il pranzo di babette
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IL PRANZO DI BABETTE Di Gabriel Axel. Con Bibi Andersson, Stéphane Audran, Jarl Kulle, Lisbeth Movin, Bendt Rothe. Danimarca 1987; Commedia, 103' min. Brano tratto da Capricci del destino - Il Pranzo di Babette (Feltrinelli, 1995) Alla fine di un altro lungo silenzio Babette fece all’improvviso un sorrisetto, e disse: “ E come potrei tornare a Parigi, mesdames? Io non ho danaro.” “Non avete danaro?” gridarono le sorelle, come con una bocca sola. “No,” disse Babette. “Ma i diecimila franchi?” chiesero le sorelle, ansimando inorridite. “I diecimila franchi sono stati spesi, mesdames” disse Babette. Le sorelle si misero a sedere. Per un intero minuto non riuscirono a parlare. “Ma diecimila franchi?” sussurrò lentamente Martina.” Che volete,mesdames,” disse Babette, con grande dignità. «Un pranzo» per dodici al Café Anglais costerebbe diecimila franchi..... “Cara Babette,” disse con dolcezza, “ non dovevate dar via tutto quanto avevate per noi”. Babette avvolse le sue padrone in uno sguardo profondo,uno strano sguardo: non v’era, in fondo ad esso, pietà e forse scherno?”Per voi?” replicò. “No. Per me.”Si alzò dal ceppo e si fermò davanti alle sorelle, ritta. “Io sono una grande artista,” disse. Aspettò un momento, poi ripetè: “Sono una grande artista, mesdames.”Poi, per un pezzo, vi fu in cucina un profondo silenzio.Allora Martina disse:”E adesso sarete povera per tutta la vita, Babette?”“Povera?” disse Babette. Sorrise come a se stessa. “No.Non sarò mai povera. Ho detto che sono una grande artista.Un grande artista, mesdames, non è mai povero. Abbiamo qualcosa, mesdames, di cui gli altri non sanno nulla.” In un piccolo paese danese, alla fine del Diciannovesimo secolo, un Reverendo fonda una propria comunità di seguaci e alleva con purezza e riserbo due figlie ricche di qualità e doti. Le due giovani donne non rimangono inosservate, due visitatori del villaggio infatti si innamorano di loro, per dover però rinunciare al loro sogno di fronte alla impossibilità di entrare e di essere accettati fino in fondo nel loro mondo. Il riserbo e l’educazione rigorosa che le due hanno ricevuto dal reverendo hanno ridotto e frenato la realizzazione dei loro desideri e delle loro aspirazioni. Passano così 35 anni di vita quando una lettera di uno dei due uomini introduce in scena il personaggio di Babette, che costretta ad andarsene da Parigi (ricercata dalla polizia dopo i giorni della Comune di Parigi) vorrebbe trovare rifugio nel piccolo villaggio. L’arrivo di Babette sarà la forza scatenante che andrà a muovere la stagnante energia del villaggio. Assunta come governante dalle due donne, Babette scopre di aver vinto alla lotteria. Decide allora di organizzare un grande pranzo in onore della ricorrenza del compleanno del defunto Reverendo, ormai diventato una guida spirituale per tutto il paese. La sola idea del pranzo scatena stupore edinquietudine ma nessuna osa chiedere nulla a proposito. Babette introduce la gioia di una vincita, ma non solo. Lascia che emozioni e meraviglia irrompano nelle restrizioni e nella quotidianità anestetizzata dalle grandi emozioni. Non solo. Il pranzo che Babette organizzerà sarà al di fuori di ogni abitudine sensoriale ed emozionale per gli abitanti del villaggio. Babette per l’occasione ha infatti ordinato il cibo più raffinato, le salse, le spezie, le tovaglie di lino, i piatti di ceramica direttamente da Parigi. Un’invasione di colori, di bellezza, di armonia, di piacere e di gusti raffinati squarciano il velo dell’ umile e modesto stile di vita del paese che aveva impedito alle due donne di cogliere il gusto della vita, di coltivare la loro arte o i loro amori. In un mondo di moralismi e di regole controllate, dove i desideri e gli istinti venivano controllati e compressi nel minimo necessario, Babette introduce la passione, le emozioni e il gusto per il bello attraverso un pranzo che cambierà il destino del villaggio e dei suoi abitanti. I personaggi sembrano infatti liberarsi da una sorta di qualche catena che li lega