l`intervista - Centro Studi Casnati

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l`intervista - Centro Studi Casnati
MAGAZINE
ANNO 02
numero 1
speciale orientamento
ottobre - novembre 2010
periodico a cura di:
Via Carloni, 8
22100 COMO
Tel. 031 305540
www.centrocasnati.it
NOTIZIE, EVENTI, COMMENTI FUORI E DENTRO LA SCUOLA
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SOMMARIO
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ANNO 02
numero 1
speciale orientamento
ottobre-novembre 2010
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COMPUTER IN CLASSE...................................4
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QUANDO IL LICEO E’ DAVVERO
LINGUISTICO.....................................................6
IL “CODICE” DI UNA LINGUA.........................7
is
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SOUND DESIGN...............................................10
IL “PRINCIPE” DELL’ANIMAZIONE 3D.......11
VIDEO CASNATI..............................................13
AL LAVORO CON L’ECCELLENZA DEL
DESIGN ITALIANO..........................................14
FASHION DESIGN............................................15
NEW
corso formazione professionale (IeFP):
OPERATORE AI SERVIZI DI VENDITA*
3 anni
DICONO DI NOI...............................................16
*corso in fase di autorizzazione da parte
della Regione Lombardia
I GUARDIANI DEL CIELO...............................20
PROFESSIONE PILOTA..................................21
SI SCRIVE TRASPORTI E
LOGISTICA, SI LEGGE
AERONAUTICO................................................18
Liceo Linguistico, aree:
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IL BADGE A PUNTI..........................................23
AMBIZIONE E PASSIONE.............................24
LA PAROLA AL GRANDE CHEF....................26
GIOVANI PROMESSE........................................27
L’ISTRUZIONE E FORMAZIONE
PROFESSIONALE..............................................28
ORIENTAMENTO 2010....................................30
Liceo Artistico, indirizzi:
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CSC MAGAZINE
a cura di:
*
Istituto Tecnico, indirizzo
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per l’enogastronomia e l’ospitalità alberghiera,
BSUJDPMB[JPOJ$6$*/"4"-"BOOJ
ŗ'PSNB[JPOFQSPGFTTJPOBMFIeFP):
OPERATORE DELLA RISTORAZIONE (3 anni)
DIREZIONE, REDAZIONE:
Via Carloni, 8 - 22100 COMO
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Redazione:
Matteo Scaccabarozzi
Aurelio Schiavone
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Ha collaborato:
Monica Sampietro
Progetto grafico:
Matteo Scaccabarozzi
Stampato:
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Via Artigianato, 7
23875 Osnago (LC)
Tiratura: 7000 copie
L’EDITORIALE
Si riparte e, come ogni avvio d’anno scolastico,
sono immancabili discussioni e polemiche sul
mondo della scuola. Lasciate alle spalle il travagliato passaggio al nuovo ordinamento degli
istituti secondari di secondo grado, sono i tagli
delle supplenze a tenere banco. I nuovi indirizzi scolastici, le classi accorpate, la geografia che
scompare e poi ritorna, il rebus delle ore settimanali, gli sponsor su banchi e sedie, i simboli apposti e poi rimossi: sono le notizie balzate
alla cronaca in queste ultime settimane. Nel
frattempo però si parla anche di e-book, di computer per gli studenti, di sms sulle assenze per
i genitori.
Questioni e polemiche di indubbia rilevanza,
ma troppo spesso ci si dimentica di porre l’attenzione sui contenuti che la scuola deve o può
davvero proporre. Certo i tagli non aiutano, ma
nemmeno la rincorsa senza criterio a mode del
mondo commerciale e tecnologico (vedi i più o
meno noti tablet nelle classi).
Vorremmo invece far parlare chi la scuola la
vive veramente, ci lavora o ci studia. Lo facciamo dall’interno del Centro Studi Casnati, guardando a nuove proposte per gli studenti, alle
esperienze maturate durante e dopo la scuola.
Lo facciamo non per isolarci da tutte quante le
polemiche esterne ma per lanciare il segnale che
dentro la scuola si può studiare serenamente,
lavorando sui contenuti.
In questo periodo dell’anno ci rivolgiamo soprattutto a chi deve orientarsi nella scelta di
una scuola secondaria di secondo grado. Diamo
quindi ampio spazio alle attività dei nostri Istituti, ai racconti delle esperienze di diversi nostri
ex-studenti ed alle nuove proposte che il Casnati
introduce. Lo facciamo con il consueto speciale
orientamento del nostro magazine, ancora più
ricco di pagine. È un modo per far conoscere,
in maniera meno formale, la realtà dei nostri
Istituti. Ci teniamo a mostrare quanto il Centro
Studi Casnati sia un laboratorio di idee, che siano però a reale servizio del processo di formazione dei suoi studenti.
Ecco quindi la nostra idea di “computer in aula”,
l’introduzione dell’Istruzione e della Formazione Professionale, i progetti e le attività degli Istituti. Speriamo di intercettare la curiosità di chi
vorrà leggere queste pagine, che si presentano
anche con un leggero restyling della grafica…
tutto a dire che al Centro Studi Casnati è forte
la spinta ad innovare ed innovarsi.
Buona lettura a tutti.
M. Scaccabarozzi
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primo piano
obbliga ancora a usare il materiale cartaceo
tradizionale e nel contempo inserisce il pc
senza ben capire la sua reale applicazione, può
fare dei danni devastanti.
Il terzo punto è il problema sull’approccio alla
didattica.
COMPUTER
IN CLASSE
UNA MODA, UNA CHIMERA O UNA REALTÀ?
Lo leggiamo su tutti i maggiori quotidiani. Titoloni che enfatizzano lo sbarco di innovative
soluzioni tecnologiche nelle scuole italiane.
Ma è veramente così? Si può affermare che
questo prezioso strumento di lavoro e svago
quale è il personal computer finalmente è approdato anche nella scuola italiana, al punto
da sostituire i libri di testo oppure, in qualche
caso, addirittura i docenti?
Qual è lo stato dell’arte?
La situazione non è così ottimistica, in realtà.
Leggiamo di Ipad, netbook in classe, uno per
ogni studente. Ma a cosa servono in realtà?
Il contenitore (il computer) è indubbiamente
innovativo e lo conosciamo bene, ma i contenuti?
Compreremmo una Lamborghini per poi allestirla internamente come una Panda? Compreremmo una casa a Montecarlo per arredarla
coi mobili dell’Ikea? Ancora, acquisteremmo
un autobus da 50 posti se la nostra famiglia è
composta da 3 persone?
Lo diciamo perché, riprendendo concettualmente gli esempi sopra, sembra proprio si stiano proponendo queste paradossali situazioni
in merito all’approdo delle tecnologia nelle
aule scolastiche.
Ma quali sono questi problemi di incoerenza,
nel dettaglio?
Il primo punto è il problema infrastrutturale.
Usare un pc in una scuola significa, ai nostri
giorni, la possibilità di avere accesso alla rete,
a Internet. E’ fondamentale, perché il pozzo di
conoscenza risiede lì dentro.
MAGAZINE
Farlo non è così banale, perché per rendere accessibile internet, sarebbe necessario cablare
tutte le aule scolastiche. Roba vecchia direte,
ormai c’è il wi-fi!! Vero e infatti questa è la soluzione per portare a tutti l’accessibilità alla
rete. Ma il wi-fi non compare magicamente e
spontaneamente; va “guidato” e per portare il
segnale fino a noi servono apparecchi dedicati
e qualità di segnale, perché 700-800 tra studenti e docenti che accedono contemporaneamente tramite lo stesso accesso ad internet
significa progettare una rete professionale,
capillare e molto costosa.
Quindi il primo punto è: i pc in classe sono
poco utili se non hanno a disposizione una
rete accessibile e performante.
Il secondo punto è il problema sui contenuti.
Si parla di sostituire i libri di testo, a vantaggio di nuovi strumenti digitali. Già, ma dove
sono oggi i sostituti dei beneamati libri di testo? Non ci sono!! Ci sono timidi tentativi di
digitalizzazione dei contenuti e qualche raro
esempio illuminato di didattica multimediale
ma sono una goccia nel mare. Quindi di cosa
stiamo parlando? Gli studenti, secondo il modello ambito, portano il pc in classe e... Cosa
ci fanno?? Per carità le risorse sulla rete sono
infinite: si possono guardare video didattici,
leggere quotidiani in lingua e molto altro.
Ma è questo un progetto strutturato di migrazione verso le nuove tecnologie applicate alla
didattica? Sicuramente no!
Serve ben altro, servono prodotti e servizi
dedicati a questo nuovo modello formativo. E
servono subito, perché il modello misto, che
Una volta consegnato un pc ad ogni alunno,
cosa ci fanno gli studenti? Il discorso si riallaccia al punto sopra, sulla carenza di contenuti multimediali. Ma ancora, ammesso e non
concesso che questi contenuti ci siano, come
li mettiamo in relazione alla tradizionale programmazione didattica del docente? In pratica, a cosa serve questa invasione tecnologica
se poi non è in stretta relazione con quanto
sviluppato in aula dal docente? Si rischia di
disorientare gli studenti, dando loro infinite
ed accattivanti risorse ma che in realtà non
giovano a sviluppare gli obiettivi del docente,
coerentemente con la sua programmazione
didattica. Questa è quindi l’ulteriore sfida:
sviluppare strumenti e metodologie che vadano di pari passo col il lavoro istituzionale
del docente e che anzi siano complementari al
lavoro fatto in classe.
Se non si persegue questo obiettivo, il pc in
classe diventa un gadget fine a se stesso.
Non vogliamo essere distruttivi: siamo all’alba dell’approdo della nuova tecnologia in un
contesto scolastico e quindi è fisiologico ci
siano errori, tentennamenti e progetti zoppicanti. Tra qualche anno tutte queste anomalie
saranno un vago ricordo sperimentale e siamo
sicuri ci sarà una piattaforma digitale integrata, con pc, contenuti digitali e soprattutto un
approccio consolidato verso queste soluzioni
tecnologiche. Anche a scuola.
Cosa sta facendo il Casnati?
Prima di tutto ha affrontato il
problema al contrario, cioè
partendo dalla metodologia e
dai contenuti.
Il quarto punto è inerente l’approccio del
Casnati in merito ai precedenti tre punti...
Cosa sta facendo il Casnati?
Prima di tutto ha affrontato il problema al contrario. E cioè partendo dalla metodologia e dai
contenuti. Nell’anno scolastico 2009/2010 è
stata installata una piattaforma di formazione a distanza (denominata CSCFad) e selezionate alcune classi e docenti per testarne l’utilizzo. Somministrando lezioni, test, ricerche
e questionari, tutto in coerente relazione con
quanto svolto dal docente in aula. Il risultato è stato incoraggiante, tanto per i contenuti
didattici sviluppati, quanto soprattutto per il
favorevole riscontro ottenuto presso i ragazzi, che hanno familiarizzato da subito con la
piattaforma di e-learning, rilevandola come
ottimo ausilio didattico. Dal test operativo
si è arrivati, già alla fine dell’anno scolastico
scorso, ad un’applicazione pratica: i corsi di
recupero. I docenti hanno infatti utilizzato la
piattaforma per comunicare e inviare contenuti agli studenti con debiti da recuperare. I
quali hanno potuto fare esercitazioni e quanto previsto direttamente da casa.
Visto il positivo riscontro, dal corrente anno
scolastico (2010/2011) tutti gli studenti hanno accesso alla piattaforma e-learning. Tutti
i docenti sono abilitati a caricare contenuti e
solo nelle prime due settimane di lezione sono
già attivi oltre 50 corsi sui quattro istituti.
Abbiamo inoltre iniziato a registrare le prime
lezioni in videoconferenza e il risultato è molto gratificante. L’obiettivo non è chiaramente
quello di sostituire l’insegnante in aula, ma lo
strumento della videoconferenza darà la possibilità di registrare cicli di lezioni su un particolare argomento oppure consentire a chi dovesse essere assente di rimanere al passo col
programma. O anche semplicemente vedere e
rivedere una lezione su un argomento particolarmente ostico o complesso.
Affrontati con successo i primi due punti su
didattica e contenuti, l’ultimo punto è quello
dell’infrastruttura tecnologica. Per consentire a ogni studente, in ogni classe dell’Istituto,
di poter accedere alla piattaforma e iniziare a
usarla assieme agli insegnanti, direttamente
in aula. Oltre che a casa.
Da dicembre 2010 inizierà quindi la progetta-
zione di una grande rete wi-fi all’interno del
Casnati. Saranno installati oltre 60 accesspoint, distribuiti in tutta la struttura e ogni
alunno avrà accesso alla rete dal proprio banco. Ogni utenza sarà tracciata e vincolata: lo
studente Mario Rossi potrà accedere SOLO
dalla sua classe e sarà monitorata tutta l’attività che farà dal suo pc. Sì perché l’obiettivo è
Lo strumento della
videoconferenza darà la
possibilità di registrare cicli di
lezioni su un particolare argomento oppure consentire a chi
dovesse essere assente di rimanere al passo col programma.
azienda internazionale, produttrice di PC, che
consentirà di fornire ad ogni studente un PC
portatile con schermo da 12 pollici.
Questa è quindi la risposta del Casnati a quella che in molti casi sembra una moda dilagante, ma che in realtà spesso non sembra fornire
una risposta concreta all’esigenza dell’utilizzo
delle nuove tecnologie applicate alla didattica.
Noi ci crediamo davvero e per due anni abbiamo progettato e sviluppato un sistema che
potesse funzionare davvero e soprattutto che
avesse una reale utilità dal punto di vista didattico.
Adesso siamo pronti, senza proclami modaioli,
a sviluppare anche su questo fronte la nostra
tradizione di continua innovazione.
quello di usare il pc per scopi didattici, non per
navigare su Facebook o curiosare su siti non
pertinenti.
Ciò fatto, siamo pronti per l’ultimo passaggio:
il pc in classe. Quel passaggio che tutti stanno
mettendo al primo posto, noi l’abbiamo messo all’ultimo. Non perché il meno importante,
anzi; ma semplicemente perché nelle nostre
intenzioni era l’attività più di facciata e paradossalmente la più semplice da implementare.
Prima di questo serviva, come detto, ben altro
e adesso siamo pronti anche per questo ultimo tassello.
Per dotare ogni studente di un computer da
utilizzare a scuola, abbiamo stipulato una
interessante convenzione con una primaria
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QUANDO
IL LICEO È
DAVVERO
“LINGUISTICO”
L’IMPORTANZA DEL MONTE ORE DEDICATO ALLO STUDIO DELLE LINGUE STRANIERE
Aurelio Schiavone
Parlare di liceo linguistico evoca un tipo di
scuola con caratteristiche note e abbastanza
identificate. In realtà pochi sanno che questo
tipo di liceo ha vissuto fino a poco tempo fa
in un perenne stato di sperimentazione, tanto che i licei linguistici in quanto tali erano
piuttosto rari, affiancati da numerosi ibridi
di diversa derivazione: ex-istituti magistrali,
istituti tecnici per il commercio, licei scientifici ad indirizzo linguistico. La riforma
dell’ordinamento scolastico, entrata in vigore
a partire dall’a.s. 2010/11, ha ridefinito gli assetti dell’offerta formativa di tutti gli istituti,
introducendo novità sostanziali negli indirizzi di studio. Tra le varie questioni toccate,
si stabilisce l’articolazione del sistema dei licei che ora comprende i già noti licei artistici, classici e scientifici; introduce quelli delle
scienze umane, quelli musicale e coreutico e,
cosa importante, anche i licei linguistici. Negli
ultimi decenni la scuola privata riconosciuta,
prima, e paritaria, poi, ha colmato l’assenza
dell’istruzione statale in quest’ultimo ambito
scolastico. Il Liceo Casnati è stato un precursore nel settore. Dedicato a Francesco Casnati,
giornalista comasco d’adozione scomparso nel
1970, il liceo linguistico è l’Istituto attorno al
MAGAZINE
quale si è sviluppato il Centro Studi Casnati
oltre ad essere uno dei primissimi licei linguistici in Italia. Come si accennava prima, il resto del panorama della formazione secondaria
linguistica era coperto da corsi di natura sperimentale. La riforma, nel senso dell’autonomia scolastica introdotta alla fine degli anni
novanta, ha consentito alle scuole superiori
di poter usufruire del 20% del totale delle ore
settimanali per modifiche al piano di studi, al
fine di inserire nuovi progetti che prevedano
l’ampliamento delle materie esistenti. Sfruttando questo strumento, il Liceo Casnati ha
ben presto riorganizzato l’offerta curricolare
del proprio corso, introducendo lo studio della terza lingua straniera, a scelta tra spagnolo o francese, sin dal primo anno. A questo
primo aggiornamento dell’offerta formativa
dell’istituto si sono presto aggiunti gli approfondimenti di “interpretariato-traduzione” e
quello “turistico-alberghiero”, tuttora attive,
che hanno introdotto specifiche aree di approfondimento con un incremento delle ore
di lezione. Attualmente, alla luce dell’entrata
in vigore della riforma dell’ordinamento scolastico, le caratteristiche del Liceo Linguistico
“Casnati” mantengono inalterate le premesse
che caratterizzano questo Istituto fin dalla
sua nascita.
