«La testa conta quanto il talento»

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«La testa conta quanto il talento»
Sport
l’Adige - domenica 2 settembre 2007 - p. 48
48
domenica
2 settembre 2007
PRIMA EDIZIONE
LA FESTA
DELLO SPORT
l'Adige
Ieri la prima giornata. Oggi la conclusione con molte squadre che possono giocare il jolly
Giochi Trentini, val di Fiemme in testa
PREDAZZO - Un modo per giocare, divertirsi e far
incontrare i diversi ambiti della provincia. Sono i
Giochi Trentini, progetto nel progetto all’interno
dello SportFestival. Si tratta di una sorta di giochi
senza frontiere, in cui le otto rappresentative presenti si sfidano per aggiudicarsi l’ambito Palio dell’Aquila. La prove servono per testare forza, agilità,
pazienza, ma anche perspicacia e prontezza di riflessi degli atleti. Ieri, nella prima giornata di sfide,
Predazzo ha ospitato «Mungi la mucca», «Palla colpirsi», «Caccia al tesoro», «Al fazolet» e «Trentino
Quiz», prove all’insegna del divertimento.
La caccia al tesoro ha coinvolto molti negozi del
centro di Predazzo, all’interno dei quali erano nascoste le lettere per risolvere un indovinello.
Nel «Trentino Quiz» i giocatori si sono rivelati
estremamente preparati sui vini della provincia (bisognava abbinare il vino alla relativa zona di produzione), mentre un po’ di confusione è stata fatta
sugli affreschi ospitati dal Castello del Buonconsiglio, con il «Ciclo dei mesi» che per molti è diventato il «Ciclo delle stagioni». La classifica vede in testa i padroni di casa della Val di Fiemme, seguiti dal
duo Valsugana e Lavis. Sul terzo gradino del podio
Trento, mentre Valle dei Laghi, Vallagarina, Valle
del Chiese e Giudicarie risultano più staccate. Tutto si deciderà con le sfide di oggi (Thriatlon Dolomiti, tiro alla fune, golf e percorso ad handicap) con
alcune squadre che possono ancora giocarsi il jolly.
Ma. Lu.
«Mungi la mucca» è stata una delle prove dei Giochi Trentini
«La testa conta quanto il talento»
Dallapè, Putzer e Demozzi a confronto su cosa rende «super»
di SALVATORE ROMANO
PREDAZZO – La prima edizione dello Sport Festival 2007
è proseguita anche ieri all’insegna dello spettacolo, del divertimento e del bel tempo.
Nella sua seconda giornata si
sono alternati spettacolo, esibizioni sportive, giochi e momenti di incontri e conferenze alla presenza di importanti nomi dello sport.
Uno dei momenti con i campioni ieri in programma è stato l’incontro intitolato «Sport
e determinazione», tenuto nel
pomeriggio presso il Centro
del Salto. A parteciparvi, incalzate dalle pungenti domande del giornalista Maurilio Barozzi tre sportive di tutto rispetto: la tuffatrice Francesca
Dallapè, la nuotatrice Veronica Demozzi, entrambe trentine, e la sciatrice altoatesina
pluricampionessa del mondo
Karen Putzer.
Davanti a una platea di giovani e genitori interessati a conoscere più da vicino aspetti
sconosciuti della loro vita, le
tre campionesse hanno dato
vita ad un piacevole dibattito che ha spaziato
nella
molteplicità di
significati che
la parola determinazione
può racchiu- Karen Putzer
dere.
«Conciliazione è uno di questi – attacca Barozzi introducendo il dibattito tra le tre
campionesse - Come siete riuscite a far conciliare la vostra
vita privata, scuola, amicizie,
relazioni sociali, eccetera, con
la vostra vita di atleta?»
Demozzi: «È tutta una questione di organizzazione e buona gestione delle cose da fare
durante la giornata o la settimana, anche se devo ammettere che la vita privata passa
un po’ in secondo piano ed è
più sacrificata. Bisogna però
trovare anche tempo e modo
di divertirsi. Quando ero al liceo avevo un solo allenamento di tre ore alla settimana. Ora
che sono all’università, per poter dedicarmi anche allo studio mi alleno cinque ore al
giorno spezzate tra mattina e
pomeriggio».
Dallapè: «Si deve fare una
scelta ed io ho scelto per il momento di abbandonare gli studi e dedicarmi completamente all’attività agonistica. Mi sono resa conto di non aver abbastanza tempo per poter gestire bene entrambe le cose ed
ho optato per il trampolino.
Non escludo però di riprendere dopo le olimpiadi, e ci andrò – (sorride, anche per la
frecciatina di Barozzi per le
sue apparizioni sulla copertina di una rivista di moda in
qualità di indossatrice, ndr).
Putzer: «La scuola è una cosa molto importante, però a
volte risulta inconciliabile con
gli sforzi che la disciplina richiede».
Ed ecco l’assist perfetto ad
introdurre un altro tema importante, quello del rapporto
GRINTA E PASSIONE. Per diventare campioni occorre unire al talento e al divertimento la capacità di fare sacrifici
Il nodo della tassazione elevata e della distanza con la scuola penalizza le società del Belpaese
«Il fisco agevoli chi lavora coi giovani»
Il direttore del Sole 24 Ore Sport analizza la situazione italiana
Dall’inviato
LUIGI LONGHI
PREDAZZO – È uno dei pochi giornalisti sportivi italiani che oltre alle imprese (cestistiche in questo caso) si
occupa anche di economia.
Franco Montorro, bolognese, è direttore del mensile Sole 24 Ore Sport e del settimanale Superbasket. Montorro
a Predazzo ha moderato l’incontro con Dan Peterson,
Francesco Moser e Paolo Crepaz.
