Assisi - Calino
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Assisi - Calino
ASSISI UNA BREVE GUIDA L A V ITA DI S. F RANCESCO Francesco nacque ad Assisi nel 1182, da Pietro di Bernardone, ricco mercante di stoffe preziose, e da Madonna Pica; la madre gli mise nome Giovanni; ma, tornato il padre dal suo viaggio in Francia, cominciò a chiamare il figlio Francesco. Prima della conversione il giovane Francesco fu partecipe della cultura "cortese-cavalleresca" del proprio secolo e delle ambizioni del proprio ceto sociale (la nascente borghesia). Nel 1202, tra le fila degli homines populi, prese parte allo scontro di Collestrada con i perugini e i boni homines fuoriusciti assisani: Francesco fu catturato con molti suoi concittadini e condotto prigioniero a Perugia…Dopo un anno, tra Perugia e Assisi fu conclusa la pace, e Francesco rimpatriò insieme ai compagni di prigionia. Decide allora di realizzare la sua aspirazione a diventare miles (cavaliere) e nel 1205 si unisce al conte Gentile, che partiva per la Puglia, onde essere da lui creato cavaliere. È a questo punto della vita di Francesco che iniziano i segni premonitori di un destino diverso da quello che lui aveva sognato. In viaggio verso la Puglia, giunto a Spoleto, a notte fatta si stese per dormire. E nel dormiveglia udì una voce interrogarlo: «Chi può meglio trattarti: il Signore o il servo?». Rispose: «Il Signore». Replicò la voce: «E allora perché abbandoni il Signore per il servo?». L’indomani Francesco torna ad Assisi aspettando che Dio, del quale aveva udito la voce, gli rivelasse la sua volontà. Trascorre circa un anno nella solitudine, nella preghiera, nel servizio ai lebbrosi, fino a rinunciare pubblicamente, nel 1206, all’eredità paterna nelle mani del vescovo Guido e assumendo, di conseguenza, la condizione canonica di penitente volontario. Francesco veste l’abito da eremita continuando a dedicarsi all’assistenza dei lebbrosi e al restauro materiale di alcune chiese in rovina del contado assisano dopo che a San Damiano aveva udito nuovamente la voce del Signore dirgli attraverso l’icona del Crocifisso: «Francesco va’, ripara la mia casa che, come vedi, è tutta in rovina». Nel 1208, attirati dal suo modo di vita, si associano a Francesco i primi compagni e con essi nel 1209 si reca a Roma per chiedere a Innocenzo III l’approvazione della loro forma di vita religiosa. Il Papa concede loro l’autorizzazione a predicare rimandando però a un secondo tempo l’approvazione della Regola: «Andate con Dio, fratelli, e come Egli si degnerà ispirarvi, predicate a tutti la penitenza. Quando il Signore onnipotente vi farà crescere in numero e grazia, ritornerete lieti a dirmelo, ed io vi concederò con più sicurezza altri favori e uffici più importanti». Spinto dal desiderio di testimoniare Cristo nei paesi musulmani, Francesco tenta più volte di recarvisi. Finalmente nel 1219 raggiunge Damietta, in Egitto, dove, durante una tregua nei combattimenti della quinta crociata, viene ricevuto e protetto in persona dal Sultano al-Malik alKamil. 1 Rientrato ad Assisi nel 1220 Francesco rinuncia al governo dei frati a favore di uno dei suoi primi seguaci: Pietro Cattani. Non rinuncia però ad esserne la guida spirituale come testimoniano i suoi scritti. Il 30 maggio 1221 si radunò in Assisi il capitolo detto "delle stuoie" al quale partecipò un numero davvero rilevante di frati (dai 3000 ai 5000), si discusse il testo di una Regola da sottoporre all’approvazione della Curia romana e fu nominato frate Elia vicario generale al posto di Pietro Cattani, morto il 10 marzo di quell'anno. La Regola (conosciuta come "Regola non