Ma cosa contraddistingue l’offerta formativa
del Liceo Casnati da quella degli altri Istituti?
Lo abbiamo chiesto alla professoressa Beatrice Astori, preside del Centro Studi Casnati.
“Nel corso degli anni, seguendo l’evoluzione che i diversi strumenti normativi ci mettevano a disposizione, abbiamo sempre tentato di mantenere una
certa impostazione “tradizionale” per il nostro Liceo Linguistico basata principalmente sullo studio
delle tre lingue straniere. Mi spiego meglio: il Liceo
Linguistico Casnati, uno dei primissimi in Italia, è
nato nel 1971 come Liceo Linguistico “puro” e la
sua caratteristica è sempre stata quella di approfondire lo studio delle lingue straniere seguendo un
approccio che affiancasse alla mera teoria anche
esercitazioni pratiche. Non a caso molti nostri ex
studenti hanno approfondito tali tematiche anche
dopo il diploma raggiungendo traguardi professionali in ambito linguistico di tutto rispetto. Durante questi quaranta anni la filosofia ispiratrice
del nostro Liceo è stata mantenuta inalterata e la
differenza con gli altri istituti, rispetto allo studio
delle lingue, è chiara anche dopo l’entrata in vigore
della riforma dell’ordinamento scolastico”.
Analizzando il piano di studi dell’area “Trilingue”, ovvero l’area comune attorno alla
quale si sviluppa l’offerta formativa del Liceo
Casnati, abbiamo modo di verificare in che
modo le modifiche operate in termini di ore
influenzino l’approccio allo studio delle lingue
straniere.
Nel nostro caso, grazie all’autonomia scolastica che ci offre un
certo margine di discrezionalità,
lo studio delle lingue straniere
occupa quattordici ore
settimanali su trenta ore totali.
“Rispetto allo schema di partenza proposto dalla
riforma, che già si avvicina moltissimo al nostro
storico piano di studi e che obbliga gli altri istituti
ad uniformarsi ad un’impostazione che noi abbiamo sempre seguito, abbiamo apportato alcune
modifiche in modo tale da perfezionarlo e renderlo adatto ai nostri standard di insegnamento. Lo
studio delle tre lingue straniere, che storicamente abbiamo affrontato a partire dal primo anno,
viene ulteriormente potenziato dedicando cinque
ore settimanali allo studio delle prime due lingue
e quattro alla terza lingua. Questa scelta, che
sostanzialmente aggiunge tre ore settimanali di
studio linguistico allo schema di partenza proposto dal Ministero, eleva il monte ore settimanale
a trenta, proponendo una proficua continuità con
quanto proposto durante i passati anni scolastici”.
Il piano di studi è un valido strumento di raffronto tra le differenti offerte formative dei
diversi istituti: se ciò era vero quando, prima
dell’entrata in vigore della riforma, chi aveva
intenzione di affrontare lo studio delle lingue
straniere aveva la necessità di comparare i
piani di studi delle più svariate ed ardite sperimentazioni linguistiche proposte da molteplici realtà educative, adesso acquisisce forse
maggiore importanza nell’analisi dei diversi
licei linguistici.
“Un ottimo e sicuramente utile esercizio di comparazione tra i differenti licei Linguistici è senza
dubbio costituito dall’analisi del numero delle ore
dedicate allo studio delle lingue straniere rispetto al totale delle ore settimanali. Nel nostro caso,
grazie all’autonomia scolastica che ci offre un certo margine di discrezionalità, lo studio delle lingue
straniere occupa quattordici ore settimanali su
trenta ore totali, con un picco di quindici ore durante il terzo anno (50%). Si tratta di uno studio
concreto e strettamente legato alla realtà quotidiana. Con questo intendo dire che lo studio delle
lingue straniere – inglese e due lingue a scelta
tra francese, tedesco e spagnolo n.d.r. – viene
finalizzato durante l’anno scolastico al conseguimento di specifiche certificazioni linguistiche, le
stesse che gli studenti universitari devono conseguire durante gli studi accademici e le stesse che
vengono richieste dal mondo del lavoro. Si tratta
di una scelta che permette di rendere oggettiva la
competenza linguistica acquisita dal singolo studente al termine di ogni anno scolastico offrendogli uno strumento che possa aiutarlo nel mondo
reale, dove la conoscenza della lingua deve necessariamente essere pratica oltre che teorica. Non
scordiamoci poi che anche lo studio della lingua e
letteratura latina ed italiana segue, in parallelo, lo
studio delle lingue straniere: proponendo un’evoluzione della complessità dei temi trattati è possibile
proporre un’utile comparazione tra le differenti regole grammaticali e gli stili letterali, favorendone
l’apprendimento.”
All’area “Trilingue” del Liceo Linguistico Casnati, che costituisce la parte comune con
trenta ore settimanali, possono seguire a partire dal terzo anno due diverse aree di approfondimento di tre ore settimanali aggiuntive:
l’area “Interpreti” e l’area “Turistico alberghiero”.
“La proposta di queste due aree di approfondimento
a partire dal terzo anno si inserisce nella logica di
rendere ancora più concreta la preparazione degli
Con il nostro piano di studi, che
non ha eguali nel nostro
territorio per numero di ore
dedicate alle lingue straniere,
intendiamo mantenere la nostra
tradizionale e consolidata
organizzazione didattica.
studenti che decideranno di seguirle, prendendo
spunto dalle esigenze espresse dal mondo del lavoro contemporaneo. I ragazzi approfondiranno, in
lingua inglese, alcune materie specifiche per ogni
indirizzo quali “Traduzione consecutiva e simultanea” per l’area “Interpreti” o “Tour Operator” per
l’area “Turistico alberghiero”. Riprendendo il discorso fatto prima, con l’area di approfondimento
lo studio delle lingue straniere al terzo anno tocca
il 54% del monte ore settimanale.”
Il nuovo ordinamento scolastico, entrato in
vigore a partire dall’anno scolastico 2010/11,
non ha quindi snaturato quella che ormai è
una quarantennale impostazione del Liceo
Linguistico Casnati ma offre anzi alcuni inte-
IL CODICE DI UNA LINGUA
Con un’offerta formativa in
costante evoluzione,
il Liceo Casnati si pone sempre
l’obiettivo di offrire ai suoi
studenti i migliori strumenti e
le regole più appropriate
per l’apprendimento delle
lingue straniere ed il loro
utilizzo in ambito professionale:
il “codice” di una lingua
appunto.
Vanna Bullock ci spiega il
perchè.
L’offerta del Liceo Casnati si struttura attraverso l’area “trilingue”, l’area “interpreti” e l’area
“turistico-alberghiero”. Per meglio approfondire
gli aspetti legati alla didattica e, più in generale,
per illustrare la filosofia dell’insegnamento di
questo istituto, è interessante coinvolgere forse
la figura principale di ogni processo formativo
ed educativo: il docente.
La professoressa Bullock, insegnante bilingue
del nostro Liceo Linguistico, è anche direttrice
didattica di British Institutes Como e della Scuola Superiore per Mediatori Linguistici “F. Casati”
di Como, oltre che responsabile delle certificazioni per il Centro Studi Casnati. Ha maturato
un’esperienza oramai trentennale nell’erogazione di corsi di preparazione alle certificazioni linguistiche a tutti i livelli, da A1 a C2, del Quadro
di Riferimento Europeo. Per British Institutes
ha anche collaborato alla creazione di One-Way,
il corso di inglese multimediale di “Opera Mul-
ressanti spunti degni di essere approfonditi.
“Lo schema proposto – prosegue la professoressa
Astori – introduce interessanti novità che saranno operative a partire dal terzo anno. A questo
punto della preparazione, infatti, si introdurrà
lo studio di una materia non linguistica in lingua straniera alla quale si aggiungerà, durante il
quarto anno, lo studio di un’ulteriore materia non
linguistica in lingua straniera. Questa novità, al
quale si aggiunge nel nostro Liceo la già consolidata ora settimanale di conversazione durante lo
studio delle lingue straniere, ha come obiettivo
l’ulteriore consolidamento della lingua inglese
quale strumento di comunicazione, anche in ambiti non prettamente linguistici. Si tratta di una
grandissima opportunità per tutti gli studenti che
si inseriscono adesso nel Liceo Linguistico: con il
nostro piano di studi, che non ha eguali nel nostro
territorio per numero di ore dedicate allo studio
delle lingue straniere, intendiamo mantenere la
nostra tradizionale e consolidata organizzazione
didattica. La stessa che ci permette, da quaranta
anni, di insegnare le lingue nel nostro territorio.”
timedia e British Institutes” che ha ottenuto il
Label Europeo 2004, un riconoscimento che
incoraggia nuove iniziative nel campo dell’insegnamento e dell’apprendimento delle lingue
e premia le nuove tecniche di insegnamento. A
lei, che si occupa in primo luogo della formazione degli studenti dell’area “Interpreti”, abbiamo
chiesto di descrivere i punti principali dell’organizzazione didattica del Liceo Linguistico.
Professoressa Bullock, ci può descrivere
gli argomenti affrontati durante gli studi
al Liceo Linguistico “F. Casnati”?
B: Nel corso dei cinque anni di studio si lavora
ovviamente su più fronti. Il biennio privilegia lo
studio della morfo-sintassi, ovvero della grammatica, e lo sviluppo della competenza lessicale
e pragmatica.
E’ vero che in anni recenti si è spesso sentito
dire che imparare la grammatica non sia utile: io
sono fermamente convinta invece che nei primi
anni sia essenziale per i ragazzi impadronirsi
degli strumenti del mestiere. Usando un’analogia che trovo particolarmente efficace, se si
vuole “scorazzare” in lungo e in largo alla guida
di un’autovettura è necessario saper mettere in
MAGAZINE
9
8
l’intervista
moto, inserire le marce, capire limiti e potenzialità del mezzo, conoscere il codice della strada e
così via.
Conoscere il “codice” di una lingua significa
anche capire il cuore e la forma mentis dei parlanti di quella lingua, capire come percepiscono
il mondo, come catalogano l’esperienza. Perché
in inglese le minacce si proferiscono sempre al
futuro e non con il presente come in italiano?
Perché gli inglesi hanno un’infinità di modi per
tradurre il concetto di “dovere”? Perché l’inglese
ha sviluppato una serie di tempi, quelli progressivi, di cui l’italiano non avverte il bisogno? Sono
un’infinità le domande che ci si può porre. Ecco,
si vuole insegnare perché in un dato contesto
un anglofono si esprimere in un dato modo. Ne
consegue che l’insegnamento dell’inglese non
può focalizzarsi sullo studio della grammatica
prescrittiva, della regola fine a se stessa, ma deve
abbracciare quella che viene chiamata “grammatica descrittiva”, che si occupa del funzionamento della lingua, inclusa quella parlata.
Le ore di conversazione, su cui lavorano in parallelo i docenti di classe e i lettori madrelingua,
sono attivate per la lingua inglese fin dal primo
anno ed offrono l’occasione di mettere in pratica
quanto si apprende nelle altre ore. Si consolidano
qui le abilità descrittive, narrative, di interazione, nonché la capacità di esprimere e comunicare
le emozioni: interesse, curiosità, sorpresa, noia,
imbarazzo, orgoglio, soddisfazione, simpatia,
antipatia, insofferenza, gioia, tristezza, speranza, paura, disappunto, e così via.
Già da alcuni anni si è inoltre deciso di inserire nel POF, il piano dell’offerta formativa, la
preparazione alle certificazioni, viste non come
attività integrative, ma come elemento cardine
della preparazione linguistica. Le certificazioni
linguistiche permettono di classificare la conoscenza linguistica a livelli standard su scala
internazionale. Rispondono dunque a criteri di
trasparenza e spendibilità sia in ambito scolastico e universitario che lavorativo. Prendiamo,
a titolo esemplificativo, le certificazioni di livello
B1, tipo PET, che è l’obiettivo minimo previsto
per l’uscita dal biennio: esse attestano la capacità
di agire in circostanze in cui è richiesto un uso
quotidiano della lingua, di leggere semplici testi
e articoli di giornale, di scrivere lettere personali
non complesse o prendere appunti durante una
“Conoscere il “codice” di una
lingua significa anche capire
il cuore e la forma mentis dei
parlanti di quella lingua”.
riunione. I candidati promossi riescono a utilizzare stili di comunicazione adeguati a varie
situazioni e sono in grado di andare oltre i fatti,
percependo opinioni, atteggiamenti e stati d’animo nella lingua inglese parlata e scritta. E’ chiaro dunque che questo tipo di lavoro permette di
lavorare su tutte e quattro le abilità linguistiche:
scrittura, lettura, ascolto e parlato.
MAGAZINE
l’intervista
L’ESPERIENZA DELL’EX
e nell’ambito delle traduzioni, alternando sempre
le due attività.
Racconto di una ex studentessa
del Liceo Linguistico Casnati:
le esperienze professionali
raggiunte e come ha inciso
il percorso formativo
nel raggiungimento di
questi obiettivi.
Alcune domande ad
Elena Pedretti.
Elena Pedretti, presidente dell’”Associazione Guide
Como” e guida turistica, traduttrice, interprete ed
accompagnatrice turistica ci racconta il suo percorso formativo e lavorativo.
Iniziamo dagli anni delle superiori: quali considerazioni hai fatto, una volta terminata la
terza media, relativamente alla scelta dell’indirizzo della scuola superiore da frequentare?
E: Terminata la terza media avevo il desiderio di
frequentare una scuola superiore che mi desse
l’opportunità di studiare le lingue straniere, per
questo ho deciso di iscrivermi al Liceo Linguistico
“F.Casnati”.
Come mai la tua scelta è caduta proprio sul Liceo Linguistico “F. Casnati”?
E: Il Centro Studi Casnati rappresenta una “tradizione di famiglia”, mia zia aveva già frequentato lo
stesso Liceo e dopo di me anche mio fratello si è
iscritto al Centro Studi Casnati.
Quando hai iniziato a frequentare il Liceo Linguistico avevi già chiaro il percorso professionale che avresti voluto seguire?
Nel triennio si intraprende poi lo studio della
letteratura, che significa anche capire come si è
andata costruendo l’identità di un popolo, come
si sono formati i suoi valori, significa immergersi
nella realtà di una terra, della sua gente, significa
ampliare la propria conoscenza e comprensione
dei diversi processi storici e culturali. È anche
occasione ideale per ampliare il proprio vocabolario, capire come funziona un testo, esercitare
le proprie capacità di analisi ma anche porsi domande profonde, capire che non si esiste solo nel
presente, ma si è parte di un processo e di un
movimento più vasto. E’ nelle ore di letteratura
che l’interdisciplinarietà trova la sua massima
espressione: lo studio della letteratura inglese,
per esempio, non può prescindere da quello della
letteratura italiana o della letteratura delle altre
lingue, della storia, della filosofia, dell’educazione civica.
Qual è la specificità dell’indirizzo
“Area Interpreti”?
B: Il liceo linguistico offre la possibilità di scegliere tra il classico indirizzo “Trilingue” e vari
indirizzi. Personalmente mi occupo della formazione degli studenti dell’area interpreti, un percorso che permette di colmare la tanto temuta
dicotomia tra mondo della scuola e mondo del
lavoro. La preparazione linguistica è ovviamente
più approfondita e si affinano le capacità espressive e la fluency. Il programma è ampio e articolato e si spazia dalle tecniche di memorizzazione e gestione dell’ansia a quelle di traduzione e
public speaking. Pur non potendo ovviamente
sopperire alla formazione data da un percorso
universitario, il corso permette di cominciare
ad avvicinarsi a materie complesse e spesso affascinanti come la mediazione interculturale, le
diverse tecniche di interpretariato (chuchotage,
interpretariato di trattativa e simultanea), i linguaggi settoriali o microlinguaggi, le tecniche
di traduzione per il web, per l’editoria, per il turismo e così via. Nel corso degli anni abbiamo
anche avuto incontri seminariali con esperti del
settore su argomenti quali la traduzione dei fumetti, la traduzione di dialoghi cinematografici
e la traduzione di testi promozionali, per citarne
solo alcuni.
