SLazio - Online-News
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Anno I numero 4 luglio 2011 Sanità la Lazio del CI MANCAVANO ANCHE I TICKET L’INTERVENTO “Non è roba nostra, rimedieremo” 'introduzione dei ticket con la manovra finanziaria è stata una scelta unilaterale del governo. Peraltro annunciata dopo che si era tenuto un incontro con le Regioni durante il quale non si era fatto cenno ai ticket. Per quanto riguarda i codici bianchi, in realtà va ricordato che il ticket nel Lazio già esiste, è stato introdotto dalla giunta Marrazzo-Montino, quindi non è una novità. In merito invece ai 10 euro di ticket sulla specialistica, stiamo valutando con i nostri uffici le possibili soluzioni ma L si tratta di una questione complessa.Nell’ambito di quelle che sono le nostre competenze e la compatibilità finanziaria cercheremo di dare una risposta. Il Lazio è una regione sottoposta ai vincoli del piano di rientro e a un controllo puntuale e sistematico da parte del governo nazionale. Per questo ci confronteremo anche con i ministeri vigilanti per provare, a saldi invariati, a dare una risposta ai cittadini e per non vederli ulteriormente penalizzati. Renata Polverini IL PRIMO FREE PRESS DEDICATO INTERAMENTE ALLA SANITA’ WS.it Con E - NE N I L N .O w w w nettiti a o i l i c i m o d a e l’informazion SLazio 3 L’EDITORIALE Tagli, ticket, Tar. Renata e le “tre T” a Polverini è lapidaria, per ora il ticket ce lo teniamo, poi valuteremo il da farsi. Un problema in più per il Governatore del Lazio, un interrogativo in più da aggiungere a quelli messi in bella evidenza nel numero scorso e che per ora sono parcheggiati sulla scrivania del governatore in attesa di trasformarsi in un’intervista promessa ma non ancora concessa. Le cose non vanno affatto bene e la stretta generale imposta dalla Manovra si ripercuote dolorosamente su una situazione regionale già compromessa. La risposta alle esigenze degli utenti, del territorio, è ancora parziale, disomogenea, la Regione è ancora un fortino assediato. Le necessità del piano di rientro applicato con durezza e scarsa flessibilità si scontrano con sviluppi inattesi. Gli amministratori locali non accettano passivamente declassamenti, riconversioni, chiusure - destra o sinistra non ha importanza - e reagiscono seguendo le vie di legge. E ci si trova così un Tar improvvisamente rianimato e protagonista a sbarrare la strada ai tagli. Sono i giudici amministrativi a disegnare il piano di rientro, chiosano i più maliziosi. Ma non si è molto lontani dalla realtà. Sembra un gioco di squadra: il sindaco e i comitati di lotta per questo o quell’ospedale alzano la palla e il Tar schiaccia. Bracciano, Pontecorvo, Acquapendente, Ceccano, Subiaco Frascati. La mappa si allarga e l’effetto-imitazione rischia di rendere la situazione ingovernabile. All’inizio i giudici amministrativi sembravano pèiù timidi, oggi concedono la sospensiva. E la Polverini deve L Nella foto il governatore della Regione Lazio, Renata Polverini, in carica dal 30 marzo 2010 fermare i suoi carri armati. In attesa degli eventi. Intanto crescono le liste d’attesa, restano affollati i pronto soccorso degli ospedali, la protesta monta. E il governatore non si arrende, le prova tutte. Come quella della apertura serale degli ambulatori dei più grossi ospedali capitolini, che i suoi supporter giudicano una idea geniale e i suoi detrattori una inutile stupidaggine. Le strutture sul territorio, il coinvolgimento - ma quello vero - dei medici di base, il potenziamento e il rilancio della Guardia medica, oggi ingessata, sono cose di là da venire. E l’ultimo episodio - da rabbrividire - dei giorni scorsi getta una luce sinistra sull’intera sanità laziale. Un uomo è morto dopo essere stato respinto, nel giro di alcuni giorni, da ben cinque Pronto Soccorso. Subiaco(due volte), Tivoli. Policlinico Umberto I, Cto. L’ultima valutazione, da codice rosso, ha portato il paziente direttamente in sala operatoria al Policlinico Universitario di Tor Vergata. Ma lì è morto. Si può sostenere che il piano di rientro è sbagliato perché priva di strutture strategiche delle fette di territorio: l’utente ha bussato invano all’ospedale di montagna di Subiaco(da chiudere secondo il piano), poi a quello decentrato di Tivoli. Ma si può anche dire il contrario, e cioè che la vicenda giustifica il fatto che il piccolo ospedale vada chiuso, riconvertito in altro.Perchè non è in grado di gestire una situazione a rischio. Un autogol per quei medici, quegli operatori che in difesa dell’Angelucci di Subiaco hanno giocato una battaglia campale. Ma rifletta, la Polverini. Se la vittima fosse appartenuta alla “Nomenklatura” della politica avrebbe scelto il Pronto Soccorso di Subiaco o si sarebbe fatto portare direttamente in un ospedale “sicuro”, in una clinica della capitale? Per esperienza sappiamo che è quasi sempre così. Ci sono due sanità e delle cors i e Chi Scende IL “BORSINO” della sanità laziale Pietro Giovanni Zoroddu, capo di gabinetto della Polverini ed ex direttore confederale Ugl, è l’uomo ovunque della Governo regionale laziale. Tutto passa per lui, dalle campagne pubblicitarie alle trattative con i privati della sanità. E’ stato messo addirittura a tappare il buco dell’Astral (strade) in attesa che quell’agenzia trovi la sua quadra definitiva. Gli uomini chiave non vanno mai in classifica. Questa volta si cambia. Più facile apparire e prendere consensi per Alessandra Mandarelli, presidente della commissione regionale Sanità. Ha strappato una deroga al blocco del turn over a