L`EQUAZIONE DI FOKKER-PLANCK Seminario bAd del 01/12/2009
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L`EQUAZIONE DI FOKKER-PLANCK Seminario bAd del 01/12/2009
L’EQUAZIONE DI FOKKER-PLANCK DAVIDE BARBIERI Seminario bAd del 01/12/2009 Abstract. Lo scopo di questo seminario é una introduzione non tecnica ad alcuni fatti di base che vengono descritti da equazioni di tipo Kolmogorov/Fokker-Planck (KFP). Verranno presentate in forma schematica le equazioni stocastiche, per le quali l’evoluzione della densitá di probabilitá é appunto descritta dall’equazione KFP, si discuteranno alcune sue proprietá come legge di conservazione, si accennerá al significato del problema spettrale e si faranno alcune osservazioni sul principale tipo di degenerazione, quello relativo a sistemi meccanici in un bagno termico. 1. Introduzione Nel 1828 il botanico Robert Brown riportó i risultati di osservazioni di particelle di polline in sospensione nell’acqua. Le particelle si muovevano di un moto irregolare con ripetuti bruschi cambiamenti di direzione, in seguito chiamato moto browniano. L’interpretazione di Brown fu che ci fosse una intenzionalitá dietro a quei movimenti: ipotizzó per spiegarli che il polline fosse vivo. La spiegazione corretta ha dovuto attendere fino al 1905, quando Einstein nella sua tesi di dottorato ha descritto il fenomeno in termini di diffusione. 50 40 30 20 10 0 −10 −30 −20 −10 0 10 20 Figure 1. Moto Browniano 1 30 2 DAVIDE BARBIERI Un elemento chiave che ha permesso di comprendere le proprietá di questo moto é stato il passaggio da una descrizione della dinamica in termini di traiettorie ad una in termini di densitá. Invece di cercare una formulazione meccanica attraverso ODEs, che descrivono l’evoluzione della posizione della particella, la spiegazione diffusiva fa uso di PDEs che descrivono l’evoluzione della (densitá di) probabilitá che la particella si trovi in una data posizione. Nel caso del moto browniano, la PDE in questione é la stessa che descrive la conduzione del calore (Fourier, 1822) e i fenomeni detti di diffusione ∂ 2 u(x, t) ∂u(x, t) =D . ∂t ∂x2 Una derivazione costruttiva dell’equazione della diffusione, che ne evidenzia alcune caratteristiche qualitative, si puó ottenere a partire dall’evoluzione della concentrazione di una determinata sostanza in un fluido. Consideriamo ad esempio la densitá s(x, t) di sale nell’acqua contenuta in un recipiente di volume V . La quantitá di sale totale sará data da Z s(x, t)dx S= (1) V e, se il recipiente é isolato, una condizione che necessariamente l’evoluzione dS di s deve soddisfare é la conservazione di S, ovvero = 0. Ció equivale a dt Z ∂s richiedere che dx = 0, che significa V ∂t ∂s(x, t) = ξ(x, t) ∂t dove il termine non omogeneo ξ(x, t) ha media nulla su V . Per l’evoluzione di un fluido, i termini non omogenei possono essere di due tipi: termini di sorgente/pozzo o termini di flusso. Mentre i primi sono nulli nel caso di sistemi isolati, i secondi possono non esserlo. I termini di flusso rappresentano in generale dei trasporti interni al fluido, come ad esempio un eventuale moto del fluido nel recipiente, e sono determinati dalla divergenza di un campo vettoriale, detto campo di flusso o campo di trasporto, che indichiamo con χ ~ (x, t). L’equazione risultante ha cosı́ la forma ∂s(x, t) ~ +∇·χ ~ (x, t) = 0 ∂t e la condizione di conservazione di S é rispettata se il flusso del campo vettoriale χ ~ é nullo attraverso il bordo del recipiente. A questo punto occorre aggiungere una proprietá della dinamica, espressa dalla legge di Fick (1855): in fluidi statici, la distribuzione di una sostanza dal carattere diffusivo