poesia, una maniera inedita e rivoluzionaria di ristrutturare i rapporti tra il poeta e il “pubblico della poesia”, che si fa esso stesso critica viva e dinamica, giudica e sceglie superando un atteggiamento spesso passivo nei confronti della poesia. La parola slam, nel gergo americano, indica un impatto, una sberla; deriva dall’espressione to slam a door, letteralmente “sbattere una porta”. Questo termine è stato associato a un genere di poesia orale - sonora e vocale - per il suo potere di catturare lo spettatore e ‘schiaffeggiarlo’ con le parole, con le immagini, al fine di scuoterlo, di emozionarlo. È un’arte che nasce dalla strada - come il rap ai suoi inizi - e crea un legame tra scrittura e performance, focalizzata sulla parola e realizzata con grande economia di mezzi. È una poesia che mette in arte l’espressione popolare, declamatoria che è praticata nei luoghi pubblici, sotto forma di testi quasi recitati, a ritmo serrato. Come disse Mark Smith, il “creatore” dello slam, “la poesia non è fatta per glorificare il poeta, essa esiste per celebrare la comunità”. I valori fondamentali su cui si basa lo spirito dello slam sono la parola, il pensiero, il dialogo, la polemica e la critica ma al tempo stesso la tolleranza e l’apertura all’altro. Anna Toscano martedì 9 giugno, ore 19.00 Camminando tra Terra e Stelle. I riti in movimento Racconti e immagini dei cammini nelle tradizioni popolari a cura di Alessia Carraro Seguirà cena a buffet con i piatti delle tradizioni popolari raccontate. Quota di partecipazione 20 euro - sconto del 20% per gli iscritti a RistorArti mercoledì 10 giugno, ore 21.15 Poesia in cammino/Poetry Slam a cura di Anna Toscano ingresso libero giovedì 18 giugno, ore 21.15 Una domanda che cammina Racconti e immagini lungo la Via Francigena con Marco Boscarato e Massimo Donà Letture di Annalisa Bruni Sarà preceduta alle ore 20.00 da Il calderone di Altopascio: ristoro a buffet per tutti i pellegrini, alla presenza dei viandanti che animeranno l’incontro. Quota di partecipazione 20 euro - sconto del 20% per gli iscritti a RistorArti venerdì 19 giugno, ore 19.00 Lo Zen e l’arte di inciamparsi Incontro con il Maestro Zen Fausto Taiten Guareschi in collaborazione con l’Associazione Mushotoku Dojo Zen Mestre. Seguirà alle ore 21.15 Leo di Angilla in mini-concerto a cura di Ubi Jazz e cena a buffet ispirata alla tradizione: veneta, parmigiana e Zen. Quota di partecipazione 20 euro - sconto del 20% per gli iscritti a RistorArti mercoledì 24 giugno, ore 21.15 Poesia in cammino/Poetry Slam a cura di Anna Toscano ingresso libero giovedì 2 luglio, ore 21.15 Camminerò fino alla fine di questo amore Reading di Giulio Mozzi a cura di Annalisa Bruni. Sarà preceduta alle ore 20.00 da una cena con cucina d’amore, a cura dei cuori de La Vida Nova. Quota di partecipazione 20 euro - sconto del 20% per gli iscritti a RistorArti Informazioni e prenotazioni Osteria La Vida Nova Piazzale Candiani, 7 – 30174 Mestre tel. 041 8220213 SULLA VIA DELLA SETA I suoni delle percussioni (tombak, daf, dayerè, dammam, dohol) e degli antichi strumenti a corde come il tar, il barbat e kamanchè ci condurranno in cammino in sei diverse regioni del territorio iraniano Azerbaigian, Kurdistan, Ghilan, Lorestan, Fars e Khorassan - in un viaggio metaforico sulle carovaniere della Via della Seta a scoprire nuovi posti, nuove musiche, nuove genti e infine, se stessi, perché “il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre, ma nell’avere nuovi occhi”. (Marcel Proust) Ecco allora le musiche e i canti, dettati dalla loro funzione, a seconda che vengano