periodico bimestrale di ambiente, dialetto, storia e tradizioni
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periodico bimestrale di ambiente, dialetto, storia e tradizioni
IL CALITRANO periodico bimestrale di ambiente, dialetto, storia e tradizioni VIA A. CANOVA, 78 - 50142 FIRENZE - TEL. 055/783936 ANNO XVI - NUMERO 1 (nuova serie) Spedizione in abb. postale 50% MARZO-APRILE 1996 IL CALITRANO IN ANNO XVI - N. 1 n. s. QUESTO NUMERO IN COPERTINA: Vogliamo essere portatori di speranza 14 aprile 1995, la processione del Venerdì Santo, davanti alla cappella del Calvario dedicata alla Santa Croce. Ormai famosa per il profondo sentimento devozionale, capace di momenti di forte aggregazione religiosa del popolo calitrano, che da sempre partecipa commosso e plorante a questa processione. La mattina del Venerdì Santo, alle prime luci dell’alba, parte dalla chiesa dell’Immacolata con un lungo corteo di “ fratiell’“ col bianco saio e una corona di spine sul capo, e si snoda salmodiando per i vicoli del paese. Molti calitrani che vivono lontano, spesso ritornano proprio in questa solenne occasione. di Raffaele Salvante ( Foto di Armando Santoro ) PASQUA 1996 Sii per me difesa, o Dio, rocca e fortezza che mi salva, perchè tu sei mio baluardo e mio rifugio; guidami e conducimi per amore del tuo nome. Auguri Periodico bimestrale di ambiente - dialetto storia e tradizioni Fondato nel 1981 3 Direttore Raffaella Salvante ASSOCIAZIONI CALITRANE Dalla Svizzera 4 Dal Venezuela 4 Dalla Germania 5 L’ACRIG propone una gita a Calitri 5 Direttore Responsabile A. Raffaele Salvante Segreteria Martina Salvante Direzione, Redazione, Amministrazione 50142 Firenze - Via A. Canova, 78 Tel. 055/78.39.36 Spedizione in abbonamento postale 50% La rapina del barone di Gerardo Cioffari MOVIMENTO DEMOGRAFICO 6 9 DIALETTO E CULTURA POPOLARE 10 NECROLOGI 12 ERBE DI CASA NOSTRA 13 CONCORSI E PREMI 14 Puglia viva 14 Concorso di poesia 14 XXVI premiodi poesia Formica Nera 14 IV Concorso Nazionale di poesia 14 C. C. P. n. 11384500 La collaborazione è aperta a tutti, ma in nessun caso instaura un rapporto di lavoro ed è sempre da intendersi a titolo di volontariato. I lavori pubblicati riflettono il pensiero dei singoli autori, i quali se ne assumono le responsabilità di fronte alla legge. Il giornale viene diffuso gratuitamente. Attività editoriale di natura non commerciale nei sensi previsti dall’art. 4 del DPR 16.10.1972 n. 633 e successive modificazioni. Le spese di stampa e postali sono coperte dalla solidarietà dei lettori. Stampa: Polistampa - Firenze Autorizzazione n. 2012 del 13/2/1981 del Tribunale di Firenze Il Foro competente per ogni controversia è quello di Firenze. SOLIDARIETÀ COL GIORNALE 15 LA NOSTRA BIBLIOTECA 16 RICETTE 17 VITA CALITRANA 18 Accrediti su c/c postale n. 11384500 intestato a “IL CALITRANO” - Firenze oppure c/c bancario 61943/00 intestato a Salvante A. Raffaele c/o Sede Centrale della Cassa di Risparmio di Firenze in Firenze. Chiuso in stampa il 19 Marzo 1996 Il CALITRANO N. 44 - Gennaio-Febbraio 1996 LA FATICA DI UN LUNGO CAMMINO VOGLIAMO ESSERE PORTATORI DI SPERANZA Riconferma dell’impegno civile e morale al servizio della verità e dei cittadini opo ben quindici anni di duro lavoD ro, caratterizzato da grandi soddisfazioni, ma anche da varie difficoltà soprattutto finanziarie - proseguiamo la nostra fatica con rinnovato vigore e fiducioso entusiasmo con una “nuova veste grafica” che vuol essere il segno di un impegno maggiore a continuare, l’augurio di un rinnovato dinamismo, capace di sprigionare energie e potenzialità assai stimolanti e ricche di contenuti per una nuova qualità di vita, una accresciuta vitalità ed autenticità. Non è stata una decisione facile, perchè ormai ci eravamo affezionati al formato “tabloid”, ma tipograficamente è sempre stato un grosso problema e così dopo alcuni tentennamenti fra la tentazione del nuovo, più pratico, e la confortante sicurezza del vecchio, ci siamo decisi al grande passo, per agevolare sempre più il dialogo fecondo e coinvolgente con i nostri lettori. Infatti, il nostro non è il tempo della semplice conservazione dell’esistente, ma della missione che realizza con sempre maggiore fedeltà possibile - ma anche con la fatica di un attento e costante discernimento - il cammino di solidarietà e di amore, senza lacerare quel tessuto di valori, di norme e di comportamenti che tengono insieme il Paese. È anche vero che un semplice avvenimento - come il rinnovamento grafico del nostro giornale - non determina ciò che delinea, senza la pazienza del tempo, la fatica del cammino e più ancora la conversione del cuore e della mente che corrobora e fortifica di fronte alle inevitabili stanchezze e disillusioni. Sicuri che può essere efficacemente potenziato l’impegno convinto e responsabile, restiamo disponibili e pronti, come sempre, ad offrire il nostro contributo modesto, ma scontatamente inadeguato, per fare opinione, per creare mentalità, per diffondere cultura, per condi- videre preoccupazioni e speranze, per rendere testimonianza a quell’eredità di valori umani e cristiani in una società spesso caratterizzata dall’indifferenza e ormai rassegnata a vivere passivamente la brutale agonia di un’epoca e di un sistema. C’è sempre più bisogno di testimoni autentici e preparati, perchè il pessimismo e il qualunquismo non pagano e le problematiche attuali reclamano una partecipazione e un impegno non emotivi, ma fondati sull’informazione e sulla riflessione. Dobbiamo anche convenire che non mancano oggi i fermenti e la ricerca di autentici valori, pur in presenza di una situazione di grande frammentazione e di esasperata conflittualità e in particolare il mondo dei giovani, vive e sperimenta sulla propria pelle, con intensità tutta particolare le contraddizioni e le potenzialità del nostro tempo, per rinvigorire la fedeltà e la fecondità della loro testimonianza di verità e di vita nell’affrontare con senso di responsabilità le difficoltà e le incoerenze. Com’è triste vedere dei giovani, immersi in una comune fragilità, che si fanno più facilmente sedurre da una prospettiva di vantaggio personale che attrarre dalla virtù della giustizia! Questo nostro tempo non può essere un tempo di indifferenza, di silenzio e neanche di distaccata neutralità o di tranquilla equidistanza, ma deve essere il tempo del discernimento, con occhi critici e disincantati, saturo della fatica di chi cerca, verifica, organizza le proprie convinzioni e le confronta in un continuo impegno, nella collaborazione e la partecipazione responsabile. La nostra opzione fondamentale è sempre stata per gli ultimi, i poveri, perchè “la povertà è soprattutto la mancanza di diritti: dal diritto del lavoro a quello della salute fisica, della vita. Il pro3 blema di fondo è che il povero non è in grado di esercitare pienamente il diritto di cittadinanza: non ha peso, non conta, non ha voce e se parla non è ascoltato” ; perciò a loro in particolare vogliamo restituire fiducia e coraggio, a loro offrire un supporto di speranza per vivere, perchè diventino soggetto, parte attiva della società e non solo oggetto di attenzione e di intervento. Tutto questo avrà il suo compimento a patto che non resti senza la risposta creativa, paziente e coraggiosa di tutti voi lettori, perchè non manchi in nessuno di noi amore bastante per fare della nostra vita un dono; è la fede che ci invita ad essere portatori di speranza, malgrado i nostri numerosi errori. Particolare attenzione abbiamo sempre dedicato ai numerosi e irrisolti problemi del nostro paese e dell’Irpinia in generale : l’economia, lo sviluppo delle politiche locali, i rapporti fra i cittadini e fra questi e le amministrazioni, gli squilibri strutturali, la piaga della disoccupazione che ha costretto alcune decine di famiglie a lasciare Calitri per trovare occupazione altrove, senza risolvere però il problema. Noi “riproponiamo” all’Amministrazione comunale la soluzione adottata in altri paesi d’Italia: trovare un accordo sul tipo di Aziende e conseguentemente di lavorazione da accettare, scegliere una zona da poter adattare ad insediamento delle stesse, esentare le medesime dal pagamento delle tasse per almeno 10 anni, con la garanzia di alcune