Alla (ri)conquista dell`Artico - Osservatorio di Politica Internazionale
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Alla (ri)conquista dell`Artico - Osservatorio di Politica Internazionale
di Simone Vettore* * Simone Vettore è dottore in Storia con indirizzo contemporaneo presso l’Università di Padova, con una tesi in Storia militare dal titolo “La terza dimensione nelle marine militari fino alla Grande Guerra”; nel 2007 è dottore magistrale con lode in Gestione dei beni archivistici e librari, discutendo presso il medesimo ateneo una tesi intitolata “Archivi e biblioteche ed il modello di Rete”. © BloGlobal 2013 BloGlobal Research Paper – n°6, ottobre 2013 l’Artico la considerazione è per molti aspetti tuttora una valida): in assenza di insediamenti umani sterminata massa di ghiacci, poco o stabili, spesso la dichiarazione di sovranità di nulla antropizzata, uno degli ultimi luoghi questo o quello Stato su questa o quell’isola incontaminati del globo e come tale da era più nominale che effettiva. N ell’immaginario Alla (ri)conquista dell’artico di Simone Vettore viene collettivo raffigurato come preservare dalle numerose minacce che rischiano di sconvolgere in modo irreparabile il suo delicato ecosistema, si tratti del ben noto fenomeno del riscaldamento globale [1] o dei numerosi progetti di sfruttamento del ricco sottosuolo. Sono i progressi tecnologici connessi alla Rivoluzione Industriale a far fare lo scatto di qualità, in termini di rilevanza sullo scacchiere globale, all’intera regione: difatti anche l’Artico, al pari delle altre aree della Terra, diviene una superficie da esplorare, studiare, mappare e – In verità questa immagine corrisponde se possibile – colonizzare e sfruttare solo in modo parziale alla realtà; difatti, seppur economicamente. All’interno di questo quadro senza la rilevanza ricoperta da altre aree generale va comunque rilevata una differenza geografiche, sostanziale tra le numerose spedizioni, che all’Artico perlomeno sin crescente importanza va dall’epoca riconosciuta moderna geoeconomica una potremmo ancora ascrivere ad una fase e pionieristica, volte a raggiungere il Polo Nord geopolitica. geografico Nel XVI e nel XVII secolo, ad esempio, pescatori scandinavi (ma anche olandesi) si avventuravano nelle sue gelide acque a caccia di balene oppure ancora di banchi di aringhe; europei contemporaneamente si arcipelaghi avventuravano dell’artico cacciatori negli sperduti canadese, in Groenlandia, nelle Svalbard (o Spizbergen in tedesco) o ancora nelle remote isole a nord della Siberia in cerca di pellicce pregiate. Si e soprattutto che vanno come lette anche manifestazioni e del nazionalismo otto-novecentesco (nel quale il singolo esploratore, con il suo coraggio e la sua intrepidezza, diviene il campione dell’intera Patria, con i rispettivi governi nel ruolo di finanziatori o comunque di osservatori tutt’altro che disinteressati [3]), e quelle dei decenni successivi: con la II Guerra Mondiale e, a seguire, con la Guerra Fredda, concrete esigenze strategiche e militari, ancor prima trattava, con tutta evidenza, di un’economia che economiche, diventano prioritarie. povera ma fondamentale per la sussistenza In particolare nel corso del secondo conflitto delle comunità che vi si dedicavano e, mondiale, a supporto diretto delle operazioni soprattutto, circuiti navali in corso nell’Atlantico settentrionale e commerciali del tempo [2]; dal punto di vista nel Mare di Norvegia (ed in generale delle politico, invece, la situazione sarebbe rimasta operazioni terrestri nello scacchiere europeo), a lungo molto fluida (come si vedrà più avanti, ebbe ben integrata nei luogo una singolare “guerra BloGlobal Research Paper – n°6, ottobre 2013 meteorologica” che Alla (ri)conquista dell’artico