Direttore Montorro, com’è lo stato di salute dello
sport italiano?
In questo anno preolimpico è ricco di buoni propositi. Il Coni ha fatto scelte importanti decidendo di appoggiare alcune Federazioni che
a Pechino il prossimo anno
potrebbero regalarci qualche
medaglia. Se dovessi dare un
giudizio sintetico direi che
nonostante le difficoltà finanziarie ci si sta muovendo positivamente.
Questo da un punto di vista puramente sportivo. Ma
da un punto di vista politico, quali sono i nodi ancora irrisolti?
Sicuramente l’impiantistica. Negli ultimi anni a mio avviso è peggiorata. Vedo la mia
realtà, Bologna, dove molti
impianti tennistici si sono
trasformati in campi da calcetto. Credo sia necessaria
un’ampia riflessione su quanto sta succedendo agli impianti sportivi nazionali. È
una situazione molto delicata che si ripercuoterà nei
prossimi anni se non si interviene.
Ma c’è anche qualche nota positiva?
Certamente. In un momento difficile come questo per
il ciclismo, penso ai ciclodromi che sono sorti soprattutto in centro Italia. In Umbria
ad esempio sono oltre una
quindicina. Sono strutture
che garantiscono sicurezza
a chi va in bici con dei depositi per il materiale. Sono importanti perché non è così
scontato in molte parti d’Italia andare in bicicletta.
E da un punto di vista economico?
Non c’è alcun dubbio che
oggi molti club e società di
tutte le discipline vivano un
momento difficile. Ora, guardando anche all’estero noto
delle gravi disparità fiscali
Il giornalista Franco Montorro
tra club nazionali ed esteri.
Questo non facilita la competizione che ormai si fa su scala europea. Ritengo che la politica debba fare una riflessione sulla fiscalità nello
sport professionistico. Del
resto, se lo Stato finanzia il
cinema, perché non dovrebbe farlo per lo sport?
Ma sono le società mediopiccole quelle che soffrono
di più…
A maggior ragione lo Stato
dovrebbe agevolare quelle
società che operano seriamente nei settori giovanili e
nei vivai.
Da osser vatore dello
sport italiano, come si è modificato secondo lei in questi ultimi vent’anni?
Si è trasformato in welleness, ovvero sia in benessere. Importante per avere una
popolazione più sana e di
conseguenza costi sociale minori. E’ passata cioè l’idea
che lo sport fa bene.
Non siamo più un popolo
di competitivi ed agonisti?
Finché non riusciremo a
saldare il rapporto scuolasport non saremo un popolo
di grandi sportivi. Soprattutto nell’età giovanile dove si
forma il carattere e il fisico.
È un atavico nodo irrisolto
della cultura italiana. A questo aggiungo, per tornare al
discorso di prima, che senza
un reclutamento scolastico
molte discipline rischiano
grosso per il futuro così come molte società che stanno
tornando ad investire nei settori giovanili perché non a caso sanno che possono trarne dei benefici. La stessa
Unione europea premia chi
lavora con i giovani.
che esiste tra scuola e sport.
Barozzi: «A volte sembra che
lo sport sia un po’ “avulso” dalle scuole, che abbia poco spazio. Secondo voi la scuola si
avvicina, va incontro agli atleti ed allo sport?»
Putzer: «L’esistenza di scuole superiori per lo sport è un
grande aiuto per i ragazzi, diversamente è difficile portare
avanti entrambe le cose e si è
costretti a scegliere».
Dallapè: «In America le scuole sono molto diverse e vengono incontro agli studentiatleti – afferma la tuffatrice
trentina citando l’esempio di
alcuni suoi compagni di squadra che hanno vissuto l’esperienza.
Demozzi: «È vero, negli Stati Uniti le Università ti permettono di allenarti al meglio se
però ovviamente risulti essere meritevole anche sul piano
accademico. In Italia invece dipende tutto dal Consiglio scolastico e dalla sua inclinazione o meno per il mondo dello
sport».
La discussione continua cercando di analizzare cos’è che
fa diventare
un atleta di livello mondiale, quale sia il
passaggio necessario e
fondamentale che da
sportivo porta a diventaDallapè
re campion;
qui le opinioni concordano.
Demozzi: «La testa è fondamentale, a parità con il talento. L’importante è riuscire a
concentrarsi, ad isolarsi dal
resto e visualizzare la vittoria».
Dallapè: «Passione e voglia
di raggiungere i propri obiettivi vengono prima di tutto.
Costanza e sacrifici sono l’unica strada però che lo consentono e che alla fine pagano
sempre. L’importante è non
smettere di inseguire i propri
sogni».
Putzer: «Sacrificio ed impegno, senza però perdere il divertimento. L’obbligo di allenarsi soltanto ti fa arrivare solo ad un certo punto e non basta per farti fare il salto di qualità».
Costanza e sacrificio, quindi, senza però perdere la passione ed il piacere per ciò che
si fa. D’accordo anche sul rapporto con la famiglia sempre
presente soprattutto moralmente ma mai troppo invasiva – come purtroppo sempre
più spesso accade – ed anche
per quello con il denaro considerato frutto di duro lavoro
e quindi meritevole di attenzioni nell’essere usato «soprattutto da quando spendiamo
quelli del nostro stipendio e
non usiamo più i soldi dei nostri genitori» affermano sorridendo la Dallapè e la Demozzi.
La piacevole discussione si
conclude con le atlete circondate da ragazzini curiosi e a
concedersi ai flash degli ammiratori e agli autografi di una
platea che adesso ne sa un po’
di più sulla vita di tre semplici, grandi ragazze.