suonati per la mietitura, la tessitura dei tappeti, i matrimoni, le nascite, i riti religiosi, le ninne nanne, le danze e i canti d’amore, diversi per ogni gruppo tribale e per ogni regione, storie in musica, suonate da musiciste che hanno scelto come nome del loro Ensemble quello della più famosa narratrice di tutti i tempi, Shahrzad. Legata ai luoghi e ai paesaggi, ai dialetti e alle diverse lingue, ai riti, miti e usanze specifiche, la musica popolare iraniana è caratterizzata da una grande varietà di stili, semplificati, rispetto alla musica tradizionale persiana. Il repertorio delle musiciste dello Shahrzad Ensemble ci farà scoprire i tesori del patrimonio culturale dell’altipiano iranico, testimoniando la ricchezza di una civiltà che si è tramandata oralmente di generazione in generazione, rappresentando lo specchio perfetto del pensiero di popoli che sono stati artefici e creatori, in prima persona, della musica stessa. Marzia Berto EVENTI COLLATERALI Shahrzad Ensemble – Donne e musica. Viaggio nell’altipiano iranico in collaborazione con Casa della Cultura Iraniana, Centro Veneto Donne in Musica, Comune di Venezia - Servizio Immigrazione e Promozione dei Diritti di Cittadinanza, Regione Veneto lunedì 29 giugno, ore 21.00 Concerto auditorium quarto piano ingresso: intero 13 euro - ridotto 10 euro biglietti già in vendita Conferenza e master class di percussioni (fine giugno, data da confermare) Informazioni e prenotazioni: Casa della Cultura Iraniana onlus tel. 041 5348599 www.casadellaculturairaniana.com 07 agenda Candiani INFORMAZIONI CENTRO CULTURALE CANDIANI Piazzale Candiani 7 30174 Mestre Venezia Tel. 041 2386126 - Fax 041 2386112 www.centroculturalecandiani.it Biglietteria / Informazioni lunedì: 15.00 - 22.00 da martedì a domenica: 10.00 - 13.00 / 15.00 - 22.00 Dal 21 luglio lunedì: 15.00 - 20.00 da martedì a venerdì: 10.00 - 13.00 / 15.00 - 20.00 chiuso sabato e festivi Tel. 041 2386126 Videoteca di Mestre (Aderente all’AVI Associazione Videoteche-Mediateche italiane) lunedì: 14.00 - 17.00 da martedì a venerdì 09.00 - 13.00 / 14.00 - 17.00 Tel. 041 2386138 [email protected] Chiuso 1-2 giugno Ingresso riservato ai soci CINEMAPIÙ Tessera ordinaria 30 euro Studenti 20 euro validità un anno (CinemaPiù 2009-2010 sino al 30 giugno 2010) in vendita alla biglietteria del Centro Culturale Candiani sabato 6 giugno auditorium IV piano, ore 21.00 SCHEGGE DI STAGIONI Musical Spettacolo di Marco Salvadori Regia di Massimo Pagan ingresso libero* lunedì 8 giugno sala conferenze IV piano / sala seminariale I piano, ore 18.00 INCONTRI Sergio Valzania Passi in terra, impronte in cielo Dalla “via di Paolo e Giovanni” al “Cammino di Santiago” (senza dimenticare la “via Francigena”) ingresso libero sala conferenze IV piano, ore 21.00 PROIEZIONI Luci della città (City Lights, USA, 1931, 87’) di Charlie Chaplin ingresso soci CinemaPiù martedì 9 giugno osteria La Vida Nova piano terra, ore 19.00 ANIMAZIONI Camminando tra Terra e Stelle. I riti in movimento Racconti e immagini dei cammini nelle tradizioni popolari a cura di Alessia Carraro Seguirà cena a buffet con i piatti delle tradizioni popolari raccontate. quota di partecipazione 20 euro - sconto del 20% per gli iscritti a RistorArti mercoledì 10 giugno osteria La Vida Nova piano terra, ore 21.15 ANIMAZIONI Poesia in cammino/Poetry Slam ingresso libero giovedì 11 giugno sala conferenze IV piano / sala seminariale I piano, ore 18.00 INCONTRI Duccio Demetrio Filosofia del camminare. Esercizi di meditazione mediterranea ingresso libero auditorium IV piano, ore 21.30 CONCERTI Dobet Gnahoré posto