Numero monografico di Sciences Humanes - Genitori e Figli
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Numero monografico di Sciences Humanes - Genitori e Figli
INDAGINE Il mondo degli adolescenti Dossier coordinato da Martine Fournier Un’indagine inedita I loro comportamenti appaiono imprevedibili, enigmatici. Rendono gli adulti perplessi, preoccupano i genitori. Le età dell’adolescenza Durante questa età movimentata, il corpo conosce delle Ragazze/ragazzi: universi separati poi si dimenticano. Ognuno vive a modo suo, talvolta I figli dell’era digitale l’evoluzione delle attività culturali e dei passatempi di Prendere il volo lungo termine costituisce una miniera di dati e rinnova trasformazioni importanti, si accendono passioni che va fino al limite... Chi sono gli adolescenti? Per sei anni, un’équipe di sociologi ha osservato 4.000 giovani, tra gli 11 ed i 17 anni. Questa indagine a lo sguardo sulle culture giovanili. La metamorfosi adolescenziale Qual’è il ruolo reale della famiglia, della scuola, dell’ambiente sociale, del gruppo di amici nei gusti e nelle scelte? Come si passa dallo stadio di fan della Giochi pericolosi televisione a quello di virtuoso del virtuale? Perché ragazzi e ragazze si incontrano tardi? In che modo, alla fine, gli adolescenti del XXI° secolo prendono il volo? 28 Scienze Umanistiche Maggio 2011 n°226 Un’indagine inedita I passatempi sono una cosa seria, come allarmisti che delle visioni incantate, che testimoniano i risultati delle indagini che hanno, paradossalmente, come punto in si occupano di attività culturali. Tuttavia, il comune di unificare una ipotetica “cultura modello più celebre tra queste, l’indagine giovanile”. sulle attività culturali dei francesi, si attesta In questo contesto, l’apporto dell’indagine maggiormente sulle attività degli adulti (in “L’infanzia dei passatempi” presentato qui, degli studi, della prospettiva e delle verità delle persone di più di 15 anni), come ne è ovviamente la punta di diamante. statistiche del ministero della Cultura se i più giovani fossero implicitamente Da una parte, seguendo quasi 4000 e della Comunicazione) sono gli considerati sia come degli eredi o dei ragazzi che vanno dalla fine della scuola riproduttori delle attività genitoriali, sia primaria alla fine delle scuole superiori, come dei consumatori passivi sottomessi l’indagine permette di comprendere, nella dell’infanzia alla tarda adolescenza, all’imposizione mediatica. La cultura dei loro complessità e varietà, la logica di La minori di 18 anni, è una “terra incognita”? costituzione ed evoluzione delle attività e Non esattamente: nel corso degli ultimi dei gusti. PIERRE MERCKLE, SYLVIE OCTOBRE, CHRISTINE DETREZ ET NATHAUE BERTHOMIER Pierre Mercklé e Christine Détrez (entrambi sociologi), Sylvie Octobre e Nathalie Berthomier (Dipartimento autori dell’indagine. L’infanzia dei passatempi, Traiettorie comuni e percorsi individuali dalla fine 2010. Documentazione francese, anni, in effetti, i lavori si sono moltiplicati (1). Il loro rigore scientifico permette di evitare i trabocchetti quanto dei discorsi Maggio 2011 n°226 Scienze Umanistiche 29 INDAGINE D’altra parte, coglie una gamma di attività molto ampie e le articola con domande che riguardano i gusti (poiché l’attività in sé e per sé non dice niente del gusto che può essere o non essere presente), le rappresentazioni di sé - nella famiglia e nel gruppo di amici -, le proiezioni verso il futuro: insomma, tutte quelle domande che fanno degli anni delle scuole medie e superiori dei momenti complessi di ristrutturazione di sé. Eccone i principali risultati... “Dimmi cosa ti piace fare nel tempo libero, e ti dirò la tua età.” Dalla prima infanzia alla tarda adolescenza, il progredire degli anni si caratterizza per una riorganizzazione dei programmi culturali, che uniscono la ridefinizione dei repertori dei divertimenti e la modifica delle loro condizioni di esercizio. Non soltanto non si fanno le stesse cose a 11 anni e a 17 anni, ma non si fanno più le stesse cose anche con le stesse persone, né allo stesso tempo... Praticare un certo passatempo, non praticarne più un’ altro, avere un certo oggetto culturale, sono come dei marcatori di età, dei segnali verso i genitori, amici, e anche verso sé stessi. La posta in gioco è multipla: dire la propria età, farla riconoscere dagli altri, ma anche riconoscervisi, spesso imparando a togliersi il marchio di colui o colei che si era da bambini. E il processo è progressivo: bisogna dapprima negoziare l’autonomia con i propri genitori, adottando i gusti e le abitudini dei pari, degli amici e delle amiche prima di potersene eventualmente liberare ed adottare delle abitudini e delle preferenze proprie. Il progredire dell’età avvantaggia dunque alcune attività e allo stesso tempo ne favorisce l’abbandono di altre. Televisione, lettura e altri giochi diversi dai videogiochi appaiono tra queste attività declinanti. Al contrario, musica e computer appaiono come le attività emblematiche della transizione verso l’adolescenza, senza che sia possibile, nel caso del computer, distinguere l’effetto età dall’effetto generazione, essendo questi ragazzi cresciuti insieme alle apparecchiature informatiche che hanno segnato velocemente gli anni 2000. Se tutte le attività si distaccano dalla socializzazione familiare per inserirsi nel cerchio degli amici, la conquista dell’autonomia è realizzata anche attraverso le uscite. A 17 anni, il 90% degli adolescenti è andato al cinema sin dall’inizio dell’anno scolastico (questo rappresenta l’uscita più frequente); se da una parte più di un terzo di loro è andato ad un concerto, d’altra parte volgono invece le spalle a musei, monumenti e soprattutto I passatempi quotidiani 30 Scienze Umanistiche Maggio 2011 n°226 alle biblioteche, la cui frequentazione era legata alla famiglia o alla scuola. Ma la descrizione degli interessi comuni non deve nascondere la molteplicità delle acquisizioni individuali, rintracciabili nella quantità di libri, di cantanti, di giochi, di siti citati non appena gli adolescenti vengono interrogati sulle proprie abitudini o preferenze. “Dimmi chi sei, ti dirò ciò che fai”. Tali acquisizioni individuali si devono ad una moltitudine di fattori, tra cui l’identità di genere e l’origine sociale, che giocano, in maniera combinata, un ruolo predominante. Se l’adolescenza è un periodo che può apparire come caratterizzato da un allentamento dei vincoli da parte dei genitori e da una certa plasticità delle regole, non è pertanto un periodo di libera trattativa, dove sarebbero sospese tutte le logiche di distinzione. Ad eccezione della televisione e della lettura dei libri, sono poche le attività quotidiane che distinguono così chiaramente l’origine sociale dei bambini quanto quelle che riguardano gli adulti, mentre la polarizzazione sessuale delle attività, delle discussioni, delle decorazioni della camera, dei valori ritenuti più importanti, testimonia invece l’apprendimento in corso dell’identità di genere maschile e femminile. Più spesso, identità ed origine sociale si uniscono per formare varie combinazioni, ed è ad un grado molto più sottile delle abitudini o delle preferenze che bisogna osservare ad esempio il tipo di musica ascoltata, la radio preferita, la lettura di riviste, l’utilizzo del computer. Così, se si fa soprattutto uso delle e-mail, tale uso si fa in modo sessualmente differenziato (giochi, chat e download per i ragazzi contro le attività artistiche per le ragazze) mentre l’origine sociale è fondamentale nella diversificazione delle abitudini. Ma ancor più che un rilevamento, anno dopo anno, di ciascuna attività, sono soprattutto le variazioni nei tempi di adesione a tali attività che ci forniscono informazioni sulla costruzione di sé come ragazza o ragazzo, secondo il posto occupato nell’ambiente sociale. Le ragazze precedono i ragazzi nel rinnovo delle attività fino alla fine delle superiori, dove si affermano ancora di più le distinzioni sociali: nel gioco dei trasferimenti o delle traduzioni dei capitali, sono le figlie dei dirigenti che sembrano essere più dotate, accumulando attività della loro età e attività proficue sul piano della legittimità scolastica. “Dimmi ciò che fai, ti dirò a chi assomigli”. Genitori, fratelli, scuola, amici mass media, sono numerose le scene di socializzazione in cui evolvono i ragazzi, dalle ingiunzioni a volte contraddittorie. Alla trasmissione intesa in modo meccanico, come attribuzione di un retaggio dai genitori ai figli, deve essere sostituita una visione che tenga conto delle pluralità delle istanze e dei modi di trasmissione, come pure delle acquisizioni che ne fanno i bambini. Per identificare meglio la complessità del processo, bisogna reinserire le attività dei bambini nell’insieme delle loro pratiche di socializzazione, tenendo conto anche del lungo termine, ottenuto forme di socializzazione culturale. dei beni, da elevati consumi culturali, in attraverso questionari riempiti dai L’”eredità incerta”: questo clima è particolare in materia di libri, di attività genitori sulle proprie attività, le proprie quello dei genitori che appartengono artistiche, di uscite culturali... La aspettative nei confronti dei bambini, alle classi medie, piuttosto ben agiate, trasmissione è un progetto esplicito, e il posto che secondo loro occupano che si caratterizzano per i forti consumi si basa su un modello relazionale di le attività ricreative e la cultura nelle culturali, e per una concezione della condivisione delle attività. proprie rappresentazioni ed i propri trasmissione culturale come progetto Lo “spazio marginale”: per questa progetti educativi, ma anche della educativo, che può a volte condurre a terza categoria di famiglie di estrazione socializzazione culturale che essi negoziazioni e a conflitti con i propri piuttosto popolare e poco istruita, gli stessi hanno ricevuto durante la loro figli. svaghi sono necessari: il repertorio infanzia. Così, alla fine dell’infanzia L’”affiliazione”: è il segno delle culturale è limitato e principalmente (11 anni) possono essere distinti ricche famiglie delle classi urbane, incentrato sulla televisione. cinque climi familiari, ed altrettante caratterizzate dall’individualizzazione Maggio 2011 n°226 Scienze Umanistiche 31 INDAGINE La “conquista da trasmettere” è la concezione della cultura sviluppata nelle famiglie in ascesa scolastica, beneficiarie della “meritocrazia culturale”: la cultura non è stata per loro un’eredità, ma piuttosto il risultato di un cumulo che si tratta, con il sostegno della scuola, di trasmettere alla generazione successiva. L’ultimo gruppo vede nella cultura uno “spazio problematico”, nel quale i passatempi sono piuttosto concepiti come occasioni di relax, senza la presenza di discorsi consueti sulla realizzazione personale o il profitto scolastico. La televisione gioca un ruolo centrale come nel clima dello “spazio marginale”, ma le attività e le uscite sono un pò più frequenti, spesso grazie all’iniziativa delle madri di figli in ascesa scolastica. Pertanto, l’influenza del clima familiare è ben lungi dall’essere esclusiva: la scuola svolge un ruolo di democratizzazione culturale per quanto riguarda la frequentazione dei musei, dei monumenti o delle biblioteche, in particolare con bambini provenienti da famiglie con scarso coinvolgimento in attività culturali, anche se questo effetto resiste difficilmente all’avanzare dell’età, quando i modelli degli amici hanno la precedenza su quelli dell’infanzia. E di fatto, l’influenza dei pari si fa sempre più incalzante, a partire dalla metà del periodo adolescenziale, il senso di appartenenza al gruppo compete sempre più esplicitamente con quello di appartenenza alla famiglia, sia per quanto riguarda i genitori che i fratelli. Ma ancora una volta, per disingannare qualsiasi tentativo di riduzione a degli schemi, l’influenza del clima familiare, della scuola, dei pari e dei fratelli variano secondo varie combinazioni. Facciamo un esempio: il 27% dei figli che beneficiano di un clima di “affiliazione” figurano tra i più forti consumatori di cultura, mentre questa proporzione scende al 23% per i figli che derivano dal clima “eredità incerta”. Ma, se i primi sono inseriti in una rete di socializzazione giovanile molto debole (sia che si tratti di un gruppo di amici o di fratelli), allora la proporzione 32 Scienze Umanistiche Maggio 2011 n°226 di alto consumo culturale scende al 21%... Inoltre, se i figli cresciuti nel clima di “eredità incerta” sono inseriti inseriti in una rete giovanile estesa, o se sono buoni studenti e hanno un’alta socializzazione scolastica, allora le loro possibilità di essere inseriti nel gruppo dei grandi consumatori culturali è rispettivamente del 36% e del 31%. “Dimmi cosa fai, e ti dirò cosa farai”. Se questo tempo di inattività a 11 anni ha aiutato a capire le combinazioni, le conquiste e le ricomposizioni alla fine dell’infanzia, quali saranno, a partire da questa genealogia delle loro attività, i percorsi individuali dei ragazzi, dagli 11 ai 17 anni? Le traiettorie culturali dei ragazzi dalla fine della scuola primaria alla fine della scuola superiore sono considerate non più come una successione di posizioni intermedie, ma come una successione di posizioni individuali, ricostruite da ciascun ragazzo. Quali sono le traiettorie culturali maggiori o minori? Quali sono i fattori che presiedono alla loro elaborazione? Se le traiettorie non sono rigide e se la posizione di origine non impedisce le variazioni, i comportamenti non sono né irregolari né equiprobabili. Ne emergono cinque categorie principali di traiettorie culturali, che tengono conto di ogni attività. Una