21 settembre - Grizzlies Roma
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21 settembre - Grizzlies Roma
ASD ROMA GRIZZLIES - VIA BRUXELLES, 69 ROMA Tel. 06.679.5173 - Fax 06.679.5271 [email protected] ANNO I - NUMERO 4 GIOVEDÌ 21 SETTEMBRE 2006 Countdown STEFANO CICINELLI N el nostro sport è evidente che la provenienza USA comporti l’utilizzo frequente di parole inglesi: per indicare il ruolo di un giocatore, una parte del campo, una azione di gioco etc… Quel piccolo tabellone posizionato sulla linea da cui parte l’azione di gioco, riportante alcuni pannelli mobili con numeri da 1 a 4 si chiama downmarker, la cui traduzione letteraria – segna down – lascia chiaramente intendere quale sia il suo utilizzo: quello di indicare il tentativo (down) che si è in procinto di giocare. Può essere divertente cimentarsi in improbabili traduzioni “letterarie” dall’italiano all’inglese, traducendo per l’appunto “conta” down in countdown, parola che, come sappiamo, ha ben altro significato. Ebbene questo termine, nella sua reale traduzione e nella sua traduzione più “casereccia”, assume un significato molto speciale all’indomani delle semifinali di playoff: è finalmente iniziato il conto alla rovescia per il IX Final Bowl, quello che metterà fine a circa quattro mesi di gioco, divertimento, sfide e spettacolo ma anche polemiche, che G non debbono restare sterili, problemi da risolvere ed una evidente crescita di interesse da parte di nuove squadre ed atleti, ma non di pubblico: questo, a mio avviso, è il primo obiettivo da tentare di raggiungere, per questo obiettivo si organizzò il Final Bowl dello scorso anno a Roma, per questo motivo in occasione del IX Final Bowl si è fatto, se non un passo indietro, sicuramente un mezzo passo falso. D’altra parte la mancanza di un countdown – “contadown” - ha influito in maniera determinante sulla composizione delle squadre che accedono al Final Bowl: potevano essere addirittura tre le compagini provenienti dalla capitale visto che, grazie alla distrazione di arbitri, giocatori ed accompagnatori, i Banditi hanno potuto usufruire di due secondi down segnando poi, nello stesso drive, il TD del sorpasso sul “quinto” down, a pochi secondi dalla fine. Risultato: chiusura anticipata della stagione di caccia per gli Hunters che, nonostante l’utilizzo di nuove cartucce di grosso calibro, o forse a causa di ciò, hanno mancato il bersaglio nel momento più importante. rave infortunio occorso al center dei Banditi Mimmo Lugas: durante una azione di gioco, nel corso del match contro i Doc’s Frascati, il forte giocatore nero-rosso poggiava male il piede a terra subendo una torsione innaturale che provocava la rottura del perone. L’infortunio appariva subito di grave entità a compagni di squadra ed avversari che prestavano i primi immediati soccorsi. Mimmo verrà sottoposto ad intervento chirurgico per ridurre la frattura. Dalla redazione di ROAR e dalla A.S.D. Grizzlies Roma i più sinceri auguri per una pronta guarigione. F L A G F O O T B A L L Doccia fredda per i Green e Black Hunters, a sorpresa i Doc’s conquistano le finali Grizzlies al IX Final Bowl A Scandiano vincono i Cleavers... ma è la pioggia a decidere l’ordine d’arrivo STEFANO CICINELLI U na domenica caratterizzata da una pioggia incessante, torrenziale, insinuante, in grado di tagliare le gambe a giocatori e, soprattutto, arbitri. Una pioggia che diventa protagonista, nel primo raggruppamento in campo allo Stadio Torelli di Scandiano, decidendo l’ordine di arrivo delle prime tre compagini: Cleavers, Hedgehogs ed XMen infatti, in virtù dei risultati ottenuti sia nel corso della Regular Season che nello stesso torneo in corso, raggiungono una sorta di gentlemen’s agreement ponendo fine anticipatamente ai giochi ed assegnando due vittorie a tavolino ad Hedgehogs, nella semifinale dei ripescaggi contro gli X-Men, e Cleavers, nella finale contro i “porcospini” mantovani. Tutto secondo pronostico, dunque, nel primo raggruppamento di Scandiano, primo fra tutti il ritorno dei “veri” Cleavers: i ragazzi di Cavriago rifilano un sonoro 54-0 ai Leoni trovandosi ad affrontare, e sconfiggere a fatica, almeno a giudicare dal risultato di 32 a 27, le loro bestie nere Hedgehogs che, in virtù di questa sconfitta di misura, si ritrovano nuovamente ad affrontare gli X-Men, già incontrati e sconfitti di misura per 19-12, nell’incontro di quarti di finale. E’ a questo punto che le tre squadre, oramai matematicamente qualificate al Final Bowl, che decidono di stabilire sulla carta l’or- dine di arrivo, impazienti di raggiungere gli spogliatoi e ponendo fine alla giornata con una meritata doccia calda. Al Motovelodromo di Ferrara la giornata iniziava all’insegna degli Hunters: partono in vantaggio i Green, nel primo incontro con i vicentini 69ers, poi l’ottima prestazione della difesa vicentina riesce ad intercettare il QB neocampione