Autobianchi - VirtualCar

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STORIA DELL’AUTOBIANCHI
LE AUTOMOBILI
In uno degli ultimi incontri I'lng. Giacosa, porgendomi una tazza
di tè, mi raccontò una storia. «C'era una volta in Fiat Giovanni
Agnelli, un giovanotto brillante che s'aggirava inquieto negli
stabilimenti di famiglia. Il lavoro non gli bastava: voleva
qualcosa di suo ove poter dare sfogo alla sua intraprendenza e
intelligenza. lo, che gia ero un buon progettista, divenni una
delle figure fondamentali nel dopoguerra. Ero responsabile della
Progettazione Fiat e creai un reparto di ingegneria avanzata dove
disegnavamo, costruivamo e si sperimentava. Applicai il mio
ingegno e la mia fantasia su tutta la futura produzione del nuovo
Marchio, cercando e discutendo con gruppi di menti per poter trarre nuove soluzioni. Si diede il
via ad una produzione particolare, esclusiva, banco sperimentale di nuove tecnologie e
soluzioni alternative, pista di volo di auto uniche destinate a clienti con la voglia di distinzione
ed i cui segreti di successo vennero poi adottati dalla casa madre torinese e da tante altre nel
mondo. Fu così che le vere Fiat «innovative» erano le Autobianchi!
Le officine di Desio, provate dalla guerra, tentarono di risollevarsi: l’11 gennaio 1955 Bianchi,
con Fiat e Pirelli (che cosi allargava il mercato con la fornitura dei pneumatici), fondarono
l'AutoBianchi con partecipazione paritetica. Lo stabilimento fu ampliato e ammodernato con
macchinari innovativi e di qualità, automazioni e migliori soluzioni tecniche ed ecologiche
persino negli impianti di verniciatura, considerati i più moderni d'Europa. Vi si trasferirono dalla
Fiat menti e braccia, nonché meccanica di necessità. Molta attenzione ai dipendenti che
godevano di spazi contrattuali nuovi e che, nel loro dopo lavoro, brulicavano di attività sociali
per il tempo libero. In questo momento di elevata intensità produttiva il bellissimo autocarro
Visconteo veniva migliorato e cambiò logo.
Da miei vecchi disegni del progetto 110, in Fiat nel luglio ‘57
nacque la 500, versione moderna della Topolino. Nel settembre
'57, invece, al Museo della Scienza e della Tecnica di Milano fu
presentata l'Autobianchi Bianchina. Aveva le stesse basi. ma era
più curata e rivolta ad un pubblico esigente: carrozzeria bicolore,
cromature e gomme a fascia bianca, fuoriserie di serie, ricca di
tutto, e vari optional. Il nome era a ricordo della prima auto
progettata da Bianchi. Era trasformabile, con un lungo tetto
apribile che s'arrotolava e superò la 500 in bellezza e stile,
riscuotendo un gran successo. Fu così migliorata la popolare Fiat -500- e, col prezzo inferiore,
fu più alla portata degli italiani del dopoguerra: finalmente tutti si carrozzarono in massa.
Nacquero le vacanze con lunghe code d'auto cariche all'inverosimile di famiglie con
l'ombrellone. E, un giorno. fu il sorpasso d'una raffinata Bianchina Cabriolet a lasciare senza
respiro: una piccola Cadillac decappottabile grondante di cromature che ci ricordava i momenti
felici della liberazione ed il lusso americano e tutti ci tuffammo nella dolce vita: Hepburn,
Bardot. O'Toole, Koscina. e tanti altri la resero brillante interprete di film di furore. Le nuove
autostrade soleggiate videro anche la berlina di 4 posti, elegante
e con tanto più spazio all'interno, fruita dalle famiglie, dal
momento che, sempre in 3 metri, era uno strepitoso condensato
di genialità.
Per lavoro o più ampio carico, la «Panoramica» e la
«Giardiniera»: ribaltando i sedili posteriori aumentava il piano di
capienza e così lattai, panettieri, ortofrutticoli, giornalai, fiorai,
consegnavano giornalmente i freschi prodotti del nuovo
benessere. Le «Furgoncino» progenitrici del «Fiorino» hanno lavorato per anni in Enel, Stipel,
Italgas, Acquedotto, Vigili del Fuoco, pronte, cariche e sempre affidabili.
A quell'epoca, da un modello a quello successivo passava tanto tempo, ma la «Bianchina»,
sempre con grazia e freschezza, seppe crescere e moltiplicarsi a raffica. Nell'arco di appena 4
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anni uscirono tantissime versioni comprese le Special, che si differenziavano per ulteriori
cromature avvolgenti e una miglior potenza del motore erogata dalla versione sport.
Quello che, oggi, ogni marca sbandiera come gamma allargata c'era già tutto e non mancava
proprio nulla: le citycar odierne non hanno nulla di più delle Bianchina di allora.
