SLazio - Online-News

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SLazio - Online-News
Anno I numero 4
luglio 2011
Sanità
la
Lazio
del
CI MANCAVANO
ANCHE I TICKET
L’INTERVENTO
“Non è roba nostra,
rimedieremo”
'introduzione dei ticket con la manovra finanziaria è stata una scelta unilaterale del
governo. Peraltro annunciata dopo che si
era tenuto un incontro con le Regioni durante il
quale non si era fatto cenno ai ticket. Per
quanto riguarda i codici bianchi, in realtà va ricordato che il ticket nel Lazio già esiste, è stato
introdotto dalla giunta Marrazzo-Montino,
quindi non è una novità. In merito invece ai 10
euro di ticket sulla specialistica, stiamo valutando con i nostri uffici le possibili soluzioni ma
L
si tratta di una questione complessa.Nell’ambito di quelle che sono le nostre competenze e
la compatibilità finanziaria cercheremo di dare
una risposta. Il Lazio è una regione sottoposta
ai vincoli del piano di rientro e a un controllo
puntuale e sistematico da parte del governo
nazionale. Per questo ci confronteremo anche
con i ministeri vigilanti per provare, a saldi invariati, a dare una risposta ai cittadini e per non
vederli ulteriormente penalizzati.
Renata Polverini
IL PRIMO FREE PRESS DEDICATO INTERAMENTE ALLA SANITA’
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3
L’EDITORIALE
Tagli, ticket, Tar. Renata e le “tre T”
a Polverini è lapidaria, per
ora il ticket ce lo teniamo,
poi valuteremo il da farsi. Un
problema in più per il Governatore del Lazio, un interrogativo in
più da aggiungere a quelli messi
in bella evidenza nel numero
scorso e che per ora sono parcheggiati sulla scrivania del governatore in attesa di trasformarsi
in un’intervista promessa ma non
ancora concessa. Le cose non
vanno affatto bene e la stretta generale imposta dalla Manovra si
ripercuote dolorosamente su una
situazione regionale già compromessa. La risposta alle esigenze
degli utenti, del territorio, è ancora
parziale, disomogenea, la Regione è ancora un fortino assediato. Le necessità del piano di
rientro applicato con durezza e
scarsa flessibilità si scontrano
con sviluppi inattesi. Gli amministratori locali non accettano passivamente
declassamenti,
riconversioni, chiusure - destra o
sinistra non ha importanza - e
reagiscono seguendo le vie di
legge. E ci si trova così un Tar improvvisamente rianimato e protagonista a sbarrare la strada ai
tagli. Sono i giudici amministrativi
a disegnare il piano di rientro,
chiosano i più maliziosi. Ma non
si è molto lontani dalla realtà.
Sembra un gioco di squadra: il
sindaco e i comitati di lotta per
questo o quell’ospedale alzano la
palla e il Tar schiaccia. Bracciano,
Pontecorvo,
Acquapendente,
Ceccano, Subiaco Frascati. La
mappa si allarga e l’effetto-imitazione rischia di rendere la situazione ingovernabile. All’inizio i
giudici amministrativi sembravano pèiù timidi, oggi concedono
la sospensiva. E la Polverini deve
L
Nella foto il governatore della
Regione Lazio, Renata Polverini, in carica dal 30 marzo
2010
fermare i suoi carri armati. In attesa degli eventi. Intanto crescono le liste d’attesa, restano
affollati i pronto soccorso degli
ospedali, la protesta monta. E il
governatore non si arrende, le
prova tutte. Come quella della
apertura serale degli ambulatori
dei più grossi ospedali capitolini,
che i suoi supporter giudicano
una idea geniale e i suoi detrattori
una inutile stupidaggine. Le strutture sul territorio, il coinvolgimento - ma quello vero - dei
medici di base, il potenziamento
e il rilancio della Guardia medica,
oggi ingessata, sono cose di là da
venire. E l’ultimo episodio - da
rabbrividire - dei giorni scorsi
getta una luce sinistra sull’intera
sanità laziale. Un uomo è morto
dopo essere stato respinto, nel
giro di alcuni giorni, da ben cinque Pronto Soccorso. Subiaco(due
volte),
Tivoli.
Policlinico Umberto I, Cto. L’ultima valutazione, da codice
rosso, ha portato il paziente direttamente in sala operatoria al Policlinico Universitario di Tor
Vergata. Ma lì è morto. Si può sostenere che il piano di rientro è
sbagliato perché priva di strutture
strategiche delle fette di territorio:
l’utente ha bussato invano all’ospedale di montagna di Subiaco(da chiudere secondo il
piano), poi a quello decentrato di
Tivoli. Ma si può anche dire il contrario, e cioè che la vicenda giustifica il fatto che il piccolo
ospedale vada chiuso, riconvertito in altro.Perchè non è in
grado di gestire una situazione
a rischio. Un autogol per quei medici, quegli operatori che in difesa
dell’Angelucci di Subiaco hanno
giocato una battaglia campale.
Ma rifletta, la Polverini. Se la vittima fosse appartenuta alla “Nomenklatura” della politica avrebbe
scelto il Pronto Soccorso di Subiaco o si sarebbe fatto portare
direttamente in un ospedale “sicuro”, in una clinica della capitale? Per esperienza sappiamo
che è quasi sempre così. Ci sono
due sanità e
delle cors i e
Chi
Scende
IL “BORSINO”
della sanità laziale
Pietro Giovanni Zoroddu, capo di gabinetto
della Polverini ed ex direttore confederale Ugl,
è l’uomo ovunque della Governo regionale laziale. Tutto passa per lui, dalle campagne pubblicitarie alle trattative con i privati della sanità.
E’ stato messo addirittura a tappare il buco dell’Astral (strade) in attesa che quell’agenzia trovi
la sua quadra definitiva. Gli uomini chiave non
vanno mai in classifica. Questa volta si cambia.
Più facile apparire e prendere consensi per
Alessandra Mandarelli, presidente della commissione regionale Sanità. Ha strappato una
deroga al blocco del turn over a Frosinone.
Complimenti. E complimenti a Giuseppe Profiti. Nella scacchiera del potere sanitario del Vaticano è ormai una pedina chiave insostituibile.
Bambino Gesù, Gemelli, e adesso San Raffaele
di Milano. Il management sanitario sembra non
avere ostacoli per lui. E’ risorto con un progetto
di sanità Luigi Canali,già sindacalista e presidente della Commissione sanità nella giunta
preferenziali. Quel signore è
morto perché era una persona
“normale”? Secondo punto. Gli
operatori coinvolti appartengono
a più ospedali, anche in due strutture pubbliche della capitale non
è stata riscontrata situazione di
pericolo. Troppi medici, tutti insieme, non hanno saputo dare la
giusta valutazione. Per sciatteria,
per fretta, per stanchezza, per superficialità. E’ la condizione in cui
la Polverini li costringe a lavorare
l’attenuante decisiva? Terribile,
ma non ci sono giustificazioni.
L’altra ipotesi è che a quelle ipotesi se ne aggiunga un’altra, ancora più devastante se pensiamo
che è riferita a tecnici che hanno
in mano le nostre vite: questione
di incompetenza. La nuova
classe medica e infermieristica
non è all’altezza, per mille motivi,
del compito richiesto. Non c’è formazione sufficiente, e gli errori
talvolta costano vite umane. Alla
fine si dovrà ammettere che questo è un problema, il problema
della sanità, un problema generale, nazionale. Non è colpa della
Polverini, certo, ma come assessore alla sanità,per quanto di sua
competenza, deve correre ai ripari. Ci sono protocolli di sicurezza trascurati, non applicati,
non c’è attenzione sufficiente da
parte di chi governa i reparti. Ci
sono delle responsabilità oggettive che una polizza di assicurazione non vale a cancellare.
Pensi a questo il governatore del
Lazio. Risolvere questi problemi
alla fine fa anche risparmiare.
precedente. Può essere utile. Così come sarà
certamente utile nel suo nuovo ruolo Stefano
Savino, neurochirurgo del Goretti di Latina. Ora
è stato nominato direttore sanitario. Un elemento di equilibrio nel delicato meccanismo
della sanità pontina. Batte in testa invece Francesco Storace e con lui Luigi Frati. Protagonisti solo qualche anno fa, per ragioni diverse,
della politica sanitaria romana oggi assumono
posizioni contradditorie a quelle sostenute in
passato. E i loro fans tengono gli occhi bassi.
Per pudore. Continuano a macinare polemiche
e proteste nei loro megafoni gli infaticabili pierini
dell’opposizione, Montino e Rodano. Inconcludenti. Così come sono inconcludenti i vari Tribunali del malato/Cittadinanza attiva nel
sollevare sempre gli stessi problemi, nel fare
sempre le stesse denunce. Quello che manca,
fatto salvo il sacrosanto diritto di critica, è il fattore proposta. Qualcosa di convincente, realiz- A sinistra dall’alto Profiti e Savino.
zabile, buono per tutti.
A destra dal basso Storace e Frati.
Chi
Sale
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Anno I numero 4
ATTUALITA’
luglio 2011
IN PRIMO PIANO
Pronto il software, iI monitoraggio comincerà il 1 agosto e prenderà in esame le registrazioni di luglio
Nuovi ticket, ci pensa l’Asp
La Regione non vuole mettere la faccia sulle scelte (impopolari) del Governo
L’Agenzia di Sanità Pubblica è pronta a gestire il nuovo sistema tariffario
Nei pronto soccorso del
Lazio il software di gestione degli accessi è gestito dall’Asp
’Asp entra in campo nella
complessa partita dei ticket.
L’agenzia guidata da Lucio
D’Ubaldo, nell’ambito dei propri
compiti istituzionali di supporto
alle attività della Regione, è già
tecnologicamente pronta per “gestire”, controllare, amministrare,
monitorare il nuovo sistema tariffario che prevede il pagamento di
un ticket di 25 euro per le prestazioni da Pronto Soccorso con co-
L
dice bianco per i cittadini non
esenti e per il ticket di 10 euro
sulle prestazioni di assistenza
specialistica, sempre per i cittadini non esenti. La Polverini finora si è chiamata fuori: i ticket
sono “una scelta unilaterale del
governo”, come ha spiegato nel
suo intervento su Sanità Lazio, e
non vuole associare il nome della
Regione ad una scelta ad alto
tasso di impopolarità. Ecco perché l’Agenzia di Sanità Pubblica
giocherà un ruolo di primo piano,
soprattutto dal punto di vista logistico. Il software di gestione degli
accessi in Pronto Soccorso denominato GIPSE, gestito dall’Asp, è infatti già stato
configurato per la registrazione
della compartecipazione alla
spesa da parte del paziente (Tic-
ket di 25 euro), in quanto già prevista dalla legge finanziaria 2007.
Per quanto riguarda l’assistenza
specialistica, Laziosanità gestisce il sistema informativo delle ricette relative alle prestazioni di
specialistica ambulatoriale erogate da tutte le strutture ambulatoriali della regione e le nuove
tariffe verranno registrate a partire dal 1 agosto 2011, così come
previsto dai protocolli, per le prestazioni erogate nel mese di luglio.
Per la gestione delle
prenotazioni e dei pagamenti
delle prestazioni ambulatoriali da
parte dei singoli cittadini, saranno
le singole strutture erogatrici e,
per i presidi pubblici, il sistema
Recup (non gestito da Laziosanità), ad adeguare le tariffe al
nuovo sistema.
Pronto soccorso, nel Lazio si paga sempre
Svelato il trucco. E’ bastato aggiungere il termine “in uscita” al testo della Finanziaria
e il gioco è fatto: se non viene ricoverato il paziente è tenuto a sborsare 25 euro
Veronica Vidal
na parolina in più e cambia
tutto. Il ticket è servito. Sì, ma
all’uscita. Comunque vada quando
il paziente esce dal pronto soccorso
paga i 25 euro stabiliti per legge.
E’inutile girarci attorno: nel Lazio,
come vedremo, interviene il codice
di appropriatezza in uscita, paziente
stabilizzato è uguale a codice
bianco che a sua volta è uguale al
pagamento del ticket di 25 euro. Lineare come un’equazione algebrica. Cosa diversa è invece se
dopo l’accesso al Dea (Dipartimento di emergenza e accettazione) lo stesso paziente viene
U
ricoverato. In questo caso non si
paga. Così come non si paga se il
paziente/utente arriva con un
trauma o un avvelenamento acuto
e magari trasportato pure dall’ambulanza. Tutto scritto nella circolare
del 18 luglio scorso che la Direzione
regionale programmazione e risorse del SSR ha indirizzato ai direttori delle aziende ospedaliere del
Lazio, all’Asp-Laziosanità, alla società regionale Lait e alle associazioni di categoria, oltre che alle
direzioni delle case di cura private
accreditate e degli ospedali classificati. A tutti insomma per chiarire
che «per le prestazioni erogate a
partire dal 17/07/2011 data di entrata in vigore della legge 111/2011,
per le prestazioni erogate in regime
di pronto soccorso non seguite da
ricovero, la cui condizione è stata
codificata come codice di appropriatezza di uscita bianco, ad eccezioni di quelli afferenti al pronto
soccorso a seguito di traumatismi o
avvelenamenti acuti, gli assistiti non
esenti sono tenuti al pagamento di
una quota fissa pari a 25 euro». Ed
è chiaro che messa in questi termini
la questione s’intende che a pagare
sarà pure un qualsivoglia paziente
con un principio di fibrillazione
atriale, o un altro con una colica
epatica da farlo star piegato in due
dai dolori o peggio, un altro ancora
con la riacutizzazione di una calcolosi cronica. In questi casi appunto
se il trattamento sanitario avviene in
ambulatorio sulla barella e quindi,
con una generica terapia farmacologica, si risolve senza necessità di
ricovero il paziente/utente sarà comunque costretto a sborsare la
tassa. Ma ecco svelato il trucco.