traiettoria “molto favorevole”, accumula attività ricreative di ogni genere e dimostra un investimento precoce, importante e duraturo (16% dei bambini, soprattutto femmine, provenienti da famiglie benestanti dotate di capitale culturale). un CAP “certificato di abilitazione professionale” e dipendenti). Una traiettoria “sfavorevole”, segnata da ritiri ed abbandoni (21% dei bambini, soprattutto maschi, e di media figli di operai). Una traiettoria “molto sfavorevole”, segnata dall’assenza di attività ricreative e culturali (9% dei bambini, soprattutto maschi, provenienti da genitori e da nonni non laureati, operai o disoccupati). Il ricorso a descrizioni che costellano la nostra indagine così come la descrizione delle caratteristiche di ciascuno permette di arricchire queste tipologie, ma anche di completarle attraverso le eccezioni, e di attenuarne così gli aspetti deterministici e sistematici, ripristinando la plasticità sociale e di vita. Che dire di quelle ragazze che uniscono tutti i “vantaggi”, favorendo un forte consumo culturale, e che non ne fanno tuttavia nulla? O, al contrario, che dire di quei ragazzi che, accumulano “handicap”, pur essendo fortemente investiti nella cultura? Quindi, se le tendenze maggiori si delineano, esse non erodono affatto la molteplicità e la possibilità di traiettorie marginali, dove possono intervenire incontri significativi, effetti di ricomposizioni familiari complesse, una scoperta artistica o sportiva o ancora un rifiuto a ereditare... Statisticamente marginali, esse sono più significative sul piano delle dinamiche individuali poiché possono cambiare il corso di ciò che è probabile realizzando ciò che è improbabile. Una traiettoria “favorevole”, caratterizzata da un investimento polimorfo nonostante il calo nella lettura (27% dei bambini, soprattutto femmine, composto da buoni studenti provenienti da famiglie ricche e medie). (1) Molti di loro sono stati presentati al convegno Una traiettoria “intermedia”, caratterizzata da un moderato investimento a lungo termine, eccezione fatta per la televisione (27% dei bambini, soprattutto maschi, e provenienti generalmente da genitori titolari di dell’Associazione Internazionale dei sociologi di lingua internazionale “Infanzia e culture: sotto lo sguardo delle scienze sociali”, organizzato congiuntamente dal Dipartimento degli studi, della prospettiva e statistiche del ministero della Cultura e della Comunicazione ed il comitato di ricerca Sociologica dell’infanzia francese, tenutosi a Parigi dal 15 al 17 dicembre 2010 (www.enfanceetcultures.culture.gouv.fr). (2)Pierre Mercklé, Sylvie Octobre, Christine Détrez et Nathelie Berthomier, L’Infanzia dei passatempi. Traiettorie comuni e percorsi individuali dell’adolescenza, La Documentazione francese, 2010. Quattro universi culturali Questo grafico incrocia il livello medio di attività con il livello medio d’attaccamento ad ogni attività. Ogni età definisce universi culturali ben specifici. - Ad 11 anni, all’entrata nelle scuole medie, le attività sono centrate sulla televisione, lo sport, l’ascolto della musica e la lettura. Il 30% dei ragazzi di 11 anni legge un libro tutti i giorni, il 16% dei ragazzi ed il 13% delle ragazze utilizza un computer tutti i giorni. - A 13 anni, la lettura si allontana dalla sfera principale delle attività, sostituita dall’ascolto della radio, dal computer dai video giochi. - A 15 anni, l’universo multimediale ed interattivo predomina chiaramente, associando televisione, radio, computer. È anche l’età in cui tutti i giovani sono dotati di telefoni cellulari. - A 17 anni, la televisione è uscita dalla sfera delle attività alle quali si è il più attaccati. L’ascolto della musica ed i vari modi di utilizzare il computer sono emblematici degli anni del liceo. A quest’età, è solo il 9% a leggere un libro tutti i giorni. Il 71% dei ragazzi ed il 66% delle ragazze usano quotidianamente il computer. Fonte: DEPS, ministero della Cultura e della Comunicazione, 2010 Maggio 2011 n°226 Scienze Umanistiche 33 ETA’ 11-13 anni: l’entrata nella cerchia dei grandi A 11 anni si gioca, si guarda la tele, si legge molto e di tutto: romanzi horror, racconti, fumetti... Ma dai 13 anni, le attività ricreative dei ragazzi mostrano che essi sono fuggiti dal mondo dell’infanzia per entrare in quello dell’adolescenza. Justine Canonne V isite allo zoo, giostre, cinema, spettacoli al circo o di danza..., a 11 anni Audrey non si annoia. Come la maggior parte dei ragazzi della sua età, i suoi genitori, fratelli e sorelle l’accompagnano nelle sue uscite, a volte è anche accompagnata dalla scuola: è con la sua classe di 5 elementare che ha visitato un museo all’inizio dell’anno scolastico. Una sola piccola eccezione 34 Scienze Umanistiche Maggio 2011 n°226 alla regola: il cinema, dove è andata con le sue amiche. Clément, lui, è andato diverse volte al cinema con i suoi amici dall’inizio dell’anno scolastico. A 13 anni, ha dimenticato lo zoo, il parco giochi e il circo con la famiglia. Un centro di interesse a lui proprio motiva alcune delle sue uscite: la sua passione per il basket. Assiste regolarmente a degli incontri sportivi, sempre con gli amici. Verso i 13 anni, finiti i centri di interesse infantili, le uscite sono meno accompagnate. Questa è l’epoca del passaggio dall’infanzia all’adolescenza. Sport e giochi! Anche lo sport è un’attività molto popolare nell’età che va dagli 11 ai 13 anni. Clément, che fa la seconda media, pratica basket ogni settimana in un club da più di tre anni. Come Audrey, fa nuoto. Entrambi tengono alle loro attività sportive favorite. Audrey inoltre va in bicicletta tutte le settimane, corre o va in roller. I roller e gli skate sono le due attività all’aperto praticate soprattutto all’inizio della scuola media. A casa, Audrey adora anche giocare a Monopoli con i suoi fratelli e sorelle e ama questi momenti passati con la famiglia. Questi momenti ludici, associati all’infanzia, scompaiono progressivamente. Clément, al contrario di Audrey, gioca raramente. Quando lo fa, con la famiglia, gli attribuisce poca importanza. A 13 anni, le attività artistiche conoscono un picco: danza, disegno, imparare a suonare uno strumento musicale... Queste attività riguardano la metà degli adolescenti di 13 anni. E’ l’inizio di una ricerca dell’identità? Nell’adolescenza, i giovani cercano ciò che loro corrisponde. Dei telespettatori assidui Gli 11-13enni sono molto attaccati al piccolo schermo: 8 su 10 guardano la televisione ogni giorno. Ma per guardare cosa, quando e con chi? Più della metà dei ragazzi di 11 anni guardano la televisione con il padre o la madre, e più di due terzi la guardano con i fratelli e le sorelle. E’ il caso di Audrey che guarda spesso la televisione con la famiglia, la mattina prima di andare a scuola. Sono le trasmissioni comiche e di intrattenimento che preferisce. Dei programmi che sostituiscono i cartoni animati, considerati riservati ai bambini. “Quando sei piccolo, pensi sempre alla tele, la tele, la tele, ma mi sono evoluta per quanto riguarda la televisione... Tre anni fa, guardavo Télétoon. Adesso guardo TF1 e M6”, dice con orgoglio Carolina, 13 anni. I giovani studenti di questa classe d’età cominciano prendere le distanze dall’infanzia adottando le attività culturali dei più grandi. “Consumano” dunque la televisione in modo diverso, con le sitcoms americane per esempio. Clément, 13 anni, guarda la televisione tutte le mattine prima di andare a scuola, e dopo le lezioni - ama i programmi sportivi - e i week end, comprese le serate del venerdì e del sabato. E’ l’età in cui i genitori cominciano a dare il permesso di guardare la televisione fino a tardi quando non c’è scuola il giorno dopo. Mentre Audrey guarda la televisione con la famiglia, Clément la guarda spesso solo. Va detto che lui ha il proprio televisore, cosa che sta diventando sempre più comune con il progredire degli anni. Lettore onnivoro Gli 11-13enni sono ancora dei divoratori di libri e di fumetti: a 11 anni, 1 ragazzo su 5 legge fumetti ogni giorno! Audrey adora Rintintin. Legge anche molti racconti e miti, o delle storie che fanno paura. Clément non legge quasi nessun libro. Il gusto per la lettura diminuisce dai 13 anni: i lettori quotidiani di libri passano dal 33% a 11 anni al 18% a 13 anni. Anche se i giovani leggono meno libri, c’è un altro supporto di lettura che si introduce nel loro quotidiano, le riviste: l’80% dei ragazzi di 13 anni ne leggono almeno una al mese. E non hanno che l’imbarazzo della scelta tra la moltitudine di titoli proposti dalla stampa per adolescenti: Star Club, OK Podium, e riviste sportive per ragazzi come Clément, fan di basket. Computer e videogiochi Per i ragazzi di 11-13 anni, i passatempi sono dunque ancora basati sui media tradizionali, televisione e libri. Non sono pienamente entrati nell’universo dei passatempi digitali, dell’informatica, di internet etc. Anche se... cominciano ad includere a mano a mano il computer tra i propri passatempi attraverso i videogiochi. Se a 13 anni, il gioco non fa più parte della vita quotidiana di Clément, c’è un’eccezione: i giochi virtuali ai quali egli gioca sulla sua console collegata al televisore, ma anche e soprattutto al computer. E’ la principale attività dei giovani studenti delle scuole medie su un computer... per il momento. Le descrizioni di Clément e di Audrey sono state tratte da L’Infanzia dei passatempi (articolo p.29). Risate e brividi: emozioni ad ogni pagina U “ ffa non è giusto!” è la frase prediletta di Titeuf, un personaggio di 10 anni con un ciuffo biondo esasperante e dal linguaggio colorito creato dal disegnatore svizzero Zep. Titeuf è anche il fumetto citato più spontaneamente dai ragazzi di 11-13 anni. Questo fumetto è seguito da Astérix e Obélix, i due irriducibili Galli, o Boule e Bill, un giovane ragazzo ed il suo malizioso cocker, che hanno successo fino ai 13 anni. Dalla 1° alla 3° media, l’abbandono della lettura infantile è molto netto: le storie spaventose, e le storie o i fumetti che fanno ridere sostituiscono i periodici illustrati e le riviste per bambini. Un terzo dei ragazzi delle medie apprezzano le storie divertenti, a dimostrazione dell’importanza che ha il ridere per questa fascia d’età. Ma dalla risata all’angoscia, non c’è che un passo. Un terzo dei ragazzi di 11-13 anni legge delle storie di paura almeno una volta al mese. Una selezione di titoli di libri “raccapriccianti” della serie “Piccoli brividi”: La Maschera stregata, La notte delle marionette, La Torre del terrore, Il Ritorno della maschera stregata (e si, ritorna... Infine, punto di incontro tra la televisione e la lettura, i tascabili adattati a serie americane, che sono ancora presenti tra i ragazzi di 11-13 anni: Streghe, Buffy, che giocano d’altronde sul piano dell’angoscia e del soprannaturale. Demoni, streghe... gli adolescenti sono serviti! Questo particolare tipo di letteratura per l’infanzia sparisce progressivamente a partire dalla seconda metà delle scuole medie. J.C. Maggio 2011 n°226 Scienze Umanistiche 35 ETA’ 13-15 anni: gli amici innanzitutto Dai 13 ai 15 anni, è arrivato il momento del cellulare, di MSN e di Facebook... Tutti questi strumenti hanno un solo obiettivo: restare in contatto con il gruppo di amici. Scambiare per integrarsi, questa è la sfida di questa età. Justine Canonne “G TOQP”, “JTM Traduzione: BB”. “Ero occupato”, “Ti voglio tanto bene piccolo”. Il linguaggio degli SMS ha invaso gli schermi dei cellulari dei ragazzi di13-15. Aurora, una studentessa delle scuole superiori, ci racconta del suo primo cellulare: “Rappresentava la mia libertà, la mia indipendenza. Se qualcuno voleva chiamarmi alle 2 del mattino, poteva, era il mio cellulare. Lo tenevo nella mia camera ed i miei genitori non lo avrebbero mai saputo”. Il primo cellulare è diventato un “rito” di passaggio all’adolescenza, dice Pascal Lardellier. “Cosa fai?” Serve a staccarsi dai genitori per avvicinarsi agli amici. Cellulare e 80 numeri!”