centinaia di posti di lavoro. Occorre certamente coraggio, un notevole impegno di chiarezza ed una immediata risoluzione, se veramente si vuole rispondere alle sollecitazioni dei bisogni più urgenti dei nostri cittadini, perchè le riforme emanate e quelle che saranno emanate non aprono certamente il cuore alla speranza. Raffaele Salvante Il CALITRANO N. 44 - Gennaio-Febbraio 1996 ASSOCIAZIONI CALITRANE DALLA SVIZZERA ALECS ( Associazione Lavoratori Emigrati Calitrani in Svizzera) per festeggiare degnamente i suoi cinque anni di vita e il decennale dell’Associazione Campana di Flawil/Uzwil ha organizzato una grande festa insieme - come già avvenne il 20 ottobre 1990 - ad Uzwil presso la Gemeindesaal (sala comunale) per L’ Sabato 25 Maggio 1996 aranno ospiti della serata la cantante “FIORDALISO”, un complesso sudamericano il “BAHIA BAND” e ci sarà una sfilata di abiti eleganti per uomo e donna, vestiti da sposa dello stu- S dio FABULA di proprietà del nostro compaesano Leonardo Di Maio in società con la famiglia Belardi. Sono stati invitati alla serata, le Autorità della regione Campania, l’Amministrazione Comunale di Calitri, le Associazioni locali, la Federazione Campana in Svizzera (FACS) le Associazioni Calitrane, la Pro Loco, l’Associazione Aletrium di Calitri, il Giornale “il Calitrano”. Per eventuali prenotazioni presso l’Hotel Bahnhof di Uzwil - da effettuarsi entro 15 giorni dalla festa - rivolgersi al Presidente Onorario dell’ALECS Giuseppe GAUTIERI tel. 071 393.55. 05; prezzi camera singola con doccia, wc e colazione fr. 65; camera doppia con doccia, wc e colazione fr. 110 Saluti e arrivederci ad Uzwil.. m DAL VENEZUELA Già nel 1987, Vincenzina aveva conseguito, sempre con ottima votazione, la laurea in “ Matematica e Tecnologia Educativa”; molti, specialmente in Venezuela, conoscono Vincenzina per l’incarico di segretaria dell’Associazione dei Calitrani Residenti in Venezuela, presieduta dal suo fondatore Zazzarino Antonio, che ogni anno - come riportato nei numeri precedenti del nostro giornale - festeggia la giornata dell’emigrante Calitrano. Suo padre, il signor Zabatta Pietro (cient’capill’) era immigrato nel Venezuela nel 1954, tornato in Italia nel 1960 aveva sposato Vittoria Galgano (r’nategghia) con la quale rientrò in Venezuela dove nacque la prima figlia Angela. Per vari motivi tornarono ancora in Italia, e a Calitri nel 1963 nacque Vincenzina, ma la famiglia Zabatta volò ancora in Venezuela quando la nostra laureata non aveva neppure tre anni. Con questa notizia vogliamo anzitutto complimentarci con la neo-laureata e i suoi familiari, ma nello stesso tempo vogliamo incoraggiare quanti, con sacrificio, stanno lottando per un posto nella società. sempre motivo di gioia profonda seguire con attenzione il pieno inserimento dei nostri numerosi paesani all’estero sia nel campo del lavoro dove hanno dismostrato tenacia , capacità tecnica e professionale, meritando ovunque stima e fiducia, sia nel campo intellettuale, dove la preparazione culturale , sempre accompagnata da sacrificio e serio impegno, è stata requisito essenziale per la conquista di alcune cattedre di insegnamento anche nelle università carachegne. Perciò, volentieri e con orgoglio, comunichiamo la notizia della laurea di Magister in “ Tecnologia y Desarollo de la Instruccion” brillentemente conseguita da È VINCENZINA ZABATTA GALGANO nel dicembre del 1995, che grazie all’alta votazione avuta, ha permesso, alla nostra compaesana, di inserirsi come professoressa presso la “Universidad Pedagogica Experimental Libertador” della città di Caracas. Vincenzina Zabatta G. al centro della foto, fra la mamma e la sorella nel giorno del conseguimento della laurea di Magister. 4 Il CALITRANO N. 1 n. s. - Marzo-Aprile 1996 DALLA GERMANIA Seconda manifestazione dei Calitrani FRIBURGO - 25 NOVEMBRE 1995 - NELLA KOLPINGHAUS questo incontro, dove sono intervenuti 87 Calitrani, 12 tedeschi e 16 connazionali, erano presenti - fra l’altro - il prof. Vito Marchitto, sindaco di Calitri e Presidente Onorario dell’ACRIG e i consiglieri comunali Michele Caputo e Franco Fiordellisi; Friburgo; Vincenzo Attardi, presidente del Circolo ACLI e membro del Consiglio Comunale degli Stranieri di Friburgo; i signori Pasquale Gargiulo, Franco Guerrieri e Carmelo Gallina membri del Comitato Direttivo del Circolo ACLI di Friburgo. Giuseppe Gautieri, Antonio Zarrilli e Leonardo Di Maio con le rispettive consorti, in rappresentanza dell’ALECS; Sono pervenute adesioni da parte del dott. Nicoletti, Console di Friburgo - da Calitri: il prof. Michele Cerreta, il prof. Vito Alfredo Cerreta, Preside dell’Istituto Statale d’Arte, il dott. Franco Cicoira, Presidente della Pro-Loco, da Caracas Tonino Zazzarino, Presidente dell’Associazione dei Calitrani nel Venezuela; da Valluf Giovanni Salvante e da Firenze Raffaele Salvante, Direttore del Calitrano. A il dott. Tonino Cicoira, presidente dell’ARC, con la gentile consorte e il figlio Gaetano; Teresa Baroncelli, dirigente ACLI e membro del COMITES, del CGIE e del Consiglio Comunale degli Stranieri di L’A.C.R.I.G. (Associazione dei Calitrani residenti in Germania) PROPONE UNA GITA A CALITRI arissima/o nell’ambito dei programmi culturali per l’anno 1996 l’A. C. R. I. G. vuol organizzare - presumibilmente dal 25 maggio al 2 giugno - una gita a Calitri in autobus, con escursioni ai laghi di Monticchio, San Giovanni Rotondo, per ammirare la famosa Basilica e raccoglierci in preghiera davanti alle spoglie del taumaturgo Padre Pio, un viaggio culturale agli scavi di Pompei e visita alla reggia di Caserta, o in alternativa, Montevergine, o una visita a qualche museo di Napoli. Tra l’altro prevediamo di visitare diverse industrie calitrane, e di intraprendere tutti insieme una passeggiata attraverso le vecchie strade e i vicoli di Calitri, alla riscoperta dei valori antichi, per chiudere con un ricevimento da parte dell’Amministrazione Comunale. Il programma dettagliato, che concorderemo con l’Agenzia di viaggi, e il relativo costo, verranno resi noti appena C saremo a conoscenza del numero dei partecipanti (più saranno i partecipanti e meno sarà il costo del viaggio). Si prevede : partenza da Friburgo il Sabato mattina, la sera arrivo e pernottamento ad Assisi, la domenica dopo Santa Messa nella Cappella di San Francesco e arrivo a Calitri in serata. L’ACRIG avrà cura di provvedere al pernottamento per coloro che non hanno la possibilità di farlo presso amici o parenti a Calitri. LA PARTECIPAZIONE È APERTA A TUTTI, non solo ai soci. Per ogni informazione contattare l’ACRIG - bei ACLI - Schwarzwaldstr. 6 - D 79102 Freiburg (Germania) - Tel (0761) 1 65 58 oppure (0761) 4 22 99 = FAX (0761) 47 55 25. (dall’Estero : 0049 761. . . ) In attesa di una tua telefonata, ti salutiamo cordialmente ACRIG 5 LA PREGHIERA DI MADRE TERESA L’uomo è irragionevole, illogico, egocentrico non importa, amalo. Se fai il bene, ti attribuiranno secondi fini egoistici non importa, fà il bene. Se realizzi i tuoi obiettivi, troverai falsi amici e veri nemici non importa, realizzali. Il bene che fai verrà domani dimenticato non importa, fà il bene. L’onestà e la sincerità ti rendono vulnerabile non importa, sii franco e onesto. Quello che per anni hai costruito può essere distrutto… in un attimo non importa, costruisci. Se aiuti la gente, se ne risentirà non importa, aiutala. Da’ al mondo il meglio di te, e ti prenderanno a calci non importa, da’ il meglio di te. (Da una scritta sul muro a Shishu Bhavan, la Casa dei bambini di Calcutta fondata da Madre Teresa) Il CALITRANO N. 44 - Gennaio-Febbraio 1996 GERARDO CIOFFARI LA RAPINA DEL BARONE Tradimento e fuga di Giovan Galeotto (1299) Vescovi di ferro fra Monteverde, Carbonara e Melfi Calitri a Raimondo del Balzo (1299-1304) el mio precedente intervento su Il N Calitrano (Cfr. il n. 42, del luglio agosto 1995: “Calitri alla fine del Duecento”), mi ero fermato al rifiuto di Giovan Galeotto (1275-1299) ad andare in guerra per la riconquista angioina della Sicilia, e di conseguenza alla sua rinuncia al feudo di Calitri. In quell’occasione, a partire dalla prima edizione della Calitri Medioevale dell’Acocella (corredata di documenti), ho affermato che la documentazione al riguardo è carente. La lettura della Storia di Calitri dello stesso, nell’edizione curata dalla Pro Loco, mi ha dato lo stimolo per ulteriori ricerche e ritrovamenti che qui voglio riportare. Anche perché la ricerca, come già quella sull’ultimo anno di vita di Galeotto di Fleury (1275), è stata coronata da successo. Giovan Galeotto non scompare così in punta di piedi dalla scena della storia ma, degno di tanto nome, si rivelò un vero “galeotto” per la nostra cittadina. 