da 35 anni: cominciano a rivelarsi cose mai dette prima e una nuova linfa vitale sembra pervadere nuovamente i rapporti tra le persone. Il delizioso racconto è stato successivamente trasformato in un film delicato ed emozionante (diretto da Gabriel Axel), vincitore del premio Oscar come miglior film straniero nel 1988. Karen Blixen, biografia della signora venuta dal freddo Karen Blixen, al secolo Karen Christence Dinesen, nasce nel 1885 a Rungstedlund, in Danimarca. Figlia di un proprietario terriero anche dedito alla politica, divise la prima parte della sua esistenza tra la serena routine della residenza di campagna del padre e gli agi e le mollezze mondane della vicina della vicina capitale Copenaghen. Dimostra fin da subito un carattere originale e indipendente, sposando il cugino svedese, il barone Bror von Blixen-Finecke, nel 1913 e decidendo di trasferirsi con lui in Kenya per acquistare una fattoria. Annoiata dalle banalità dei salotti europei, da ampio sfogo alla personalità romantica e ribelle costruendosi una nuova vita: successivamente al matrimonio a Mombasa nel 1914, si trasferisce nei pressi di Nairobi all’interno di una grande piantagione di caffè. Anche se l’idillio con Bros termina nel giro di pochi anni (lui tornerà in Europa dopo il divorzio nel 1921), Karen resta nella sua piantagione, dirigendola con passione e oculatezza per ben diciassette anni. Ma anche il sogno africano è destinato ad un triste epilogo: l’improvvisa crisi del mercato del caffè costringe Karen ad anni di difficoltà economiche, che si concludono nel 1931 con la chiusura della piantagione e il suo ritorno in patria. E’ qui che nella casa di famiglia comincia a dedicarsi con intensità alla scrittura, raccogliendo pensieri ed emozioni in svariati racconti e nel romanzo La mia Africa, diario intimo dell’esperienza africana, universalmente riconosciuto come il suo capolavoro. Il “mal d’Africa” non l’abbandona per tutti gli anni della sua esistenza, che la scrittrice passerà peraltro in Danimarca, costretta a lunghi periodi d’infermità dovuti ad una malattia venerea mal curata (forse contratta dal marito i primi anni di matrimonio). Tristemente piegata dalla salute estremamente cagionevole, trova respiro nella scrittura, anche se spesso i lunghi periodi di degenza ospedaliera la costringono ad affidarsi alla penna della fidata segretaria e trascrittrice delle sue opere. L’agonia l’abbandona il 7 settembre del 1962, quando Karen all’età di settantasette anni passa a migliore vita. A volte curiosamente celata sotto pseudonimi diversi (IsakDinesen, Tania Blixen, Pierre Andrézel, ecc…), ha comunque raccolto ampi consensi nel mondo letterario: Hemingway, per citarne uno, al momento della consegna del premio Nobel sostenne che l’ambito riconoscimento avrebbe dovuto essere assegnato anche alla gran signora venuta dal nord. Non considerandosi mai una vera e propria scrittrice, quanto una narratrice, Karen nelle sue storie amava raccontare ciò che le capitava nella vita. La sua capacità di osservare il mondo esterno e costruire molteplici vite e destini immaginari ricorda la travagliata esistenza che lei per prima possedeva come bagaglio. I rovesci di fortuna e i dolorosi lutti che dovette subire la portarono a scrivere per guadagnare, lasciandole la scrittura come unico reale possesso personale, quasi come Babette, in esilio volontario in Norvegia, dimostra quanto il possedere a livello materiale sia cosa per lei del tutto secondaria, poiché è l’arte seppur bianca - a dare significato alla sua esistenza... Opere di Karen Blixen: La mia Africa - (Feltrinelli); Capricci del destino - (Feltrinelli); Il pranzo di Babette - (Einaudi);Sette storie gotiche - (Adelphi); Ultimi racconti (Adelphi);Dagherrotipi - (Adelphi);I sognatori e altre storie gotiche - (La Nuova Italia);Carnevale e altri racconti postumi - (Adelphi);Ehrengard (Adelphi);Ombre sull’erba - (Adelphi);Racconti d’inverno - (Adelphi);Il matrimonio moderno - (Adelphi);I vendicatori angelici - (Adelphi) A cura di Francesca Sartori
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