Basta confrontare quanto scritto
nella legge 111 e quanto nella circolare regionale. L’interpretazione
della Regione Lazio sembrerebbe
aver forzato la mano alla norma sul
ticket scritta invece in Finanziaria.
Che invece recita: « Per le prestazioni erogate in regime di pronto
soccorso ospedaliero non seguite
da ricovero, la cui condizione e'
stata codificata come codice
bianco, ad eccezione di quelli afferenti al pronto soccorso a seguito di
traumatismi ed avvelenamenti
acuti, gli assistiti non esenti sono tenuti al pagamento di una quota fissa
pari a 25 euro». In questo capoverso non c’è scritto «in uscita»
come invece è stato aggiunto nella
circolare regionale. Vale a dire che
nella Finanziaria «non seguite da ricovero» può essere solo riferito al
codice assegnato all’ingresso e
quindi all’accesso al pronto soccorso come in realtà avviene e
sempre è avvenuto. La priorità d’intervento per la visita e l’appropriatezza dell’accesso in ogni manuale
di gestione sanitaria, è valutato in
termini di accesso al Pronto Soccorso e non di uscita.Ma si vede
che il Lazio o meglio chi governa il
Lazio vuole, incidere con una ventata di novità anche sulla letteratura
sanitaria. Ecco cosa significa «sul
ticket nessuno sconto» come pronunciato in più riprese dal governatore. Suona come «dal ticket non si
scappa…».
SLazio
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ATTUALITA’
IN PRIMO PIANO
E' il tormentone estivo del Servizio Sanitario Nazionale. Scontenta tutti, serve a poco. Intanto ce lo teniamo
“Codice bianco”, non fa cassa e non risolve
Tutto ruota attorno ai medici di famiglia. Gramazio (Pdl): “Serve un accordo quadro ”
Falconi (Fimg) : “Devono lavorare sabato e domenica”
L’Aduc: in Germania vengono penalizzati se mandano
al Pronto Soccorso un paziente senza seri motivi
nico Gramazio, oggi presidente del
comitato scientifico della stessa
Agenzia, «per potenziare i medici di
famiglia. Quell’anno il ricorso ai
pronto soccorso si ridusse del 55%».
Poi con il cambio di giunta (subentrò
quella di Marrazzo) si mise il silenziatore a questa iniziativa e finì prima
Stefania Pascucci
l “codice bianco” è ormai il tormentone estivo del servizio sanitario. Si
tratta del Triage nei Pronto Soccorso negli ospedali, cioè l’attribuzione di un colore al paziente che si
presenta all’emergenza. ne stabilisce
il livello dia gravità. Ora si cambia regime e chi si avrà un codice bianco
dovrà sborsare un po’ di soldi dopo
essere stato visitato. Il 16 luglio
scorso, infatti, tutto è cambiato. Il decreto legge sulla manovra economica
è stato pubblicato con urgenza sulla
Gazzetta Ufficiale ed è diventato
legge. Tra gli interventi c’è il ripristino
dei ticket di 10 euro sulle prestazioni
specialistiche e la riconferma del ticket di 25 euro per i codici bianchi al
pronto soccorso. Entrambi già varati
nel 2007 ma “silenti”, cioè non applicati del tutto se non in via discrezionale a seconda delle strutture
ospedaliere. Il 99% degli ospedali nel
I
Lazio non applicava, fino a ieri, il ticket sui ricorsi impropri ai Ps. Ma se
da una parte il ministro Ferruccio
Fazio ha rassicurato le fasce deboli tra cui i minori fino a 14 anni, gli anziani con la pensione minima e i disoccupati a basso reddito, perché
rientranti nelle categorie degli esenti una larga fetta della popolazione, il
popolo da mille euro al mese, per capirci, non esulta. Sulla specialistica il
governo ribadisce la possibilità per le
Regioni di non applicare il ticket di 10
euro purché «adottino altre misure
di partecipazione al costo delle prestazioni sanitarie equivalenti sotto il
profilo del mantenimento dell'equilibrio economico-finanziario e del controllo dell'appropriatezza». E’ chiaro
che così diventa complicato e, dunque, la via più semplice da adottare
per le Regioni è quella di applicare i
due aumenti. Così almeno ha fatto
sapere fin da subito la Polverini. «Per
tamponare il fenomeno dei codici
bianchi, qualche anno fa , allora ero
presidente Asp-Lazio, feci un accordo con la Fimmg (l’associazione
sindacale dei medici di medicina generale)», racconta il senatore Dome-
Il 99% degli ospedali nel
Lazio non applicava, fino a
ieri, il ticket sui ricorsi impropri ai Pronto soccorso
di decollare. «Perché i cittadini vanno
ad intasare i Pronto soccorso?», si
chiede Mario Falcone, presidente
dell’Ordine dei medici del Lazio.
«Perché manca – dice - l’assistenza
del medico di famiglia il sabato e la
domenica. Se le industrie in crisi possono cambiare non solo la loro strategia organizzativa ma anche il piano
dei costi perché non farlo e proporlo
ai medici? E’ banale? Bisognerebbe
dire ai miei medici: “da domani vi
mettete in forma associata e tenete
aperto il fine settimana”». Secondo
Falcone la sanità sta andando «verso
un modello americano che è fallito
nella sanità. I medici hanno paura di
fare i medici. Prescrivono troppo».
Chi si trova d’accordo con il presidente dell’ordine dei medici è Mimmo
Alessio, direttore generale del San Filippo Neri, un decano dei manager
della sanità laziale, oggi in quota Udc.
« I pronto soccorso degli ospedali
sono intasati perché la gente non
trova i medici», asserisce Alessio. «
Il ticket di 25 euro potrebbe tamponare il ricorso in massa ai Ps. Al San
Filippo Neri avevo fatto studiare la
questione della riscossione ma era
venuto fuori che la gestione costava
troppo alla struttura, in pratica, il doppio di quanto si incassava». E ancora
su Mario Falcone il Dg dell’ospedale
del Trionfale afferma che ha ragione:« i medici del territorio devono
fare da filtro. L’ospedale deve fare
cose serie. Se dobbiamo fare un
check up non possiamo certo andare
al pronto soccorso». Ma riconosce
che il principio è giusto ma che è difficile metterlo in pratica.« I medici
spesso sono presi di punta», prosegue Alessio, «soprattutto quelli che
fanno medici di emergenza. Che
fanno lievitare i costi dell’assicurazione. Al San Filippo Neri qualche
anno fa costava un milione di euro
ma ora è più che triplicata: 3 milioni
e mezzo. Se ci fosse la medicina territoriale i costi si abbasserebbero». E’
inefficace l’imposizione del balzello
per il Pronto soccorso, tuona Primo
Mastrantoni, segretario Aduc. E il perché è presto detto. «Basterebbe
analizzare – afferma - i dati delle regioni (es. Emilia Romagna, Lazio)
che avevano già imposto la tassa.
Ora cerchiamo di rafforzare
la medicina del territorio
L'esperienza insegna che dopo un
primo periodo di diminuzione, la
quantità dei codici bianchi torna ai
valori precedenti all'imposizione della
tassa anche perché i codici bianchi
vengono trasformati in verdi per evitare problemi legali ai medici». Ma il
sindacalista dei consumatori analizza il balzello dei codici bianchi in
chiave categoria sociale distinguendo il ricco e il povero. « I “ricchi” hanno un'assicurazione sanitaria
che consente l'intervento di un medico 24 ore su 24», sostiene.« Per
una influenza il “ricco” chiama il servizio assicurativo di assistenza che
esamina il problema e, se del caso,
invia un medico. Sono invece i “poveri” che devono ricorrere al pronto
soccorso, anche per un codice
bianco che, tra l'altro, non può che
essere certificato dal personale sanitario». Il medico di base, al quale si
dovrebbe rivolgere il “povero”, in
molti casi non è disponibile per una
visita domiciliare, per cui non rimane
che recarsi al pronto soccorso. «Si
tratta - insiste Mastrantoni - di attivare dei filtri intermedi, quali i medici
di base e la guardia medica. Un
tempo il medico di famiglia divideva
la giornata tra visite domiciliari e studio ma oggi non è più così». E all’estero come va? In Germania i
medici di base, ricorda l’Aduc, vengono penalizzati economicamente
se i propri assistiti ricorrono al pronto
soccorso per un codice bianco. In
Italia, invece, si preferisce penalizzare i pazienti bisognosi.
Farmaci, Rasi
alla guida
dell’Agenzia europea
di Maurizio Pigozzi*
n recente caso di cronaca impone una seria riflessione sull’attuale organizzazione del sistema sanitario regionale, in
particolare per quanto riguarda l’accesso alle cure di quei pazienti che, pur non trovandosi in condizioni di estrema gravità,
hanno comunque bisogno di assistenza sanitaria complessa nel
più breve tempo possibile. Fino a poco tempo fa tale assistenza
è stata prestata in larghissima parte dal servizio 118 e dai Pronto
soccorso della Regione Lazio. Ciò nondimeno, i numerosi tagli
operati negli ultimi anni alla spesa sanitaria e, soprattutto, alcune modifiche alla normativa riguardante i criteri di accesso
alle strutture di ricovero, hanno comportato un notevole incremento dell’afflusso di pazienti presso i Pronto Soccorso, trasformandoli praticamente nel unico punto di accesso non solo
alle cure urgenti e complesse ma più in generale al ricovero
stesso e rendendo impossibile agli stessi adempiere alla loro
funzione primaria di strutture destinate alle prime cure in casi di
emergenza. Il transito per il pronto soccorso non è inevitabile,
sono già in funzione, infatti, altre strutture e risorse del Sistema
Sanitario che andrebbero pubblicizzate, potenziate e incenti
U
vate, anche attraverso una revisione dei criteri di accesso al ricovero attualmente in vigore. Come previsto dalla Riforma del
Sistema Sanitario Nazionale già dal lontano 1992, il Medico di
Medicina Generale deve acquistare un ruolo centrale per quanto
riguarda l’accesso alle cure, sia ambulatoriali che di ricovero,
individuando in prima battuta qual’è la cura più opportuna e più
appropriata sia in termini organizzativi che clinici. La revisione
del ruolo dei medici di base dovrebbe prevedere inoltre una effettiva integrazione degli stessi nel sistema di erogazione delle
prestazioni sanitarie e una maggiore responsabilizzazione attraverso un sistema di incentivi e penalizzazioni. Recentemente, ad esempio, sono state introdotte alcune strutture
territoriali che, grazie alle potenzialità ed alla flessibilità dei servizi offerti dai Medici di Medicina Generale, hanno permesso di
diminuire l’ afflusso in entrata ai Pronto Soccorso, mediante il
potenziamento dei servizi di Guardia Medica H24, e di incrementare il flusso in uscita dallo stesso, grazie all’istituzione dei
Presidi Territoriali di Prossimità.
* direttore generale Gruppo Sanigest
Direttore generale dell’Agenzia
italiana del farmaco dal 2008,
Guido Rasi a
giugno è stato
designato direttore esecutivo
dell’Ema (European Medicine
Agency), l’Agenzia del farmaco europea. Rasi, 57 anni, specialista in Medicina Interna ed in Allergologia ed Immunologia Clinica
e Professore Ordinario di Microbiologia a Tor Vergata, ha
alle spalle una lunga carriera nelle istituzioni sanitarie: dal
2001 al 2008 è stato membro del Consiglio cda dell’Istituto Superiore di Sanità, dal 2002 al 2009 ha guidato la
Sezione di Medicina Molecolare dell’Istituto di Neurobiologia e Medicina Molecolare del CNR. Ora l’avventura al
vertice dell’organismo che vigila sul mercato dei farmaci
in Europa.