d’Italia di contact football Massimo Fierli con Vincenzo Carbone, riportando la palla in end zone. Nel finale tiratissimo sono i verdi cacciatori romani a spuntarla segnando a pochi secondi dalla fine e poi bloccando gli ultimi tentativi dei giovani e talentuosi vicentini. Sul campo attiguo gli altri cacciatori, in versione Black, giocavano il derby con i Doc’s, la cui solida difesa, non per caso prima nella classifica di Regular Season, mostrava subito la propria pericolosità intercettando il QB Castiglione e muovendo lo score a proprio favore. Partita tutta in salita, dunque, per i Blacks che da una parte mettono in evidenza una ottima difesa, dall’altra mostrano i limiti di un attacco potenzialmente fra i migliori del campionato: con il risultato di 13 – 6 sono i ragazzi dei Castelli Romani a conquistare il diritto di affrontare ai quarti i padroni di casa Banditi. Nella seconda fase la promessa di un incontro avvincente fra Grizzlies e Green Hunters, l’ennesimo di una serie di epiche partite risolte con scarti sempre ridottissimi, si avvera già dal primo drive che vede l’offense verde muovere la palla per prima: tre azioni e lancio sotto pressione del QB Fieri che viene intercettato dal CB neroarancio Pasquale Torturo. Entra quindi in campo l’offense degli orsi che, perfettamente condotta da capitan Moglioni, realizza mancando la successiva trasformazione. Il successivo drive dei Green, grazie a nuovi schemi ed all’efficace inserimento del neo-acquisto Giorgio Gerbaldi, porta lo scompiglio nella difesa neroarancio portando ad un TD a cui segue la trasformazione da un punto. Fino a due minuti dalla fine dell’incontro saranno proprio le trasformazioni a fare da ago della bilancia: si arriva, infatti, al two minutes warning con i Grizzlies in vantaggio per 20 a 19 e palla in possesso di questi ultimi; l’ottima difesa dei Green, neutralizzando gli attacchi avversari, offrono al proprio attacco, ad un minuto dalla fine, la possibilità di ribaltare l’incontro ma, a questo punto, viene fuori il carattere della difesa degli orsi che riescono a neutralizzare i tentativi avversari permettendo all’attacco, ed al RB Gabriel Petian, di realizzare il TD della vittoria con una corsa in slalom ubriacante in pieno garbage time. Risultato finale: 26 a 21 per gli orsi, matematicamente qualificati al final bowl, e Green Hunters destinati all’ennesimo scontro fratricida con i Blacks. La vera sorpresa della giornata si consuma, nel frattempo, sul campo 2 che ospita Doc’s e Banditi, questi ultimi, orfani dello squalificato QB titolare Alessandro Paltrinieri, schierano in cabina di regia l’esperto John Trabanelli. Al termine di un incontro molto combattuto, caratterizzato da una grande prestazione della solita difesa frascatana e da un attacco finalmente efficace, nelle fasi finali della quale il giocatore dei Banditi Mimmo Lugas subisce un serio infortunio, sono i romani a passare con il risultato di 26 – 20, conquistando l’accesso alla semifinale di playoff contro i Grizzlies e, cosa più importante, l’accesso al IX Final Bowl. Nel primo ripescaggio fra Green e Black Hunters è la maggiore determinazione dei primi a decidere le sorti dell’incontro, offrendo una nuova chance per l’ingresso alle fasi finali del campionato italiano; dall’altra parte bastano pochi minuti per capire che la tanto sperata rinascita caratteriale rimane, per l’apcontinua a pag. 2 10 SECONDI DI FLAG FOOTBALL ALESSANDRO PALTRINIERI L a prima volta che ho indossato delle “bandierine” alla cintura e giocato un match di flag football risale al lontanissimo 1984, era una festa della birra a Tresigallo, un piccolo paese nella bassa ferrarese, in campo 4 squadre, formate perlopiù dai compagni di squadra del football, quello vero intendo; nella mattinata precedente ero andato al mercato ed avevo acquistato 5 T-shirt a strisce orizzontali arancioni e rosse, davvero inguardabili ma costavano poco, sembravano le maglie dei pirati o, ancora meglio, a quelle dei mozzi imbarcati su qualche vecchio vascello nei mari del sud del XVI secolo, ma alla sera, indossate in campo in quell’improvvisato torneo di flag, sembravano bellissime, una vera squadra pronta e decisa a vincere. Il torneo lo vincemmo e come trofeo ricevemmo un fusto enorme di birra… fu una notte magica e straordinaria. E’ stato probabilmente quell’improvvisato torneo e quelle orrende maglie a farmi innamorare di questo sport veloce, dinamico e divertente, e per chi come me giocava ricevitore poteva apprezzarne ancora di più lo spirito ed il principio. Poi, dopo qualche anno, il Memorial Rubini: altro torneo, altro flag football, questa volta più organizzato e serio. Ed ancora mi sono buttato con passione, memore di quel torneo della birra del 1984 e, soprattutto, del divertimento di quella serata. Dalla prima edizione del Rubini, nel 1996, non ho più smesso di giocare e la passione è