1. Giovan Galeotto (1299) tradisce il re e rapina i calitrani. Il giovane feudatario di Calitri era partito, dunque, per partecipare alla spedizione in Sicilia, ma giunto in Calabria riuscì ad ottenere un permesso ed a rientrare a Calitri. Al momento di tornare nell’esercito, Giovan Galeotto cominciò a trovare scuse per non ripartire. Più volte il re gli ordinò di raggiungere gli altri cavalieri, finché non passò alle minacce. Il re stava incontrando serie difficoltà nel riprendere la guerra per la riconquista della Sicilia (una guerra di cui fra l’altro era tutt’altro che convinto). Si può perciò ben immaginare il suo nervosismo nel trattare col ventiquattrenne signore di Calitri, il quale invece di obbedire prontamente e raggiungere l’esercito, adduceva le più diverse scuse per non partire. Alle sue minacce di spo- 2) 14 aprile 1995, la processione del Venerdì Santo, nei pressi del ponte S.Antonio che si avvia alla salita del Calvario; per la prima volta ci sono dieci comparse vestite da soldati romani. gliarlo dei feudi (sub pena destructionis terre sue pheudalis), Giovan Galeotto aveva preferito, come si è visto, rinunciare spontaneamente al feudo. E così, essendosi recato a Napoli, il 17 ottobre del 1299 ribadì il suo rifiuto di partire per la guerra e formalizzò nelle mani del re la sua rinuncia al feudo di Calitri e Castiglione. Nonostante il voluntarie et expresse per descrivere le modalità della rinuncia, in tutto il documento il re palesava il suo risentimento, soffermandosi sulle cause vere, ricordando le dilacionum inducias, come pure le pretensiis variis, nonché le excusationibus frivolis con le quali Giovan Galeotto a più riprese aveva disobbedito agli ordini regi (mandatis nostris contumaciter renuens obedire). E dato che nel seguito del testo non si parla di feudi in cambio, la decisione regia ha tutta l’aria di una punizione e spoliazione. 6 In extremis, però, Giovan Galeotto tentò un colpo destinato a risolvergli in futuro tutti i problemi. Informando il re di aver cambiato idea e di essere pronto a partire per la Sicilia, ottenne il tempo necessario per raccogliere a Calitri tutti gli oggetti preziosi che poté sia dal castello che dalla popolazione (cui molto probabilmente promise un risarcimento al suo ritorno). Quindi, partì effettivamente per la Sicilia, ma non per combattere contro gli Aragonesi, bensì per passare dalla loro parte. In un documento del 22 giugno 1306 vengono incisivamente espressi sia il rancore del re Carlo II per lo sfacciato tradimento che le conseguenze sulla popolazione calitrana: Il milite Galeotto di Fleury, prima di recarsi in Sicilia e passare infedelmente ai nemici, come un ladrone portò via e fece portar via quasi tutti i beni mobili dei cittadini di detto castello e li Il CALITRANO recò seco in Sicilia. Perciò, gli abitanti del castello rimasero privi dei propri averi, e le privazioni originarono discordie tra gli stessi abitanti o per comune epidemia furon colpiti dalla morte; molti per detta discordia si sono dispersi all’intorno e moltissimi si sono uccisi tra loro, per modo che lo stesso paese, per le predette cause colpito da grave desolazione, è divenuto povero di sostanze ed abbandonato da quasi tutti gli abitanti. I pochi superstiti sono costretti ad andare lontano. Non è difficile immaginare questo giovane cavaliere che, rientrato a Calitri, con i suoi amministratori imponeva ai calitrani la terribile “colletta” per la guerra di Sicilia. Quasi certamente, come si faceva in simili occasioni, fece firmare una ricevuta, di modo che al suo ritorno avrebbe rimborsato i calitrani del “prestito” tanto generosamente fattogli. Gli abitanti non dovettero dubitare delle sue intenzioni, in quanto tutta la fortuna della famiglia di Giovan Galeotto era legata alla sua fedeltà al re. Era molto difficile immaginare che quel giovane e bel cavaliere si stesse apprestando al tradimento più sfacciato. Quando, poi, i calitrani si accorsero di essere stati ingannati e derubati dei loro beni più preziosi, cominciarono ad accusarsi gli uni gli altri e a litigare aspramente. Gli scontri fra le fazioni insanguinarono le strade, senza che si potesse immaginare una soluzione. Fu così che molti preferirono cercare fortuna altrove, convinti che fosse più facile cominciare una nuova vita altrove piuttosto che riprendere serenamente il proprio lavoro a Calitri. Dal documento della cancelleria angioina sembrerebbe che tutti i mali del paese fossero da attribuirsi alla spoliazione operata da Giovan Galeotto. Ma, quello del feudatario fu forse l’ultimo micidiale colpo, dopo le tante tasse regie. In ogni caso, il quadro che ne vien fuori è drammatico e rappresenta la descrizione più incisiva della grave crisi economica e sociale che colpì il paese a cavallo fra il XIII ed il XIV secolo. 2. Monteverde e Carbonara: vescovi contro feudatari Per meglio comprendere la vicenda calitrana, e il mondo feudale in cui questi episodi si verificavano, è opportuno N. 44 - Gennaio-Febbraio 1996 riportare alcuni fatti ben documentati relativi ai rapporti fra i vescovi e i feudatari nelle vicine cittadine di Monteverde e Carbonara. Ci è pervenuto un documento del 1285 che contiene le testimonianze di numerosi cittadini di Monteverde e di Carbonara a favore della facoltà del vescovo di possedere vassalli e dei diritti connessi. Esso getta luce anche su alcuni personaggi di cui si è parlato, per cui anche se non direttamente riguardante Calitri, è una interessante testimonianza sulla vita sociale dell’epoca nella zona. Dinanzi al delegato della sede apostolica il vescovo di Monteverde in data 21 dicembre 1285 elencò i suoi diritti di possedere dei vassalli a Monteverde e nei territori della sua diocesi, di esigerne È povero non chi possiede poco, ma chi brama avere di più. (Seneca) l’obbedienza sine alicuius contradictione, di tenere processi civili e criminali (ad eccezione della pena di morte), di esigere l’atto di omaggio e fedeltà, il plateatico nelle compravendite, e riscuotere le decime. Ovviamente, assolvendo questi impegni col vescovo, loro feudatario, erano esenti da ogni altro pagamento al feudatario locale. I suoi vassalli erano liberi poi di possedere e ricevere legna, erba, acqua, e godere di tutti gli usi civici che godevano i vassalli del barone. Se i signori dei luoghi vicini turbavano il vescovo nel suo pacifico possesso, questi aveva la facoltà di scomunicarli. E, difatti, sino alla morte di Carlo I d’Angiò si erano verificati dei casi di scomunica. Oltre ai chierici di Monteverde, furono convocati vari cittadini di Carbonara (Matteo de Italia, Ruggero de Saxo, Giacomo de Toscania, Lorenzo Gratiadei, Giovanni Russo, Matteo di maestro Roberto e Sebastiano Buoninfante). In un primo momento l’interrogatorio avrebbe dovuto aver luogo a Melfi, ma poi su richiesta di molti testi7 moni fu il vescovo di Melfi, Sinibaldo, a recarsi a Monteverde ad ascoltarli. L’arcidiacono del capitolo di Monteverde affermò che tali diritti del vescovo risalivano a tutto il tempo che egli ricordava, e cioè ad oltre cinquanta anni prima. Prima che altri testimoni deponessero, si fecero avanti il notaio Pietro di Ariano, Oddo gallicus e il giudice Roberto de Boano, e chiesero di rinviare l’interrogatorio, forse per meglio permettere al signore feudale di organizzare i suoi testimoni. La richiesta fu però respinta e le testimonianze ripresero con l’interrogatorio di Donato, sacerdote della cattedrale, la cui memoria andava ugualmente a cinquanta anni addietro. A ventitré anni addietro risaliva invece l’usanza di raccogliere le decime dei vassalli da parte dei procuratori della chiesa. Evidentemente, intendeva dire che quest’uso era invalso a partire dall’avvento degli Angioini. Quanto al 15º articolo, quello delle scomuniche, affermò