Frosinone. Complimenti. E complimenti a Giuseppe Profiti. Nella scacchiera del potere sanitario del Vaticano è ormai una pedina chiave insostituibile. Bambino Gesù, Gemelli, e adesso San Raffaele di Milano. Il management sanitario sembra non avere ostacoli per lui. E’ risorto con un progetto di sanità Luigi Canali,già sindacalista e presidente della Commissione sanità nella giunta preferenziali. Quel signore è morto perché era una persona “normale”? Secondo punto. Gli operatori coinvolti appartengono a più ospedali, anche in due strutture pubbliche della capitale non è stata riscontrata situazione di pericolo. Troppi medici, tutti insieme, non hanno saputo dare la giusta valutazione. Per sciatteria, per fretta, per stanchezza, per superficialità. E’ la condizione in cui la Polverini li costringe a lavorare l’attenuante decisiva? Terribile, ma non ci sono giustificazioni. L’altra ipotesi è che a quelle ipotesi se ne aggiunga un’altra, ancora più devastante se pensiamo che è riferita a tecnici che hanno in mano le nostre vite: questione di incompetenza. La nuova classe medica e infermieristica non è all’altezza, per mille motivi, del compito richiesto. Non c’è formazione sufficiente, e gli errori talvolta costano vite umane. Alla fine si dovrà ammettere che questo è un problema, il problema della sanità, un problema generale, nazionale. Non è colpa della Polverini, certo, ma come assessore alla sanità,per quanto di sua competenza, deve correre ai ripari. Ci sono protocolli di sicurezza trascurati, non applicati, non c’è attenzione sufficiente da parte di chi governa i reparti. Ci sono delle responsabilità oggettive che una polizza di assicurazione non vale a cancellare. Pensi a questo il governatore del Lazio. Risolvere questi problemi alla fine fa anche risparmiare. precedente. Può essere utile. Così come sarà certamente utile nel suo nuovo ruolo Stefano Savino, neurochirurgo del Goretti di Latina. Ora è stato nominato direttore sanitario. Un elemento di equilibrio nel delicato meccanismo della sanità pontina. Batte in testa invece Francesco Storace e con lui Luigi Frati. Protagonisti solo qualche anno fa, per ragioni diverse, della politica sanitaria romana oggi assumono posizioni contradditorie a quelle sostenute in passato. E i loro fans tengono gli occhi bassi. Per pudore. Continuano a macinare polemiche e proteste nei loro megafoni gli infaticabili pierini dell’opposizione, Montino e Rodano. Inconcludenti. Così come sono inconcludenti i vari Tribunali del malato/Cittadinanza attiva nel sollevare sempre gli stessi problemi, nel fare sempre le stesse denunce. Quello che manca, fatto salvo il sacrosanto diritto di critica, è il fattore proposta. Qualcosa di convincente, realiz- A sinistra dall’alto Profiti e Savino. zabile, buono per tutti. A destra dal basso Storace e Frati. Chi Sale 4 Anno I numero 4 ATTUALITA’ luglio 2011 IN PRIMO PIANO Pronto il software, iI monitoraggio comincerà il 1 agosto e prenderà in esame le registrazioni di luglio Nuovi ticket, ci pensa l’Asp La Regione non vuole mettere la faccia sulle scelte (impopolari) del Governo L’Agenzia di Sanità Pubblica è pronta a gestire il nuovo sistema tariffario Nei pronto soccorso del Lazio il software di gestione degli accessi è gestito dall’Asp ’Asp entra in campo nella complessa partita dei ticket. L’agenzia guidata da Lucio D’Ubaldo, nell’ambito dei propri compiti istituzionali di supporto alle attività della Regione, è già tecnologicamente pronta per “gestire”, controllare, amministrare, monitorare il nuovo sistema tariffario che prevede il pagamento di un ticket di 25 euro per le prestazioni da Pronto Soccorso con co- L dice bianco per i cittadini non esenti e per il ticket di 10 euro sulle prestazioni di assistenza specialistica, sempre per i cittadini non esenti. La Polverini finora si è chiamata fuori: i ticket sono “una scelta unilaterale del governo”, come ha spiegato nel suo intervento su Sanità Lazio, e non vuole associare il nome della Regione ad una scelta ad alto tasso di impopolarità. Ecco perché l’Agenzia di Sanità Pubblica giocherà un ruolo di primo piano, soprattutto dal punto di vista logistico. Il software di gestione degli accessi in Pronto Soccorso denominato GIPSE, gestito dall’Asp, è infatti già stato configurato per la registrazione della compartecipazione alla spesa da parte del paziente (Tic- ket di 25 euro), in quanto già prevista dalla legge finanziaria 2007. Per quanto riguarda l’assistenza specialistica, Laziosanità gestisce il sistema informativo delle ricette relative alle prestazioni di specialistica ambulatoriale erogate da tutte le strutture ambulatoriali della regione e le nuove tariffe verranno registrate a partire dal 1 agosto 2011, così come previsto dai protocolli, per le prestazioni erogate nel mese di luglio. Per la gestione delle prenotazioni e dei pagamenti delle prestazioni ambulatoriali da parte dei singoli cittadini, saranno le singole strutture erogatrici e, per i presidi pubblici, il sistema Recup (non gestito da Laziosanità), ad adeguare le tariffe al nuovo sistema. Pronto soccorso, nel Lazio si paga sempre Svelato il trucco. E’ bastato aggiungere il termine “in uscita” al testo della Finanziaria e il gioco è fatto: se non viene ricoverato il paziente è tenuto a sborsare 25 euro Veronica Vidal na parolina in più e cambia tutto. Il ticket è servito. Sì, ma all’uscita. Comunque vada quando il paziente esce dal pronto soccorso paga i 25 euro stabiliti per legge. E’inutile girarci attorno: nel Lazio, come vedremo, interviene il codice di