Nel '60 la sede fu trasferita a Milano nel grattacielo di via Fabio Filzi, detto «il Pirellone».
L'inarrestabile vocazione sperimentale dell'Autobianchi trovo
particolare espressione con lo spider «Stellina» a due posti. Era
un coraggioso tentativo imprenditoriale teso all'innovazione. In
quegli anni il fiber-glass (stratificato di vetro) stava prendendo
piede nel campo sportive e nella nautica ove i coefficienti di
sicurezza sono estremamente rigorosi in funzione alle notevoli
sollecitazioni. Fu presentata al Salone di Torino del '63 e
derivava dal pianale della «600D» opportunamente elaborato.
L'idea dell’Ing. Rapi fu perciò d'una carrozzeria in vetroresina che
la rendesse leggera e resistente al clima, realizzata su struttura
portante scatolare metallizzata e venduta con kit di riparazione facilmente eseguibile, in
quanto le caratteristiche meccaniche del fiber-glass sono tali da circoscrivere la parte urtata
senza estenderla a parti lontane. La genialità e fantasia dei progettisti le donarono una linea
avveniristica e un grintoso aspetto estetico simile alla teutonica Porsche dell'epoca: un vero
spettacolo! Il lento ritmo di produzione ed il suo alto prezzo di listino ne causarono però una
produzione limitata: poco più di 500 esemplari. Ancor oggi i pochi esemplari rimasti, esposti
nei vari retrò, destano stupore e ammirazione.
Il '64, al Salone di Torino, fu I'anno della «Primula». II progetto, esaminato per anni, subiva di
volta in volta perplessità e contrarietà, originate nel 1932 da un incidente d'un prototipo che
aveva preso fuoco in fase sperimentale, con a bordo Gianni Agnelli. Era un bicilindrico con la
trazione anteriore. Col gruppo di Progettazione Fiat si realizzò il
progetto 109, una piccola vettura «tutto avanti»: vera pietra
miliare della sperimentazione Fiat che suscito scalpore ed
ammirazione. La carrozzeria, disegnata a Torino dalle officine
Boano ed inizialmente pensata per un coupé con motore 1100 cc,
era innovativa ed assai funzionale. All'autotelaio fu data una
particolare conformazione che, unita all'adozione di una frizione a
comando idraulico e gruppo cambio-differenziale in unico corpo,
consentì l'installazione del propulsore tutto avanti nelle ristrette
dimensioni previste dal progetto, caratterizzato da una ridotta distanza tra le ruote, aspetto
che permetteva di mantenere limitato il peso del veicolo. Un'ulteriore miglioria si realizzo sulla
pista Fiat a La Mandria: i collaudi evidenziarono infatti la tendenza al bloccaggio delle ruote
posteriori a causa del maggior peso sull'avantreno. II problema venne risolto mediante un
limitatore idraulico di frenata che agiva in funzione del reale carico sull'asse posteriore. Novità
nella sperimentazione Fiat, anche per forma con volume fast back, inclinato, funzionale e
capiente, antesignano della «127». Quella compatta denominata Biancona era disponibile a 2,
3, 4 e 5 porte. Si fecero onore in gare internazionali e trofei anche con la «Primula Coupe
Otas» di Giannini, destando stupore per la tenuta su strada. Nel '65, con finiture più curate,
spiccava al centro della calandra il nuovo marchio raffigurante il biscione e il toro, simboli di
Milano e Torino a testimonianza del gran gioco di squadra vincente. Oggi la «Primula»
rappresenta un fiore raro fra le auto storiche.
Dalle costole della «Primula» derivò la «A111». L'interno stupisce
per la ricchezza degli arredi e l'accuratezza delle rifiniture. Fu
presentata come vettura moderna, elegante, curata nei dettagli,
completa negli accessori e con un alto coefficiente di sicurezza
nella guida e nella marcia.
Trazione anteriore con opportuna distribuzione dei carichi, per
offrire miglior aderenza in ogni condizione di impiego. Freni a
disco su 4 ruote servoassistiti con doppio circuito e modulatore
per la sicurezza in frenata. Motore generoso e di carattere che
sopporta le lunghe code a passo d'uomo, ma poi pronto a
scattare per portarti in testa alla coda. Cinque posti comodissimi, con sedili imbottiti a sagoma
anatomica ed ampio bagagliaio. Era la versione ricca delle Fiat «124» e «128», con
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conseguente prezzo più elevato: solo per pochi. Fu la prima vettura lasciata in prova ai futuri
clienti.
Dopo l'assorbimento, nel '68, dell'Autobianchi da parte della Fiat, terminate le produzioni di
tutti i vari modelli, una folata di vento innovatore spazzò via anche i tempi «caldi» che si erano
caratterizzati con crisi socio-politico-sindacali ed economiche. La produzione automobilistica
nazionale era in calo e la concorrenza estera radicava in Italia.