di avere assistito alla scomunica lanciata circa 18 anni prima dal vescovo Giovanni contro Guglielmo Galardo, Pietro de Hugot e la moglie Marina e assistette anche alla loro richiesta di perdono. Il che il vescovo fece solo dopo che essi giurarono sui vangeli di mutare atteggiamento e rispettare i suoi diritti. L’arciprete Roberto confermò tutti questi punti, specificando che ciò valeva non solo per i vecchi, ma anche per i nuovi vassalli. Interessante il particolare che a scomunicare i suddetti feudatari fosse il vescovo Pietro, al quale poi prestarono giuramento. Èprobabile che il giuramento precedente fosse stato violato, o che il vescovo avesse abusato dei suoi diritti. Questo vescovo Pietro doveva essere davvero terribile se, avendo scomunicato il baiulo che aveva osato riscuotere le tasse tra i vassalli della chiesa, lo costrinse ad una umiliante sottomissione. Nudo, scalzo e con una cintura al collo dovette recarsi a piedi da un capo all’altro del paese e quindi, prostrato ai piedi del vescovo, prestare giuramento ed essere finalmente assolto alla presenza di tutta la popolazione di Carbonara (nudus et discalciatus cum comgia in collo de Capite Terre Carbonarie usque ad pedes Episcopi supradicti et super emenda corporaliter prestito iuramento fuit absolutus ab eo in presencia populi Carbonarie). Il CALITRANO N. 44 - Gennaio-Febbraio 1996 Il 6 gennaio (a Melfi questa volta) dinanzi al vescovo di Melfi comparvero finalmente nove testimoni di Monteverde che erano stati scomunicati per non essersi presentati alla convocazione. Essi spiegarono che non avevano osato mettersi in viaggio a causa delle minacce subìte dal feudatario, ma che ora si erano decisi ed erano disposti a parlare. Avendo ascoltato i 18 testi, in data 23 gennaio 1286 il vescovo di Melfi, incaricato della cosa dal legato apostolico, emise sentenza favorevole al vescovo di Monteverde. Un altro successo il vescovo di Monteverde, Gauberto, l’ottenne alcuni anni dopo. Gauberto si era recato dal legato apostolico che allora si trovava sul Monte Gargano e denunciò il signore di Pietra Palomba, Bartolomeo Bellonaso di Napoli, il quale si rifiutava di pagargli le decime della baiulazione che Pietra Palomba, come del resto Cairano, era solita pagare. Il Bellonaso fu costretto non solo a pagare le suddette decime, ma anche le spese del processo. Di eseguire la sentenza fu incaricato lo stesso Sinibaldo vescovo di Melfi. Questi inviò a Pietra Palomba il suo nunzio Arnolfo che lesse personalmente la scomunica al Bellonaso, rendendola subito dopo di pubblico dominio. E, dato che Bartolomeo rimaneva deciso a non pagare, il vescovo di Melfi, pochi giorni prima di natale (1290), spedì una nuova scomunica a Pietra Palomba e a Cairano, e la stessa vigilia di natale invocava l’intervento del braccio secolare, inviando una lettera al legato apostolico ed a Carlo, il futuro re di Napoli, che è ancora principe di Salerno. 3. Il nuovo barone: Raimondo del Balzo (1299-1304) Avendone privato Gian Galeotto, il re Carlo II concesse i castra di Calitri e Castiglione al suo fedele Raimondo del Balzo, primogenito di Bertrando, conte di Avellino. Nel relativo diploma di concessione, datato 17 ottobre 1299 i due castra vengono valutati a 60 once annue (pro annuis unciis auri sexaginta computandis) e quindi per il servizio di tre militi. La suddetta concessione prevedeva la possibilità per Raimondo di trasferire il feudo, ricevuto grazie ai suoi servigi (serviciorum suorum intuitu), ai suoi eredi. Nel documento, rogato dal notaio regio Nicola di Ravello, si prevedeva anche il giuramento di fedeltà che i calitrani e i castiglionesi avrebbero dovuto prestare nelle mani dello stesso Raimondo o del suo procuratore. In pari data, il re emetteva un secondo decreto a favore di Raimondo del Balzo, rogato questa volta dal noto cancelliere Bartolomeo di Capua, alla presenza di personalità religiose (come l’arcivescovo di Napoli) e civili. C’era ad esempio Sergio Siginulfo, ciambellano e marescallo del Regno, Giovanni, conte di Squillace e Montescaglioso, e Giovanni Pipino, colui che meno di un anno dopo metterà Lucera a ferro e a fuoco per stanare e massacrare i saraceni ivi portati nel 1224 da Federico II. Può sembrare strana la presenza di tanti personaggi, ma non va dimenticato che si erano riuniti non solo per Calitri e Castiglione, bensì per tanti altri problemi, e che il beneficiario era figlio di quel Bertrando del Balzo che stava affermandosi fra i feudatari più potenti del Regno. In questa seconda concessione il re diceva ancora più espressamente il movente che lo aveva portato a “togliere” Calitri e Castiglione a Giovan Galeotto e a darlo a Raimondo del Balzo. Egli intendeva dare un esempio per frenare i reticenti dalle loro disobbedienze e spingere, sull’esempio di generose concessioni, i più fedeli ad impegnarsi sempre più al sostegno della causa del re. Nonostante la sua lunghezza, questo secondo documento non riporta dati interessanti sul feudo nobile di Calitri, in quanto tutti gli altri elementi riportati non si riferiscono specificamente a questo feudo, ma sono quelli contenuti in tutte le sue concessioni dalla cancelleria regia. Qualche mese dopo, forse per i rischi della spedizione siciliana, fu richiesto al re che Raimondo potesse lasciare il feudo non solo ai suoi figli legittimi, ma anche a suo fratello Ugo o al consanguineo Ughetto. Il 12 luglio del 1300 il re emetteva un altro documento dal quale risultava che Raimondo si stava meritando la generosità regia, essendo passato in Sicilia ed impegnandosi a fondo nella guerra. Nel frattempo il re gli aveva dato anche Guardia dei Lombardi, che valeva 36 once annue. 8 Nel confermare il diritto del fedele cavaliere a trasmettere ai parenti i suoi feudi, il re precisava che la curia manteneva comunque alcuni diritti. A meno, poi, che non si tratti di una formula di circostanza, si parla di figli di lui già nati o da nascere. In realtà Raimondo non donò il suo feudo al fratello Ugo, ma gli concesse delle rendite da Castiglione come dote per il suo matrimonio con Cecilia de Sabrano, figlia del conte di Ariano. Ora, a meno che anche Ugo non si trovasse a combattere in Sicilia, si potrebbe pensare che in assenza del suo feudatario, Calitri fosse governata proprio dal di lui fratello. La decisione di Raimondo del Balzo di disfarsi del feudo di Calitri sembra doversi connettere con un drammatico episodio della sua vita. Trovandosi in Sicilia a combattere contro gli Aragonesi, sul finire dell’anno 1300 fu catturato e per la sua liberazione fu richiesta una ingente somma. Una volta liberato e rientrato nelle sue terre, si trovò a corto di denaro. Contemporaneamente, moriva il fratello Ugo, cui sembra che avesse affidato il feudo di Calitri. Così, non incontrò difficoltà a vendere Calitri e la sua parte del feudo di Castiglione che valeva nove once (costituendo gli altri redditi il dotario della vedova Cecilia, che non veniva incluso nell’atto di vendita). Non è chiaro chi prendesse l’iniziativa, ma si sa che l’operazione ebbe luogo intorno alla metà di ottobre del 1304. Nel documento relativo, datato 30 ottobre di quell’anno, il re diceva infatti che il feudo era stato comprato nei giorni precedenti (diebus preteritis). L’acquirente, come si vedrà, era un feudatario della emergente famiglia Gesualdo, che per tre secoli con alterne vicende governò Calitri e varie località della provincia di Avellino. NON ABBIATE ALCUN DEBITO CON NESSUNO, SE NON QUELLO DI UN AMORE VICENDEVOLE; PERCHÉ CHI AMA IL SUO SIMILE HA ADEMPIUTO LA LEGGE. (Romani XIII/8) Il CALITRANO N. 44 - Gennaio-Febbraio 1996 VITTORIA Alla gentilezza di una donna di Calitri MOVIMENTO DEMOGRAFICO Rubrica a cura di Anna Rosania I dati, relativi al periodo dal 29. 07. 1995 al 13. 02. 1996, sono stati rilevati presso l’Ufficio Anagrafe del Comune di Calitri. La tua bellezza, la tua gentilezza, è ricchezza della tua saggezza. NATI Fasano Amedeo di Giuseppe Domenico e di Maffucci M. Concetta Martiniello Antonio di Vito e di Galgano Antonietta Galgano Giovanna di Canio e di Rabasca Annaflavia Rosaria Zazzarino Federica di Vincenzo e di De Nicola Giuseppina Cianci Vincenzo di Mario Angelo e di Russoniello M. Grazia Dello Russo Gaetano di Ciriaco e di Graziano Amelia Hai un nome nobile com’è il tuo cuore sei più bella dell’aurora. Rispetti l’amicizia con tutto l’impegno del tuo lavoro ne sei degna. MATRIMONI Pastore Antonio Gerardo e Scioscia Felicita Russo Canio e Di Milia Maria Vincenza Lotrecchiano Gerardo e Margotta Rosa I tuoi occhi sono pieni di splendore nel tuo cuore vive l’amore. 