di Simone Vettore vide contrapporsi negli ultimi 10 - 20 anni ed anzi le minacce russi e missilistiche provengono da tutt’altra parte), i soldati e ripetuti annunci, specialmente da parte russa, scienziati di queste nazioni si fronteggiarono di ritorno in forze nella regione [7], al punto che in da più parti si paventa la “(ri)militarizzazione tedeschi, norvegesi, statunitensi; una piccoli sorta di inglesi, gruppi “guardie di e ladri” per l’installazione di stazioni meteo capaci di dell’Artico”? rifornire i rispettivi comandi di queste vitali informazioni [4]. Le motivazioni sono in grande misura di Durante la Guerra Fredda, poi, l’importanza della regione artica e subartica crebbe in misura esponenziale: la rotta polare, per la sua brevità (meno tempo di percorrenza e quindi meno preavviso concesso al nemico), diveniva quella principale attraverso i quali sarebbero transitati i missili intercontinentali (ICBM) dotati di testata nucleare (venissero questi lanciati da silos o da sottomarini nucleari) destinati a colpire le città statunitensi natura economica: come ricordato all’inizio di questo articolo, l’Artico fa gola a molti e non solo per la caccia alle balene o lo sfruttamento delle risorse ittiche (attività che rappresentano una costante nell’arco dei secoli) ma in virtù 1) delle ricchissime risorse di gas naturale e di petrolio (ed in generale di altri minerali) dei quali si vorrebbe avviare lo sfruttamento così come 2) dalle concrete prospettive di aperture di nuove rotte commerciali. e dell’Unione Sovietica. Conseguentemente i Il territori dell’Alaska e della Groenlandia da una riguarda il primo punto, è d’obbligo in quanto lo parte, quanto gli arcipelaghi russi della Terra status giuridico della zona non è del tutto di Francesco Giuseppe, della Novaja Zemlja, definito. Preliminarmente dunque si ritiene il della si caso di affrontare l’argomento dal punto di riempirono non solo di stazioni radar dedicate vista politico addentrandoci solo in un secondo ad individuare eventuali missili in arrivo e di momento sulle implicazioni geoeconomiche e lanciare l’early warning ai rispettivi comandi, strategiche. Severnaya Zemlja dall’altra, condizionale, specialmente per quanto ma anche di velivoli dedicati al controllo del traffico aereo, alla caccia antisom, di bombardieri strategici, etc. [5]. Il perdurare della minaccia nucleare, seppur remota rispetto ai tempi della Guerra Fredda, ha fatto sì che alcune di queste basi abbiano Dal punto di vista politico- amministrativo l’Artico è suddiviso tra gli Stati che a vario titolo vi si affacciano: Canada, Danimarca [8], Federazione Russa, Finlandia, Islanda, Norvegia, Stati Uniti e Svezia. Questi mantenuto sino ai giorni nostri l’operatività [6], Stati cercano di regolamentare le questioni magari un po’ degradata. A cosa si devono inerenti alla regione, circa aspetti quali la tutela dunque, a parità di minaccia militare (a ben guardare infatti non è che molto sia cambiato della biodiversità, il rispetto delle popolazioni indigene, la preservazione dell’ambiente di fronte alle sfide poste dai cambiamenti BloGlobal Research Paper – n°6, ottobre 2013 Alla (ri)conquista dell’artico di Simone Vettore climatici e non da ultimo il suo sviluppo socio- Al di là dell’apparente concordia e dei buoni economico in modo sostenibile, attraverso un propositi, risulta dunque evidente come il apposito Consiglio Artico sorto sulle basi della potenziamento Dichiarazione di Ottawa del 1996. propedeutico ad un maggiore sfruttamento Il delle infrastrutture delle Consiglio Artico risorse presenti si riunisce sia con cadenza nonché a fungere da supporto biennale con all’apertura di rappresentan nuove za a livello di rotte commerciali. Ministri degli Esteri; La l’ultimo all’Artico” del