unico: intero 15 euro – ridotto 12 euro biglietti già in vendita giovedì 18 giugno sala conferenze IV piano / sala seminariale I piano, ore 18.00 INCONTRI Premio Chatwin Camminando per il mondo - sulle vie dell’anima Incontro con Fabrizio Ardito, Sebastiano Audisio, Carla Perrotti e Luciana Damiano ingresso libero osteria La Vida Nova piano terra, ore 21.15 ANIMAZIONI Una domanda che cammina Racconti e immagini lungo la Via Francigena con Marco Boscarato e Massimo Donà Letture di Annalisa Bruni Sarà preceduta alle ore 20.00 da Il calderone di Altopascio: ristoro a buffet per tutti i pellegrini, alla presenza dei viandanti che animeranno l’incontro. quota di partecipazione 20 euro - sconto del 20% per gli iscritti a RistorArti venerdì 19 giugno sala conferenze IV piano / sala seminariale I piano, ore 18.00 INCONTRI Luigi Guglielmi Il Cammino delle Dolomiti. Un itinerario tra fede, cultura e natura ingresso libero osteria La Vida Nova piano terra, ore 19.00 ANIMAZIONI Lo Zen e l’arte di inciamparsi Incontro con il Maestro Zen Fausto Taiten Guareschi Seguirà alle ore 21.15 Leo di Angilla in mini-concerto cena a buffet ispirata alla tradizione: veneta, parmigiana e Zen. quota di partecipazione 20 euro - sconto del 20% per gli iscritti a RistorArti lunedì 22 giugno sala conferenze IV piano, ore 21.00 PROIEZIONI Uccellacci e uccellini (Italia, 1966, 88’) di Pier Paolo Pasolini ingresso soci CinemaPiù martedì 23 giugno auditorium IV piano, ore 21.30 READING Orizzonte mobile Daniele Del Giudice ingresso libero* venerdì 12 giugno sala conferenze IV piano / sala seminariale I piano, ore 18.00 INCONTRI Michele Dalla Palma Bracconiere di emozioni ingresso libero mercoledì 24 giugno sala conferenze IV piano / sala seminariale I piano, ore 18.00 INCONTRI Premio Chatwin Camminando per il mondo Selezione dei video finalisti del Premio 2006-07-08 ingresso libero Ingresso riservato ai soci Candiani Card La tessera costa 15 euro per 15 ore Ogni successiva ricarica 10 euro per 15 ore sala conferenze IV piano, ore 21.00 PROIEZIONI Ladri di biciclette (Italia, 1948, 93’) di Vittorio De Sica ingresso soci CinemaPiù osteria La Vida Nova piano terra, ore 21.15 ANIMAZIONI Poesia in cammino/Poetry Slam ingresso libero Segreteria Ludomedialab martedì, giovedì e venerdì: 10.00 - 12.00 mercoledì: 15.00 - 17.00 Tel. 041 2386113 [email protected] lunedì 15 giugno sala conferenze IV piano / sala seminariale I piano, ore 18.00 INCONTRI Italo Testa Pensieri viandanti ingresso libero giovedì 25 giugno sala conferenze IV piano / sala seminariale I piano, ore 18.00 INCONTRI Mario Brunello Un violoncello italiano sul monte Fuji ingresso libero sala conferenze IV piano, ore 21.00 PROIEZIONI Il cammino della speranza (Italia, 1950, 101’) di Pietro Germi ingresso soci CinemaPiù auditorium IV piano, ore 21.30 CONCERTI N.I.O.N. Orchestra diretta da Claudio Cojaniz posto unico intero 15 euro – ridotto 12 euro biglietti già in vendita Navigazione Internet Ufficio Informazioni e Videoteca nei rispettivi orari di apertura Osteria La Vida Nova da lunedì a sabato: 08.30 - 21.00 Tel. 041 8220213 Si ricorda che non è consentito l’ingresso in sala a spettacolo iniziato * ingresso libero previo ritiro del biglietto omaggio alla biglietteria del Centro sino ad esaurimento dei posti. I biglietti saranno disponibili nei due giorni antecedenti lo spettacolo. martedì 16 giugno auditorium IV piano, ore 21.30 CONCERTI Louisiana Red posto unico: intero 13 euro – ridotto 10 euro biglietti già in vendita mercoledì 17 giugno sala conferenze IV piano, ore 21.00 PROIEZIONI Zazie nel metrò (Zazie dans le