. Per i ragazzi di 13-15 metà di questi adolescenti ascolta la amici, una coppia inseparabile? “Invio anni, questo è segno di una buona musica ogni giorno secondo l’indagine sempre degli SMS, soprattutto la notte, integrazione nel loro mondo. L’infanzia dei passatempi. Ascoltare nel mio letto (...). Scrivo: “Dormi?”, Black i le stesse canzoni e la stessa radio “Cosa fai?”, spiega Colombe, 14 anni, ragazzi di 13-15 anni ascoltano in degli amici permette di integrarsi con interrogato dalla sociologa Céline continuazione gli artisti commerciali il gruppo. Marine ascolta la musica Metton. Il cellulare serve anche a diffusi su NRJ, Fun Radio o Virgin. con gli amici, a Clément piace la sondare la propria popolarità con A Clément, 13 anni - e già un MP3 - trasmissione della mattina di Difool, il gruppo di amici: “Ricevere degli piace la dance, la techno, l’hip-hop, un presentatore molto popolare di SMS va bene (...), vuol dire che sei il R’n’B... A Marine, 15 anni, piace Skyrock. Look e gusti musicali sono popolare”, spiega Nancy, 14 anni. Da la cantante rap Diam’s, ed anche la talvolta strettamente legati: parte sua, Mary dice fieramente: “Ho musica di varietà francese. Più della 36 Scienze Umanistiche Maggio 2011 n°226 Eyed Peas, Shakira..., INTERVISTA A PASCALE EZAN Generazione Harry Potter gli “skaters” delle scuole superiori, pantaloni larghi e zaino Eastpack, ascoltano soprattutto reggae, mentre gli adolescenti in tuta e scarpe da ginnastica ascoltano hip-hop, rap, Rhythm and blues, spiega C. Metton. Internet è il solo passatempo che fa passare in secondo piano la musica, nei ragazzi di 13-15 anni: “Ci divertiamo troppo (...). Ci raccontiamo le nostre cose, ciò che ci succede ogni giorno”, dice Mary, 14 anni, a proposito degli SMS. Su Skyblog, piattaforma dei blog della radio Skyrock, gli adolescenti pubblicano foto, poesie dedicate ai migliori amici... Anche il social network Facebook ha dei seguaci: Camille, 13 anni, e Violette, 14 anni, vi sono già iscritte. Gli adolescenti scaricano anche la musica, i film su internet, e guardano clip e video divertenti su You Tube e Dailymotion. Eppure leggono Con tale concorrenza, la lettura diminuisce significativamente a 13-15 anni: meno di un ragazzo su cinque legge libri ogni giorno in questa fascia d’età. Le persone che leggono ancora - al di fuori dei libri imposti dalla scuola -, coltivano una lettura “ordinaria” in opposizione alla lettura “erudita” che sarà inculcata nelle lezioni di letteratura della scuola superiore, spiegano Christian Baudelot, Christine Détrez e Marie Cartier, autori dello studio Eppure leggono...Si tratta di una lettura centrata sul piacere: più che la qualità letteraria dell’opera, gli adolescenti cercano una trama con della suspense, personaggi significativi, storie forti sotto forma di personaggi... I ragazzi di 13-15 anni apprezzano particolarmente le serie (colloquio qui a lato) come Harry Potter, Eragon, Il Signore degli anelli, i gialli o i romanzi di fantascienza come quelli di Stephen King, maestro di questo genere. Non è Molière, ma è già qualcosa! I discorsi di Colombe, Aurore, Nancy e Carolina sono tratti dall’opera di Céline Metton-Gayon, Gli Adolescenti, i cellulari ed Internet. “Tu ci sei su MSN?”, L’Harmattan, 2009. H arry Potter, Eragon, Twilight..., queste serie per ragazzi sono più che semplici libri agli occhi degli adolescenti: la suspence e la fantasia di questo tipo di letteratura permette loro di sognare e di fuggire dal quotidiano. In un’età in cui si costruiscono, attingono anche dalla personalità dei loro eroi per formare la propria identità, dice Pascale Ezan, docente presso l’università di Rouen, autrice di un’indagine sociologica con scolari dai 12 ai 15 anni. Come si spiega il successo di serie come Harry Potter, Eragon o Twilight? Durante l’adolescenza, periodo nel quale sono in cerca di modelli, i giovani trovano in queste serie dei personaggi che gli assomigliano. Gli stessi adolescenti , si definiscono come la “generazione Harry Potter”: avevano 11 anni quando il loro eroe ne aveva 11, e docente presso l’Istituto sono cresciuti insieme a questo personaggio nei sette Universitario di Tecnologia tomi della serie di Joanne K. Rowling. Trovano in a Evreux (IUT), membro questa letteratura anche risposte alla proprie domande personali, ad un età in cui è difficile condividerle con gli del Crego (università di Rouen) e responsabile di adulti. Si rendono conto di farsi domande simili a quelle dei personaggi, che spesso sono adolescenti come progetto nel gruppo ESC- loro, che hanno, come loro, dei conflitti con la propria Rouen. famiglia e con gli amici. Gli adolescenti vi incontrano d’altra parte un immaginario che permette loro di allontanarsi dalla vita quotidiana. Queste serie hanno una dimensione da “favola”: in Twilight, gli adolescenti si identificano volentieri con il personaggio di Bella, ragazza complessata dal suo corpo che riesce tuttavia a suscitare l’amore di un bel vampiro, Edward. Le ragazze si dicono così che in amore, tutto è possibile... Pascale Ezane Leggere queste serie gli permette anche di integrarsi nel gruppo come la musica, per esempio? In questo caso il libro rappresenta una barriera: ci sono quelli che hanno letto la serie, e gli altri. Questi ultimi possono sentirsi emarginati. Gli adolescenti esercitano, tra di loro, un vincolo che rende quasi obbligatoria la conoscenza delle serie per potere partecipare alle conversazioni della scuola. Durante il mio studio, alcuni studenti mi hanno confessato: “Ho ceduto, ho iniziato a leggere questa serie perché mi mancava qualcosa per stare bene nel mio gruppo”. Alcuni giovani che rifiutano la lettura usano altri supporti al posto dei libri per integrarsi, come i film (serie come Harry Potter o Twilight sono state adattati per il cinema), le riviste, i prodotti derivati... Queste serie, attraverso la loro traduzione in diversi episodi, permettono agli adolescenti di socializzare in maniera prolungata nel tempo. In alcuni casi, sono all’origine di vere comunità di lettori. Perché gli adolescenti abbandonano queste serie verso i 15 anni? I redattori propongono le serie in rapporto ai centri d’interesse dell’adolescente, che siano attività sportive, artistiche o di scienze: per esempio, alcune ragazze leggono la serie Danza poiché esse stesse vanno a danza. Il distacco corrisponde spesso ad un calo d’interesse per questo tipo di attività o per dei generi come quello soprannaturale. Anche la stanchezza dovuta alla lunghezza di alcune serie è il risultato della sospensione della lettura. In effetti, un senso di scoperta è alla base del successo di queste opere: una volta passata l’attrattiva della novità, l’interesse per la serie può sparire. INFORMAZIONI RACCOLTE DA J.C. Maggio 2011 n°226 Scienze Umanistiche 37 ETA’ 15-17 anni: l’espressione dei gusti personali Se nella tarda adolescenza i ragazzi si fanno notare, bagaglio culturale e svago si articolano sempre più chiaramente. Le traiettorie culturali, influenzate dall’identità di genere e dall’ambiente sociale, si differenziano nelle scelte delle attività, nei gusti musicali e nell’uso del computer. S Justine Canonne i chiamano Clémence, Louise, Camille...Nella scelta della letteratura, economica e sociale, scientifica, hanno una traiettoria culturale favorevole: le proprie preferenze si affermano attraverso numerose attività, uno spiccato gusto per la lettura e un gusto musicale specifico. Louise, 16 anni, legge L’insostenibile leggerezza dell’essere di Milan Kundera. Clémence, 17 anni, legge Art di Yasmina Reza e ha letto Il Rosso e il Nero (per le scuola), Camille, 16 anni, La cheyenne bianca. Il diario di May Dodd, la donna che visse tra gli indiani di Jim Fergus e 38 Scienze Umanistiche Maggio 2011 n°226 Madame Bovary “per curiosità”. Queste ragazze hanno assimilato le regole della lettura “erudita” date dalla scuola, che traspongono nelle proprie letture personali. Clémence e Louise dicono di leggere di più recentemente: difficile distinguere ciò che nei loro gusti letterari, dipenda dall’imposizione scolastica - rinforzata dal prossimo esame di francese - o dall’interesse personale, ma quest’ultimo è ben presente poiché leggono molto anche al di fuori delle lezioni. Una ricerca di distinzione... Mentre la scuola media è un periodo di apprendimento di stili, arrivati alle superiori, gli adolescenti hanno ampliato il proprio repertorio musicale: jazz, reggae, pop rock, electro, opera, nuova scena francese... Alcuni ragazzi operano delle distinzioni molto sottili tra le correnti della musica rock: Camille cita il gruppo di punk rock Sum 41 ed il gruppo di rock alternativo Fall Out Boy. Clémence ascolta gruppi rock poco conosciuti come Augustano o Vertical Horizon. La radio spiega questa specializzazione musicale: Louise ascolta Jazz Radio, che si allontana dalle solite stazioni destinate agli adolescenti. Le attività di questa liceale sono caratterizzate da una cultura di differenziazione cara a Pierre Bourdieu. Louise pratica equitazione e vuol fare teatro, Clémence fa tornei di tennis. Queste ragazze sono selettive nelle loro uscite: se parlano spontaneamente di concerti, shopping e cinema tra amici - Louise ama il regista Pedro Almodovar, non frequentano discoteche di cui non apprezzino l’ambiente. In televisione, Clémence e Louise guardano quasi esclusivamente programmi di attualità. tuttavia usano il computer, verso il quale si muove tutta l’attività creativa degli anni: Camilla realizza i propri video sul computer e, conoscendo il linguaggio di programmazione, prova a creare dei siti Web. ... o dei passatempi più ludici A 17 anni, Thomas, Johan e Ahmet hanno dei passatempi differenti, meno segnati dalla preoccupazione di integrare le regole della cultura di riferimento. Se i propri gusti personali si affermano, alcuni passatempi restano simili a quelli che praticavano durante le medie. Thomas, che sta per prendere il diploma di idoneità professionale (CAP), vuole diventare addetto al settore commerciale. Non legge libri e non pratica sport. Ahmet, che frequenta scienze e tecnologia della gestione (STG), legge manga come One Piece e gioca a calcio con gli amici durante il week end. Johan, che frequenta l’ STG, guarda i reality come Secret Story e X Factor. Ad Ahmet piace la serie The Big Bang Theory che guarda sul Net. I passatempi di questi ragazzi si concentrano sul computer, dove il loro interesse per i videogiochi non si è affievolito con l’età: Ahmet gioca con i propri amici a giochi in linea, tra cui League of Legends che ritrae una scena di heroic fantasy. Johan gioca a Sims3 sul computer, ha un blog e va su Facebook. Come molti adolescenti, non potrebbe vivere senza musica. Ascolta David Guetta, Lady Gaga e si prepara ad andare a vedere la commedia musicale Mozart l’opera rock. Ascolta NRJ e Fun Radio. Le radio per adolescenti sono “scisse” sul piano musicale, osserva il sociologo Hervé Glevarec: Skyrock L’electro dance o la storia di una subcultura adolescenziale D ivenuta popolare nei primi anni 2000 nelle discoteche parigine, con video che circolano sul Net e i raduni di adolescenti ad Halles a Parigi, la tecktonik è diventata l’emblema dei “movimenti culturali degli adolescenti” dicono Baptiste Cleret et Eric Remy. Questo ballo - che coordina movimenti di gambe e braccia - dei ragazzi in jeans strappati, capelli in aria e t-shirt fluorescenti, molto pubblicizzati, ha conosciuto in seguito un relativo declino, eccezione fatta per i puristi. Ma la tecktonik è in realtà la punta dell’iceberg di una subcultura adolescenziale più vasta, l’electro dance. Molto di più di una moda l’electro ha una dimensione comunitaria molto forte: c’è un look da avere, delle regole di danza da rispettare. Questo ballo ricorda un’altra subcultura adolescenziale, l’hiphop... Se se ne è ispirata (attraverso i colory flashy), l’electro si è anche costruita in opposizione all’ hip-hop e la sua dimensione musicale, il rap. L’electro è davvero una svolta per gli adolescenti di classe media, in cerca di legittimità, di fronte all’onnipresenza della cultura rap dei ragazzi di periferia. Al contrario è la radio rap, Fun Radio diffonde piuttosto musica techno, NRJ ha una programmazione più elettrica. A Ahmet piace soprattutto il rap e nomina il gruppo Sexion D’Assaut. Alcune sere ascolta le trasmissioni di Skyrock fino a mezzanotte: “I presentatori sono simpatici, danno consigli a noi ascoltatori per risolvere problemi che possono succederci, questa stazione radio si indirizza ai giovani”, spiega. Ahmet e Johan non vanno ancora in discoteca ma vanno al cinema, al bar o a fare una passeggiata in città con gli amici. Il “tra amici” è importante poiché in questa fascia d’età, la socializzazione conta quanto l’uscita. “Si tratta di essere come gli altri ma allo stesso tempo di essere una persona diversa dagli altri”, riassumono i sociologi Elodie Kredens e Barbara Fontar. Questa doppia preoccupazione è finalmente lontana dalle domande che ci facciamo da adulti? del rap “l’electro non è un movimento rivendicativo”, spiega DJ Fozzie Bear, uno dei portabandiera intervistato da B. Cleret e E. Remy. Per questi ultimi, non bisogna in ogni caso trascurare queste sub-culture che contribuiscono al “processo di modellamento dell’identità degli adolescenti” che vi sono legati. J.C. Da Leggere Strutturazione e diffusione delle sub-culture giovanili: l’electrodance e la tecktonik a partire dai “cultural studies” Baptiste Cléret e Eric Rémi, Atti della XIV Giornata di ricerca in marketing di Borgogna, 2009. DA LEGGERE • Eppure leggono... Christian Baudelot, Marie Cartier e Christine Détrex, Seuil, 1999. • Libro antenna. La ricezione della radio da parte degli adolescenti. Hervé Glévarec, INA/Armand Colinm 2002. Gli adolescenti, il cellulare ed Internet. “Tu ci sei su MSN?” Céline Metton-Gayonm L’Harmattan, 2009. • Dizionario dell’adolescenza e della gioventù David Le Breton e Daniel Marcelli (dir), Puf, 2010. • “L’umorismo. Cosa fa ridere gli adolescenti?” Lecture jeune, n° 130, giugno 2009. Maggio 2011 n°226 Scienze Umanistiche 39 IDENTITÀ DI GENERE Ragazze-ragazzi, universi separati Competizione, azione, lotta per i ragazzi, cultura dei sentimenti e dell’immagine di sé per le ragazze... Fino agli anni delle superiori, il sesso risulta più discriminante dell’origine sociale nella scelta delle attività. Martine Fournier A bbigliamento di ogni tipo sparso qua e là, quaderni e libri di scuola aperti sulla scrivania o sul letto accanto al lettore MP3 e scatole (vuote) di CD, scaffali riempiti di oggetti assortiti - campioni di profumo, pupazzetti dell’infanzia, regali offerti da amici e familiari, scatole di trucchi o bottigliette di smalti per preadolescenti presi (scroccati, direbbero loro) nel bagno della mamma... Benvenuti nella tana di Juliette (12 anni). Insomma, benvenuti è forse una parola grossa, tanto l’universo della camera è diventato di dominio privato dei ragazzi. “Una casa nella casa”, secondo l’espressione del sociologo Hervé Glévarec, acuto osservatore della “cultura della camera” degli adolescenti, dove gli adulti non si sentono necessariamente a proprio agio... sapendo che ogni commento su “un lieve disordine nel quale sembra difficile ritrovarsi” rischia di essere percepito come un’osservazione completamente fuori luogo e la testimonianza di preoccupazioni di un’altra epoca! Ragazze: una maturità più precoce Da