Qual è l’obiettivo didattico che si intende
raggiungere?
B: Ovviamente ci si prefigge di aiutare gli allievi
a sviluppare sicure abilità ricettive, produttive e
di interazione, ricordando che l’obiettivo ultimo
non è l’apprendimento, ma l’acquisizione di una
lingua. L’apprendimento è un processo conscio,
razionale e volontario, che può dare la sensazione temporanea di avere acquisito un risultato positivo, ma non genera comportamenti linguistici
autonomi. Quanto viene acquisito, invece, viene
a far parte stabilmente della competenza del singolo ed è su questa competenza linguistica che si
basa la produzione linguistica vera e propria.
E: Sapevo che lo studio delle lingue straniere mi
avrebbe aperto molte porte, ma ero ancora troppo
giovane per aver chiaro che tipo di percorso professionale avrei voluto seguire.
Pensi che il Liceo Linguistico ti abbia dato una
buona preparazione culturale generale, oltre
che prettamente linguistica?
E: Sicuramente il Liceo Linguistico mi ha dato
un’ottima preparazione culturale generale, che
successivamente mi è stata di grande aiuto per il
prosieguo dei miei studi e per la mia professione.
Ci puoi raccontare qual è stato il tuo percorso
professionale e di studi una volta ottenuto il
diploma di scuola superiore?
E: Dopo la maturità linguistica ho deciso di proseguire i miei studi e di approfondire ulteriormente
la conoscenza delle lingue frequentando l’Istituto Superiore Interpreti e Traduttori “F.Casati” di
Como. Il corso di studi è stato molto formativo soprattutto per le ore di traduzione consecutiva e simultanea, che consentono lo sviluppo di importanti abilità linguistiche. Dopo aver discusso la tesi
all’ISIT ho iniziato a lavorare nel settore turistico
Attualmente sei la presidente dell’”Associazione Guide Como” e svolgi le funzioni di guida
turistica, traduttrice, interprete ed accompagnatrice turistica: pensi che lo studio presso il
Liceo Linguistico ti abbia dato le basi necessarie per affrontare questo mestiere?
E: Sì, il Liceo Linguistico ha determinato le basi
sulle quali si sono sviluppati i percorsi successivi,
sia a livello scolastico sia a livello professionale.
Qualche particolarità del tuo lavoro che ti piace sottolineare?
E: Non mi è mai successo di avere un giorno di lavoro uguale all’altro, perché lavoro sia in Italia che
in Europa con persone sempre diverse, questa è la
caratteristica più peculiare della mia professione.
Cosa ti ha spinto verso il tuo attuale mestiere?
E: E’ stato un percorso naturale, ma forse la passione per le lingue straniere è stato il fattore trainante.
Quale deve essere secondo te la dote principale in questo mestiere? E quanto contano la
passione e la preparazione?
E: La dote principale in questo mestiere è la determinazione, fissare degli obiettivi e raggiungerli. La
passione è indispensabile perché è una fonte inesauribile di energie, anche se alla base di tutto ci
deve essere la preparazione linguistica e la professionalità.
Quali sono i tuoi obiettivi professionali?
E: Nel mio lavoro è fondamentale il continuo aggiornamento e la consapevolezza che si può sempre migliorare: questi sono i miei obiettivi.
Cosa ricordi degli anni trascorsi nel nostro
istituto?
E: I miei ricordi del Liceo sono molto belli e sono legati ai miei professori ma soprattutto ai miei compagni di classe, con i quali sono ancora in contatto
e che incontro sempre con piacere. Rifarei senz’altro le stesse scelte scolastiche.
Quale consiglio ti senti di dare ai ragazzi del
Liceo Linguistico che vogliono intraprendere
la stessa tua carriera?
E: Il mio consiglio è quello di alternare gli anni del
Liceo con degli stage all’estero, poiché è utilissimo
poter approfondire le lingue straniere sul posto.
E per i ragazzi della terza media che hanno intenzione di affrontare lo studio del Liceo Linguistico?
E: Il Liceo Linguistico è la scelta ideale per coloro i
quali hanno una grande passione per le lingue e per
le culture straniere.
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l’intervista
SOUND
DESIGN
Nuove forme di espressione artistica raccontate da Alessandro Pastore
Intervista di M. Scaccabarozzi
Il pretesto è stato l’idea di realizzare un contesto innovativo per coinvolgere i visitatori del
prossimo Open Day (27 novembre) all’interno
del Liceo Linguistico. Un progetto che cerchi
di legare la comunicazione verbale in lingua
straniera con suggestioni sonore in uno spazio dedicato. Ne è nata una discussione tra il
professor Mini, docente di lingua inglese al Liceo Linguistico, e Monica Sampietro, docente
dell’Artistico, su una possibile collaborazione.
L’idea è stata quella di far lavorare gli studenti
dell’Artistico all’ambientazione sonora, mentre quelli del Linguistico curerebbero i contenuti linguistici.
È stato spontaneo pensare ad un ex-studente
del Liceo Artistico, che da poco ha terminato un corso triennale post-diploma allo IED
(Istituto Europeo di Design) in Sound Design.
L’invito ad Alessandro Pastore per discutere
del progetto è diventata l’occasione per parlare con lui del particolare settore artistico che
ha scelto e delle sue prospettive future.
Alessandro, dopo il diploma al Liceo “Terragni”, hai deciso di continuare gli studi
in ambito piuttosto innovativo e di nicchia rispetto ad altri percorsi. Cosa ti ha
guidato nella scelta?
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A: Terminata l’esperienza al Liceo mi ero accorto che non trovavo tra le arti visive, sia
quelle tradizionali che quelle più contemporanee, il giusto mezzo per esprimere la mia sensibilità artistica. Ho sempre avuto curiosità
per il mondo della musica. I gusti musicali di
mio padre mi hanno abituato a generi tutt’altro che commerciali. Suonavo la tromba e, da
autodidatta, ho imparato a suonare il pianoforte e la chitarra. Le mie continue incursioni
nella banda musicale del mio paese mi hanno
permesso di sperimentare un gran numero
di strumenti. Ciò che più mi incuriosiva era
L’incontro con il genere
elettronico ha cambiato
totalmente il mio modo di
guardare alla musica: mi ha
fatto capire quanto lo studio dei
suoni abbia enormi potenziali
comunicative.
la diversa timbrica dei suoni prodotti di ogni
strumento. Mi piace la sperimentazione sui
suoni. L’incontro con il genere elettronico ha
cambiato totalmente il mio modo di guardare
alla musica: mi ha fatto capire quanto lo studio dei suoni abbia enormi potenziali comunicative. L’esistenza del corso di Sound Design
allo IED è diventata, a quel punto, una scelta
obbligata.
Quella post-diploma è stata per te
un’esperienza che ti ha dato già modo di
sperimentare quanto hai raccolto finora.
Con quali progetti?
A: Il mio primo grande lavoro è stato senza
dubbio il progetto della mia tesi di fine corso. Con altri studenti dello IED, ho lavorato
ad una viaggio-intervista ad alcuni dei più
noti poeti italiani contemporanei. Un lungometraggio che documentasse il loro pensiero.
I miei compagni erano più specializzati sui
contenuti video, io mi sono interamente occupato del suono, componendo la colonna sonora che caratterizza gli stacchi tra i vari pezzi
di intervista. È stata un’esperienza davvero
importante per me, oltre a permettermi di
sperimentare le mie idee compositive, mi ha
dato la possibilità di girare l’Italia incontrando persone da cui si apprende inevitabilmente qualcosa. All’inizio i docenti del mio corso
erano un po’ perplessi per lo stile musicale che
stavo dando al lavoro. Pensando alla poesia
si aspettavano forse un genere di musica più
vicina a quella sinfonica, non immaginavo
sonorità elettroniche. A lavoro completato si
sono però dovuti ricredere sul risultato finale,
che hanno più che apprezzato.
Hai avuto la possibilità di collaborare anche ad un importante progetto commissionato.
A: Sì. Sono entrato in contatto con un regista
che mi ha commissionato la musica ed il sonoro per un cortometraggio che ha come protagonista un musicista, dedicato al tema del
morbo di Parkinson. Il lavoro è stato molto
impegnativo ed ha richiesto tempo ma è stato
molto apprezzato. Dal cortometraggio è stato estratto un filmato che sarà a brevissimo
usato per realizzare una pubblicità progresso
sulla malattia in questione, con la voce fuori
campo di Luciana Littizzetto.
Ascoltando in particolare le musiche composte per il lavoro di tesi, traspare abbastanza chiaramente quale possa essere il
tuo genere musicale di riferimento, visto
che parli spesso anche di sonorità elettroniche. Immagino c’entri Brian Eno.
Be’ certamente, l’incontro musicale con questo artista ha stravolto il mio modo di guardare alla musica ed all’uso dei suoni in generale.
Oltre ai suoi album è possibile fare riferimento anche all’uso che fa del suono attraverso le
sue installazioni. Se ormai è da anni diffusa
la tendenza ad abbinare suoni e visione che
si uniscono in un tutt’uno nel coinvolgere lo
spettatore e comunicare con esso, Eno fa con
i suoni quello che normalmente fa un artista
nelle arti visive. Altri miei artisti di riferimento sono Ryuichi Sakamoto e Alva Noto.
Sono tutti artisti di nicchia, di sicuro poco conosciuti al grande pubblico. È però incredibile
constatare come spesso le loro composizioni,
come quelle di altri artisti di generi simili,
siano diffuse nel mondo della comunicazione,
del cinema, dell’entertainment in generale,
spesso apprezzate da un pubblico tanto vasto
quanto inconsapevole. Così come importante
è il segno che lasciano in buona parte della
musica contemporanea, anche quella più commerciale.
Certamente la formazione che
mi ha dato il Liceo “Terragni”
ha inciso molto sulla mia
sensibilità artistica in generale.
Come giudichi la tua esperienza al Liceo
Artistico “Terragni”?
A: Certamente positiva. La strada che ho intrapreso in seguito si è sostanzialmente allontanata dai generi di espressione artistica appresi
al Liceo, ma la conoscenza di base del mondo
dell’Arte è un background indispensabile
per collegare il mio lavoro alle altre forme
di espressione. Così come certamente la
formazione che mi ha dato questa scuola
ha inciso molto sulla mia sensibilità artistica in generale.
Quando tu stavi per completare i tuoi
anni al Liceo, qui si iniziava ad introdurre l’approfondimento Digitale e
Cinetelevisivo, ora quell’esperienza
confluisce e si amplia nel nuovo indirizzo “Audiovisivo e Multimediale”.
Vedi legami tra questa evoluzione del
Liceo Artistico e le proiezione che hai
dato al tuo percorso formativo?
A: Ne vedo molti. Senza arrivare alla sperimentazione dei suoni come forma d’arte,
come installazioni, è sufficiente pensare
all’influenza che la musica ed i suoni hanno nel mondo della rappresentazione cinematografica, fin da quando il cinema ha
cominciato ad avere una traccia audio. Nel
mio corso di studi ho anche seguito un corso in cui si studia proprio l’uso della musica per creare enfasi nelle scene dei film.
Un po’ come l’esempio del famoso stacco
musicale nella scena della doccia in Psyco.
Suoni che diventano essi stessi icone.
IL “PRINCIPE“
DELL’ ANIMAZIONE 3D
Daniele Bigi, ex studente del Liceo Artistico “G. Terragni”, già
in passato è balzato agli onori
della cronaca per essersi
occupato, per conto della
società di postproduzione
londinese “Framestore”,
dell’elaborazione di alcuni
effetti speciali relativi
al film Disney “Le cronache di
Narnia: Il principe Caspian”.
Recentemente si è occupato
anche del film Disney
“Prince of Persia”, come Lead
Lighting TD/Look Developer
per la MPC di Londra.
www.danielebigi.com
Daniele racconta la sua esperienza di studi e
professionale, a cui si aggiunge proprio di recente la lavorazione sugli effetti del film “Prince of Persia”.
Daniele quali considerazioni hai fatto,
una volta terminata la terza media, relativamente alla scelta dell’indirizzo della
scuola superiore da frequentare?
D: Sinceramente in quel periodo ero molto
confuso, come probabilmente accade a molti
adolescenti che si trovano a dover scegliere
quale scuola frequentare dopo le medie. Ciò di
cui ero consapevole è che amavo i fumetti.
Quanto contano la passione e la preparazione nel tuo mestiere?
D: Sono entrambi elementi fondamentali che
penso servano sempre, indipendentemente
dal mestiere svolto. Nel lavoro la passione mi
aiuta a dimenticare le serate e i fine settimana
passati in ufficio a completare delle scene per
un film in uscita. La preparazione serve se si
vuole lavorare a più di un film. Si può essere
fortunati e avere la chance di partecipare ad
un progetto importante, ma senza preparazio-
ne è difficile restare a lungo in questo settore.
Quando hai iniziato a frequentare il liceo
artistico avevi già chiaro il percorso professionale che avresti voluto seguire?
D: Non avevo un’idea precisa, in quel momento pensavo prima di tutto all’università.
Pensi che il Liceo Artistico ti abbia dato
una buona preparazione culturale, oltre
che artistica?
D: Penso di sì: sicuramente sotto il profilo artistico e progettuale il liceo mi ha dato delle
buone basi.
In cosa consiste in pratica il tuo lavoro?
D: Negli ultimi 5 anni mi sono occupato principalmente di Lighting e di Look Development per film. Il mio compito principale è fare
in modo che gli elementi in computer grafica
siano fotorealistici e che quindi possano essere integrati al girato. Gran parte del lavoro
è tecnico, si tratta di capire che strumenti e
tecniche utilizzare per ottenere ciò che viene
richiesto dal regista e dal supervisore agli effetti visivi.
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l’intervista
Cosa ti ha spinto nel raggiungere questa
professione?
D: E’ difficile rispondere, penso che la mia passione si sia manifestata grazie all’influenza di
diversi eventi ed esperienze. La passione per il
disegno e per i fumetti, combinata con quella per i videogiochi ed il computer, ha sicuramente innescato in me il desiderio di iniziare
a creare digitalmente ciò che mi divertivo a
fare con matita e pennello. Ho sempre avuto
inoltre un’ enorme curiosità nel capire come
fosse stato possibile realizzare certi effetti che
vedevo nei film.
Attualmente ti occupi principalmente di
grafica 3D: pensi che lo studio presso il
Liceo Artistico ti abbia dato delle basi necessarie per affrontare questa materia?
D: Devo dire di no, ma non è certo colpa
dell’istituto: a quei tempi nessun liceo o scuola
superiore aveva corsi specifici di computer grafica 3D. Nei licei scientifici e in alcuni istituti
tecnici esistevano corsi di informatica ma non
erano in nessun modo legati alla computer
grafica 3D. Io, come tantissimi miei coetanei
che svolgono questa professione, ho iniziato
come autodidatta. Inoltre il lavoro che svolgo,
contrariamente a quanto si possa pensare, è
per il 70% tecnico e per il 30% artistico. È importante avere delle conoscenze di matematica, fisica e programmazione piuttosto solide.
Che strada hai intrapreso dopo il diploma?
D: Dopo il Liceo ho frequentato il corso di laurea in Disegno Industriale al Politecnico di Milano. Nel 2002 mi sono laureato con una tesi
che trattava la produzione e la realizzazione di
animazione in computer grafica 3D.
Sappiamo che dopo la laurea hai cominciato a girare il mondo: dove sei andato
e che esperienza ti hanno lasciato questi
viaggi?
D: Dopo la laurea iniziai a lavorare ad un film
d’animazione a Roma, l’esperienza fu negativa
e decisi di tornare a Como lavorando per studi
di post produzione milanesi. Principalmente
in quel periodo mi occupavo di pubblicità e video aziendali. Dopo circa un anno e dopo aver
creato come autore e regista la puntata pilota
per una serie TV d’animazione ho iniziato a
lavorare all’estero.
Ho trascorso più di un anno in India a Bangalore, successivamente mi sono trasferito a
Berlino e ho lavorato ad un film d’animazione
nello studio BFC, poi sono andato ad Atlanta
a lavorare per lo studio Fathom. Nel 2007 incominciai a collaborare per lo studio Aardman
animation di Bristol. Da più di 2 anni lavoro a
Londra. Ogni esperienza è stata utile e importante, non solo dal punto di vista lavorativo
ma soprattutto di vita vissuta.
A quale dei tuoi lavori sei più legato? E
quello che più ti ha impegnato?