appropriatezza in uscita, paziente stabilizzato è uguale a codice bianco che a sua volta è uguale al pagamento del ticket di 25 euro. Lineare come un’equazione algebrica. Cosa diversa è invece se dopo l’accesso al Dea (Dipartimento di emergenza e accettazione) lo stesso paziente viene U ricoverato. In questo caso non si paga. Così come non si paga se il paziente/utente arriva con un trauma o un avvelenamento acuto e magari trasportato pure dall’ambulanza. Tutto scritto nella circolare del 18 luglio scorso che la Direzione regionale programmazione e risorse del SSR ha indirizzato ai direttori delle aziende ospedaliere del Lazio, all’Asp-Laziosanità, alla società regionale Lait e alle associazioni di categoria, oltre che alle direzioni delle case di cura private accreditate e degli ospedali classificati. A tutti insomma per chiarire che «per le prestazioni erogate a partire dal 17/07/2011 data di entrata in vigore della legge 111/2011, per le prestazioni erogate in regime di pronto soccorso non seguite da ricovero, la cui condizione è stata codificata come codice di appropriatezza di uscita bianco, ad eccezioni di quelli afferenti al pronto soccorso a seguito di traumatismi o avvelenamenti acuti, gli assistiti non esenti sono tenuti al pagamento di una quota fissa pari a 25 euro». Ed è chiaro che messa in questi termini la questione s’intende che a pagare sarà pure un qualsivoglia paziente con un principio di fibrillazione atriale, o un altro con una colica epatica da farlo star piegato in due dai dolori o peggio, un altro ancora con la riacutizzazione di una calcolosi cronica. In questi casi appunto se il trattamento sanitario avviene in ambulatorio sulla barella e quindi, con una generica terapia farmacologica, si risolve senza necessità di ricovero il paziente/utente sarà comunque costretto a sborsare la tassa. Ma ecco svelato il trucco. Basta confrontare quanto scritto nella legge 111 e quanto nella circolare regionale. L’interpretazione della Regione Lazio sembrerebbe aver forzato la mano alla norma sul ticket scritta invece in Finanziaria. Che invece recita: « Per le prestazioni erogate in regime di pronto soccorso ospedaliero non seguite da ricovero, la cui condizione e' stata codificata come codice bianco, ad eccezione di quelli afferenti al pronto soccorso a seguito di traumatismi ed avvelenamenti acuti, gli assistiti non esenti sono tenuti al pagamento di una quota fissa pari a 25 euro». In questo capoverso non c’è scritto «in uscita» come invece è stato aggiunto nella circolare regionale. Vale a dire che nella Finanziaria «non seguite da ricovero» può essere solo riferito al codice assegnato all’ingresso e quindi all’accesso al pronto soccorso come in realtà avviene e sempre è avvenuto. La priorità d’intervento per la visita e l’appropriatezza dell’accesso in ogni manuale di gestione sanitaria, è valutato in termini di accesso al Pronto Soccorso e non di uscita.Ma si vede che il Lazio o meglio chi governa il Lazio vuole, incidere con una ventata di novità anche sulla letteratura sanitaria. Ecco cosa significa «sul ticket nessuno sconto» come pronunciato in più riprese dal governatore. Suona come «dal ticket non si scappa…». SLazio 5 ATTUALITA’ IN PRIMO PIANO E' il tormentone estivo del Servizio Sanitario Nazionale. Scontenta tutti, serve a poco. Intanto ce lo teniamo “Codice bianco”, non fa cassa e non risolve Tutto ruota attorno ai medici di famiglia. Gramazio (Pdl): “Serve un accordo quadro ” Falconi (Fimg) : “Devono lavorare sabato e domenica” L’Aduc: in Germania vengono penalizzati se mandano al Pronto Soccorso un paziente senza seri motivi nico Gramazio, oggi presidente del comitato scientifico della stessa Agenzia, «per potenziare i medici di famiglia. Quell’anno il ricorso ai pronto soccorso si ridusse del 55%». Poi con il cambio di giunta (subentrò quella di Marrazzo) si mise il silenziatore a questa iniziativa e finì prima Stefania Pascucci l “codice bianco” è ormai il tormentone estivo del servizio sanitario. Si tratta del Triage nei Pronto Soccorso negli ospedali, cioè l’attribuzione di un colore al paziente che si presenta all’emergenza. ne stabilisce il livello dia gravità. Ora si cambia regime e chi si avrà un codice bianco dovrà sborsare un po’ di soldi dopo essere stato visitato. Il 16 luglio scorso, infatti, tutto è cambiato. Il decreto legge sulla manovra economica è stato pubblicato con urgenza sulla Gazzetta Ufficiale ed è diventato legge. Tra gli interventi c’è il ripristino dei ticket di 10 euro sulle prestazioni specialistiche e la riconferma del ticket di 25 euro per i codici bianchi al pronto soccorso. Entrambi già varati nel 2007 ma “silenti”, cioè non applicati del tutto se non in via discrezionale a seconda delle strutture ospedaliere. Il 99% degli ospedali nel I Lazio non applicava, fino a ieri, il ticket sui ricorsi impropri ai Ps. Ma se da una parte il ministro Ferruccio Fazio ha rassicurato le fasce deboli tra cui i minori fino a 14 anni, gli anziani con la pensione minima e i disoccupati a basso reddito, perché rientranti nelle categorie degli esenti una larga fetta della popolazione, il popolo da mille euro al mese, per capirci, non esulta. Sulla specialistica il governo ribadisce la possibilità per le Regioni di non applicare il ticket di 10 euro purché «adottino altre misure di partecipazione al costo delle prestazioni sanitarie equivalenti sotto il profilo del mantenimento dell'equilibrio economico-finanziario e del controllo dell'appropriatezza». E’ chiaro che così diventa complicato e, dunque, la via