risente di un flusso che la trasporta da zone di maggiore concentrazione a zone di minore concentrazione, in modo proporzionale al gradiente di essa. Questa legge é anche detta legge della diffusione, e definisce il campo di trasporto ~ diffusivo come χ ~ (x, t) = −D ∇s(x, t), che riporta all’equazione (1). L’EQUAZIONE DI FOKKER-PLANCK 3 2. Processi stocastici Consideriamo un problema di evoluzione ordinario descritto dalla ODE ẏ(t) = f (y) . Dalla teoria sul problema di Cauchy le sue soluzioni, sotto opportune condizioni di regolaritá della f , sono funzioni ben definite e una traiettoria si puó ottenere a partire dal dato iniziale. Nella pratica, quando si osserva una traiettoria, si compiono misure ripetute ad una scala finita di risoluzione, e il risultato puó apparire irregolare. Un esempio é dato da f (y) = 3y(1 − y) osservato a tempi discreti: la mappa (2) yi+1 = 3yi (1 − yi ) produce i risultati in Figura 2: in alto é riportata la traiettoria y(i), apparentemente molto irregolare nonostante la semplicitá e regolaritá della f . Di fronte all’ispezione visiva dei segni lasciati da questa traiettoria si potrebbe reagire come un botanico del 1800, oppure osservare il plot bidimensionale dei punti (x, y) = (yi , yi+1 ) riportato basso. Abbandonare la 1.4 1.2 1 0.8 0.6 0.4 0.2 0 0 50 100 150 200 250 300 350 400 450 500 1.4 1.2 1 0.8 0.6 0.4 0.2 0 0 0.2 0.4 0.6 0.8 1 1.2 1.4 Figure 2. Mappa logistica α = 3 teoria ODE per descrivere un sistema dinamico non é immediato, se si ritiene che le leggi fisiche che lo regolano sono proprio ODE. Il meccanicismo forte é espresso dalle parole di Laplace nel 1829, un anno dopo le osservazioni di Brown: “Per un intelletto che ad un determinato istante dovesse conoscere tutte le forze che mettono in moto la natura, e tutte le posizioni di tutti gli oggetti di cui la natura é composta nulla sarebbe incerto ed il futuro proprio come il passato sarebbe evidente davanti ai suoi occhi”. Ma lo stesso Laplace precisa anche “se questo intelletto fosse sufficientemente ampio da sottoporre questi dati ad analisi, esso racchiuderebbe in un’unica formula i movimenti dei corpi piú grandi dell’universo e quelli degli atomi 4 DAVIDE BARBIERI piú piccoli”. É su queste ultime parole che si gioca un cambio di paradigma: l’accettazione dell’ipotesi di caos molecolare, adottata da Boltzmann negli anni 70 dell’800 (e per molti anni rifiutata dalla comunitá scientifica, che ancora dibatteva sulla struttura atomistica della materia). Essenzialmente la nascita della meccanica statistica (un ossimoro per Laplace) si puó far risalire al riconoscimento che di fronte a molti gradi di libertá accoppiati, la nosra efficacia nell’analizzare una evoluzione ODE si riduce drasticamente. Se inoltre i tempi di interazione fra tali gradi di libertá sono piccoli rispetto ai tempi caratteristici della nostra osservazione, puó risultare impossibile ricostruire il moto sulla base di un procedimento meccanico. Questi ragionamenti euristici sono stati tradotti concretamente nella scelta di descrivere statisticamente alcuni fenomeni, sostituendo traiettorie con densitá di probabilitá e introducendo il concetto di “rumore”. 