D: Sicuramente NMA, il mio primo cortometraggio è il lavoro a cui sono più legato. Mo-
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strando questo corto di poco più di 2 minuti
ho ottenuto i primi lavori, inoltre ho ricevuto
alcuni riconoscimenti in festival nazionali che
mi hanno spinto a continuare a lavorare in
questo settore.
Abbiamo letto che ti sei occupato, tra le
altre cose, del Leone del film Disney “Le
cronache di Narnia: Il principe Caspian”.
Quale significato ha avuto per te lavorare
per una società così importante e famosa?
D: Occorre precisare che ho lavorato agli effetti speciali del film nella società di postproduzione londinese Framestore. Disney e Walden
Media hanno prodotto il film ma gli effetti
“Il lavoro che svolgo, contrariamente a quanto si possa
pensare, è per il 70% tecnico
e per il 30% artistico”.
speciali sono stati realizzati da società esterne.
Mi sono occupato dell’illuminazione di Aslan
(il Leone) e della dinamica della criniera. Non
c’è dubbio che sia stato uno dei progetti più
importanti a cui abbia lavorato. Probabilmente è grazie a questo film che oggi continuo a
lavorare per progetti internazionali.
Quale consiglio ti senti di dare ai ragazzi del Liceo Artistico che vogliono intraprendere la stessa tua carriera?
D: Quando ho iniziato ad occuparmi di 3D gli
unici computer con acceleratori grafici erano
prodotti dalla Silicon Graphics e i più economici costavano 20-25 milioni di lire. Inaccessibili per appassionati o per studenti. Software
professionali venivano prodotti principalmente per il sistema operativo irix e non era possibile installarli su sistemi windows.
Oggi computer ad alte prestazioni e software
3D sono alla portata di tutti: grazie a software
open source come Blender, chiunque può scaricare legalmente una copia e iniziare a creare immagini e animazioni. Decine di forum
e blog sono dedicati al mondo della computer
grafica. Le informazioni sono di facilissimo
accesso grazie al lavoro di professionisti, università e centri ricerca che quotidianamente pubblicano materiale online. Bisogna poi
guardare a quei corsi post-diploma in cui sono
presenti insegnamenti di grafica 3D. Per chi
vuole entrare in questo settore occorre “solo”
impegnarsi e studiare; il tempo, la passione e
l’esperienza faranno il resto.
VIDEO
CASNATI
Gli alunni del corso di “Linguaggio e laboratorio audiovisivo”
in un progetto dal titolo “Perchè al Casnati?”.
Con interviste video mettono alla prova le loro capacità
di regia e produzione, coinvolgendo improvvisati attori...
con risultati spesso divertenti.
Sono diversi anni che il Liceo Artistico “Terragni” sperimenta l’approfondimento “Digitale e Cinetelevisivo” all’interno dei sui corsi. Lo fa grazie al margine di autonomia che ogni scuola ha
nel definire il quadro della materie ed il loro monte ore. È stato possibile quindi introdurre, ad
esempio, insegnamenti come “Linguaggio e laboratorio audiovisivo”. L’interesse degli studenti
verso questa proposta è via via aumentato, rivelandosi quindi un’esperienza positiva.
Con le modifiche all’ordinamento dei licei e le variazioni al quadro degli insegnamenti previsti per ciascun indirizzo, c’è comunque spazio per mantenere l’esperienza del “Digitale e
Cinetelevisivo”. Grazie alla flessibilità data agli istituti paritari nel definire i piani di studi,
sarà possibile approfondire alcuni corsi oppure introdurre alcuni insegnamenti sulla base
di una lista indicata dal Ministero della Pubblica Istruzione, che include materie come
“Discipline audiovisive” (già prevista nel biennio iniziale) e “Teoria e tecnica della comunicazione”. C’è spazio insomma per far sperimentare ancora, agli studenti del Terragni,
progetti didattici come quello che andremo qui a descrivere.
Tra gli obiettivi del corso di “Linguaggio e laboratorio audiovisivo” c’è ovviamente l’insegnamento delle tecniche di ripresa e montaggio di video. La sperimentazione avviene soprattutto su supporti digitali, visto il forte impulso e sviluppo che hanno registrato in questi anni. Importante è anche definire il tipo di linguaggio che si intende
usare attraverso la comunicazione video. La televisione del resto ci ha abituato ai
diversi approcci comunicativi, che una stessa tipologia di trasmissione può avere.
Tra le tante esercitazioni per gli studenti del corso, ha suscitato interesse e partecipazione quella in cui si proponeva di realizzare alcuni video, in forma di intervista, guidati dal tema: “Perché al Casnati?”. Un lavoro che servisse a trasmettere all’esterno del Centro Studi le considerazioni che gli stessi studenti hanno
fatto nella scelta della loro scuola. Il linguaggio e la tecnica con cui le interviste
potevano essere svolte era libero. Ovviamente c’è chi si è ispirato a modelli
televisivi già esistenti, in alcuni casi con risultati davvero divertenti. Altri
invece hanno provato un approccio più innovativo, con risultati altrettanto
apprezzabili.
I video prodotti sono stati numerosi. Per stimolare gli studenti verso il
progetto, è stato indetto un concorso tra tutti i lavori. Passata la fase
della realizzazione e del montaggio, ora è prevista la diffusione dei video
nell’area dedicata del sito del Casnati (www.centrocasnati.it). È stata
nominata una giuria che ha votato i prodotti migliori, tenendo conto
anche del successo ottenuto dai video attraverso il numero di visualizzazioni. È stato così stilata una classifica con premi per i vincitori,
riguardanti sia chi ha realizzato tecnicamente il lavoro, sia chi ha
recitato in essi.
Nato come progetto per presentare all’esterno parte della realtà
del Casnati, diversi lavori hanno strappato sorrisi di divertimento anche nella nostra redazione… Buona visione.
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Parlare dell’azienda Vittorio Bonacina di Lurago d’Erba significa raccontare una storia di
eccellenza nel design d’arredo lunga 120 anni.
Infatti questo è il traguardo che la casa di produzione delle più famose sedute in rattan e midollino ha superato.
Giovanni Bonacina, nel 1889, fece tesoro
dell’antico mestiere di canestraio estendendo
poi la produzione a poltrone, salotti ed elementi di arredo. Il successo non tardò ad arrivare,
con riconoscimenti in tutta Europa e commesse
importanti come la fornitura per il Grand Hotel
Villa d’Este di Cernobbio (Como). Negli anni la
Bonacina divenne la migliore in Italia per produzione di arredi in giunco e midollino.
L’incontro con il grande architetto Franco Albini imprime una svolta all’immagine dell’azienda. Rivolgendosi a Vittorio Bonacina, figlio di
Giovanni, per la realizzazione di due poltrone
che gli erano state commissionate, nasce la collaborazione che porta alla presentazione della
rivoluzionaria “Margherita” alla IX Triennale di
Milano, nel 1951. La poltrona è premiata con la
medaglia d’oro che segnò il passo ad una lunga sequenza di importanti collaborazioni con
alcuni dei più noti architetti e progettisti: oltre
ad Albini si contano Aulenti, Ponti, Gregotti,
Sambonet, Mongiardino, Forges Davanzati,
Travasa ed altri ancora.
La produzione è scandita da diversi premi alla
Triennale di Milano, ai Compassi d’oro fino
all’esposizione di alcuni storici pezzi come
“Palla”, “Gala” e “Margherita” appunto, nelle
più importanti collezioni di design del mondo:
M.O.M.A. di New York, il Montreal Museum of
Fine Arts di Montreal, il Vitra Design Museum
di Weil Am Rhein e il Museo del Design alla
Triennale di Milano.
Ancora, è infinito l’elenco di realizzazioni private e pubbliche che qualificano i loro arredamenti scegliendo Vittorio Bonacina come partner: il Musee d’Orsay a Parigi, realizzato da Gae
Aulenti, è un esempio eclatante, così come i più
recenti Sanderson Hotel a Londra progettato da
Philippe Starck oppure l’Hotel Le Sirenuse a Positano e l’Hotel Caruso a Ravello.
La produzione attuale poggia sia sui pezzi storici che sulla progettazione di nuovi elementi
che reinterpretano l’uso del materiale della
tradizione Bonacina in chiave innovativa, avvalendosi sempre della collaborazione di noti
designer contemporanei: il midollino viene
visto, studiato e rivisitato dagli occhi di differenti progettisti insieme alla passione e la lavorazione artigianale esclusivamente italiana del
materiale.
L’azienda di Lurago d’Erba ha spesso cercato
contatti con il mondo della formazione per sensibilizzare gli studenti delle discipline artisticoarchitettoniche verso lo spirito con cui Bonacina (come altre realtà produttive d’eccellenza
in Italia) interpreta l’uso dei materiali di pregio
e le finiture della lavorazione artigianale altamente specializzata. Ha in passato già intrapreso collaborazioni con il Politecnico di Milano e
MAGAZINE
AL LAVORO
CON
L’ECCELLENZA
DEL
DESIGN
ITALIANO
Tra i diversi workshop che il Liceo Artistico “Terragni” organizza come approfondimento
della propria offerta formativa, nell’anno scolastico 2009/10 si è tenuto, per la classe
terza, quello di Fashion Design. Gli studenti hanno partecipato ad una serie di lezioni
con Maurizio Buzzi, fashion stylist, allo scopo di imparare a presentare un progetto di
moda attraverso dei figurini, eseguire una ricerca di materiale e di tendenze, sviluppare
un carta modello.
Le tematiche dell’esperienza erano finalizzate alla partecipazione ad un concorso rivolto a scuole dell’eccellenza nell’ambito della moda, intitolato “The Link 2010”. Promosso
da “MareDiModa”, consorzio internazionale di operatori del settore dell’abbigliamento
intimo e mare, il concorso ha coinvolto migliaia di scuole da tutto il mondo, quasi tutte
appartenenti all’ambito universitario o post diploma.
Il Liceo Artistico ha presentato tutti i lavori prodotti dagli studenti della classe terza entro lo scorso giugno. Quello era il termine per l’ammissione alla selezione di 12 progetti
finalisti del concorso, 6 per la sezione intimo e 6 per quella beachware. La notizia rilevante è che Maura Gerosa è stata selezionata tra i finalisti, la più giovane tra i partecipanti
ad essere scelta e l’unica proveniente da una scuola secondaria. Un traguardo davvero
notevole per chi si confronta con allievi di scuole specializzate nel design della moda.
La giuria tecnica era composta, tra gli altri, da Emma Franceschini di Cosmopolitan,
Marco Gennari di Still Magazine e Orsina Baroldi di Donna Moderna, sotto l’egida di
“MarediModa”.
Insieme alla comunicazione di avvenuta selezione, Maura ha ricevuto un pacco contenente delle stoffe per confezionare un modello della propria collezione ed inviarlo agli
organizzatori del concorso. A settembre si sono svolte le selezioni tra i lavori realizzati
per scegliere i 3 di ciascuna sezione che faranno sfilare le proprie realizzazioni alla fase
della finalissima. La nostra studentessa non è riuscita ad accedere a questa fase, ma il
traguardo raggiunto può senz’altro soddisfare una concorrente così giovane in una competizione così selettiva.
Il lavoro di Maura è stato comunque giudicato come molte meritevole, tanto da essere
stata invitata al workshop “Link to the Link” organizzato in occasione della partecipazione di MareDiModa a “Comon”, la settimana della creatività della città di Como, che si
terrà all’Accademia di Belle Arti “Aldo Galli”.
Workshop con la storica azienda VITTORIO BONACINA che collabora con alcuni
dei più grandi designer italiani e non. Dallo studio dei materiali alla
progettazione dell’oggetto, fino alla realizzazione di un prototipo.
di Torino. Con lo stesso spirito propone ora un
importante progetto al Liceo Artistico “Terragni” di Como.
Abbiamo contattato i responsabili dell’azienda
per chiedere quale fosse l’idea di fondo della
collaborazione che loro cercano con una realtà
scolastica come la nostra.
Antonia Bonacina ci ha detto: “Il nostro obiettivo è di descrivere il percorso culturale che porta dal
materiale alla progettazione, fino alla realizzazione finale del prodotto. Noi storicamente abbiamo
sempre inteso il materiale al servizio del design ed è
importante per noi dare agli studenti una sensibilità rispetto a questo approccio. Lo spirito che guida
iniziative come questa è lo stesso che ci lega nelle
collaborazioni con i grandi designer: dare in un certo
senso carta bianca, libertà di espressione e vedere
a cosa porta tutto questo. Vogliamo coinvolgere gli
studenti attraverso le sensazioni tattili che il materiale può dare, con l’uso che del colore si può fare,
cercare di far sentir loro la materia prima e spronarli
ad interpretarla. Per noi il punto di partenza non è
decidere cosa i ragazzi dovranno realizzare, saranno
loro ad orientarsi verso il prodotto che gli permetterà di applicare il materiale nel modo che scaturirà
da loro stessi.
Nelle esperienze con i Politecnici di Milano e Torino
abbiamo visto che gli studenti hanno seguito percorsi diversi, probabilmente legati al tipo di approccio
progettuale che il loro ambiente di formazione gli ha
dato. Anche nel caso del Liceo “Terragni” saranno
gli studenti a seguire la loro strada e vediamo cosa
uscirà da questo confronto. Siamo curiosi di vedere
il risultato finale.”
Il progetto prevede una serie di incontri con
il personale dell’azienda, a scuola e nella sede
produttiva della Vittorio Bonacina. Ciascun
studente delle classe quarta svilupperà poi autonomamente un proprio progetto. I lavori verranno visionati dell’azienda che li valuterà per
selezionarne uno. Il progetto scelto darà vita ad
un prototipo vero e proprio realizzato artigianalmente. Chissà che non ne nasca un prodotto che si vada ad affiancare ai lavori di Albini,
Ponti, Aulenti…
FASHION
DESIGN
INCREDIBILE RISULTATO DI
MAURA GEROSA
AD UN CONCORSO INTERNAZIONALE
DI DESIGN DELLA MODA.
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DICONO DI NOI
OVERTURE TRA I TITOLI DEDICATI AL CENTRO STUDI CASNATI DALLA STAMPA LOCALE E NAZIONALE
Non è solo il nostro Magazine a dare cronaca delle notizie riguardanti il Centro Studi Casnati.
Quotidiani, periodici, riviste di settore e, sempre più spesso, anche redazioni di telegiornali hanno mostrato
molta curiosità per le attività dei nostri istituti.
Qui proponiamo una rapida carrellata di alcuni titoli apparsi negli ultimi anni sui quotidiani.
Sono solo una parte. Sul sito www.centrocasnati.it, nella sezione
“Rassegna stampa” selezionabile in home-page, è possibile trovare l’elenco di tutti gli articoli. Ciascun titolo
è corredato da un file pdf consultabile e scaricabile. In aggiunta a questi, la sezione “news”
del sito fornisce molte altre curiosità sul Centro Studi Casnati.
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18
l’intervista
SI SCRIVE
TRASPORTI
E LOGISTICA,
SI LEGGE AERONAUTICO
Il passaggio
degli Istituti Tecnici
Aeronautici che, attraverso il
nuovo ordinamento
delle scuole secondaria
di secondo grado,
entrano a far parte
degli Istituti Tecnici ad
indirizzo “Trasporti e
Logistica”.
Cosa è cambiato?
Tra le novità di quest’anno
scolastico segnaliamo
l’autorizzazione della
Regione Lombardia per
un’interessante esperienza di
“Learning Week”.
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Con l’avvenuta riforma degli ordinamenti per
le scuole secondarie di secondo grado, gli ormai
ex-istituti aeronautici confluiscono nella nuova
categoria degli Istituti Tecnici ad indirizzo “Trasporti e Logistica”, per cui sono previste le articolazioni “Conduzione del mezzo”, “Costruzione
del mezzo” e “Logistica”. Gli istituti tecnici aeronautici fanno capo alla prima articolazione.
Discutiamo della questione con l’ing. Häni, da
anni insegnante di Navigazione Aerea ed Aerotecnica al Bongiovanni, coordinatore per il
triennio finale del corso nonché insegnate in
diverse scuole di volo per i corsi di brevetto di
pilota commerciale.
Ing. Häni, come avete affrontato all’Istituto Tecnico Aeronautico “L. Bongiovanni” la questione relativa al passaggio del
corso in una nuova tipologia di istituto
tecnico?
H: Non senza qualche apprensione, soprattutto
per lo scorso anno scolastico, fino all’ultimo incerto tra vecchio e nuovo ordinamento. Abbiamo lavorato molto alla definizione dell’offerta
formativa cercando di capire come integrare le
competenze che erano obiettivo peculiare degli
istituti aeronautici con il nuovo quadro delle
materie previste dai regolamenti ministeriali in
materia di istituti tecnici ad indirizzo “Trasporti e Logistica”. Il lavoro fatto ci soddisfa, pensiamo di esseri riusciti a rendere il profilo del
diplomato in questo nuovo indirizzo del tutto
simile a quello del Perito del Trasporto Aereo (la
denominazione del diploma del precedente corso - ndr) in piena coerenza con quando indicato
dal Ministero.
