c.venturino - MAF Servizi Srl
Transcript
c.venturino - MAF Servizi Srl
Sindromi Mieloproliferative Croniche Ph negative Up-date diagnostico-terapeutico Savona, 6 novembre 2015 Dr.ssa Claudia Venturino SC Medicina Interna I e Ematologia SS Ematologia Direttore Dr. R. Tassara Neoplasie mieloproliferative croniche ( MPN) Ph negative MPN Ph‐ Trombocitemia essenziale (TE) Policitemia vera (PV) MPN Ph+ Mielofibrosi primaria Mielofibrosi secondaria post‐PV o post‐TE Leukemia mieloide acuta MPN: Neoplasie mieloproliferative; Ph: Philadelphia Elaborazione grafica da Ref 2‐5 1. Komrokji RS, et al. Cancer Control 2012; 2. Tefferi A. N Engl J Med 2000; 342: 1255‐1265; 3. Abdel‐Wahab OI, et al. Ann Rev Med 2009; 60: 233‐45; 4. Moulard O, et al. Eur J Haematol 2014; 92(4): 289‐97; 5. Barbui T, et al. Hematologic Malignancies. Springer‐Verlag Berlin Heidelberg 2012. Leukemia mieloide cronica (CML) LE CONOSCENZE DELLA FISIOPATOLOGIA DI QUESTE MALATTIE SI SONO DI ARRICCHITE MEDIANTE LA SCOPERTA DI MUTAZIONI GENETICHE RICORRENTI Mutazione JAK 2 nell’esone 14 ( JAK2V617F): descritta nel 2005, è la piu’ frequente, in > 95% di PV e nel 50-60% delle TE e PMF. Mutazione MPL ( recettore della trombopoietina) nella TE (mutazioni somatiche nel 1-5% dei pz ) e nella PMF ( nel 5-10% dei pz JAK2 NEG ), le piu’ frequenti sono W515L e W515K Mutazione del gene calreticulina (CALR): è sul cr.19 e codifica per proteina multifunzione che puo’ attivare la via JAK/STAT presente in circa il 20-30% dei pazienti con TE e PMF, pressoche’ esclusiva dei pz non mutati per JAK 2 o MPL. Policitemia Vera Malattia clonale: la cellula staminale emopoietica acquisisce una o più mutazioni genetiche → proliferazione persistente ed incontrollata della linea eritropoietica indipendente da EPO, ipersensibilita’ all’ EPO e anche a molti altri fattori di crescita, spesso accompagnata da leucocitosi, e/o trombocitosi ( nel 50% dei pz ) e splenomegalia Geneticamente: mutazione JAK2V617F ( nel 95% dei casi ). Nel 50-80% dei pz con PV senza mutazione V617F, riconosciute ulteriori mutazioni di JAK 2 localizzate nell’esone 12 Epidemiologia PV Incidenza 2,3-2,8/ 100.000 persone all’anno maschi femmine 1,2:1 Prevalenza: 30 casi per 100.000 persone Eta’ media alla dg 60 anni ( < 40 anni nel 5% dei casi ) Descritti casi pediatrici, segnalati casi familiari Diagnosi differenziale: - Policitemia da stress ( emoconcentrazione) Insuff respiratoria, OSAS, cardiopatie con shunt dx sn, alta montagna, carbossiemoglobina ( ↑ EPO per ipossia tissutale ) Policitemia paraneoplastica ( neoformazioni renale benigne o tumori renali o extrarenali (↑EPO da produzione impropria ) Forme familiari, Hb anomale con ↑affinita’ per O2 (↑EPO) o anomalie recettore per EPO con conseguente aumentata sensibilita’ all’EPO ( EPO sierica normale o ↓ ). Manifestazioni cliniche Complicanze CV ( eventi maggiori arteriosi e venosi, causa principale di morbilita’ e mortalita’ ) Trombosi sedi inusuali ( portali, mesenteriche, sovraepatiche ), ipertensione polmonare, occlusione microvascolare (eritromelalgia, cefalea e disturbi visivi) Emorragia: molto piu’ rare, sede principale GI, spesso favorita da ( ASA ) Prurito, acquagenico, frequente e fastidioso ( patogenesi: forse mutazione JAK 2 puo’ indurre attivazione costitutiva e ipersensibilita’ ai basofili circolanti e tessutali ) Splenomegalia: meno rilevante che nella PMF. Se sintomatica va trattata Progressione della splenomegalia + anemizzazione + leucocitosi con forme immature circolanti ( Mielofibrosi post policitemica: nello studio ECLAP durata della malattia = principale fattore di rischio associato all’evoluzione mielofibrotica. Terapia simile per la PMF) <1% pz-anno evolvono in leucemia acuta ( fattori di rischio eta’ e farmaci alchilanti - non HU da sola - o fosforo radioattivo ). Evoluzione fatale PV Diagnosi ( criteri diagnostici WHO 2007 ) Occorrono o entrambi i criteri maggiori e 1 criterio minore o il primo dei criteri maggiori e 2 criteri minori Stratificazione rischio CV nei pz con PV ALTO RISCHIO: eta’>60 anni o storia di trombosi BASSO RISCHIO: eta’<60 anni e no storia di trombosi Leucocitosi: associata ad un aumento del rischio CV ma non è ancora tra i predittori di rischio I fattori generici di rischio CV ( fumo, IA, diabete, ipercolesterolemia, obesita’ ) devono essere tenuti sotto controllo Trattamento dei pazienti a basso rischio ( < 60 anni, no trombosi ) SALASSOTERAPIA: per ↓ incidenti cardiovascolari mantenere HCT < 45% sia nei maschi che nelle femmine. 250-500 ml di sangue anche ogni 2 giorni (nell’anziano e nel cardiopatico salassi meno abbondanti e meno frequenti). Escluso l’utilizzo dei chemioterapici (solo se il salasso non è efficace) ASPIRINA A BASSE DOSI ( 100 mg /die ) profilassi primaria di eventi vascolari sia arteriosi che venosi ( studio ECLAP 2004: significativa riduzione delle morti cardiovascolari e degli eventi non fatali) - stroke, IMA, TV e EP , senza aumentare il tasso di emorragie. Trattamento pz ad alto rischio ( eta’ > 60 anni o precedenti vascolari maggiori ) o PV con malattia progressiva ( ↑ fabbisogno di salassi, leucocitosi, splenomegalia progressiva ), sintomi sistemici, prurito intrattabile ( aggiungere ai salassi terapia mielosoppressiva) HU: antimetabolita. 