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Anno I numero 4
ATTUALITA’
luglio 2011
IL CASO
Il “caso Bracciano”, quello di Frascati. Il ricorso al Tribunale amministrativo arma efficace contro la Regione
Se è il Tar a “scrivere” il piano di rientro
Così si rischia la paralisi, con il governatore Polverini ostaggio dei magistrati
Ma accade anche in Abruzzo, in Sicilia, nel Molise. E altrove
Giulio Terzi
e la sanità laziale è ad un
passo dal caos tutto ciò non
avviene per caso. Prima riflessione. A decidere sul piano di
rientro, tempi, modi, specificità,
tagli e riconversioni, di fatto sembra essere il Tar del Lazio. Un tribunale supremo cui tutti fanno
ricorso come penultima spiaggia
per vedere “autenticata” la propria tesi, o per lo meno perché
venga stoppata quella dell’avversario. Seconda riflessione. Questo assunto - ovviamente
provocatorio - non sta in piedi. La
titolarità delle scelte e della strategia politica che governa la sanità del Lazio deve essere del
governatore, la Polverini, che per
di più è commissario ad acta per il
settore e tiene per sé la delega
della Sanità. Eppure lo schema
cui si assiste oggi è semplice. La
Giunta chiude e riconverte le strutture ospedaliere, gli amministratori locali sostenuti da comitati
sorti ad hoc fanno ricorso al Tribunale Amministrativo del Lazio,
motivando ovviamente la loro posizione. E il Tar valuta e decide. E
magari dà la sospensiva, bloccando di fatto la applicazione del
piano. Con un giudizio tecnico su
quanto esposto dai ricorrenti. E
motivato. E se conferma i dubbi
sul fatto che questo o quel Pronto
Soccorso debbano chiudere significa che i giudici hanno fatto le
loro belle considerazioni. Che magari di fatto sconfessano operato
e decisioni della Regione. Un bel
conflitto. E costoso. Ma che rischia di paralizzare la sanità laziale. Lasciamo da parte i
S
tecnicismi, le spiegazioni dotte. Il
Tar del lazio ha sospeso il provvedimento che chiude il Pronto Soccorso a Frascati e lo sposta a
Marino, ha dato in parte ragione ai
ricorrenti per quanto riguarda la
chiusura di alcuni reparti dell’ospedale di Bracciano, ha bocciato il ricorso della società
politica e civile di Pontecorvo e
quello dei sindaci della vallata per
l’ospedale di Atina. (Frosinone);
ma in coda ci sono già diversi altri
dossier e ancora se ne protrebbero aggiungere. Subiaco e Monterotondo,
e
poi
magari
arriveranno quelli di Acquapendente e Sora. O di Ceccano e
Ronciglione. E magari di Gaeta.
Se il gioco funziona vogliono gio-
care tutti, alla fine. E di fatto nel
pieno rispetto delle regole si crea
il caos, o la paralisi. O tutti e due.
La Polverini del resto è in buona
compagnia. In Abruzzo il presidente Chiodi ha dovuto chiedere
al governo di inserire nella manovra un codicillo che in qualche
parte lo tuteli a fronte dei ricorsi
persi nel contesto del piano di
rientro; in Molise il governatore
Iorio alterna lacrime e sorrisi, cavalcando la protesta degli utenti e
tentando di non litigare troppo con
il governo centrale. Ma il Tar ha
messo ripetutamente in mora la
Giunta dell’Aquila e ha concesso
in Molise la sospensiva ai ricorsi
contro la riconversione dell’ospedale di Venafro, ad esempio. E la
Il personaggio/Giuseppe Profiti
Il vero uomo forte
della sanità pontificia
al Bambino Gesù al San Raffaele di Milano. Il Professor Giuseppe Profiti, attualmente Presidente dell’Ospedale
Pediatrico Bambino Gesù, con la sua nuova
qualifica di Vice Presidente della Fondazione di
Don Verzè è ormai considerato il vero uomo
forte della sanità “pontificia”. Dopo aver lavorato
a Genova in varie esperienze sanitarie, su nomina del Segretario di Stato Cardinale Tarcisio
Bertone è approdato all’Ospedale Bambino
Gesù di Roma, con l’impegno di rivedere le
spese anche dell’ospedale pediatrico più apprezzato d’Italia.Pur se “inciampato” in alcune
indagini giudiziarie, ha dimostrato capacità e
spalle forti, in questo aiutato dalla esperienza di
D
stessa dinamica si segnala
in altre regioni, perfino nel
marginale Ennese (vedi
Piazza Armerina).
Non si tratta di trovare un escamotage tecnico per
sgonfiare i ricorsi,
quanto di procedere su questioni
di metodo e con
raziocinio politico.
Se il Tar valutando
le cose considera
che non vi siano le
condizioni per la chiusura di un Pronto Soccorso in rapporto alla
sicurezza dei cittadini non
lo fa per aggrappandosi ad un
Nella foto Giuseppe Profiti,
presidente dell’Ospedale
Pediatrico Bambino Gesù e
vicepresidente della Fondazione San Raffaele
ufficiale della Guardia di Finanza. A completare
il quadro Giuseppe Profiti siede anche nel Consiglio d’Amministrazione dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, con un occhio vigile sulla
megastruttura del Policlinico Agostino Gemelli
di Roma, l’ospedale del Papi (e non solo). Il suicidio di Mario Cal, braccio destro di Don Verzè,
rende ancora più determinata la presenza di
Profiti all’interno della Fondazione creata e voluta proprio dal sacerdote tanto vicino a Silvio
Berlusconi.La sua esperienza nell’ambito sanitario è conosciuta, ora verrà buona anche nel
difficile compito di rimettere ordine nella “confusione” amministrativa della Fondazione San
Raffaele.
SLazio
7
ATTUALITA’
IL CASO
cavillo. E’ evidente che le argomentazioni dei ricorrenti hanno
una loro logica.E allora ci sono
due ipotesi: o gli autori del piano
di rientro non riescono a giustificare in modo convincente il loro
operato o hanno torto. E quindi
devono cambiare. E inaccettabile
che una amministrazione metta a
repentaglio vita e salute dei propri
cittadini per raggiungere un obiettivo economico- finanziario stabilito dall’esterno e asetticamente.
Sulla sanità non si rispamia tagliando e basta. Magari ci sono
altre vie, coinvolgendo le forze private sul territorio, magari cambiando alcune regole del gioco.
Se si rilanciasse invece di chiudere, se per ogni struttura a rischio o già sacrificata sull’altare di
una legittima pianificazione si valutassero dei piani industriali studiati di concerto con gli
imprenditori, con le associazioni di
categoria della sanità (e non solo),
in un ottica di sviluppo(se ne è
parlato diffusamente in un convegno realizzato in ambito Sanit, il
mese scorso. Il Tar non sarebbe
più necessario e molte tensioni
svanirebbero come per incanto.
Dietro i fatti
L’Asp non cade nel tranello
delle “quote rosa”
l
Comitato
scientifico
dell’ASP non cade nel tranello delle “quote rosa”
come la Giunta comunale di
Roma Nel corso dell’ultima
seduta del Consiglio d’Amministrazione di Laziosanità
presieduto dal Senatore
Lucio D’Ubaldo, tenutosi venerdì 8 luglio, su proposta
del Consigliere Senatore Domenico Gramazio è stato approvato
all’unanimità
l’allargamento del Comitato
Scientifico dell’Agenzia alle
quote rosa, con la nomina
della dottoressa Adriana Bonifacino Responsabile UDTS
- Unità Diagnostica e Terapia
Senologica
dell’Azienda
Ospedaliera Sant’Andrea di
Roma,
della
dottoressa
Maya El Hachem Primario di
I
Dermatologia Pediatrica dell’Ospedale Bambino Gesù di
Roma, della dottoressa Rita
Formisano Direttore dell’Unità Post-Coma della Fondazione Santa Lucia, della
dottoressa Fiorella Guadagni Responsabile del Dipartimento di Medicina di
Laboratorio e Biotecnologie
Avanzate dell’IRCCS San
Raffaele alla Pisana. In questo modo sicuramente non ci
saranno ricorsi contro il
ruolo del Comitato Scientifico e della sua composizione che allarga da dodici a
sedici membri, inserendo
primari e ricercatrici di comprovata professionalità. Se
si considera che il direttore
generale dell’Agenzia è Gabriella Guasticchi il quadro è
Nella foto Adriana Bonifacino, Responsabile UDTS
dell’Azienda Ospedaliera
Sant’Andrea
completo. I problemi, quelli
reali, sono altri. E
se il
nuovo comitato scientifico
presieduto (e reso finalmente operativo) da Gramazio potrà avere un ruolo
importante nella elaborazione delle strategie sanitarie della Regione grazie alla
esperienza e alla autorevolezza dei suoi membri (tra i
quali un paio di rettori e il
presidente dell’Istituto Superiore di sanità), il peso po-
tenziale dell’Asp è frenato
dal regime di prorogatio infinita nella quale galleggia il
suo vertice politico e amministrativo. Un presidente e
un Cda scaduti da un anno
non possono certo determinare azioni di largo respiro e
il loro avvicendamento non è
previsto nel breve periodo.
Un gioco perverso di veti
incrociati continua infatti a
bloccare ogni ipotesi di soluzione e la evoluzione della
situazione politica non aiuta.
Reporter
SLazio
9
ATTUALITA’
IL CASO
I sindacati chiedono un’incontro ma dalla Pisana rispondono: siamo in ferie
La commissione Sanità va in vacanza
ll presidente Alessandra Mandarelli, ex assessore alle Politiche Sociali della giunta Marrazzo,
rinvia tutte le audizioni all'inizio di settembre. Ma i problemi non aspettano
Veronica Vidal
ualche giorno fa un’organizzazione sindacale
del comparto socio-assistenziale del Lazio ha chiesto
un’audizione
alla
commissione regionale Sanità
per trattare alcune problematiche urgenti inerenti alla specialistica e diagnostica clinica
ma gli sarebbe stata chiusa la
porta in faccia. In un’altra occasione, pressoché analoga, a
un altro organismo autorevole,
sarebbe stato riservato lo
stesso trattamento. La spiegazione ufficiale dopo che le voci
di corridoio si erano fatte sempre più insistenti. E’ la stessa
presidente di commissione,
Alessandra Mandarelli che, di
suo pugno, ha scritto una let-
Nella foto Alessandra Mandarelli, presidente della
Commissione Sanità della
Pisana.
Q
tera ai sindacati. Nella missiva spiega: «Per disposizioni
del Presidente del Consiglio
regionale del Lazio, On. Abbruzzese, con nota prot. n.
1427 del 7 luglio 2011, che assegna a tutte le Commissioni
le proposte di legge concernenti l’assestamento 2011 ed
il relativo collegato, in vista
della prossima manovra finanziaria, l’attività di tutte Commissioni
consiliari
verrà
sospesa per i prossimi 30
giorni. Pertanto, le richieste di
audizione in Commissione Sanità verranno espletate, nuovamente,
a
partire
da
settembre, sempre seguendo
l’ordine di arrivo cronologico
rispetto alle altre già pervenute». E tanti saluti, naturalmente.
Insomma,
la
presidente della commissione
sanità, Mandarelli, non nuova
a dinamiche regionali di que-
Piani di rientro,
rigore nel controllo dei conti
sto tipo visto che per tre anni e
più ha ricoperto il ruolo di assessore alle Politiche Sociali
della giunta Marrazzo, vorrebbe scaricare le “ferie” forzate sul compaesano (sono
infatti entrambi ciociari), il presidente del Consiglio, anche
se gli argomenti di cui trattare
sarebbero improrogabili e pesantemente inerenti alle politiche economiche discusse
nella manovra di bilancio corrente. Vale a dire che su argomenti quali l’abbattimento
delle liste d’attesa per malati
oncologici, o la rimodulazione
della rete per le cure cardiovascolari, o ancora, l’internalizzazione
dei
servizi
socio-assistenziali per l’abbattimento della spesa, oppure le
ripercussioni pratiche della
pressione fiscale sul bilancio
regionale e quindi sui cittadini
del Lazio si può attendere
metà settembre, ma anche
oltre. E meno male che quella
della Sanità si chiama commissione
«permanente».
Espressione quanto mai inesatta vista la temporaneità
così poco affidabile soprattutto
nella stagione estiva. Ma tempistica permettendo invece, la
presidente del Lazio Polverini
proprio ieri l’altro si è sporta
così tanto in avanti da dire che
manterrà aperti gli ambulatori,
non solo di domenica e festivi,
ma pure negli orari serali: addirittura fino alle 21. Altro quesito che i sindacati vorrebbero
porre alla commissione Sanità
riguarda la retribuzione dei
medici che presteranno servizio oltre le 18. A quale capitolo
di spesa si dovranno appellare
gli operatori per farsi pagare
gli straordinari? La risposta, a
questo punto lo sappiamo, arriverà dopo metà settembre.