Ma non pensa che questa confluenza rischi
di snaturare profondamente la natura del
corso che portava al titolo di Perito del
Trasporto Aereo?
H: Già con il “progetto Alfa” del precedente ordinamento, molti istituti come il nostro avevano
abolito una formale quanto inutile distinzione
di professionalità dei diplomati degli aeronautici: “piloti” e “controllori”. Se guardiamo alle
reali possibilità di impiego oppure al naturale
proseguimento degli studi per i nostri studenti,
vediamo che il campo si estende anche a molti
altri ambiti della gestione e organizzazione delle
attività aeronautiche. Di certo l’istituto tecnico
per il trasporto, tra i vari istituiti, rappresenta il
l’intervista
contenitore più idoneo per l’esperienza dell’aeronautico.
Spariscono però dal quadro orario le materie più caratterizzanti del corso. Mi riferisco a Navigazione Aerea, Traffico Aereo, Aerotecnica e Meteorologia. Le stesse
Esercitazioni Pratiche del biennio non ci
saranno più, sostituite da una più generica “Scienze e Tecnologie Applicate”.
H: Nominalmente sì, ma se si guardano le competenze specificate dal Ministero nel profilo del
Perito dei Trasporti e della Logistica, è il caso di
dire che quelle materie escono dalla porta per
rientrare dalla finestra. Cercherò di spiegarmi
meglio. Innanzi tutto si prospetta la divisione
nelle articolazioni “Conduzione del mezzo”, “Costruzione del mezzo” e “Logistica”. Nella prima,
tra le materie di specializzazione, la fa da padrona “Scienze della navigazione, struttura e costruzione del mezzo”. Credo proprio che questa
materia possa fornire essenzialmente le stesse
competenze previste per Navigazione Aerea. Lo
stesso dicasi per Meccanica e Macchine nei confronti di Aerotecnica e di Logistica nei confronti
di Traffico Aereo. Per tutte è prevista una cospicua presenza di ore di laboratorio.
Si tratta quindi soprattutto di indirizzare il settore di declinazione dell’istituto, privilegiando
gli aspetti legati al trasporto aereo piuttosto che
quello marittimo o terrestre.
Sarà comunque importante valutare i programmi indicati per le materie. Non dimentichiamo però che questa riforma introduce spazi di
“flessibilità” nel quadro orario fino al 35%, in
aggiunta alla quota del 20% di autonomia rispetto al monte ore complessivo delle lezioni
di cui già godono le scuole. Questo offre ampio
spazio anche all’inserimento di altre discipline
specifiche.
“Di certo l’istituto tecnico per il
trasporto, tra i vari istituiti, rappresenta il contenitore più idoneo per
l’esperienza dell’aeronautico”.
Tutto ciò però non avrà ripercussioni sulle prospettive professionali dei diplomati
del nuovo indirizzo rispetto a chi poteva
vantare il vecchio titolo?
H: Va detto che negli ultimi anni assistevamo ad
un progressivo miglioramento della percentuale
di chi, tra i diplomati degli aeronautici, si inseriva nel mondo del lavoro con una delle varie professionalità verso cui il corso mirava.
Ciò è dipeso da diversi fattori: la definizione a
livello europeo di un percorso formativo per i piloti professionisti, in cui le competenze acquisite
negli istituti tecnici aeronautici rappresentano
ottimi prerequisiti; la progressiva tendenza, da
parte di enti statali come l’Enav, di selezionare il
proprio personale tecnico prevalentemente tra i
possessori di specifici titoli scolastici , come appunto il diploma di Perito del Trasporto Aereo;
il rafforzamento nel lungo periodo, anche se con
qualche fase di crisi, di importanti poli nazionali ad alta densità di aziende di costruzioni aeronautiche e di servizi per il trasposto aereo, come
appunto l’area di Milano, con i suo aeroporti, e
la Provincia di Varese, con le industrie di costruzioni. La figura del perito del Trasporto Aereo
ha assunto sempre più una sua riconoscibilità
e spendibilità in ambito professionale. Senza
“Non dimentichiamo però che con
questa riforma cresce l’autonomia
che la scuola ha nel riorganizzare
il monte ore delle discipline obbligatorie. Questo dà ampio spazio
anche all’inserimento di altre discipline specifiche”.
trascurare poi la grande percentuale di chi ha
scelto di proseguire proficuamente gli studi in
ambito universitario.
Detto questo non è verosimile pensare che decada l’interesse del sistema aeronautico verso
figure dotate di forti e specifiche competenze
nel settore. Nel riordino degli istituti tecnici
non si prefigura nessuna tipologia di scuola che
entri direttamente in concorrenza con l’indirizzo “Trasporti e Logistica” nel formare quegli
esperti che il settore aeronautico richiede. Anche di fronte allo sviluppo di competenze meno
specifiche, ipotizzando per assurdo che il rafforzamento delle discipline scientifiche e tecniche
di natura più generale sia da vedere come un
limite, non è logico pensare che le aziende e le
compagnie del settore del trasporto aereo guardino verso un’alternativa che non c’è. Formare
una persona a digiuno di qualsiasi competenza
prevista in una professione è sempre un costo.
Ma saprà il nuovo indirizzo del Trasporto
e della Logistica fornire queste competenze?
H: Qui credo entrino direttamente in causa le
esperienze e le capacità che la struttura scolastica ha saputo costruire negli anni. Chi ha affrontato con serietà le enormi problematiche
nel gestire le prerogative richieste ad un istituto
aeronautiche per funzionare al meglio, potrà
avere maggiori capacità nel dare un’impronta
al nuovo corso più coerente con le aspettative
del mondo del lavoro e della formazione postdiploma. Saprà fare questo trovando il migliore
equilibrio possibile tra la specializzazione del
corso, con gli ampi margini di flessibilità offerta,
e l’obiettivo di fornire competenze comunque
idonee al soddisfacimento dei requisiti richiesti
per il superamento dell’esame di stato.
Visto il suo cauto ottimismo, valuta positivamente le scelte fatte in questo progetto di riforma?
H: Se devo essere onesto, no. Non ne vedo il
senso. Si istituisce un nuovo indirizzo, quello
per il Trasporto e la Logistica, con due distinte
aree di approfondimento in cui far convogliare
in pratica due sole tipologie di istituto previste
in precedenza, l’Aeronautico ed il Navale. Non
credo che questo significhi semplificare, piuttosto aggiunge confusione.
Si ricade in un vecchio errore della scuola italiana: discutere prima di denominazioni e titoli
e solo dopo di programmi. Non posso far altro
che notare già delle storture tra il profilo prospettato dal Ministero e quanto è stabilito dalla
normativa europea nel campo del trasporto aereo. Mi riferisco ad esempio alla presunta competenza nell’operare autonomamente nella riparazione di sistemi di bordo. Un’assurdità che
denota la storica mancanza di comunicazione
tra chi si occupa di scuola con il mondo professionale di altri settori. Negli Istituti Aeronautici
di esperti del settore non ne sono mai mancati,
quindi giudico con ottimismo la nostra capacità
nel bilanciare certi disequilibri.
Un’ultima domanda: so che avete di recente ottenuto un’importante autorizzazione dalla Regione Lombardia?
H: Sì, abbiamo presentato tempo fa la richiesta
di autorizzazione per un progetto di “Learning
Week”, si tratta di settimane di studio, apprendimento, acquisizione di esperienze, relazioni,
in modalità full immersion organizzate durante
l’anno scolastico o nel periodo estivo. Le Learning Week sono finanziate dal Fondo Sociale
Europeo mediante la Sovvenzione Globale. Gli
studenti vi possono accedere attraverso lo strumento della Dote, l’istituto creato da Regione
Lombardia per supportare le famiglie nelle spese sostenute per l’istruzione.
Noi abbiamo presentato un progetto per favorire il consolidamento della lingua inglese come
strumento di lavoro proprio del mondo aeronautico, come stabilito dall’ICAO, International
Civil Aviation Organization.
Regione Lombardia ha accolto il
progetto di “Learning Week” che
prevede una settimana dedicata
al lavoro di pianificazione e
simulazione di un volo.
Una fase preliminare consisterà nell’analisi e discussione dei rapporti intercorrenti tra turismo
ed aviazione ed un ripasso dei principi fondamentali dei voli IFR (Instrument Flight Rules
– procedure di volo strumentale). Si procederà
poi alla pianificazione di un volo, ovviamente
diretto ad una destinazione turistica, secondo le
regole IFR. Il progetto prevede infine la simulazione del volo vero e proprio, il che offrirà l’opportunità agli allievi di utilizzare anche le nozioni di radiotelefonia precedentemente apprese.
Tutto il lavoro, compresi gli interventi frontali
dei docenti, si svolgerà in lingua inglese.
Regione Lombardia ha accolto il progetto che
verrà quindi svolto nell’anno scolastico in corso.
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l’intervista
l’intervista
I GUARDIANI
DEL CIELO
Controllore del Traffico Aereo: una professione talvolta sottovalutata
ma di fondamentale importanza nel trasporta aereo. L’esperienza di
Alessandro Sorze.
Intervista di M. Scaccabarozzi
In questa nuova fase di riorganizzazione dell’ordinamento delle scuole secondarie di secondo
grado, dove si assiste alla confluenza degli existituti aeronautici nell’indirizzo “Trasporti
e Logistica” dei nuovi istituti tecnici, risulta
forse ancora più necessario parlare di possibili
prospettive dopo il diploma.
Per farlo ci siamo rivolti ad un ex-studente
dell’Istituto “Bongiovanni”, che ora ha scelto
di puntare sulla professione di controllore del
traffico aereo. Abbiamo incontrato Alessandro
Sorze, che lavora al centro di controllo d’area di
Milano Linate. Gli abbiamo rivolto alcune domande sulla sua professione e sulla strada che
ha seguito per raggiungerla.
Alessandro, come hai fatto ad entrare in
ENAV come controllore del traffico aereo?
Ho risposto ad un bando di selezione dell’azienda per questo ruolo, pochi mesi dopo essermi
diplomato al Casnati. Per le selezioni siamo
partiti in 3000, per arrivare ad una scelta di
300 persone idonee all’ammissione alla fase di
training, scaglionati in diverse chiamate. Io ho
iniziato i corsi dopo circa 6 o 7 mesi dalla comunicazione di idoneità. Ho iniziato così il corso
di formazione nella scuola Enav Accademy di
Forlì, dove vengono preparati tutti i controllori
del traffico aereo dell’azienda.
Durante il primo mese di corso ho seguito
unicamente lezioni intensive di inglese con
insegnanti madrelingua. I partecipanti al corso
sono stati suddivisi in base al livello iniziale di
conoscenza della lingua. Dopo sono cominciate le lezioni di tutte le materie propedeutiche:
navigazione, aerotecnica, meteorologia, diritto
aeronautico ed elettrotecnica. Praticamente
le stesse identiche materie che ho affrontato
all’Istituto Aeronautico. Il livello di approfondimento delle materie era ovviamente maggiore
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ma mi sono trovato enormemente avvantaggiato nel procedere in questa fase del percorso
di formazione. Dopo di che è iniziata le fase di
training vera e propria sulle materie riguardanti il controllo del traffico, comprese le esercitazioni pratiche con un simulatore che permette
di riprodurre virtualmente i movimenti di traffico su di un aerodromo.
L’intero corso è durato 14 mesi , durante i quali
ho dovuto superare diversi esami intermedi e
finali per ogni fase del corso, ciascuno dei quali
era selettivo per il proseguimento della formazione. Ogni prova deve essere possibilmente
superata al primo tentativo, perché esiste solo
una possibilità di ripeterla con una nuova commissione giudicatrice esterna. Durante la fase
di preparazione all’Accademy si beneficia di
una borsa di studio che permette di mantenersi nel periodo di permanenza a Forlì.
Alla fine del corso viene stilata una graduatoria
tra tutti quelli che hanno completato il percorso, in base alle quale si viene indirizzati su un
centro di controllo dove inizia l’attività di controllore vera e propria, cominciando in genere
nel servizio di torre di un aeroporto. Ogni tipologia di servizio richiede prima una fase di
certificazione, ottenuta sempre a Forlì, e l’inserimento in ogni singolo centro di controllo
prevede anch’esso una fase di formazione sulle
specificità delle procedure di quell’area. Anche
queste fasi di addestramento successive sono
tutte estremamente selettive nel valutare il
grado di idoneità al trasferimento.
Che criteri ha seguito l’azienda per selezionare i candidati alla fase di addestramento?
La selezione per la fase di formazione per me
ha comportato soprattutto la valutazione del
livello di conoscenza della lingua inglese ed una
serie di test psico-attitudinali, con una serie di
colloqui individuali e di gruppo con psicologi.
In questi anni sta diventando sempre più selettivo il possesso di un diploma di un certo
tipo, con prevalenza ovviamente per quelli aeronautici o tecnici in generale. Le competenze
aeronautiche attribuiscono maggiori opportunità, infatti anche il possesso di un brevetto di
volo è visto come un aspetto premiante sulla
candidatura. Nelle ultime selezioni è diventato
sempre più importante il livello di preparazione della lingua inglese, tanto che il candidato
deve spesso dimostrare di avere un grado di
conoscenza coerente con determinate certificazioni linguistiche. È spesso richiesto un voto
di maturità minimo ed è sempre previsto un
limite massimo di età del candidato.
Come si evolve una professione come la
tua?
Ho iniziato in torre di controllo a Palermo,
dove sono stato per un anno e mezzo. Poi ho
chiesto il trasferimento a Milano e, dopo una
nuova fase di addestramento specifica per il
controllo radar d’area, ho ottenuto l’abilitazione per il centro informazione volo e poi come
planner (colui che pianifica il lavoro del radarista). Il prossimo passo sarà l’abilitazione di radarista vero e proprio. Insomma la nostra è una
professione dove c’è continuo aggiornamento,
anche senza trasferimenti, perché c’è sempre
evoluzione nelle procedure e nelle tecnologie a
disposizione. È poi quasi scontato dire che si
tratta di un lavoro di grossa responsabilità, in
cui è inoltre necessario avere sempre una notevole capacità di reazione alle possibili situazioni di emergenza, che avvengono molto più
spesso di quanto si possa credere.
Cosa pensi sia stato determinante per la
tua selezione?
Speravo che non mi facessi questa domanda.
Me lo sono domandato più di una volta. Alle
superiori sono stato uno studente di livello
medio all’interno della mia classe. Altri miei
compagni hanno provato le selezioni con me,
alcuni li ho sempre considerati candidati con
più chance di me, eppure sono stato io ad essere selezionato. Credo semplicemente di aver
fatto una buona impressione ai colloqui psicologici. Mi hanno chiesto di descrivere le fasi del
lavoro che svolgevo allora, ed in quel periodo
lavoravo in una carrozzeria, mentre cercavo appunto di trovare un’opportunità grazie al mio
diploma.
Chi ti sta intervistando è stato anche tuo
insegnante, quindi può dire che eri uno
studente di certo sopra la media all’interno della scuola. In fin dei conti certi
tipi di colloqui sono finalizzati proprio a
determinare il grado di motivazione del
candidato e la sua capacità nel reagire
alle situazioni. Sicuramente hanno colto
tutto questo in te.
È probabile che sia così. Ho affrontato con molta naturalezza e serenità la selezione, proprio
perché guardavo a tutto questo come ad una
opportunità, non come l’unica chance della
mia vita. Del resto capita a tutti di attraversare
magari una fase di crisi, o più semplicemente
di disillusione. Mentre studiavo all’aeronautico ad un certo punto ho dovuto scontrarmi
con la realtà del fatto che non tutti abbiamo la
concreta possibilità di diventare piloti d’aereo,
come tanti invece vorrebbero. L’investimento
richiesto o la difficoltà nel superare le selezioni
del settore militare possono essere un ostacolo. Si tratta magari di guardarsi bene in giro
e capire che di opportunità importanti ce ne
sono anche in altre direzioni. Ho provato l’università, con ingegneria, ma mi sono accorto
presto che non era la mia strada. La curiosità di
provare mi ha spinto a candidarmi per la selezione dell’Enav. Superando anche le non poche
difficoltà della fase di addestramento, ho raggiunto l’obiettivo di diventare controllore e mi
sono subito reso conto di quali soddisfazioni
si ricca questa professione. È un lavoro che mi
appaga sotto tanti punti di vista, anche quello
economico se vogliamo dirla tutti, perché spesso si tende a pensare diversamente. Richiede
un po’ di sacrifici legati al fatto che i turni di
PROFESSIONE
PILOTA
Testimonianza dell’esperienza di successo di un diplomato del
“Bongiovanni”: Andrea Savio, pilota comandante di
Boeing 737 per Ryanair
lavoro non tengono conto di sabato, domenica
e festività varie. I centri di controllo funzionano tutto l’anno. I giorni di riposo si alternano
su qualsiasi giorno della settimana, ha i suoi
pro e contro. Per chiunque operi nel settore
del trasporto aereo è così. Un controllore, se
vogliamo, ha il vantaggio di avere una sede di
lavoro fissa a lungo termine, non è costretto a
continui spostamenti.
