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FEDERAZIONE ITALIANA DEI CINEFORUM
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CINEFORUM DI
SAN BONIFACIO (VERONA)
Martedì 15 Gennaio
Mercoledì 16 Gennaio
W.E.
Edoardo e Wallis
Regia: Madonna
Soggetto e Sceneggiatura: Madonna, Alek Keshishian
Fotografia: Hagen Bogdanski
Musica: Abel Korzeniowski
Interpreti: Abbie Cornush, Andrea Riseborough, James D’Arcy,
Oscar Isaac, James Fox
Paese: UK
Anno: 2011
New York, giorni d’oggi. Wally, giovane moglie di uno psicanalista troppo impegnato per dedicarle attenzione o amore, si
appassiona alle vicende della sua omonima Wallis Simpson, sposata due volte prima di incrociare il suo destino con quello del re
d’Inghilterra Edoardo VII, che per lei rinunciò al trono. Frequentando la casa d’aste Sotheby, dove sono in esposizione e poi in
vendita
i memorabilia della celebre storia d’amore, Wally trova il coraggio di fronteggiare il marito. Ma a “salvarla” dal suo
matrimonio infelice sarà il legame che nasce con uno dei custodi dell’esposizione , un russo dal passato tragico e misterioso.
Seconda prova alla regia della pop star Madonna, questa pellicola presentata l’anno passato alla Mostra di Venezia ha l’ambizione di
intrecciare
passato e presente nella celebrazione più che di un amore, di una donna, Wallis Simpson, a cui la storia non ha reso giustizia …
Almeno nella visione della regista e co-sceneggiatrice. L’accostamento insistito tra le due vicende, che passa prima per gli oggetti che la Wally
moderna
sfiora con crescente interesse e poi per veri e propri dialoghi tra le due (che compaiono alternativamente l’una nel mondo e nel
tempo dell’altra), è in verità non proprio sensato, così come sfugge la “morale” che la giovane newyorkese dovrebbe trarre dall’incompresa
Wallis, a cui Madonna vuole riconoscere il ruolo di vera vittima sacrificale nel “gran gesto” dell’abdicazione. Che dietro “la più grande storia
d’amore del Novecento” (definizione sulla quale ci sarebbe intanto da sindacare) ci sia stata soprattutto la volontà e la passione di una donna
passata attraverso la sofferenza (ma par di capire anche una bella dose di ambizione) potrà anche essere vero, ma ciò che delude
maggiormente in questo film è l’impossibilità di arrivare al cuore del personaggio, nonostante la straordinaria e mimetica interpretazione di
Andrea Riseborough. Del resto quasi lo stesso si può dire degli altri personaggi, dal debole Edoardo, che cede al fascino della Simpson non si
sa ben perché, alla coppia del presente, la cui crisi matrimoniale è un dato che non si sente il bisogno di indagare. Il tutto è presentato in una
confezione fin troppo patinata, con una ricerca ossessiva (e per questo ad un certo punto un po’ fastidiosa) della bella inquadratura, del
dettaglio
poetico (come le lacrime che scendono sul volto pallido di Wallis), del montaggio rapido e suggestivo, come se si dovesse dimostrare
i titoli della regista a chi si azzardasse a metterli in dubbio. Lo stesso si può dire dei continui avanti e indietro nel tempo passando per oggetti e
che dopo un po’ rischiano davvero di diventare solo articoli di un catalogo. Cosicché il risultato resta ben poco appassionante, l’esito della
ruoli
vicenda presente – quella di invenzione – scontato come quello del passato che conosciamo per come è comparso su mille rotocalchi. Con in
più
l’aggravante che il successo de Il discorso del Re (dove si narra l’ascesa al trono del balbuziente ma tenace fratello di Edoardo) ci fa
provare un’istintiva diffidenza per il modo in cui è descritta la famiglia del futuro Giorgio V, come se la stessa Wallis ci parlasse male dei
parenti
per fare bella figura lei … La differenza, per altro, è tutta nel fatto che là dove l’altro film riusciva a farci entrare con grazia e profondità
nei personaggi, eccezionali, ma in fondo umani e per questo coinvolgenti, qui, nel tentativo di preservare l’eccezionalità della figura centrale
del racconto, si riesce solo a tenerla costantemente a distanza, oggetto di venerazione per la giovane Wally americana, ma forse per lei sola
… Una storia, quella di una giovane moglie che si scopre accanto un marito capace di conservare una facciata da benefattore quando poi non
si fa scrupoli a picchiare la consorte, che, proprio perché non originalissima, avrebbe richiesto un maggiore approfondimento e qualche
sfumatura in più prima di avviarsi a un esito “romantico”, ma pure questo un po’ telefonato (happy end con la guardia di Sotheby, povera, ma
dotata di talento musicale e una casa nel New Jersey evidentemente ristrutturata da un architetto …).
