CANNABIS SATIVA Tamburrini N. Nozioni fondamentali

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CANNABIS SATIVA Tamburrini N. Nozioni fondamentali
CANNABIS SATIVA
Tamburrini N. Nozioni fondamentali di Materia Medica e Terapia. Napoli, 1881: 482-483.
I fenomeni consecutivi all’assunzione della droga si riducono ai seguenti: senso di calore e di formicolio, che
incominciando dalle estremità inferiori si diffonde a tutto il corpo, vertigine, sussurro alle orecchie, perturbamento
psichico, occhi iniettati e lucidi, modica midriasi, pesantezza degli arti. Dopo questo fugace stato prodromale, sottentra
una sensazione speciale di leggerezza e di libera motilità, onde l’individuo prova l’impressione di eseguire ogni
movimento senza sforzi e con la massima facilità, con irrequietezza agli arti e tendenza a muoversi; sente come se il
cranio sia sollevato dal capo. Nello stesso tempo si manifesta una notevole azione psichica, il carattere predominante
della quale si traduce in una grande lucidezza di spirito, elevata coscienza di se stesso, piacevoli allucinazioni e
illusioni. Gli individui sentono dei rumori, che essi paragonano al rumore delle cascate, si credono circondati di grande
splendore; con viva fantasia percorrono immagini piacevoli; in generale predomina la sensazione di una indicibile
felicità (Nothnagel)…vi ha la tendenza a orinare continuamente; segue il sonno, con sogni piacevole e spesso erotici, ai
quali, quando la dose è eccessiva, tiene dietro il senso di generale stanchezza e depressione.
Cantani A. Manuale di Materia Medica e Terapeutica. Vallardi, Milano, 1880 (circa); vol. II: 64-68, §492.
…dopo aver fumato la canape, l’appetito verrebbe almeno in principio accresciuto…produce asciuttezza della fauci con
aumento di sete…nasce un senso di benessere, di felicità subbiettiva, che si manifesta per allegria, allucinazioni, delirio
piacevole e quindi tendenza ad esternazioni di forza muscolare e grande disposizione al ridere. L’haschisch fa vedere,
in generale, gli oggetti più lontano di quanto sono in realtà, fa sentire la voce più debole e più lontana e fa credersi
sollevati dal suolo; quest’azione durerebbe quattro ore circa (S. de Luca). In casi di dolori da affezione nevralgica o
flogistica o di dispiacere psichico, queste ingrate sensazioni vengono meno intensamente percepite o del tutto offuscate
dall’azione della canape. Venendo assopita in questo modo la percezione del cervello, comincia a prevalere l’attività
del cervelletto e i sogni erotici spiegano il susseguente aumento dello stimolo carnale. L’eccitamento muscolare e i
deliri allegri terminano finalmente con un bisogno di riposo, con un senso piacevole di inerzia, con una specie di
paralisi motoria e sensitiva, seguita da sonnolenza e sonno più o meno profondo, svegliandosi dal quale l’individuo,
secondo molti autori, non soffrirebbe cefalea e non presenterebbe alcuna traccia di stupore od assopimento. L’influenza
della canape sul midollo spinale spiega anche la difficoltà dei movimenti, che si sente specialmente nel camminare e
che qualche volta si spinge fino al grado di fenomeni catalettici e paralitici.
Bernatzik W, Vogl A. Manuale di Materia Medica. Vallardi, Milano, 1886: 693-698.
I fiori seccati e in parte anche le punte dei rami e degli steli portanti frutti della pianta di canapa (femminile) crescente
nell’India orientale, cannabis sativa L. (cannabinae). Questa pianta annuale, coltivata da noi per le sue tenaci fibre della
corteccia e pei suoi frutti oleosi e crescente comunque selvatica, differisce dalla canapa asiatica coltivata e selvatica
solo per caratteri botanici poco importanti; l’efficacia senza pari maggiore dell’ultima, che sola fornisce la droga
officinale, è dovuta a condizioni climatiche.
Le azioni della canapa sono state descritte in parte dietro osservazioni su fumatori e mangiatori di Haschisch in Oriente,
in parte dietro esperimenti (soprattutto autoesperimenti) su uomini (meno su animali) in modo vario e in parte
contraddittorio.
È certo che la canapa indiana, come l’oppio, agisce principalmente sul cervello. Rispetto all’oppio si nota che
l’eccitazione per solito è più pronunciata, che essa determina uno stato di ebbrezza senza abolire la coscienza, come
pure determina singolari allucinazioni e nel maggior numero dei casi allegria, specialmente voglia di ridere con impulso
a spiegare la forza muscolare; rispetto all’azione immediata sulla fantasia e il potere rappresentativo la canapa indiana
supera tutti i rimedi cerebrali. Essa non esercita alcuna influenza nociva sullo stomaco come l’oppio; inoltre aumenta la
secrezione urinaria e non ritarda la defecazione. Quali gradi maggiori dell’azione furono osservati ora deliri furibondi e
accessi di furore, ora notevole depressione e stati quasi catalettici con completa abolizione della coscienza, della
sensibilità e dell’azione riflessa.
