TRIBUNALE. La vittima è una cagliaritana che lavorava per un

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TRIBUNALE. La vittima è una cagliaritana che lavorava per un
TRIBUNALE. La vittima è una cagliaritana che lavorava per un'azienda farmaceutica
Aggredì la dipendente, dovrà risarcirla
La ragazza era stata anche licenziata e citata in giudizio
http://giornaleonline.unionesarda.ilsole24ore.com/Articolo.aspx?Data=20100228&Categ=13&Voce=1&IdA
rticolo=2435005
In primo grado il capo venne assolto e le fece causa chiedendole centomila euro di danni. Venerdì il
giudice ha però ribaltato il verdetto.
I l capo l'aveva aggredita nella hall dell'albergo
Regina Margherita, minacciandola e strattonandola.
Lei lo aveva denunciato, ma lui era stato assolto. E
da quel momento per Silvia Arrica, giovane
rappresentante di medicinali cagliaritana, era stato
un crescendo di guai: l'azienda farmaceutica per cui
lavorava, la Lundbeck Italia, l'aveva licenziata in
tronco. E, come se non bastasse, l'uomo contro cui
aveva sporto querela, Tommaso Piccolo, originario
di Gioiosa Marea, l'aveva citata in giudizio
chiedendole un risarcimento danni di centomila
euro. Venerdì però la giovane, che dopo tutte
queste disgrazie è caduta in uno stato di forte sofferenza psicologica dal quale stenta a riprendersi, ha
finalmente visto la luce oltre il tunnel nel quale si era infilata la sua esistenza.
IL VERDETTO Il giudice monocratico di Cagliari Daniela Mattu, accogliendo in toto il ricorso del suo legale
Roberto Nati, ha infatti ribaltato il verdetto del giudice di pace, riconoscendo le sue ragioni e condannando
Piccolo a risarcirle i danni. All'imputato non è stata applicata alcuna pena solo perché la Procura non ha
impugnato la sentenza di primo grado e, in questi casi, il magistrato penale decide solo sugli aspetti
civilistici. Di fatto però è una vittoria anche morale, visto che il diritto ad ottenere il risarcimento
presuppone la certezza di essere stati vittima di un reato, oltreché di un'ingiustizia.
LA VICENDA È il 21 luglio del 2005 quando Tommaso Piccolo, all'epoca capo area sardo per la Lundbeck
Italia, si incontra con Silvia Arrica, che si occupa di vendere i medicinali dell'azienda farmaceutica nelle
province di Cagliari e Nuoro. Tra i due nasce una discussione, legata a questioni di lavoro. Il capo però non
si limita ai toni accesi, ma dà in escandescenze e inizia ad inveire contro la ragazza. La minaccia, le urla
contro di tutto, poi tenta di strapparle di mano il portatile aziendale afferrandola con violenza per un
braccio e strattonandola. Alla scena assiste il personale dell'albergo che subito interviene per riportare la
calma. Silvia Arrica è sotto choc e dolorante, tanto che viene anche chiamata l'ambulanza del 118.
Fortunatamente non è nulla di grave, ma la giovane cagliaritana decide comunque di sporgere denuncia
contro il superiore, che viene così incriminato per minacce e percosse.
I PROCESSI Dopo qualche mese prende il via il processo davanti al giudice di pace di Cagliari Giorgio Melis.
Nel frattempo Piccolo viene trasferito mentre Silvia Arrica continua a lavorare per la Lundbeck, ottenendo
diversi premi di produttività. Nel maggio del 2009 le arriva però addosso una tegola pesantissima: dopo
cinque anni il giudice di pace assolve Piccolo dalle accuse. Le conseguenze per la ragazza sono devastanti:
perde il lavoro in quanto la Lundbeck individua nella sua denuncia priva di fondamento una giusta causa di
licenziamento e, quasi contemporaneamente, viene citata in giudizio a Roma da Piccolo, che le chiede
centomila euro di danni per essere stato calunniato. Una richiesta che, dato l'esito del processo penale, ha
il 99 per cento di probabilità di essere accolta.
IL RICORSO La giovane è disperata, vede la sua vita trasformarsi in un calvario, ma il suo avvocato Roberto
Nati non si rassegna e impugna il verdetto d'assoluzione, puntando soprattutto sulle testimonianze dei
dipendenti dell'hotel. L'altro ieri la conclusione: il giudice monocratico Mattu condanna Piccolo a risarcire a
Silvia Arrica il danno, stabilendo anche un indennizzo provvisorio di tremila euro. Una sentenza che avrà il
suo peso anche nel processo civile in corso a Roma, che era sospeso in attesa della definizione di quello
penale, e nella causa contro il licenziamento, che era stato immediatamente impugnato. Battaglie ancora
da vincere, ma che adesso la giovane non dovrà più affrontare con armi spuntate.
MASSIMO LEDDA