Nella foto, Cesare Cursi
di Cesare Cursi*
'esigenza di assoggettare i vari Sistemi sanitari regionali a rigidi tetti di spesa, superati i quali,
si ricorre obbligatoriamente all'adozione dei cosiddetti "Piani di Rientro", è previsto da una norma
voluta dall'allora Governo Prodi, nel dicembre 2006, ma trasversalmente sostenuta da tutto il contesto politico nazionale.Se la sanità regionale si configura come un'attività di carattere economico
- come di fatto avviene - cui concorrono numerosi soggetti (aziende sanitarie, personale dipendente e convenzionato, strutture private accreditate, fornitori) portatori dei più vari interessi, ciò richiede che i sistemi sanitari regionali siano gestiti secondo criteri di qualità, efficacia, appropriatezza
ed efficienza. Come noto, essi si differenziano fra loro in modo significativo, sia con riferimento alla
qualità delle prestazioni erogate, sia con riferimento alla capacità delle Regioni di sostenere la
spesa sanitaria con le risorse programmate.Tale premessa serve a spiegare l’apparente paradosso
che si verifica nella sanità: quello che emerge è che le regioni maggiormente in equilibrio sotto il
profilo economico erogano anche i migliori livelli essenziali
di assistenza.Pigozzi*
Pertanto, il sistema predi Maurizio
mia chi ha capacità di organizzazione e programma la propria attività in un’ottica di ottimizzazione
dell’efficacia e dell’efficienza.In tale contesto, le regioni italiane definite "virtuose", che danno cioè
i migliori risultati sia dal punto di vista dell`equilibrio di bilancio che da quello della qualità dei servizi sono la Lombardia, il Veneto, l`Emilia Romagna e la Toscana, ma anche Umbria e Marche
sono in equilibrio economico e garantiscono standard di erogazione dei servizi sanitari di buona
qualità. La maggior parte delle regioni del centro e del sud - Lazio in testa – devono, invece, affrontare il problema del disavanzo di bilancio e del deficit annuale a discapito della qualità dei servizi erogati. Occorre acquisire la consapevolezza che mai come in questo momento ci troviamo di
fronte alla necessità di operare delle scelte per ripensare e riformulare l’organizzazione dei servizi
sanitari, con l’obiettivo di arrivare a un reale miglioramento dell’intero sistema.Come ormai è riconosciuto da più parti, per garantire l’equilibrio economico- finanziario delle Aziende sanitarie e l’intera spesa sanitaria entro i limiti previsti dal finanziamento stanziato annualmente, non è necessario
solo operare dei tagli per spendere meno, ma, piuttosto, occorre riformulare i servizi nella logica
dell’appropriatezza organizzativa e di razionalizzazione dell’intero sistema, dal momento che è
ormai dimostrato, anche sulla base dell’esperienza delle Regioni più virtuose, che un sistema in
equilibrio economico è anche più efficace. La politica delle "Tre T" (tetti, tagli e ticket), largamente
usata in passato anche nella nostra Regione, ha dimostrato largamente i propri limiti. L'assoggettamento delle Regioni ai vincoli imposti dal "Piano di rientro", quindi, è uno strumento di per se innovativo, introdotto in maniera trasversale dalle parti politiche, finalizzato a ristabilire l’equilibrio
economico-finanziario dei Servizi Sanitari Regionali e, sulla base della ricognizione effettuata da
ciascuna amministrazione sulle cause che hanno determinato strutturalmente l’emersione di significativi disavanzi di gestione, individua ed affronta selettivamente le diverse problematiche
emerse nella Regione stessa. Si tratta, come noto, di una metodologia che prevede, sostanzialmente, più step: verifica dei disavanzi, ricognizione delle cause, stipula di un accordo tra livello
centrale e regionale, con relativa elaborazione di Piano di rientro triennale, di riequilibrio finanziario e di riorganizzazione dei servizi.Il Piano si configura come un vero e proprio programma di ri
L
strutturazione industriale che incide sui fattori di spesa sfuggiti al controllo delle Regioni, quali principalmente: il superamento dello standard dei posti letto e del tasso di ospedalizzazione, con conseguente impatto sulla spesa per il personale e per i beni e i servizi correlati alle prestazioni
ospedaliere; i consumi farmaceutici; il superamento del numero e del valore delle prestazioni acquistate da strutture private, nonché il relativo sistema di remunerazione; il controllo dell’appropriatezza prescrittiva dei medici. Inoltre, nel Piano sono disciplinate le procedure per la
quantificazione definitiva del debito per l’estinzione dello stesso. Per ogni fattore di spesa critico
sono individuati gli obiettivi di contenimento, le singole azioni concretamente realizzabili per il raggiungimento degli obiettivi medesimi e l’impatto finanziario correlato. Le azioni di intervento a disposizione delle Regioni (i relativi atti sono soggetti a preventiva approvazione da parte dei Ministeri
della salute e dell’economia e delle finanze), con riferimento ai singoli fattori di spesa, possono essere così sintetizzate: riorganizzazione della rete ospedaliera, con riduzione di posti letto ospedalieri ed incentivazione dei processi di deospedalizzazione; introduzione della distribuzione diretta
dei farmaci e meccanismi di rimborso dei prezzi correlati ai farmaci meno costosi; blocco delle assunzioni e del turn-over; determinazione dei budget per gli erogatori privati; acquisti centralizzati
e monitoraggio degli stessi per evitare incrementi dei volumi di spesa; potenziamento dei procedimenti amministrativi e contabili e certificazione dei debiti pregressi con il supporto di un advisor
contabile; utilizzo del sistema tessera sanitaria per gli interventi finalizzati al miglioramento dell’appropriatezza prescrittiva.Se da un lato, le disposizioni in tema di Piani di rientro costituiscono
una rilevante compressione dell’autonomia regionale (in primis il Commissario governativo per l'attuazione del Piano di rientro), in quanto prevedono, da parte del livello centrale, la valutazione degli
obiettivi del piano stesso, la verifica della sua attuazione e la preventiva approvazione dei provvedimenti afferenti a determinate aree tematiche, oltre che la verifica del rispetto delle modalità e dei
tempi pianificati, dall’altro, l’attribuzione di determinate funzioni amministrative in materie demandate alla potestà legislativa regionale di tipo concorrente o residuale non comporta, di per sé, lesione della competenza regionale, purché siano evidenti le ragioni dell’attribuzione stessa e siano
osservate le procedure di leale collaborazione.A seguito della maldestra riforma costituzionale del
2000, alle Regioni, infatti, compete l’organizzazione esclusiva del servizio sanitario regionale, in funzione dei bisogni sanitari dei cittadini del proprio territorio, sulla base delle risorse programmate ed
assegnate - in misura prevalente - dallo Stato. La soluzione al deficit viene, quindi, dalla capacità
di ogni Regione di programmare e decidere cosa serve e cosa no ai cittadini: quanti ospedali,
quante discipline, quanti pronto soccorso, quanti servizi erogati dal pubblico e quanti dal privato.Tuttavia, la necessaria razionalizzazione della rete degli ospedali e delle strutture complesse
in essi operanti, dettata dalle esigenze dei Piani di rientro, non deve in nessun modo penalizzare
i livelli qualitativi dei servizi riservati al cittadino-utente, perchè assurdo sarebbe differenziare il trattamento sanitario erogato in base alla ricchezza - o meno - di ogni singola Regione.
*Responsabile nazionale salute e affari sociali Pdl
SLazio
11
ATTUALITA’
DOSSIER
Pubblichiamo l’elenco completo dei professionisti abilitati a fare i direttori generali nella sanità laziale
La carica dei settecento manager
Sono sempre gli stessi nomi - poche decine - ad occupare a rotazione i posti
disponibili. Ma forse un turn over e nuove regole sarebbero utili
privata. Eppure ci sono, e ci tengono ad esserci, non si spiega
altrimenti. E la Polverini ha pescato lì, ha preso in quell’elenco
ciò che gli serviva. Sempre gli
stessi, si diceva. Non c’è ricambio. Possibile che in quel pacchetto così consistente non ci
siano alternative? La sanità laziale non dà in questo momento
una gran bella immagine di sé.
Qualche responsabilità i manager ce l’avranno, questi ultimi e
i loro predecessori. Magari tra
gli “iscritti” all’albo e non considerati ci sono dei professionisti
validi. Perché non fare uno
screening dell’esistente, magari
rimettendo al lavoro il team di
esperti ma con un mandato
nuovo?
Giulio Terzi
otremmo chiamarla la carica dei 700 (in realtà
sono qualcuno di più).
Nelle due pagine seguenti pubblichiamo una piccola, garbata
provocazione, l’elenco completo
dei professionisti giudicati dalla
commissione di tre esperti nominati dal presidente Polverini
idonei a ricoprire l’incarico di direttore generale di aziende sanitarie
della
regione
e
dell’Istituto Zooprofilattico sperimentale di Lazio e Toscana.
Nella
delibera
449
del
15/10/2010 c’è anche dell’altro,
ci sono le liste degli aspiranti
manager - le possibili news entries - dei candidati non ritenuti
idonei e di quelli che hanno presentato la documentazione fuori
tempo massimo. Li risparmiamo
ai lettori. Quello che segue invece è una sorta di albo professionale aggiornato (erano
stati riaperti i termini), l’unico
valido e certificato. Le poltrone
di direttore generale delle
aziende sanitarie della regione
sono appannaggio loro, la Polverini per coprire quelle caselle
deve necessariamente pescare
in quell’elenco. Che comprende
tutti, a prescindere dalla appartenenza politica, dalla formazione
professionale,
dall’esperienza maturata. I tre
saggi del governatore hanno valutato evidentemente in base a
dei criteri precisi. E in questo
piccolo esercito partono tutti alla
pari. E vengono scelti. Scorrendo l’elenco molti lettori troveranno nomi noti, notissimi e
riconosceranno il direttore ge-
P
nerale della propria Asl, dell’ospedale di riferimento, e magari
qualche
direttore
precedente. In realtà basta
prendere un interessante volume curato da Riccardo Fatarella, “Buona sanità”, Noema
Edizioni, e scorrere gli elenchi in
appendice alla voce Lazio. Il volume ha come protagonisti i manager della salute e in quelle
pagine ci sono tutti, con gli incarichi e i relativi periodi storici
in sequenza. Si scopre che a girare da una poltrona all’altra
sono sempre gli stessi, uomini o
donne, ma sempre gli stessi,
anno dopo anno. Una compa-
gnia di giro ridotta che n on supera certamente il dieci per
cento dell’elenco considerato,
anzi. Fanno casta, fanno classe
dirigente, spesso al di là della
casacca politica che - come si
può vedere nella appendice del
libro di Fatarella - cambiano abbastanza spesso. Al Policlinico
Umberto I con una giunta di
centro sinistra, al San Camillo
con il goverrno di centro destra,
e così via. Un blocco unico,
compatto,. E ti spieghi perché
nei convegni, nelle mille occasioni pubbliche che la sanità
offre, questi manager si riconoscano, si abbraccino e facciano
gruppo. Sono sempre loro. Alcuni ruotano da una Asl all’altra,
altri come nel gioco dell’oca tornano su una casella che hanno
già occupato in passato. Nell’elenco, aggiornato appunto
alla fine dello scorso anno figurano ancora manager in abbondante età di pensione, o agli
arresti domiciliari o virtualmente
fuori dai giochi per ragioni di
esperienza e di anagrafe. Professionisti che hanno appeso la
giacca al chiodo o che sono tornati al posto di origine, che magari hanno maturato qualche
condanna penale o hanno
scelto la strada della impresa
I mali della sanità non colpiscono solo Roma. La richiesta di Gramazio
“Fondazione Monte Tabor, Fazio riferisca in Aula”
“Il Ministro della Salute riferisca in Aula sulla situazione dell’Istituto San Raffaele”. A chiederlo è il senatore Domenico Gramazio, vicepresidente della
Commissione Sanità di Palazzo Madama. Il 19 luglio
il Senato ha discusso del dissesto finanziario della
Fondazione del Monte Tabor, dopo il suicidio di Mario
Cal, braccio destro di don Verzè, ed ex vice presidente
dell’Istituto. “La Regione Lombardia sembra uno spettatore imbarazzato – ha detto la senatrice democra-
tica Fiorenza Bassoli - Chiediamo quindi che almeno
il ministro Fazio venga in Aula per poter avere un quadro chiaro della situazione e sapere quali iniziative intenda mettere in campo per giungere ad una
soluzione positiva di questo drammatico problema”.
Subito dopo è stata la volta di Gramazio. “Il San Raffaele – ha detto il parlamentare pidiellino - è una struttura riconosciuta per le sue capacità, per l’operatività
e la professionalità dei dipendenti, e non può essere
abbandonata a sè stessa, anche se c’e`, da parte
della Chiesa, un intervento concreto di pronto intervento, con un allargamento del Consiglio di amministrazione ad esperti di fama nazionale, che possono
sicuramente mettere mano a una serie di misure”.
“Chiediamo al Ministro della salute – ha concluso il senatore - di farci sapere quali sono le intenzioni del Governo a garanzia di quella struttura”.