più semplice da adottare per le Regioni è quella di applicare i due aumenti. Così almeno ha fatto sapere fin da subito la Polverini. «Per tamponare il fenomeno dei codici bianchi, qualche anno fa , allora ero presidente Asp-Lazio, feci un accordo con la Fimmg (l’associazione sindacale dei medici di medicina generale)», racconta il senatore Dome- Il 99% degli ospedali nel Lazio non applicava, fino a ieri, il ticket sui ricorsi impropri ai Pronto soccorso di decollare. «Perché i cittadini vanno ad intasare i Pronto soccorso?», si chiede Mario Falcone, presidente dell’Ordine dei medici del Lazio. «Perché manca – dice - l’assistenza del medico di famiglia il sabato e la domenica. Se le industrie in crisi possono cambiare non solo la loro strategia organizzativa ma anche il piano dei costi perché non farlo e proporlo ai medici? E’ banale? Bisognerebbe dire ai miei medici: “da domani vi mettete in forma associata e tenete aperto il fine settimana”». Secondo Falcone la sanità sta andando «verso un modello americano che è fallito nella sanità. I medici hanno paura di fare i medici. Prescrivono troppo». Chi si trova d’accordo con il presidente dell’ordine dei medici è Mimmo Alessio, direttore generale del San Filippo Neri, un decano dei manager della sanità laziale, oggi in quota Udc. « I pronto soccorso degli ospedali sono intasati perché la gente non trova i medici», asserisce Alessio. « Il ticket di 25 euro potrebbe tamponare il ricorso in massa ai Ps. Al San Filippo Neri avevo fatto studiare la questione della riscossione ma era venuto fuori che la gestione costava troppo alla struttura, in pratica, il doppio di quanto si incassava». E ancora su Mario Falcone il Dg dell’ospedale del Trionfale afferma che ha ragione:« i medici del territorio devono fare da filtro. L’ospedale deve fare cose serie. Se dobbiamo fare un check up non possiamo certo andare al pronto soccorso». Ma riconosce che il principio è giusto ma che è difficile metterlo in pratica.« I medici spesso sono presi di punta», prosegue Alessio, «soprattutto quelli che fanno medici di emergenza. Che fanno lievitare i costi dell’assicurazione. Al San Filippo Neri qualche anno fa costava un milione di euro ma ora è più che triplicata: 3 milioni e mezzo. Se ci fosse la medicina territoriale i costi si abbasserebbero». E’ inefficace l’imposizione del balzello per il Pronto soccorso, tuona Primo Mastrantoni, segretario Aduc. E il perché è presto detto. «Basterebbe analizzare – afferma - i dati delle regioni (es. Emilia Romagna, Lazio) che avevano già imposto la tassa. Ora cerchiamo di rafforzare la medicina del territorio L'esperienza insegna che dopo un primo periodo di diminuzione, la quantità dei codici bianchi torna ai valori precedenti all'imposizione della tassa anche perché i codici bianchi vengono trasformati in verdi per evitare problemi legali ai medici». Ma il sindacalista dei consumatori analizza il balzello dei codici bianchi in chiave categoria sociale distinguendo il ricco e il povero. « I “ricchi” hanno un'assicurazione sanitaria che consente l'intervento di un medico 24 ore su 24», sostiene.« Per una influenza il “ricco” chiama il servizio assicurativo di assistenza che esamina il problema e, se del caso, invia un medico. Sono invece i “poveri” che devono ricorrere al pronto soccorso, anche per un codice bianco che, tra l'altro, non può che essere certificato dal personale sanitario». Il medico di base, al quale si dovrebbe rivolgere il “povero”, in molti casi non è disponibile per una visita domiciliare, per cui non rimane che recarsi al pronto soccorso. «Si tratta - insiste Mastrantoni - di attivare dei filtri intermedi, quali i medici di base e la guardia medica. Un tempo il medico di famiglia divideva la giornata tra visite domiciliari e studio ma oggi non è più così». E all’estero come va? In Germania i medici di base, ricorda l’Aduc, vengono penalizzati economicamente se i propri assistiti ricorrono al pronto soccorso per un codice bianco. In Italia, invece, si preferisce penalizzare i pazienti bisognosi. Farmaci, Rasi alla guida dell’Agenzia europea di Maurizio Pigozzi* n recente caso di cronaca impone una seria riflessione sull’attuale organizzazione del sistema sanitario regionale, in particolare per quanto riguarda l’accesso alle cure di quei pazienti che, pur non trovandosi in condizioni di estrema gravità, hanno comunque bisogno di assistenza sanitaria complessa nel più breve tempo possibile. Fino a poco tempo fa tale assistenza è stata prestata in larghissima parte dal servizio 118 e dai Pronto soccorso della Regione Lazio. Ciò nondimeno, i numerosi tagli operati negli ultimi anni alla spesa sanitaria e, soprattutto, alcune modifiche alla normativa riguardante i criteri di accesso alle strutture di ricovero, hanno comportato un notevole incremento dell’afflusso di pazienti presso i Pronto Soccorso, trasformandoli praticamente nel unico punto di accesso non solo alle cure urgenti e complesse ma più in generale al ricovero stesso e rendendo impossibile agli stessi adempiere alla loro funzione primaria di strutture destinate alle prime cure in casi di emergenza. Il transito per il pronto soccorso non è inevitabile, sono già in funzione, infatti, altre strutture e risorse del Sistema Sanitario che andrebbero pubblicizzate, potenziate e incenti U vate, anche attraverso una revisione dei criteri di accesso al ricovero attualmente in vigore. Come previsto dalla Riforma del Sistema Sanitario Nazionale già dal lontano 1992, il Medico di Medicina Generale deve acquistare un