Parte 2 - Camera di Commercio di Ascoli Piceno
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Parte 2 - Camera di Commercio di Ascoli Piceno
Le strategie di sviluppo delle imprese femminili nella provincia di Ascoli Piceno - Parte 2 PARTE 2 I RISULTATI DEI FOCUS GROUP Al fine di ottenere efficaci indicazioni di natura qualitativa sul mondo imprenditoriale femminile (peraltro indispensabili per la predisposizione dei questionari da utilizzare nelle interviste dirette e nelle interviste “postali”), sono stati organizzati presso la sede della Camera di Commercio Industria Artigianato ed Agricoltura di Ascoli Piceno due focus group. Sulla base delle segnalazioni del Comitato per la promozione dell’imprenditoria femminile di Ascoli Piceno sono stati individuati due differenti cluster di testimoni privilegiati: • il primo composto da rappresentanti delle varie associazioni di categoria ed organizzazioni sindacali e da imprenditrici con incarichi nei vari organi interni deputati allo sviluppo dell’imprenditorialità femminile; • il secondo formato da imprenditrici caratterizzate da esperienze particolarmente significative, tali da rappresentare le “eccellenze” del variegato mondo imprenditoriale femminile della provincia. I focus group sono stati realizzati a distanza ravvicinata (lunedì 19 e lunedì 26 aprile 2004) e si sono contraddistinti innanzitutto per una elevata presenza dei soggetti invitati. Tale significativo risultato è indice dell’interesse che iniziative rivolte alla comprensione del fenomeno oggetto d’indagine riescono a suscitare. Il 1° focus group I vari intervenuti sono stati sollecitati ad esporre le esperienze condivise con le proprie associate, al fine di riuscire a tracciare un quadro delle problematiche “percepite”. Innanzitutto si è chiesto di avere indicazioni sulla nascita delle imprese “al femminile”. Come premessa è stato osservato che bisogna distinguere attentamente tra imprese realmente gestite da donne ed imprese semplicemente “intestate” a donne per varie motivazioni, ma non sempre per ragioni di natura imprenditoriale. 33 Le strategie di sviluppo delle imprese femminili nella provincia di Ascoli Piceno - Parte 2 E’ stato dapprima rilevato che “nascono come tutte le altre imprese. Non è opportuno fare una distinzione tra uomini e donne, ma semplicemente tra opportunità e doti personali. Dire impresa-donna significa dire semplicemente impresa”. Tale affermazione, in parte inizialmente avallata da alcuni interventi, è stata poi di fatto articolata dalla maggioranza dei presenti e l’attenzione si è rivolta a quello che è stato indicato come il principale problema a livello nazionale - non solo locale - e senza alcuna differenziazione dimensionale tra imprese: conciliare impresa e famiglia. “La necessità di emergere, di fare e scrollarsi di dosso il retaggio storico della condizione della donna sono tra le principali motivazioni che spingono alla creazione di nuove attività imprenditoriali: ma rimane sempre il problema del doppio lavoro femminile (familiare e imprenditoriale)”. Riconducendo le varie esperienze alle diverse realtà associative rappresentate nel focus group, è stato affermato che nel settore dell’artigianato si è verificato un notevole cambiamento. Grazie infatti ad un più alto livello di scolarizzazione e ad una spiccata capacità d’innovazione (si pensi, ad esempio al commercio elettronico) nel gestire aziende tradizionali si è assistito allo sviluppo di attività nell’artigianato artistico, nel settore dell’abbigliamento (come aziende produttrici di linee di tendenza) e nel settore dell’ambiente; è stato quindi sottolineato che tale processo ha consentito alle donne di non essere più “relegate” nei settori dei servizi alla persona - come estetiste e parrucchiere - o nel confezionamento c/terzi. E’ stato anche sostenuto che proprio questi ultimi settori tradizionalmente al femminile andrebbero seguiti più attentamente, poiché caratterizzati dall’applicazione di standard di sicurezza ritenuti non sempre adeguati. Inoltre, in alcuni interventi è stato evidenziato che si incrementa l’affiancamento al coniuge nell’attività d’impresa, principalmente nella