meeting si è resto già svolto il 15 iniziata maggio 2013 particolarment a Kiruna, in e attiva risulta Svezia. Tra le essere, come altre cose vi si è avuto è modo di anticipare, la Russia. Il stato approvato, nascosto mezzo in “corsa alle è e modus formule di rito operandi di della quest’ultima è dichiarazione finale, l’avvio dell’Arctic Maritime assai tradizionale, trattandosi del consueto mix and Infrastructure di missione scientifica, militare e d’affari; in Initiative la quale ha il preciso scopo di particolare l’obiettivo di Mosca è dimostrare “migliorare le condizioni economiche e sociali” che la dorsale di Lomonosov, una sorta di dell’area almeno catena montuosa sottomarina che si snoda per inizialmente, in “un’analisi comparativa delle circa 1.800 Km dalle isole della Nuova Siberia infrastrutture portuali ed aeroportuali degli fino all’isola di Ellesmere (nell’arcipelago artico Stati Artici, incoraggiando gli sforzi continui canadese) tesi ad identificare le opportunità di sviluppo rappresenta una continuazione della propria ed uso di infrastrutture complementari” [9]. placca continentale. Se ciò fosse provato la Aviation e Transportation si sostanzierà, attraversando il Polo Nord, Russia, in base al diritto internazionale (e nello BloGlobal Research Paper – n°6, ottobre 2013 Alla (ri)conquista dell’artico di Simone Vettore specifico alla Convenzione dell’ONU sul Diritto Sebastiano Caboto a Baffin ed Hudson fino a del Mare del 1982), potrebbe estendere Franklin) e la non meno importante Via ulteriormente, rispetto alle 200 miglia nautiche Marittima Settentrionale. attualmente garantite, la zona nella quale poter sfruttare le risorse energetiche, arrivando peraltro ad inglobare lo stesso Polo Nord geografico [10]. Naturalmente il Canada non è dello stesso avviso ma la Russia, con un gesto dall’elevata carica simbolica, nel 2007, a coronamento di una spedizione scientifica denominata “Arctic 2007”, ha spedito due batiscafi, con a bordo tre membri di equipaggio ciascuno, a ben 4.500 metri di profondità in corrispondenza del Polo Nord dove si è provveduto ad impiantare la propria bandiera nazionale [11]. Iniziamo dal passaggio a Nord-Ovest, vale a dire la rotta che si snoda a nord di Alaska e Canada e che mette in collegamento i settori settentrionali del Pacifico e dell’Atlantico bypassando il canale di Panama. Il primo transito esclusivamente commerciale è attualmente in corso: il mercantile Nordic Orion nel momento in cui si scrivono queste righe è infatti in navigazione al largo della Groenlandia ed è atteso a giorni nel porto finlandese di Pori dopo essere partito il 17 settembre da Vancouver; secondo la società armatrice, la Bulk Partners, il risparmio è quantificabile in Naturalmente al di là del gesto “unilaterale”, quattro giorni di navigazione, pari a 1500 non c’è alcuna ripercussione giuridica; al miglia nautiche, e 200mila dollari. La stessa contrario la via da percorrere rimane quella, società si è affrettata a specificare che classica, dell’accordo bi-multilaterale: se n’è l’attraversata non sarebbe stata possibile avuta una prova in occasione dell’accordo con senza il forte supporto del governo canadese, il quale Russia e Norvegia hanno delimitato, il quale ha messo a disposizione una nave nel 2010, i rispettivi confini marittimi nel Mare rompighiaccio di Barents [12]. Probabilmente negli anni a approssimativamente 50mila dollari al giorno) venire, parallelamente all’inasprimento della ma l’auspicio è che, negli anni a venire, “corsa all’Artico” causata anche dall’ingresso complice l’ulteriore ritirata dei ghiacci e la di nuovi player nell’area (i nuovi osservatori creazione di una migliore rete di supporto permanenti del Consiglio Artico sono al logistico, tali costi “in sicurezza” momento