ruolo centrale per quanto riguarda l’accesso alle cure, sia ambulatoriali che di ricovero, individuando in prima battuta qual’è la cura più opportuna e più appropriata sia in termini organizzativi che clinici. La revisione del ruolo dei medici di base dovrebbe prevedere inoltre una effettiva integrazione degli stessi nel sistema di erogazione delle prestazioni sanitarie e una maggiore responsabilizzazione attraverso un sistema di incentivi e penalizzazioni. Recentemente, ad esempio, sono state introdotte alcune strutture territoriali che, grazie alle potenzialità ed alla flessibilità dei servizi offerti dai Medici di Medicina Generale, hanno permesso di diminuire l’ afflusso in entrata ai Pronto Soccorso, mediante il potenziamento dei servizi di Guardia Medica H24, e di incrementare il flusso in uscita dallo stesso, grazie all’istituzione dei Presidi Territoriali di Prossimità. * direttore generale Gruppo Sanigest Direttore generale dell’Agenzia italiana del farmaco dal 2008, Guido Rasi a giugno è stato designato direttore esecutivo dell’Ema (European Medicine Agency), l’Agenzia del farmaco europea. Rasi, 57 anni, specialista in Medicina Interna ed in Allergologia ed Immunologia Clinica e Professore Ordinario di Microbiologia a Tor Vergata, ha alle spalle una lunga carriera nelle istituzioni sanitarie: dal 2001 al 2008 è stato membro del Consiglio cda dell’Istituto Superiore di Sanità, dal 2002 al 2009 ha guidato la Sezione di Medicina Molecolare dell’Istituto di Neurobiologia e Medicina Molecolare del CNR. Ora l’avventura al vertice dell’organismo che vigila sul mercato dei farmaci in Europa. 6 Anno I numero 4 ATTUALITA’ luglio 2011 IL CASO Il “caso Bracciano”, quello di Frascati. Il ricorso al Tribunale amministrativo arma efficace contro la Regione Se è il Tar a “scrivere” il piano di rientro Così si rischia la paralisi, con il governatore Polverini ostaggio dei magistrati Ma accade anche in Abruzzo, in Sicilia, nel Molise. E altrove Giulio Terzi e la sanità laziale è ad un passo dal caos tutto ciò non avviene per caso. Prima riflessione. A decidere sul piano di rientro, tempi, modi, specificità, tagli e riconversioni, di fatto sembra essere il Tar del Lazio. Un tribunale supremo cui tutti fanno ricorso come penultima spiaggia per vedere “autenticata” la propria tesi, o per lo meno perché venga stoppata quella dell’avversario. Seconda riflessione. Questo assunto - ovviamente provocatorio - non sta in piedi. La titolarità delle scelte e della strategia politica che governa la sanità del Lazio deve essere del governatore, la Polverini, che per di più è commissario ad acta per il settore e tiene per sé la delega della Sanità. Eppure lo schema cui si assiste oggi è semplice. La Giunta chiude e riconverte le strutture ospedaliere, gli amministratori locali sostenuti da comitati sorti ad hoc fanno ricorso al Tribunale Amministrativo del Lazio, motivando ovviamente la loro posizione. E il Tar valuta e decide. E magari dà la sospensiva, bloccando di fatto la applicazione del piano. Con un giudizio tecnico su quanto esposto dai ricorrenti. E motivato. E se conferma i dubbi sul fatto che questo o quel Pronto Soccorso debbano chiudere significa che i giudici hanno fatto le loro belle considerazioni. Che magari di fatto sconfessano operato e decisioni della Regione. Un bel conflitto. E costoso. Ma che rischia di paralizzare la sanità laziale. Lasciamo da parte i S tecnicismi, le spiegazioni dotte. Il Tar del lazio ha sospeso il provvedimento che chiude il Pronto Soccorso a Frascati e lo sposta a Marino, ha dato in parte ragione ai ricorrenti per quanto riguarda la chiusura di alcuni reparti dell’ospedale di Bracciano, ha bocciato il ricorso della società politica e civile di Pontecorvo e quello dei sindaci della vallata per l’ospedale di Atina. (Frosinone); ma in coda ci sono già diversi altri dossier e ancora se ne protrebbero aggiungere. Subiaco e Monterotondo, e poi magari arriveranno quelli di Acquapendente e Sora. O di Ceccano e Ronciglione. E magari di Gaeta. Se il gioco funziona vogliono gio- care tutti, alla fine. E di fatto nel pieno rispetto delle regole si crea il caos, o la paralisi. O tutti e due. La Polverini del resto è in buona compagnia. In Abruzzo il presidente Chiodi ha dovuto chiedere al governo di inserire nella manovra un codicillo che in qualche parte lo tuteli a fronte dei ricorsi persi nel contesto del piano di rientro; in Molise il governatore Iorio alterna lacrime e sorrisi, cavalcando la protesta degli utenti e tentando di non litigare troppo con il governo centrale. Ma il Tar ha messo ripetutamente in mora la Giunta dell’Aquila e ha concesso in Molise la sospensiva ai ricorsi contro la riconversione dell’ospedale di Venafro, ad esempio. E la Il personaggio/Giuseppe Profiti Il vero uomo forte della sanità pontificia al Bambino Gesù al San Raffaele di Milano. Il Professor Giuseppe Profiti, attualmente Presidente dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, con la sua nuova qualifica di Vice Presidente della Fondazione di Don Verzè è ormai considerato il vero uomo forte della sanità “pontificia”. Dopo aver lavorato a Genova in varie esperienze sanitarie, su nomina del Segretario di Stato Cardinale Tarcisio Bertone è approdato all’Ospedale Bambino Gesù di Roma, con l’impegno di rivedere le spese anche dell’ospedale pediatrico più apprezzato d’Italia.Pur se “inciampato” in alcune indagini giudiziarie, ha dimostrato capacità e spalle forti, in questo aiutato dalla esperienza di D stessa dinamica si segnala in altre