gestione amministrativa. Con specifico riferimento al settore dell’artigianato emerge il profilo di un nuovo imprenditore donna, colto, preparato, dinamico e predisposto all’innovazione ma che ancora “ragiona in modo antico”, vale a dire trascurando la sua persona ed il suo lavoro a vantaggio degli impegni familiari: è stato affermato 34 Le strategie di sviluppo delle imprese femminili nella provincia di Ascoli Piceno - Parte 2 “lavorando – le donne - vivono un senso di colpa perché sottraggono tempo alla famiglia”. Nel settore del commercio è stata individuata una netta distinzione tra le donne sopra i trent’anni e quelle di età inferiore. Le prime intraprendono un’attività imprenditoriale sostanzialmente per motivazioni di carattere economico (a fronte di difficoltà per l’inserimento nel mondo del lavoro dipendente) e per ereditarietà (fattore questo spesso abbinato al primo). Tali caratteristiche motivazionali sono molto ricorrenti in questa fascia d’età e l’attività imprenditoriale è vissuta “come una necessità e non come una scelta”. Nella fascia d’età inferiore, invece, l’iniziare un’attività nel commercio è una scelta di vita, sovente preceduta da un lavoro dipendente nello stesso ramo d’attività. Nel settore artigianale e dell’intermediazione viene poi individuata una causa ulteriore all’origine di una nuova attività: l’imposizione – così è stata definita - subita dalla donna lavoratrice dipendente che, per poter continuare a svolgere le sue mansioni lavorative, viene “spinta” (quasi obbligata) ad avviare un’attività autonoma; non si riscontra, di fatto, una modifica dell’attività lavorativa, ma solo una trasformazione del rapporto giuridico e dei relativi oneri sociali e retributivi da dipendente a fornitore. Nel settore industriale la motivazione determinante è l’ereditarietà; l’industria, è stato osservato, “nasce al maschile”, ma la provincia ascolana si è caratterizzata di recente per la presenza di donne imprenditrici. Ciò però è dovuto sostanzialmente a fattori “casuali”, ovvero alla prosecuzione dell’attività paterna in assenza di figli maschi. Vi sono comunque dei settori - in particolare in alcuni comparti del terziario avanzato - che si caratterizzano “al femminile”, senza che sia verificato il fenomeno appena descritto. I presenti comunque concordano che a prescindere dalle motivazioni non vi sono consistenti separazioni culturali tra i sessi, ma anzi un’elevata polivalenza dei ruoli femminili. Diverso è il discorso se osserviamo la situazione della forza lavoro a livello di quadri e ruoli dirigenziali, dove ancora esistono delle discriminazioni sotto l’aspetto retributivo e di presenza femminile su quella maschile. Il settore agricolo si caratterizza per una scarsa presenza di aziende totalmente “al femminile” – non considerando, come è stato rilevato, le aziende femminili cosiddette “fittizie”. Quelle poche, però, sono descritte come aziende guidate da donne particolarmente determinate; d’altronde non potrebbe essere diversamente essendo quello agricolo un settore prettamente maschile. Molto più frequente è l’affiancamento 35 Le strategie di sviluppo delle imprese femminili nella provincia di Ascoli Piceno - Parte 2 della moglie al coniuge nello svolgimento dell’attività, sia occupandosi dell’aspetto amministrativo –molto di frequente con risultati eccellenti -, sia diversificando l’attività con l’apertura, ad esempio, di un agriturismo. Tali attività collaterali sono connotate dalla costante presenza femminile. Le piccole imprese agricole – la maggior parte con una dimensione media di 8/10 ettari – sono prevalentemente gestite da uomini; in agricoltura, più che negli altri settori, si può sostenere che esiste ancora una discriminazione piuttosto rilevante. Concentrando ora l’attenzione sul modo di gestire l’impresa da parte delle donne, un aspetto confermato da tutti i presenti è l’eccellente qualità dell’operato e l’elevato grado di produttività; infatti, come è stato rilevato, le donne “non tollerano perdere tempo. Devono concentrare l’attività nelle ore in cui sono presenti, per poi doversi dedicare alla famiglia”. Un altro tema oggetto di approfondimento ha riguardato il