1° linea, prevenzione secondaria o primaria di nuovi eventi CV. Cautela nel giovane per il rischio di leucemia ( farmaco o evoluzione PV ? La somministrazione sequenziale di alchilanti ( Busulfano,clorambucile) e P32 puo’ determinare maggiore frequenza di LA. 10-20% dei pz: resistenti o refrattari a HU → Ruxolitinib INFα: antiproliferativo attivo su linea granulocitaria, megacariocitaria ed in minor misura su quella eritroide. Con 3 MU x 3/ settimana controllo di malattia e sintomi sistemici nel 6070% dei pzi (↓Hct < 45% , ↓splenomegalia, controllo prurito ). Effetti collaterali (flu-like sindrome, ↓ ponderale, depressione severa, tossicita’ tiroidea ) nel 20-30% dei casi portano a sospensione della cura. Secondo le linee guida europee prima linea, specie nel giovane ad alto rischio (esiste anche la forma peghilata, migliore tollerabilita’ ed efficacia). In Italia non è attualmente autorizzato per la PV ● BUSULFANO: pz > 70 anni, a dosi intermittenti, alchilante potenzialmente leucemogeno ( cotinuativamente e per lunghi periodi ). NO GIOVANI Ruxolitinib nella PV Studio RESPONSE, trial multicentrico internazionale in aperto: pz con splenomegalia resistenti o intolleranti a HU con necessita’ di salasso. valutare l’efficacia e la sicurezza di Ruxolitinib (10 mg x 2 al dì )i confrontando i risultati con quelli derivati dall’impiego della terapia standard ( HU nella maggior parte dei casi o IFN, anagrelide o farmaci immunomodulatori). Condotto da Alessandro Vanucchi dell’Azienda Ospedaliera-Universitaria di Firenze, pubblicato su The New England Journal of Medicine e ha rivelato che nei pz trattati con Ruxolitinib: ↓HCTe del volume della milza n una significativa proporzione di pz ↓flebotomie, generale ↓sintomatologia PV e minore incidenza di eventi trombotici. Circa il 25% dei pazienti con PV trattati con HU sviluppa effetti collaterali o non risponde adeguatamente al trattamento, Con un trattamento che consenta di mantenere l’ematocrito al di sotto del 45% si riduce di 4 volte il rischio di trombosi o di morte per cause cardiovascolari. RUXOLITINIB NEI PAZIENTI GIOVANI CON PV, AD ALTO RISCHIO. Trombocitemia essenziale Malattia clonale della cellula staminale emopoietica caratterizzata da proliferazione persistente ed incontrollata della serie piastrinopoietica. Incidenza in Europa: 0,6-2,5 casi ogni 100.000 abitanti per anno. Nella maggior parte pz > 50 anni, senza distinzioni di sesso; secondo picco di incidenza intorno ai 30 anni di età, con prevalenza di sesso femminile. PATOGENESI Le mutazioni del gene MPL Trombopoietina (TPO) regola megacariocitopoiesi e produzione piastrinica, tramite il recettore della TPO, c-Mpl. Normalmente TPO inversamente proporzionale a PLT e massa megacariocitaria. I pz con TE hanno TPO normale o moderatamente ↑, cio’ sembrerebbe correlato a difetto del recettore piastrinico, c-Mpl, piuttosto che a iperproduzione di TPO. Mutazioni costitutive MPL riscontrate in casi di trombocitosi ereditaria. In una piccola % di pz con TE (1-5%) descritte mutazioni somatiche attivanti dell’esone 10 del gene MPL. In corso studi. La mutazione del gene JAK2 (V617F): circa il 50% dei pz con TE Clonalita’: anomalie citogenetiche: nella TE 5-10% pz, e per lo più riguardano i cromosomi 8, 9 e 20. TE quadro clinico - > parte dg occasionale, pz asintomatico. In genere, ottima QoL. - Nel 35% sintomi vasomotori ( cefalea, vertigini, ronzii, parestesie, disturbi della vista, fenomeni Raynaud-simili, eritromelalgia ) - rari i sintomi sistemici (sudorazioni notturne, calo ponderale, febbre). Prurito raramente presente. - 20% pz alla dg modesta splenomegalia e il 15-20% epatomegalia - Eventi CV di natura trombotica arteriosa o venosa (IMA, angina, ictus cerebri, TIA, TVP o tromboflebiti superficiali, trombosi splancniche) o emorragica (epistassi, gengivorragia o emorragie del tratto GI) sono le cause più frequenti di mortalità e morbilità. All'esordio rispettivamente nel 15-20% e nel 25-30% dei pazienti - La trasformazione in MF o LA: evento infrequente e per lo più tardivo. Criteri WHO per la diagnosi di trombocitemia essenziale Codificati nel 2008 (includono valutazioni cliniche, morfologiche, genetiche e molecolari ). Per la diagnosi devono essere soddisfatti tutti e quattro i criteri. 1 PLT > 450.000/µl 2 Proliferazione prominente della linea megacariocitaria allo studio midollare 3 Esclusione di policitemia vera, mielofibrosi primaria, leucemia mieloide cronica, sindrome mielodisplastica. 4 Presenza della mutazione JAK2 (V617F) o di altre anomalie clonali. Se assenti, è necessario escludere le trombocitosi secondarie (da carenza di ferro, stati infiammatori, infezioni croniche, neoplasie) Diagnosi differenziale 1 trombocitosi reattive: emorragia acuta, sideropenia, infiammazioni o infezioniacute o croniche, neoplasie, dopo intensa attività fisica, i postchemioterapia, terapia con vitamine emoattive, post splenectomia (piastrine anche > 1 milione/µL, poi ↓ e si stabilizzano in 3-6 mesi ). 