29. 07. 1995 28. 10. 1995 28. 10. 1995 MORTI Non è per farti un complimento sei la più bella stella del firmamento (Non si deve rmpiangere mai il tempo impiegato a fare del bene) (Pietro Lattarulo) da Bisaccia DA BRESCIA A causa della data delle elezioni politiche che è stata in forse fra il 21 e il 28 e l’impegno da assumere per la prenotazione dei locali, l’annuale raduno dei Calitrani a Brescia è stato fissato per il 25 Aprile 1996 nei soliti ed ospitali locali di Rodengo Saiano. Per eventuali prenotazioni o informazioni rivolgersi a Cestone Mario 14. 10. 1995 18. 10. 1995 14. 11. 1995 25. 11. 1995 06. 12. 1995 14. 12. 1995 030/ 30.39. 43 Zabatta Nicolina Zarrilli Erminio Maffucci Teresa Di Cecca Francesco Codella Rosa Lampariello Giuseppe Antonio Del Re Giovanni DI Maio Antonio Luongo Angelo Cioffari Luigi Di Cecca Filomena Zarrilli Antonietta Vallario Giuseppe Toglia Canio Zarrilli Angelomaria Fastiggi Michele Zabatta Vincenzo Di Cairano Maria Codella Lucia Gaetana Quaranta Maria Michela Leone Gennaro Forgione Lucia Cianci Giovanni Galgano Andrea Cicoira Alfreda Metallo Giuseppe Sacino Gerardo Raho Alfonso Leone Maria Teresa Beltrami Romolo Scoca Domenico Codella Gerardo 030/ 27.72.938 9 11. 05. 1920 - 19. 09. 1995 21. 12. 1929 - 24. 10. 1995 07. 01. 1909 - 30. 10. 1995 10. 02. 1902 - 30. 10. 1995 04. 11. 1914 - 03. 11. 1995 18. 12. 1915 - 09. 11. 1995 24. 06. 1930 - 22. 11. 1995 10. 04. 1911 - 23. 11. 1995 31. 08. 1909 - 23. 11. 1995 22. 02. 1910 - 26. 11. 1995 15. 01. 1910 - 28. 11. 1995 19. 08. 1917 - 30. 11. 1995 12. 09. 1905 - 01. 12. 1995 10. 01. 1909 - 23. 12. 1995 24. 09. 1946 - 27. 12. 1995 08. 09. 1932 - 27. 12. 1995 01. 11. 1930 - 05. 01. 1996 02. 09. 1913 - 07. 01. 1996 29. 09. 1904 - 12. 01. 1996 22. 02. 1911 - 13. 01. 1996 21. 04-1923 - 13. 01. 1996 24. 02. 1905 - 18. 01. 1996 21. 02. 1940 - 20. 01. 1996 09. 10. 1924 - 23. 01. 1996 04. 03. 1918 - 28. 01. 1996 05. 09. 1931 - 29. 01. 1996 10. 11. 1932 - 31. 01. 1996 22. 04. 1911 - 07. 02. 1996 19. 02. 1914 - 09. 01. 1996 02. 05. 1906 - 11. 02. 1996 24. 03. 1912 - 13. 02. 1996 Il CALITRANO N. 44 - Gennaio-Febbraio 1996 DIALETTO E CULTURA POPOLARE A CURA DI RAFFAELE SALVANTE MODI DI DIRE Eia calata la chiena A mmi m’ sap’ a ffort’ A rotta r’ cuogghj’ Agg’ fatt’ na p’nzata Arr’siria la casa Arr’cetta n’ picca Avess’ r’ Ddij ! Tien’m’ a lu cund’ So’ quatt’ facc’cuott’ S’eia fatt’ lu carus’ = il colmo per un avvenimento = per me è una sofferenza = a tutta velocità = ho avuto un’idea = rassetta la casa = rassetta un po’ la casa = volesse Dio ! = ricordati di me = sono quattro contadini = si è rapato a zero PROVERBI St’ann’ eia bb’stiest’ quest’anno è bisestile Assai fum’, poch’ arrust’ molto fumo, poco arrosto Si eia curt’, m’ttim’ la scionta se è corto, mettiamo l’aggiunta (detto di vestito) Cchiù t’ vasc’, e cchiù lu cul’ s’ ver’ più ti abbassi, e più si vede il sedere 1940 La Spezia - Di Napoli Pio Militare di marina, palombaro Chi r’ngrazzia, ess’ ra l’obbl’gh’ chi ringrazia, non ha più obblighi OI PASTURELLA OI PASTORELLA Oi pasturella, chiamat’ li can’ oi nè, Nenna. . . m’ l’hann’ strazzata la vesta e pur’ la s’ttana oi nè, Nenna. . . currit’ v’cin’, sciat’ a chiamà la mamma, La mamma n’g’eia eia sciuta a la massaria; quann’ eia t’rnata la mamma tutta affannata: oi tu figlia mia cum’ sì arruunata! citt’ mamma mia m’hann’ pahat’ li rann’!. Oi pastorella, richiama i cani oi nè Nenna. . . mi hanno strappata la veste ed anche la sottana oi nè Nenna. . . accorrete vicini, andate a chiamare la madre. La mamma non c’è è andata alla masseria; quando è ritornata la mamma tutta affannata: oi tu figlia mia come sei rovinata! Zitta mamma mia che mi hanno pagato i danni!. Nun sap’ t’nè tre cic’r’ mmocqua non sa tenere un segreto Chi sciurr’ca, vol’ accattà chi disprezza vuol comprare ‘N tiemb’ r’ uerra, li fessa spassan’ e li bbuon’ abbusckan’ in tempo di guerra, i disonesti se la spassano, e i buoni prendono botte Cchiù picca sim’ , e megl’ sciam’ più pochi siamo, e meglio andiamo Li stigl’ so’ miezz’ mastr’ gli arnesi da lavoro, sono mezzo mestiere 10 Il CALITRANO N. 44 - Gennaio-Febbraio 1996 SCIAM’ A L’OFAT’ A LAVA’ ANDIAMO ALL’OFANTO A LAVARE Femm’n’, giuv’n’ e f’gliol’ zit’ vietta la matina cu lu vacil’ ngap’ chin’ r’ pann’ lurd’. N’ m’ttiemm’ ncammin’ sciemm’ a l’Ofat’ a lavà. Na bona preta facìa ra struculatur’ roj vot’ s’avienna nsap’nà, prima li pann’ janch’ v’gghiemm’ l’acqua p’ lu c’nn’ratur’ ammient’ chi schiarienn’ lavavam’ li pann’ r’ culur’. E sciacqua, sciacqua. . . ngimma a l’er’va r m’ttiemm’ p’ assuquà Passavam’ na sc’rnata r’ fatìa, ma cuntent’ r’ t’rnà cu li pann’ p’lit’ assuquat’ e chjcat’. Cantann’, cantann’. . . “ramm’ lu macquatriegghj’ lu port’ a l’Ofat’ a lavà: Acqua e sapon’ sol’ lion’ vient’ r’amor’ fammigghj’ assuquà. Donne, giovani e ragazze da marito presto la mattina con in testa il bacile pieno di panni sporchi. Ci mettevamo in cammino andavamo all’Ofanto a lavare. Una buona pietra serviva per strofinare due volte bisognava passare il sapone prima i panni bianchi bollivamo l’acqua per candeggiare Mentre che schiarivano si lavavano i panni di colore. E sciacqua, e sciacqua sull’erba li stendavamo per asciugarli. Era una giornata di fatica ma contente di ritornare con i panni puliti asciugati e ripiegati cantando, cantando “dammi i fazzoletti li porto all’=fanto a lavare: Acuqa e sapone sole, sol leone vento d’amore fammeli asciugare. CALITRI Deposto dal torrente c’è un macigno Ancora morso dalla furia Della sua nascita di fuoco. Non pecca in bilico sul baratro Se non con l’emigrare della luce Muovendo ombre alle case Sopra la frana ferme. Attinto il vivere segreto Col sonno della valle non si sperde; Da cicatrici ottenebrate Isola lo spavento, ingigantisce. Giuseppe Ungaretti Appunti per la poesia d’un viaggio da Foggia a Venosa (22-8-1934) Angelina PAVESE (dagli USA) 26 novembre 1940 - Cava dei Tirreni, da sinistra: Zabatta Andrea (mark) - Avella Antonio (m’calosc’) - Zarrilli Luigi (zozorr’) - Di Maio Salvatore (ang’tella) - Armiento Michelantonio (caram’zzett’). 11 Il CALITRANO N. 44 - Gennaio-Febbraio 1996 N E C R O L O G I Filomena Iannece Antonio Catano 4 - 8 - 1902 † 13 - 9 - 1982 Canosa 3 - 4 - 1904 † 15 - 1974 Michelangelo Cianci 5 - 2 - 1909 † 9 - 6 - 1994 Nel secondo anniversario della sua morte i parenti lo ricordano con l’amore di sempre. Daniela Di Guglielmo 9 - 8 - 1990 † 28 - 4 - 1995 I figli Vincenzo, Raffaele e Maria con i rispettivi coniugi, insieme ai nipoti e ai parenti tutti li ricordano sempre con tanto affetto. Un angelo mi ha messo le ali, ho attraversato strade stellate e sono giunta, in dono a Dio, fino al Paradiso. Con tanto amore la ricordano i genitori e il fratello. Michele Calà 11- 1 - 1949 † 30 - 6 - 1995 Rosa Nigro † 30 - 3 - 1993 Nel primo anniversario della sua prematura scomparsa, lo piangono la moglie Maria e i figli Rosa, Vincenzo, Angelo e Sara. Vito Di Maio † 8 - 9 - 1993 I figli Michele e Giovanni li ricordano con l’amore e l’affetto di sempre. È mancata all’affetto dei suoi Vincenza Zarrilli 1928 † 9 - 11 - 1995 Angela Zampaglione 21 - 8 - 1916 † 23 - 6 - 1989 Giuseppe Scoca 22. 4. 1908 † 1. 3. 1976 La moglie e i figli lo ricordano con immenso affetto Ne danno il triste annuncio il marito Michele i figli Angela, Giovanni, Maria Antonietta e Teresa con le rispettive famiglie i fratelli, i cognati, i nipoti, i cugini e tutti i parenti, addolorati e affranti da una perdita così grande. 