2.1. Traiettorie e probabilitá. La teoria dei processi stocastici permette di descrivere evoluzioni in cui ad ogni istante la traiettoria puó scegliere una direzione piuttosto che un’altra a seconda della legge di probabilitá che la descrive. Il problema del moto, in questi termini, é mal posto, poiché una sola traiettoria non rende necessariamente conto della legge che l’ha generata: é piú corretto quindi intendere un processo stocastico come una collezione di traiettorie, a ciascuna delle quali corrisponde una data probabilitá di realizzazione. Una singola traiettoria risulta quindi essere una particolare realizzazione di un dato processo stocastico, le cui leggi si possono conoscere solo osservandone piú realizzazioni. Per introdurre qualche notazione senza entrare in questioni tecniche, possiamo definire un processo stocastico {Xt }t∈T come una collezione di variabili random associata alle corrispondenti densitá di probabilitá congiunte {p1 (x, t), p2 (x1 , t1 ; x2 , t2 ), . . . ), ti ∈ T . La funzione p1 (x, t) descrive la densitá di probabilitá della variabile random Xt , cioé la densitá di probabilitá che la traiettoria passi per il punto x al tempo t. Questa probabilitá puó dipendere da dove si trovava la traiettoria all’istante precedente, attraverso la densitá di probabilitá condizionata . p2 (x, t; x′ , t′ ) p(x, t|x′ , t′ ) = p1 (x′ , t′ ) anche detta probabilitá di transizione, poiché per ogni istante t′ < t vale Z p1 (x, t) = p(x, t|x′ , t′ )p1 (x′ , t′ )dx′ . Per descrivere completamente un processo generico possono essere necessarie tutte le probabilitá congiunte. Una situazione piú semplice, che costituisce anche l’ipotesi piú comune per la modellizzazione statistica, é data dai processi di Markov. Un processo di Markov é descritto completamente dalle sole densitá di probabilitá p1 e p2 , e per questo intuitivamente si intende come un processo nel quale la probabilitá di una traiettoria di trovarsi in un dato L’EQUAZIONE DI FOKKER-PLANCK 5 punto ad un dato istante dipende solo dal punto in cui si trovava all’istante precedente e da una scelta casuale fatta sul momento. Piú precisamente per i processi di Markov vale l’equazione di Chapman-Kolmogorov Z ′ ′ p(x, t|x , t ) = p(x, t|x′′ , t′′ )p(x′′ , t′′ |x′ , t′ )dx′′ . 2.2. Moti rumorosi. Il processo stocastico piú semplice che si possa costruire é dato da una collezione di variabili random indipendenti. Per realizzarlo occorre solo la funzione p1 , e tale processo rappresenta emblematicamente ció che si intende per “rumore”: un susseguirsi totalmente casuale di eventi. R Consideriamo ora una p1 che abbia valor medio nullo, cioé xp1 (x)dx = 0 e definiamo il processo stocastico Γ(t) attraverso variabili random descritte da questa p1 . Consideriamo quindi il problema ( ẏ(t) = Γ(t) (3) y(0) = 0 La soluzione a (3) viene normalmente detta processo di Wiener, o moto browniano. Si tratta ancora di un processo stocastico, in praticolare di un processo di Markov, e una sua realizzazione é mostrata in figura 3. 4 3 2 1 0 −1 −2 −3 0 50 100 150 200 250 300 350 400 450 500 0 50 100 150 200 250 300 350 400 450 500 5 0 −5 −10 −15 −20 −25 −30 Figure 3. Rumore e moto browniano Il processo (3), in quanto processo di Markov, puó essere descritto completamente a partire dalla sua probabilitá di transizione. Questa é data proprio dalla soluzione fondamentale all’equazione della diffusione 2 ∂p(x, t|0, 0) = ∂ p(x, t|0, 0) (4) ∂t ∂x2 p(x, 0|0, 0) = δ0 ovvero 1 −x2 /4t e . p(x, t|0, 0) = √ 4πt 6 DAVIDE BARBIERI Il significato di questa soluzione puó essere meglio compreso osservando un insieme di traiettorie, come rappresentato in figura 4: la distribuzione √ degli stati al tempo t é una gaussiana con varianza che aumenta come t. 80 60 40 20 0 −20 −40 −60 −80 0 100 200 300 400 500 600 700 Figure 4. Traiettorie browniane 2.3. Master Equation. 3. L’equazione di Fokker Planck 3.1. Correnti. 3.2. Soluzione stazionaria. bilancio dettagliato 3.3. Spettro. 4. Equazioni degeneri e regolaritá 4.1. Sistemi meccanici. 4.2. Condizione di Hörmander. 800 900 1000
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