i principali “indiziati”), assisteremo sensibilmente [13]. Ciò che ad un moltiplicarsi di questo tipo di accordi. maniera evidente dalla vicenda è il ruolo attivo di scorta (che costa calino traspare in assunto dal governo di Ottawa per promuovere Ma veniamo ora ad analizzare in una rotta che si pone in competizione diretta maggior dettaglio quelle che sono le attuali (ovviamente dipende anche da porto di prospettive derivanti dall’apertura delle due partenza e di arrivo) con quella sponsorizzata nuove rotte artiche, ovvero il mitico “passaggio da Mosca, vale a dire la Via Marittima a Nord-Ovest” (invano cercato da generazioni Settentrionale (o passaggio a Nord-Est). e generazioni di esploratori, da Giovanni e BloGlobal Research Paper – n°6, ottobre 2013 Alla (ri)conquista dell’artico di Simone Vettore Diversamente dalla ancor più prima, necessaria, questa rotta è agli occhi del assai più Cremlino, in rodata: già nel quanto tra le 2010 quattro merci mercantili trasportate avevano non vi seguito sarebbero questo solo i prodotti itinerario, cifra manifatturieri che nel 2011 provenienti è salita a 34 e dall’Asia e nel 2012 a 46; diretti ai le previsioni mercati sono per un europei ma ulteriore, rapido incremento, in virtù di tempi di anche navi cisterne cariche di gas liquefatto percorrenza ridotti di 10 - 15 giorni (pari a (ed in prospettiva petrolio) estratto dai nuovi circa 3900 miglia nautiche) rispetto alla giacimenti che colossi come Gazprom contano tradizionale di iniziare a sfruttare [14]. rotta passante per Suez e soprattutto di una migliore (in termini relativi si intende) infrastruttura logistica rispetto alla Alla luce di quanto sin qui esposto concorrente rotta nord-americana. Le citate tentiamo di trarre alcune giocoforza provvisorie basi militari russe infatti, che non a caso sono conclusioni. In effetti, nonostante l’estrema distribuite dal punto di vista geografico lungo cautela che si deve usare in questi casi l’intero tragitto, possono svolgere il duplice (l’esperienza infatti insegna che le stime, ruolo militare - civile in missioni SAR (search allorquando and rescue), di supporto alla navigazione (con investimenti, sono formulate per eccesso), i tutto loro radar), di sorveglianza e di lascia si devono pensare attrarre che ingenti effettivamente pattugliamento, etc. l’apertura delle rotte artiche e l’accesso alle L’ambizione di Mosca dunque, neppure tanto risorse della regione avrà notevoli ripercussioni velata, è quella di ergersi a “main sponsor” e su scala globale. garante, anche militare, della nuova rotta In particolare se le voraci economie asiatiche commerciale (indicative in questo senso le dovessero confermare la loro politica di manovre navali svoltesi nella tarda estate al diversificazione in primo luogo delle fonti di largo delle isole della Nuova Siberia). Peraltro approvvigionamento energetico ed in generale va detto che tale “protezione” si renderebbe delle rotte attraverso il quale transitano le loro BloGlobal Research Paper – n°6, ottobre 2013 Alla (ri)conquista dell’artico di Simone Vettore importazioni ed esportazioni [15], a risentirne (di per sé non elevata) dei numerosi staterelli doppiamente sarebbe l’area del Vicino e dell’America Medio Oriente. motivo, ponendosi ora nella prospettiva di Le ragioni sono lampanti: la perdita, da parte delle petromonarchie del Golfo, di una quota, difficile da quantificare con precisione in questo momento ma sicuramente significativa, delle forniture globali di petrolio e gas naturale porterebbe inevitabilmente anche ad una diminuzione del loro peso politico sullo scenario economie internazionale (sia industrializzate perché le dipenderebbero meno da esse, sia perché, diminuendo il fiume di petroldollari a loro disposizione, si