Insomma per me è stato davvero importante
intraprendere questa strada. Se sono arrivato
fino a qui e mi trovo bene in quello che faccio,
devo dedurre allora che chi mi ha selezionato
ha visto in me le caratteristiche caratteriali e
motivazionali giuste per questo ruolo.
È per questo che penso sia importante, per chi
guarda al proprio futuro valutando il settore
aeronautico come un’opportunità, ascoltare
esperienze come la mia, per capire quali siano
le motivazioni che si debbono percepire nel valutare una strada piuttosto che un’altra.
In tutto questo come giudichi la tua esperienza all’Istituto Tecnico Aeronautico
“L. Bongiovanni”?
Per me è stata una scelta fortemente motivata.
Abitando alle porte di Milano, andare a scuola
fino a Como non era semplice. Eppure girando
più scuole l’impatto migliore l’ho avuto proprio
dall’Aeronautico di Como. Questa impressione
non è mai stata tradita nel corso degli anni fino
al diploma. Come dicevo prima, capita però che
crescendo e confrontandosi con la realtà a volte cambino le prospettive e le aspettative, può
succedere che subentri un po’ di disillusione
ed un calo di motivazione de impegno. Anche
in quei momenti ho trovato un ambiente scolastico che ha saputo aiutarmi nel superare le
difficoltà. Sono arrivato all’obiettivo e questo
mi ha permesso di cogliere anche un’opportunità professionale che io giudico davvero soddisfacente. Sia dal lato umano che da quello
formativo, al Casnati ho vissuto un’esperienza
importante e direi determinante nel raggiungere la mia professione.
Il mestiere di pilota è, senza ombra di dubbio, una delle professioni più affascinanti e
più ricorrenti nell’immaginario collettivo. Il
comandante Savio, ex studente dell’Istituto
Aeronautico “L. Bongiovanni” ed attuale pilota di Boeing 737-800 Next Generation per
la compagnia aerea Ryanair, racconta in questa intervista i suoi percorsi professionali e di
studi che gli hanno permesso di raggiungere
questo importante traguardo: recentemente il quotidiano “La Provincia”, nel dedicargli
interamente un articolo, lo ha inserito a buon
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l’intervista
titolo all’interno della ristretta cerchia degli
“emergenti” del panorama comasco.
Iniziamo dagli anni delle superiori: quali
considerazioni hai fatto, una volta terminata la terza media, relativamente alla
scelta dell’indirizzo della scuola superiore da frequentare?
A: Ho seguito la passione per l’aviazione e per
il mondo del volo che a quell’epoca già mi affascinava e mi faceva sognare con gli occhi di un
ragazzino che si voleva accingere ad un settore
lavorativo diverso e pieno di emozioni.
Secondo te quanto contano la passione e
la preparazione nel tuo mestiere?
A: La preparazione è importantissima, ci vuole una grande base teorica che deve poi essere
assorbita e unita a quella che è la formazione
pratica di un pilota.
La teoria è essenziale per capire cosa succede, perchè succede e cosa fare se la situazione cambia e quindi anche a superare paure in
situazioni che, considerando il tipo di lavoro,
sono fuori dalla normalità quotidiana.
Come mai la tua scelta è caduta proprio
sull’Istituto Aeronautico “L. Bongiovanni”?
A: Completate la scuole medie, volevo seguire
i miei sogni. Avevo una scuola rinomata e di
stima nella mia città natale non ho avuto dubbi sulla scelta.
L’Istituto Tecnico mi ha dato una
solida base su cui poi continuare il
percorso di formazione in ambito
tecnico e sicuramente è stato un
ottimo punto di partenza
Inoltre l’attività di volo pratica dal terzo anno
in poi all’epoca si svolgeva in concomitanza
con l’Aero Club di Como, con idrovolanti, un
volo unico nel suo genere.
L’Istituto Aeronautico indirizza lo studente verso numerose professioni in ambito aeronautico: quando hai iniziato a
frequentare l’Istituto Aeronautico avevi
già chiaro il percorso professionale che
avresti voluto seguire?
A: Affascinato dal volo avevo già in mente
cosa voler fare dopo il diploma. Il percorso per
diventare pilota è lungo e spesso situazioni
esterne possono scoraggiare questa passione
o ritardare il raggiungimento dell’obiettivo.
Nel mio caso, dopo la maturità l’aviazione era
in un brutto periodo, in trasformazione prima
dell’arrivo delle compagnie low cost. Infatti
valutai anche le possibilità di cercare una professione in ambito aeronautico che non fosse
necessariamente quella di pilota, visto che il
mio diploma me lo permetteva.
Pensi che l’Istituto Aeronautico ti abbia
dato una buona preparazione culturale,
oltre che tecnica?
A: Senza alcun dubbio i cinque anni di studio
presso l’Istituto Tecnico mi hanno dato una
solida base su cui poi continuare il percorso
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di formazione in ambito tecnico e sicuramente sono stati un ottimo punto di partenza su
cui espandere le varie materie specifiche, ma
sicuramente mi hanno anche dato una preparazione culturale generale che è essenziale
in ognuno di noi per comprendere la società,
gli avvenimenti, le persone e il mondo in cui
viviamo.
Aggiungo inoltre che specialmente in ambito
aeronautico ci si trova spesso a lavorare con
persone di paesi e lingue diverse e la propria
ricchezza culturale conta molto.
C’è mai stato qualcuno o qualcosa che ti ha
spinto verso il tuo attuale mestiere?
A: Mi ritengo una delle persone più fortunate del mondo perchè i miei genitori non mi
hanno mai spinto o obbligato verso una scelta
che non fosse ciò che mi appassionava o che
volessi fare veramente; anzi mi hanno sempre
assistito ed incoraggiato anche nei momenti
difficili che ho affrontato e che tuttora affronto. A loro dedico tutta la gioia e la felicità che
provo nel fare ciò che faccio ogni giorno.
Cosa ricordi degli anni trascorsi nel nostro istituto?
A: Ricordo alcuni professori che mi hanno lasciato un ricordo indelebile per le loro qualità
personali e per la loro professionalità.
Quando ho proseguito gli studi ho incontrato
molti altri insegnati ed istruttori di volo ma
l’affetto che provo per coloro che con tanta pazienza e passione mi hanno “iniziato”, è unico.
Non posso poi dimenticare i compagni di classe. Con molti di loro sono tuttora in contatto
anche perchè altri volano in diverse compagnie
aeree e spesso ci si scambia idee o opinioni su
diverse situazioni pratiche e professionali.
Ci puoi raccontare qual è stato il tuo percorso professionale una volta ottenuto il
diploma di scuola superiore?
A: Dopo il diploma ho studiato qualche anno
all’università in quanto il mercato del volo era
in forte crisi e di conseguenza anche l’inserimento di nuovo personale nelle varie compagnie aeree era difficoltoso.
Superato questo periodo mi sono diretto in
Spagna in una scuola inglese per prendere la
licenza di pilota di linea. Avendo purtroppo
terminato poco prima dell’attentato alle torri
gemelle del 2001 mi sono ritrovato di nuovo
a terra.
Con molto piacere ho insegnato per circa 3
anni proprio all’istituto aeronautico a fianco
dei mie “vecchi” professori come loro assistente in materie tecniche.
Nel 2004 sono poi stato preso in una compagnia aerea low cost dove dopo 4 anni da primo
ufficiale basato in vari paesi d’Europa, sono
diventato comandante con base a Bergamo
Orio al serio.
Fatto strano della vita oggi mi trovo a volare
come comandante per una compagnia straniera basato in Italia con alcuni dei miei ex
allievi dell’istituto aeronautico che mi fanno
da primi ufficiali e che da qui ad alcuni anni
diventeranno anche loro comandanti.
Quale deve essere secondo te la dote principale di un buon pilota?
A: Sapere sempre quale è il proprio limite e non
dare mai troppa confidenza alle moderne apparecchiature elettroniche. Mai sottovalutare
le situazioni, essere sempre umili e considerare le osservazioni di tutti, anche i meno esperti, per imparare sempre qualcosa di nuovo.
Ricordo alcuni professori
dell’Istituto Aeronautico che mi
hanno lasciato un ricordo indelebile per le loro qualità personali e
per la loro professionalità.
Quali aeromobili piloti attualmente? E
quale ti da più soddisfazioni?
A: Al momento sono comandante sui Boeing
737-800 Next Generation.
La sensazione che si prova nel volare su un
aeroplano di linea piuttosto che su uno da
turismo è diversa ma entrambe danno soddisfazione. Ciò che cambia è la gestione del volo
che è a mio parere è più affascinante su un aereo di linea. Dall’altra la libertà di poter fare
manovre un po’ azzardate e di poter andare
quasi ovunque si desideri la lascio agli aerei da
turismo, con tutto il fascino del volo a questi
legato.
Quali sono i tuoi obiettivi professionali
per il futuro?
A: Mi piacerebbe diventare training captain,
ovvero istruttore di linea, ma è un percorso
lungo che richiede molta preparazione.
Mi piacerebbe inoltre fare esperienza su rotte
intercontinentali.
Se potessi tornare indietro rifaresti le
stesse scelte scolastiche e professionali?
A: Assolutamente sì.
Quale consiglio ti senti di dare ai ragazzi
dell’Istituto Aeronautico che vogliono intraprendere la stessa tua carriera?
A: Di studiare e di tenere duro, anche nei momenti difficili durante e dopo la scuola.
Ho passato periodi bellissimi nel mio percorso
fino ad oggi ma anche molti periodi difficili.
Passione, motivazione e costanza hanno reso
il mio sogno di ragazzino una realtà.
Ed ai ragazzi della terza media che hanno intenzione di affrontare lo studio
dell’Istituto Aeronautico?
A: Scelta assolutamente consigliata in quanto
ottimo inizio per chi vuole intraprendere questa carriera o qualunque altra attività nell’ambito dell’aviazione.
IL BADGE
A PUNTI
Un nuovo strumento
informatico abbinato ai
provvedimenti disciplinari.
Un’informazione
sempre aggiornata e
controllabile che funga da
deterrente contro
i comportamenti scorretti.
Sembrava una boutade di qualche insegnante
prima dell’inizio dello scorso anno scolastico.
Invece il progetto ha assunto toni sempre più
seri e concreti. È in vigore già da due anni, attirando anche l’attenzione di alcuni giornali.
Stiamo parlando del badge a punti adottato al
Centro Studi Casnati. Vediamo di cose si tratta.
Tutto nasce da una direttiva del Ministero
dell’Istruzione alle scuole: ogni Istituto deve,
attraverso il proprio consiglio, stabilire nero su
bianco un ordinamento che preveda una precisa sanzione per ogni comportamento giudicato scorretto o colposo da parte di un alunno
della scuola. La linea guida seguita da chi ha
proposto l’iniziativa del badge a punti è stata
quella di stabilire certamente un principio che
preveda per ogni infrazione una punizione, ma
anche di introdurre un meccanismo che tenga
memoria del ripetersi di più atti illeciti, singolarmente anche di lieve entità, ma che ripetuti
o sommati ad altri più gravi, portino fino alla
sanzione massima. Proviamo a chiarire meglio
con alcuni esempi. Se uno studente commette un atto giudicato estremamente grave, per
il quale è prevista la sospensione dalle lezioni
come tipo di punizione, la stessa sanzione potrà essere subita qualora lo studente commetterà atti di minore gravità, ma ripetutamente.
È parso un principio ragionevole e fortemente
educativo.
Da qui la decisione del collegio docenti: attribuire ad ogni alunno un punteggio iniziale (5
punti) che sarà decurtato di una certa quantità,
ogni volta che gli verrà contestata un’infrazione
al regolamento. Il concetto di patente a punti,
in fondo, considerando che gli studenti hanno
già un documento personale in uso al Centro
Studi Casnati, cioè il badge elettronico.
Il badge personale fornito ad ogni alunno include al suo interno un microchip in grado di
immagazzinare dati: una piccola memoria informatica, che già da tempo permette al possessore di accedere a scuola, fornendo un’identificazione nel caso in cui si debba oltrepassare
il tornello posto all’ingresso. Registra, tramite
la banca dati del sito internet della scuola, l’orario del primo ingresso in istituto. Memorizza
il credito disponibile per gli acquisti al bar ed
alla mensa della scuola, permettendo anche la
prenotazione dei piatti in menu. Già si prevedevano ulteriori impieghi di questo strumento
e quella del badge a punti è una ulteriore evoluzione di questo flessibile e innovativo strumento informatizzato.
In realtà il concetto di badge a punti è nominale. Sarà la banca dati della scuola a memo-
rizzare il totale dei punti di merito (o demerito
se si preferisce) mantenuto nel corso dell’anno
scolastico. Nell’area riservata del sito internet
del Casnati ogni famiglia potrà leggere anche
le informazioni dettagliate su eventuali sanzioni/punizioni ed il computo aggiornato in
merito al punteggio. L’area riservata si completa così di un’ulteriore funzione: oltre a poter
controllare comunicazioni, orari di ingresso (e
chiaramente ritardi e assenze!), l’andamento
scolastico con voti e giudizi aggiornati ed il
credito residuo presente sul badge, il genitore
potrà essere ora aggiornato anche sugli aspetti
disciplinari.
Già da anni al Casnati è in vigore
un criterio di punizione dei
ritardi che ha meritato l’attenzione
del TG5, con un servizio in
prima serata.
Sarà sufficiente prendere una nota di demerito sul libretto o sul registro di classe, perché
vadano persi parte dei punti. Sommando più
infrazioni, o con un atto di assoluta gravità, il
punteggio potrà azzerarsi con la conseguenza
di una sospensione dalle lezioni. Già da anni
al Casnati un criterio di questo genere è adottato per i ritardi. L’eccessivo numero di essi
comporta l’obbligo di presentarsi a scuola il
sabato mattina per attività di segreteria, oppure la partecipazione ad attività di volontariato
concordate con la scuola. Attività, quest’ultima, che ha suscitato approvazione e plausi
arrivando alla ribalta nazionale anche con un
servizio andato in onda su Canale 5 (TG5) in
prima serata.
Come nel meccanismo della patente a punti,
anche nel caso del badge sono previsti strumenti di recupero punti. Chi vedrà il totale dei
propri punti avvicinarsi pericolosamente a zero
potrà rendersi disponibile per attività lavorative utili alla scuola oppure per opere di volontariato, come nel caso di eccessivi ritardi.
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Determinazione
e professionalità sono
la marcia in più per
gli studenti del
Gianni Brera.
Sala sempre al completo
per le cene organizzate nel
ristorante “Al Casnati”,
interno all’istituto.
Questo e tanti altri successi
sono il loro biglietto da visita.
AMBIZIONE
E PASSIONE
Ha dieci anni, vive con più di 250 studenti
provenienti da un bacino molto vasto, ha tre
laboratori di cucina ed uno di sala che in realtà
è un vero e proprio ristorante aperto al pubblico. Organizza servizi di banqueting e catering, un servizio di gastronomia di eccellenza
ed ha addirittura un portale internet per tutte
le prenotazioni. Ha già partecipato a numerosi
concorsi nel campo della ristorazione, con una
media presenze/successi che ha dell’incredibile. È la carta d’identità dell’Istituto Alberghiero.
Con la riforma dell’ordinamento degli istituti
secondari di secondo grado diventa un Istituto Professionale ad indirizzo “Servizi per
l’enogastronomia e l’ospitalità alberghiera”.
Una denominazione un po’ estesa ma che,
d’ora in avanti, racchiuderà tutta l’esperienza di successi della nostra scuola: in sintesi il
“Gianni Brera”.