sistema delle relazioni delle donne con gli uomini nell’ambito della propria attività lavorativa; la presenza femminile è spesso considerata con diffidenza nelle attività dove la componente manuale è ancora predominante, mentre nelle attività del terziario (commercio, turismo, settore immobiliare, ecc.) “non costituisce più un problema”; anzi “la qualità del servizio offerto è migliore. Le donne, forse perché credono di dover dimostrare ancora qualcosa, sono molto rigide e rigorose. Inoltre, sono particolarmente portate nei rapporti con i fornitori e sensibili agli aspetti del marketing”. In tal senso, l’integrazione può essere considerata compiuta. Rimangono però delle problematiche nel rapporto con l’ambiente; dai presenti al focus viene descritto un “approccio sbagliato della donna. E’ lei che spesso si considera diversa mentre, molto più semplicemente, si dovrebbero valorizzare le diverse attitudini”. La donna imprenditrice è da considerarsi “come un valore aggiunto per il mercato. Dove opera vediamo che copre in meglio ruoli una volta a lei preclusi”. 36 Le strategie di sviluppo delle imprese femminili nella provincia di Ascoli Piceno - Parte 2 Inoltre “se anche la donna diventa imprenditrice, come già ad esempio il marito, raddoppiano le opportunità del territorio”. La corretta rappresentazione del fenomeno oggetto di discussione non può, comunque, prescindere dalla constatazione che esiste una consistente differenza: il diverso rapporto con gli impegni familiari rispetto ai colleghi uomini. E’ un aspetto più ampio rispetto a quello oggetto del presente studio; è un aspetto sociologico, riconducibile all’ampio ed attuale dibattito sul “Welfare State”. Basti pensare che le donne tra i 28 ed i 40 anni sono quelle più impegnate nella famiglia e sono quelle che dovrebbero e potrebbero dare di più al mondo imprenditoriale, sia in termini di impegno e di entusiasmo, sia in termini di competenze da acquisire e trasferire. Questo rilievo, condiviso dalla totalità dei presenti, ha stimolato diversi interventi. Tutti concordano che non sarebbero adeguati dei semplici finanziamenti alle imprese, ma sono necessari interventi di carattere strutturale; la richiesta più impellente è la necessità di asili nido in azienda o nei pressi. La normativa attuale in materia è considerata adeguata per le grandi imprese, ma non per le realtà più piccole; dai presenti sono “auspicate delle pressioni politiche per far sì che si sviluppino gli asili nido, o con interventi diretti o favorendo la collaborazione tra imprese finalizzata alla gestione di servizi comuni”. Non da ultimo è poi rilevato un problema di corretta informazione sulle normative e sui finanziamenti a supporto delle imprese – ad esempio, nella regione Marche ci sono stati fondi della Legge n. 53 del 2000, che non sono stati utilizzati -. Infine è stato analizzato il rapporto tra donne ed associazionismo; al riguardo sia nelle associazioni del commercio, che in quelle dell’artigianato, dell’industria e dell’agricoltura la situazione è omogenea: le donne hanno una scarsa percentuale di partecipazione rispetto al numero di associati. In particolare, la presenza femminile nei vari direttivi è molto limitata; alcune associazioni hanno cercato di ovviare al problema, inserendo una donna di diritto nei vari Consigli. Ci si chiede, allora, per quale motivo le donne non si coordinino per eleggere adeguate rappresentanze: la risposta data dai presenti riconduce al problema di fondo sopra delineato; ovvero “esistono grossi problemi di tempo nel conciliare famiglia, lavoro e partecipazione attiva nella propria associazione di categoria. Di fronte alla scarsità della “risorsa tempo” l’associazionismo attivo soccombe!”. 