métro, Francia, 1960, 88’, V.M. 16) di Louis Malle ingresso soci CinemaPiù venerdì 26 giugno sala seminariale I piano, ore 18.00 INCONTRI Fabrizio Borin Walk, Don’t Run! Ovvero: dello sperdersi con Werner Herzog tra sequenze di film suoi e altrui ingresso libero sala conferenze IV piano, ore 21.00 PROIEZIONI La via lattea (La voie lactée, Francia/Italia, 1968, 102’) di Luis Buñuel ingresso soci CinemaPiù lunedì 29 giugno sala conferenze IV piano / sala seminariale I piano, ore 18.00 INCONTRI Enrico Brizzi Da Canterbury a Gerusalemme, e altri viaggi a forza di gambe ingresso libero sala conferenze IV piano, ore 21.00 PROIEZIONI Stalker (Russia/Germania, 1979, 140’) di Andrej Tarkovskij ingresso soci CinemaPiù auditorium IV piano, ore 21.00 EVENTI COLLATERALI Shahrzad Ensemble – Donne e musica. Viaggio nell’altipiano iranico ingresso: intero 13 euro - ridotto 10 euro biglietti già in vendita martedì 30 giugno sala conferenze IV piano / sala seminariale I piano, ore 18.00 INCONTRI Francesca Bisutti Sentieri del Nuovo Mondo: da Henry David Thoreau a Alexander Supertramp ingresso libero auditorium IV piano, ore 21.30 READING La solitudine del maratoneta Dal racconto di Alan Sillitoe Lettura scenica per voce, musica rap, graffiti ingresso libero* mercoledì 1 luglio sala conferenze IV piano, ore 21.00 PROIEZIONI Dov’è la casa del mio amico? (Khane-ye doust kodjast?, Iran, 1987, 85’) di Abbas Kiarostami ingresso soci CinemaPiù giovedì 2 luglio osteria La Vida Nova piano terra, ore 21.15 ANIMAZIONI Camminerò fino alla fine di questo amore Reading di Giulio Mozzi a cura di Annalisa Bruni. Sarà preceduta alle ore 20.00 da una cena con cucina d’amore, a cura dei cuori de La Vida Nova. quota di partecipazione 20 euro - sconto del 20% per gli iscritti a RistorArti venerdì 3 luglio auditorium IV piano, ore 21.30 DANZA Sestetto Quejas De Bandoneon Por las calles de Buenos Aires posto unico: intero 13 euro – ridotto 10 euro biglietti già in vendita lunedì 6 luglio sala conferenze IV piano, ore 21.00 PROIEZIONI L’estate di Kikujiro (Kikujirô no natsu, Giappone, 1999, 121’) di Takeshi Kitano ingresso soci CinemaPiù mercoledì 8 luglio sala conferenze IV piano, ore 21.00 PROIEZIONI I cento passi (Italia, 2000, 114’) di Marco Tullio Giordana ingresso soci CinemaPiù giovedì 9 luglio auditorium IV piano, ore 21.30 READING Il Signor Loci, presumo? (l’ultimo esploratore) Uno spettacolo di Davide Sapienza con Francesco Garolfi ingresso libero* venerdì 10 luglio sala conferenze IV piano, ore 21.00 PROIEZIONI Bloody Sunday (Irlanda/Gran Bretagna, 2002, 107’) di Paul Greengrass ingresso soci CinemaPiù sabato 11 luglio auditorium IV piano, ore 21.30 DANZA C.T.R. (Centro Teatrale di Ricerca) No hay caminos, hay que caminar… Andrej Tarkovskij Performance di danza per corpo, costume e suono posto unico: intero 13 euro – ridotto 10 euro biglietti già in vendita lunedì 13 luglio sala conferenze IV piano, ore 21.00 PROIEZIONI La generazione rubata (Rabbit-proof Fence, Australia, 2002, 94’) di Phillip Noyce ingresso soci CinemaPiù martedì 14 luglio auditorium IV piano, ore 21.30 DANZA Compagnia Flamenco Lunares Mi sombra posto unico: intero 13 euro – ridotto 10 euro biglietti già in vendita mercoledì 15 luglio sala conferenze IV piano, ore 21.00 PROIEZIONI Arca Russa (Russkiy Kovcheg, Russia/Germania, 2001, 96’) di Aleksandr Sokurov ingresso soci CinemaPiù venerdì 17 luglio sala conferenze IV piano, ore 21.00 PROIEZIONI Into the Wild – Nelle terre selvagge (Into the Wild, USA, 2007, 148’, V.M 14) di Sean Penn ingresso soci CinemaPiù lunedì 20 luglio auditorium IV piano, ore 