cresciuta anno dopo anno: sono nati gli Antenati continua a pag. 2 PLAYOFF SEMIFINALI - PRIMO RAGGRUPPAMENTO SCANDIANO PLAYOFF SEMIFINALI - SECONDO RAGGRUPPAMENTO FERRARRA 2 GIOVEDÌ21SETTEMBRE2006 M I T I & L E G G E N D E F L A G F O O T B A L L Marco “Militonto” Militello Dall’erba di Castelgiorgio alle corsie di Villa Arzilla M arco Militello (alias MILITONTO) RB dei Tori nella LIF, quindi giocatore di punta di Grizzlies, Hunters e Gladiatori fino al termine degli anni '80. La leggenda vuole che sia stato generato dal Tresca utilizzando fango del Pratone, saliva di Volterra, l'ultimo capello di Bob Tron, una lente a contatto di Angelino Spreafico e qualche parola di troppo di Petrola: per quest'ultimo motivo sarebbe rimasto incompleto. Scarso di mani, a causa della momentanea indisponibilità di “polpastrelli di Jatosti”, e di materia cerebrale custodita in una busta contenente un centinaio di cervelli di tutte le misure ed accidentalmente rimasta danneggiata nel corso di una rissa al Much More che vedeva coinvolti da una parte il servizio d’ordine del locale, dall’altra una masnada di “bizzuri” domenicali. Per la verità si tentò di ovviare a tale importante perdita sostituendo le parti danneggiate con quelle nuove “gentilmente donate” dai “bizzuri” di cui sopra, per questo motivo, negli anni a seguire, molte delle creazioni del Tresca subirono un lento ma inesorabile declino “borgataro”. La testa del nostro Militello, in ogni caso, non potendo al momento essere dotata di alcun cervello venne riempita, per fare da necessario contrappeso ad un corpo, tutto sommato riuscito abbastanza bene, venne riempita con quanto si riuscì a trovare in loco: la pozzolana del Campo Gentili. Tale ingrediente fi- nale, dal particolare peso specifico, non permise mai, al nostro famoso scapocciatore di difensori, di capire la differenza fra allenamento e partita, fra gioco e vita reale: egli, infatti, soleva abbassare la testa e caricare qualsiasi cosa di colore diverso dal proprio abbigliamento, persona o cosa, si trovasse davanti; si deve a questo fondamentale equivoco la leggenda secondo la quale egli passò per grande stakanovista dell’allenamento, primo ad entrare in campo ed ultimo ad uscirne caricando il difensore ritardatario di turno. Fatto sta che egli distribuiva infortuni in egual modo ad avversari e compagni di squadra. Famoso per la sua lingua interamente percorsa da mostruose crepe nelle quali si annidano, oltre ai resti di pantagrueliche abbuffate, un paio di grate da LB, tre paradenti di colore diverso, un occhio di colore azzurro appartenuto ad uno dei teutonici giocatori che affrontarono la nazionale LIF nel 1981, un tappo della benzina di una Simca 1000 del ’77 e metà della famosa mortadella per la cui prematura scomparsa Francone, non riuscendo a farsene una ragione, arrivò ad ipotizzare l’improbabile coinvolgimento del famoso Mago Silvan. Dal punto di vista della linguaggio sono appena 46 le parole in lingua italiana che si è riusciti faticosamente ad insegnargli, con l’ausilio di disegni e fotografie, ma con risultati dubbi: ad esempio la parola “sole” evoca in lui indifferentemente l’astro del sistema planetario a cui apparteniamo, una lampadina, una candela accesa, il flash di una macchina fotografica, il riflesso dell’illuminazione su un casco da football. Non è ancora in grado di comporre frasi con più di due parole, articoli compresi. Attualmente risiede presso la casa di riposo Villa Arzilla ove tuttora, non avendo capito ancora la differenza fra allenamenti, partita e vita reale, terrorizza gli infermieri addetti alla sua, ed a quella degli altri ospiti, incolumità: fra le richieste avanzate nei confronti della direzione della casa di cura gli stessi infermieri hanno, infatti, posto come condizione irrinunciabile la fornitura di camici in colore diverso dal bianco, dichiarandosi disposti anche ad una significativa riduzione di stipendio per arrivare ad una rapida composizione della vertenza. Quanto sopra esposto corrisponde alla pura verità; qualsiasi notizia di un grandissimo giocatore che usava scendere in campo con il #34, un atleta dotato di grande forza, velocità, intelligenza tattica, coraggio, spirito di gruppo, simpatia, etc …, è destituita di ogni fondamento oppure si tratta di un singolare e curioso caso di omonimia. con la vittoria dei ferraresi, sugli oramai appagati Doc’s, con il risultato di 27 a 0. La finale vede affrontarsi due squadre in un inedito incontro: mai, infatti, Banditi e Grizzlies si erano mai affrontati sino ad ora. Entra in campo l’offense capitolina dimostrandosi molto concentrata e decisa a far suo l’incontro: bastano tre precisi pass di Moglioni per mandare in meta il talentuoso rookie Gabriele D’Urbano con una perfetta ricezione e successiva corsa in TD per circa 10 yards. Nel successivo drive dei ferraresi l’accoppiata TrabanelliBorra sorprende la difesa