Juliette, come da altre ragazze, non bisogna cercare uno spazio libero fissando le pareti dipinte o rivestite con amore dai genitori che le avevano arredato la stanza: oggi 40 Scienze Umanistiche Maggio 2011 n°226 sono tappezzate di poster di animali (risalenti ad una infanzia da cui è appena uscita), di disegni o cartoline delle amiche, ma anche e soprattutto di poster di Jennifer, Lorie ed altre Britney Spears... Juliette oggi ha 17 anni. Nel corso degli anni, i segni più infantili sono stati sostituiti da fotografie di cantanti corrispondenti all’evoluzione dei suoi gusti, da foto di attori ed attrici di film tagliate dalle numerose riviste destinate agli adolescenti, poi divenute sempre meno numerose. Nella camera di Armand regna tutta un’altra atmosfera. Sicuramente eteroclito! Non sono più le ballerine o le collane in cui si inciampa, ma le scarpe da ginnastica, lo skate, qualche lattina di Coca Cola o di Fanta vuote... Sugli scaffali, le coppe vinte con la squadra di calcio, le medaglie vinte in diverse competizioni accanto a modellini di aerei o di macchine... E’ stato solo verso i 14 anni che Armand ha iniziato ad attaccare le foto dei suoi giocatori preferiti e poi dei musicisti favoriti (gruppi rap, poi punk rock o heavy metal)... I ragazzi iniziano ad attaccare ai muri i propri idoli nel momento in cui le ragazze iniziano a staccarli. Questa differenza temporale tra ragazze e ragazzi è presente in diversi domini nell’indagine L’infanzia dei passatempi (articolo pag. 29). In generale, le ragazze si iniziano prima dei ragazzi ad uscire ed a praticare passatempi in adolescenza. Vanno prima a vedere dei concerti, sono più numerose ad ascoltare la radio dagli 11 anni, ed a 17 anni l’85% delle ragazze ascoltano ancora la radio tutti i giorni contro il 78% dei ragazzi. Gli uomini vengono da Marte e le donne vengono da Venere Molto più dell’origine sociale, che non discrimina i passatempi che alla fine dell’adolescenza, possiamo osservare una scissione importante nelle attività degli adolescenti e delle adolescenti. Naturalmente, tutti e tutte sono destinati, tra gli 11 ed i 17 anni, ad un calo della lettura (i ragazzi più precocemente delle ragazze); tutti e tutte guardano regolarmente televisione (a 17 anni, il 53% dei ragazzi figli di dirigenti o di operai continuano a guardare la TV in famiglia); tutti e tutte si dedicano in modo crescente alle differenti attività digitali (articolo pag. 44). Ma, al di là di queste costanti, tutto il resto è differente. Fino ai 15 anni, i passatempi, i gusti, le scelte, in tutti i contesti, sono radicalmente diversi. Siamo in presenza, spiega l’antropologa Catherine Monnot, di “una comunità giovanile che non cerca la mescolanza”. Da un lato, lo sport ed i videogiochi costituiscono le attività maschili: d’altro lato, le ragazze si dedicano maggiormente alla musica ed alle attività artistiche; molte di loro hanno un diario segreto, che abbandonano dopo i 15 anni. Effetto di una differenza sessuale... o di una costruzione dell’identità di genere? La questione non è da poco. Rende addirittura perplessi la maggior parte degli specialisti che constatano che dal momento in cui i bambini hanno acquisito il diritto di esprimere i propri gusti, a costruire la propria autonomia sotto lo sguardo vigile delle famiglie, questo divario tra i sessi sembra avere un’ampiezza che non si conosceva nelle generazioni precedenti. Dall’età di 3 anni, l’attrazione che hanno le ragazze per le storie ed i travestimenti delle principesse e quello dei ragazzi per gli abiti e gli accessori di Superman e Batman sono diventati il destino della stragrande maggioranza. Certamente, le industrie di giocattoli e di prodotti culturali destinati ai giovani cavalcano l’onda. Dovremmo vedervi nondimeno il risultato di una manipolazione a scopo commerciale che detterebbe la costruzione dell’identità sessuale? O il risultato di una più grande libertà nell’espressione dei propri gusti? Per Dominique Pasquier, autori di diversi studi sulla cultura degli adolescenti, i passatempi esacerbano l’opposizione tra i sessi. E la scuola mista, aggiunge questa sociologa, “avrà forse infine raggiunto conseguenze inverse da quelle che si potevano prevedere”. Diversi studi hanno rivolto la propria attenzione in questi ultimi anni alla passione della cultura pop e delle canzoni nei preadolescenti, diventate un elemento centrale della socializzazione giovanile delle ragazze (riquadro a pag. 43). Secondo un’indagine di D. Pasquier, si può sempre osservare il richiamo delle ragazze per una “cultura dei sentimenti” durante gli anni delle superiori. In un’età in cui i ragazzi hanno raggiunto le ragazze in materia di ascolto musicale, le ragazze si interessano alla vita privata dei cantanti e delle cantanti, e sono accusate dai ragazzi di avere gusti conformisti e sentimentali: “Odio questi siti di fan un pò sdolcinati, del tipo: “Cosa mangia Britney Spears per colazione”, prende in giro un ragazzo. I ravers e i clubbers londinesi, studiati dalla sociologa anglo-canadese Sarah Thornton negli anni 1990, rivendicano una relazione con la musica “autentica, indipendente, ribelle, specializzata...” come il pré carré dei ragazzi. L’indagine L’Infanzia dei passatempi tuttavia, mostra un cambiamento nei gusti musicali di alcune ragazze verso l’età di 17 anni. Se gli ambienti popolari accordano la preferenza alla dance e alla world music, le figlie dei dirigenti manifestano la propria preferenza verso alcune musiche rock... forse, notano gli autori dell’indagine, perché desiderano allontanarsi dagli stili troppo femminili e connotati negativamente. Se c’è un’altra attività che accentua il divario tra i sessi, questa è quella dei videogiochi. I ragazzi li adorano fin dalla più giovane età. A 17 anni, il 60% ci si Maggio 2011 n°226 Scienze Umanistiche 41 abbandona ancora tutti i giorni, mentre le ragazze che vi si dedicano sono solo il 24%. Si sviluppa una forma di socializzazione maschile, nella quale le conversazioni sono imperniate sulle prodezze, il prestigio dei vincitori, la competizione tra giocatori, pronti a vantare i propri successi... “E poi c’è l’azione, la lotta, i ladri, dei colpi che partono da tutte le parti, è bello, mi piace molto” (Elliott, 17 anni). Videogiochi: azione, lotta, competizione E’ anche negli sport di squadra che si esprimono le passioni maschili. Così gli studenti delle scuole superiori il sabato guardano le partite, si collegano sulle chat Internet per parlare delle partite guardate alla tele, e si riuniscono per giocare con i videogiochi consacrati a questo sport... In questi gruppi di ragazzi, intessuti intorno alle attività collettive, sia che si tratti di un gruppo musicale o di una passione sportiva, le 42 Scienze Umanistiche Maggio 2011 n°226 conversazioni girano intorno alle performance o alle tecniche. Al contrario, e su argomenti molto diversi, le ragazze si espongono maggiormente nell’espressione di sé, privilegiano confidenze intime in piccoli gruppi, parlano della propria sessualità, delle trasformazioni del proprio corpo, discutono e lavorano sulla costruzione della propria immagine. E’ del resto a tale scopo che si sono appropriate dei mezzi di comunicazione moderni. Come spiega Pascal Lardellier, che vede nel Net degli adolescenti il riflesso degli stereotipi sessuali, le ragazze hanno la tendenza a scrivere sui blog “per discutere all’infinito” a parlare nelle chat, a “blogpubblicare” le proprie foto, quelle dei propri amici, delle proprie celebrità preferite, le più grandi frequentano attivamente i social network come MySpace o Facebook. Sul Net come nella vita, tessono delle relazioni più personali, non esitano a farsi notare, e a rimanere in collegamento permanente con la propria rete di amici. I ragazzi, loro, preferiscono giocare on line e scaricare canzoni. Passano più tempo su Internet, ma chattano e vanno sui blog molto meno delle ragazze. Quando postano dei video su dei siti dedicati, è per mostrare le proprie prodezze sportive (in skateboard, in bicicletta...) o anche le sbronze collettive o gli happy slapping... Come diceva il cantante Alain Souchon “Ragazze alla vaniglia, ragazzi al cioccolato”? Ma allora, come si incontrano i ragazzi e le ragazze del XXI° secolo? In che modo fanno amicizia, ed in che modo si innamorano? Qualunque tipo di comunicazione sarebbe diventato impossibile? Come avvicinano l’altro, quello dell’altro sesso? Per SMS, ci si può dire quindici volte ti amo... “Tanto per cominciare, i ragazzi della nostra scuola, dovreste vederli... c’è un muro”, dice Alizé (14 anni). E’ in particolar modo durante gli anni delle superiori che le relazioni tra ragazze e ragazzi restano più difficili. “L’altro sesso attira, ma spaventa anche”, secondo Céline Metton. Questa etnologa ci spiega, indagine alla mano, che gli scambi sul cellulare e su Internet costituiscono il contesto delle relazioni tra ragazze e ragazzi, che permette “di fuggire dall’influenza dei pari e dal ruolo prescritto dall’identità sessuale”. “Con i ragazzi, Internet è più intimo” prosegue Alizé “poiché i ragazzi che conosco, quando sono con i loro amici, fanno i preziosi... allora che su Internet, sono super simpatici. A scuola è già troppo se ci rivolgiamo la parola, e su Internet, ci parliamo tantissimo (...).” “Per esempio” aggiunge Cindy (13 anni) “è raro che ci si dica ti amo di persona. Ce lo scriviamo almeno quindi volte tramite SMS, ma ce lo diciamo una volta all’anno...”. Sul Net, i ragazzi diventano più prolissi, si abbandonano a discussioni Lolita impertinente o grunge ribelle F ervente spettatrice di trasmissioni come Star Academy o Nouvelle star, di video clip visti tra amici, i giovani adolescenti cantano, si impegnano nei karaoke, inventano nuove parole. Vanno ai concerti degli idoli per ottenere degli autografi o sperare perfino in un bacio... Avere il “raccoglitore delle star” in cui collezionano articoli e foto - Lady Gaga, Justin Beiber, Katy Perry, Rihanna... - gli permette di fare scambi e regali tra amici. Si tessono così, con le canzoni di varietà ed il R n’ B le prime relazioni sociali, esclusivamente tra ragazze, che permettono di prendere le prime distanze dalla famiglia. Ma questa cultura pop è anche un modo per “fare la ragazza”, spiega l’antropologa Catherine Monnot, per chi questo passaggio della canzone rappresenta un rito di apprendimento della femminilità. Gli incontri con gli amici sono l’occasione per vestirsi con gli abiti sexy delle top models di punta, di divertirsi tra ragazze per sperimentare le proprie possibilità di seduzione. E nella vita di tutti i giorni, si ispirano al look del proprio idolo preferito per scegliere i vestiti, si fanno regalare i loro accessori (profumi, borse...), seguono attentamente la loro vita amorosa sui giornali... “Aspetto l’amore”, cantava Jennifer, a lungo idolo delle preadolescenti, nel suo primo album... Bisogna ammetterlo, le canzoni ascoltate dalle giovani adolescenti trasmettono tutti gli stereotipi della giovane donna passiva che aspetta il principe azzurro (il bel cantante di successo) per vivere un amore eterno e senza problemi. Nel XXI° secolo, all’inizio del quale si ed anche a confidenze. La constatazione delle ragazze è definitiva: “E’ con il telefonino in effetti che arriviamo a sapere tutto sulla loro vita”, afferma Marion (12 anni). “La mediatizzazione degli strumenti di comunicazione costituisce dunque una forma di protezione: la distanza geografica, il passaggio dallo scritto allo schermo, l’aspetto non convenzionale delle forme di scrittura (SMS) rendono le dichiarazioni meno solenni e l’esposizione dei sentimenti fuori dal contesto scolastico”, nota C. Metton. Oh, eccoci rassicurati... poteva pensare che la liberazione dei costumi e l’emancipazione delle ragazze avrebbero cambiato le cose, vediamo invece che i discorsi sdolcinati delle favole e dei fotoromanzi delle nostre nonne sono sempre di attualità! Però alcune ragazzine non si riconoscono in questa cultura stereotipata e sessualizzata. Come Gwendoline, influenzata dalla musica dei fratelli maggiori (rock punk o heavy metal) che si definisce come una “grunge ribelle” tanto nel look che nelle scelte musicali di personaggi più ribelli, come Pink o Avril Lavigne... M.F. DA LEGGERE • “I preadolescenti e la canzone pop. Socializzazione, identità e apprendimento” Catherine Monnot, in Andy Améo e Julie Delalande (dir.), Culture infantili. Universalità e diversità, Stampa universitaria di Renna, 2011. • “Musica pop e seduzione, “It’s not about candy, It’s about s.e.x.”” Sara Baker, Etnologia francese, vol. XL, 2010/1. • Cultura sentimentale e videogiochi: il rafforzamento delle identità sessuali” Dominique Pasquier, Etnologia francese, vol. XL, 2010/1 • “Ragazze e ragazzi nell’era di Internet: identità di genere e attività digitali” Pascal Lardellier, in Véronique Bedin (coord.), Cos’è l’adolescenza?, ed. Scienze Umanistiche, 2009 • Gli Adolescenti, il cellulare ed Internet. “Tu ci sei su MSN?” Célin Metton-Gayon, L’Harmattan, 2009. • La Cultura dei sentimenti. L’esperienza televisiva degli adolescenti. Maggio 2011 n°226 Scienze Umanistiche 43 DISPLAY I figli dell’era digitale Da internet al cellulare, passando per le console di giochi, i display hanno invaso la vita degli adolescenti. Smentendo le preoccupazioni degli adulti, le indagini sottolineano gli impieghi creativi e relazionali che i giovani fanno di queste nuove tecnologie. Xavier Molénat “Ma cosa fanno davanti ai display?”, sembrano chiedersi numerosi genitori di adolescenti. Computer, Internet, cellulare, console… E’ vero che ormai la vita dei ragazzi che vanno dagli 8 ai 17enni si immagina poco senza un display a portata di mano. Ma