2 malattie mieloproliferative croniche. PV (compresi i quadri di PV mascherati da carenza di ferro, in cui HB puo’ essre normale ) e MPF primaria: necessaria BOM. LMC: ricercare la traslocazione t(9;22) 3 Forme rare di sindrome mielodisplastica associate a piastrinosi. Sindrome 5q-, decorso favorevole, più frequente nel sesso femminile, anemia macrocitica, piastrinosi. Anemia refrattaria con sideroblasti ad anello e trombocitosi (RARS-t), nella classificazione WHO tra sindromi mielodisplastiche/mieloproliferative: con anemia macrocitica, piastrinosi e nel 50% circa dei casi JAK 2 mutato. 4 Trombocitosi ereditaria forma rara, AD, si presenta in giovane età: elegata a mutazioni costitutive del gene TPO o del suo recettore MPL. Paziente a basso rischio vascolare ( tutti i seguenti fattori): ♦ età < 60 anni ♦ assenza di precedenti eventi trombotici o emorragici ♦ conta piastrinica < 1.500.000/µl Paziente ad alto rischio vascolare ( almeno uno dei seguenti fattori): ♦ età ≥ 60 anni ♦ presenza di precedenti eventi trombotici o emorragici ♦ conta piastrinica > 1.500.000/µl Il 45% circa dei pz ad alto rischio sviluppa a problemi trombotici seri se non trattato mentre la terapia citoriduttiva ↓sensibilmente questo rischio. Altri potenziali fattori di rischio trombotico al momento ancora oggetto di studio, sono la leucocitosi, lo stato di attivazione dei granulociti e delle piastrine e la presenza della mutazione JAK2 V617F. Ruolo importante come cofattori i noti fattori di rischio CV: fumo, IA, dislipidemia, diabete, obesita’), che devono essere tenuti sotto controllo. TE Terapia Obiettivo: prevenire le complicanze trombotiche ed emorragiche. Non tutti i pazienti necessitano di terapia citoriduttiva alla diagnosi. Secondo le linee guida attualmente in uso (European LeukemiaNet Guidelines, 2011), solo i pz ad alto rischio vascolare. I criteri di risposta alla terapia (definiti ad opera dell’European LeukemiaNet): piastrine < 400.000/µl e GB < 10.000/µl + scomparsa della splenomegalia e dei sintomi sistemici, se presenti all’esordio. Farmaci antiaggreganti, ( Aspirina a basse dosi), in tutti i pz, ad eccezione di quelli con precedenti manifestazioni emorragiche o patologie GI potenzialmente emorragiche (gastrite ulcerosa). . LE DECISIONI TERAPEUTICHE SI BASANO SULLA CATEGORIA DI RISCHIO DEL SINGOLO PAZIENTE Diagnosi di TE Storia di o presentazione Con trombosi o emorragia > oppure eta’> 60 anni oppure PLT>1.500.000/mcL Th citoriduttiva: HU prima scelta, INF giovani e gravidanza Anagrelide 2° linea nei giovani, intoll o refratt a HU + Asa 100 mg se trombosi maggiori o sintomi microvascolari Assenza di sintomi Eta’< 60 anni PLT inf. 1.500.000/mcL No terapia citoriduttiva Riconsiderare se complicanza Asa 100 mg al dì se sintomi microvascolari Terapia TE HU: antimetabolita 15-20 mg/kg/die: dose iniziale di 1000-1500 mg/die fino a risposta, poi dose modulata in base all’emocromo, in genere 5001000 mg/die. Buon controllo delle complicanze vascolari, buona qualità di vita. Non fare ↓GB < 2.500/mcL. 1° linea per la TE. ALFA Interferone controinficato nei disturbi mentali o tiroidei attività antiproliferativa sulla linea megacariocitaria. Risposta nel 70-80% dei pz ( inizialmente 3 MU/die poi 9 MU alla settimana. I problemi: 1) via di somministrazione (sottocutanea tre volte alla settimana) 2) effetti collaterali, interruzione del trattamento nel 20-30% pzi. L'assenza di rischio mutageno e teratogeno lo rende particolarmente sicuro nei pz < 40 anni e gravide. Formulazione peghilata monosomministrazione settimanale ( 0,5 microgrammi/Kg/sett, aumentabili a 1 mcg, attualmente però non ancora disponibile in Italia. ANAGRELIDE soppressione selettiva della megacariocitopoiesi. Controindicazioni severa insufficienza cardiaca, epatica, o renale. 0,5 mg x 2 al dì ( max 10 mg/die in genere 1-2 mg/die ). Effetti collaterali: cefalea, ritenzione idrica, disturbi GI, cardiovascolari e neurologici. Per i cardiopatici valutazione ECG ed ecocardiografica prima e durante il trattamento ). In corso studi con Ruxolitinib Mielofibrosi Malattia Clonale della cellula staminale emopoietica, incremento prevalente della serie mieloide e megacariocitaria. Nella fase conclamata fibrosi midollare ed emopoiesi extramidollare. (Mielofibrosi primaria- PMF ) o (Mielofibrosi post-policitemia e Mielofibrosi post-trombocitemia) malattia rara, progressiva e debilitante. Inc. annuale 0.25-1.5/100.000 ab/anno, prev di 2.7 per 100.000/pers Eta’ mediana alla dg 65 anni), ( anche casi nel giovane ) sopravvivenza mediana 5,7 anni, ( rischio elevato < 3 anni ). Tra l’8 e il 28% dei pazienti nella 1° decade dalla dg progredisce a leucemia acuta e la sopravvivenza post-trasformazione leucemica è <3 mesi. Patogenesi, basi molecolari e clonalita’ Non nota la mutazione genetica, il 50-60% dei pz presenta la mutazione JAK2 V617F Nei pz JAK2 negativi: nel 5-10% mutazioni del gene MPL ( codifica per il recettore della TPO ). 