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12
Anno I numero 4
SPECIALE
luglio 2011
MANAGER
Elenco generale di idoneità all'incarico Direttore Generale
di Aziende Sanitarie della Regione Lazio e dell'Istituto
Zooprofilattico Sperimentale (I.Z.S.) della Regione Lazio e Toscana
N
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Abbagnara
Abbondante
Acciaro
Aguzzi
Aiello
Albano Barilli
Alessandro
Alessandro
Alessi
Alessi
Alessio
Allegra
Allegra
Allegrucci
Allocca
Aloisio
Amadei
Amato
Amici
Amoddeo
Amodeo
Anasetti
Andreoli
Angeloni
Anibaldi
Annunziata
Ansuini
Antonellis
Antoniozzi
Anzisi
Aparo
Aquino
Autizi
Autorino
Azzolini
Bagaglini
Bagnariol
Balbi
Baldacchini
Baldantoni
Baldino
Balducci
Balsanelli
Bandiera
Barbato
Barcaioli
Barela
Barone
Bartolomeo
Basso
Battigaglia
Bellini
Bellini
Bellobono
Bellocchi
Benedetti
Berardesca
Bernardi
Bertinelli
Bertoldi
Bertucci
Besson
Bevere
Biagini
Biamonte
Bianchini
Bianchini
Bianciardi
Bianconi
Biasi
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Daniele
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Raffaele
Enrico
Lucio
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Armando
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Filippo
Claudio
Lorenzo
Amalia
Antonio
Massimo
Filippo
Lorenzo
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Francesco
Alessandro
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Ulrico
Paolo
Luigi
Graziella
Donato
Florindo
Prisco
Ugo Luigi
Battista
Adriano
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Cesare
Gaetano
Saverio
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Vincenzo
Sandro
Filippo
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Gabriele
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Biondi
Bizzocchi
Bladelli
Blandamura
Blasetti
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Boccia
Bollecchino
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Bonamico
Bonanni
Bonavita
Boni
Boragine
Borelli
Borrello
Borzone
Botti
Bracciale
Bracco
Braga
Braida
Brajon
Branca
Braun
Breglia
Brescia
Brighenti
Brizioli
Brugnola
Brunetti
Bruni
Bruni
Bruni
Bruno
Bruzzese
Bucci
Bucolo
Bugli
Buiatti
Bultrini
Busi Rizzi
Buttiglieri
Calabretta
Calderini
Calzetta
Cambieri
Cammareri
Canella
Cannata
Cannella
Canofani
Caponera
Caponetto
Caporossi
Capozzi
Capparelli
Cappuccio
Capuani
Capurso
Carano
Caratozzolo
Carbone
Carlesi
Carmenati
Carnevale
Carnì
Carucci
Caruso
Casagrande
Cascarino
Casella
Casini
Corrado
Franco
Enrico
Ilio
Roberto
Giovanni
Vincenzo
Francesco
Francesco
Corrado
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Enrico
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Pietro
Vittorio
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Michele
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Augusto
Renato
Gianluigi
Domenico
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Giovanni
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Franco
Sergio
Antonio
Franco Maria
Nazareno R.
Franco
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Giovanni C.
Silvana
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Vincenzo
Raffaela
Fabrizio
Bruno
Gianpietro
Benedetto
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Giancarlo
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Giacomo
Giancarlo
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Roberto
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Michele
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Cavallotti
Cavicchi
Cecchini
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Celiberti
Celin
Celletti
Celotto
Celotto
Cenciarelli
Cerbo
Cerimele
Cerreto
Cervelli
Cervone
Chiabrera
Chiappetta
Chierchini
Chini
Chinnici
Chiriacò
Ciacciarelli
Cianetti
Ciarletta
Ciarlo
Ciccarelli
Ciccarelli
Cicogna
Cioffi
Cipolla
Cipriani
Cipriani
Cirignotta
Cirillo
Cirillo
Cirillo
Cisbani
Ciuffreda
Civita
Claudi
Clericò
Clini
Cocco
Coi
Coiro
Colaiacomo
Coletti
Colicchia
Colocci
Condò
Condorelli
Conenna
Consorti
Contegiacomo
Conti
Coppola
Corbò
Corda
Cordioli
Cordoni
Corea
Coronato
Corradi
Corradini
Cortese
Cortesini
Cosi
Costa
Costantini
Ciro
Fulvio
Ettore
Giuseppe
Norberto
Luigina
Carmine
Ivan
Stefano
Giovanna M.
Marcello
Antonio
Daniela
Saverio
Mario
Giuseppe
Giuliano
Marina
Marina
Rosario
Giancarlo
Salvatore
Francesco
Francesco
Patrizia
Vittorio
Giuseppe
Dario
Giorgio
Alberto
Gianfranco
Giuseppe
Graziano
Raffaele
Vittorio A.
Domenico
Alessandro
Cesidio
Miriam
Salvatore
Antonio (48)
Antonio (49)
Giovanni
Bruno
Matteo A.
Piero
Maria Carla
Pasquale
Claudio
Antonio
Mario
Ilde
Enzo
Maria Chiara
Antonio
Vittorio
Franco
Benedetto
Rodolfo
Giuseppe
Pietro
Luigi
Angelo
Paolo
Bruno
Paolo
Mauro
Gerardo A.
Salvatore
Maria Paola
Giovanni
Francesco
Paolo
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290
291
292
293
294
295
296
297
298
Costantini
Costola
Croce
Crovatto
Curcuruto
Cursi
Cusano
Custureri
D'Agostino
Dal Maso
D'Alba
D'Angiò
D'Aprile
D'Avenia
Davoli
De Angelis
De Carolis
De Cesare
De Cesare
De Lisio
De Luca
De Marco
De Pascalis
De Salazar
De Sanctis
De Santis
De Santis
Dedalo
Degli Esposti
Degrassi
Del Baglivo
Del Borrello
Del Maso
Delendi
D'Elia
Della Gatta
Della Marta
Dell'Uomo
Des Dorides
Di Benedetto
Di Biagi
Di Carlo
Di Cesare
Di Chio
Di Cioccio
Di Corato
Di Gennaro
Di Giosa
Di Giovannantonio
Di Girolamo
Di Giulio
Di Iorio
Di Loreto
Di Marzo
Di Monaco
Di Paolo
Di Pilla
Di Prisco
Di Tommaso
Di Turi
Di Vittorio
D'Innocenzo
D'Isa
Doganiero
Donadio
Donati
Donfrancesco
D'Orsi
Dramis
Durante
D'Urso
Fabbri
Fagiolo
Failla
Falcone
Falcone
Antonietta
Angelo
Sandro
Francesco
Rosario
Angelo E.
Tullio
Filippo
Sonia
Maurizio
Fabrizio
Antonio
Modesto
Pierluigi
Quirino
Carlo
Giorgio
Alda
Carmela
Rosario
Claudio P.
Mario
Massimo
Vitaliano
Alberto
Fausto
Antonio
Silvano
Maria
Flori
Enrico
Giuditta
Maurizio
Mauro
Luigi
Antonio
Ugo
Giovanni
Andrea
Aldo
Ruggero
Giuseppe
Giampiero
Giuseppe
Luigi
Adriana
Marco
Salvatore
Claudio
Biagio
Salvatore
Pasqualino
Paolo
Amodio
Nicola
Michele
Giovanni
Stefano
Angela
Roberta
Fabrizio
Marinella
Gianluigi
Rocco
Claudio
Paolo
Luigi
Fulvio
Rosario
Corrado M.
Antonio
Luciano
Antonio
Corrado
Gennaro
Mario
299
300
301
302
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365
366
367
368
369
370
371
372
373
374
Falconi
Falzetti
Fantauzzi
Fantini
Fatarella
Fattori
Ferraccioli
Ferrara
Ferraresi
Ferrauti
Ferretti
Ferrigno
Festa
Festuccia
Ficaio
Ficorilli
Figorilli
Filippi
Filippi
Fioramanti
Fioravanti
Fiore
Fiorenza
Fiorillo
Flacchi
Floridi
Florio
Floris
Fodde
Foglia
Forbidussi
Forino
Forino
Fortino
Fraioli
Franceschelli
Frangione
Franzè
Fratalocchi
Fratto
Frittelli
Furneri
Gabriele
Gagliani Caputo
Galbiati
Galli
Gallitto
Gamberale
Gammarota
Gatto
Gelfo
Gentile
Gentile
Germani
Germano
Ghirelli
Giamperoli
Gianani
Giancotti
Giannelli
Giannotta
Giannunzio
Giliberto
Giorgi
Giovannetti
Giovannone
Girotti
Giulianelli
Giunti
Goletti
Gorgoni
Gramiccia
Granai
Grassi
Grassi
Grasso
Mario
Carlo Alberto
Enrico
Claudio
Riccardo
Fabio
Attilio
Pasquale
Maria
Fernando
Giorgio
Osvaldo
Sergio
Adalberto
Salvatore
Quirino
Laura
Antonio
Fabio
Alfredo
Paolo Maria
Amalia
Marcello
Danila
Adolfo
Loretta
Sergio
Maria Teresa
Pierina G.
Massimo
Alessandro
Alessandro
Fulvio
Antonio
Massimo
Carla
Vincenzo
Angelo
Alfredo
Giovanni
Tiziana
Grazia
Giuseppina
Vincenzo
Giorgio
Flaminio
Stefano E.
Daniele
Francesco V:
Gerardo
Pietro G.
Achille
Diego
Maurizio
Sergio
Daniela
Andrea
Rodolfo
Floriana
Antonello
Alberto
Diana
Antonino
Federica
Giancarlo
Luca
Cesare
Anna Maria
Luigi
Mauro
Giovanni
Roberto
Andrea
Adriano
Giovanbattista
Pietro
SLazio
13
SPECIALE
MANAGER
Da sinistra a destra: Alfredo
Pipino, Franco Condò, Marinella D’Innocenzo, Luigi
Macchitella, Ivan Cavicchi,
Aldo Morrone, Carlo Mirabella, Carlo Sapoentti, Gabriella Guasticchi.
375
376
377
378
379
380
381
382
383
384
385
386
387
388
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390
391
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394
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397
398
399
400
401
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445
446
447
448
449
450
Graziano
Graziosetto
Graziosi
Gremigni
Guarino
Guasticchi
Guerriero
Guidotti
Gullace
Gumirato
Iacobucci
Iacono
Iacono
Iadarola
Iannicelli
Iannucci
Iecher
Improta
Iovino
Iovino
Iovino
Ippoliti
Ippolito
Iurlaro
Jacobazzi
Jengo
Jerinò
La Cerra
La Torre
Laganà
Langiano
Lauria
Lazzaro
Lazzaro
Legato
Leo
Leonetti
Leto
Liaci
Libertini
Lippolis
Lizzi
Lo Moro
Lombardi
Longo
Longo
Longobardi
Lops
Loreti
Loreto
Lucarelli
Lullo
Maccari
Macchia
Macchitella
Macrì
Maddalena
Madonna
Magnatta
Maianella
Malatesta
Malucelli
Mango
Mango
Mannella
Mannerucci
Manzo
Marcelli
Marchei
Marchetti
Marciano
Maresca
Marianetti
Mariani
Marigliano
Marino
Giuseppe
Michele
Stefania
Ugo
Carmine
Gabriella
Federico
Paolo
Domenico
Gino
Duilio
Maurizio
Piero
Maria Grazia
Edmondo
Giovanni
Fabrizio
Gennaro
Fabrizio
Antonietta
Enrico
Claudio
Giuseppe
Franco
Claudio
Andrea
Fulgenzio
Pasquale
Gianfranco
Santo
Tommaso
Francesco N.
Fortunato
Marco
Giuseppe
Giuseppe
Gianpaolo
Lucia
Giorgio
Angelo
Francesco
Cesare
Vincenzo
Massimo F.
Gaetano
Paola
Alfonso
Paolo C.
Luigi
Antonio
Bruno
Giovanni
Ennio
Giovanni
Luigi
Nicola
Maria
Roberto
Rosanna
Antonio
Francesco
Roberto
Lucio
Luisa
Massimo
Angiolo
Giandomenico
Giovanni
Paolo
Cesare
Massimo F.
Mario
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Rosa
Vincenzo
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Marino
Marino
Marino
Marletta
Martelli
Martelli
Martina
Martucci
Mascaro
Masella
Masella
Massimiani
Mastrangelo
Mastrilli
Mastrobuono
Mastrogiovanni
Mastronardi
Matarazzo
Mattiacci
Maturani
Mazzarotto
Mazzilli
Mazzocco
Mazzoli
Mazzoni
Mazzoni
Melagrani
Melaragno
Mellone
Menduini
Mengarelli
Mengoni
Menichella
Menichetti
Mercuri
Messineo
Mete
Micarelli
Miceli Sopo
Milano
Milito
Milza
Minelli
Mingiacchi
Mirabella
Mistretta
Mitolo
Mitrano
Mizzoni
Molinari
Montaguti
Montalbano
Montesanti
Morabito
Mordenti
Moretti
Mori
Morini
Moroni
Morrone
Moscatelli
Mucciaccio
Mulas
Mussi
Muto
Nardi
Nardi
Nardi
Nicolai
Nisii
Nonis
Nucera
Oliva
Onnis
Orefici
Orlandi
Antonino
Rosaria
Paolo
Teresa
Massimo
Valentino
Mario
Nicola
Antonio
Dino
Alessandro
Angelo
Giovanni
Fabrizio
Isabella
Paolo F.
Roberto
Giuseppe
Maria delle S.