la molteplicità dei loro impieghi possibili e la difficoltà dei genitori a comprendere il funzionamento di questi nuovi strumenti fa si che sia difficile sapere perché vi passino tanto tempo della loro vita. Da qui, certamente, l’ambivalenza dello sguardo degli adulti, allo stesso tempo felice di offrire gli strumenti dell’autonomia ad una gioventù in costruzione e preoccupato per i pericoli di cui sono supposti essere portatori (contatto con sconosciuti, visione di materiale pornografico o violento...). Queste paure sono giustificate? Oppure questa “reazione schizofrenica” è quello che, secondo il sociologo inglese David Buckingham, si verifica quando compare una nuova forma di cultura e di comunicazione? I numerosi studi empirici che si sono moltiplicati da quando i cellulari, le console e le connessioni internet ad alta velocità hanno invaso le case, permettono di stabilire qualche fatto, piuttosto rassicurante. Lungi “dall’alienare i giovani dalla realtà”, l’utilizzo delle tecnologie digitali trova essenzialmente le sue radici nelle relazioni che gli adolescenti tessono quotidianamente con il prossimo e 44 Scienze Umanistiche Maggio 2011 n°226 soprattutto con gli amici. La gamma di strumenti di comunicazione permette di modulare tutta una varietà di contatti: se il telefono permette di raccontarsi a lungo, gli SMS mantengono un legame “fatico” dove ciò che è scambiato conta meno del fatto di scambiare. Le chat, hanno il vantaggio di permettere una discussione di gruppo senza freni ed umoristica, lontana da orecchi indiscreti o indesiderati che vagano nei corridoi della scuola. I blog, quanto a loro, servono maggiormente a mostrare queste relazioni amicali ed emotive (riquadro a pag. 43). Tecnologie immerse nel quotidiano Più generalmente, le tecnologie digitali sembrano permettere agli adolescenti di emanciparsi dalla “tirannia del gruppo” chi imperversa a scuola, autorizzando a mantenere legami individuali con amici che non fanno parte del gruppo degli amici più intimi, che non tollerano affatto di essere messi da parte. Comunque, gli impieghi evolvono con l’età: la chat, ad esempio, sembra declinare a mano a mano che gli adolescenti hanno più spesso il permesso di uscire con i loro amici. Un’indagine di Sonia Livingstone con degli adolescenti inglesi mostra anche un’evoluzione nell’impiego delle reti sociali: i più giovani preferiscono creare una pagina su MySpace, dove possono scegliere il colore del wallpaper, aggiungere dei cuori o delle auto sportive... I più grandi migrano su Facebook, dove il design semplice ed uguale per tutti sembra significare l’accesso ad una certa maturità. Non dobbiamo più “mostrare la nostra personalità” e “tirarcela”, dice Ellie, 15 anni. Una simile evoluzione si ritrova anche sui blog. Dei rischi abbastanza bassi Un’indagine recente con 25.000 giovani Europei di età compresa tra i 9 ed i 16 anni mostra così che solo il 12% fra loro dice di essere stato “annoiato o disturbato da qualcosa” su Internet. D’altronde è il 14% a dichiarare di avere visto, nel corso degli ultimi dodici mesi, delle immagini a carattere apertamente sessuale, e solo un ragazzo su dodici ha incontrato di persona una persona conosciuta on line. In più, nella maggior parte dei casi, i ragazzi dichiarano di non essere stati turbati o, se è successo, di avere potuto parlarne ad un amico o ad un parente. Paradossalmente, è uno dei rischi meno frequenti, quello di ricevere un messaggio aggressivo od offensivo (che riguarda il 6% dei ragazzi tra i 9 ed i 16 anni), e che sembra sconcertarlo molto, visto che la metà dei ragazzi in questione dice di essersi sentito “abbastanza” o “molto infastidito”. Sembra anche che il carattere potenzialmente pubblico dei contenuti messi on line non sia sempre preso in considerazione dagli adolescenti. Alcuni lo scoprono leggendo sul blog commenti di persone che non conoscono... Tuttavia questa ignoranza non sta a significare una indifferenza degli adolescenti per ciò che rivelano di sé stessi, ed ancora meno un esibizionismo da parte loro. Gli adolescenti inglesi intervistati da S. Livingstone si mostrano molto preoccupati di ciò che rivelano di loro stessi e delle persone che hanno accesso a queste informazioni. Effettuano delle distinzioni anche tra gli “amici” che collezionano sui Social Network: amici intimi, buoni amici, conoscenti... Ma ad oggi, i Social Network non permettono di creare diversi “spazi intimi”, e lasciano la scelta solo tra profilo pubblico (aperto a tutti gli internauti) e privato (aperto a tutti gli “amici”). Senza dimenticare che la gestione dei parametri di privacy è ugualmente uno dei punti deboli delle reti sociali... Dei genitori più fiduciosi che preoccupati L’indagine “EU Kids online” mostra ad esempio che molti genitori i cui ragazzi hanno visto delle immagini pornografiche o ricevuto dei messaggi a carattere sessuale pensano che questo non sia mai successo! E se l’85% dei genitori limita la diffusione dei dati personali dei propri figli, solo un quarto di loro blocca o filtra l’accesso a determinati siti, o guarda la cronologia dei siti consultati dai propri figli. Dei numeri relativamente deboli, soprattutto quando si comparano al fatto che il 73% di questi stessi genitori stimano che sia poco probabile o assolutamente improbabile che succeda qualcosa ai propri figli su Internet, ed il 79% dichiara di avere fiducia nelle loro capacità di sbrigarsela in questo genere di situazioni. “Fiducia”, è senza ombra di dubbio una delle parole che predominano nell’atteggiamento dei genitori quando si parla di adolescenti e di digitale, come mostra l’indagine di Hervé Glévarec sulla “Cultura della camera”. I genitori concedono ai propri figli una larga autonomia attraverso l’accesso libero ad un’offerta di cultura e di passatempo senza precedenti, in particolare attraverso il supporto digitale. A questo proposito, sono spesso i genitori stessi che spingono i figli ad usare il computer, considerandolo come uno strumento educativo. Per altri, è semplicemente importante che il figlio impari a sbrigarsela da solo in questo contesto. Se Nicolas (11 anni) ha avuto un computer a Natale, è perché, spiega Maggio 2011 n°226 Scienze Umanistiche 45 DISPLAY I blog: affermazione di sé e conformismo su un blog, “vicky44258” ha pubblicato con il titolo di “La mia big BG (bella gnocca ndr)”, una foto della sua ragazza con il seguente messaggio “Ci siamo conosciuti in 4°, e da allora tutto è bellissimo, solo bei ricordi, è la mia SCANDALA, la mia TERRIBILE, e io l’amo <3, è la meglio soprattutto nello sport quando siamo insieme =p oh mamma, non voglio che mi lasci!!!!!! Sennò, con chi potrei ridere in questo modo =p”. Tra i commenti degli ammiratori (“Ahhh, Mariiiine, sei la più beeeeeellllaaaa :D”; “Troppo bella la foto”) si trova una risposta di Marine: “OHHHHHHHH LA MIA BG è troppo bellaaaaaaaa :D_ Ti amo tanto e spero che non ci lasceremo mai!!!!!! _<3 <3”. Questo tipo di scambio ordinario costituisce la trama essenziale dei blog degli adolescenti. Lontani dagli argomenti di attualità, i loro argomenti consistono prima di tutto in una rappresentazione di sé, dei propri gusti, delle persone care (amici, famiglia), si parla quasi esclusivamente di questo. Si concedono post rari per gli argomenti che riguardano la società, e questi suscitano poco interesse poiché, come spiega Lucas al sociologo Cédric Flukiger “un blog non è fatto per questo”. Invece, si trovano dappertutto, come mostra Héléne Delaunay-Téterel, dei post consacrati alla presentazione di un amico 46 Scienze Umanistiche intimo, sempre costruiti sullo stesso modello: una foto della persona (o di un momento condiviso) e una descrizione della relazione tra la persona e l’autore, che si conclude spesso con un tono appassionato (“ti voglio bene”, “ci tengo a te”, “vi adoroooooo!”). Tutto avviene come se l’autore desiderasse dire ai membri del proprio gruppo “Ecco chi mi è vicino e per quale ragione, cosa ne pensate?”. I blog degli adolescenti scaturiscono da una tensione, come dice C. Flukiger, “tra l’esortazione ad affermare la propria individualità e la necessità di affiliarsi ad un gruppo”. Tuttavia le attività evolvono con l’età. L’indagine di C. Flukiger mostra che prima di aprire un blog, i giovani scolari (studenti di 1 e 2 media), si accontentano di leggere quelli degli adolescenti più grandi, utilizzandoli come una “finestra aperta sul mondo dei più grandi”, con le loro regole, i loro gusti, il loro linguaggio. Nel gruppo che ha studiato, avere Maggio 2011 n°226 un blog diventa comune verso la terza media/1 anno di scuola superiore”. Tuttavia, il blog resta una cosa delicata: molti blog, dopo avere conosciuto un’attività molto intensa in occasione delle prime settimane, vedono il ritmo delle pubblicazioni rallentare per essere alla fine abbandonati. Alcuni adolescenti aprono successivamente più blog, perché il precedente non corrispondeva più alla propria identità, entrando così in una nuova fase: “Non mi piacevano più le foto che avevo messo, penso di avere cambiato carattere, cose così, dunque, ne ho fatto un altro”, spiega Lea. Altri hanno diversi blog contemporaneamente, per diversi tipi di pubblico. Constance, intervistata da H. Delaunay-Téterel, ha un blog per gli amici, in cui parla delle sue amicizie ed attività, ed un blog più personale, in cui pubblica poesie “Non molto allegre”. Solo la sua migliore amica, il suo migliore amico e sua cugina ne conoscono l’indirizzo. I contenuti dei due blog sono chiaramente distinti: “Il primo è più amici, follie, cose così, mentre il secondo è più intimo...” Ma la tenuta di un secondo blog può al contrario mirare, nei ragazzi in particolare, a raggiungere la massima popolarità possibile (pubblicando delle barzellette o dei video divertenti, ad esempio), misurata dal numero di commenti lasciati sotto ogni post. Da qui nascono delle esplicite strategie “di scambi di commenti”: lascio un commento sul mio blog, farò la stessa cosa sul tuo. Tra intimità, il mostrare sé stessi e la competizione, i blog, lungi dall’essere in rottura con “il mondo reale”, sono dunque radicati nella vita quotidiana degli adolescenti, e partecipano pienamente alla costruzione della loro identità. X.M. LESSICO DEL BLOG =P: Loquace. :D: Morire dal ridere. <3: Cuore (ti amo). Utenti “creativi” “ Il computer è visto come un passatempo “attivo”, la televisione è accusata di far “chiudere” i ragazzi” “ il padre, (ingegnere), intende dare a Nicolas “una certa autonomia (...). Voglio responsabilizzarlo, dunque un modo per responsabilizzarlo è dirgli “Ok, hai tutto il necessario, lo configuriamo insieme, ti spiego come si configura e perché, dopo, te ne assumi la responsabilità e le conseguenze”, cosa che non mi impedirà comunque di andare a controllare ciò che succede qualche volta”. Come nota H. Glevarec “Il computer, per quanto abbia anch’esso un display, non supporta la stessa disapprovazione parentale della televisione”. Il primo è visto come un passatempo “attivo”, la seconda è giudicata come un passatempo “passivo” ed accusata di far “chiudere” i ragazzi. Il portatile, una palla al piede dei ragazzi Questa autonomia si basa su una grande fiducia nelle capacità degli adolescenti e dei preadolescenti ad agire in maniera responsabile. I rischi potenziali sono dunque minimizzati: “Tendo ad avere una grande fiducia nei miei ragazzi. Dunque al limite se un giorno volessero andare su dei siti in cui non vorrei che andassero, penso che, anche se ci andassero, me lo direbbero”, spiega Françoise, madre di Paul e Juliette (entrambi 12 anni). Qualcuno ammette, tuttavia, di essere “forse molto ingenua”... Occorre tuttavia sottolineare che quanto di ciò che è concesso a livello di autonomia viene parzialmente recuperato sotto forma di capacità di controllo sui ragazzi che sono molto più presenti in casa, U n adolescente passivo, istupidito dai cartoni animati e dai videogiochi? L’immagine può anche essere vecchia, ma non ha difficilmente perso la sua forza. I giovani si sottoporrebbero dunque con gioia al regno della cultura “facile” e del consumo di massa? L’arrivo d’Internet batte in ogni caso quest’immagine, mettendo in evidenza quanto gli adolescenti possano essere attivi nei loro atti di consumo, culturali o meno. Wided Batat specialista in scienze manageriali, cita così il caso di Martin, 13 anni, fan delle nuove tecnologie e delle serie (tra le altre cose). Martin non compera nulla a caso: “Prima di acquistare, mi informo direttamente in negozio o su Internet e dopo mi confronto con gli altri per vedere se trovo a meno caro”. L’acquisto propriamente detto si fa on line “perché lì trovo ciò di cui ho bisogno e ho più scelta”. Scarica anche, illegalmente, musica, film, serie. Fan della serie Stargate, frequenta i forum consacrati a questa serie, dove i fan si scambiano impressioni, informazioni sugli attori, e discutono del più e del meno. Martin ha creato il proprio blog su Stargate, in cui mette on line foto ed episodi. Per far questo, ha preso informazioni sul Web: “Per creare il mio sito, ho chiesto aiuto ad una persona del forum. Quando non so qualcosa, il primo istinto è quello di andare direttamente su Google o sui forum, in seguito vado a dare un’occhiata ai libri dedicati all’utilizzo di Internet”. Un altro esempio sono i fanfictions, ossia storie in cui i fans danno la propria versione delle loro serie, film o libri preferiti. Questo fenomeno esiste dagli anni 1970, ma Internet gli ha dato un forza inedita. Secondo il sociologo Sébastien François, gli autori, soprattutto ragazze, rettificano a piacere i contenuti culturali che vedono, tra cui le avventure di Harry Potter costituiscono materiale di prima