20-30% mutazioni CARL Le mutazioni di JAK2 e MPL non sono specifiche della mielofibrosi, non sono mutualmente esclusive e probabilmente rappresentano eventi secondari ad un evento mutazionale non ancora identificato. La mieloproliferazione clonale della mielofibrosi si accompagna ad uno stato infiammatorio responsabile della fibrosi midollare reattiva. Clonalità: 1/3 circa pz alterazioni cromosomiche (le piu’ frequenti sono delezioni delle braccia lunghe del cr. 20, delezioni delle braccia lunghe del cr. 13, trisomie dei cr. 8 e 9 e le anomalie del cromosoma 1). Ruolo prognostico. Quadro Clinico Esordio: 30% dei pz asintomatico, riscontro occasionale di splenomegalia o anemia, leucocitosi e/o piastrinosi, citopenie. Più raramente dgi posta per screzio leuco-eritroblastico allo striscio di SP + dacriociti. Oppure per ↑ LDH. Nella fase prefibrotica iniziale unico dato clinico può essere la piastrinosi: diagnosi differenziale con la TE. Nel 50-70% dei casi sintomi sistemici ( sudorazioni notturne, perdita di peso> 10% del peso corporeo in 6 mesi -, febbre). Prognosi negativa (IPSS) Splenomegalia alla diagnosi nel 90% , epatomegalia nel 50%. Splenomegalia responsabile dell’insorgenza di gravi complicanze ( dimostrato che il rischio di morte è aumentato per ogni aumento del volume splenico al basale Spesso ↑ cellule CD34 + circolanti ( progenitori mieloidi immaturi ). Alla BOM (essenziale ): proliferazione di megacariociti atipici, in aggregati (“clusters”), con fibrosi reticolinica di grado variabile. Nella fase prefibrotica (“early myelofibrosis”), fibrosi assente ma dg suggerita da ipercellularita’, ↑megacariociti atipici + iperplasia granulocitaria ed ipoplasia eritroide. L'emopoiesi extramidollare: prevalentemente milza e fegato ma a volte sedi insolite quali il polmone, la pleura, il pericardio etc.. Decorso della malattia Principali complicazioni delle fasi più avanzate: infezioni, emorragie, ipertensione portale e insufficienza epatica secondarie a trombosi splenica o a metaplasia mieloide Rischio trombotico più elevato rispetto alla popolazione generale, incidenza pari a 2 eventi per 100 pazienti/anno. Più frequentemente nei pz> 60 anni ei portatori della mutazione V617F di JAK2. Evoluzione leucemica: nel 5-30% dei casi ( sensibile ↑ 0 ↓ GB oppure ↓ piastrine ed HB con febbre o manifestazioni emorragiche). Tipiche alterazioni del cariotipo, quali delezioni parziali o totali dei cromosomi 5 e/o 7 e 17. I criteri WHO 2008 per la diagnosi di mielofibrosi primaria ( vaalutazioni cliniche, morfologiche, genetiche e molecolari. Per la diagnosi tre criteri maggiori e di almeno due criteri minori. CRITERI MAGGIORI: Proliferazione megacariocitaria con atipie, cluster densi e fibrosi reticolinica; in assenza di fibrosi (mielofibrosi prefibrotica *) le anomalie megacariocitarie devono essere accompagnate da aumento della cellularità midollare, proliferazione granulocitaria e riduzione dell’eritropoiesi Esclusione di leucemia mieloide cronica, policitemia vera, sindromi mielodisplastiche ed altre neoplasie mieloidi Presenza della mutazione JAK2 (V617F) o altro marcatore clonale; se assenti esclusione delle forme di fibrosi midollare reattiva CRITERI MINORI: Screzio leucoeritroblastico Aumento della latticodeidrogenasi sierica (LDH) Anemia Splenomegalia palpabile *il paziente in fase prefibrotica presenta in genere modesta leuco-piastrinosi, anemia di grado lieve, non è splenomegalico, ha valori normali o solo lievemente aumentati di LDH, può avere un valore basso di progenitori CD34 positivi circolanti Criteri IWG-MRT per la diagnosi di Mielofibrosi post-policitemia vera Criteri principali ♦ Precedente diagnosi di Policitemia vera (secondo i criteri WHO) ♦ Fibrosi midollare di grado II-III (secondo i criteri europei EUMNET, European Myelofibrosis Network) Criteri addizionali ♦ Anemia; oppure non necessità di salasso o chemioterapia ♦ Screzio leuco-eritroblastico allo striscio di sangue periferico ♦ Splenomegalia (alla visita incremento della milza di 5 cm dall’arcata costale; oppure comparsa di splenomegalia) ♦ Comparsa di almeno 1 sintomo sistemico (calo ponderale, sudorazioni notturne, febbre) Criteri IWG-MRT per la diagnosi di Mielofibrosi post-trombocitemia essenziale Criteri principali ♦ Precedente diagnosi di Trombocitemia Essenziale (secondo i criteri WHO) ♦ Fibrosi midollare di grado II-III (secondo i criteri europei EUMNET, European Myelofibrosis Network) Criteri addizionali ♦ Anemia; oppure riduzione dell’emoglobina di almeno 2 g/dL rispetto al valore riscontrato alla diagnosi di trombocitemia essenziale ♦ Screzio leuco-eritroblastico sullo striscio di sangue periferico ♦ Splenomegalia (alla visita incremento della milza di 5 cm dall’arcata costale; oppure comparsa di splenomegalia) ♦ Incremento della latticodeidrogenasi serica (LDH) ♦ Comparsa di almeno 1 sintomo sistemico (calo ponderale, sudorazioni notturne, febbre) Per la diagnosi sono necessari i due criteri principali e almeno due dei criteri addizionali sotto riportati. Terapia Atteggiamento terapeutico diverso a seconda del QC del paziente. Paziente asintomatico senza voluminosa splenomegalia è possibile sola osservazione e controllo senza terapia (watch and wait) Nel paziente sintomatico che presenta un quadro clinico caratterizzato da citopenie periferiche o, al contrario, da marcata mieloproliferazione (splenomegalia, leucocitosi, piastrinosi) è invece indicato un trattamento. Importanza degli score prognostici IPSS ( 2008) per stimare la sopravvivenza dal momento della dg. Fattori prognostici sfavorevoli ( ♦ Età > 65 anni, ♦ Hb < 10 g/dl, ♦ WBC > 25.000/µl, ♦ Sintomi costituzionali ♦ Blasti nel sangue periferico ≥ 1%.Per ogni fattore 1 punto. PZ divisi in 4 gruppi di rischio DPSS score prognostico