Luigi Meneghello in inglese ma il dialetto non si
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Luigi Meneghello in inglese ma il dialetto non si
Luigi Meneghello in inglese ma il dialetto non si tocca «Libera nos a malo» diventa «Deliver us». Ma la traduttrice Frederika Randall lascia intatte nel testo le frasi in veneto. Oggi un incontro a Malo di Silvia Ferrari MALO Possedeva un’ironia acuta e intelligente. Uno sguardo scaltro e antiretorico attraverso il quale ha saputo raccontare il fascismo, la guerra partigiana, il dopoguerra e l’Italia, a partire dalla sua Malo, nell’Alto-Vicentino. Le foto lo ricordano spesso accanto alla moglie Katia («Una ragazza piacente, vivace, straniera, culturalmente attraente, che viene da una famiglia di ebrei osservanti e non crede in Dio»), sposata nel 1948 e amata per tutta la vita con una dedizione che non l’ha fatto sopravvivere a lungo alla sua morte (Katia è morta nel settembre del 2004, lui nel giugno del 2007). Luigi Meneghello sapeva prendere in giro, prendersi gioco della retorica di un’Italia da ricostruire. Sapeva ridere di sé e degli altri, in un continuo balletto tra ironia e autoironia dai confini labili. “Dispatriato” a Reading –per dirla con le sue parole-, dove insegnava Letteratura Italiana all’università, tornava a Malo ogni estate perché l’amore per il suo paese trascendeva lo spazio e il tempo. Fino alla fine. Aveva quello sguardo distaccato e lontano che gli permetteva di cogliere le sfumature: i suoi libri, da Libera nos a Malo a Pomo Pero a I piccoli maestri, non sono solo racconti, leggende, narrazioni, ma scorci di un Veneto contadino di cui resta solo la memoria, frammenti di una cultura linguistica e sociale da tramandare. Aveva compreso che sono le storie individuali, gli aneddoti, i singoli a fare la Storia, la chiave di volta per comprendere l’evoluzione di una società. E a loro, ai Cicàna delle «trecentocinquanta bestemmie», ai vari Mino, Castagna e Bruno Erminietto, ha dedicato la sua scrittura. Scriveva per restituire un senso a quello che aveva vissuto: dal celebre «Non eravamo mica buoni a fare la guerra», riferito alla sua esperienza partigiana, ai suoi “Trapianti” (traduzioni) dall’inglese al dialetto alto-vicentino, sapeva che l’antiretorica era l’antidoto per salvare la storia di un’Italia ridotta in macerie da un fascismo retorico e pomposo. Oggi avrebbe compiuto novant’anni (era nato il 16 febbraio 1922) e continua la diffusione europea, e non solo, della sua scrittura. Lui che amava così tanto il gioco tra le lingue (Cesare Segre scrisse che «lo humour, nel caso di Meneghello, ha fondamenta linguistiche»), continua ad essere il banco di prova di traduzioni in lingue straniere. Dopo la traduzione francese di Libera nos a Malo, a cura di Christophe Mileschi, la giornalista e traduttrice statunitense Frederika Randall ha dato vita alla versione inglese, dal titolo Deliver us, uscita per la prestigiosa collana dei “Northwestern World Classics”. Come si rende il dialetto in inglese? Quali gli espedienti linguistici per far comprendere i giochi di parole? A partire dal titolo, la Randall ha scelto di fare una traduzione che, senza snaturare l’originale, avvicini il testo tradotto alla comprensione di un lettore anglofono. Quindi, da Libera nos a Malo a Deliver us, perché, spiega la Randall, «non c’era modo di conservare il doppio senso di Libera nos a malo. Le parole “deliver us from evil” appartengono alla Lord’s Prayer, il pater noster in lingua inglese. Ma la parola evil -malo in Latino- è chiaramente inappropriata per un titolo perché ha un solo significato, risulta troppo forte e non possiede alcuna ironia. Ho tentato allora di mantenere l’allusione utilizzando una frase troncata». E lo stesso vale per le parti in dialetto: non esistendo dei veri e propri dialetti nella lingua inglese, «l’unica soluzione praticabile mi è sembrata quella di lasciare i pezzi in dialetto, le rime e il linguaggio infantile di Meneghello nel testo inglese e offrire accanto una traduzione abbastanza letterale. Lasciando il vicentino nel testo, ho cercato di segnalare al mio lettore che questa strana lingua è soprattutto quella dell’infanzia, è il linguaggio orale che tutti noi (anche non italiani) ricordiamo da prima della scuola e del linguaggio scritto». La Randall e Mileschi saranno a Malo oggi giovedì alle 20.45 nel Salone Nobile del Museo Casabianca, in largo Morandi 1. Terranno una conferenza sui loro lavori di traduzione. La serata è organizzata dall’associazione culturale Luigi Meneghello con il patrocinio del Comune. 16 febbraio 2012
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