Ci sarebbero molti elementi da cui partire per
descrivere il successo di questo istituto. Forse su tutto basta riportare gli oltre 35 menu a
tema proposti durante il precedente anno scolastico, per molti dei quali si è reso necessario
il bis. Le prenotazioni alle serate di apertura
del ristorante interno alla scuola superano a
volte il mese di attesa. Anche per quest’anno
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PALMARES
parte il calendario delle serate e già sono fioccate le prenotazioni, alcune già per cene del
2011, come quella di San Valentino. Discorso
analogo lo potremmo fare per i pranzi che, pur
con un calendario meno fitto, vantano sempre
il tutto esaurito.
Per gli studenti ha più significato parlare dei
concorsi nazionali ed internazionali vinti in
questi anni (e sono tanti), confrontandosi
con molte altre scuole alberghiere o con veri
e propri professionisti del settore. Oppure
menzionare le esperienze di stage in strutture
alberghiere o ristorative di primissimo livello.
Per loro tutto ciò significa confrontarsi con lo
stato dell’arte di un mondo che rappresenterà
il loro futuro professionale. Però, agli occhi dei
clienti del ristorante Al Casnati, loro sono già
professionisti.
Va riconosciuto che nel successo di pubblico
di queste cene concorre la simpatia suscitata
dall’essere serviti da una brigata di camerie-
• Campionati Italiani Barman - Edizione 2010
Michela Galimberti - secondo posto - miglior cocktail in assoluto
Nicole Bevacqua - terzo posto - miglior decorazione
• Gran Trofeo d’Oro della Ristorazione Italiana - Edizione 2009
Coan Luca; Manzoni Alessandro; Molteni Eleonora; Mori Andrea; Sartor Guglielmo
Secondi classificati
Euro 3.000 - Cinque corsi di aggiornamento professionale CAST Alimenti
Una borsa di studio presso Summer School Alma.
Premio Speciale di Euro 500: miglior prova eseguita in lingua straniera per Coan Luca
• Racconta la tua merenda! - Edizione 2009
Menzione speciale a:
Andrea Bonini, Fabrizio Fontana, Francesco Leoni, e Guglielmo Pianarosa
• Campionati Italiani Barman - Edizione 2009
Fruci Giulia - secondo posto
Panzera Lorenza - quarto posto
• Concorso Culinario Insubrica - Edizione 2009
Bonini Andrea, Pianarosa Guglielmo - Medaglia d’Oro
Bordoli Elena, Marzari Gaia - Medaglia di Bronzo
• Internazionali d’Italia - Concorso culinario per professionisti - Ed. 2009
Secondi Classificati - Medaglia Argento (nessun oro assegnato)
Caranchini Davide; Coden Stefano; Scaccia Alessandro ; La Porta Marco
• Olimpiadi di Cucina di Erfurt – 2008
Diploma di merito categoria A- Arte Culinaria
ri così giovani e solari, ma nel contempo così
professionali da lasciare stupiti. Alla lunga
però ciò che afferma il ristorante Al Casnati
è l’altissima qualità del servizio complessivo e
dei menu proposti. Per molti clienti spesso è
una rincorsa a prenotarsi per nuove cene. Intanto la fama del ristorante dell’Istituto Brera si espande sempre più, andando ben oltre i
confini di Como. Già nel 2007 una troupe del
Tg3 dedicò ampi servizi a questo successo, sia
nell’edizione regionale che in un approfondimento settimanale, con replica pure su Rai
Uno. Ma l’attenzione dei mezzi di informazione per il “Gianni Brera” non è mai calata.
Il successo in termini di pubblico in realtà è,
come si accennava prima, solo un elemento di
immensa gratificazione. Ciò che conta per la
scuola è la riprova dell’efficacia di un modello
didattico: quello dove alla teoria segue la pratica sperimentata ad alti livelli, direttamente
con il confronto di chi è giudice finale della
bravura di cuochi e camerieri, cioè il cliente.
Non si raggiungerebbero questi risultati senza
il notevole impegno degli studenti. Per molti
di loro la scelta di questa scuola è sostenuta da
una forte passione, che il più delle volte si fortifica nel confronto con la realtà professionale
in cui vengono progressivamente inseriti. Anche se, al primo contatto con il pubblico, sanno di avere al loro fianco compagni e professori. Ciò consente loro di far pratica nel migliore
dei modi. È evidente per loro che il richiamo o
l’osservazione sono fatti al solo scopo di insegnargli a dare il meglio.
Sono i ragazzi stessi a progettare i menu, discutendo per giorni ogni fase di preparazione.
Lavorano con materie prime di assoluta qualità, altrimenti il prodotto finale non potrebbe
essere apprezzato ogni sera da più di 80 persone. L’attività ristorativa consente, offrendo un
menu dai costi comunque contenuti, di sostenere le spese per le attrezzature ed i materiali. Gli studenti si trovano davvero ad operare
come nella cucina di un grande ristorante. In
tutto questo non va trascurato il servizio di
sala. L’allestimento, la mis en place, il servizio:
tutto progettato e curato nei minimi dettagli.
Tutto questo, sommato alla costante preparazione teorica, consente agli studenti dell’Istituto Alberghiero “G. Brera” di farsi notare in
tutte le competizioni dove si presentano. Ciò
che ancor più conta, vantano spesso un curriculum di stage presso ristoranti ed alberghi
di fama internazionali, tra cui Villa d’Este,
Gualtiero Marchesi, Grand Hotel Tremezzo,
Pierino Penati e tanti altri.
Arcidiaco Giovanni; Caranchini Davide ; Coden Stefano; La Porta Marco
Aiutati dai commis del quarto anno: Molteni Eleonora, Munaretto Alessandro, Scaccia
Alessandro e Casati Matteo
• Ricetta da 1 € - Edizione 2008:
De Carli Andrea; Perego Nicolò; Pirovano Marco; Scaccia Alessandro
Primi classificati.
• Gran Trofeo d’Oro della Ristorazione Italiana - Edizione 2008:
Coan Luca; Grasso Riccardo; Livio Matteo; Orsenigo Deborah; Pizzetti Monica
Secondi classificati
Euro 3.000; Cinque corsi di eccellenza ALMA; Cinque corsi di aggiornamento professionale
CAST Alimenti; Una borsa di studio di due settimane presso ALMA
• Internazionali d’Italia - Concorso a Squadre - Edizione 2008:
Coden Stefano; La Porta Marco; Manzoni Alessio; Sartor Guglielmo
Secondi Classificati - Medaglia Argento
Ballacchino Gabriele; Ciceri Stefano; Introzzi Eros; Miele Giovanni
Terzi classificati - Medaglia Bronzo
• Internazionali d’Italia - Concorso Individuale - Edizione 2008
Caranchini Davide
Terzo classificato - Medaglia bronzo
• Internazionali d’Italia - “Concorso Cocktail” - Edizione 2008
Giobbio Marta; Pallaro Lisa
Terze classificate - Medaglia bronzo
• Concorso Internazionale “Antonio Nebbia”-“Finger Food & Cocktail”
Edizione 2007:
Caranchini Davide; Guanziroli Simone; Mori Andrea; Sartor Guglielmo
Due squadre finaliste su 8 ammesse alle finali
Premio Speciale per la Tecnica e la Professionalità
Euro 1.000 in prodotti caseari
• Gran Trofeo d’Oro della Ristorazione Italiana –Edizione 2007
Brioschi Enrico; Coan Luca; Marongiu Gianluca; Monti Federico;
Ronchetti Martina; Vassalli Valentina
Primi classificati
Euro 10.000
Medaglia d’oro del Presidente della Repubblica Italiana alla
“Migliore scuola d’Italia”
• Internazionali d’Italia - Concorso a Squadre - Edizione 2007:
Monti Federico; Brioschi Enrico; Schena Samuele; Malanca Stefano
Terzi classificati - Medaglia Bronzo
Ferrandi Luca; Grasso Riccardo; Marongiu Gianluca; Orsenigo Deborah
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l’intervista
Fabrizio Molteni
chef di Albereta, il cuore
della ristorazione firmata
Gualtiero Marchesi,
parla degli studenti del
“Gianni Brera”, con i
quali ha avuto modo
di lavorare in diverse
occasioni.
Fabrizio che ruolo deve avere, secondo te,
il percorso formativo di colui che aspira a
ruoli professionali di livello, confrontabili con il tuo?
F: L’impronta scolastica è importante, direi
fondamentale. Oltre all’insegnamento delle
nozioni teoriche e delle tecniche, i docenti di
una scuola devono saper individuare gli alunni più capaci. Il loro compito è anche quello di
capire la persona cha hanno di fronte e sapergli dare un’impostazione coerente con le sue
attitudini. Devono saper indicare la miglior
strada da seguire, attraverso gli stage e le esperienze professionali che seguono la scuola.
Molti ragazzi per necessità famigliari si indirizzano nella scelta lavorativa, al termine degli
studi, senza un criterio preciso. È importante
che gli insegnanti consiglino verso le scelte più
costruttive per ciascuno, quelle che permettano di sperimentare ed esprimere meglio le capacità dell’alunno.
Che caratteristiche deve avere un ragazzo od una ragazza che ambiscono ad un
professione nel mondo della ristorazione
ad alti livelli?
LA PAROLA AL
GRANDE CHEF
Fabrizio Molteni, nativo di Como, è uno dei
giovani talenti della cucina italiana, potremmo benissimo dire internazionale, visto il
contesto di altissimo livello in cui opera.
Dopo un prima esperienza tra il ’94 e il ’95
all’Albereta di Gualtiero Marchesi, passa con
il rango di chef al Griso di Malgrate (all’epoca
un due stelle Michelin). Segue un primo ritorno in Franciacorta durato due anni, più altre
esperienze internazionali sempre di altissimo
livello. Ad ogni passaggio una nuova qualifica.
L’ultimo ritorno alla corte di Marchesi lo riporta inizialmente all’Albereta, per poi girare
diverse capitali, con il massimo ruolo, a dar
man forte nelle seconde case del Maestro meneghino. Il definitivo rientro all’Albereta sancisce l’investitura a chef della sede di Erbusco,
incarico che Fabrizio ricopre dal 2004. Una
carriera che a 30 anni lo porta sulle vette della
ristorazione internazionale.
Un colloquio telefonico con Fabrizio è l’occasione per porgli qualche domanda, prendendo
spunto dal fatto che ha avuto contatto diretto
con numerosi studenti dell’Alberghiero “Gianni Brera”, durante gli stage che alcuni di questi
hanno svolto all’Albereta, oppure in occasione
di alcune lezioni che lo chef ha tenuto presso
il nostro istituto.
MAGAZINE
F: L’interesse, l’umiltà e senza dubbio una
spiccata capacità. È importante inoltre sapersi mettere in gioco. Tentare strade ambiziose,
difficili, perché sono quelle che danno più opportunità. Se si ha la bravura, e quel poco di
fortuna sempre necessaria, si avranno così le
possibilità di raggiungere livelli di primissimo
piano. Se la strada si rivela troppo difficile, oppure avara di soddisfazioni, si può sempre fare
un passo indietro e guardare ad altre opportunità che il mondo della ristorazione è in grado
di offrire in gran numero.
Viceversa, se si parte subito con esperienze
che offrono nell’immediato più garanzie ma
minori possibilità di crescita, di apprendimento, è difficile poi passare a contesti di livello
superiore.
All’inizio non bisogna guardare al profitto, o
al numero di ore di lavoro. L’attenzione va posta all’obiettivo di avere la più ampia possibilità di crescita futura.
Hai avuto modo di vedere all’opera numerosi studenti dell’Alberghiero “Gianni
Brera”, sia all’Albereta che direttamente
a scuola, durante le lezioni che hai tenuto.
Come giudichi il livello medio degli alunni
della nostra scuola?
F: La qualità media è molto buona. La vostra
è una scuola che può offrire alte aspettative.
Avendo una gestione privata indubbiamente
riesce ad offrire opportunità e servizi che altre scuole non hanno. Questo ho potuto constatarlo anche osservando gli studenti di altri
istituti.
Trovo che l’esperienza svolta da ragazzi e ragazze, attraverso la banchettistica del ristorante aperto al pubblico o degli eventi esterni
a cui la scuola partecipa, sia un grosso vantaggio nel sviluppare prima capacità a livello
pratico. Lo si nota subito entrando in contatto
con loro, già nelle prime esperienze di lavoro.
Per gli studenti provenienti da altre scuole è
quasi sempre necessario un periodo di apprendimento maggiore, per ciò che riguarda
l’aspetto pratico richiesto dalla professione.
Non posso entrare nel merito delle conoscenze teoriche che la scuola riesce a dare. Non mi
compete direttamente e non ho avuto modo di
verificarle e di confrontarle con altre realtà. Di
sicuro però il vantaggio che hanno gli studenti
del “Brera”, attraverso le esperienze proposte
dalla scuola, è innegabile.
Ti sentiresti quindi di consigliare la nostra scuola?
F: In tutta onestà la consiglio certamente. Ho
potuto riscontrare direttamente i risultati che
permette di raggiungere.
l’intervista
Enrico Brioschi,
ex studente dell’Istituto
Alberghiero “G. Brera”,
lavora attualmente al
ristorante Bellagio presso
l’Hotel Du Lac: a lui abbiamo
chiesto di raccontare il suo
percorso e le sue esperienze.
alberghiero si lavora nei giorni in cui tutti gli
altri riposano ed hanno tempo libero: è difficile
mantenere rapporti sociali con altre persone al
di fuori del campo lavorativo perché si ha poco
tempo libero, per fare esperienze inoltre si va
spesso lontano da casa o addirittura all’estero.
La preparazione serve altresì per cominciare
da una base teorica su cui verranno poi sviluppate tutte le capacità pratiche. Avendo una
buona base si apprende maggiormente, più in
fretta e si ha poi la capacità di improvvisare
quando si presentano situazioni difficili, come
per esempio le allergie alimentari oppure per
apprendere le tecniche per la conservazione
degli alimenti. Partendo da una buona preparazione teorica diviene più semplice affrontare
GIOVANI
PROMESSE
Iniziamo dagli anni delle superiori: quali
considerazioni hai fatto, una volta terminata la terza media, relativamente
alla scelta dell’indirizzo della scuola superiore da frequentare?
E: Finite le scuole medie ho seguito il consiglio
dei professori che avevo e cioè di frequentare
un istituto tecnico-pratico poiché ero più portato nei lavori manuali rispetto a quelli teorici.
La scelta dell’istituto da frequentare è caduta
sul Romagnosi di Erba perché all’epoca dava
la possibilità di frequentare il corso di un solo
anno per assolvere gli obblighi scolastici. Questo corso mi dava la possibilità di trascorrere
4 giorni a scuola e altri 2 in stage operativo in
aziende turistico-alberghiere. Da qui nasce la
mia passione per il campo alberghiero. A fine
corso ho cercato una scuola adeguata al livello
che avrei voluto avere e che comunque mi desse più possibilità per il mio futuro e ho trovato
tutto quello che cercavo in una scuola quale
l’istituto alberghiero Gianni Brera.
Secondo te quanto contano la passione e
la preparazione nel tuo mestiere?
E: La passione e l’impegno in questo campo
sono di fondamentale importanza poiché servono per migliorarsi continuamente, per apprendere nuove tecniche e conoscenze. Un’altra cosa importante è il fatto che nel campo
tutte le situazioni.
Pensi che l’Istituto Alberghiero ti abbia
dato una buona preparazione culturale,
oltre che tecnica?
E: Certamente, l’istituto mi ha offerto un buonissimo bagaglio culturale che mi è già stato
utile in numerose occasioni, non solo in ambito prettamente alberghiero. Ad esempio lo
studio delle lingue straniere mi ha dato maggiori opportunità.
Cosa ricordi degli anni trascorsi nel nostro Istituto?
E: Ricordo e ricorderò per molto tempo ancora
il sacrificio dei miei genitori, la passione che
ho messo nell’affrontare questo percorso e
tutte le serate e i fine settimana passati a lavorare mentre tutti gli altri erano liberi.
Qualche opportunità importante che hai
avuto modo di provare?
E: Posso dire che ho avuto la fortuna di lavorare nell’area esclusiva del festival del cinema
di Venezia insieme allo staff di Gualtiero Marchesi nel ristorante allestito per l’occasione
sulla piscina dell’hotel Excelsior del lido di Venezia durante tutta la durata del Festival. Ho
avuto anche atre occasioni importanti, come
lavorare all’Albereta sempre di Gualtiero Marchesi, partecipare a svariati concorsi culinari e
di partecipare in prima persona ad importanti
manifestazioni.
Pensi che lo studio presso l’Istituto Alberghiero ti abbia dato delle basi necessarie per affrontare questo mestiere?
