inferno verde, Cuori da Corsa C lub
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inferno verde, Cuori da Corsa C lub
club L a z i o 29 giugno - 2 luglio 2013 INFERNO VERDE, CUORI DA CORSA di Pierfrancesco Frere’ “I nferno Verde” non e’ il titolo di un film catastrofico e nemmeno l’ultima denuncia degli ambientalisti. ‘’Inferno Verde’’ e’ il soprannome del piu’ impegnativo circuito stradale in attivita’, il Nurburgring, circa 20 chilometri di pista adagiati nelle foreste dell’Eifel e dominati dall’antico castello di Nurburg. Come sappiamo, il Nurburgring e’ ormai leggenda: per anni scenario delle prove dei prototipi Mercedes, Porsche e Auto Union, ha ospitato il Gran Premio di Germania fino al 1976, anno dell’incidente con cui Niki Lauda rischio’ di porre fine alla sua carriera. All’epoca si trattava di oltre 22 chilometri di curve, difficili da memorizzare e soprattutto da percorrere a tutto gas per essere riconosciuti ‘’maestri del Ring’’. Porsche Club Lazio ha deciso per il quinto anno consecutivo di andare ad esplorare il dedalo dell’Inferno Verde per appurare se la leggenda sia sempre valida. E, a quanto pare, e’ proprio cosi’: il circuito, aperto a tutti gli appassionati di auto e moto dietro pagamento di un modesto ticket (poco piu’ di 20 euro a giro), e’ sempre al gran completo. Puo’ accedere chiunque (non e’ raro incontrare anche tranquille station wagon con bimbi a bordo) ma lo spettacolo piu’ adrenalinico e’ naturalmente rappresentato dalle supercar, anche d’epoca, che affollano i cancelli d’ingresso e dalle maximoto. Una delle quali, per la cronaca, guidata da una bella e simpatica signora svedese sui sessanta (sessanta!!!), giunta in sella direttamente da Stoccolma. Chapeau, madame. Alla volta del Nurburgring sono salpate da Roma due bisarche con sedici auto. Altri amici ci hanno seguito via strada, per un totale di ben 25 auto. Non male per i tempi che corrono. All’arrivo, ad accoglierci, il castello un po’ misterioso e avvolto da una nebbiolina inquietante che mi ha ricordato fatalmente una grande storia degli anni Sessanta: l’avventura dell’eroe dei fumetti automobilistici di allora, Michel Vaillant, proprio nel Gran Premio di Germania al Nurburging. Titolo: ‘’Il Castello della vendetta’’, di cui vi allego la copertina. Una storia a cavallo tra il giallo e la competizione che ben si adatta al sempre misterioso tracciato di Nurburg che qualcuno vuole abitato dai folletti (c’e’ chi giura di averli visti). 62 PCM Il v a Se sp tru di es un ch 99 Pe a ac ren an Ma piu ch co sti. vo 20 ati per he no di 22 tto stri vo per nto ati co uo’ lle iu’ ar, e ata nta ma. ue via mpi po’ he nni di nia cui e so etti Il valzer dei giri liberi e’ cominciato appena messe le ruote a terra; solo il sottoscritto, insieme al neofita del Club Sergio, ha deciso di esplorare gli spalti della fortezza: uno spettacolo che vale da solo il viaggio. Intanto il resto della truppa cominciava ad assaggiare le curve che qualcuno di noi, come il presidente Pierpaolo, conosce a memoria, essendo alla sua quinta esperienza: tanto da far prendere un accidente, causa trance agonistica, ai pochi che hanno chiesto di condividere da passeggeri l’abitacolo della sua 997 GT3 Rs. Per la cronaca, mi ritengo il piu’ fortunato: ho potuto girare a cannone con la mia auto d’epoca (Carrera 3.2) e poi accanto al presidente sull’ultima evoluzione della specie, rendendomi conto dell’abisso che separa le due auto (e anche i due piloti..) Ma in realta’ l’allegra combriccola aveva pianificato anche di piu’: dopo il Nurburgring, una capatina a Spa-Francorchamp che dista poco piu’ di 100 chilometri dalla pista tedesca. In questo caso, si tratta dell’universita’ dei circuiti della formula 1, palcoscenico ancora oggi del Gran Premio del Belgio, la corsa piu’ amata da Michael Schumacher nato a poca distanza da qui. Libero sfogo agli acceleratori per fortuna senza gravi inconvenienti, visto il parterre de roi che ha circondato le nostre Porsche: Corvette, BMW, Ferrari, Aston Martin, Lamborghini. Unico contrattempo quello occorso al povero Danilo, a cui e’ restata in mano la leva del cambio della Boxster S mentre tentava di dare una dimostrazione di pilotaggio alla sua dolce compagna Marta: troppa foga ma anche la fortuna di aver trovato assistenza in un’officina specializzata nella ricostruzione di auto da competizione d’epoca come la Porsche 956 con cui Stefan Bellof (tuttora detentore del record sul giro al Nurburgring) trovo’ la morte all’Eau Rouge nel tentativo di sorpassare Jackie Ickx. Ecco, la curva dell’Eau Rounge-Radillon e’ uno di quei tratti di pista che ispira le suggestioni: una lunga discesa seguita da una fortissima compressione in salita da cui solo i grandi piloti sanno come uscire in pieno, portando il massimo della velocita’ nel lunghissimo rettilineo del Kemmel che la segue. Alzi la mano l’appassionato di gloriosi ferri da corsa che non ha sognato almeno una volta di farla a pieno gas (attenti alle extrasistole, please) stracciando l’avversario di turno e piombando trionfante sul traguardo dove lo attende una provocante bellezza in adorazione. Poi dicono che le automobili sono solo pezzi di ferro. Volate al Nurburgring e a Spa, boys. Poi ne riparliamo. 63 PCm
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