37 Le strategie di sviluppo delle imprese femminili nella provincia di Ascoli Piceno - Parte 2 Il 2° focus group Sono intervenute donne imprenditrici, che hanno condiviso con il gruppo la loro esperienza. Questo secondo focus ha avuto come scopo quello di ricostruire la genesi di ogni imprenditrice, effettuare un’analisi del percorso professionale con l’obiettivo di individuare le motivazioni della scelta e, infine, focalizzare l’attenzione sui fattori di successo ed insuccesso e sulle problematiche dei vari aspetti organizzativi. Oltre la metà delle intervenute è diventata imprenditrice subentrando all’attività paterna, anzi, spesso non è stata nemmeno una scelta ma quasi una necessità, mancando un figlio maschio. Tale situazione iniziale, da considerarsi indubbiamente come un’opportunità “aggiuntiva” rispetto alle altre colleghe, non ha sminuito l’ impegno ma, piuttosto, ha comportato un carico probabilmente maggiore in quanto costantemente “costrette” a confrontarsi con “l’ombra” paterna. E’ stato affermato in proposito: “il problema non era essere donna o uomo, ma essere figlia!”. Tali considerazioni, se vere per un uomo, in settori tipicamente maschili lo sono ancor più per una donna. In alcuni comparti tutto il management è composto da uomini; le donne sono “naturalmente” escluse da una serie di pre-condizioni da rispettare per assumere tali ruoli, innanzitutto la massima flessibilità d’orario (compresi spesso i giorni festivi). D’altro canto, tutte le esperienze con donne manager si caratterizzano per la grande professionalità di queste ultime; donne con volontà di ferro che riescono a conciliare gli impegni familiari con grandi responsabilità. Traspare anche in questo secondo focus il problema principale già evidenziato nell’altro: conciliare lavoro e famiglia. La maggiore determinazione delle donne nello svolgere la loro attività è una capacità riconosciuta da tutte le presenti; si definiscono come “più disponibili a mettersi alla prova, mentre l’uomo è meno disposto a mettersi in discussione”. Ma, quindi, tra donne e uomini c’è perfetta intercambiabilità nei ruoli o la donna deve occuparsi di alcuni aspetti in particolare? A questa domanda provocatoria è stato risposto che sicuramente esistono diverse sfumature tra i due sessi e sarebbe intelligente sfruttare al meglio le peculiarità di ognuno. Ad esempio, la donna imprenditrice ha 38 Le strategie di sviluppo delle imprese femminili nella provincia di Ascoli Piceno - Parte 2 una maggiore capacità di dialogo e di comprensione, ha una probabilità più alta rispetto al collega uomo di entrare in empatia con il suo interlocutore; così come sono riconosciute da tutte le presenti maggiori doti nell’area amministrativa-gestionale. Alcune problematiche individuate sono tipiche di tutte le imprese e non solo di quelle femminili; tra tutte, in primo luogo, le difficoltà di accesso al credito, soprattutto per le aziende artigiane. L’artigianato è stato definito “già di per sé al femminile, discriminato, emarginato. Il problema non è tra uomini e donne, è tra imprese artigiane e non”. E’ stata evidenziata la necessità di aiuti più consistenti, sia in termini finanziari, sia in termini di servizi alle imprese, come un maggior supporto nell’organizzazione e nella partecipazione a fiere di settore. In relazione alle difficoltà con gli istituti finanziari, sono stati ravvisati degli ostacoli specifici per le imprenditrici nella fase di avvio dell’attività; se esistono difficoltà per tutte le attività in questa fase, ciò è ancor più vero per le donne alle quali, almeno inizialmente, è riconosciuta una minore credibilità. Le imprenditrici del settore agricolo si scontrano con una realtà condizionata, più che negli altri settori, da una predominante presenza maschile; in tale settore esistono forti discriminazioni delle donne in quanto tali. Non a caso le esperienze raccolte nel focus hanno avvio quasi sempre da un’attività che è stata ereditata; “cominciare dal nulla un’attività in questo settore scoraggerebbe anche la donna più determinata”. Diverso il discorso per le attività collaterali come quelle di gestione di un agriturismo, che anzi si caratterizzano per la costante presenza femminile. Il lavoro agricolo però, oltre ad essere particolarmente gravoso fisicamente, si scontra con una manodopera totalmente maschile – escludendo la raccolta dell’uva, delle olive e poche altre attività -; inoltre, altri settori collaterali come il vivaismo – oltretutto caratterizzato da buoni margini di redditività – sono tipicamente maschili. Le donne che operano in tali settori, quindi, sono particolarmente determinate e mosse da una grande passione per ciò che realizzano. L’amore per la propria attività è un tratto comune a tutte le presenti ed è quello che, probabilmente, le spinge ad affrontare i differenti impegni. 