bollata") discussa e approvata dal capitolo del 1221 fu respinta dalla Curia romana perché troppo lunga e di carattere scarsamente giuridico. Dopo un processo di revisione del testo, al quale collaborò il cardinale Ugolino d'Ostia (il futuro papa Gregorio IX), il 29 novembre 1223 finalmente Onorio III approva con la bolla “Solet annuere” la Regola dell’Ordine dei Frati Minori (detta "Regola bollata"). Durante la notte di Natale del 1223, a Greccio, Francesco volle rievocare la nascita di Gesù, facendo una rappresentazione vivente di quell'evento per vedere con gli occhi del corpo i disagi in cui si è trovato il Bambino nato a Betlemme. È da questo episodio che ebbe poi origine la tradizione del presepe. Dopo il capitolo di Pentecoste del 1224 Francesco si ritirò con frate Leone sul monte della Verna per celebrarvi una quaresima in onore di san Michele Arcangelo. Lì, la tradizione dice il 17 settembre, Francesco avrebbe avuto la visione del serafino, al termine della quale nelle sue mani e nei piedi cominciarono a comparire gli stessi segni dei chiodi che aveva appena visto in quel misterioso uomo crocifisso. L’episodio è confermato dall’annotazione di frate Leone sulla chartula autografa di Francesco (attualmente conservata in un reliquiario presso il Sacro Convento di Assisi): Il beato Francesco, due anni prima della sua morte, fece una quaresima sul monte della Verna…e la mano di Dio fu su di lui mediante la visione del serafino e l’impressione delle stimmate di Cristo nel suo corpo. Nell’ultimo biennio di vita di Francesco si colloca anche la composizione del Cantico di frate sole (o Cantico delle creature). Sono anni questi in cui Francesco è sempre più tribolato dalla malattia (soffriva di gravi disturbi al fegato e di un tracoma agli occhi). Quando le sue condizioni si aggravarono in maniera definitiva Francesco fu riportato alla Porziuncola, dove morì nella notte fra il 3 e il 4 ottobre 1226. Il giorno seguente il suo corpo, dopo una sosta presso San Damiano, fu portato in Assisi e venne sepolto nella chiesa di San Giorgio. Frate Francesco d’Assisi fu canonizzato il 19 luglio 1228 da Papa Gregorio IX. Il 25 maggio 1230 la sua salma fu infine trasferita dalla chiesa di San Giorgio e tumulata nell'attuale Basilica di San Francesco fatta costruire celermente da frate Elia su incarico di Gregorio IX tra il 1228 e il 1230. 2 LA STORIA DI A SSISI Assisi sorge sulle pendici occidentali del Monte Subasio da dove domina una pianura fertilissima al centro della quale si staglia la mole della Basilica di Santa Maria degli Angeli. Assisi è la città della Pace e dell’incontro ecumenico delle religioni del mondo. Assisi, con il suo intatto aspetto medievale colorato dal bianco e dal rosa della sua tipica pietra, vive e fa vivere a tutti l’intensità della spiritualità francescana e dei grandi santi che hanno benedetto la sua terra. Assisi è conosciuta in tutto il mondo grazie al suo figlio prediletto: San Francesco. Ma l'importanza storica della città è legata anche ad altri episodi che nel corso dei secoli hanno segnato momenti di splendore e fatti d'arme. Molte sono le leggende che vogliono dare nobili origini alla città. Di certo si può affermare che Assisi fu centro fondato dal popolo umbro. Subì, più tardi, l'influenza degli Etruschi, come testimoniano i pochi reperti giunti sino a noi. Ma a darle un'identità ben definita furono i Romani. Del municipio Asisium restano ancora oggi numerose vestigie: il bellissimo Tempio di Minerva, alcuni resti di templi pagani, il Foro, l'anfiteatro, epigrafi, cisterne, statue e tratti di mura. Dopo la caduta dell'Impero fu assediata e conquistata