sua estenuante ricerca di raffinatezza ed eleganza Madonna dimentica che un buon film è fatto soprattutto di sentimenti e dilemmi e non
Nella
solo di belle immagini, realizzando così una pellicola che finisce per annoiare un pubblico che non sia più che ben disposto.
Luisa Cotta Ramosino
Madonna troppo algida
Il suo ritratto dell'amore tra la Simpson e Edoardo manca di cuore
Dimentichiamo la Storia, perché in W.E la Storia ufficiale conta poco o niente. Alla sua seconda regia, Madonna si accosta al personaggio Wallis Simpson in un’ottica femminil/femminista, sensibilizzando lo spettatore sul fatto che non fu solo Edward a immolarsi sull’altare del loro amore. Se lui per lei rinunciò alla corona di re dell’Impero Britannico, accontentandosi del semplice titolo di Duca di Windsor; lei per lui sacrificò indipendenza, privacy e reputazione. Si potrebbe obiettare che qualsiasi rapporto sentimentale comporta la rinuncia reciproca a una parte di sé, mentre un’abdicazione implica un cambiamento di quadro politico che può influire sui destini di un paese e del mondo. Soprattutto quando si parla di eventi relativi al 1936 e il re dimissionario è in sospetto di simpatizzare con Hitler. Sul filonazismo della celebre coppia c’è una seria documentazione; e non fu un caso che durante il conflitto si pensò bene di allontanare Edward dall’Europa conferendogli la carica di governatore delle Bahamas. A tutto ciò, comunque, Madonna, sceneggiatrice con Alek Keshishian, dedica solo un vago accenno. A essere centrale sullo schermo è l’intreccio fra la leggendaria love story e la vicenda sentimentale di una Wally di oggi. Siamo nel 1998, a New York: cresciuta nel mito della famosa omonima e intristita dalle infedeltà del marito, Wally è assidua frequentatrice della Sotheby, che sta mettendo all’asta i beni di proprietà del duca e della duchessa; e, passando e ripassando davanti a tovaglie ricamate, porcellane e gioielli, rievoca il passato dell’altra Wally in una sorta di raptus di identificazione. In questo immaginario gioco di specchi, entra una salvifica figura maschile, Evgenij, addetto alla sicurezza della Sotheby, che si rivela essere un intellettuale russo dotato di talento pianistico e cultura letteraria. Wally se ne invaghisce, ma solo dopo aver assimilato in pieno la lezione di vita che le viene dalla Simpson, riuscirà a fare la scelta giusta. Un tempo pellicole come questa venivano definiti film per signore, ma (almeno in Usa e Gb) W.E non ha colpito il pubblico al cuore. Ritagliato sulla formula algida e patinata delle pubblicità, lo stile di regia non è il più adatto ad accendere emozioni; il legame fra le due Wally appare pretestuoso e se il cast è buono e le cornici lussuose, i personaggi restano esangui. ALESSANDRA LEVANTESI KEZICH La Stampa