dei neroarancio con una “bomba” perfettamente ricevuta in end zone dal #22 estense. I giocatori di capitan Moglioni non si scompongono più di tanto e rientrano in campo ristabilendo le distanze e lasciando il testimone alla propria difesa che, questa volta, riesce a prendere le misure ai precisi giochi corti dei Banditi con Cicinelli, efficace nel ruolo di “jolly” della zona corta centrale, che dapprima limita il guadagno dei ricevitori avversari quindi mette il sigillo ad una prestazione fino ad ora appena sufficiente, intercettando il QB avversario e riportando l’ovale a pochi centimetri dalla goal line avversaria. Bastano un paio di azioni ad un attacco ormai perfettamente rodato per concretizzare il turnover e porre la propria squadra a distanza di rela- tiva sicurezza. La partita scivola via tranquilla concludendosi con il risultato di 26 a 12 per i capitolini, nelle cui fila il QB Moglioni mette il sigillo ad una prestazione superba non solo distribuendo i suoi precisi “missili”, a turno, nelle mani di tutti i ricevitori, ma siglando il secondo dei due TD della giornata coprendo tutto il campo e seminando avversari come birilli con le sue corse che riportano prepotentemente alla memoria quel giovane RB con il #26 e la zampa sul casco, messo in ombra solo dalla superiorità di giocatori USA del calibro di Larry Morris e Robert Santiago. Al suo fianco il fenomenale Gabriel Petian, autore di cinque TD nel corso della giornata, distribuisce slalom ubriacanti e precise ricezioni. In difesa Torturo mette a segno, nell’incontro finale, il terzo intercetto della giornata; buona, nel complesso, la prestazione del backfield difensivo, con gli esperti Luca Soliera, capitan Faccini e lo stesso Pasquale Torturo che coprono con sicurezza le zone profonde del campo grazie soprattutto ai LB Palombi, Giannelli, e Spinosa che si alternano efficacemente nel ruolo di blitzer. Per quanto riguarda il girone centro sud del campionato AFP si tirano già le somme: stagione positiva per i Grizzlies il cui obiettivo, con l’accesso alle semifinali di playoff, veniva centrato già a Cervia la scorsa settimana; l’auspicato rientro di Fristachi aggiungerebbe una cartuccia importante alla già nutrita batteria di ricevitori a disposizione degli orsi. Per i Black Hunters decisamente una stagione deludente: da dominatori nei primi due bowls ad un risicato terzo posto nella classifica del girone, l’atteso riscatto non è arrivato. Per i Green un campionato all’insegna della continuità: a lungo in testa nella classifica di conference, si presentavano a Ferrara con un pronostico che li vedeva sul podio; complice un tabellone poco favorevole e la sconfitta maturata negli ultimi secondi del match contro i Banditi, escono dai giochi per lo scudetto; a nulla hanno potuto gli inserimenti degli ottimi Fierli e Gerbaldi. Arriviamo ai Doc’s, i giocatori dei Castelli Romani conquistano tre primati: prima difesa, squadra sorpresa del campionato e primato della simpatia; su queste stesse pagine venivano definiti una “mina vagante” e, a quanto pare, il pronostico è stato azzeccato; lo scorso anno fuori dai giochi per il Final Bowl disputato alle porte di casa, nonostante potessero vantare una maggiore esperienza nei confronti delle altre “romane”, quest’anno fra le prime sei d’Italia, un bel salto in avanti, non c’è che dire, ma attenzione: la “mina vagante” è ancora innescata … F L A G F O O T B A L L GRIZZLIES AL IX FINAL BOWL segue da pag. 1 punto, solo una speranza. Risultato finale: 20 a 6 per i Green che proseguono la loro faticosa scalata ai vertici, aspettando la vincente del secondo ripescaggio nel quale i 69ers affrontano i padroni di casa Banditi Ferrara; una partita molto nervosa fra due squadre che, in passato, hanno avuto qualche screzio, ma che in campo viene disputata in maniera molto corretta. Nessuno dei due team gioca il proprio miglior football ma sono i Banditi a mostrare una maggiore efficacia andando subito in vantaggio con un micidiale uno-due; i giovani Niners, senza ormai più nulla da perdere, si risvegliano facendosi pericolosamente sotto, mettendo in mostra interessanti individualità, riuscendo a condurre drives impeccabili e facendosi di nuovo pericolosamente sotto con una bellissima ricezione di Filippi in endzone che porta i vicentini ad un solo touchdown di distanza. La reazione, purtroppo tardiva, viene comunque tenuta sotto controllo dagli esperti ferraresi che chiudono il match con il risultato di 26 – 19 andando ad affrontare i Green Hunters per la partita che vale una stagione: chi vince va al Final Bowl, chi perde resta a casa. Alla fine di un incontro tiratissimo sono i padroni di casa a spuntarla per 28 a 25, confermando la migliore posizione in classifica finale sugli avversari; per la verità a pochi secondi dalla fine sembrava dovesse verificarsi la seconda sorpresa della giornata: i Green