dai Goti (545), ripresa dai Bizantini e più tardi assoggettata dai Longobardi. Quindi seguì le sorti del Ducato di Spoleto. Verso il Mille cominciò ad affermare la propria libertà comunale, sotto l'influsso di un certo risveglio religioso e culturale che si diffondeva rapidamente anche nel resto d'Italia. Vengono fondati chiese e monasteri, costruiti o fortificati i castelli; la pianura, dopo la paziente opera di bonifica dei monaci benedettini, venne destinata all'agricoltura. Smaniosa di liberarsi dal dominio opprimente di Federico I, detto il Barbarossa, insorse con una sollevazione popolare che fu subito domata dall'esercito imperiale; successivamente fu affidata al Duca di Spoleto. Fu in questo periodo che nacque San Francesco. Nel 1198 la città fu ceduta dal Ducato di Spoleto al papa Innocenzo III che confermò i privilegi della chiesa di Assisi con una bolla papale. Nel secolo successivo i confini della città si estesero rapidamente; l'autorità si accentrò nella figura del podestà. Dopo il dominio imperiale e quello papale, la vita cittadina subì gli umori di numerose famiglie di nobili e di condottieri. Le lotte per la libertà furono comunque associate con quelle interne, dove due famiglie primeggiarono su tutte: quella dei Nepis (Parte de Sopra), e quella dei Fiumi (Parte de Sotto). Nuovi saccheggi si perpetrarono con la lotta tra Perugia e Assisi cui si aggiunsero terremoti, carestie e pestilenze. Si susseguirono varie Signorie, fra le altre quelle di Gian Galeazzo, Visconti, dei Montefeltro, di Braccio Fortebraccio e di Francesco Sforza, sino ad arrivare alla metà del '500, quando finalmente, con la conquista dell'Umbria da parte di Paolo III, la città recuperò tranquillità e pace. Assisi è conosciuta nel mondo grazie al nome di grandi personaggi: primi fra tutti, San Francesco e Santa Chiara, due figure uniche. Sono da citare il poeta latino Sesto Properzio, i pittori Tiberio d'Assisi e Dono Doni. Per l'OttoNovecento, gli scrittori e storici Antonio Cristofani, Francesco Pennacchi e Arnaldo Fortini. 3 BASILICA DI SAN FRANCESCO Due anni dopo la morte di Francesco, nel marzo del 1228, il papa Gregorio IX si fece promotore della costruzione di una chiesa-sepolcro a lui dedicata. Il 17 luglio 1228, subito dopo la canonizzazione di Francesco, il Pontefice pose la prima pietra della chiesa sepolcrale, incaricando Frate Elia della direzione dei lavori. La realizzazione della Basilica venne affidata a maestranze comacine, adottando per la forma architettonica il prototipo del sepolcro di Cristo a Gerusalemme: una chiesa costruita attorno alla cella contenente le reliquie del santo. Nel 1230, anno in cui fu portata a termine la costruzione in stile romanico della Basilica inferiore, il corpo di Francesco venne collocato in un vano posto sotto l'altare maggiore. Il completamento della Basilica superiore, edificata in stile gotico, venne poi realizzato nel 1236. Tre anni dopo venne completato anche il campanile cuspidato, costruito in stile romanico-gotico (le cuspidi verranno eliminate nel 1518). La consacrazione degli altari delle due chiese, ad opera di Innocenzo IV, risale al 1253. Successivamente vennero apportate modifiche per la costruzione delle cappelle laterali nella Basilica inferiore (1290) e furono costruite nuove sacrestie (1341). Nel 1445 venne realizzato da maestranze comacine un atrio in pietra, a protezione del portale della chiesa inferiore. Nel 1604, vennero modificate le strutture delle sacrestie, e ne venne costruita una segreta, ricavata nella base del campanile, per contenere le reliquie e il tesoro. Nei cicli decorativi della Basilica di San Francesco