39 Le strategie di sviluppo delle imprese femminili nella provincia di Ascoli Piceno - Parte 2 La gestione dell’azienda e della famiglia è stata al centro dei discorsi di entrambi i focus; in maniera evidente è stato descritto un “senso di colpa nel sottrarre tempo alla famiglia ed un senso di frustrazione nei confronti dei figli”. L’impegno professionale è spesso consentito solo grazie al contributo di altri familiari (in genere i genitori), che sopperiscono alle assenze per gli impegni aziendali. In tal senso, è fortemente criticata sia l’attuale offerta di asili nido e scuole materne soprattutto in termini di flessibilità d’orario - sia il supporto offerto all’imprenditrice in gravidanza – secondo quanto rilevato - che non è paragonabile a quello disponibile per le donne che svolgono un’attività di lavoro dipendente. E’ stata richiesta una maggiore informazione e pubblicità delle iniziative a supporto dell’imprenditoria femminile evitando, com’è gia accaduto, che tali opportunità non vengano sfruttate. Tra i servizi richiesti anche l’erogazione di attività formative nei vari ambiti, con corsi specifici che permettano alle donne imprenditrici, soprattutto nella fase di avvio dell’attività, di acquisire le opportune conoscenze. Il tutto affiancato da maggiori possibilità di accesso a finanziamenti, magari di importi poco consistenti, ma caratterizzati da una minore rigidità delle garanzie richieste, affinché si dia realmente una possibilità di successo a chi ha determinazione e capacità. Tab. 1. Uno schema riassuntivo 1° FOCUS COMPOSIZIONE Rappresentanti delle varie associazioni di categoria ed organizzazioni sindacali; imprenditori ed imprenditrici con incarichi nei vari organi interni deputati allo sviluppo dell’imprenditorialità femminile. SCOPO Esperienze condivise con le associate, al fine di riuscire a tracciare un quadro delle problematiche “percepite”. ARTIGIANATO ED INDUSTRIA Nuovo profilo di imprenditore donna, colto, preparato, dinamico e predisposto all’innovazione, ma che ancora “ragiona in modo antico”. COMMERCIO Netta differenza temporale tra le donne sopra i trent’anni (soprattutto motivazioni di carattere economico) e quelle di età inferiore (scelta di vita). 40 Le strategie di sviluppo delle imprese femminili nella provincia di Ascoli Piceno - Parte 2 Tab. 2. Uno schema riassuntivo 2° FOCUS COMPOSIZIONE Imprenditrici caratterizzate da esperienze particolarmente significative, tali da rappresentare le “eccellenze” del mondo imprenditoriale femminile della provincia. SCOPO Ricostruire la genesi di ogni imprenditrice; individuare le motivazioni della scelta; focalizzare l’attenzione sui fattori di successo ed insuccesso e sulle problematiche organizzative. GENESI Oltre la metà delle intervenute è diventata imprenditrice subentrando all’attività paterna (costantemente “costrette” a confrontarsi con “l’ombra” paterna: “il problema non era essere donna o uomo ma essere figlia!”); le altre per passione. FATTORI DI SUCCESSO La professionalità; la determinazione e la forza di volontà. FATTORI DI INSUCCESSO Accesso al credito: ostacoli specifici per le imprenditrici nella fase di avvio dell’attività ( alle donne, inizialmente, è riconosciuta una credibilità minore); scarsa credibilità nel settore agricolo: discriminazioni delle donne in quanto tali; conciliazione dei tempi tra azienda e famiglia (“senso di colpa nel sottrarre tempo alla famiglia ed un senso di frustrazione nei confronti dei figli”). SUPPORTO ALLA FAMIGLIA Determinante contributo dei familiari (sopratutto i genitori); scarsa offerta di asili nido e scuole materne in prossimità dei luoghi di lavoro e inesistente flessibilità d’orario; insufficiente supporto all’imprenditrice in gravidanza SERVIZI RICHIESTI Attività formative (soprattutto nella fase di avvio dell’attività); accesso a finanziamenti di importi poco consistenti, ma con minore rigidità delle garanzie richieste; servizi alle imprese per le fiere. 41