Benedetto
Antonio
Lorenzo
Mario
Mario
Claudio
Mauro
Stefano
Elda
Valdo
Paolo
Lorella
Marco
Giacomo
Michele
Guglielmo
Agostino
Rosario
Giancarlo
Gerardo
Antonio
Francesca
Massimo
Luigi
Luciano
Carlo
Silvia
Daniele
Cosmo
Manuela
Gino
Ubaldo
Mariagrazia
Federico
Pietro
Enrico
Manlio
Gabriele
Fabio
Giancarlo
Aldo
Rossella
Claudio
Franco M:
Loretta
Luigi
Aldo
Stefano
Giammario
Marino
Alessandro
Marino
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Antonio
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Ovaiolo
Paccapelo
Pacchiarini
Pacchiarotti
Pagnanelli
Palamara
Pallini
Palma
Palma
Palombo
Palombo
Palumbo
Palumbo
Panella
Pantoriero
Panza
Paone
Papini
Parravano
Pascalizi
Pasquali
Passi
Pasta
Pastore
Patrone
Pazienza
Pediconi
Pedrini
Pelaia
Pellegrini
Pepe
Percoco
Perretta
Perri
Perrone
Pesarin
Petitti
Petrella
Petropulacos
Petti
Petucci
Pezzi
Piacevoli
Pietroletti
Pignataro
Pipino
Pirazzoli
Piredda
Pirola
Piroli
Pisaturo
Pizzirani
Pizzuttelli
Placidi
Poerio
Polese
Politano
Porfido
Preite
Prejanò
Princi
Profita
Proia
Proietti
Proietti
Proietti
Provenzano
Puddu
Pugliese
Pugliese
Pulvirenti
Pulvirenti
Punzo
Quintavalle
Rado
Ragni
Domenico
Elisabetta
Diamante
Umberto
Adolfo
Antonio
Mauro
Gianfranco
Gennaro
Orietta
Paolo
Giovanni
Antonio
Vincenzo
Francesco
Tommaso
Antonio
Giovanni
Mauro
Antonio
Maurizio
Mauro
Domenico
Bruno
Luigi
Antonio
Umberto
Daniela
Cesare
Laura
Claudio
Massimo
Francesco
Giuseppe
Raffaele
Serenella
Vincenzo
Tiziana F.
Kyrakoula
Ernesto
Tiziana
Luciano
Quirino
Alfredo
Raffaele
Adolfo
Mauro
Franco
Flavia S.
Enrico
Bruno
Guglielmo
Giancarlo
Bruno
Michele
Giorgio
Italo Walter
Eugenio
Antonio
Vittorio
Gaetano
Giovan C.
Saverio
Barbara
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Francesco
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Rago
Rocco
Ranalletta
Dalila
Rango
Maurizio
Rapone
Mario
Rastrelli
Mario
Ratiglia
Rodolfo
Ravaioli
Patrizia
Recchione
Domenico
Ricci
Nicola
Ricci Feliziani
Ciano
Riccioni
Camillo
Ricciotti
Claudio
Ricciotti
Mario
Ricco Galluzzo
Biagio
Righetti
Angelo
Rinaldi
Gianfranco
Rinaldi
Riccardo
Rini
Rosa
Ripa di Meana
Francesco
Risso
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Rita
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Rivela
Aldo Luciano
Roberti
Roberto
Rocca
Francesco
Rocchi
Gianni
Rodinò
Patrizia
Romano
Ferdinando
Romoli
Edoardo
Rosati
Remo
Rosati
Loretana
Rossi
Giorgio
Rossi
Giulio
Rubino
Aldo
Russo
Tommaso
Russo
Luigi
Sabetta
Francesco
Sabia
Maria
Sacerdote
Maria Teresa
Sacerdote
Umberto
Saffiotti
Concetto
Sala
Ettore
Salotti
Rita
Salvati
Giuseppe
Salzano de Luna Ferdinando
Sammartino
Bruno
Santagati
Mario
Santese
Aldo
Santori
Emilio
Santoro
Francesco
Santoro
Giovanni
Saponetti
Carlo
Saracco
Alberto
Saracino
Donato
Savarino
Pompeo
Savina
Paola
Savino
Stefano
Sbaffi
Enrico
Scanzano
Pietro
Scassellati Sforzini Giovanna
Schael
Thomas
Schiassi
Aldo
Sciannamea
Lauro
Scorretti
Massimo
Scozzafava
Angelo
Scura
Massimo
Scuteri
Antonio
Sebastiani
Maurizio
Segatori
Anna Maria
Serafini
Riccardo
Serafino
Stefano
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Silvestri
Silvi
Simeoni
Simonelli
Sitzia
Socci
Soccorsi
Sommella
Soro
Soscia
Sossai
Spada
Spadaccini
Spagnoli
Spanò
Speziale
Spina
Spinelli
Spiniello
Sponzilli
Sposato
Sprovieri
Squarcione
Staibano
Stalteri
Stancanelli
Stilo
Susi
Taglia
Tanese
Tarsia
Tartaglia
Tassielli
Terranova
Tesoriere
Testa
Testa
Testa
Tirico
Tocci
Tognarini
Tomao
Tondi
Topi
Toraldo di Francia
Trecca
Tremante
Trianni
Trippanera
Trivellone
Troiani
Tron Alvarez
Tropiano
Truffarelli
Tupini
Urbani
Urbano
Vaccaro
Vacchiano
Vaia
Valeri
Valeriani
Vallerani
Vannozzi
Velardi
Ventura
Vicano
Vietri
Vullo
Xerry De Caro
Zampini
Zanaroli
Zarelli
Zavattaro
Zenga
Zotti
Nicola
Emanuela
Paolo
Marzio
Carlo
Franco
Fabrizio
Lorenzo
Giovanni
Fabrizio
Paolo
Piera
Maria Tiziana
Giuseppe R.
Alberto
Cosimo G.
Massimo
Giovanni L.
Marco
Renato
Umberto
Maurizio
Salvatore
Mario
Domenico
Alberto
Andrea
Beniamino
Claudio
Angelo
Francesco
Emilio
Domenica
Rosario
Alfonso
Giuseppe
Bruno
Roberto
Giuseppe
Stefano
Alfredo Giglio
Silviero
Luigi
Maria Teresa
Patrizia
Pasquale
Guglielmo
Gianluigi
Franco
Paolo
Goffredo
Alberto
Antonella
Alessandro
Pier Giorgio
Fabrizio
Ettore
Sara
Nicola
Francesco
Patrizio
Francesco
Massimo
David
Maria Luisa
Francesco S.
Mauro
Francesco
Michele
Antonio
Pierluigi
Bruno
Lindo
Francesco
Giovanni
Giancarlo
SLazio
15
ATTUALITA’
LA PROTESTA
Parla Vittorio Della Valle, numero uno di Asfo Lazio
La rivolta dei fornitori ospedalieri
Il ministro della Salute Ferruccio Fazio cambia le regole per l’acquisto dei dispositivi medici
e centralizza le gare regionali. “Ma così si penalizzano Asl e imprese”
Lorenzo De Cicco
Da anni i fornitori ospedalieri del
Lazio desideravano avere un organismo di categoria che rappresentasse i propri interessi ed il
proprio lavoro quotidiano, tutelando l’occupazione e l’indotto
che questo settore ha creato e
continua a creare da sempre
nella sanità regionale. Per questo dodici anni fa è nata l’Asfo,
l’Associazione Fornitori Ospedalieri del Lazio, che riunisce le
imprese fornitrici di beni (dalla
macchine salvavita alla strumentazione chirurgica) e di servizi
(mensa, trasporto malati, pulizia,
impiantistica ecc.) presso nelle
Asl e negli ospedali del Lazio. Un
settore in espansione che conta
oltre 20mila posti di lavoro. “Di
fatto siamo noi a garantire il funzionamento della sanità regionale e ad assicurare la
somministrazione di prestazioni
di elevato livello professionale ai
cittadini di questa regione”,
spiega il presidente Vittorio Della
Valle.
Presidente, perché è nata l’associazione?
Nel 1998 le imprese del settore
erano disperate: la Regione impiegava anche due anni per liquidare le fatture. Con un
semplice tam-tam telefonico ci
abbiamo iniziato riunirci, anche
con quei colleghi che sul mercato
sono dei concorrenti. All’inizio
eravamo un nucleo molto piccolo, non più di quindici. Poi abbiamo iniziato a farci conoscere:
nel 2002 eravamo 40, oggi
siamo 400.
Qual è stato il fattore principale di una crescita così significativa?
Nella foto Vittorio Della
Valle, presidente dell’Asfo,
l’associazione dei Fornitori Ospedalieri del Lazio
Abbiamo capito che c’è bisogno
di un’organizzazione che riunisca
imprese che condividono le
stesse problematiche, gli stessi
interessi. Significa condividere i
problemi della tua impresa e trasformarli in opportunità e soluzioni che andranno a vantaggio
di tante altre aziende. Solo così
è possibile presentarsi sul mercato e al cospetto degli interlocutori
istituzionali
con
autorevolezza e credibilità.
Quali è stata la reazione della
Regione?
La prima questione che abbiamo
dovuto risolvere è stata quella finanziaria, un problema che
spesso spingeva le nostre imprese ad un passo dal fallimento.
Grazie ad una serie di accordi
con la Regione siamo riusciti
prima a sanare i contratti precedenti e poi a programmare nuove
regole per quelli futuri.
E come è andata finire?
Oggi abbiamo un sistema di
norme definito: la liquidazione
deve avvenire entro 120 giorni,
entro 180 il pagamento. Le imprese possono inserire nel portale regionale le fatture, che poi
vengono girate alle Asl di competenza. Un altro passo importante è stato l’accordo con un
istituto di credito nazionale per
regolare i flussi di cassa. Oggi
dal punto di vista finanziario il
mondo dell’impresa può essere
tranquillo.
Quanto hanno inciso i tagli del
piano di rientro nella disponi-
bilità di acquisto di macchinari
o servizi da parte di Asl e
ospedale?
Per ridurre il deficit il Ministero
della Salute ha stabilito che tutte
le regioni soggette a piano di
rientro possono acquistare solo
attraverso una gara centralizzata
regionale unica. Si tratta di un
duro colpo per noi. Oggi sono le
singole Asl a determinare gli acquisti. Se non altro la gara ridurrà i costi..
Per carità il deficit va assolutamente tenuto sotto controllo. Non
siamo anti-storici. Siamo consapevoli che la spesa deve essere
ridimensionata e anche noi
siamo disponibili a fare la nostra
parte. Ma bisogna capire che il
dispositivo medico non è solo
economia, è soprattutto tecnologia, innovazione continua. Le imprese
oggi
non
sono
preoccupate della gara unica in
sé. Il rischio vero è che ciò che
venga tenuto in considerazione
sia soltanto il risparmio. Ma i
prodotti acquisiti in questo possono non corrispondere alle esigenze del personale medico.
Non si può dire al chirurgo: fino
ad oggi hai usato questo pacemaker, da domani devi usarne
un altro perché costa di meno. Il
rischio è che così facendo arrivino negli ospedali dispositivi non
di prima scelta. Per carità per alcuni strumenti, come la garza o
la siringa si può anche pensare
ad una gara centralizzata. Ma
per un pacemaker o una valvola
cardiaca non si può. E non è
detto che un prodotto meno costoso faccia risparmiare.
In che senso?
Magari un dispositivo costa il
doppio, ma fa risparmiare la
metà del tempo al chirurgo. Magari un guanto di scarsa qualità
si buca facilmente e il medico
che opera ne usa abitualmente
due. E poi potrebbero esserci ripercussioni gravi anche per i pazienti, che potrebbero essere
costretti a restare di più in ospedale
Quali sono invece le ripercussioni sul mercato?
Le prime vittime sarebbero le imprese del territorio. La maggior
parte dei prodotti di questo settore oggi viene prodotta all’estero
e proprio le grandi multinazionali
saranno avvantaggiate. Le pmi
non hanno le caratteristiche finanziarie per partecipare alle
gare. Pensare di risolvere tutto
con la creazione di consorzi mi
sembra francamente illusorio.
Come ha reagito la Polverini rispetto ai dettami del ministero?
Ci sono stati incontri con le imprese del settore?La Regione finora ci ha informato delle gare e
di quando si sarebbero svolte,
ma i nostri rilievi non sono stati
accolti. Noi continueremo a batterci perché i bandi siano formulato ospedale per ospedale. Non
si possono imporre scelte dall’alto. Alla Polverini chiediamo innanzitutto la costruzione di un
percorso, prima che partano le
gare centralizzate per trovare insieme una metodologia che da
una parte consenta risparmio e
qualità e dall’altra tuteli le imprese del territorio. La Regione
deve capire che noi siamo un valore aggiunto: conosciamo il territorio e le esigenze specifiche
dei nostri clienti molto meglio di
chiunque altro. Non bisogna dimenticare che i fornitori ospedalieri non vendono solo beni e
servizi, offrono anche competenze e professionalità, nel continuo scambio professionale che
condividono con il personale sanitario e parasanitario.