lavorarono le maggiori autorità artistiche del tempo. Tali affreschi rappresentano il complesso pittorico più importante dell'Italia del XIII e XIV secolo. Con essi si apre una nuova fase della pittura italiana, che influenzerà anche l'arte europea. Il primo artista in cui è visibile tale processo di rinnovamento fu Cimabue, la cui opera è caratterizzata dal recupero della tridimensionalità. Un ulteriore passo in questa direzione venne compiuto da Giotto, nella cui opera compaiono nuovi accenti che si distaccano da quanto fatto fino a quel momento: affiora un nuovo modo di intendere il rapporto tra le figure e lo spazio, ottenuto attraverso una ricerca di solidità plastica delle figure e di profondità di campo, unite ad una nuova caratterizzazione umana dei personaggi. L'impresa pittorica della Basilica si protrasse per diversi anni, in cui si succedettero numerosi artisti, tra cui Simone Martini e Pietro Lorenzetti, quando alla scuola fiorentina subentrò quella senese. 4 SAN RUFINO Il Duomo, dedicato a S. Rufino in onore del suo primo vescovo, fu eretto nel XII sec. Ha una facciata divisa in tre piani orizzontali e verticali e portali ricchi di bassorilievi. La parte mediana ospita tre rosoni, di cui due piccoli alle estremità e uno grandioso nel mezzo. L'interno, rinnovato nel 1571 da Galeazzo Alessi, è a tre navate divise da pilastri. Nell'abside si trova il meraviglioso coro ligneo intagliato. Le pareti ospitano numerosi affreschi di epoche diverse, tra cui un ciclo di Dono Doni. Nel fonte battesimale furono battezzati S. Francesco, S. Chiara e Federico II di Svevia. La sottostante cripta conserva il sarcofago romano, in cui fu deposto il corpo di San Rufino. Il complesso ospita anche l'interessante Museo Capitolare che conserva opere di Puccio Capanna e Niccolò Autunno. Inoltre raccoglie opere anche di altre chiese della zona. CHIESA DI S. CHIARA Chiara d’Assisi muore presso San Damiano l’11 agosto 1253. Neppure due mesi dopo la sua morte nasce il progetto di realizzare una chiesa dove tumulare la sua salma che era stata deposta nella chiesa di San Giorgio, edificio sacro già scelto per la prima sepoltura di san Francesco. Il monastero di San Damiano, dove Chiara aveva scelto di abitare in povertà per 42 anni, fu scartato perché ritenuto troppo indifeso per contrastare un eventuale «furto sacro». Era, inoltre, forte nel cuore delle sorelle il desiderio di vivere accanto alle spoglie della madre. E subito iniziarono trattative con il Vescovo Nicola da Carbio (francescano) e con il Capitolo di San Rufino, per una permuta tra la chiesa di San Damiano ed annessi, e la chiesa di San Giorgio, con l’attiguo ospedale e la poca terra circostante. L’accordo aveva lo scopo di costruire una chiesa che ospitasse degnamente il corpo di Chiara e trasferisse la comunità nel monastero da realizzare accanto. La canonizzazione di Santa Chiara ebbe luogo il 15 agosto 1255 ad Anagni. La traslazione delle spoglie della Santa dalla chiesa di San Giorgio all’erigendo luogo di culto fu effettuata il 3 ottobre 1260. Il rito della consacrazione della nuova chiesa, invece, fu compiuto il 6 settembre 1265 da Papa Clemente IV. La Basilica, progettata probabilmente dall’architetto francescano, fra Filippo da Campello, è di stile gotico-umbro. La facciata, come tutto il complesso basilicale, è caratterizzata da fasce alternanti di pietra bianca e rosa del Subasio. La pianta a croce latina è costituita da un’unica navata a quattro campate, coperte da volte a crociera. L’altare maggiore, sovrastato da un bellissimo Crocifisso sagomato raffigurante il Christus patiens del sec. XIII, è collocato al