regioni, perfino nel marginale Ennese (vedi Piazza Armerina). Non si tratta di trovare un escamotage tecnico per sgonfiare i ricorsi, quanto di procedere su questioni di metodo e con raziocinio politico. Se il Tar valutando le cose considera che non vi siano le condizioni per la chiusura di un Pronto Soccorso in rapporto alla sicurezza dei cittadini non lo fa per aggrappandosi ad un Nella foto Giuseppe Profiti, presidente dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù e vicepresidente della Fondazione San Raffaele ufficiale della Guardia di Finanza. A completare il quadro Giuseppe Profiti siede anche nel Consiglio d’Amministrazione dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, con un occhio vigile sulla megastruttura del Policlinico Agostino Gemelli di Roma, l’ospedale del Papi (e non solo). Il suicidio di Mario Cal, braccio destro di Don Verzè, rende ancora più determinata la presenza di Profiti all’interno della Fondazione creata e voluta proprio dal sacerdote tanto vicino a Silvio Berlusconi.La sua esperienza nell’ambito sanitario è conosciuta, ora verrà buona anche nel difficile compito di rimettere ordine nella “confusione” amministrativa della Fondazione San Raffaele. SLazio 7 ATTUALITA’ IL CASO cavillo. E’ evidente che le argomentazioni dei ricorrenti hanno una loro logica.E allora ci sono due ipotesi: o gli autori del piano di rientro non riescono a giustificare in modo convincente il loro operato o hanno torto. E quindi devono cambiare. E inaccettabile che una amministrazione metta a repentaglio vita e salute dei propri cittadini per raggiungere un obiettivo economico- finanziario stabilito dall’esterno e asetticamente. Sulla sanità non si rispamia tagliando e basta. Magari ci sono altre vie, coinvolgendo le forze private sul territorio, magari cambiando alcune regole del gioco. Se si rilanciasse invece di chiudere, se per ogni struttura a rischio o già sacrificata sull’altare di una legittima pianificazione si valutassero dei piani industriali studiati di concerto con gli imprenditori, con le associazioni di categoria della sanità (e non solo), in un ottica di sviluppo(se ne è parlato diffusamente in un convegno realizzato in ambito Sanit, il mese scorso. Il Tar non sarebbe più necessario e molte tensioni svanirebbero come per incanto. Dietro i fatti L’Asp non cade nel tranello delle “quote rosa” l Comitato scientifico dell’ASP non cade nel tranello delle “quote rosa” come la Giunta comunale di Roma Nel corso dell’ultima seduta del Consiglio d’Amministrazione di Laziosanità presieduto dal Senatore Lucio D’Ubaldo, tenutosi venerdì 8 luglio, su proposta del Consigliere Senatore Domenico Gramazio è stato approvato all’unanimità l’allargamento del Comitato Scientifico dell’Agenzia alle quote rosa, con la nomina della dottoressa Adriana Bonifacino Responsabile UDTS - Unità Diagnostica e Terapia Senologica dell’Azienda Ospedaliera Sant’Andrea di Roma, della dottoressa Maya El Hachem Primario di I Dermatologia Pediatrica dell’Ospedale Bambino Gesù di Roma, della dottoressa Rita Formisano Direttore dell’Unità Post-Coma della Fondazione Santa Lucia, della dottoressa Fiorella Guadagni Responsabile del Dipartimento di Medicina di Laboratorio e Biotecnologie Avanzate dell’IRCCS San Raffaele alla Pisana. In questo modo sicuramente non ci saranno ricorsi contro il ruolo del Comitato Scientifico e della sua composizione che allarga da dodici a sedici membri, inserendo primari e ricercatrici di comprovata professionalità. Se si considera che il direttore generale dell’Agenzia è Gabriella Guasticchi il quadro è Nella foto Adriana Bonifacino, Responsabile UDTS dell’Azienda Ospedaliera Sant’Andrea completo. I problemi, quelli reali, sono altri. E se il nuovo comitato scientifico presieduto (e reso finalmente operativo) da Gramazio potrà avere un ruolo importante nella elaborazione delle strategie sanitarie della Regione grazie alla esperienza e alla autorevolezza dei suoi membri (tra i quali un paio di rettori e il presidente dell’Istituto Superiore di sanità), il peso po- tenziale dell’Asp è frenato dal regime di prorogatio infinita nella quale galleggia il suo vertice politico e amministrativo. Un presidente e un Cda scaduti da un anno non possono certo determinare azioni di largo respiro e il loro avvicendamento non è previsto nel breve periodo. Un gioco perverso di veti incrociati continua infatti a bloccare ogni ipotesi di soluzione e la evoluzione della situazione politica non aiuta. Reporter SLazio 9 ATTUALITA’ IL CASO I sindacati chiedono un’incontro ma dalla Pisana rispondono: siamo in ferie La commissione Sanità va in vacanza ll presidente Alessandra Mandarelli, ex assessore alle Politiche Sociali della giunta Marrazzo, rinvia tutte le audizioni all'inizio di settembre. Ma i problemi non aspettano Veronica Vidal ualche giorno fa un’organizzazione sindacale del comparto socio-assistenziale del Lazio ha chiesto un’audizione alla commissione regionale Sanità per trattare alcune problematiche urgenti inerenti alla specialistica e diagnostica clinica ma gli sarebbe stata chiusa la porta in faccia. In un’altra occasione, pressoché analoga, a un altro organismo autorevole, sarebbe stato riservato lo stesso trattamento. La spiegazione ufficiale dopo che le voci di corridoio si erano fatte sempre più insistenti. E’ la stessa presidente di commissione, Alessandra Mandarelli che, di suo pugno, ha scritto una let- Nella foto Alessandra Mandarelli, presidente della Commissione Sanità della Pisana. Q tera ai sindacati. Nella missiva spiega: «Per