scelta: si può trattare di prolungare una storia anche se terminata, o di scrivere una storia dall’ “inizio”. Sono già apparsi dei generi di fanfiction, come gli angst, in cui i personaggi subiscono delle torture mentali e fisiche, gli slash, in cui diventano omosessuali, o ancora gli alternative universe (AU) che trasferiscono i protagonisti in un universo diverso da quello in cui sono stati tratti. Queste riappropriazioni attive mostrano in ogni caso le capacità degli adolescenti a prendere le distanze o addirittura a cambiare i contenuti delle industrie culturali. Industrie che si mostrano d’altronde vigili di fronte al fenomeno, sia per protestare contro un’appropriazione indebita sia per, al contrario, ispirarsi per proporre dei prodotti che si adattano meglio al pubblico. X.M. DA LEGGERE • “Il comportamento dei consumi dei giovani di 11-15 anni” Wided Batat, Conoscenza e sapere, 2010 • “L’appropriazione dei contenuti audiovisivi: gli insegnamenti dei fanfictions” Sébastien François, http://www.ina-sup.com Maggio 2011 n°226 Scienze Umanistiche 47 DISPLAY Virtuosi del virtuale... S eduta davanti al computer, Fanny, 12 anni, parla in chat con alcune amiche. Ma interrompe alcuni scambi quando in televisione inizia la serie Plus belle la vie. Dopo un momento, con un occhio sull’episodio, riprende la partita di Uno on line alla quale stava giocando prima con una delle sue amiche, che Osservando come usano il computer gli adolescenti, essi sottolineano l’onnipresenza di questi software (tipo MSN) che permettono di scambiarsi immediatamente messaggi scritti e, eventualmente, di vedere il proprio interlocutore attraverso la webcam. Il programma si apre di default all’accensione del computer, e, una volta vede sul display grazie alla webcam, e a cui parla per telefono e per chat! SMS, blog, telefono... gli adolescenti non sono certo a corto di mezzi di comunicazione per raggiungere in qualsiasi momento gli amici o essere raggiunti. Tra questi strumenti, che obbligano ad una reciprocità più o meno forte (bisogna rispondere quando si è contattati), la chat è senza dubbio quello più esigente, come mostrano Martine Azam et al. acceso, alcuni ragazzi intraprendono subito una conversazione con tutti i loro amici on line. Sono tanti quelli che, anche se stanno facendo qualcos’altro, verificano regolarmente chi è collegato, o che sono avvertiti della connessione di un nuovo amico grazie alla distribuzione dell’interfaccia dell’applicazione che è parzialmente sovrapposta alla finestra del programma che si sta utilizzando. Insomma, la chat fa 48 Scienze Umanistiche Maggio 2011 n°226 nascere “una disponibilità permanente e reciproca alla quale è tecnicamente costoso derogare”, e che il programma incoraggia. Così, è possibile inviare all’interlocutore che tarda a rispondere (spesso perché è impegnato in diverse conversazioni in parallelo) un wizz, ossia un segnale sonoro che fa vibrare nello stesso momento la finestra della chat p e r rilanciarla. Ma come dimostra l’esempio di Fanny, il computer tende a diventare una “metaattività che implica il fatto di dover fare delle scelte tra un numero di attività quasi infinito”. Ed è da qui che nascono forme complesse di zapping, dove si vedono adolescenti passare da un’attività all’altra, senza abbandonarne mai nessuna definitivamente, portandole avanti in parallelo, sia che l’attività sia prioritaria.... o meno. Così Annick, attraverso un sottile gioco di posizionamento delle finestre, guarda un film su internet ed allo stesso tempo parla su MSN. Tutti questi utenti “conservano la possibilità pratica di poter accordare un’attenzione supplementare, più importante, ad un’altra attività che si trova sullo sfondo dello schermo, in secondo piano e di cui si assicurano che resti continuamente a portata di mano o sotto controllo”. Piuttosto che essere catturati da un’attività coinvolgente, gli adolescenti preferiscono moltiplicare un “investimento temporale e cognitivo minimo, rendendolo compatibile con altri”. Questa sovrabbondanza, paradossalmente, sembra generare alla fine una insoddisfazione sempre crescente, poiché l’attenzione non arriva a fissarsi: “Tutto sembra accadere al momento dello scambio”. Da qui, la difficoltà degli adolescenti a definire in cosa consistano esattamente le loro attività sul computer; i sociologi notano d’altronde che sono in molti a dichiarare spontaneamente, e contro ogni aspettativa di “non fare niente” davanti al loro display. Sempre in allerta, preoccupati dal non dover perdere niente di ciò che accade, rischiano “nel voler fare troppo, di perdersi nell’attimo, tra le sovrapposizioni e gli intrecci di attività”. X.M. Adolescenti molto connessi La quasi totalità (99%) dei ragazzi tra i 12 ed i 17 anni sono degli internauti. Sono quasi altrettanto (94%) ad avere una connessione Internet a casa (55% nel 2005). Più di un terzo dei genitori di un ragazzo di età compresa tra i 12 ed i 17 anni dicono d’altronde di avere installato Internet per i propri figli. 4 adolescenti su 5 di età compresa tra i 12 ed i 17 anni dicono di avere la possibilità di collegarsi a scuola. Uno su quattro può accedere ad internet attraverso il cellulare. Il 77% dei ragazzi di età compresa tra i 12 ed i 17 anni si collega tutti i giorni (il 94% dei ragazzi di età compresa tra i 18 ed i 24 anni, l’80% dei ragazzi di età compresa tra i 25 ed i 39 anni), fanno tutti parte di un Social Network (Facebook, MySpace...). Per quanto riguarda i contenuti audiovisivi, i download perdono breccia se paragonati allo streaming (lettura diretta di un file senza bisogno di scaricarlo). Il 68% dei ragazzi di età compresa tra i 12 ed i 17 anni ascoltano musica on line, e solo il 47% la scarica (56% nel 2009). Ugualmente, solo un quarto (28%) di questi ragazzi scarica dei file video, ma il 59% li consultano in streaming. Il 57% gioca in rete, un terzo (35%) ha già fatto degli acquisti on line. In una settimana, passano in media 16 ore su Internet e 14 ore davanti la televisione. L’84% dei ragazzi di età compresa tra i 12 ed i 17 anni hanno un cellulare. Il 97% invia degli SMS. Ne inviano in media 182 a settimana (90 nel 2009). X.M. a causa del loro crescente equipaggiamento di tecnologie digitali. La constatazione vale sia per il computer che per il cellulare che, presentato tra gli ornamenti della libertà è anche, di fatto, una “palla al piede” che rende i ragazzi raggiungibili in qualsiasi momento. Genitori al comando? Degli adolescenti incoraggiati verso l’autonomia che restano tuttavia sotto il controllo dei genitori, un clima di fiducia relativamente condiviso, degli usi principalmente orientati verso il mantenimento dei rapporti con i pari, dei rischi esistenti ma ampiamente controllati... Cosa spiega allora il panico morale che nasce regolarmente intorno ai passatempi digitali degli adolescenti? In effetti, più che i contenuti, è il tempo passato davanti ai display che suscita inquietudine... o il nervosismo dei genitori. Secondo l’indagine “EU Kids online”, il 30% dei ragazzi che vanno dai 9 ai 16 anni riconoscono di avere (relativamente) spesso dei problemi legati all’utilizzo eccessivo di internet, sia che si tratti di trascurare gli amici, di non dormire abbastanza o di vedere peggiorare i risultati scolastici. E ancora, gli strumenti che permettono di limitare il tempo di connessione esistono ma, oltre fatto di essere poco conosciuti e ancor meno utilizzati, vanno direttamente contro all’ideale di autonomia portato avanti da molti genitori. Ma il problema di fondo che indicano molti specialisti e quello dell’ignoranza pressoché totale degli adulti riguardante le attività digitali dei propri angioletti, quando si tratta di sapere cosa sia una chat o il nome dell’ultimo videogioco che hanno comprato con la paghetta che gli hanno dato. Da qui, una certa difficoltà ad intervenire e, anche in presenza di un intervento, una mancanza di credibilità negli argomenti. Lo psicanalista Serge Tisseron diagnostica una “rottura di utilizzo” delle nuove tecnologie. Da una parte “degli utenti capaci di prendere le distanze”, adolescenti che beneficiano “di un ambiente che li mette in guardia contro le trappole di Internet, che li accompagna e li valorizza nelle loro scoperte”. Dall’altra, degli “utenti che non prendono le distanze”, genitori “che ignorano - addirittura disprezzano - le nuove tecnologie” e “adolescenti che provengono da ambienti sfavorevoli che non vengono accompagnati e ancor meno riconosciuti”. Il messaggio è dunque di non far coincidere l’autonomia e la fiducia con l’indifferenza. DA LEGGERE • • • • • • • La Morte dell’infanzia. Diventare grandi nell’era dei media. David Buckingham, Armand Colin, 2010. La Cultura della camera Hervé Glevarec. La Documentazione francese, 2010. “La pubblicazione delle amicizie. Il blog alle superiori” Hélène DelaunayTéterel, Etnologia francese, vol. XL, n° 1, 2010. “L’autonomia relazionale. SMS, “chat” e IM” Cécile Metton, Etnologia francese, vol. XL, n°1, 2010. “La socialità giovanile strumentalizzata”. L’appropriazione dei blog in un gruppo di studenti”. Cédric Fluckiger, Reti, n° 138, 2006. “Blog, giovani e video. La responsabilità degli adulti” Serge Tisseron, Progetto, n° 320, febbraiomarzo, 2011. “Taking risky opportunities in youthful content creation: Teenagers ‘ use of social networking • • • sites for intimacy, privacy and self expression “ Sonia Livingstone, New Media & Society, vol. X, n° 3, 2008. “La preadolescenza mediante il computer: dalla cultura collegata alle tensioni identitarie” Martine Azam, Johann Chaulet e Jean-Pierre Rouch, in Sylvie Octobre (dir.), Infanzia e cultura. Appropriazione e rappresentazione, La Documentazione francese, 2010. La Diffusione delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione nella società francese Régis Bigot e Patricia Croutte, Credoc, 2010. Tecnologia dell’informazione e della comunicazione: costruzione di sé e autonomia” Yalle AmssellemMainguy, Francine Labadie e Céline Metton (coord.), Agora Dibattito/ Gioventù, n° 46, 2007. Maggio 2011 n°226 Scienze Umanistiche 49 AUTONOMIA Prendere il volo Gli adolescenti vengono influenzati dalla famiglia, dalla televisione, dagli amici, dalla scuola. Ma questa è anche l’età dell’autoaffermazione che li vede uscire fuori da tali dipendenze. Flora Yacine M argaux è stata per tanto tempo ciò che potremmo definire una bambina prodigio. Ha letto Harry Potter in inglese all’età di 8 anni, e ha saltato svariate classi. Ma verso i 14 anni, Margaux ha scoperto il piacere delle relazioni tra amici e si è fatta delle amiche che le fanno conoscere le “cose” da ragazze (depilazione, trucco...), le serie televisive, la musica, le storie di sesso, le sigarette, l’alcool... Questo non le impedirà di avere il suo diploma a 15 anni, anche se la sua media si è abbassata di due punti! Oggi lei si dichiara molto attaccata alle sue nuove amiche ed il suo cellulare è pieno di nuovi numeri. Djamal viene da ciò che i sociologi chiamano una famiglia popolare. Tra i suoi numerosi fratelli e sorelle, c’è una sorella che fa il medico, un’altra che fa l’insegnante, un fratello dealer ed un altro più giovane, bocciato a scuola e che è stato già in prigione. Djamal un giorno ha deciso che sarebbe stato avvocato, obiettivo che ha brillantemente raggiungo e che gli permette di coltivare la sua passione giovanile per le corse automobilistiche e di comprarsi delle lussuose auto sportive. Questi percorsi adolescenziali, presi tra tanti altri, non sono in alcun modo emblematici. Fanno solo parte di una moltitudine di casi, di percorsi diversi, talvolta brillanti, talvolta più caotici. Se c’è una conclusione importante dell’indagine L’infanzia dei passatempi (articolo pag. 29), è precisamente la diversità dei profili che prendono forma attraverso il monitoraggio dei 4.000 giovani regolarmente osservati tra gli 11 ed i 17 anni. Gli autori di questa 50 Scienze Umanistiche Maggio 2011 n°226 indagine segnalano anche che ciascuna traiettoria non riguarda in realtà che un esiguo numero di ragazzi. Queste traiettorie “non sono statisticamente analizzabili”. Gli autori aggiungono che “avrebbero torto a pensare alla cultura dei giovani in termini monolitici”. Impossibile dunque tracciare l’identikit dell’adolescente di oggi. Televisione, videogiochi e applicativi diversi, attività sportive, artistiche, uscite, cinema, concerti o lettura..., la maggior parte vi aderisce a un momento o l’altro, sperimenta tutto, vi si dedica con passione o a seconda delle mode più o meno durevoli, ma anche in base alla loro età, a seconda che siano ragazzi o ragazze. Scelte ed impegni si osservano a seconda dei momenti e dell’età, inseriti nella cultura familiare, gli impegni scolastici, l’influenza del gruppo di amici e allo stesso tempo di quella dei diversi media. Contrattazione e trasgressione Ad ogni età, i ragazzi devono rispondere ad ingiunzioni di tre ordini, spiegano gli autori dell’indagine l’Infanzia dei passatempi: il “mestiere di bambino” (di figlio o figlia di...) che gli richiede di conformarsi alle aspettative genitoriali e di inserirsi in una discendenza; il “mestiere di alunno”, che chiede di piegarsi alle esigenze delle istituzioni scolastiche e di produrre determinati risultati; il “mestiere di ragazzo”, nel quale devono gestire alcune regole per essere integrati e riconosciuti. E’ prima di tutto nella famiglia che si compiono le contrattazioni per guadagnare la propria autonomia. Numerosi sociologi hanno notato un fenomeno recente, osservabile in tutti gli ambienti sociali. La crisi adolescenziale non appare quasi più. “Nessuna traccia di rifiuto, di rottura di una ipotetica imposizione familiare”, confermano gli autori