punto d’incrocio del transetto con l’asse della chiesa. Sulla parete sinistra della basilica, nei pressi dell’altare maggiore, si apre la cappella di Sant’Agnese, detta poi anche di San Michele, risalente al sec. XIV, che, con i restauri del 19992001, è diventata la cappella del SS. Sacramento. Sotto la finestra all’altezza della mensa dell’altare si vede murato un elegante pannello gotico che ricorda la presenza delle reliquie di sant’Agnese d’Assisi, sorella carnale di santa Chiara, della 5 beata Amata, cugina della Santa, e di suor Benedetta, prima abbadessa dopo santa Chiara e forse quelle della beata Ortolana, la mamma di S. Chiara, e della beata Francesca d’Assisi. Le due scale a gomito vicine all’ingresso principale della chiesa si congiungono su un pianerottolo antistante il vestibolo della cripta. In fondo si trova la cripta originale che fu realizzata tra il 1850, anno del ritrovamento delle spoglie della Santa, e il 1872. Da dietro ad una grata, si possono venerare i resti mortali di S. Chiara, racchiusi in un corporeliquiario, che giace su una tavola in legno grezzo all’interno di un’urna di cristallo e di pietra del Subasio. Nel mezzo della cripta originale sorge una costruzione a figura dodecagona regolare, che ha la duplice funzione di mettere in evidenza il cunicolo, entro il quale fu ritrovato il semplice sarcofago di travertino con le spoglie della Santa, e di servire al culto mediante un altare. Nella nuova estensione della cripta sono invece esposte alcune reliquie di Francesco e Chiara. Dal lato destro della Basilica, a pochi passi dall’ingresso principale, si accede alla Cappella del Crocifisso di San Damiano. Qui si può sostare in preghiera silenziosa davanti all’icona che ebbe un ruolo decisivo nella storia della conversione di san Francesco e che dalle sorelle fu trasportata da San Damiano al nuovo monastero nel 1259 circa. La Leggenda dei tre Compagni narra che Francesco un giorno, passando accanto alla chiesa di San Damiano, gli fu detto di entrarvi a pregare. Andatoci, prese a fare orazione davanti a una immagine del Crocifisso che gli parlò: “Francesco, non vedi che la mia casa sta crollando? Va’ dunque e restaurala per me” (3Comp V, 13: FF 1411). Il giovane fraintendendo l’esortazione del Crocifisso, che in realtà si riferiva alla Chiesa acquistata da Cristo col proprio sangue, mise mano alla borsa, offrì del denaro al prete che accudiva la chiesa perché provvedesse una lampada e l’olio per non far mancare un lume sotto l’immagine sacra. Poi, abbandonata la casa paterna e rinunciato a tutti gli averi terreni, si dedicò al restauro materiale non soltanto di questa chiesa, ma anche di altri due edifici sacri, chiedendo in elemosina le pietre necessarie per il lavoro. S. MARIA DEGLI ANGELI La basilica di Santa Maria degli Angeli è databile intorno alla metà del XVI sec. Essa sorge attorno alla Porziuncola, la piccola cappella dove S. Francesco fondò l'ordine francescano, e alla Cappella del Transito, dove S. Francesco morì. Il maestoso edificio ha una lunghezza di ben 115 metri a tre navate ricco di oggetti sacri, affreschi, dipinti, tavole e materiale etnografico. La cappella della Porziuncola è il cuore della Basilica. Porziuncola deriva da "piccola porzione" di terreno su cui sorgeva la chiesetta; un'altra tradizione fa risalire il nome ad una "piccola porzione di pietra" del Sepolcro della Madonna che quattro pellegrini portarono dalla Terra Santa e inserirono nella muratura come reliquia. La costruzione della chiesetta si fa risalire al IV secolo. Passò in proprietà dei Benedettini nel VI secolo che la cedettero a San Francesco dietro un