La «A112» sorse in un periodo difficile, ma saettò sbaragliando
tutti. Era l’inevitabile frutto e conseguenza di tutte le esperienze
vincenti dei precedenti modelli. La vasta gamma di colori delle
«Bianchina» ed anche il bicolore, lo spazio elegante, squadrato e
piccolo con ampia visuale della Berlina, il vano carico ampliabile
abbattendo il sedile posteriore, le feritoie di sfiato sul montante
posteriore e la capottina della Panoramica, e così via, dalle
innovazioni meccaniche ed esperienze della «Primula» tutto
avanti fino allo stile della Stellina.
Nell'ottobre '69 fu presentata al Salone di Torino: era circondata
da marche estere, ma spiccò subito! I suoi occhi ammiccanti
seducevano: sarebbe stata con te sempre. Elastica, si districava
dal traffico per portarti al lavoro. Le signore caricavano comodamente la spesa e portavano i
figli a scuola; le famiglie più numerose, le donne più impegnate su vari fronti: la «A112» era
l'ideale. Soprattutto non perdeva mai lo smalto ed il fascino; era usata dai professionisti nel
sempre più brulicante mondo del business.
Lo scatto bruciante con la sensazione di lasciare tutto alle spalle si realizzava la domenica o nel
tempo libero. Era tua e si partiva per l'avventura. Non parliamo poi di quando lo scorpione la
possedette! Rosso corsa, calandra speciale, marmitta a due tubi, ruote sportive in acciaio
stampato a doppia nervatura con 8 fori. Carburatore a doppio corpo, frizione robusta, cambio
preciso, sterzo leggero, ottima velocità di 150 km/h ed alti regimi fino a 6.600 giri con consumi
contenuti ed ottimi freni. Strumentazione corsaiola, sedili più avvolgenti con poggiatesta,
volante sportivo piccolo a tre razze con corona in pelle.
II suo carattere venne fuori impetuoso e da allora si è classificata
in tutte le gare, slalom, rally, e trofei: hai mai provato? II grande
pregio è l'ottima tenuta di strada veramente unica!
Le «A112» sbaragliarono tutti e il successo le seguì in tutte le sue
7 serie e numerose versioni: Berlina, Elegant, Junior, Elite, LX ,
più le Abarth ed altre.
Ma già si pensava al domani, ad un nuovo modello che fosse
sempre all'avanguardia, in linea con la produzione Autobianchi e
che ancora una volta superasse il nuovo futuro.
Nell'85 fu presentata a Ginevra la «Y10», in sostituzione della «A112» (in vendita fino all'86),
che ha regalato al gruppo Fiat un'auto piccola ma di classe superiore. Agli occhi di tutti
comparve come una sconvolgente fetta di sacher torta: l'irresistibile voglia di provarla e poi...
non poterne più fare a meno. La sua linea a cuneo e coda tronca le donava il valore record per
coefficiente di penetrazione. Classe, energia, stile ed all'interno ingredienti raffinati ed
irresistibili; tessuti modernissimi e d'alcantara con colori alla moda dentro e fuori.
Motore trasversale a trazione anteriore, impianto frenante a doppio circuito, anteriormente a
disco con servofreno di serie, sospensioni anteriori a ruote indipendenti e posteriori con ponte
a omega.
Dotazioni super moderne: computer di viaggio, controllo elettronico in tempo reale, comandi
elettrici dappertutto!
La Turbo cavalcava un motore di 1049 cc con turbocompressore da 85 CV, mentre la 4WD a
trazione integrale montava motore Fire di 999 cc.
Nell'87 entrarono in produzione le serie speciali Fila e Martini. Versioni d'impronta giovane e
sportiva rappresentavano un connubio riuscito fra aziende leader destinate a chi esprime
personalità dinamica e anticonformista. L'88 fu l’anno della Missoni, recante sulla carrozzeria il
marchio della casa di moda e con interni in tessuto dalle particolari decorazioni.
La «LX Selectronic» usci nel '90 ed era dotata di cambio automatico a variazione continua di
rapporto. Nel '91 i modelli Mia, Ego e Fire con catalitica, sempre più all'avanguardia! Il '92
vede la «Y10 Avenue»: interni in prezioso alcantara, con volante regolabile.
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Con la «Y10» è bello scivolare nel traffico, è un veicolo esuberante nello scatto e ripresa
d'accelerazione, divertente e di guida facile su ogni percorso ma sicuro e prevedibile.
Tanti, tantissimi optional, che ancora oggi a 10 anni dall'uscita di produzione la rendono
particolare.
L'eredità passa alla «Y» col marchio Lancia, ma questa è un'altra storia».
Quanto era all'avanguardia quella Fiat col marchio a delta: aveva davvero una marcia in più!