disposizioni del Presidente del Consiglio regionale del Lazio, On. Abbruzzese, con nota prot. n. 1427 del 7 luglio 2011, che assegna a tutte le Commissioni le proposte di legge concernenti l’assestamento 2011 ed il relativo collegato, in vista della prossima manovra finanziaria, l’attività di tutte Commissioni consiliari verrà sospesa per i prossimi 30 giorni. Pertanto, le richieste di audizione in Commissione Sanità verranno espletate, nuovamente, a partire da settembre, sempre seguendo l’ordine di arrivo cronologico rispetto alle altre già pervenute». E tanti saluti, naturalmente. Insomma, la presidente della commissione sanità, Mandarelli, non nuova a dinamiche regionali di que- Piani di rientro, rigore nel controllo dei conti sto tipo visto che per tre anni e più ha ricoperto il ruolo di assessore alle Politiche Sociali della giunta Marrazzo, vorrebbe scaricare le “ferie” forzate sul compaesano (sono infatti entrambi ciociari), il presidente del Consiglio, anche se gli argomenti di cui trattare sarebbero improrogabili e pesantemente inerenti alle politiche economiche discusse nella manovra di bilancio corrente. Vale a dire che su argomenti quali l’abbattimento delle liste d’attesa per malati oncologici, o la rimodulazione della rete per le cure cardiovascolari, o ancora, l’internalizzazione dei servizi socio-assistenziali per l’abbattimento della spesa, oppure le ripercussioni pratiche della pressione fiscale sul bilancio regionale e quindi sui cittadini del Lazio si può attendere metà settembre, ma anche oltre. E meno male che quella della Sanità si chiama commissione «permanente». Espressione quanto mai inesatta vista la temporaneità così poco affidabile soprattutto nella stagione estiva. Ma tempistica permettendo invece, la presidente del Lazio Polverini proprio ieri l’altro si è sporta così tanto in avanti da dire che manterrà aperti gli ambulatori, non solo di domenica e festivi, ma pure negli orari serali: addirittura fino alle 21. Altro quesito che i sindacati vorrebbero porre alla commissione Sanità riguarda la retribuzione dei medici che presteranno servizio oltre le 18. A quale capitolo di spesa si dovranno appellare gli operatori per farsi pagare gli straordinari? La risposta, a questo punto lo sappiamo, arriverà dopo metà settembre. Nella foto, Cesare Cursi di Cesare Cursi* 'esigenza di assoggettare i vari Sistemi sanitari regionali a rigidi tetti di spesa, superati i quali, si ricorre obbligatoriamente all'adozione dei cosiddetti "Piani di Rientro", è previsto da una norma voluta dall'allora Governo Prodi, nel dicembre 2006, ma trasversalmente sostenuta da tutto il contesto politico nazionale.Se la sanità regionale si configura come un'attività di carattere economico - come di fatto avviene - cui concorrono numerosi soggetti (aziende sanitarie, personale dipendente e convenzionato, strutture private accreditate, fornitori) portatori dei più vari interessi, ciò richiede che i sistemi sanitari regionali siano gestiti secondo criteri di qualità, efficacia, appropriatezza ed efficienza. Come noto, essi si differenziano fra loro in modo significativo, sia con riferimento alla qualità delle prestazioni erogate, sia con riferimento alla capacità delle Regioni di sostenere la spesa sanitaria con le risorse programmate.Tale premessa serve a spiegare l’apparente paradosso che si verifica nella sanità: quello che emerge è che le regioni maggiormente in equilibrio sotto il profilo economico erogano anche i migliori livelli essenziali di assistenza.Pigozzi* Pertanto, il sistema predi Maurizio mia chi ha capacità di organizzazione e programma la propria attività in un’ottica di ottimizzazione dell’efficacia e dell’efficienza.In tale contesto, le regioni italiane definite "virtuose", che danno cioè i migliori risultati sia dal punto di vista dell`equilibrio di bilancio che da quello della qualità dei servizi sono la Lombardia, il Veneto, l`Emilia Romagna e la Toscana, ma anche Umbria e Marche sono in equilibrio economico e garantiscono standard di erogazione dei servizi sanitari di buona qualità. La maggior parte delle regioni del centro e del sud - Lazio in testa – devono, invece, affrontare il problema del disavanzo di bilancio e del deficit annuale a discapito della qualità dei servizi erogati. Occorre acquisire la consapevolezza che mai come in questo momento ci troviamo di fronte alla necessità di operare delle scelte per ripensare e riformulare l’organizzazione dei servizi sanitari, con l’obiettivo di arrivare a un reale miglioramento dell’intero sistema.Come ormai è riconosciuto da più parti, per garantire l’equilibrio economico- finanziario delle Aziende sanitarie e l’intera spesa sanitaria entro i limiti previsti dal finanziamento stanziato annualmente, non è necessario solo operare dei tagli per spendere meno, ma, piuttosto, occorre riformulare i servizi nella logica dell’appropriatezza organizzativa e di razionalizzazione dell’intero sistema, dal momento che è ormai dimostrato, anche sulla base dell’esperienza delle Regioni più virtuose, che un sistema in equilibrio economico è anche più efficace. La politica delle "Tre T" (tetti, tagli e ticket), largamente usata in passato anche nella nostra Regione, ha dimostrato largamente i propri limiti. L'assoggettamento delle Regioni ai vincoli imposti dal "Piano di rientro", quindi, è uno strumento di per se innovativo, introdotto in maniera trasversale dalle parti politiche, finalizzato a ristabilire l’equilibrio economico-finanziario dei Servizi Sanitari Regionali e, sulla base della