istmica. Proprio per questo Washington, non è da escludere una sorta di riposizionamento dal proprio backyard caraibico in favore della “nordica” Alaska. Probabilmente, comunque, il principale beneficiario della nuova situazione sarebbe il Canada, il quale di colpo si verrebbe a trovare, da Stato relegato dai ghiacci qual è, a controllore di una importante via di comunicazione. E questo senza contare le opportunità derivanti dallo sfruttamento di nuovi ricchi giacimenti minerari. ridurrebbero pure i vari finanziamenti a scuole Alcune coraniche, charity e movimenti vari che relativamente spesso e volentieri portano avanti finalità Nostrum: politiche). A contribuire ulteriormente al calo scomodare il “classico” precedente storico del d’importanza XVI e XVII secolo, allorquando le grandi della regione sarebbe poi, considerazioni, alle da ripercussioni probabilmente è ultimo, sul Mare eccessivo ovviamente, il “declassamento” di Suez da scoperte principale e progressivo ma costante trasferimento dei l’Europa a semplice alternativa, evento che commerci dal Mediterraneo all’Atlantico (anche avrebbe sicure conseguenze su molti attori se questo fenomeno, alla luce dei più recenti regionali [16]. È fuor di dubbio che, alla luce studi di storia economica, non fu drastico e della pirateria oramai endemica nel Corno traumatico come raccontato da buona parte d’Africa (ma anche nello Stretto di Malacca), della storiografia) ed il contestuale ulteriore con i conseguenti maggiori costi in termini di spostamento del baricentro dei centri di potere assicurazioni, protezione dei mercantili, etc., verso il Mare del Nord. Ciò nondimeno, armatori e spedizionieri di tutto il mondo non comparando i flussi commerciali transitanti per potrebbero il Mediterraneo con quelli che, verosimilmente, rotta che tra l’Estremo vedere con Oriente favore la geografiche nuove vie, viene il comparsa di una via più sicura, e peraltro più prenderanno breve. spontaneo ritenere che al nostro bacino Riflessioni analoghe possono essere fatte per le provocarono quasi toccherà un ruolo quanto meno residuale. quanto riguarda il Passaggio a Nord-Ovest: sicuramente diminuirebbe l’importanza del canale di Panama ed, insieme ad esso, quella Insomma, grandi cambiamenti e grandi sfide potrebbero presto profilarsi all’orizzonte. [1] Non è questa la sede per discettare se le cause di questo fenomeno vadano fatte risalire all’attività umana o altro; quel che qui conta è l’evidenza del fenomeno (che emerge in maniera incontrovertibile dall’analisi delle serie storiche delle temperature registrate) e, soprattutto, le sue conseguenze concrete, ovvero lo scioglimento dei ghiacci e, di conseguenza, la praticabilità di nuove rotte commerciali e come accennato sopra l’avverarsi di condizioni ambientali tali da consentire un più agevole sfruttamento degli estesi giacimenti presenti (soprattutto petrolio e gas). [2] Si pensi, di nuovo, ai barili di alici sottosale distribuite dagli olandesi praticamente in tutta Europa. [3] Ad esempio la spedizione Nobile - Amundsen del 1923-24 (dirigibile Norge), che stabilì il primato del primo sorvolo sul Polo Nord, vide il Governo italiano in qualità di finanziatore con una quota del 25%. [4] Si legga il dettagliatissimo articolo di A. Rosselli, La guerra metereologica 1940-45. I tedeschi, giusto per capire le vastità degli spazi interessati, installarono stazioni meteo in Groenlandia (dove realizzarono anche punti di rifornimento per gli u-boote), nell’isola di Jan Mayen (posta all’incirca al crocevia tra Norvegia, Islanda e Danimarca), alle Svalbard e persino nella sperduta Terra di Francesco Giuseppe, a nord della Novaja Zemlja; gli Alleati dal canto loro risposero punto su punto, occupando in particolare Groenlandia, Far Oer (nominalmente