conducevano l’incontro, mentre i Banditi sembravano destinati a rimanere fuori dai giochi per la conquista dello scudetto, ma è a questo punto che l’esperienza dei ferraresi e dei nazionali Trabanelli e Borra, portano alla realizzazione del TD decisivo anche se rimangono molti dubbi su quest’ultimo drive nel corso del quale si è giocato, per una svista sia della crew arbitrale che delle squadre in campo, un 2° down per due volte, con il risultato che il TD decisivo avviene nel corso di un improbabile 5° down. Il risultato sul campo viene comunque omologato, saranno dunque i Banditi ad accedere al Final Bowl insieme a Doc’s e Grizzlies, nel frattempo in campo a disputarsi la prima semifinale della giornata che vede ancora l’offense neroarancio sugli scudi, capace di infliggere 40 punti alla miglior difesa del campionato, mentre la difesa di capitan Faccini, messi a punto alcuni meccanismi che nella partita contro i Green non avevano funzionato alla perfezione, inizia finalmente a girare a dovere tenendo i Doc’s a 12 punti. Sotto un nubifragio ininterrotto si consuma la successiva sfida fra Doc’s e Banditi nella semifinale dei ripescati: un incontro senza storia che, sotto una pioggia martellante, si conclude 10 SECONDI DI FLAG FOOTBALL segue da pag. 1 e poi, nel 1999, i Banditi e con loro l’iscrizione nel circuito AFP; ho conosciuto Mirko Sassi e LAZZARO (Leonardo Lazzaretti n.d.r.), due malati di mente come me, che vivevano ed ancora vivono per il football e per quella meravigliosa palla ovale. Alla prima partita di campionato io ero assente, era il maggio del 1999 e si giocava a Bologna, gli avversari del Bowl erano gli X-Men, i Green Hogs, i Celtics di Castenaso (BO) ed una squadra di Milano; io ero bloccato in Sardegna, per un maledetto corso di aggiornamento, ma John (Trabanelli nd.r.) e gli altri Banditi (Boys, Taz, Zano e Pietro) erano in campo, ed io con la mente ero con loro, play dopo play, lancio dopo lancio. Il risultato non fu straordinario, credo una sola vittoria contro i ragazzini di Reggio Emilia, ma la contentezza fu enorme e alla sera, al telefono con John, perdemmo due ore a raccontarci della giornata e di quella splendida avventura. Il corso di aggiornamento terminò e, per tutto il resto del campionato, non persi più un solo torneo; si unirono al gruppo altri ragazzi: FERRO, BORRA e DEGIO (all’epoca due ragazzini) e, via via, tutti gli altri. E’ iniziata cosi, quasi per scherzo, poi con il passare degli anni ho pensato di crederci davvero; ho iniziato a pensare che quei due malati di mente di Mirko e Leo forse avevano ragione: si poteva davvero pensare di costruire un vero e proprio campionato nazionale di flag football, un campionato credibile, un campionato che potesse anno dopo anno ingrandirsi ed accogliere sempre più squadre e sempre più appassionati. Mi sono dato da fare, ci siamo dati da fare; i pionieri, oltre a noi, erano il vecchio O’Malley, con la sua banda di Palmanova, e qualche altro personaggio come lo zingaro Alessandro Tanassi che, come un vero mercenario, si vendeva al miglior offerente pur di giocare qualche down, probabilmente ora sarà ridotto a pezzi in qualche città sperduta nel mondo. In tutti questi anni abbiamo lavorato duro, molte volte sbagliando ed altre azzeccandoci, ma è stato comunque un lavoro ed una passione costante; non abbiamo mai mollato ed abbiamo sempre cercato di far crescere questo cavolo di sport. Abbiamo accolto e fatto crescere tante squadre nuove, nuove facce e nuovi giocatori che si appassionavano, talvolta simpatici e talvolta un po’ meno, persone che rimanevano contagiate da questo sport, tanto bello da giocare quanto brutto e noioso da vedere. Si… credo davvero di poter dire che “c’ho dato l’anima” e non solo quella: ho dedicato tante ore per cercare di migliorare tanti piccoli aspetti, ho trascorso ore e ore al telefono parlando con tutti, cercando di convincere, mediare, spronare, calmare, informare, persuadere, conciliare e tanto, tanto altro ancora. Ho passato giornate e giornate incollato al monitor del mio computer, scrivendo, rispondendo, disegnando ecc. ecc… e la cosa incredibile è che se avessi la possibilità di tornare indietro rifarei ancora tutto quello che ho fatto, nel bene e nel male. Credo fermamente che da quel primo campionato del 1999 molte cose siano cambiate: forse non c’è più quello spirito pionieristico ed avventuriero di quegli anni, forse c’è molta meno sportività e la gente gioca meno per il puro e semplice divertimento, ma credo onestamente che, tutto sommato, oggi si possa dire che esiste un campionato di flag football, un campionato che, con tutti i suoi difetti e con tutte le sue difficoltà, appare credibile, con tante squadre iscritte che ogni 15 giorni scendono in campo e disputano tante e tante partite. Forse ci siamo riusciti, forse ci sono riuscito, forse un po’ di merito è anche nostro… è anche