tempo-dipendente, applicabile in ogni momento della storia naturale della malattia, (Dynamic IPSS). Per ogni parametro 1 punto, eccezione anemia, che incide di più sulla prognosi (2 punti). Per identificare pz con decorso della malattia più aggressivo, per orientare correttamente le scelte terapeutiche. DPSS plus: aggiunta di tre ulteriori fattori di rischio indipendenti ( trasfusione-dipendenza, piastrinopenia, cariotipo sfavorevole) A riguardo del fenotipo di pazienti con TE e PMF recanti la mutazione CALR, sono stati sviluppati due score prognostici nuovi, (MIPSS) che integra informazioni mutazionali con i dati clinici GIPSS) che integra le alterazioni citogenetiche. Entrambi i sistemi si dimostrano più efficienti nella predizione del rischio e della prognosi (sopravvivenza, evoluzione leucemica) rispetto ai modelli (IPSS, DIPPS) basati sulle sole variabili cliniche (Vannucchi AM et al, ASH 2014) (Tefferi A et al, ASH 2014). TERAPIA I trattamenti farmacologici usati ad oggi per la gestione della MF erano rivolti principalmente al controllo dei sintomi correlati alla malattia, avevano una efficacia in genere transitoria e non erano in grado di indurre un beneficio in termini di sopravvivenza • Idrossiurea (HU)2,3 1° linea • Irradiazione splenica2,3 (beneficio transitorio) • Busulfano3 ( mielosoppressione ) • Splenectomia2,3 mortalità perioperatoria del 5‐10% e morbidità per trombosi venose addominali ed infezioni) pari al 25% circa Splenomegalia Unica eccezione TRAPIANTO ALLOGENICO Opzione riservata ad una minoranza di pazienti ad alto rischio Selezionati per eta’ e caratteristiche cliniche. E’ gravato da complicanze e da notevole mortalità: a 1 anno pari al 30% 2 Elaborazione grafica dati testuali da Ref 2‐4 Morte prematura Sintomi sistemici Anemia Citopenia 1. Komrokji RS, et al. Expert Rev Hematol 2012; 5: 631‐641; 2. Barbui T, et al. J Clin Oncol 2011; 29(6): 761‐70; 3. Komrokji RS, et al. Cancer Control 2012; 19(4 Suppl): 4‐15; 4. Abdel‐Wahab OI, et al. Ann Rev Med 2009; 60: 233‐45; 5. Oncocarbide – Riassunto delle Caratteristiche del Prodotto; 6. Myleran – Riassunto delle Caratteristiche del Prodotto 7. Revlimid – Riassunto delle Caratteristiche del Prodotto. Corticosteroidi4 se non controindicati • EPO: risposta variabile meglio se EPO bassa e no fabbisogno trasfusionale 2,3 • Immunomodulatori (lenalidomide) 2,3 La MF riduce l’aspettativa di vita del 31% verso popolazione generale1 A 5 anni dalla diagnosi, +40% del tasso di mortalità rispetto alla popolazione generale con caratteristiche demografiche simili2 Curve di sopravvivenza di una serie di pazienti con MF rispetto alla popolazione generale2 Osservato Relativo (±IC 95%) Popolazione 1,0 Probabilità 0,8 0,6 0,4 0,2 0,0 0 1 2 3 4 5 6 Anni 1. Barosi G. J Clin Oncol 1999; 17(9): 2954‐70; 2. Cervantes F, et al. Blood 2009; 113(13): 2895‐901. 7 8 9 10 11 12 JAK2V617F: prima mutazione identificata nelle MPN nel 20051 JAK2V617F è la mutazione più comune responsabile dell’alterazione della via JAK/STAT nelle MPN1-3 Presente nel: 95% dei pazienti con PV 60-65% dei pazienti con TE 60-65% dei pazienti con MF • • • sostituzione della valina con la fenilalanina alla posizione 617 della proteina JAK 2; JAK2 proteina ad attività TK coinvolta nela trasduzione del segnale dal recettore di membrana (ad esempio il recettore EPO o TPO ) al nucleo. La mutazione (V617F) coinvolge il dominio autoinibitorio della proteina JAK2 determinando aumento dell’attività di JAK2 e conseguente eccessiva trasduzione del segnale e mieloproliferazione attraverso la via JAK STAT Struttura di JAK chinasi4 Mod da Ref 4 La mutazione V617F di JAK2 è localizzata sul dominio autoregolatorio della chinasi4 → PATOGENESI → DIAGNOSI → PROGNOSI ( studi ) 1. Cazzola M, et al. Blood. 2014; 123(24): 3714-9; 2. Kralovics R, et al. N Engl J Med. 2005; 352(17): 1779-90; 3. Levine RL, et al. Cancer Cell 2005; 7(4): 387-97; 4. Vannucchi AM. N Engl J Med. 2010; 363(12): 1180-2 ; 5. Campbell BJ et al. NEJM 2006; 355: 2452. Nel 2012 sulla base dei risultati degli studi registrativi di fase III (COMFORT-I e COMFORT-II ) Ruxolitinib, il primo inibitore selettivo di JAK1 e JAK2, è stato approvato per il trattamento dei sintomi correlati alla malattia o della splenomegalia nei pazienti con MF primaria o secondaria a PV o TE. sviluppato a seguito della scoperta del ruolo giocato dalle mutazioni JAK2 nella patogenesi delle sindromi mieloproliferative Ph-negative e del ruolo dell’attivazione continuativa e deregolata della via JAK/STAT, coinvolta nella differenziazione e nello sviluppo delle cellule emopoietiche (mediante iperattivazione di tale via ), nonché una delle principali vie di trasduzione del segnale delle citochine. JAK 2 regola proliferazione cellulare ( →LEUCOCITOSI; PIASTRINOSI, EPATOSPLENOMEGALIA) JAK1: mediatore della produzione di citochin durante le infezioni e le infiammazioni (→ SINTOMI, SPLENOMEGALIA; FIBROSI MIDOLLARE ) STAT: proteine trasduttrici del segnale e fattori di trascrizione. Una volta attivate migrano nel nucleo e attivano l’espresione genica. DAL 2014: RUXOLITINIB E’ DISPONIBILE IN ITALIA L’attivazione costitutiva della via JAK/STAT rappresenta un’alterazione biologica comune nelle MPN AUMENTATA MIELOPROLIFERAZIONE