dell’inchiesta. Gli adolescenti interrogati giudicano in maggioranza che i propri genitori siano “poco” o “per niente severi” (il 30% degli studenti ritengono che i propri genitori non lo siano assolutamente). Sinora, il controllo genitoriale rimane, soprattutto per quanto riguarda la gestione del tempo dei ragazzi, l’esigenza dei risultati scolastici, il permesso per le uscite e un certo controllo sulle attività. Il sociologo Joel Zaffran mostra un’oscillazione tra un “atteggiamento conciliante” - la maggior parte dei ragazzi rispettano ed accettano queste esigenze contrattandole - e uno trasgressivo, quando ritengono questi divieti illegittimi, presi come un attacco alla libertà. Dire di andare al parco degli skate, quando invece si va con gli amici in un quartiere in cui non si ha il permesso di andare poiché giudicato poco sicuro dalla famiglia. O dire che si va a dormire da un’amica per poter invece andare in discoteca fuggendo così dal controllo dei genitori. Desiderio di emancipazione, bisogno di costruirsi “contro”, di sfidare i divieti e l’imprevedibile... Il piacere di essere andati contro l’autorità dei genitori è d’altronde a volte più forte di quello dell’uscita stessa! J. Zaffran vi vede una sorta di gioco di ruolo che, per riuscire, vede i genitori nel ruolo di persone autoritarie, ed i figli nel ruolo di persone sottomesse... E quando arrivano i primi “ Tra controllo ed emancipazione: è così che vivono gli adolescenti “ amori, è per preservare la propria intimità che diventa necessario mentire... Comunque, con l’avanzare dell’età, i ragazzi riescono a raggiungere l’indipendenza: hanno una paghetta, hanno il permesso di uscire, la camera diventa di dominio privato, la scelta dei vestiti e del look gli conferisce un’autonomia crescente. L’inserimento del bambino limitato alla sola famiglia lascia il posto ad una progressiva emancipazione, nel corso della quale vengono progressivamente abbandonate le attività in famiglia a beneficio dei momenti passati con gli amici. E’ invece in un altro modo che si prendono le distanze dagli obblighi scolastici. Se essere un buon allievo è importante per la contrattazione con i genitori (un buon voto può far avere in cambio il permesso per un’uscita o un extra di soldi), per la maggior parte dei ragazzi, il legame con le istituzioni si allenta e diventa più critico con l’età. Secondo l’indagine L’Infanzia dei passatempi, l’impatto della scuola si dimostra debole nella scelta dei passatempi degli adolescenti, che si tratti di gusti letterari, della scelta di un’attività artistica o di uno sport. I ragazzi si costruiscono “degli isolotti di convivenza all’interno dei quali l’espressività giovanile prende, appena può, il posto dell’austera e disgregante cultura scolastica”, scrive Patrick Rayou, professore di scienze dell’educazione. Fin dall’inizio della scuola si formano gruppi di amici e di amiche, in funzione delle affinità. J. Zaffran cita a questo proposito un’inchiesta nella quale ha chiesto a 900 studenti di Bordeaux di classificare più item in ordine di importanza, su una scala da 1 a 5. Sono, in un intervallo molto ristretto, la famiglia (4,8) le o la migliore amica (4,5) e il gruppo di compagni (4,2) che si ritrovano in testa, la scuola si trova all’ultimo posto (3,7), mentre l’importanza per il futuro ha ricevuto un punteggio di 4,6. un paradosso che lascia perplessi... Tirannia dei pari? L’importanza degli amici è una delle caratteristiche principali della socievolezza adolescenziale. Si attaccano le foto degli amici sul muro della camera, ci si sbriga per trovarli all’entrata della scuola, si mantiene un contatto fino a notte tarda talvolta, tramite SMS o MSN. “Le attività sembrano a poco a poco distaccarsi dalla sfera familiare per inserire il ragazzo nel Maggio 2011 n°226 Scienze Umanistiche 51 AUTONOMIA Ciò che conta ad ogni età gruppo di amici”: l’inchiesta L’infanzia dei passatempi mostra che, dalla fine delle elementari, i compagni rappresentano promotori di scelte come quelle dei videogiochi, riviste, sport, passando davanti a genitori, fratelli o sorelle. Questa “cultura dei pari” è stata ampiamente descritta dai sociologi. Un gruppo di amici, un look alla moda, un linguaggio in codice..., l’adolescente mette la propria famiglia in secondo piano per adottare le regole culturali della propria generazione. “Non grandi opposizioni, piuttosto una resistenza sottomessa all’autorità” dice Isabelle Danic. In uno studio riguardante studenti delle scuole superiori, Dominique Pasquier denunciava una “tirannia della maggioranza” nella quale si osservava una pressione verso la conformità del gruppo ed una scarsa tolleranza alle differenze: canzoni che bisogna ascoltare, giochi e sport che bisogna praticare, dei look adottati in funzione della propria tribù musicale... “Le preferenze mostrate in gruppo sono spesso delle montature destinate a facilitare l’integrazione piuttosto che dei veri e propri gusti personali” si 52 Scienze Umanistiche Maggio 2011 n°226 rammarica questo autore che vi vede un abbandono del modello trasmissivo da parte della famiglia e della scuola. L’invenzione del sé Alla fine, non è forse un modo per mettersi alla prova e sperimentare ciò che cercano, ad ogni età, i preadolescenti e gli adolescenti? L’inchiesta L’Infanzia dei passatempi mostra che questo periodo è fatto di momenti. La televisione per esempio, diventa un media sempre meno presente con il passare del tempo. Ai preadolescenti piace particolarmente: a 11 anni, l’80% dei ragazzi la guardano ogni giorno (87,5% per coloro che ne hanno una in camera), mentre solo il 56% dei ragazzi di 17 anni la guardano (72,5% per coloro che ne hanno una in camera). Con l’età, ed in funzione dei permessi da parte dei genitori, le fasce orarie cambiano, il mattino per i più giovani, la sera o il pomeriggio per i più grandi. L’influenza della televisione, tanto temuta da genitori ed educatori, è di fatto momentanea. Nascerà in seguito per molti la passione per i videogiochi (come temuto dagli adulti), per la musica e gli amici che non si lasceranno più, per la connessione quasi permanente ad Internet, per i comportamenti legati alla moda, per il look e per una identità che si cerca e si sperimenta. I profili si costruiscono, un pò alla volta, sulla base di specifiche esperienze, di passioni ed abbandoni, di attività che si lasciano per sperimentarne delle altre. “A 14 anni Victor percorreva tutta Parigi sul suo skate, non lo lasciava mai” racconta Brigitte, sua madre che ricorda quanto fosse preoccupata riguardo questa cosa, “poi, un giorno, lo skate è completamente finito...”. I percorsi degli adolescenti “conoscono degli itinerari non lineari ed estremamente diversificati che indicano quanto il gioco delle interinfluenze (famiglia, scuola, amici), possa essere letto attraverso l’ottica dell’azione del bambino, che incrocia, prende in prestito, rifiuta, in spazi di libertà variabili...” concludono gli autori dell’inchiesta. Tra controllo ed emancipazione, passioni temporanee poi abbandonate, ascendenti e strazi, gli adolescenti personalizzano progressivamente i loro gusti ed il loro modo di essere. Vincoli ed influenze, desiderio di appartenenza ad un gruppo o ad una comunità, patrimoni e riappropriazioni nutrono in realtà l’invenzione del sé. DA LEGGERE • • • • • Ritratto di adolescenti Julie Deleau, La Découverte, 2010. Il Tempo dell’adolescenza. Tra vincoli e libertà. Joel Zaffran, Stampa universitaria di Renna, 2010. “Non è né completamente lo stesso, né completamente un altro. I territori scolastici dei bambini e dei ragazzi”. Patrick Rayou, in Régine Sirota, Cléopatre Montandon, André turmel e Gérard Neyrand (dir.), Elementi per una sociologia dell’infanzia, Stampa universitaria di Renna, 2006. La cultura dei ragazzi tra i 12 ed i 15 anni, i “lascars” come modello” Isabelle Danic in Régine Sirota et al. (dir.), ibid. Culture delle superiori. La tirannia della maggioranza Dominique Pasquier, Autrement, 2005 La metamorfosi adolescenziale L’adolescente subisce molti cambiamenti paralleli: fisici, sessuali, intellettuali, relazionali. Tante pressioni talvolta discordanti che ne fanno un essere strano... e talvolta inquietante. Jean-François Dortier L ’adolescente è una specie strana ed inquietante. Suscita il timore e l’irritazione dei genitori che osservano il loro bambino prediletto trasformarsi in un essere mostruoso - rammollito, beffardo e brufoloso - di cui hanno difficoltà a comprendere le reazioni a volte ostili ed inadatte. È in ogni caso su questo modo caricaturale che due padri sopraffatti descrivono questo “essere assolutamente abominevole: l’adolescente”. Il loro libro (1) è annunciato d’altronde dal titolo “Finalmente la verità sugli adolescenti! E non è proprio carina....”. Estratto: “L’adolescente è un essere immaturo, che non è fisicamente capace di mettere la propria tazza nella lavastoviglie”. Da parte sua, il comico canadese Yvon Deschamps vede in suo figlio, ribattezzato “il grande cretino”, un ex piccolo bambino di 4 anni che “parlava, camminava, si vestiva e si lavava da solo”, e che, a 15 anni, “non parla più, non cammina più, non si lava più...” Mutamenti Per molto tempo gli specialisti hanno identificato l’adolescenza come un periodo di “crisi”. Oggi predomina un’idea di transizione o metamorfosi. Questa metamorfosi si manifesta attraverso tutta una serie di Maggio 2011 n°226 Scienze Umanistiche 53 “spinte” parallele. L’altezza, prima di tutto: tra gli 11 ed i 16 anni gli adolescenti crescono in media 30 centimetri, con talvolta delle punte di 10 centimetri all’anno (immaginate di essere alti di 10 centimetri in più in un anno!). A questo si aggiunge l’arrivo delle caratteristiche sessuali secondarie: lo sviluppo della muscolatura e l’allungamento del sesso che preoccupa tanto i ragazzi; la formazione dei seni che preoccupa tanto le ragazze. Questi cambiamenti sono associati ad una spinta libidica ed alle violente emozioni che l’accompagnano: un mattino, ci si sorprende a guardare i compagni o gli insegnanti sotto una luce diversa. Fino a questo momento, guardavano soprattutto il loro viso; all’improvviso, lo sguardo scende su tutto il corpo. Al desiderio dell’altro si aggiunge quello di diventare a propria volta desiderabili. Si vorrebbe piacere e nascondere i propri difetti: l’adolescenza è anche l’età del narcisismo e dei relativi complessi associati. Dopo l’altezza e la libido, l’adolescenza conosce un’altra spinta: quella all’autonomia. L’adolescente inizia ad allontanarsi dai genitori, e pretende di uscire la sera. Il bambino sta per “prendere il volo” (vedi riquadro qui sotto). L’adolescenza, è anche il periodo dell’idealismo, del gruppo di amici, dei comportamenti a rischio, delle passioni nascenti e delle fasi di apatia (il “re del divano”). E’ talvolta il periodo delle fughe, delle grandi scoperte, dell’ozio e delle porte che sbattono: delle trasformazioni multiple che ne fanno un mostro sconcertante. Quali sono le cause di tutti questi sconvolgimenti? Certo, l’adolescenza La voglia di evadere nei primati N ella maggior parte dei primati (e più generalmente nei mammiferi sociali come i leoni o i lupi), l’adolescenza è un momento determinante della vita in cui alcuni dovranno lasciare il proprio gruppo e raggiungerne un altro. Robert M. Sapolsky ha osservato dei babbuini che vivono nell’ Africa dell’est. Queste scimmie vivono in piccoli gruppi che si incontrano verso metà giornata, quando gli animali vengono a bere in riva al fiume. Ogni gruppo tiene le distanze e osserva gli altri con la coda dell’occhio. Ad eccezione di questo giovane babbuino adolescente: “Lui rimane lì, sul bordo del fiume, completamente 54 Scienze Umanistiche incantato. Nuovi babbuini, un mucchio! Muove rapidamente cinque passi verso di loro, arretra di quattro, cerca di capire perché nessuno dei membri del suo gruppo sembra essere affascinato dagli stranieri. Dopo averli osservati per un’infinità di tempo, attraversa il fiume con precauzione, e si siede dall’altra parte della riva, pronto a scappare se un nuovo babbuino osi anche soltanto lanciargli uno sguardo (1)”. Nei giorni che seguono, il babbuino adolescente diventerà più audace, si avvicinerà al gruppo degli stranieri, cercherà di costruire dei legami con alcuni membri, li seguirà da lontano e poi ritornerà nel proprio gruppo, finché un bel giorno, lo lascerà Maggio 2011 n°226 definitivamente ed entrerà nell’altro. E’ entrato a far parte di un gruppo adottivo e cercherà di riprodursi. Negli scimpanzé o nei gorilla, sono le femmine che lasciano il gruppo d’origine in adolescenza. Questo fenomeno di esogamia, comune tra i mammiferi sociali, permette di evitare l’incesto. Nei primati, la partenza dell’adolescente si manifesta dunque sia prendendo le distanze dal gruppo familiare che attraverso l’attrazione verso un altro gruppo. Qualsiasi somiglianza con gli adolescenti umani non è dunque completamente fortuita. J.