mio. Domenica scorsa tutto è improvvisamente crollato: dieci secondi di inspiegabile follia hanno compromesso 10 anni di duro e costante lavoro, dieci secondi di follia hanno distrutto quello che di buono ho cercato di fare e dimostrare. Dieci secondi valgono più di dieci anni (! o ?) Ho sempre messo sopra a tutto la sportività e la lealtà, in campo e fuori; mi sono sempre impegnato e battuto perché tutti capissero che sportività e lealtà vengono prima di tutto, anche prima del divertimento. Nei primi campionati non era mai esistito un problema disciplina: ogni tanto, in campo, si vedeva qualche scaramuccia e volava qualche spintone o qualche offesa, ma poi tutto si placava ed una sincera ed onesta stretta di mano ed una birra ghiacciata risolvevano tutto senza bisogno di cartellini gialli, ammonizioni, espulsioni e squalifiche. Poi, gradualmente, è tutto un po’ cambiato: sono aumentate le squadre e con loro qualche cattiveria, qualche gelosia, qualche insulto in più; poi, negli ultimissimi anni, sempre peggio; quest’anno, poi, un disastro. Forse eravamo impreparati, abbiamo cercato di correre ai ripari, siamo intervenuti forse male e forse in maniera maldestra. Ho sempre pensato che squalifiche ed espulsioni servano a poco e, purtroppo, non sempre risolvono il problema; mi è sempre importato molto di più che il giocatore capisse il suo errore e porgesse delle scuse sincere: quelle, forse, sono più utili ed efficaci. Sia chiaro le mele marce vanno allontanate, ma se è possibile recuperare anche un solo pezzo di quella mela il tentativo va fatto. Il fatto più brutto (prima del mio di domenica scorsa) ha riguardato quest’anno l’amico Riccardo Pignolo: il consiglio dell’AFP ha decretato 4 giornate di squalifica, poi ridotte a 2. Personalmente non ho votato poiché il “fattaccio” riguardava noi dei Banditi, probabilmente, se avesse riguardato altre squadre ed altri giocatori, avrei votato anch’io per le 4 giornate… non lo so. Una cosa è certa, O’Malley e Miki De Grassi lo possono confermare: se Riccardo avesse dichiarato delle scuse (senza entrare nel merito della vicenda) tutto si sarebbe azzerato, di questo ne abbiamo parlato a lungo con O’Malley e Miki, perché per tutti noi la cosa importante non è la squalifica ma evitare che ci si possa fare del male e, soprattutto, che il giocatore, compreso ed assimilato l’eventuale errore, possa non ripeterlo e tornare in campo a giocare e divertirsi. Nel nostro piccolo mondo non sono e non sono mai stato un “forcaiolo” o un “giustizionalista”: sono capitati, nel corso della stagione, altri episodi ed altre scorrettezze e non ho mai spinto per squalifiche gratuite od allontanamenti dai campi di gioco; ricordo, ad esempio, due episodi avvenuti nell’ultimo bowl di Palmanova: uno riguardava flag non regolamentari indossate da un giocatore e l’altro una piccola zuffa, occorsa sempre nello stesso bowl, tra due giocatori in campo. Nel primo caso ho preferito prendere da parte il giocatore, allontanandolo dal gruppo e dagli altri compagni di squadra per non umiliarlo davanti ad altri e cercando di fargli capire l’errore, si tratta di un giovane, talvolta esuberante, sperando che comprendesse senza espulsioni o squalifiche. Nel secondo la stessa cosa: i due giocatori si erano presi a spintoni e manate, ma successivamente la cosa si risolse con una stretta di mano e tante scuse, senza espulsioni o squalifiche, e pregai l’arbitro di non segnalare l’episodio nel suo referto. Nel sito dei Banditi non ho mai, e dico mai, pubblicato o raccontato delle scorrettezze o dei fattacci che capitavano nel corso delle partite o dei Bowl e, se una volta per errore è capitato, ho provveduto immediatamente a cancellare le righe incriminate. Ho sempre preferito lasciar spazio al flag, al gioco ed alle belle azioni, elogiando, riconoscendo e premiando la vittoria od il trionfo degli avversari o dei singoli giocatori che indossano un’altra maglia; non ho mai volutamente aperto un forum, nel nostro sito, perché purtroppo talvolta diventa uno strumento di offese e provocazioni che non portano da nessuna parte. Ho sempre cercato di vivere lo sport al 100%, cogliendone solamente gli aspetti positivi e mai quelli negativi. Domenica scorsa ho sbagliato… ho tremendamente sbagliato, ed ancora adesso mi domando il perché. Per quello che ho fatto sono stato giudicato da un gruppo di persone (CoAFP) che sono prima di tutto un gruppo di amici che, nonostante le mie raccomandazioni, hanno probabilmente e volutamente ragionato più con il cuore che con la testa. La sentenza, ovviamente, non è corretta: chiunque, leggendo tra le righe del regolamento disciplinare (scritto ed inviato dal sottoscritto), se ne rende conto. I ragazzi del CoAFP lo sapevano ma, probabilmente, non se la sono sentita di esprimere una sentenza più dura e punitiva. In questo modo si sono terribilmente esposti a critiche