AUMENTATA SOPRAVVIVENZA CELLULARE AUMENTATA PRODUZIONE DI CITONICHE INFIAMMATORIE L’attivazione costitutiva della via JAK/STAT rappresenta un’alterazione biologica comune nelle MPN1 La deregolazione della via JAK/STAT può dipendere da diversi meccanismi:2 mutazione JAK2V617F, a carico del gene JAK 2 ,3 altre mutazioni geniche fra cui MPL e CALR Alterazione della via JAK/STAT nella MF 6 3,4 elevata concentrazione di citochine proinfiammatorie 3 1. Quintas Cardama A, et al. Clin Cancer Res 2013; 19(8); 1‐8; 2. Levine RL, et al. Nat Rev Cancer 2007; 7(9): 673‐83; 3. Komrokji RS, et al. Cancer Control 2012; 4. Levine RL. N Engl J Med. 2013; 369(25): 2451‐2; 5. Savona MR. Leuk Res 2014. pii: S0145‐2126(14)00123‐4. doi: 10.1016/leukres.2014.04.012; 6. Vannucchi AM. N Engl J Med.2010; 363(12): 1180‐2. Ruxolinitib: blocca differenziazione e funzionalità delle cellule dendritiche (DC) che causa un’alterata attivazione dei linfociti T. Notevole attività antinfiammatoria e immunomodulante degli inibitori di JAK utilizzati nel trattamento della mielofibrosi (MF) e delle malattie autoimmuni, - studio (Heine A et al. Blood, 2013, 122:1192-1202) condotto in vitro e in vivo su DC umane e modelli murini. «I pz con MF hanno uno stato iper-infiammatorio, elevati livelli di citochine pro- infiammatorie e pro-angiogeniche»,«Il trattamento con ruxolitinib normalizza lo stato pro-infiammatorio e migliora i sintomi costituzionali, indipendentemente dallo stato mutazionale di JAK2, suggerendo che potenziali effetti sul sistema immune e DC possano essere alla base dell’efficacia terapeutica». Possibile ruolo di ruxolitinib come nuovo farmaco immunomodulante nei pazienti con alterate risposte immuni, inclusa la GVHD e la sepsi. i pazienti trattati a lungo termine con ruxolitinib andrebbero attentamente monitorati per le possibili complicanze infiammatorie e lo sviluppo di neoplasie, a causa degli effetti inibitori del farmaco sulle risposte protettive T cellulari. Ruxolitinib: caratteristiche farmacocinetiche nell’uomo ASSORBIMENTO: Picco massimo entro 1 ora dalla somministrazione, Assorbimento orale pari o superiore a 95%, Nessuna variazione farmacocinetica rilevante dopo l’assunzione di un pasto ricco di grassi DISTRIBUZIONE: Legame alle proteine plasmatiche in vitro circa 97% ELIMINAZIONE: Emivita media di eliminazione (T1/2) di circa 3 ore, 74% renale, 22% fecale SOMMINISTRAZIONE: Due volte al giorno JAKAVI. Riassunto delle Caratteristiche del Prodotto Indice Dose iniziale raccomandata in base alla conta piastrinica >200.000/mcL → 20 mg bid 100.000/mcL-200.000/mcL →15 mg bid 50.000/mcL-100.000/mcL → 5 mg bid DOSE MASSIMA 25 MG BID Dose iniziale ridotta del 50% se: Deficit renale grave scompenso epatico di qualsiasi grado Potenti inibitori di CYP3A4 ( itraconazolo, claritromicina, anti-retrovirali ) o inibitori sia di CYP2C9 che di CYP3A4 ( fluconazolo ) - Nel caso di uso di forti induttori di CYP3A4 (carbamazepina, fenobarbital, fenitoina, rifampicina…) è possibile sia necessario aumentare la dose - Terapia sospesa se PLT < 50.000/mcl o N < 500/mcL. Nella PV quando Hb < 8 g/dl COMFORT-I COMFORT: COntrolled MyeloFibrosis study with ORal JAK inhibitor Treatment1 Studio randomizzato, in doppio cieco, multicentrico, di fase III condotto in USA, Canada e Australia1 (309 pz) Pazienti con PMF, PPV-MF, o PET‐MF1 n=3091 Randomizzazione1 1:1 IPSS: 2 (rischio intermedio) o ≥3 (rischio alto)1 Milza palpabile ≥5 cm1 Conta piastrinica ≥100 x 109/L1 Ruxolitinib 15 o 20 mg BID per via orale1 n=1551 134 ongoing1 21 interruzioni2 Placebo1 n=154*1 78 ongoing1 37 interruzioni2 36 crossover1 Estensione in aperto con ruxolitinib In caso di aumento del 25% del volume splenico dal basale (prima della settimana 24, in associazione a peggioramento dei sintomi)1,2 Endpoint primario: riduzione del volume splenico ≥35% dal basale alla settimana 241 Endpoint secondari: durata della risposta splenica, variazione del punteggio totale dei sintomi, sopravvivenza globale1 *3 pazienti non valutabili per il parametro della sicurezza – inclusi nell’analisi ITT dell’efficacia. IPSS, International Prognostic Scoring System. Indice 1. Verstovsek S, et al. N Engl J Med. 2012;366:799-807. 2. Verstovsek S, et al. N Engl J Med. 2012;366:799-807 (supplemental appendix). COMFORT-II COMFORT: COntrolled MyeloFibrosis study with ORal JAK inhibitor Treatment1 Studio randomizzato, in aperto, multicentrico, di fase III condotto in Europa2 (219 pz) Pazienti con PMF, PPV-MF, o PET‐MF1 n=2191 Randomizzazione1 2:1 IPSS: 2 (rischio intermedio) o ≥3 (rischio alto)1 Milza palpabile ≥5 cm1 Conta piastrinica ≥100 x 109/L1 JAK2V617F positivo o negativo1 Ruxolitinib 15 o 20 mg BID per via orale1 n=146 Best available therapy (BAT)*1 n=73 91 ongoing1 26 interruzioni2 29 fase di estensione2 31 ongoing1 24 interruzioni2 18 crossover1 Crossover a ruxolitinib ed estensione dello studio1 Splenectomia o splenomegalia progressiva (aumento del volume splenico del 25% dall’inizio dello studio) Endpoint primario: riduzione ≥35% del volume splenico dal basale alla settimana 481 Endpoint secondari: risposta splenica alla settimana 24, durata della risposta splenica1 Endpoint esplorativo: QoL2 *BAT selezionata dall’investigator, includeva la possibilità di terapie di combinazione, nessuna terapia, o cambi di trattamento nel corso dello studio.1 Indice 1. Harrison CN, et al. N Engl J Med. 2012;366:787-98. 