Centrale acquisti, pozzo senza fondo
Oltre 8,6 milioni di euro per una struttura che ancora non funziona
Veronica Vidal
assano gli anni, cambiano le amministrazioni e i colori della maggioranza politica
ma per il contesto assistenziale del Lazio
la centrale unica per gli acquisti rimane un miraggio lontano. Forse adesso, con l’amministrazione Polverini c’è il segnale che qualcosa si sta
muovendo. Un segnale ben lontano da ciò che
ci si sarebbe attesi: si tratta essenzialmente di
un cospicuo trasferimento di risorse. Infatti mentre non è ancora operativo il dispositivo per il risparmio sanitario ferve invece la piena attività
del flusso finanziario che dalle casse regionali
P
passa direttamente in quelle di aziende, professionisti, dirigenti e funzionari che sarebbero impegnati a mettere a regime la centrale. Costoro
sono stati ingaggiati - come si legge negli innumerevoli documenti sottoscritti come atti dirigenziali che partono dal maggio 2010 fino a
marzo 2011 - per la definizione delle linee evolutive della centrale acquisti, per il supporto tecnico e per la gestione nonché per la
razionalizzazione degli acquisti e dei pagamenti
delle aziende sanitarie regionali. A oggi tutto
questo costa al Lazio, ossia a 5 milioni e mezzo
di cittadini, oltre 8 milioni e 600 mila euro. Per la
precisione la cifra conteggiata è 8.659.016,40
euro. Nel frattempo aziende sanitarie, aziende
ospedaliere, istituti di ricerca e policlinici si apprestano come sempre a fare incetta singolar-
mente di materiali indispensabili alla fornitura dei
servizi sanitari e alle attività scientifiche che
spesso vanno a braccetto con la clinica diagnostica. Ecco alcuni esempi di acquisti recenti. Si
tratta di dispositivi diagnostici e medici, di attrezzature protesiche per l’ospedale Sant’Andrea; di materiali elettrofisiologici, dispositivi per
apparecchiature elettromedicali e prodotti per
elettrostimolazione cardiaca nel caso del San Filippo Neri; sostanze chimico-farmaceutiche per
l’Ospedale San Giovanni; mentre una fornitura
di materiale radiografico, dispositivi medici ed
emodinamici oltre a materiale vario sono la necessità dell’Asl Roma C; per l’Ifo servono invece
reagenti e sostanze per lo screening virologico.
Analogamente per i servizi di mensa, quelli di
pulizia, facchinaggio e lavanderie: ogni azienda
ha i propri e separatamente rinnova, proroga o
bandisce nuove gare di appalto. In pratica queste aziende sanitarie acquisteranno singolarmente solo quantità necessarie al loro
fabbisogno mentre se l’acquisto dei medesimi
prodotti e servizi fosse fatto per quantitativi , per
coperture pluriennali l’impegno di spesa sarebbe
inferiore e più adeguato rispetto alla situazione
finanziaria della Regione. Invece al momento tra
le aziende di consulenza specialistica ingaggiate
(la Crinali srl e la G.p.s.c. srl), i tre consulenti legali (Bompani, Mazzei e Santiapichi) che costeranno all’erario 62 mila euro ciascuno e l’azienda
che si aggiudicherà la gara comunitaria per l’affidamento del servizio tecnico alla centrale acquisti non siamo neppure alla messa a punto del
sistema. Figuriamoci ai preliminari di rodaggio.
16
Anno I numero 4
RUBRICHE
luglio 2011
LA SANITA' CHE FUNZIONA
Scoprire i tumori con la Pet-Tc
Un sistema tecnologico estremamente rapido ed efficace
a disposizione degli esperti di Medicina Nucleare di Neuromed
coprire tempestivamente
e in modo sicuro diversi
tipi di tumore è possibile
grazie ai passi avanti della tecnologia medica. Lo strumento
che può farlo si chiama PET-TC
ed è efficace, in particolare, per
la diagnosi e ristadiazione delle
neoplasie. Con una singola apparecchiatura, infatti, è possibile
eseguire
contemporaneamente la TC,
che fornisce informazioni di tipo
morfologico utilizzando i raggi
X, e la PET, che dà informazioni
di tipo metabolico e funzionale,
valutando l’attività metabolica
delle cellule ed evidenziando
quelle tumorali. La PET-TC consente al medico di determinare
con esattezza la presenza, la
sede e l’estensione della neoplasia e di valutare la risposta al
trattamento radio e chemioterapico. Tale apparecchiatura dunque, congiungendo in un solo
esame la Tomografia ad Emissione di Positroni (PET) e la TC
multistrato, permette al Clinico
di ottenere informazioni accurate e precise nel minor tempo
possibile (il tempo della scansione è di circa 30 minuti). La
PET-TC trova oggi in campo oncologico la sua maggiore applicazione in quanto fornisce al
clinico preziose informazioni in
fase di diagnosi-stadiazione, in
corso di terapia e di follow-up.
In fase diagnostica e di stadiazione la metodica fornisce informazioni
sull’estensione
loco-regionale e sulle metastasi
S
a distanza della neoplasia. Grazie, infatti, alla doppia acquisizione, funzionale (PET) e
morfologica (TC), valuta con
estrema precisione sia la reale
attività metabolica del tessuto
neoplastico che la sua localizzazione anatomica e il suo rapporto con le strutture vascolari e
nervose circostanti, dando preziose informazioni al chirurgo.
L’acquisizione total-body permette, inoltre, una corretta valutazione delle metastasi a
distanza permettendo al clinico
di adottare la più adeguata
strategia terapeutica. Infine, la
PET-TC eseguita in corso di
chemioterapia, tuttavia a distanza di almeno 15 giorni dall’ultima dose di CHT, più di
qualsiasi altro esame permette
di valutare l’effettiva risposta del
tumore al trattamento e, dunque, di modificarlo qualora non
risulti efficace. La PET-TC trova
un sempre maggiore impiego
anche in campo neurologico. La
metodica, infatti, è molto sensibile e precoce nello studio e nell’individuazione delle demenze
e, in particolare, è molto utile
nello studio dell’epilessia, permettendo di definire la sede del
Nella foto l’ingresso del
Neuromed, istituto di ricovero e cura a carattere
scientifico, fondato nel 1976
focolaio e i criteri-guida, nelle
forme farmaco-resistenti, per la
chirurgia del focus epilettogeno.
Lo sviluppo di nuovi tracciati
consente numerose altre applicazioni della metodica: molto
importanti quelle in campo cardiologico, nello studio della vita-
lità miocardica in pazienti con
cardiopatia ischemica e, sempre in campo neurologico, nello
studio del Parkinson.
Vertebroplastica, lo stent in titanio abbatte
i rischi di complicanze post-operatorie
’ultima frontiera per la riparazione delle fratture vertebrali traumatiche si chiama
Osseofix. Si tratta di una procedura che rappresenta l’evoluzione della vertebroplastica
tradizionale (iniezione di cemento nella vertebra fratturata) e
della cifoplastica (iniezione di cemento previa espansione della
vertebra con palloncino), due
tecniche neuroradiologiche interventistiche consolidate in campo
traumatologico vertebrale. A differenza di queste tecniche, l’OsseoFix permette di stabilizzare
permanentemente la vertebra
con una sorta di gabbia in titanio
che, una volta applicata con un
intervento percutaneo, viene
riempita di cemento acrilico solidificato.
Apprendere la tecnica in Neuromed - Il dispositivo, di ultima
L
generazione, è stato di recente
importato in Italia dagli Stati Uniti
dal dott. Marcello Bartolo, Responsabile della Neuroradiologia
diagnostica e terapeutica dell’IRCCS Neuromed di Pozzilli
(IS), che ne è stato anche il
primo utilizzatore in Italia e che
oggi ha al suo attivo più di venti
casi trattati. Oggi sono pochissimi gli specialisti italiani che
hanno avuto l’opportunità di conoscere questa nuovissima tecnica, per questo motivo presso
l’Istituto Neurologico Mediterraneo Neuromed, grazie al knowhow del dott. Bartolo, pioniere
della tecnica, è partito nel mese
di giugno un workshop semestrale di aggiornamento aperto a
quattro specialisti alla volta
(come ortopedici, neuroradiologi
e neurochirurghi) che potranno
approcciare questa nuova tec-
nica attraverso la discussione
delle indicazioni al trattamento
per via percutanea e, in seguito,
assistendo ad uno o più interventi in diretta con il sistema percutaneo Osseofix.
Le fratture trattabili e la riduzione dei rischi - L’applicazione
dello stent in titanio risolve fratture particolarmente difficili da
trattare, quali quelle di origine
traumatica in soggetti giovani, garantendo la consolidazione di una
nuova e valida impalcatura per la
vertebra che regga nel tempo con
una ristrutturazione vertebrale
per un’adeguata stabilizzazione
del rachide. La vertebra pertanto
risulta essere rialzata, solida e,
soprattutto, non dolente. Non
solo, questo sistema evita il pericolo di fuoriuscita del cemento, riducendo
notevolmente
la
possibilità di complicanze.
18
Anno I numero 4
ATTUALITA’
luglio 2011
LA SANITA’ CHE FUNZIONA
Il progetto messo a punto dagli specialisti di Villa Pia guidati da Claudio Corsi
Gestire l’ipertrofia della prostata
Una patologia diffusa, considerata “naturale” nell’invecchiamento. Mancano
dati affidabili, la clinica di Via Ramazzini ha avviato un monitoraggio su duecento pazienti
Claudia Di Lorenzi
olpisce un numero crescente di uomini, soprattutto dopo i 65 anni, ma
già riguarda molti quarantenni, e
si prevede in crescita a causa del
progressivo
invecchiamento
della popolazione. L’ipertrofia
della prostata, che consiste nell’aumento del numero e delle dimensioni delle cellule che
compongono la ghiandola, nel
mondo occidentale riguarda il 510% degli uomini di 40 anni di
età, e fino all'80% degli uomini
tra 70 e 80 anni. Una patologia
C
talmente diffusa che è ormai
considerata un evento naturale
che accompagna il fisiologico
processo di invecchiamento di
ogni uomo. Non senza disagi
però. La sintomatologia specifica
riferisce di un quadro urinario
ostruttivo che causa dolore e
ostacolo alla minzione, ma allo
stesso tempo una maggiore frequenza ed urgenza della stessa.
Un quadro che, se trascurato,
può portare all’insufficienza renale, ad infezioni e calcoli, e poi
anche all’impotenza e calo del
desiderio sessuale.
A stupire è che, nonostante l’elevata diffusione della patologia fra
gli uomini in età matura, non esista a tutt’oggi una statistica affidabile in grado di rappresentare
in maniera accurata il fenomeno,
indicando ad esempio le cause
più frequenti della malattia, l’incidenza sulla popolazione maschile nelle varie fasce d’età,
l’esistenza di fattori predisponenti, l’evoluzione della patologia, la risposta ai farmaci,
etc….Dati che consentirebbero
ad esempio di individuare soggetti a rischio, di definire sistemi
di prevenzione efficaci, di precisare ulteriormente i percorsi diagnostici ed i protocolli di cura
esistenti.
Ad ottemperare con minuziosa
attenzione a riguardo ci ha pensato una clinica polispecialistica
privata accreditata della capitale,
la Casa di Cura Villa Pia, con un
progetto dedicato allo studio
della ipertrofia prostatica e della
sintomatologia correlata. Lo dirige il Dr. Claudio Corsi, specialista in Urologia e responsabile
del dipartimento competente
presso la clinica, che racconta
come il progetto sia iniziato un
anno fa, anche grazie al coinvolgimento dei medici di famiglia, ed
evidenzia le finalità dell’iniziativa:
“L’obiettivo principale del progetto è quello di valutare l’incidenza e l’evoluzione della
sintomatologia disurica - dovuta
all’ipertrofia della prostata - nella
popolazione maschile, attraverso
un percorso diagnostico della durata di un anno. E insieme effettuare anche una ricerca sulle
modalità operative e gestionali
della collaborazione tra Medici di
Medicina Generale e Specialistica, in relazione al trattamento
della patologia”. Uno studio che
intende anzitutto favorire la prevenzione e la diagnosi precoce
della malattia, giacché – spiega
il Dr. Corsi – “identificare il più
precocemente possibile quei sintomi, patognomonici del quadro
clinico” è necessario “per poter
attuare quei presidi terapeutici
che, come hanno dimostrato
studi multicentrici, riducono sia
l’incidenza dei ricoveri per ritenzione acuta d’urina che i trattamenti chirurgici conseguenti. E’
in questa ottica che abbiamo or-
La Casa di Cura Privata
Villa Pia, polispecialistica
accreditata, è situata al
centro di Roma nel quartiere Monteverde
ganizzato la possibilità di sottoporre la popolazione di sesso
maschile ad una serie di controlli
trimestrali da effettuarsi presso il
nostro Ambulatorio, per la durata
di 12 mesi”.
Il programma, “ideato dall’Università La Sapienza di Roma e
validato da numerose esperienze cliniche”, prevede di arruolare almeno 150/200 pazienti
di età compresa tra i 45 e i 75
anni e di monitorare l’evoluzione
di alcune variabili cliniche nei 12
mesi. “L’arruolamento” può essere spontaneo da parte del paziente, che può così approfittare
di controlli praticamente gratuiti
per un anno (il solo costo da sostenere trattasi di € 100,00 all’atto dell’iscrizione al percorso
da effettuare) o, come spesso
accade, suggerito dal medico di
famiglia. In ogni modo il percorso
da seguire comincia con una verifica della eventuale presenza di
un carcinoma alla prostata e con
esami come l’ecografia, l’uroflussimetria (che consente di valutare le caratteristiche del flusso
urinario) ed una visita urologica.