12 Nel settimo anniversario della sua dipartita il marito Vito e i figli Antonia, Canio, Vincenzo, Gerardina e Maria la ricordano con immutato affetto a quanti la conobbero. Il CALITRANO N. 44 - Gennaio-Febbraio 1996 Erbe di Casa Nostra LA CARLINA Carlina acaulis. È una pianta perenne appartenente alla famiglia delle Ateracee - composite, cresce nei pascoli oltre i 400 m. di altitudine. Secondo la tradizione popolare pare che, questo nome derivi dal fatto che, la sua radice sarebbe stata utilizzata per combattere la peste che aveva colpito e decimato le armate di Carlo V. Può essere definita un piccolo cardo, perché è costituita da un grosso capolino direttamente radicato per terra; le foglie sono di natura coriacee e spinose, disposte a raggiera attorno al fiore bianco argentato che sboccia tra il mese di luglio e il mese di ottobre ; la radice è abbastanza resistente ed il frutto è formato da un achenio piumoso. La carlina, anche quando è appena sbocciata, è provvista di foglie talmente coriacee e da fiore ben protetto da sembrare, anche se fresco, un fiore essiccato. LA MORTE DI BRIGANTE Addio Brigante amico mio, alle lezioni fosti pronto, eri la vedetta in ogni occasione, mi mettevi le tue gambe sul mio braccio, mi leccavi, era il tuo affetto. Chiedevi la carezza. Il tuo sguardo penetrante mi segue. I tuoi ossi affiorano nascosti. Nella terra del Castro che fu tua, ora riposi. Addio amico mio. 21 marzo 1995 Saverio Bardi (da Certaldo) Per le persone che amano camminare in collina e in montagna, sarà molto facile osservare lo spettacolo della natura che viene offerto quando s’incontrano questi stupendi fiori che sembrano sorridere illuminati dai raggi del sole e che talvolta, per ripararsi da un calore eccessivo, si nascondono tra le grosse foglie disposte a rosetta basale, munite di spine pungenti. Nei secoli passati, i montanari piantavano questo vegetale presso le loro abitazioni per utilizzarlo come stazione meteorologica domestica. Infatti, la pianta in presenza di bel tempo e di scarsa umidità, presenta le foglie che sostengono il capolino completamente aperte; in caso di temporali e quando l’atmosfera presenta una umidità eccessiva, il fiore si richiude per evitare un pericolo imminente. I principi attivi presenti nella radice, rendono utile la Carlina per curare l’influenza, il raffreddore e la febbre: Talvolta il suo decotto viene impiegato come depurativo per il fegato e l’acne della pelle. Alba Algeri (da Retorbido) L’AVENA Avena sativa, famiglia Graminacee. Il calitrano conosce le varietà coltivate col nome “avena o biama”; le varietà spontanee o selvatiche col nome “hralat’”. Pianta annua, erbacea, alta oltre un metro, con foglie alterne, strette, lunghe, appuntite, amplessicali. Il Frutto è una cariosside aristata, con solco, il culmo è vuoto, lucido, con nodi. Si conoscono numerose varietà d’avena, la cui provenienza è dubbia: sembra che i Romani l’abbiano introdotta dai paesi nordici, dove è largamente coltivata a scopi alimentari. È un vegetale ricco di principii attivi, fra cui: ferro, fosforo, calcio, magnesio, sostanze azotate, amido, cellulosa, vitamine A - B - B2 - PP- D ecc. 13 A scopi medicinali si usa: la cariosside intera o mondata e la paglia. L’uso come pianta medicinale è remoto e, da sempre, è stata usata come potente energetico; da noi si consiglia di consumare avena nei mesi freddi. I vecchi medici, ai bambini irrequieti, insonni, magri, anemici, prescrivevano bagni caldi con decotti di paglia d’avena e di dormire su pagliericci pieni di pula e paglia di avena. Gli stessi medici attribuivano alla cariosside virtù stimolanti, afrodisiache e ne prescrivevano l’uso contro la frigidità, l’impotenza e la sterilità. Si è constatato che il consumo di avena preserva dalla carie dentaria e dalla decalcificazione ossea (osteoporosi). L’avena viene largamente usata per la fabbricazione della birra e del whisky; i frutti mondati, venduti nelle farmacie col nome “fiocchi d’avena”, che sono ipernutritivi, remineralizzanti, diuretici e blandamente lassativi, tonificano il corpo e la mente, conciliano il sonno e svolgono azione antiasteniche; l’avena è compatibile ai diabetici, agli azotemici e agli ipotiroidei. La farina d’avena cotta nell’aceto o vino bianco, cura egregiamente la lombaggine, il torcicollo, applicata in cataplasmi caldi. Le cariossidi torrefatte ci forniscono un ottimo lassativo; i decotti del frutto sono indicati per curare catarro, tosse, affezioni bronchiali anche se accompagnati da emottisi; l’idropisia più ribelle cede se curata con decotti concentrati di cariosside o paglia d’avena. Alcuni usi particolari: ulcere e piaghe torpide, ascessi: cataplasmi con farina d’avena bollita nell’acqua, ridotta a polentina con l’aggiunta di poco lievito di birra di panificazione, polverizzato; calcolosi, renella, blocco d’orina: bagni caldi con decotti di paglia d’avena e bere, bicchieri al giorno, paglia d’avena una grossa manciata, bollita per 30 minuti in un litro d’acqua, a fuoco dolce. esaurimento nervoso, astenia fisica e psichica: 20 gocce, 3 volte al giorno, 30 minuti prima dei pasti, in tè di tiglio o poca acqua, di tintura madre di avena sativa, per 15 giorni al mese e per 3 mesi, non d’estate. Giovanni Nicolais (da Calitri) Il CALITRANO N. 1 n. s. - Marzo-Aprile 1996 CONCORSI E PREMI PUGLIA VIVA La rivista di cultura IL RICHIAMO indice la 16° edizione del Premio Internazionale “PUGLIA VIVA” - aperto agli scrittori in lingua italiana. Il Concorso, dotato di ricchi premi, è articolato nelle seguenti sezioni: a) Poesia inedita su aspetti di Puglia; b) Poesia inedita a tema libero; c) Aneddotica: brevi episodi e fatti di vita; d) Handicap e società: brani in versi o prosa sull’argomento assegnato. Scadenza 30. 06.1996 Richiesta bando, con affrancatura per la risposta, al prof. Giovanni Jorio - Via Maria De Prospero, 105 - 71100 FOGGIA CONCORSO DI POESIA L’ALFA bandisce la XXII edizione del premio di poesia riservato agli autori di lingua italiana. Tutte le poesie pervenute regolarmente al premio verranno pubblicate in un volume dal titolo “Panorama della poesia italiana all’estero” ed. 1995. Il libro verrà inviato gratuitamente a tutti, gli autori inclusi. Scadenza: 30 aprile 1996. Richiedere il bando al seguente indirizzo: ALFA, Hofstrasse, 10 - D-77787 Nordrach (Germania). XXVI PREMIO DI POESIA FORMICA NERA Città di Padova Segreteria: Via Dignano, 11 - 35135 Padova REGOLAMENTO 1 - Il Gruppo letterario Formica Nera promuove la ventiseiesima edizione del concorso di poesia aperto a tutti gli autori di lingua italiana. 2 - Si partecipa con una poesia inedita a tema libero. 3 - Le poesie devono pervenire entro il 15 aprile 1996 in cinque copie - di cui una sola con nome cognome indirizzo e firma dell’autore - a : Luciano Nanni - Casella Postale 1084 35100 Padova. 4 - Per spese organizzative si richiede un contributo libero da inviare nel modo che il committente preferisce. 5 - Premi : al primo classificato un bassorilievo in oro puro opera del maestro d’arte B. Castellani e ai segnalati medaglie d’oro personalizzate. Roma 3 gennaio 1996, Ruglione Rocco, r’ lucegna, e Sena Maria, figlia r’Resa r’Arminij, nella loro casa di Roma il giorno delle nozze d’oro. 6 - La giuria - il cui operato é insindacabile - sarà resa nota dopo l’assegnazione dei premi. 7 - L’esito del concorso verrà diffuso dai consueti mezzi di comunicazione. I finalisti riceveranno lettera personale. 8 - Gli elaborati non si restituiscono. La segreteria si riserva la facoltà di pubblicare le poesie finaliste. 9 - La partecipazione al concorso implica la piena accettazione del presente regolamento. Per informazioni urgenti: Tel. 049/61. 77. 37 La XXV edizione è stata vinta da Armando Giorgi di Genova. Segnalati: Giancarlo Audenino - Loriana Capecchi - Lucia Tacchini - Alvaro Zonda. IV° CONCORSO NAZIONALE DI POESIA Città di Montelepre 1996 Il Centro Italiano Femminile di Montelepre indice ed organizza la 4’ edizione del Concorso Nazionale di Poesia “ CITTÀ DI MONTELEPRE”, articolato in due sezioni A) poesie inedite a tema libero in lingua italiana; B) poesie inedite a tema libero in dialetto siciliano. Le poesie devono essere spedite entro e non oltre il 31 Maggio, per altre informazioni, rivolgersi al Centro Italiano Femminile - Via Plano, 7 - 90040 Montelepre (PA). Roma 3 gennaio 1996, Buglione Rocco e Sena Maria festeggiano le nozze d’oro, circondati dai figli e nipoti. 