21.30 CONCERTI Melingo Maldito Tango posto unico intero 15 euro – ridotto 12 euro biglietti già in vendita MOSTRE Fino al 14 giugno 2009 ELIO CIOL Terre di poesia Fotografie 1950 - 2007 sala espositiva II piano orario: da lunedì a venerdì 15.00 – 19.00 sabato e festivi 10.00 – 13.00 e 15.00 – 19.00 ingresso libero Fino al 14 giugno 2009 IL GESTO INDICATORE Fotografie degli studenti del Laboratorio di Fotografia B 2008 - IUAV sala Paolo Costantini III piano orario: da lunedì a venerdì 15.00 – 19.00 sabato e festivi 10.00 – 13.00 e 15.00 – 19.00 ingresso libero GALLERIA CONTEMPORANEO Dal 6 giugno al 25 luglio 2009 ALBAN HAJDINAJ orario: da martedì a sabato 15.30 - 19.30 ingresso libero Piazzetta Mons. Olivotti, 2 (via Piave) Mestre Informazioni: tel. 041 952010 info@galleriacontemporaneo. VIDEO, FOTOGRAFIE, LAVORI SU CARTA DI ALBAN HAJDINAJ ALLA CONTEMPORANEO ALBAN HAJDINAJ in collaborazione con la Galleria Nazionale delle Arti di Tirana Dal 6 giugno al 25 luglio 2009 orario: da martedì a sabato 15.30 - 19.30 ingresso libero Galleria Contemporaneo Piazzetta Mons. Olivotti, 2 (via Piave) Mestre Informazioni: tel. 041 952010 [email protected] 08 Con la mostra di Alban Hajdinaj (Tirana, 1974) si apre il progetto Only One (artist) scandito da due distinte personali (la seconda vedrà protagonista l’italiano Italo Zuffi, n. Imola, 1969) che si terranno durante il periodo della 53° Biennale di Arti Visive, a cui la Galleria Contemporaneo partecipa all’interno dell’evento collaterale Krossing. Alban Hajdinaj, presente in alcune esposizioni collettive di rilievo internazionale come Eurasia al Mart di Rovereto, Transmediale 08 a Berlino, è alla sua prima personale in Italia. Una occasione unica per conoscere la complessa articolazione di un lavoro di uno degli artisti più promettenti dell’area est europea. Il suo lavoro mette bene in luce la problematica relazione che la cultura, le abitudini, gli usi tipicamente occidentali instaurano nella vita di un paese dalla tradizione e dalla storia diverse. Hajdinaj lavora sui segni quotidiani, apparentemente privi di rilievo e che proprio per questo invece evidenziano la profondità dei mutamenti in atto. Gli involucri pubblicitari delle confezioni di prodotti di consumo (fino a non molti anni fa completamente assenti in Albania) vengono riutilizzati mediante sovrapposizione di nuovi dise- gni che li alterano in un modo lievemente surreale. Anche un banale album per la presentazione dei protagonisti americani del wrestling, se sfogliato da due ragazzine albanesi in un interno casalingo, può diventare occasione per un video che evidenzia senza alcun particolare clamore, ma con una estrema lucidità quello che sta avvenendo sul piano delle modificazioni sottili dell’immaginario di un paese e sul processo di progressiva omogeneizzazione a cui è sottoposto. Un nuovissimo lavoro di Alban si concentra non a caso sulla raccolta e sulla visualizzazione di ciò che sta “dietro” un’immagine dipinta. E le immagini dipinte di cui viene documentata con accuratezza filologica il retro, sono quelle del passato regime comunista, immagini ripresentate al pubblico il 7 maggio 2009, alla Galleria Nazionale di Tirana, dopo lo studio, il restauro e la riorganizzazione espositiva. Il lavoro di Hajdinaj è dunque un lavoro intento a sondare quella faglia dove sta avvenendo il contatto fra l’immaginario di un passato regime totalitario e quello della attuale società globalizzata. Riccardo Caldura
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Anno VII, numero 02 febbraio 2012
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