Seguono controlli a tre, sei, nove
e dodici mesi, con conseguenti
indicazioni terapeutiche. E’ possibile proporsi per l’arruolamento
in ogni momento, giacché la clinica offre percorsi diagnostici individuali, ma sono esclusi dalla
partecipazione tutti i pazienti affetti da neoplasia prostatica accertata o in trattamento ormonale
per neoplasie prostatiche, quelli
sottoposti ad interventi per patologie prostatiche e quelli in trattamento farmacologico per
ipertrofia della prostata.
SLazio
Sono 9000 i cittadini che
ogni mese, , affluiscono agli
sportelli del policlinico Gemelli per il ritiro dei referti
19
ATTUALITA’
SERVIZI
La rivoluzione al Policlinico universitario. Basta code agli sportelli, ci pensa Internet
Al Gemelli i referti arrivano via mail
I file con gli esami diagnostici verranno inseriti in un “archivio contenitore”
cioè una busta virtuale il cui contenuto è protetto da password personale
isparmiare tempo, evitando
file agli sportelli e in più avere
comodamente a disposizione in qualsiasi momento e in
qualsiasi luogo sul proprio pc i referti ambulatoriali con i risultati delle
analisi certificati. Questo è ora possibile per tutti i pazienti del policlinico universitario Gemelli di Roma,
grazie al nuovo servizio di invio dei
referti medici ambulatoriali tramite
posta elettronica protetta. A usufruirne potrebbero essere i circa
9000 cittadini che ogni mese, 300
ogni giorno, affluiscono agli sportelli
per il ritiro. E’ il primo ospedale del
Lazio a offrire il nuovo servizio di refertazione via web, che unisce validità legale dei documenti e
sicurezza dell’invio, a tutti i pazienti
che ne fanno richiesta, che potranno così ricevere nella propria
casella postale elettronica i risultati
degli esami diagnostici effettuati
nella struttura. I referti, in formato
R
pdf, hanno la firma digitale, assumendo in questo modo piena validità legale pari agli omologhi referti
cartacei, che comunque potranno
essere sempre ritirati agli sportelli
del Gemelli attraverso le usuali procedure. Il nuovo servizio di refertazione online è effettuato in modo da
garantire la sicurezza e la riservatezza dei dati grazie all’utilizzo della
‘busta pdf’: i file con i referti vengono
inseriti in un archivio contenitore,
cioè una busta virtuale il cui contenuto è protetto da password personale.
L'effettuazione della
prestazione, la compilazione e la
stampa digitale del referto seguiranno l'iter usuale. Quando il referto
sarà pronto e certificato con firma
digitale, il sistema provvederà automaticamente all'invio, con contemporaneo avviso tramite sms.
Per poter usufruire del nuovo servizio basta poco: agli sportelli del Gemelli al momento della prenotazione
o del pagamento della prestazione,
il paziente dovrà semplicemente
compilare e firmare un modulo, indicando l’indirizzo di posta elettronica personale, l’eventuale numero
di telefono cellulare cui inviare un
sms di cortesia per notificare l’avvenuta trasmissione dei documenti,
l’informativa e il consenso al trattamento dei dati personali. Sulla ricevuta di pagamento sarà stampato il
codice personale, che servirà ad
aprire la busta crittografata contenete il referto in pdf recapitato via email all’indirizzo indicato.Unificando
firma digitale e busta virtuale protetta il Gemelli si pone all'avanguardia nell'invio informatico dei referti,
per sicurezza, completezza, semplicità del servizio fornito al paziente.
Un modo intelligente per evitare
code e liste d’attesa interminabile.
La ricezione per posta elettronica è
facile e immediata, le comunicazioni
sono protette a tutela della privacy.
Clinica S.Anna: per gli stranieri
un questionario in 29 lingue
’aumento del numero degli immigrati ha rappresentato per i servizi sociosanitari l’insorgere di problematiche nuove. C’è una difficoltà di comunicazione, innanzitutto linguistica, che se non prevenuta può produrre disagi sia
all’utenza che al personale sanitario che rischia di non riuscire a svolgere con la
dovuta efficacia la propria attività di assistenza. Ecco perché il gruppo Giomi ha
dato vita ad un “Questionario anamnestico multilinguistico di emergenza”, un
elenco di ventuno domande (“Quanti anni ha?”, “Ha mai subito un’operazione
chirurgica?”, “Ha dei dolori?, dove?”, etc) tradotte in ventinove lingue. Dall’albanese al vietnamita, passando dal curto e dalla lingua tamil, si tratta di uno strumento utilissimo, assicurano i medici del Sant’Anna di Pomezia, per riuscire a
comprendere le esigenze di quei pazienti che hanno poca o nessuna dimestichezza con l’italiano. “Non solo è utile, è indispensabile - spiega Rosario Sciuto,
direttore sanitario della clinica - Quando al pronto soccorso arrivano persone che
non capiscono un acca della nostra lingua, attraverso il questionario riusciamo
ad arrivare ad una diagnosi il più possibile corretta”. Il questionario è stato presentato anche al presidente della Commissione Sanità del Lazio, Alessandra
Mandarelli. “Ora dovrebbero averlo tutti i pronto soccorso nel Lazio – conclude
Sciuto – perché facendo delle domande, il paziente ha più fiducia nei medici”.
L
SLazio
Nella foto Sabrina Valletta,
direttrice scientifica del
corso e responsabile di
branca per l’Angiologia
della Asl RmE
21
ATTUALITA’
L’INTERVISTA
L'esperienza della Asl Roma E e dell’ospedale Santo Spirito
Liste d’attesa più veloci per gli arteriopatici
Sabrina Valletta: “Abbiamo attivato un canale preferenziale che avvia il paziente
alla visita angiologica nel più breve tempo possibile. E i risultati si vedono”
Salvatore Bergamo
i è appena concluso il
primo corso dedicato ai
medici specialisti ambulatoriali dell'Asl RmE finanziato
dalla Regione Lazio. Il ciclo di
lezioni, che ha preso il via il 24
maggio alla presenza del vicepresidente della Commissione
Sanità del Senato Domenico
Gramazio, ha visto confrontarsi
i maggiori specialisti dell’azienda sanitaria locale e del
Santo Spirito sul tema della gestione integrata del paziente arteriopatico.
“Le
malattie
cardiovascolari
assumono
sempre più rilevanza nel nostro
Paese”, spiega Sabrina Valletta, direttrice scientifica del
corso e responsabile di branca
per l’Angiologia.
S
Dottoressa Valletta, perché
ha scelto la tematica dell’arteriopatia?
“Con
l’aumentare
dell’età
media della popolazione, ma
anche di abitudini di vita scorrette - come il fumo, l’obesità o
la sedentarietà - le malattie cardiovascolari sono infatti la
prima causa di morte ed invalidità in Italia ed in tutto il mondo
occidentale. sul territorio nazionale sono la causa del 44% di
tutti i decessi con un tasso d’invalidità cardiovascolare pari a
circa 4,4 per mille (dati ISTAT).
Il 23% della spesa farmaceutica italiana, pari al 1,34% del
prodotto interno lordo è destinata a farmaci per il sistema
cardiovascolare. Da qui la necessità di sensibilizzare gli specialisti ad una efficace gestione
del paziente vasculopatico nel
razionale utilizzo delle risorse
del SSN, secondo linee guida
internazionali”.
Quali sono le novità più salienti?
“I progressi tecnologici e scientifici sono essenzialmente mirati ad una diagnosi sempre più
precoce di malattia, fino ad arrivare – con le nuove apparecchiature presenti nella nostra
Azienda Sanitaria- ad individuare i soggetti che pur non
avendo sviluppato danni arteriosi sono fortemente candidati
a farlo e quindi intervenire efficacemente e tempestivamente
con la terapia adeguata”.
L’annoso problema delle liste
d’attesa che affligge gli ambulatori del Lazio, non rischia di rallentare questo
ambizioso programma di diagnosi preclinica?
“Abbiamo cercato di risolvere
questo problema anni fa, e pro-
prio in questo corso sono stati
discussi gli incoraggianti risultati del Percorso Diagnostico
Terapeutico per il paziente arteriopatico (PDT) in vigore nell’ASL RME da circa 2 anni.
Consiste in una sorta di canale
preferenziale che a partire dalla
prescrizione del Medico di medicina generale- attraverso un
codice riservato- avvia il paziente arteriopatico alla visita
angiologica, effettuabile negli
ambulatori territoriali ASL RME,
e da lì agli accertamenti e le
cure ospedaliere necessarie
nel più breve tempo possibilesecondo la gravità della patologia. In questo modo,inoltre si
realizza l’approccio multidisciplinare, che prevede la collaborazione di svariati reparti ed
ambulatori
dell’Ospedale
S.Spirito e del Territorio con
evidente soddisfazione per il
paziente che viene preso in carico da un pool di specialisti
che,finalmente, “parlano tra di
loro” ; ed anche un tornaconto
per il SSN in termini di risparmio”.
22
Nella foto il direttore generale dell’Asl Roma G, Nazareno Brizioli
Anno I numero 4
ATTUALITA'
luglio 2011
SERVIZI
La denuncia di Cittadinanzattiva apre un caso che farà certamente discutere
Screening, pressing sulla Rm G
“Dopo anni di promesse, l’unità di prevenzione non ha ancora una sede centrale”. La palazzina
Arnaldi di Tivoli è pronta, ma manca l’ok dell’azienda. E ora la palla passa al dg Brizioli
Renato Verra
ella Asl Roma G lo screening diventa un caso. La direzione
generale
ha
espresso pubblicamente il suo impegno per la salvaguardia e tutela
dei programmi di prevenzione
aziendali ( mammella, utero, colon
). Ma a sindacati e consumatori le
dichiarazioni ufficiali non bastano.
“È tempo che dalle belle parole la
direzione generale passi ai fatti”,
attacca Maria Pompili di Cittadinanzattiva. Come ? Realizzando
l’apertura della sede centrale della
Uoc di screening, diretta dalla dottoressa Tufi, a Tivoli nella Palazzina Arnaldi. “Questo – prosegue
Pompili - per rafforzare la politica
del territorio e la necessaria integrazione con l’ospedale, abbattendo le liste di attesa, e cosa che
non guasta, i costi”. Oltre alla sede
centrale di Tivoli, secondo l’associazione poi devono essere attivate
anche sedi decentrate e qualificate
nella provincia, da Subiaco a Zagarolo, passando per Guidonia,
Colleferro, Monterotondo e Palestrina, “realizzando il principio di riconduzione, unificando le agende
(screening organizzato e spontaneo) e di equità di accesso”.
N
La storia degli screening della Asl
Roma G parte da lontano. Inizia nel
lontano 1999, con l’istituzione del
servizio transmurale per la diagnostica precoce delle malattie dell’apparato genitale femminile e arriva
al 2009, quando vengono create 3
sezioni di diagnostica: mammella,
utero e colon. Nello stesso anno
poi viene strutturato un laboratorio
di biologia molecolare nell’ospedale di Tivoli all’interno della Uoc.
di screening. “Tutto ciò – denuncia
ancora Cittadinanzattiva - si è realizzato in totale assenza di personale dedicato”. Queste attività,
spiega la Pompili, vengono sostenute oggi con personale collaborante “extra istituzionale”, previa
specifica formazione ovviamente.
“Tutto ciò nonostante le reiterate richieste di una dotazione organica
dedicata, cui purtroppo non è seguita risposta alcuna”.
Il problema in sostanza è questo:
nonostante i risultati di consenso
su una popolazione di circa
350mila persone i riconoscimenti
della Società scientifica, l’unità non
ha ancora una sede definitiva. “Ancora oggi – raccontano alcuni operatori - capita d’incontrare pazienti
smarriti al loro primo accesso, che
cercano, nel polo ospedaliero di Tivoli la sede della Uoc screening,
per altro, non indicata dalle segna-
letiche ufficiali dei percorsi all’interno dello stesso ospedale”.
Ora la palla passa al direttore generale dell’azienda, Nazareno Brizioli, che a giugno, durante il Sanit
del Palazzo dei Congressi, aveva
confermato il proprio impegno per
la realizzazione di una sede centrale. “Noi siamo con il direttore
Brizioli – conclude la delegata di
Cittadinanzattiva – ma è ora che
alle parole seguano i fatti. Non possiamo più aspettare”.
Morti bianche,
il senatore Gramazio
nella Commissione
d’inchiesta
ambio in corsa nella Commissione parlamentare d’inchiesta sul fenomeno degli
infortuni sul lavoro: al posto di Antonio Gentile, entrato a far parte
della compagine governativa come
sottosegretario al Ministero dell’Economia e delle Finanze, entra il
senatore pidiellino Domenico Gramazio, vicepresidente della Commissione Sanità di Palazzo
Madama. La nomina è stata ratificata il 13 giugno dal presidente del
Senato, Renato Schifani. La commissione, istituita tre anni fa, è composta da 20 senatori che avranno il
compito di indagare sulle “morti
bianche”, cercando di accertare il
numero delle malattie, dell’invalidità, programmando l’assistenza
alle famiglie colpite e individuando
le aree in cui il fenomeno è maggiormente diffuso.
C
la
Sanità
Lazio
del
Quotidiano
di informazione
indipendente
Iscritto al Tribunale
di Roma n°437/2009
dal 18/12/2009
P. IVA 11173611002
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