Secondo gli esperimenti condotti da Schroff su vari giovani, un preparato di haschisch egiziano produsse peso e anche
dolore e senso di calore al capo, vertigine, ronzio e rumore paragonabile a quello dell’acqua bollente, di una caduta
d’azqua o di una sorgente; in tutti vi era sonnolenza, la coscienza non turbata; si avevano allucinazioni specialmente
visive, vista di colori piacevoli, scomparsa del terreno sotto i piedi, senso di precipitare, di volare, umore per lo più
sereno, straordinaria voglia di ridere in alcuni, in altri grande torpore nei movimenti, andatura incerta, tremore delle
mani, ma nei più impulso a far rumore. Iniziale diminuzione, quindi aumento della frequenza del polso, costante
midriasi, nei più diminuzione della sensibilità tattile, specialmente nelle dita dei piedi, con senso di debolezza e
intorpidimento degli arti inferiori, mitto frequente, dejezione non ritardata, senso alternante di caldo e freddo. In tutti si
aveva sonno profondo nella notte seguente l’esperimento, in alcuni con sogni voluttuosi, negli altri senza o con sogni
indifferenti o terribili. Anche lieve prostrazione e gravezza del capo.
In esperimenti condotti da Mering, sull’uomo, si vide prodursi peso e intorpidimento degli arti, contrazioni nei muscoli,
scosse elettriche, ronzio agli orecchi, durezza di udito, manchevole percezione, senso di caldo e di freddo alla testa,
vertigine, oscuramento della vista, incertezza nell’andatura, secchezza della bocca, senso di oppressione, etc., cui
seguiva uno stadio piacevole, nel quale le persone mostravano un umore allegro, voglia di ridere, una fantasia molto
viva, allucinazioni con coscienza pienamente conservata. La defecazione non era influenzata, l’appetito decisamente
aumentato, le pupille per solito dilatate. In alcuni si ebbe forte rigidezza muscolare.
Appunti dal medline. Cannabis è una delle più diffuse droghe nel mondo1. Il costituente psicoattivo, δ 9tetrahydrocannabinol (δ 9-THC) produce una miriade di effetti farmacologici, nell’uomo e negli animali. Per molte
decadi, il meccanismo d’azione dei cannabinoidi, composti strutturalmente simili al δ 9-THC, sono rimasti sconosciuti.
Notevoli progressi sono stati, recentemente, compiuti nel caratterizzarne i recettori, sia centrali, sia periferici, oltre a
individuare i sistemi del secondo messaggero a livello cellulare. Un ligando endogeno, denominato anandamide, è un
composto degli acidi grassi, che possiede proprietà simili al δ 9-THC. I complessi eventi comportamentali, derivati dai
cannabinoidi sono mediati, probabilmente, da questi specifici recettori e da interazioni con altri sistemi neurochimici2,
tra i quali è menzionato il ceramide, uno degli acidi grassi più rappresentativi dei glicolipidi di membrana neuronale3. Il
ceramide, interessato al legame con una specifica proteina G, che modula l’adenil ciclasi, i canali ionici e le chinasi
extracellulari, è un efficiente secondo messaggero, la cui generazione deriva da due diverse vie: idrolisi della
sfingomielina e sintesi ex novo. La cannabis mostra anche un grande potenziale terapeutico. Il δ 9-THC e diversi
analoghi possono dare importanti benefici nella cura di nausea e vomito, insieme alla stimolazione dell’appetito nella
sindrome da deperimento. Recenti evidenze dimostrano azioni analgesiche e antispastiche, peraltro molto interessanti
per le eventuali applicazioni terapeutiche, insieme a una efficiente azione anticonvulsivante4. Per tale azione è stato
proposto un componente non psicoattivo della cannabis, il cannabidiolo, peraltro efficace, per via orale, nelle artriti
indotte su topi5 L’alta prevalenza di abuso in sostanze psicoattive tra pazienti schizofrenici è un fenomeno ormai ben
stabilito, soprattutto nei pazienti giovani di sesso maschile. Ciò comporta una durata di ospedalizzazione
significativamente più lunga, rispetto a pazienti schizofrenici non dediti all’abuso di droga, nonché una maggiore
incidenza di suicidi6. D’altra parte, è ben accertata la modificazione indotta dalla cannabis sulle funzioni cognitive e di
memoria, fra coloro che ne abusano per lunghi periodi7. Il δ 9-THC, in particolare, può aumentare le concentrazioni
cerebrali di molte altre droghe8, mentre l’estratto della pianta inibisce la monoaminoossidasi mitocondriale a livello del
fegato e del cervello9. Negli anni ’60 furono descritti i primi casi di arterite associata all’uso della marijuana. 10 nuovi
casi sono stati descritti recentemente, i quali svilupparono ischemia distale subacuta delle estremità, che arrivò alla
necrosi delle dita e, in alcuni casi, alla gangrena. Due di questi pazienti presentavano trombosi venosa e tre un recente
fenomeno di Raynaud. La valutazione arteriografia metteva in evidenza una quadro compatibile con la malattia di
Buerger. Tutti questi pazienti erano moderati fumatori di tabacco e regolarmente dediti all’uso della marijuana10. Tra gli
effetti nocivi della droga, si conosce l’insorgenza di una sintomatologia tipica, molto simile a quella del fumatore di
tabacco, ossia: tosse, starnuti e produzione di muco). A ciò si aggiunga il sospetto che la marijuana possa agire anche
indipendentemente in senso carcinogenetico, sulla mucosa laringea e bronchiale11. Sotto questo aspetto, non bisogna
dimenticare che il δ 9-THC è immunosoppressivo e diminuisce la resistenza alle infezioni da batteri, protozoi e virus,
soprattutto inibendo la funzione di macrofagi, linfociti T e B e NK12, nonché la produzione di citochine13.