possedimenti della Corona danese, ma come noto la Danimarca era stata invasa dalle truppe germaniche) ed Islanda (isola vitale per proteggere le rotte mercantili passanti per l’alto Atlantico e punto di sosta privilegiato per i convogli che effettuavano l’attraversata transatlantica). Le norvegesi Svalbard, invece, passarono ripetutamente di mano. [5] Dato l’isolamento dei luoghi i sovietici fecero molto di più: in particolare la Novaja Zemlja, il cui territorio presentava una elevata densità di basi, fu utilizzata a lungo come poligono nucleare; il cosmodromo di Pleseck poi, nella regione di Arcangelo, oltre che per il lancio di vettori spaziali e satelliti, era un sito di lancio per ICBM. Attualmente vi si svolgono pure test sperimentali. [6] È il caso di quella di Thule (Peterson AFB), realizzata dagli Stati Uniti in Groenlandia nell’ambito degli avvenimenti relativi alla II Guerra Mondiale sopra descritti, oppure di quella russa (e prima sovietica) di Nagurskoye (nell’isola Terra di Alessandra, nell’arcipelago della Terra di Francesco Giuseppe). http://www.peterson.af.mil/units/821stairbase/index.asp e M. Schepp ; G. Traufetter, Riches at the North Pole: Russia Unveils Aggressive Arctic Plans,. Ovviamente molte altre basi sono state dismesse. [7] Il Presidente russo Vladimir Putin ha di recente annunciato, ad esempio, il ritorno stabile sull’isola di Kotelnyj, nell’arcipelago della Nuova Siberia. Vedi A. Scott, La Russia dopo 20 anni torna sull’Artico con una base militare. [8] Il Regno di Danimarca è presente attraverso la Groenlandia, la quale costituiva una sua contea (amt) d’oltremare fino al 2008, anno in cui, a seguito di apposito referendum, il suo status giuridico è diventato quello di nazione costitutiva. [9] A Kiruna è anche stato deciso, “al fine di rafforzare il Consiglio stesso”, l’ingresso di Cina, Corea del Sud, India, Italia, Giappone e Singapore in qualità di osservatori permanenti. Il testo integrale della dichiarazione è scaricabile a questa pagina: http://www.arctic-council.org/index.php/en/document-archive/category/5-declarations. [10] Va infatti sottolineato come, diversamente dall’Antartide, non esista una massa continentale artica; le epiche spedizioni terrestri per raggiungere il Polo Nord, in altri termini, sono state possibili solo perché le acque a quelle estreme latitudini sono perennemente ghiacciate. [11] Vedi R. A. Lovett, Russia Plants Underwater Flag, Claims Arctic Seafloor. [12] Vedi M. De Bonis, Mosca e Oslo finalmente divise. L’accordo, peraltro, prevedeva l’effettuazione di prospezioni offshore congiunte. [13] Vedi C. Dawson, Cargo Ship carves a Path in Arctic Sea. [14] Vedi A. Scott, Materie prime e rotte marittime. Cina, India e Giappone si affacciano sul risiko dell’Artico. BloGlobal Research Paper – n°6, ottobre 2013 Alla (ri)conquista dell’artico di Simone Vettore [15] La ricordata ammissione di Cina, Corea del Sud, Giappone, India e Singapore in qualità di osservatori permanenti in seno al Consiglio Artico non dovrebbe lasciare dubbi riguardo all’esistenza di questa volontà. [16] Si pensi all’Egitto: la terra dei faraoni ha fondato, in assenza di risorse naturali, il proprio status di potenza regionale e di partner strategico dell’Occidente proprio sul suo ruolo di “gendarme” del Canale di Suez. Quali conseguenze potrebbero derivare, negli equilibri interni e regionali, dal venir meno di tale funzione? Photo credit: Philippe Rekacewicz/Cartografare il presente; The Arctic Institute *** BloGlobal – Osservatorio di Politica Internazionale Research Paper Ottobre 2013 Questa opera è distribuita con licenza Creative Commons - Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 3.0 Italia © BloGlobal 2013
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