-F.D. è in parte una classe d’età legata a delle trasformazioni sociologiche proprie delle società contemporanee: il prolungamento della scolarità, l’educazione più permissiva, hanno giocato un grande ruolo nell’avvento dell’adolescenza. Moltissime cose sono state scritte su questo argomento. Ma è anche possibile che l’adolescenza sia legata a delle modifiche fisiologiche fondamentali. Negli ultimi anni, i ricercatori volgono la propria attenzione sulle trasformazioni del cervello dell’adolescente, gli etologi studiano l’adolescenza delle scimmie, gli antropologi osservano diversi tipi di società per vedere se vi si trovano cose simili (2). Alcune cause biologiche sono evidenti: l’improvvisa crescita di altezza fa che sia normale che passino molto tempo con la testa nel frigorifero per svuotarlo ad una velocità impressionante. I cambiamenti ormonali inducono trasformazioni psicologiche: desiderio sessuale, e, parallelamente, desiderio di seduzione. Ma che dire dei cambiamenti di personalità, del correre i rischi, della pianificazione del futuro? Il cervello degli adolescenti Recentemente, le ricerche sull’evoluzione del cervello hanno cambiato la visione che si aveva della crescita cerebrale: si era convinti che i neuroni e le connessioni cerebrali aumentassero fino all’età adulta. Gli studi di neuroimmagine condotti (in particolare da Jay Giedd), dagli anni 2000 hanno cambiato i dati. In effetti, la materia grigia e bianca della corteccia cresce a grande velocità tra i 6 e gli 11-12 anni per raggiungere un picco all’età di 12 anni: a questa età, il ragazzo possiede un numero di neuroni ben superiori a quelli che avrà nell’età adulta! Nel frattempo, cosa è successo? Durante l’adolescenza avviene una distruzione massiva dei neuroni e delle sinapsi! Questo non vuol dire che l’adolescente regredisca intellettualmente e che con questo si spieghi “l’età stupida”. La distruzione cellulare e sinaptica è segno di un cervello che si sviluppa specializzandosi. Questa specializzazione è comparabile al dissodamento di un terreno. Per consentire la coltivazione di alcune piante, bisogna eliminare le radici, le erbacce, tagliare dei rami affinché altri crescano più vigorosamente. La fase infantile è dunque quella di una crescita esuberante di piante e radici; questa è seguita da una fase di eliminazione/ specializzazione. Nello stesso tempo, gli assoni (le braccia dei neuroni), si rinforzano circondandosi di una guaina mielinica che permette una trasmissione più rapida degli impulsi nervosi. Alla fine, il cervello avrà meno connessioni, ma che permetteranno una diffusione più rapida delle informazioni. In adolescenza avviene un’altra grande trasformazione: la frontalizzazione. Sappiamo che il lobo frontale (situato come indica il nome a livello della fronte) è responsabile delle “funzioni esecutive”: pianificazione del futuro, pensiero astratto. Lo sviluppo di questa parte della corteccia corrisponde alla crescita del pensiero astratto, del ragionamento, ciò che Jean Piaget chiamava lo stadio del “pensiero formale” che si verifica durante l’adolescenza. E’ il momento in cui l’adolescente diviene “idealista”, scopre la filosofia, si appassiona alle deduzioni astratte, inizia ad elaborare “grandi idee”. Un nuovo mondo mentale gli si apre. Ma questa parte della corteccia è una delle ultime a svilupparsi. Questa crescita intellettualistica ed idealistica si produce nello stesso momento, o con leggero ritardo, con un’altra spinta proveniente dai centri ancestrali del cervello: là dove sorgono e si manifestano le emozioni sessuali, l’aggressività e gli eccessi di energia vitale. Le due spinte si affrontano: da un lato, le idee pure, dall’altro, il richiamo del corpo. Da qui nasce quel conflitto interno tra l’idealismo e le pulsioni carnali tipiche dell’adolescenza. Sotto l’influsso degli ormoni e dei neuroni? Dovremmo dunque ridurre le trasformazioni psicologiche dell’adolescenza a dei cambiamenti biologici? E’ evidente che lo sviluppo della sessualità è legato a forti spinte ormonali, che i cambiamenti delle capacità intellettuali o della personalità sono legati a delle trasformazioni cerebrali. Il cervello è in fase di riorganizzazione, e questo senza dubbio ha una forte incidenza sui disordini ed i comportamenti dell’adolescenza. Ma si deve anche ammettere che, essendo le trasformazioni complesse e multifattoriali, sarebbe rischioso lanciarsi in deduzioni unilaterali. Tuttavia, questo è ciò che fanno alcuni ricercatori che, forti di qualche constatazione neurobiologica, si sono lanciati in interpretazioni per lo meno dubbiose. James Bjork, neurobiologo del National institute on Alcohol Abuse del Maryland, afferma in maniera perentoria che, partendo dal fatto che il lobo frontale (sede delle pianificazione del futuro) non è ancora completamente sviluppato, il “cervello di un adolescente non può concepire il lungo termine (3). Analogamente, i “comportamenti a rischio” sarebbero, secondo alcuni espressione di una mancanza di maturità del cervello. Secondo Deborah YurgelunTodd, l’iperattività dell’amigdala a spese del frontale spiegherebbe la difficoltà degli adolescenti a misurare correttamente il pericolo e le minacce. Ma il gusto degli adolescenti per le emozioni forti (le montagne russe al luna park o la prima sigaretta) può essere spiegato anche in molti altri modi. Potrebbe anche essere un mezzo per “valorizzarsi” in un gruppo. Laurence Steimberg, dell’università Temple di Philadelphia, fa notare che i comportamenti a rischio sono spesso realizzati in gruppo, suggerendo che le modifiche cerebrali non spiegano tutto. Il fatto di mettersi in pericolo può anche spiegarsi come un modo di sperimentare lo sconosciuto. Dopo tutto, l’uccellino deve provare davvero una grande paura quando si lancia per la prima volta dal ramo per prendere il volo. (1) Pierre Antilogus e Jean-Louis Festjens. La guida del sempre giovane padre (anche se un pò meno in ogni caso).Finalmente la verità sugli adolescenti. E non è proprio carina... Michel Lafon, 2010. (2) Vedi Natalie Levisalles, L’Adolescente (ed il bonobo). Saggio su un’età impossibile. Hachette, 2009. (3) Vedi Elena Sander, “Il cervello degli adolescenti decifrato”, Scienza e Avvenire, n°739, settembre 2008. Maggio 2011 n°226 Scienze Umanistiche 55 TRASGRESSIONE Giochi pericolosi Picchiare un amico a caso, chiedere di essere strangolato, traversare i binari del treno... Tali azioni sconvolgono gli adulti. Ma si parla ancora di giochi? Jean-François Marmion Asfissia o violenza Questo “gioco del trattenere il respiro” è una delle tante attività pericolose in vigore nelle scuole a ricreazione, il più lontano possibile dall’attenzione degli adulti. Addirittura molto praticato, poiché la psicologa Hélène Romano, del dipartimento del pronto soccorso medico-psicologico dell’ospedale di Val-de-Marne, ne avrebbe elencati 300. La differenza è spesso tenue, al punto che questi giochi sono classificati in due categorie principali, asfissia e violenza. Il gioco dell’asfissia, come suggerisce il nome, consiste nel soffocarsi, lasciarsi strangolare o strangolare un compagno. “Trenta secondi di felicità”, “sogno indiano”, “gioco del cosmo”... Strangolamento e/o pressione toracica hanno per scopo quello di valutare sensazioni insolite, a volte allucinatorie o, meglio ancora, brevemente estatiche. Il gioco del foulard è il più conosciuto, ma anche un laccio o le mani vanno bene. Normalmente, bisogna fermarsi al limite del collasso. Ma l’impresa è delicata… I bambini che praticano questi giochi lo fanno per lo più in modo sporadico, per 56 Scienze Umanistiche Maggio 2011 n°226 curiosità o per fare come gli altri, del tipo “non sei capace”, senza reale percezione del pericolo. Alcuni ci si dedicano con maggiore regolarità: la questione, non risolta, si pone allora di sapere se la particolarità delle sensazioni generate “ La scarica di adrenalina è garantita quando si tratta di prendere in scooter, a tutta velocità, una strada in contromano “ I n Asterix in Iberia, il giovane Pepe, ombroso figlio del capo Salsadipeperon y Monton, impiega una strategia incomparabile per ottenere ciò che desidera: bloccare il respiro il più a lungo possibile, fino a quando il suo viso scarlatto faccia andare in panico gli adulti. Alcuni bambini di oggi utilizzano lo stesso comportamento, ma non per farsi obbedire, ma per ridere e sfidare... e qualche volta vanno perfino in coma. dall’asfissia, con al primo posto il fugace parossismo di benessere, non potrebbe creare una forma di dipendenza. In casi rari, ma più preoccupanti, è anche più volte al giorno, in assoluta segretezza, che alcuni adolescenti depressi e molto fragili flirtano così, soli, con la morte. I giochi di violenza, sono delle sevizie le cui poche alternative non rimettono in causa lo scopo principale: picchiare. Con il gioco della lattina, per esempio, un bambino scelto dal gruppo è buttato a terra, pestato a sangue e riempito di insulti, fino a quando non arriva a toccare un ostacolo rotolando su sé stesso. Il vincitore è colui che l’ha raggiunto per ultimo. Nel gioco del colore, il bambino che porta il maggiore numero di abiti di un colore scelto la mattina è colpito ed umiliato tutto il giorno. Quanto a colui che ignora la capitale del Libano, è colpito all’altezza dell’inguine: è il gioco di Beirut. Altre pratiche ancora hanno nomi molto evocativi come lo schiaffo, la custodia, il capro espiatorio... Niente a che vedere con un banale litigio. Qui non ci sono rabbia, rivalità, risposta a degli insulti, ma delle violenze di gruppo, gratuite. Anche se il confine è talvolta incerto, bisogna distinguere questo fenomeno dal school bullying (o molestie, bullismo...), dove lo stesso allievo si vede brutalizzato a lungo termine, in modo rituale. Citiamo anche gli happy slapping, aggressioni fisiche, fatte di sorpresa, filmate e propagate immediatamente su Internet, punibili dal 2007 con 3 anni di prigione e 45.000,00 di multa. Non tutti esercitano la violenza allo stesso modo: alcuni ragazzi sono aggressori attivi, ossia prendono l’iniziativa del gioco ed esortano i compagni a parteciparvi, altri invece sono aggressori passivi, che si lasciano trascinare. I ruoli di aggressore e vittima, del resto, non sono fissi: contrariamente al bullying, ognuno può ritrovarsi, in ogni momento, designato come bersaglio per caso. Infine, molti ragazzi non sembrano in generale provare né senso di colpa né empatia per la persona aggredita, che spesso non chiede grazia. Se non confessano di provare dolore, spiegano, perché non farlo? Oltre ai giochi di asfissia o violenza, Hélène Romano parla di una terza categoria, che riguarda i più grandi: quella dei giochi di morte, dove la consapevolezza del pericolo, questa volta ben reale, è motivante. La scarica di adrenalina è garantita quando si tratta di prendere in scooter, a tutta velocità, una strada in contromano, o di giocare al torero attraversando un binario poco prima del passaggio della metro, o del treno. Si potrebbe parlare anche di alcuni giovani ispirati da acrobati delle trasmissioni americane come Jackass, Dirty Sanchez etc, e che, per imitare i propri idoli, si inchiodano delle tavole nelle natiche, si incastrano il sesso in una trappola per topi, si gettano dalla finestra per atterrare su un albero, o si tuffano in una piscina senza acqua… Alcuni di loro sono morti. Giochi molto diffusi Cosa si può dire riguardo i seguaci di questi giochi? Che secondo recenti studi americani e canadesi, si tratta spesso, ma non sempre, di ragazzi, la cui età media è 13 anni. E cos’altro? Che si tratta di adolescenti confusi dagli sbalzi ormonali, sopraffatti dalla propria impulsività, dalla propria sete di forti emozioni e di anticonformismo? La spiegazione non tiene affatto, poiché si trovano esempi di giochi pericolosi sin dall’entrata alla scuola primaria, che alcuni adulti non disdegnano affatto, quando capita l’occasione, di fare, come ad esempio prendere coscientemente una strada contromano. Possiamo dire allora, che queste cose riguardano solo i bambini svantaggiati, fragili, segnati da un ambiente familiare non unito o un ambiente violento in città? Neppure: questi giochi sono praticati in tutti i tipi di scuola, in tutti i tipi di ambienti... O almeno così sembra, perché i dati sono ancora scarsi: i primi studi risalgono alla metà degli anni 2000 e forniscono statistiche eterogenee, i giochi di violenza si trovano inseriti nella categoria più generale di violenze fisiche, e l’esito drammatico del gioco del foulard passa spesso, a torto, come un suicidio. I giochi pericolosi rappresentano un fenomeno tanto più preoccupante quante sono le molteplici potenziali conseguenze: fobia scolastica (paura di essere un vittima, o talvolta, di dover partecipare alla caccia), svalutazione di sé, depressione, disturbi del sonno, sono solo alcune delle conseguenze, dei giochi di violenza. Epilessia, disordini neurologici e motori, coma, e certamente morte, per quanto riguarda i giochi di asfissia e di morte. La prevenzione appare tanto urgente quanto complessa, poiché, come per il consumo di alcool, fumo o sigarette, o ancora per i comportamenti pericolosi, funziona soprattutto per gli adepti occasionali, o per quelli che non hanno mai provato... ma galvanizza gli altri, attratti dalla trasgressione. E’ altrettanto necessario educare gli adulti, genitori o insegnanti, non solo per incitarli a stare attenti, ma anche per fargli capire la gravità del problema. Per H. Romano, sarebbe meglio parlare di “attività” pericolose piuttosto che di giochi. Pestare un innocente in gruppo o strangolarsi a turno sono in effetti delle attività sterili e fuori da qualsiasi immaginazione, che non fanno apprendere niente: questi “giochi” non saranno mai certamente dei passatempi come altri. DA CONSULTARE • • • • • I gioco del foulard e altri giochi di perdita di sensi. Attività, conseguenze e prevenzione. Françoise Cochet (coord.), Harmattan, 2010. Giochi pericolosi. Quando il bambino corre il rischio. Marie-France Le Heuzey, Odile Jacob, 2009. Comportamenti pericolosi e “giochi” pericolosi a scuola Hélène Romano, La psichiatria del bambino, vol. II, n°1, 2009. www.jeudufoulard.com Sito dell’APEAS (Associazione di genitori di bambini infortunati per strangolamento) www.jeuxdangereux.fr Sito dell’associazione SOS Benjamin 57 Scienze Umanistiche Maggio 2011 n°226
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