affitto di un cesto di pesci del fiume Tescio all'anno. Francesco la restaurò e vi restò per tre anni con i suoi primi compagni (1209). Si trasferì poi, visto il numero crescente di frati, a Rivotorto in una piccola casa chiamata "Tugurio". Alla Porziuncola vi ritornò nel 1211 e vi costituì il primo "luogo" francescano: lo chiamò appunto "luogo" e non convento, perché nella parola convento era insito il significato di proprietà e di stabilità. Alla Porziuncola, Chiara pronunciò i voti monacali nella festività delle palme (18-19 marzo 1212) dando così origine all'ordine delle Clarisse. Sempre alla Porziuncola nel 1216 S. Francesco ottenne da Gesù l'indulgenza plenaria del Perdono per tutti coloro che, confessati e comunicati, avessero visitato la chiesetta. L'indulgenza 6 fu approvata e promulgata da Papa Onorio III, che ne fissò la data dal 1 al 2 agosto di ogni anno (Perdon d'Assisi). Nelle vicinanze alla chiesetta Francesco costruì una piccola cella in muratura da destinare ad infermeria dei frati ammalati. Qui Francesco trascorse gli ultimi giorni della sua vita. Il 3 ottobre 1226, sentendosi prossimo al trapasso, si fece deporre nudo sulla terra e raggiunse la gloria del Padre. Tale luogo ora prende il nome di Cappella del Transito. S. DAMIANO In questo luogo S. Francesco ascoltò la voce che lo indusse a riparare la casa del Signore. La chiesa è sita a mezza costa tra Assisi e la pianura. È un'oasi di serena pace, di mistico raccoglimento. Qui Francesco compose il "Cantico delle Creature" e qui ebbe inizio, con le parole di Cristo, il movimento francescano. La chiesa dedicata ai Santi Cosma e Damiano fu materialmente restaurata nel 1207 da S. Francesco e dai suoi primi discepoli. La facciata è quanto mai semplice: un rosone senza alcun ornamento e tre finestrelle, una delle quali illuminava il dormitorio di S. Chiara e delle sue Clarisse. La muratura della facciata è ad opera incerta con pietre minute e ciottoli: il lavoro è certamente opera di inesperti nell'arte muraria; sicuramente vi lavorò lo stesso Francesco. Nella chiesetta scarsamente illuminata ma suggestiva, si trovano: affreschi di ignoto giottesco sulla vita del Santo (La preghiera davanti al crocifisso, il denaro gettato nella finestrella come offerta per il restauro della chiesa, il padre Pietro di Bernardone che pretende di aver restituito il suo denaro). Al centro, sopra l'altare, pende una copia del Crocifisso di S. Damiano che parlò a S. Francesco (l'originale è nella chiesa di S. Chiara). Dalla chiesa si passa nella prima dimora delle clarisse: nel 1212 Francesco ingrandì un preesistente minuscolo convento e chiamò Chiara e le povere dame ad abitarlo. Si può poi ammirare il coro e il refettorio delle prime clarisse per poi salire al dormitorio dove Santa Chiara morì l'11 agosto del 1253 nel suo sessantesimo anno di età. CHIESA DI SANTA MARIA MAGGIORE La primitiva pieve di Assisi. Fu eretta nel XII sec. ed è caratterizzata da semplici linee architettoniche. L'interno è di stile romanico, con alle pareti alcuni affreschi di scuola umbra. Sotto il presbiterio si trova la cripta, che risale ad un'epoca precedente alla costruzione della pieve (IX o X sec.), forse costruita su un precedente tempio pagano. Contiguo alla Chiesa è l'edificio del Vescovado, dove il giovane Francesco, dinanzi al vescovo Guido, si spogliò e consegnò all'irritato padre gli abiti che aveva indosso, rinunciando pubblicamente ad ogni futura eredità paterna. 