14 Il CALITRANO N. 44 - Gennaio-Febbraio 1996 RICORDATI CHE IL GIORNALE PER VIVERE, HA BISOGNO DELLA TUA GENEROSITÀ SOLIDARIETÀ COL GIORNALE 25.000 : Armiento Giuseppe (Castellabate) - Russo Giuseppe (Trento) - Cestone Canio (Roma) DA CALITRI 10.000 : Panelli Peppino 15.000 : Speduto Angelo Maria - Tornillo Giuseppe Nicola - Delli Liuni Maria Carmela - Polleria Zabatta/Scoca 20.000 : Metallo Antonio - Del Moro Vincenzo Lampariello Serafina - Russo Angelo -Suore di Gesù Redentore - Maffucci Di Maio Benedetta 30.000 : Cialeo Canio - Bozza Canio/Maffucci Maria - Miranda Pasquale Antonio - Di Milia Giuseppe, Sage 29 - Maffucci Maria 30. 000 : Santeusanio Giuseppe (Livorno) - Di Milia Rocco (Avellino) - Nicolais Giovanni (Firenze) Scarano Anita e Consolato (Lucrezia) - don Michele Di Milia (Senerchia) - Zarrilli Vito (Roma) - Capolongo Domenico (Roccarainola) - Pastore Umberto (Verona) - Lattarulo Pietro (Bisaccia) - Zarrilli Maria (Poggio a Caiano) - Toglia Vincenzo (Ivrea) - Cubelli Tonino (Bologna) - Maffucci Giuseppe (Milano) P. Francesco Cubelli O. P. (Pistoia) - Cerreta Donato (Teramo) - Leone Giuseppe (Lentate S/S). - Maffucci Canio Giovanni (Bresso) - Palermo Antonio (Arosio) - Nappi Emilio (S. Gennaro Vesuviano) 35.000 : Di Cairano Anna (Milano) DA VARIE LOCALITÀ ITALIANE 10.000 : Zabatta Salvatore (Milano) - Zabatta Francesco (Desio) - Don Pasquale Di Fronzo (Mirabella Eclano) 15.000 : Colavita Matteo (Firenze) - Cecere Marco (Firenze) - Del Cogliano Concettina (Leccio) - Cerreta Michele (Carrara) - De Felice Michele (Avellino) - Codella Filomena (Avellino) 20.000: Di Napoli Fortunato (Garbagnate) - Di Napoli Giuseppe (Brescia) - Cerreta Orazio (Caselle) - Di Maio Franca Maria (Milano) - Di Carlo Maria (Cambiano) - Corcione Achille (Caserta) Sansone Giacinta (Torino) - Buldo Cesare Giovanni (Varese) - Codella Vincenzo (Pescara) - Leone Michele (Caltignaga) - Miele Pietrangelo (Bollate) Abate Giuseppe Nicola (Avellino) - Di Napoli Vincenzo (Bologna) - don Valentino Di Napoli (Castelfranci) - Cerreta Clorinda (Roma) - Metallo Vincenzo (Roma) - Capossela Giuseppe (Genova) Sagliocco Francesco (Nichelino) - Farina Antonietta (Monza) - Di Carlo Attilio (Cordenons) - Malanga Canio (Lentate sul Seveso) - Cerreta Luigi (Bari) Nappi Gaetana (Bergamasco). 15 50.000 : Famiglie Nicolais e Margotta (S. Donato M. se) - Cianci Michele (Firenze) - Della Badia Vittorio (Gallarate) - Di Maio Giuseppe (Como) Buono Marcello (Avellino) - Sansone Di Maio Rosa (Como) - Rinaldi Canio (Ponte Tresa) - Chirico Ettore e Di Milia Angela (Teora) - Zabatta Michele (S. Giorgio A Cremano) - Zazzarino Vincenzo (Mercogliano) - Lampariello Vincenzo (Nova Milanese) - Stifano Giuseppe (Pellare). 60.000 : Fabbri Fabrizio (Agliana) DALL’ESTERO U. S. A. : Simone Gallo Lucia $ 10 - Toglia Canio $ 10 - Simone Giuseppe $ 10 - Pavese Angelina $ 20 - Di Napoli Antonietta $ 25 SVIZZERA : Acocella Filippo 50. 000 - Petito Mario 50. 000 GERMANIA : Galgano Rosa e Umberto 50. 000 Fierravanti Giovanni DM 50 - Margotta Vincenzo DM 50. BELGIO : Simone Miche 25. 000 - Palermo/Di Maio 51. 000 - Tartaglia Giuseppe 20. 000. Il CALITRANO N. 44 - Gennaio-Febbraio 1996 LA NOSTRA BIBLIOTECA resse per il notevole patrimonio storico-archeologico di cui siamo depositari che, unitamente alle bellezze paesaggistiche e le sorgenti termominerali, potrà fare di questa Valle la meta preferita di un turismo qualificato. Il Presidente del Comitato Montano Alto e Medio Sele PROF. GERARDINO DI POPOLO CONTURSI ENEOLITICA di Damiano Pipino - Contursi Terme 1994. L’Autore è un cultore di studi archeologici e, attraverso un corretto metodo di lavoro non comune, intraprende questo difficile campo di indagine dove, assieme a validi collaboratori, riesce a individuare, in questo comprensorio, tracce e reperti che attestano un’indubbia frequentazione umana che va dal Neolitico allo Stadio dei Metalli, nonché a testimonianze di età storica che si sovrappongono ad un contesto preesistente. Ne sono prova le buche sultuali di Sperlonga, tra Palomonte e Sicignano degli Alburni, la scultura rupestre ed i reperti ceramici e litici di Isca Perrigno e Monticella sul Tufaro di Contursi a cui seguono la civiltà Hallstattiana presente a Oliveto Citra e quella Villanoviana o protoetrusca di Pontecagnano. Elementi tutti studiati con rigore storico e scientifico che il Pipino propone all’attenzione di studiosi e cultori di archeologia del presente e del futuro per un maggiore approfondimento. Ritengo si possa affermare che quest’opera elevi l’Alta Valle del Sele ad una importanza storica pari a quella di altre valli italiane, molto rinomate quali: Valcamonica, Val di Susa, Valtellina, Valchiavenna, Vallais e moltre altre dove l’attenzione di eminenti studiosi italiani e stranieri si è soffermata da tempo. Sono convinto che l’opera del Pipino potrà far nascere particolarmente nei giovani di questa Val Sele un vivo inte- I CAMPANILI DEGLI ALBURNI a cura di Generoso Fonforti - Fotografie di Tonino Antoniello - 1995. La completezza della ricerca che è stata effettuata sui campanili degli Alburni, ha richiesto necessariamente un’attenta attività di catologazione, indispensabile per ricostruire l’evoluzione dei modelli storico-artistici ed i diversi stili che si presentano nel tempo. In tal modo è possibile superare una semplice e generica indicazione di carattere generale, per evidenziare concreti e particolari esempi, che permettono di rilevare sia l’emergere di caratteristici similari, sia le eccezioni espresse dal- 1940/41 - da sinistra: Quaranta Vincenzo (sciarp’) - Nicolais Giovanni - Quaranta Angela - Galgano Vincenzo - De Nicola Vincenzo - Cianci Maria - Quaranta Giovanna - una signora di Telese - Quaranta Angela col figlio in braccio Zoccolillo Michele e Simone Antonietta. I tre ragazzi davanti sono Galgano Vincenzo Simone Vincenza e Zoccolillo Vincenzo. 16 Il CALITRANO N. 44 - Gennaio-Febbraio 1996 tore, ha qualcosa di accattivante, perchè egli ha frugato nelle pieghe minori della storia paesana, nella storia delle tradizioni, del folklore, nel patrimonio etnografico, per cui ha arricchito le pagine di un calore, di una simpatia umana che, però, non è mai retorica. E si ha così un felice campionario di sacerdoti santi, martiri, di galantuomini nel senso lato della parola, di magistrati, di benefiche istituzioni; notizie di prima mano che possono essere preziose per chi nel futuro voglia scrivere di storia locale. Gerusalemme 1995, davanti alla moschea di Omar la nostra compaesana Fierravanti Eleonora con la sua amica Diamante Giuliana. l’adattamento o dalla creatività presenti in singoli casi. La rassegna di torri campanarie presenti nel territorio della Comunità Montana degli Alburni si caratterizza per una eterogenità di stili. Si riscontra spesso l’uso della pietra locale, che marca gli spigoli, le cornici e le monofore. Molti sono quelli restaurati o ricostruiti recentemente. Gli originali presentano quasi sempre una struttura rigidamente geometrica, arricchita da elementi poligonali e da cupolette semisferiche. UOMINI E FATTI DI CONTRONE di Raffaele Mare - 1995. Dopo i volumi dedicati ai paesi alburnini ( “Paesi degli Alburni - storia e leggende”, Salerno 1990 - “Storia, leggende e antiche usanze di Roscigno e paesi del Fasanella”, Agropoli 1991), il prof. Mare ora rivolge la sua attenzione agli uomini e alle cose più importanti di Controne, non dimenticando larghi cenni di storia civile e religiosa, specialmente il tentativo dei lontani progenitori di liberarsi dall’esoso governo baronale del tempo. E il libro, sia per gli argomenti, sia per una più felice disposizione dell’Au- STORIA DELLA CONCIA DELLA PELLE IN SOLOFRA vol. II di Vincenzo D’Alessio - introduzione di Luciano Buongiorno - Edizioni Gruppo Culturale “F. Guarini” Solofra 1991. Grazie ad una attenta e laboriosa ricerca, Vincenzo D’Alessio, offre ai suoi lettori un’interessante cronaca dell’Arte della Concia della Pelle dal ‘500 ai nostri giorni. È una cronaca industriale e commerciale che si sposa brillantemente con la storia di Solofra del tempo: i risultati che ne conseguono sono dei ritratti del paese e dei suoi abitanti veramente interessanti. Quest’ultimo lavoro di Vincenzo D’Alessio testimonia l’ennesimo contributo alla sua Solofra, alla sua storia e alla società civile. Personalmente, condivido in pieno, la sua idea di destinare l’antica conceria Buonanno a Museo permanente dell’Arte