E: Certamente si, senza le basi teoriche sarebbe stata dura affrontare una realtà come la
cucina, con tutte le conoscenze che entrano
in gioco riguardo ad ogni prodotto e tenendo
conto dei rischi legati a questo mestiere. Rischi
riguardanti sia me in quanto lavoratore che relativi al cliente che degusta le mie preparazioni. Ma soprattutto l’istituto è stato utile anche
per le basi pratiche poiché durante le manifestazioni o le serate ho avuto la possibilità di
dare sfogo alla mia creatività, che era ancora
notevolmente ridotta nonostante sapessi che
si sarebbe sviluppata con il tempo e con il trattamento di più svariati alimenti.
Ci puoi raccontare qual è stato il tuo percorso professionale una volta ottenuto il
diploma? In quali realtà hai lavorato?
E: Finita la scuola ho lavorato per qualche mese
in un ristorante vicino a casa per poi iniziare
la prima stagione a Bellagio. Attualmente lavoro al ristorante presso l’hotel Du Lac situato
proprio nella piazza principale di Bellagio.
Se potessi tornare indietro rifaresti le
stesse scelte scolastiche e professionali?
E: Rifarei tutto perché grazie alla scuola che
ho frequentato ora sono arrivato a questi traguardi, il mio percorso formativo è stato veramente ottimo e spero tanto che lo stesso valga
anche per le prospettive future.
Quale consiglio ti senti di dare ai ragazzi
dell’Istituto Alberghiero che vogliono intraprendere la stessa tua carriera?
E: Impegnarsi al massimo in qualsiasi occasione, partecipare a tutte le manifestazioni
organizzate dall’istituto poiché si può sempre
imparare in ogni occasione e tutto ciò contribuisce ad aumentare il proprio bagaglio culturale e lavorativo. Mettersi sempre in gioco
affrontando nuove difficoltà, avere la voglia di
impegnarsi molto nelle cose che si fanno pur
mettendo in conto qualche sacrificio. Tutto ciò
contribuisce a rendere più efficace il percorso
scolastico e soprattutto servirà quando si affronterà il mondo lavorativo.
E per i ragazzi della terza media che
hanno intenzione di affrontare lo studio
dell’Istituto Alberghiero?
E: L’unica cosa è essere veramente convinti
della scelta che si fa, sapere che una volta finita la scuola farai questo lavoro o comunque
resterai in un campo legato al turismo e all’alimentazione, sapendo che tutti gli sforzi fatti
dai genitori sono serviti a darti la cultura e le
basi utili per affrontare un qualcosa in cui sarai sicuro di riuscire.
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primo piano
L’Istruzione e
Formazione
Professionale
La nuova opzione del sistema educativo italiano
ed i nuovi corsi IeFP del Centro Studi Casnati:
“Operatore della ristorazione” e “Operatore ai servizi di vendita”.
questo senso alcuna preclusione.”
Il Centro Studi Casnati, nell’ambito della propria mission formativa che vede prioritario
consentire a tutti l’accesso alla formazione
e istruzione, si è accreditato presso Regione
Lombardia ed ha attivato a partire dall’anno
scolastico 2010/2011 il corso professionale
per Operatori della ristorazione-preparatore
pasti mentre a partire dal prossimo anno scolastico attiverà il corso professionale per Operatore ai servizi di vendita, per il quale è stata
avviata la procedura per il riconoscimento da
parte della Regione Lombardia.
Aurelio Schiavone
Con l’anno 2010-11 sono entrati in vigore, per
la prima volta, i cambiamenti del sistema educativo italiano che hanno apportato importanti novità sia in relazione alla scuola secondaria
di secondo grado (superiori) sia per l’Istruzione e Formazione Professionale (IeFP).
Per analizzare nel dettaglio quest’ultimo segmento abbiamo chiesto alla professoressa
Astori, Preside del Centro Studi Casnati e promotrice dei corsi IeFP, di illustrarci le principali caratteristiche di questi corsi anche in relazione all’offerta formativa dei nostri Istituti.
“Da un punto di vista puramente tecnico è necessario dire che quello dei corsi di Istruzione e Formazione Professionale viene definito un “sistema” di
competenza regionale, a differenza dei percorsi di
studio delle scuole superiori le cui direttive sono
definite a livello statale. Per citare qualche numero – prosegue la Preside – sono stati definiti 21
percorsi di Qualifica di durata triennale e di 21
percorsi di Diploma di quarto anno a livello nazionale, attivabili da ogni Regione. C’è da chiarire
inoltre che l’obbligo di istruzione (DDIF) è assolto
sia in un percorso scolastico (Licei, Istituti Tecnici e Istituti Professionali) sia nei percorsi di IeFP
regionali”.
Ma quali sono le principali differenze tra il
percorso di Formazione Professionale e quello
della scuola secondaria di secondo grado?
“Sostanzialmente esistono due differenze fondamentali tra i due sistemi che, ricordiamo, seguo-
MAGAZINE
no due percorsi paralleli ma contigui. La prima
differenza è costituita dagli obiettivi e la seconda
dalla durata dei percorsi di studio. Comparando
i contenuti dei percorsi di Formazione Professionale e quelli della scuola secondaria di secondo
grado vediamo come quelli dei corsi IeFP risultino
maggiormente rivolti allo sviluppo di competenze
utili alla vita ed allo sbocco professionale, in linea
con le indicazioni della Comunità Europea. Questo
naturalmente non esclude l’aspetto culturale della
preparazione offerta allo studente: con la riforma,
anche i percorsi di Istruzione e Formazione Professionale sono chiamati a dare all’allievo un’impronta educativa e culturale di livello. Per quanto
riguarda invece la durata dei percorsi di studio,
quelli di Istruzione e Formazione professionale
prevedono la possibilità di conseguire una Qualifica triennale (dopo il terzo anno) ed un Diploma
di Tecnico professionale di quarto anno (3+1). La
scuola secondaria di secondo grado prevede invece un percorso di studi quinquennale che porta al
Diploma.”
I costi di frequenza sono coperti
integralmente dalla dote scuola per
i centri di formazione accreditati.
Le differenze tra i due percorsi sono quindi
identificabili nei diversi obiettivi e nella durata: i percorsi triennali e di quarto anno regionali di IeFP possiedono un carattere meno
“I corsi che proponiamo sono solo
l’ultima evoluzione della nostra
offerta formativa”
teorico di quelli scolastici ed una maggiore
aderenza agli aspetti lavorativi, senza, tuttavia, rinunciare ad una adeguata formazione
culturale di base. La nuova impostazione degli
IeFP ha quindi permesso il superamento della
divisione tra la dimensione della cultura (appannaggio esclusivo dell’Istruzione) e quella
del lavoro (dominio riservato alla Formazione
Professionale).
Chiediamo alla Professoressa Astori di chiarire meglio quali sono le diverse qualifiche ottenibili con i corsi IeFP e le possibilità di prosecuzione negli studi.
“Le Qualifiche (3 anni) e i Diplomi di IeFP (3+1)
sono spendibili e riconoscibili su tutto il territorio
nazionale e della Comunità Europea; costituiscono poi anche titolo per il diretto proseguimento
degli studi nel sistema di IeFP regionale. Per approfondire il discorso vediamo come la Qualifica
triennale permetta l’accesso diretto al quarto
anno, utile al conseguimento di un Diploma di
Tecnico professionale. Con il Diploma di quarto
anno è invece previsto l’accesso al quinto anno
integrativo, utile a sostenere l’esame di stato per
l’accesso all’Università o al proseguimento nella
Formazione Superiore con il conseguimento del titolo di Tecnico Superiore. E’ quindi possibile, dopo
la terza media, iniziare un percorso di Istruzione
e Formazione Professionale che permetta allo studente di arrivare fino all’Università: non esiste in
Quali sono le caratteristiche di questi corsi
IeFP proposti dal Centro Studi Casnati?
“I corsi che proponiamo sono solo l’ultima evoluzione
della nostra offerta formativa: forti dell’esperienza acquisita in quarant’anni di scuola superiore ed
utilizzando le competenze in termini di professionalità e le strutture dei nostri Istituti, in primis
quelle dell’Istituto Alberghiero, abbiamo attivato
per primo il corso IeFP per Operatore della ristorazione. L’Operatore della ristorazione è una
figura professionale che esegue in autonomia e in
collaborazione con altri la preparazione e cottura
di prodotti alimentari e la distribuzione di cibi e
bevande. Il percorso formativo per operatori della
ristorazione prevede due indirizzi: il primo, “Preparazione pasti”, forma operatori in grado di realizzare la preparazione di piatti semplici secondo
gli standard di qualità definiti e nel rispetto delle
norme igienico-sanitarie vigenti mentre l’indirizzo “Servizi di sala e bar” forma operatori in grado
di predisporre la comanda/ordine; servire, in sala,
pasti e bevande; somministrare bevande, gelati,
snack, prodotti di caffetteria e pasticceria nel rispetto delle norme igienico-sanitarie vigenti.
L’Operatore della ristorazione trova occupazione
lavorativa in qualità di cuoco, di addetto alla preparazione e cottura di cibi, di cameriere e di barista nei settori dell’alberghiero, della ristorazione,
delle mense e catering, dei bar e altri esercizi simili
senza cucina”.
Fin qui l’offerta formativa IeFP già attivata
dal Centro Studi Casnati: qual è la novità per
il prossimo anno scolastico?
“A partire dall’a.s. 2011/12 attiveremo il corso IeFP
per Operatore ai servizi di vendita. Si tratta
della figura professionale che interviene, a livello
esecutivo, nel processo della distribuzione commerciale con autonomia e responsabilità limitate a
ciò che prevedono le procedure e le metodiche della
sua operatività. La qualificazione nell’applicazione ed utilizzo di metodologie di base, di strumenti
e di informazioni gli consentono di svolgere attività relative all’organizzazione del punto vendita,
alla cura del servizio di vendita e post vendita, con
competenze nella realizzazione degli adempimenti amministrativi basilari, nell’organizzazione di
ambienti e degli spazi espositivi nella predisposizione di iniziative promozionali.
L’operatore ai servizi di vendita trova occupazione
in qualità di commessi e assimilati nel settore del
commercio all’ingrosso e al dettaglio”.
Per maggiori informazioni sull’organizzazione dei corsi IeFP e per approfondire l’offerta
formativa del Centro Studi Casnati vi invitiamo a visitare la sezione dedicata del nostro
sito internet www.centrocasnati.it.
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svolgersi dell’attività didattica;
-incontri con insegnanti e studenti in corso o
Al via l’attività di
orientamento per guidare gli
studenti delle scuole
medie alla scelta del miglior
percorso scolastico.
Ecco le iniziative del
Centro Studi Casnati.
diplomati al Centro Studi Casnati;
-segreteria aperta durante tutto l’evento.
Ma la nostra attività di orientamento non si
ferma a quello, si articola su numerose attività.
Le iniziative che il Centro Studi Casnati propone sono pensate per aiutare a comprendere
le caratteristiche dei corsi di studio di ciascuno dei suoi Istituti, con i loro molteplici indirizzi, cercando di coinvolgere i partecipanti in
significativi momenti dell’attività didattica
svolta da ciascun corso.
È per questo che da diversi anni si svolgono,
con grande interesse da parte della famiglie,
i mini-stage di orientamento: lezioni di
orientamento di due ore, durante le quali gli
studenti possono sperimentare direttamente
il tipo di formazione offerto dagli istituti del
Centro Studi Casnati, seguiti da insegnanti e
Gli stage, la cui partecipazione è gratuita e
non vincolante, prevedono per ciascun istituto specifiche attività.
Liceo Linguistico
Conversare giocando in lingua: lezione ludica di esercizio nell’uso della lingua inglese,
per sperimentare il coinvolgimento in una
lezione dove è consentito comunicare solo in
lingua straniera.
Liceo Artistico
Laboratorio di progettazione: laboratorio
artistico multidisciplinare, per scoprire che
dietro ad ogni artista c’è tanta tecnica.
“Al Casnati” nasce con l’intento di sensibilizzare il grande
pubblico sul tema dell’educazione al Gusto mediante
Serate a Tema e Lezioni di Cucina Creativa.
Istituto Tecnico Aeronautico
Prova al Simulatore di Volo: l’esperienza
L’idea deriva dal connubio tra la creatività artistica e quella
culinaria, in un tripudio di colori e sapori frutto di studi
approfonditi dei nostri studenti sulle varie discipline e loro
applicazioni.
del volo simulato per comprendere quanti e
quali aspetti deve tenere presente un aspirante pilota.
ORIENTAMENTO 2010
Offriamo un servizio di catering e banqueting adatto ad ogni
occasione e ad ogni location.
La promozione e la difesa dei prodotti tipici eno-gastronomici italiani sono la nostra mission: “L’Arte del Gusto” Vi
trasporterà in una dimensione nella quale il piatto è quadro
e la tavola scultura.
Presso la nostra sede abbiamo a disposizione una Sala
Ristorante che accoglie sino a 140 persone, con possibilità
di video proiezioni e presentazioni multimediali. Nella nostra
Sala Ristorante abbiamo realizzato business-lunch, gala
dinner, aperitivi e coffee-break per numerose aziende e
istituzioni.
Riparte l’intensa attività di orientamento per
gli studenti in uscita dalle scuole secondarie
di primo grado. I primi appuntamenti ufficiali saranno le date degli incontri provinciali
per l’orientamento, organizzati dall’Ufficio
scolastico della Provincia di Como. A questi
importanti eventi si aggiungono poi le attività
organizzate dalle singole scuole medie (usiamo questa “vecchia” definizione per comodità) nel fornire un servizio di orientamento in
uscita. Chiudono il cerchio le scuole superiori,
offrendo le più svariate tipologie di incontro
rivolte alla presentazione della propria offerta
formativa. Ormai per tutte è d’obbligo almeno
un “Open Day”.
Ovviamente anche il Centro Studi Casnati
si è già attrezzato, fissando la sua giornata
di scuola aperta per sabato 27 novembre
2010, dalle 14,30 alle 18,00. Il programma
prevede:
-la presentazione dell’offerta formativa del
Centro Studi Casnati;
-le presentazioni dei corsi di ciascun istituto;
-laboratori aperti, per vedere da vicino lo
MAGAZINE
Ampio spazio come sempre agli
stage in aula o in laboratorio,
da ottobre 2010 a gennaio 2011.
Sempre più informazioni con la
nuova sezione dedicata
all’orientamento del sito
www.centrocasnati.it
a contatto anche con i nostri studenti. I genitori che accompagnano i propri figli a questi
incontri possono, nel frattempo, contare sulla
disponibilità del Dirigente Scolastico e della
segreteria per ogni informazione. I mini incontri vengono fissati settimanalmente per
ciascun istituto, da ottobre 2010 fino al termine delle iscrizioni, dalle 14.00 alle 16.00. Per
partecipare ad un mini-stage di orientamento è sufficiente accedere alla sezione orientamento del sito www.centrocasnati.it e
prenotare on-line la propria partecipazione ad
uno degli incontri compilando l’apposito form
oppure utilizzare i consueti riferimenti telefonici della segreteria (nr. 031/305540).
Istituto Professionale Alberghiero
Laboratorio di cucina: per scoprire che
all’Alberghiero non si scherza; c’è tutto per
sentirsi parte di una vera e propria attività di
ristorazione.
Per l’Istituto Aeronautico si ripeteranno anche
quest’anno veri e propri voli di prova. In collaborazione con l’Aero Club di Como, tutti i ragazzi e le ragazze che parteciperanno allo stage
di orientamento dell’Aeronautico facendo un
po’ di esperienza al simulatore, riceveranno
un buono per poter effettuare, a costo simbolico, un volo prova su un vero idrovolante,
nello splendido contesto del Lago di Como. Il
volo sarà organizzato contestualmente ad una
breve lezione per piccoli gruppi, direttamente
presso l’hangar dell’Aero Club.
Per essere sempre aggiornati sull’attività che
il Centro Studi Casnati organizza, a favore degli studenti delle scuole medie e le rispettive
famiglie e per entrare in contatto con noi, vi
invitiamo ancora a visitare il nostro sito internet all’indirizzo www.centrocasnati.it, con
la nuova sezione dedicata all’orientamento.
Nella Sala Ristorante “Al Casnati” di via Carloni 8 a Como,
ogni venerdì sera gli studenti dell’ istituto Alberghiero vi
propongono serate a tema dedicate alla cucina nazionale e
a tema.
Prenotare è semplice! Scegliete sul sito www.alcasnati.it la
serata che preferisci e compilate il form, verrete contattato
per la conferma.
MAGAZINE
tel. 031 305540
Via Carloni, 8 - Como
[email protected]
www.centrocasnati.it
istituto alberghiero
istituto aeronautico
liceo artistico
liceo linguistico
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