II marchio Autobianchi vive ancora nel Registro Storico, autorizzato dalla Fiat Auto SpA che ne
è proprietaria. Iscrivendosi si ha diritto a certificazioni riconosciute dalla legge, anche ai fini di
migliori costi di gestione (bollo, assicurazione, passaggio di proprietà). Moltissime ordinanze
regionali e comunali ne riconoscono la certificazione anche per i veicoli di 20 anni ed ai fini
della libera circolazione. Nel loro giornale si trovano notizie davvero interessanti. II sito
internet www.autobianchi.org è bellissimo: ha vinto il premio dell'Ordine dei Giornalisti quale
miglior progetto di comunicazione. E' federato all'Asi e con esso alla Fiva. Organizza eventi di
sapore culturale, sociale, benefico, turistico e... goliardico, per il puro piacere di trovarsi
cavalcando un'araba fenice.
-SCHEDE TECNICHE
BIANCHINA
TRASFORMABILE
Cilindrata
Anni di produzione
Motore
Cambio
Potenza
Freni
Velocità
da 479 a 499,5 cc
1957-1962
bicilindrico con raffreddamento ad aria forzata
quattro marce + RM
da 15 a 21 CV
a tamburo sulle quattro ruote
da 90 a 105 km/h
BERLINA
Cilindrata
Anni di produzione
Motore
Cambio
Potenza
Freni
Velocità
da 479 a 499,5 cc
1965-1968
bicilindrico con raffreddamento ad aria forzata
quattro marce + RM
da 18 a 21 CV
a tamburo sulle quattro ruote
da 95 a 105 km/h
CABRIOLET
Cilindrata
Anni di produzione
Motore
Cambio
Potenza
Freni
Velocità
499,5 cc
1960-1968
bicilindrico con raffreddamento ad aria forzata
quattro marce + RM
21 CV
a tamburo sulle quattro ruote
105 km/h
PANORAMICA E GIARDINIERA
Cilindrata
499,5 cc
Anni di produzione 1960-1976
Motore
bicilindrico orizzontale (sogliola) con raffreddamento ad aria forzata
Cambio
quattro marce + RM
Potenza
17,5 CV
Freni
a tamburo sulle quattro ruote
Velocità
95 km/h
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STELLINA
Cilindrata
Anni di produzione
Motori
Cambio
Potenza
Freni
Velocità
767-792cc
1964-1965
posteriore longitudinale 4 cilindri in linea, raffreddamento a liquido
quattro marce +RM (comando a cloche)
32 CV- 34 CV
a tamburo sulle quattro ruote
circa 140 km/h
PRIMULA
Cilindrata
Anni di produzione
Motori
Cambio
Potenza
Freni
Velocità
1221 – 1197 – 1438 cc
1964 - 1970
quattro cilindri in linea trasversali con raffreddamento a liquido
quattro marce sincronizzate + RM (comandi al volante o a cloche)
57 – 59 – 62 – 65 CV (1221), 65 CV (1197), 75 CV (1438)
a disco sulle quattro mote con ripartitore di frenata
da 135 a 155 km/h (secondo le cilindrate)
A111
Cilindrata
Anni di produzione
Motori
Cambio
Potenza
Freni
Velocità
1438
1969 - 1972
quattro cilindri in linea trasversali con raffreddamento a liquido
quattro marce sincronizzate + RM (comando a cloche)
75 CV
a disco sulle quattro ruote con ripartitore di frenata e servofreno
155 km/h
A112
Cilindrata
Anni di produzione
Motori
Cambio
Potenza
Freni
Velocità
Y10
Cilindrata
Anni di produzione
Motori
Cambio
Potenza
Freni
Velocità
903 – 965 – 982 - 1050
1969 - 1985
quattro cilindri in linea trasversali con raffreddamento a liquido
quattro, cinque marce sincronizzate + RM (comando a cloche)
da 44 CV a 70 CV
a disco sulle ruote ant. e a tamburo sulle post, con ripartitore di frenata
da 135 a160 km/h
da 999 (Fire) a 1301 cc
1985 - 1995
anteriore trasversale 4 cilindri in linea con raffreddamento a liquido
cinque marce + RM (comando a cloche)
da 45 CV a 85 CV
a disco sulle ruote ant. e a tamburo sulle post, con ripartitore di frenata
da 145 a 180 km/h
[La pubblicazione del presente articolo, estratto da quello pubblicato su Auto
d’Epoca n. 11 - novembre 2005, è stata concessa dal Registro Autobianchi. Testo
della giornalista LAURA LODI, fotografie realizzate e raccolte dal giornalista MARCO
LERDA.
il Registro Autobianchi (http://www.autobianchi.org) è l'unico registro della marca a
possedere regolare licenza d'uso del marchio da parte di Fiat Auto S.p.A.]
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