7 L'EREMO DELLE CARCERI Un luogo suggestivo posto in una gola fra il monte Subasio e il monte S. Rufino a 800 mt. Sul livello del mare, costituito inizialmente da varie grotte dove S. Francesco i fratelli pregavano agli inizi della sua conversione. Originariamente era un piccolo oratorio ceduto dal Comune di Assisi ai Benedettini del Monte Subasio, e da questi passato a S. Francesco. S. Bernardino, nella prima metà del secolo XV, vi aggiunse una chiesuola e un chiostrino. Un bosco di ombrosi elci circonda il piccolo convento: sparse all'intorno si nascondono le grotte dei Santi Eremiti. Attraverso un sentiero arriviamo alla porta del convento. Entrati, ci troviamo di fronte il chiostro con, al centro, un pozzo. Alla sinistra, il Convento di S. Bernardino; di fronte, l'entrata al piccolo Oratorio, nucleo originario dell'Eremo. L'interno è costituito dalla piccola cappella di Santa Maria e da un minuscolo coro. Sopra l'altare una Crocifissione pregiottesca. Una diruta scaletta porta alla "grotta del Santo". Seguono il "buco del diavolo" (una spaccatura verticale della roccia); una piccola terrazza sopra un profondo fosso; un secolare elce che ricorda i colloqui del Santo con gli uccelli. CHIESA DI S. PIETRO Antica chiesa benedettina, eretta intorno al X sec. dalla semplice facciata con tre portali. La costruzione della Chiesa venne iniziata nel 1029: i lavori, interrotti più volte, vennero compiuti nel 1268. L'interno, con presbiterio sopraelevato, è a tre navate con abside e conserva affreschi del XIV e XV secolo. CHIESA NUOVA Fu costruita per volere del re di Spagna Filippo III nel seicento, sul luogo in cui sorgeva la casa del padre di San Francesco. Dei primitivi ambienti è stato conservato, in particolare, quello delle carceri, così chiamato poiché qui San Francesco venne più volte segregato dal padre nel tentativo di dissuaderlo dalla sua vocazione. Una stalla, sempre di Pietro di Bernardone, è ora ricordata come “l'Oratorio di San Francesco Piccolino”; secondo una lunga tradizione qui nacque, S. Francesco da madonna Pica. Sul portale in caratteri gotici è riportata la seguente scritta in latino: "In questo oratorio, un tempo stalla di un bue e di un asino, nacque Francesco, luce del mondo". I L TAU "Nutriva grande venerazione e affetto per il segno del TAU. Lo raccomandava spesso nel parlare e lo scriveva di propria mano sotto le lettere che inviava" Il TAU è l'ultima lettera dell'alfabeto ebraico. Esso venne adoperato con valore simbolico sin dall'Antico Testamento, per indicare la salvezza e l'amore di Dio per gli uomini. Se ne parla nel Libro del Profeta Ezechiele, quando Dio manda il suo angelo ad imprimere sulla fronte dei servi di Dio questo segno di salvezza: "Il Signore disse: passa in mezzo alla città, in mezzo a Gerusalemme e segna un TAU sulla fronte degli uomini che sospirano e piangono" Il TAU è perciò segno di redenzione. È segno esteriore di quella novità di vita cristiana, interiormente segnata dal sigillo dello Spirito Santo, dato a noi in dono il giorno del Battesimo. 8 Il TAU fu adottato prestissimo dai cristiani. Tale segno lo troviamo già nelle Catacombe di Roma, perché la sua forma ricordava ad essi la Croce, sulla quale Cristo s'immolò per la salvezza del Mondo. S. Francesco d'Assisi, proprio per la somiglianza che il Tau ha con la Croce, ebbe carissimo questo segno, tanto che esso occupò un posto rilevante nella sua vita e nei suoi gesti. Il Tau perciò deve ricordarci una grande verità cristiana: la nostra vita, salvata e redenta dall'amore di Cristo crocefisso, deve diventare, ogni giorno di più, vita nuova, vita donata per amore. Portando questo segno viviamone la spiritualità, rendiamo ragione della "speranza che é in noi", riconosciamoci seguaci di San Francesco. 9
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