sicure, difficilmente contestabili; ma non condannateli: la vera colpa è solamente la mia, la colpa di non aver saputo controllare un istinto che andava controllato e represso, la colpa di aver reagito in maniera incomprensibilmente eccessiva ad un gesto tutto sommato perdonabile. Per tutto quello che è successo a fine stagione presenterò le dimissioni dal mio incarico di Commissioner, avrei voluto farlo subito ma credo sia giusto portare a termine il mandato per non creare ulteriori problemi. In futuro non posso pensare di proseguire ulteriormente il mio lavoro, ho perso la serenità e la tranquillità che una mansione del genere necessita, spero che il futuro Commissioner abbia la fortuna di poter lavorare con un gruppo di persone come quelle che hanno aiutato il sottoscritto, con la stessa passione, la stessa serietà e lo stesso entusiasmo, e credetemi: non è poco. Per quanto riguarda il finale della stagione non so ancora cosa fare, sono molto combattuto; è chiaro che se la mia squadra dovesse raggiungere le finali mi piacerebbe enormemente poterle disputare, ma nello stesso tempo credo sarebbe giusto autosospendersi fino alla conclusione del campionato, e talvolta penso addirittura sarebbe giusto ritirarsi ed appendere le “flag” al chiodo, non so… sono davvero molto combattuto. A tutti voi chiedo invece una sola cosa: se potete e se volete vi chiedo di essere giudicato per gli ultimi dieci anni di flag football, non per gli ultimi 10 secondi. 3 GIOVEDÌ21SETTEMBRE2006 N F L Week 2: undici squadre ancora imbattute. Convincono i Chargers, Minnesota passa in OT Monday Night: campioni al tappeto Non basta una grande difesa, Roethlisberger rientra ma Pittsburgh resta a secco DI GABRIELE D’URBANO S ettembre è un mese strano, nella NFL. Ma questo settembre ha tutta l’aria di essere ancora più particolare e difficile da leggere. Due settimane di regular season hanno detto molto, sì, ma la sensazione è che di sorprese ce ne saranno a quintali. E l’odore, inconfondibile, è quello di una stagione sul filo di lana, che di cose da dire e da far vedere ne avrà parecchie. Undici squadre imbattute, i campioni al tappeto nel giorno del ritorno del loro quarterback titolare ed un paio di squadre, Tampa Bay e Washington, con le spalle molto vicine al muro. Iniziando dal gruppone di quelle che nella casella delle sconfitte si godono ancora il numero zero, lo sguardo cade quasi immediatamente su San Diego. Pur non incontrando squadre destinate a fare la storia i Chargers hanno comunque impressionato e in week 2, dopo il 27-0 rifilato a domicilio agli Oakland Raiders, hanno distrutto con un eloquente 40-7 i Tennesse Titans aiutandoli, anche, a dirimere subito la questione relativa al quarterback. Il rookie Vince Young va già meglio del vecchio Kerry Collins. San Diego, ora, si prepara alla sfida con l’altra difesa impermeabile, quella dei Baltimore Ravens. Ventisette a zero a Tampa Bay all’esordio, 28-7 ai Raiders domenica con 3 intercetti, 6 sack e un fumble forzato. Numeri che promettono di trasformare la AFC North in un vero e proprio girone dantesco, visto che i Cincinnati Bengals - rimasti sul treno delle imbattute superando i Cleveland Brown per 3417 – domenica voleranno a Pittsburgh per quella che si presenta come una delle partite più calde della terza settimana. Nel giorno del ritorno di Ben Roethlisberger, in campo a 10 giorni da un’appendicectomia e a 3 mesi da un incidente quasi mortale in risultato finale, 9-0 per la squadra guidata da Byron Leftwich, può essere letto in due maniere. Bicchiere mezzo vuoto se si guarda la sterilità assoluta dell’attacco e del running back Willie Parker. Mezzo pieno, o forse anche di più, se si pensa al fatto che la difesa dei vincitori del Super Bowl XL pur rimanendo in campo per la bellezza di 37 minuti ha concesso appena 3 field goal, uno nel terzo quarto e due nell’ultimo periodo. In fatto di ‘derby’ divisionali la prossima settimana di NFL proporrà anche il confronRoethlisberger pressato dalla difesa dei Jaguars Richard Owens dei Minnesota Vikings, realizza il TD della vittoria sui Panthers moto, gli Steelers hanno perso smalto in attacco soccombendo nel Monday Night ai Jacksonville Jaguars di coach Del Rio. Il W E E K 2 R I S U L T A T I to tra i Jaguars, dotati di una difesa eccellente e di una linea d’attacco di livello assoluto, e gli Indianapolis Colts di Peyton Manning. Il qb degli eterni incompiuti è già in testa ad una manciata di statistiche e con le 400 yards servite ad affettare la difesa degli Houston Texans (43-24) si è anche tolto lo sfizio di scalzare un certo Johnny Unitas dalla vetta della classifica dei lanci completati dai quarterback che hanno vestito la maglia dei Colts. Ma i Texans non sono i Chicago Bears - né quelli già padroni della NFC North (34-7 ai Detroit Lions dopo la gita di piacere a Green Bay), né tanto meno quelli d’annata di Dick