2. Harrison CN, et al. N Engl J Med. 2012;366:787-98 − Supplementary Appendix. COMFORT-I Endpoint primario: percentuale di pazienti con una riduzione della splenomegalia ≥35% alla settimana 24 Pazienti con una riduzione della splenomegalia ≥35% alla settimana 24 50 41,9% P<0,001 Odd Ratio (IC 95%) 134,4 (18,0, 1004,9) Responders (%) 40 30 20 10 0,7% 0 Ruxolitinib (n=155) Placebo (n=153) I pazienti che hanno interrotto il trattamento prima della settimana 24 o che hanno effettuato il crossover prima della settimana 24 sono stati considerati non-responder. Riduzione della splenomegalia ≥35% in una percentuale di pazienti significativamente superiore nel gruppo di trattamento con ruxolitinib rispetto a placebo Verstovsek S, et al. N Engl J Med. 2012;366(9):799-807. Indice COMFORT-II Variazione della splenomegalia Migliore variazione percentuale del volume splenico dal basale alla settimana 48 Ruxoliniti BAT Migliore riduzione percentuale del volume splenico dal basale 132 (97%) 35 (56%) Migliore aumento percentuale del volume splenico dal basale 4 (3%) 28 (44%) Miglior variazione percentuale dal basale Ruxolitinib (N=136) BAT (N=63) 60 40 20 0 -20 -40 -60 -80 Nel corso delle 48 settimane di trattamento, la quasi totalità dei pazienti che ha ricevuto ruxolitinib ha presentato riduzione della splenomegalia Alla settimana 28, nei pazienti trattati con ruxolitinib si è registrata una riduzione media della splenomegalia del 30,1%; contrariamente, nei pazienti trattati con placebo si è registrato un aumento medio della splenomegalia del 7,3% (p<0,001) Harrison C, et al. N Engl J Med. 2012;366(9):787-98. Indice COMFORT-II Variazione del volume splenico Variazione nel tempo del volume splenico rispetto al basale ( dati a 3 anni ) Variazione % media dal basale Ruxolitinib BAT (escluso il crossover) BAT (incluso il crossover) 20 10 0 -10 -20 -30 -40 -50 -60 0 12 24 36 48 60 72 84 96 108 120 132 144 156 Settimane I pazienti in trattamento con BAT che sono passati a ruxolitinib hanno mostrato riduzione del volume splenico dopo il crossover Cervantes F, et al. Blood. 2013;122(25):4047-53. Indice COMFORT-I Variazione individuale del carico sintomatico -40 -80 0 4 8 12 16 20 -80 0 4 8 12 16 20 Prurito Dolore osseo/ muscolare 160 120 80 40 0 -40 0 -40 Tempo (settimane) 200 -80 0 Tempo (settimane) 4 8 12 16 20 Tempo (settimane) 24 40 24 120 24 40 0 -40 0 4 8 12 16 20 Tempo (settimane) 120 80 40 0 -40 -80 0 4 8 12 16 20 24 Tempo (settimane) 80 -80 Sazietà precoce 24 Variazione % media ± ESM 0 80 Variazione % media ± ESM 40 120 Dolore intercostale lato sinistro Variazione % media ± ESM 80 Variazione % media ± ESM Fastidio addominale Variazione % media ± ESM Variazione % media ± ESM Variazione % media ± ESM Variazione individuale nel tempo del carico sintomatico valutato secondo MFSAF v2.0 modificato Sudorazione notturna 160 120 80 40 0 -40 -80 0 4 8 12 16 20 24 Tempo (settimane) Inattività 160 120 Ruxolitinib Placebo 80 40 0 -40 -80 0 4 8 12 16 20 24 Tempo (settimane) Ruxolitinib ha migliorato il punteggio dei singoli sintomi a ogni time point di 4 settimane, mentre i pazienti che hanno ricevuto placebo hanno manifestato un peggioramento dei sintomi Mesa RA, et al. J Clin Oncol. 2013;31(10):1285-92. Indice COMFORT-I – follow-up a 2 anni EORTC QLQ-C30 Variazione media rispetto al basale (IC 95%) Variazione media del punteggio EORTC QLQ‐C30 a 2 anni Ruxolitinib Placebo Stato di salute globale/QoL 20 15 5 10 0 -5 -5 0 -10 -5 -15 -10 -20 -15 BL 12 24 Variazione media rispetto al basale (IC 95%) 48 60 72 84 96 Attività nel ruolo 15 -25 BL 12 24 36 48 60 72 84 96 72 84 96 Prestazioni fisiche 15 10 10 5 0 5 -5 0 -10 -5 -15 -20 36 Stanchezza 10 BL 12 24 36 48 60 Settimane 72 84 96 -10 BL 12 24 36 48 60 Settimane Il miglioramento della funzionalità e dei sintomi osservato con il trattamento con ruxolitinib alla settimana 24 si è mantenuto nel tempo Verstovsek S, et al. Haematologica. 2013;98(12):1865-71. Indice Sintomi e QoL Miglioramento dei sintomi e della QoL nei pz con MF1-3 Parametro valutato attraverso strumenti utilizzati in campo oncologico e attraverso strumenti specifici per la determinazione della QoL nella MF1-4 EORTC-QLQ-C30 (generalmente utilizzata in campo oncologico) FACT-Lym (il linfoma presenta sintomi comparabili con quelli della MF) MFSAF (specifico per la valutazione della QoL nella MF) I pazienti affetti da MF presentano dei sintomi disabilitanti che possono essere alleviati in modo significativo con il trattamento con ruxolitinib1-3 1. Verstovsek S, et al. N Engl J Med. 2012;366(9):799-807. 2. Mesa RA, et al. J Clin Oncol. 2013;31(10):1285-92. Indice 3. Harrison C, et al. N Engl J Med. 2012;366(9):787-98. 4. Verstovsek S, et al. N Engl J Med. 2012;366(9):799-807 – Supplementary Appendix. COMFORT-I – follow-up a 3 anni Benefici in termini di sopravvivenza rispetto a placebo Sopravvivenza globale per gruppi di trattamento Randomizzati a ruxolitinib Randomizzati a placebo ruxolitinib* Probabilità di sopravvivenza 1,0 0,8 0,6 HR= 0,69 IC 95%: 0,46−1,03 p=0,067 0,4 N. di morti: ruxolitinib = 42; placebo = 54 Follow‐up mediano: 149 settimane 0,2 Percentale di pazienti del gruppo placebo a rischio che è passato al trattamento attivo o ha interrotto. 