Manet 1 vita - alberta marchi
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Manet 1 vita - alberta marchi
Edouard MANET ( Parigi 1832 - Parigi 1883 ) introd. 1 E' il principale esponente del "gruppo di Batignolles", il rinnovatore della pittura francese dopo Courbet, l'artista le cui opere suscitavano sdegno e scandalo nel pubblico e nella critica, era in realtà un uomo alieno dalle grandi battaglie. Uscito da una solida famiglia borghese, ambiva a percorrere la normale carriera del pittore nell'alveo della cultura ufficiale e quindi all'interno del Salon. Apparentemente nella sua concezione non c'è niente di rivoluzionario; anzi, le sue opere rivelano con chiarezza la discendenza dai grandi maestri ( Tiziano, Raffaello, Goya, Ingres ), studiati nei maggiori musei, non soltanto nel senso lato per cui esiste una continuità tra passato e presente, ma addirittura nella composizione, al punto da sembrare un imitatore e da essere accusato di scarsa fantasia. Per lui il soggetto era un pretesto, come anche per gli altri pittori di Batignolles; ciò che conta è la resa di esso , è l'interpretazione che ne dà l'artista. ( l'impressione ). Il soggetto, qualunque sia, esso vive per la vita che gli dà l'artista. (Nel soggetto vi si trova l'uomo che l'ha rappresentato). Uno dei quadri che suscitarono maggiori polemiche è: Édouard Manet, Déjeuner sur l'herbe (colazione sull'erba ) Giorgione o Tiziano, concerto campestre,1510 M. Raimodi (da Raffaello ) il giudizio di Paride,1515 2 Edouard Manet, la colazione sull'erba, 1863, Musée d'Orsay, Parigi. Una provocatoria libertà compositiva: un dipinto "sconveniente" (la nuova tecnica pittorica ) La colazione sull'erba, intitolato in un primo tempo Il Bagno, è uno dei quadri - manifesto dell'arte del XIX sec., respinto dalla giuria del Salon del 1863, fu esposto al Salon des refusés (mostra dei rifiutati ), dove l'imperatore lo definì " sconveniente". Ciò che detestava la collera dei pittori, dei critici e del pubblico, non era solo il suo realismo, ma soprattutto la tecnica nuova che si opponeva ai procedimenti scolastici. Una novità importante dell'opera era l'accordo dei personaggi con il paesaggio, tema abbandonato dalla pittura francese ( solo Courbet la riprese ). Manet studiò a lungo il tema e la composizione, infatti, il tema della "conversazione" di figure nude e vestite in un paesaggio già stato svolto nel Concerto campestre di Tiziano, mentre a composizione e le pose delle figure ripetono lo schema del gruppo di divinità fluviali presente nel Giudizio di Paride di Raffaello, che Manet aveva visto in un incisione di M. Raimondi. Quest'ultimo riferimento non è casuale perché il motivo dominante nel quadro di Monet e la trasparenza dell'acqua nell'ombra umida del bosco. Ma da uomo del proprio tempo, egli trasforma le divinità fluviali in eleganti parigini che fanno una scampagnata, il concerto in colazione all'aperto. Per lui dunque non contava tanto il soggetto quanto il modo in cui trattarlo, trovando nelle grandi opere del passato soltanto elementi compositivi. Il soggetto del quadro dipinto da Manet apparve ai contemporanei scandalosamente " indecente". Lo scandalo nasceva non dalla scelta del tema , ma dalla trasposizione del fatto in età moderna, la scena sembrava tutt'altro che edificante: due giovani uomini vestiti di tutto punto, uno disteso, con un bastone in mano e in testa un berretto con nappa, l'altro con la cravatta nera, conversano tranquillamente in compagnia di una ragazza nuda in un boschetto, mentre un'altra ragazza in sottana si deterge in uno stagno. La tela, ancor più , come quella precedentemente realizzata da Courbet (le signorine sulle rive della Senna), sembrava un'offesa alla morale borghese, Manet invece non voleva scandalizzare nessuno; aveva soltanto voluto essere moderno e sincero usando vestiti attuali; in realtà l'opera esprime un carattere sincero, la sua impressione. Oltre all'assurdità del soggetto e alla mancanza di idealizzazione del nudo femminile, al pittore era rimproverata la "volgarità" dell'esecuzione pittorica, ( ne nasce una novità pittorica ), che si contrappone alla tradizionale. È una pittura priva di sfumato( di volume chiaroscurato) e impostata su forti contrasti di tono, l'evidenza del nudo contro i colori scuri degli abiti maschili, la resa realistica degli oggetti posati per terra, lo sfondo abbozzato impressionisticamente. Manet rinunciava alla tradizionale pennellata oleosa e al disegno, indicando sommariamente i particolari dello sfondo, modellando le forme senza l'aiuto della linea, abbozzando i contorni con decise pennellate di colore. Le figure si presentano come zone di colore piatte, senza passaggi chiaroscurali, appena variate dal diverso modo con cui è assorbita la luce. Quasi tutti i suoi quadri furono realizzati in studio. Solo più tardi si lascerà convincere a dipingere all'aperto , raggiungendo una maggiore luminosità in senso impressionista. (studiare gli effetti di luce ad ogni ora ). Uno dei dipinti di Manet che ottenne nel 1882, al Salon un certo successo è: il bar alle Folies - Bergère,1881 Èdouard Manet, il bar alle Folies - Bergère, 3 Èdouard Manet, il bar alle Folies - Bergère, 1881, Tate Gallery,Londra Il quadro è stato dipinto in studio, ma è il ricordo delle ore passate da Manet nel celebre caffè-concerto, dove il pittore, già gravemente ammalato, amava recarsi. Esposto al Salon del 1882, ottenne un certo successo. In questo quadro si vede la modernità dell'artista, non soltanto per aver rappresentato un momento qualunque di un luogo qualunque contemporaneo, quanto per aver reso la transitorietà, quella transitorietà che è in tutta la nostra vita. È moderno, perché è antimonumentale ,diceva Baudeler, perché riesce a "strappare alla vita moderna il suo lato epico", in altre parole riesce a cogliere la poesia che è in ognuno di noi, la poesia che è " nei nostri oggetti". Nel quadro Manet rappresenta, in primo piano, sul bancone del bar, i banali oggetti d'uso: bottiglie di champagne e di liquori, una fruttiera di cristallo. Un bicchiere con i fiori. Ma questi oggetti, pur ravvicinati, non sono protagonisti; sono resi impressionisticamente con tocchi di colore, con luci riflesse; li vediamo in sintesi, sono li per dirci che siamo in un bar. Protagonista, al di là del banco, è la giovane cameriera, una massa cromatica blu e azzurra centralizzata e piramidale, così da condurre l'attenzione verso il viso, dai chiari, intensi, occhi malinconici. Il quadro non termina qui in lei: tutt'intorno e alle nostre spalle è la vita effimera del celebre locale. Dietro la cameriera c'è un grande specchio, il quale amplifica lo spazio, e fa intuire la continuità della vita oltre la cornice; superando l'evidenza delle forme e dei dettagli, trasforma la realtà oggettiva ed esteriore nella realtà filtrata attraverso la coscienza del pittore.
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