della Concia delle pelli a Solofra. È una iniziativa positiva che fa onore alla città di Solofra. Mi auguro che con l’impegno del Comune, e degli stessi conciatori, il progetto possa diventare una realtà entro pochi anni. Quale imprenditore conciario, penso che le concerie di Solofra continueranno a lavorare pelli ancora per lungo tempo. Dietro l’angolo ci sono grossi mercati da soddisfare: la Cina, la Russia e tutti i Paesi dell’est europeo. L’importante è puntare sempre di più sulla qualità e sulla quantità. Per quanto riguarda il problema della depurazione delle acque reflue delle concerie, esso sicuramente sarà risolto definitivamente con il potenziamento dell’attuale impianto di depurazione centralizzato. Inoltre, nei prossimi anni le concerie 17 locali, vuoi per esigenze di depurazione e vuoi per lo sviluppo della concia nei paesi produttori di pelli grezze, importeranno sempre di più pelli conciate (wetblu) e pelli semifinite (crust). In questa prospettiva, il problema ecologico ambientale sarà superato più velocemente e Solofra, con le sue belle pelli finite, continuerà a vestire il Mondo della pelle e contribuirà alla realizzazione delle famose scarpe “made in Italy”. LUCIANO BUONGIORNO Amministratore Conceria La Nazionale Ricette CAUL’ E ‘NNOGLIA (Cavoli e cotechini) Ingredienti: cavoli ricci a foglia lunga nostrani, cotenna di maiale sottile, peperoncino piccante macinato, semi di finocchietto selvatico, pepe nero macinato di fresco, prezzemolo, pecorino grattugiato, pezzetti di salsiccia stagionata, aglio q. b. Scegliere i cavoli, lavarli e lessarli in acqua bollente. Nel frattempo preparare le ‘nnoglie con la cotenna salata, avvolgerle con del filo incolore e metterle a bollire con pezzetti di aglio. Sgocciolare bene i cavoli e unirli al brodo dei cotechini, far bollire per una decina di minuti e lasciarli riposare alcune ore prima di consumarli. Il piatto va servito caldissimo con fette di pane casareccio raffermo, affettando i cotechini, Valerio Rauso Il CALITRANO N. 1 n. s. - Marzo-Aprile 1996 Vita Calitrana Il Comitato festa di S. Canio del 1 settembre 1995, con il denaro avanzato dalla festa, ha fatto installare, dalla ditta F.lli Di Cecca, due fari che illuminano la sera la facciata della Chiesa di S. Canio. Con il patrocinio della Provincia di Avellino e del Comune di Calitri, si è rinnovato, lo scorso 24 dicembre, il tra- dizionale appuntamento col “Presepe Vivente” di Calitri, proposto dal Circolo “Aletrium” . La Sacra Rappresentazione si è svolta lungo un percorso che si snodava tra via Berrilli, via Del Re e vico Tornillo, alcuni dei vicoli più caratteristici del Centro Storico, e ai visitatori - notevole è stata anche l’affluenza dai paesi limitrofi - accorsi a migliaia, la lunga passaggiata ha offerto scene di altri tempi, con quasi 150 comparse che, Il pomeriggio del 26 dicembre 1995 un vento fortissimo ha colpito il territorio di Calitri, scoperchiando molti prefabbricati, alcuni capannoni dell’area industriale “Ofantina”, quelli della Fiera Interregionale e di privati. Gli embrici della navata centrale della chiesa dell’Immacolata Concezione e del transetto sono stati smossi e portati via nel piazzale sottostante, provocando danni per diversi milioni. Il vento ha causato anche gravi danni alle persone, infatti Canio Martiniello è stato ricoverato all’ospedale di Potenza dove è deceduto dopo circa un mese per ematoma celebrale, la signora Fierravanti Michelina in Zarrilli, insieme al marito è stata sbattuta contro il muro nel corso Garibaldi subendo danni. Calitri, Carnevale 1996, organizzato dal Circolo “Aletrium”. in abito tradizionale calitrano o in panni da lavoro, hanno rianimato per una serata i vecchi vicoli, con la febbrile attività di falegnami, arrotini, sarti, calzolai, fabbri, l’ingegnosa maestria dei vasai, intagliatori di legno, cestai, ricamatrici. Il Circolo Aletrium ha realizzato un filmato della durata di circa un’ora, in cui le riprese dei vari ambienti domestici e paesani sono commentate con notizie di carattere storico-sociale. Chi fosse interessato ad averne una copia, può contattare i soci, o scrivere a Circolo Aletrium, Via S. Canio, 12 - 83045 Calitri. Calitri, Natale 1996, la ricostruzione di un’abitazione paesana, realizzata per “il Presepe Vivente” dal Circolo “Aletrium”, con grande partecipazione di popolo. 18 Durante il periodo natalizio, inoltre, il Circolo”Aletrium” in collaborazione con l’Associazione “Il Gabbiano” di Pescopagano (PZ) ha allestito nei locali del Piccolo Teatro Comunale un “mer- Il CALITRANO N. 1 n. s. - Marzo-Aprile 1996 Calitri, 27 maggio 1995, la madre superiora Dolores Capone delle suore di Gesù Redentore alla festa della mamma. catino di beneficenza” il cui ricavato è stato devoluto all’UNICEF. Le solenni “Quarantore” nella chiesa dell’Immacolata Concezione verranno celebrate il 12 - 13 e 14 aprile ‘96, una tradizione tipica dell’Arciconfraternita di Calitri, che con l’annunzio della Parola e l’adorazione eucaristica intende riparare al peccato del mondo e degli uomini. Venerdì pomeriggio il priore preside Vito Alfredo Cerreta terrà una riflessione religiosa, il Sabato e la Domenica predicherà il P.Angelo Falco superiore dei Frati Minori del Convento di Airola, la S.Messa delle ore 10 di Domenica sarà celebrata dall’Arcivescovo Mario Milano, nel pomeriggio seguirà la processione. Il Circolo “Aletrium”, ha organizzato per carnevale, domenica 18 febbraio, una sfilata in maschera, da Piazza Macello alla Cascina e lungo il corso accompagnata dalla banda musicale di Rapone. La “Parlata” - da sinistra, dall’alto in basso:Angelo Armiento,Vincenzo Mastrodomenico,Vitale Di Cairano, Tania Maffucci, Antonia Di Cecca, Michela Zabatta, Mariella Bozza,Antonio Altieri. Una delegazione di 55 confratelli dell’Immacolata Concezione di Calitri parteciperà l’11 e il 12 aprile ‘96 a Padova presso la Basilica del Santo ad un “Cammino di Fraternità” insieme alle Confraternite della Liguria, per le prenotazioni rivolgersi al Priore Vito Alfredo Cerreta, tel. 0827/30.553 casa. Calitri 1995, Maffucci Gaetano la moglie Albina e Zarrilli Vittorio. Gaetano e Vittorio amici d’infanzia e di vicinato al vicolo Casaleni non si incontravano da circa 47 anni, ambedue emigrati, il primo negli USA, il secondo in Argentina e Germania. 19 Sabato 9 marzo 1996, presso il Centro Sociale si è tenuto un Convegno di Studio sul tema “ Emergenza Rifiuti : Recupero e riciclo come alternativa alle discariche” organizzato dal Comune di Calitri e dai Sindaci dei comuni limitrofi. Hanno partecipato professori universitari per le relazioni, i politici del territorio ed alcuni sindacalisti; responsabile per il Comune di Calitri è stato il prof; Alfonso Nannariello: Il convegno ha voluto far conoscere agli amministratori locali e alla popolazione la validità di un sistema integrato di gestione RSU basato sulla combinazione di raccolta secco - umido e impianti di selezione: Questo anche per smentire la ineluttabilitè delle discariche come unica soluzione di rapida realizzazione. In caso di mancato recapito si prega rispedire al mittente che si impegna ad accollarsi le spese postali. 1929 - III elementare, da sinistra: Di Carlo Luigi (mainalira) - Salvante Luigi - Fierravanti Giuseppe (papa) - Cerreta Mario (benfigliuol’) - Galgano Vittorio (p’l’c’nella) - Marino Donato (carianes’) - Acocella Giuseppe Nicola (andr’ttes’) - Zarrilli Luigi (zozorra) - Maffucci Giuseppe (patr’nett’) - terza fila: Fino Carmela (pr’utecchia) - Tornillo Taormina - Toglia Guido (pasciut’) - Rabasca Vincenzo (cunging’) - Del Vento Vincenzo - Ferrara Vincenzo - Di Napoli Francesco (boia) - Abate Angela - Panniello Antonietta (c’cat’ r’ lalla) - seconda fila: Cubelli Maria - Leone Amalia - Maffucci Antonietta (pizzichiruss’) - Pezzillo Carmela - Cerreta Giuseppe (pirlingò) - Forgione Antonio - Del Franco Giuseppina - Minichino Giuseppina - Cianci Antonia (pisciap’rtegghia) - Margotta Rosina - la maestra ronna Teresina Stanco, maritata Di Maio prima fila: Zabatta Pasquale - Di Milia Angelo (spaccac’poggh’) - Di Maio Canio (tenor’) - Fastiggi Giovanni (tobb’t’) - Papa..in America? - Abate Giovanni - Tornillo Vito (p’stier’).
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