Butkus – e il test della prossima settimana con Jacksonville sarà fondamentale. Sia per chiarire l’effettiva forza di Indy, sia per dare, almeno per 7 giorni, un padrone unico alla AFC South. Padrone unico che già svetta, come prevedibile, nella NFC West, dove i Seattle Seahawks, spinti più dalla difesa che dall’attacco, hanno sconfitto Arizona per 21-10 prendendo una partita di vantaggio sui Cardinals, sui St.Louis Rams e sui San Francisco 49ers (domenica 20-13 per i Niners). Una sola squadra al comando anche nella AFC East, dove i New England Patriots sono riusciti ad arginare Jerricho Cotchery e Laveranues Coles (una delle coppie di ricevitori più in palla del momento) superando i New York Jets per 24-17. Come la scorsa settimana con un attacco poggiato più sul gioco a terra (Corey Dillon e Lawrence Maroney si sono divisi 36 palloni guadagnando 145 yard) che sul braccio di Tom Brady. Nella stessa divisione i Miami Dolphins sono già con l’acqua alla gola, visto che Daunte Culpepper e compagni, dopo il ko contro gli Steelers, sono tornati a perdere cedendo ai Buffalo Bills per 16-6. Allarme rosso anche per i Buccaneers e i Carolina Panthers. Tampa, dopo la lezione rimediata dai Ravens, è tornata a soffrire in attacco (Chris Simms costretto a 53 lanci con 3 intercetti) cedendo per 143 agli Atlanta Falcons di un Michael Vick come sempre adrenalinico, 92 yards di braccio e 127 su corsa. Stessa situazione, ma motivi diversi, per Carolina. Ancora privi del loro miglior ricevitore, Steve Smith, i Panthers si sono arresi in maniera folle ai Minnesota Vikings commettendo un paio di errori gravi in situazione di special team: un ritorno di punt giocato alla mano da Chris Gamble e finito in fumble ed un touchdown subito su un fake field goal, di Richard Owens su lancio del kicker Ryan Longwell (poi decisivo con 3 punti in overtime). I Vikings, insomma, sembrano aver lanciato la sfida ai Bears per il controllo della NFC North. Carolina, al contrario, rischia di passare dal ruolo di grande favorita della National Football Conference a quello di grande delusione: il derby della disperazione sarà servito domenica in Florida, dove i Buccaneers ospiteranno proprio i Panthers. Rischiano di essere la grande sorpresa dell’anno, invece, i New Orleans Saints di Deuce McAllister e Reggie Bush. Messa in cassaforte la seconda vittoria dell’anno (34-27 a Green Bay sui Packers in netta ripresa), i Saints lunedì prossimo ospiteranno i Falcons in un Monday Night assolutamente spettacolare. La sfida tra Bush e Vick sarà anche l’occasione per la riapertura del Superdome, devastato dalla sciagura ‘Kathrina’ che lo scorso anno colpì New Orleans. Infine, oltre al 9-6 dei Denver Broncos sui Kansas City Chiefs, le due sfide più attese della domenica. La ‘classica’ tra i Dallas Cowboys e i Washington Redskins è andata per 27-10 ai texani, costretti però a perdere per almeno 2 settimane Terrell Owens, uscito con un anulare fratturato. Più tirata ed emozionante, invece, la vittoria dei New York Giants sui Philadelphia Eagles, un 30-24 arrivato in overtime dopo un parziale di 17-0 piazzato dalla squadra della Grande Mela in un quarto periodo che ha messo in mostra tutte le capacità di Eli Manning. Aiutato da due ottimi ricevitori come Amani Toomer e Plaxico Burress, il fratellino di Peyton ha reagito ad un inizio di partita difficile mettendo insieme 371 yard e 3 passaggi in meta. G R I D I R O N Touch down Se una squadra di attacco riesce a conquistare tutto il campo, varcando la linea di meta (goal line) avversaria, segna un touchdown che vale 6 punti Calciare una conversione Muovere la palla Il giocatore di linea centrale (center) dà inizio al gioco passando la palla fra le gambe (snap) al quarterback (QB) posizionato dietro di lui, il quale passa la palla “alla mano” (handoff) ad un corridore (running back) oppure la lancia in avanti (pass) ad un ricevitore. A questo punto i giocatori della difesa avversaria hanno di- verse opportunità: 1) “spianare” il QB (sack) prima che esso lanci la palla, 2) placcare l’eventuale running back, 3) intercettare o deflettare la palla in volo verso il ricevitore, 4) aspettare che il ricevitore catturi la palla per staccargli la testa, 5) subire un TD. Dopo aver realizzato il touchdown si puo optare per una conversione da due punti, giocando una azione di corsa o lancio, oppure da un punto: il kicker si incarica di effettuare il calcio indirizzando la palla tra i pali (goalposts). La difesa prova a bloccare la conversione formando una piramide umana. Una conversione non dovrebbe essere sbagliata: se un giocatore giapponese sbaglia troppo spesso è costretto a fare seppuku, se un giocatore americano sbaglia troppo spesso viene semplicemente cacciato dalla squadra ma, per la propria incolumità, evita di farsi vedere in giro per qualche tempo.
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