Hahnemann (Tentativo di individuare un nuovo principio per scoprire il potere curativo delle sostanze farmacologiche,
accanto ad alcuni cenni su quelli impiegati finora, 1796)
Il succo della Cannabis sativa è apparentemente un narcotico simile al latice di papavero. Ma questo è solo apparente,
per le notizie incomplete che abbiamo dei suoi effetti patologici. Mi sbaglierei di molto se essa non avesse delle
differenze che le destinano poteri farmacologici particolari, quando noti. Essa provoca oscuramenti del visus e diverse
manifestazioni, di solito piacevoli, nella pazzia che essa determina.
CANNABIS SATIVA
(dal I volume, 3° edizione, 1830)
Finora solo i semi, generalmente (raccolti con acqua) come emulsione o decotto, sono stati usati vantaggiosamente
nello stadio infiammatorio della gonorrea, nel qual caso la ragione omeopatica della sua utilità è evidente dai peculiari
stati morbosi simili osservati negli organi urinari, dopo la somministrazione della canapa a soggetti sani, sebbene
nessun medico lo abbia mai riconosciuto. La pianta stessa è stata usata solo come un rimedio domestico, ma era molto
impiegata nelle locande delle terre persiane, onde ristorarsi dalla fatica dei viandanti (Chardin, Voyage en Perse), per la
quale è veramente omeopatica, come i sintomi seguenti dimostrano (da 269 a 275).
Ma possiamo impiegare il succo della canapa per gli scopi curativi di molta maggiore importanza, in varie malattie
degli organi genitali, del torace, degli organi di senso, etc., per le quali le seguenti osservazioni presentano indicazioni
omeopatiche.
Per lungo tempo ho utilizzato la tintura alcoolica non diluita, nella dose della più piccola parte di una goccia; ma la sua
più alta, anche la più possibile, diluizione e potenza (°X°) sviluppa i poteri medicinali di questa pianta a un grado molto
più elevato.
Riepilogo sintomi di intossicazione (i numeri arabi indicano la materia medica di Hahnemann)
- peso (20) e senso di calore al capo (12), vertigine (2);
- sussurro alle orecchie (56);
- modica midriasi (37);
- produce asciuttezza della fauci con aumento di sete (78, 80);
- tendenza a orinare continuamente (144);
- iniziale diminuzione della frequenza del polso (308);
- nei più diminuzione della sensibilità tattile, specialmente nelle dita dei piedi (253), con senso di debolezza (290) e
intorpidimento degli arti inferiori (254); pesantezza degli arti, senso di calore e di formicolio, che incominciando dalle
estremità inferiori si diffonde a tutto il corpo (278);
- l’eccitamento muscolare e i deliri allegri terminano finalmente con un bisogno di riposo, con un senso piacevole di
inerzia (285), seguita da sonnolenza e sonno più o meno profondo (293, 204, 295);
- grande lucidezza di spirito, elevata coscienza di se stesso (321), piacevoli allucinazioni e illusioni (323)
(riferimento alla introduzione per i sintomi di gonorrea)
142. (difficoltà alla minzione; paralisi della vescica, da Morgagni): l’urina poteva passare, dapprima, solo per mezzo
del catatere, ma dopo neanche senza questo strumento, perchè veniva fermata da muco e pus
146. Bruciore lancinante nella parte posteriore dell’uretra, durante il passaggio di urina (dopo 10 ore)
183. Costante bruciore su tutto il prepuzio e il glande, per 4 giorni; applicando acqua fredda insorgeva dolenzia
(riferimento alla introduzione per i sintomi 269-275)
269. Sangue vivo dolente sul dorso dei piedi
270. Tensione di allungamento dolente sull’arco del piede
271. Stiramento qua e là nel piede sx, dalle dita alle caviglie
272. Stiramento e dolenzia nei popliti, stando seduto
273. Stiramento nella parte più grossa dell’alluce
274. Prurito lancinante nella parte più grossa dell’alluce
275. Con il movimento, stiramento reumatico nel periostio lungo le ossa lunghe delle gambe, come se fossero contuse
(appunti dal medline)
ischemia distale subacuta delle estremità (265, 267), fenomeno di Raynaud (251, 253)
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