periodo scaligero - Polo Museale Lombardia

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PERIODO SCALIGERO
Verso la metà del Duecento, Mastino I della Scala, ghibellino, assume il
titolo straordinario di Podestà di Verona.
Le vicende di quest’ultimo, a causa del suo legame con l’imperatore
Corradino di Svevia, saranno per la città causa di una scomunica da
parte del papa Clemente IV.
Quindi, ci pare intuire, per stabilire una signoria duratura sulla città,
Mastino I e suo fratello Alberto della Scala avrebbero avuto bisogno di
allargare la base del loro consenso, diremmo oggi, e di avere quindi
anche l’appoggio dei Guelfi, che non avrebbero accettato un potere
troppo legato alla fazione ghibellina. Quindi la priorità era quella di far
togliere la scomunica e di riottenere i favori del Papa.
La lotta all'eresia sarebbe risultata quindi un ottimo escamotage per
ottenere i favori della parte guelfa.
A partire dal 1273 si cominciò a puntare l’attenzione sulla comunità
catara sirmionese. Il vescovo di Verona, inquisitore, indisse quindi una
crociata contro i Catari di capitanata proprio da Mastino I e Alberto
della Scala, veronesi, e da Pinamonte Bonaccolsi, mantovano, entrambe
le famiglie erano infatti desiderose di ottenere il favore del Papa.
In questo modo, oltre ad allargare la base di consenso, gli Scaligeri
avrebbero espanso la signoria anche su Sirmione. Questa località,
infatti, per le sue caratteristiche geografiche, aveva una grande
importanza strategica nel controllo del territorio.
Nel novembre del '76 entrarono a Sirmione ed arrestarono circa
duecento persone, che, dopo il processo, verranno arsi sul rogo a
Verona. Dopo aver conquistato Sirmione, Mastino, probabilmente,
cominciò a costruirvi la rocca che noi conosciamo.
Come conseguenza, qualche anno più tardi, avvenne la riconciliazione
col papato, nella persona di papa Niccolò IV, che tolse la scomunica e
l’interdetto alla città.
Tra il 1277 e il 1301 Alberto della Scala rende definitivo il dominio
della famiglia sulla città e sul suo territorio. All'inizio del Trecento con
Alboino e Cangrande la Signoria occupa un ruolo fondamentale nella
politica dell'Italia settentrionale, diventando il punto di riferimento per i
ghibellini in Italia (Cangrande è Vicario Imperiale). Intanto la Signoria
conquista Vicenza, Padova e Treviso. Negli anni Trenta la potenza
scaligera raggiunge la sua massima espansione e quasi simultaneamente
i primi ridimensionamenti. Nel momento di massima espansione
Verona domina a un territorio che comprende Brescia, Parma, Sarzana e
Lucca e quasi tutto il Veneto tranne Venezia. Tra il 1337 e il 1339 gli
scaligeri perdono Brescia a vantaggio dei Visconti di Milano. La
Signoria cade solo tra il 1378 e il 1402, quando Gian Galeazzo Visconti
conquista Verona. Successivamente nel 1405 il territorio veronese passa
sotto il dominio veneziano. Dopo la battaglia di Maclodio (1427) pure
Brescia e Bergamo entrano a far parte dei territori della Serenissima.
Nel frattempo però perdurano sul Garda "sacche di resistenza" che
vedono alleate contro la Repubblica di Venezia forze, anche navali,
viscontee e gonzaghesche (i Gonzaga infatti tendevano a considerare
come proprio anche il territorio tra Lonato e Peschiera) ben oltre la
metà del secolo.