0 0 4 13 22 35 54 73 88 97 99 100 100 100 100 100 100 100 100 100 100 100 100 100 8 16 24 32 40 48 56 64 72 80 88 96 104 112 120 128 136 144 152 160 168 176 Settimane *Entro la settimana 80, tutti i pazienti inizialmente randomizzati a placebo hanno interrotto il trattamento o sono passati a ruxolitinib Beneficio in termini di sopravvivenza globale nei pazienti originariamente randomizzati a ruxolitinib rispetto a placebo Verstovsek S. American Society of Hematology − 55th Annual Meeting. Abstract 396. Available at: https://ash.confex.com/ash/2013/webprogram/Paper59759.html Indice Studi COMFORT – Pooled Analysis della sopravvivenza globale Benefici in termini di sopravvivenza rispetto a BAT Ruxolitinib Control Probabilità di sopravvivenza 1,0 0,8 Riduzione del 35% 0,6 del rischio di morte 0,4 vs controllo 0,2 0 0 24 48 72 96 120 144 Settimane N. Ruxolit 301 inib 286 264 241 221 213 184 Contro 227 llo 205 170 154 140 122 99 I pazienti trattati negli studi COMFORT con ruxolitinib hanno presentato una sopravvivenza maggiore rispetto ai pazienti che hanno ricevuto placebo o BAT Vannucchi AM, et al. Abs presented at ASH 2013 #2820; available at https://ash.confex.com/ash/2013/webprogram/Paper62231.html Indice Principale tossicità associata al trattamento con ruxolitinib è ematologica: trombocitopenia, anemia, neutropenia giudicate gestibili con riduzioni del dosaggio, interruzioni del trattamento o trasfusioni in entrambi gli studi. Gli aventi avversi non-ematologici (stanchezza, diarrea, dispnea, cefalea, vertigini, nausea e confusione) sono rari e generalmente di grado lieve. Possibile comparsa di eventi avversi gravi (recidiva acuta dei sintomi di mielofibrosi, ingrossamento rapido della milza e anche scompenso emodinamico acuto) durante la sospensione del trattamento con ruxolitinib, suggerendo l’opportunità di una riduzione graduale del dosaggio. Fonte: New England Journal of Medicin COMFORT-I – follow-up a 2 anni Livelli di emoglobina Valori medi di emoglobina nel tempo Ruxolitinib Placebo Variazione percentuale media dal basale 5 0 -5 -10 -15 -20 BL 12 24 36 48 60 72 84 96 Settimane Emoglobina media al basale: ruxolitinib, 105 g/L; placebo, 105 g/L2 L’emoglobina media ha raggiunto il valore minimo dopo 8–12 settimane di terapia e si è ristabilizzata a un nuovo valore che è rimasto costante nel tempo durante la terapia a lungo termine1 1. Verstovsek S, et al. Haematologica. 2013;98(12):1865‐71. 2. Verstovsek S, et al. N Engl J Med. 2012;366(9):799‐807. Indice COMFORT-II – follow-up a 3 anni Eventi avversi di particolare interesse osservati nell’intervallo di 6 mesi Ruxolitinib Randomizazione + estensione, % 0−24 (n=146) 24−48 (n=134) SMQ - Parametro 48−72 (n=116) Settimana 72−96 (n=101) 96−120 (n=93) 120−144 (n=81) 144−168 (n=72) Percentuale di pazienti Anemia 34,9 12,7 8,6 13,9 8,6 7,4 8,3 Trombocitopenia 43,2 22,4 15,5 12,9 10,8 12,3 2,8 Sanguinamento 17,1 14,2 9,5 11,9 7.5 9,9 6,9 Epistassi 6,8 1,5 0,9 4,0 0 1,2 1,4 Ematoma 5,5 4,5 3,4 1,0 0 2,5 1,4 50,0 35,1 37,9 25,7 43,0 33,3 25,0 Bronchite 3,4 6,7 8,6 3,0 10,8 4,9 4,2 Gastroenterite 5,5 3,0 0,9 1,0 2,2 1,2 0 Rinofaringite 13,7 5,2 7,8 4,0 10,8 3,7 4,2 Infezione delle vie urinarie 4,8 2,2 5,2 4,0 5,4 3,7 2,8 Aumento di peso 8,2 8,2 5,2 5,0 2,2 0 0 Infezioni Eventi avversi di qualsiasi grado in ≥5% dei pazienti. I pazienti sono stati inclusi solo una volta per ogni categoria. Gli eventi avversi di particolare interesse includono il questionario standardized MedDRA (SMQs) di sanguinamento, livelli elevati di transaminasi, embolia e trombosi, eritropenia, aumento della pressione sistolica, infezioni, leucopenia, patologie maligne, trombocitopenia e aumento di peso. Cervantes F, et al. Blood. 2013;122(25):4047‐53. Indice Conclusioni Comfort - I e II Ruxolitinib superiore rispetto al placebo e alla migliore terapia disponibile (BAT), in termini di - ↓ splenomegalia effetto rapido che si puo’ mantenere nel tempo - ↓ sintomi correlati alla malattia. effetto rapido e duraturo Risultato ancora più importante, supportato da una serie di evidenze, riguarda il beneficio indotto da Ruxolitinib in termini di - ↑ sopravvivenza. Inoltre puo’ migliorare la qualita’ di vita: effetto mantenuto nel tempo. Anemia e piastrinopenia: gli eventi avversi piu’ frequenti, possono portare a sospensione del trattamento. Nel primo periodo di th possibile che il fabbisogno trasfusionale ↑ o che i pz inizino a essere trasfusi Altro evento avverso infezioni: informare tempestivamente il medico curante e l’ematologo in caso di febbre o sospetto di infezione. RUXOLITINIB PUO’ DARE UN BENEFICIO CLINICO ANCHE SIGNIFICATIVO IN UNA QUOTA DI PZ CON MIELOFIBROSI. NON TUTTI I PAZIENTI CON MIELOFIBROSI SONO CANDIDATI A TALE TERAPIA E NON TUTTI OTTENGONO UN BENEFICIO CLINICO Grazie per l’attenzione
Documenti analoghi
La terapia convenzionale della mielofibrosi - mpn
splenomeglia è superiore a 10 cm dall’arcata
costale o quando la splenomegalia è
superiore a 5 cm dall’arcata con progressione
(più di 3 cm all’anno)
• Il farmaco di prima scelta è ruxolitinib
quan...