ricognizione effettuata da ciascuna amministrazione sulle cause che hanno determinato strutturalmente l’emersione di significativi disavanzi di gestione, individua ed affronta selettivamente le diverse problematiche emerse nella Regione stessa. Si tratta, come noto, di una metodologia che prevede, sostanzialmente, più step: verifica dei disavanzi, ricognizione delle cause, stipula di un accordo tra livello centrale e regionale, con relativa elaborazione di Piano di rientro triennale, di riequilibrio finanziario e di riorganizzazione dei servizi.Il Piano si configura come un vero e proprio programma di ri L strutturazione industriale che incide sui fattori di spesa sfuggiti al controllo delle Regioni, quali principalmente: il superamento dello standard dei posti letto e del tasso di ospedalizzazione, con conseguente impatto sulla spesa per il personale e per i beni e i servizi correlati alle prestazioni ospedaliere; i consumi farmaceutici; il superamento del numero e del valore delle prestazioni acquistate da strutture private, nonché il relativo sistema di remunerazione; il controllo dell’appropriatezza prescrittiva dei medici. Inoltre, nel Piano sono disciplinate le procedure per la quantificazione definitiva del debito per l’estinzione dello stesso. Per ogni fattore di spesa critico sono individuati gli obiettivi di contenimento, le singole azioni concretamente realizzabili per il raggiungimento degli obiettivi medesimi e l’impatto finanziario correlato. Le azioni di intervento a disposizione delle Regioni (i relativi atti sono soggetti a preventiva approvazione da parte dei Ministeri della salute e dell’economia e delle finanze), con riferimento ai singoli fattori di spesa, possono essere così sintetizzate: riorganizzazione della rete ospedaliera, con riduzione di posti letto ospedalieri ed incentivazione dei processi di deospedalizzazione; introduzione della distribuzione diretta dei farmaci e meccanismi di rimborso dei prezzi correlati ai farmaci meno costosi; blocco delle assunzioni e del turn-over; determinazione dei budget per gli erogatori privati; acquisti centralizzati e monitoraggio degli stessi per evitare incrementi dei volumi di spesa; potenziamento dei procedimenti amministrativi e contabili e certificazione dei debiti pregressi con il supporto di un advisor contabile; utilizzo del sistema tessera sanitaria per gli interventi finalizzati al miglioramento dell’appropriatezza prescrittiva.Se da un lato, le disposizioni in tema di Piani di rientro costituiscono una rilevante compressione dell’autonomia regionale (in primis il Commissario governativo per l'attuazione del Piano di rientro), in quanto prevedono, da parte del livello centrale, la valutazione degli obiettivi del piano stesso, la verifica della sua attuazione e la preventiva approvazione dei provvedimenti afferenti a determinate aree tematiche, oltre che la verifica del rispetto delle modalità e dei tempi pianificati, dall’altro, l’attribuzione di determinate funzioni amministrative in materie demandate alla potestà legislativa regionale di tipo concorrente o residuale non comporta, di per sé, lesione della competenza regionale, purché siano evidenti le ragioni dell’attribuzione stessa e siano osservate le procedure di leale collaborazione.A seguito della maldestra riforma costituzionale del 2000, alle Regioni, infatti, compete l’organizzazione esclusiva del servizio sanitario regionale, in funzione dei bisogni sanitari dei cittadini del proprio territorio, sulla base delle risorse programmate ed assegnate - in misura prevalente - dallo Stato. La soluzione al deficit viene, quindi, dalla capacità di ogni Regione di programmare e decidere cosa serve e cosa no ai cittadini: quanti ospedali, quante discipline, quanti pronto soccorso, quanti servizi erogati dal pubblico e quanti dal privato.Tuttavia, la necessaria razionalizzazione della rete degli ospedali e delle strutture complesse in essi operanti, dettata dalle esigenze dei Piani di rientro, non deve in nessun modo penalizzare i livelli qualitativi dei servizi riservati al cittadino-utente, perchè assurdo sarebbe differenziare il trattamento sanitario erogato in base alla ricchezza - o meno - di ogni singola Regione. *Responsabile nazionale salute e affari sociali Pdl SLazio 11 ATTUALITA’ DOSSIER Pubblichiamo l’elenco completo dei professionisti abilitati a fare i direttori generali nella sanità laziale La carica dei settecento manager Sono sempre gli stessi nomi - poche decine - ad occupare a rotazione i posti disponibili. Ma forse un turn over e nuove regole sarebbero utili privata. Eppure ci sono, e ci tengono ad esserci, non si spiega altrimenti. E la Polverini ha pescato lì, ha preso in quell’elenco ciò che gli serviva. Sempre gli stessi, si diceva. Non c’è ricambio. Possibile che in quel pacchetto così consistente non ci siano alternative? La sanità laziale non dà in questo momento una gran bella immagine di sé. Qualche responsabilità i manager ce l’avranno, questi ultimi e i loro predecessori. Magari tra gli “iscritti” all’albo e non considerati ci sono dei professionisti validi. Perché non fare uno screening dell’esistente, magari rimettendo al lavoro il team di esperti ma con un mandato nuovo? Giulio Terzi otremmo chiamarla la carica dei 700 (in realtà sono qualcuno di più). Nelle due pagine seguenti pubblichiamo una piccola, garbata provocazione, l’elenco completo dei professionisti giudicati dalla commissione di tre esperti nominati dal presidente Polverini idonei a ricoprire l’incarico di direttore generale di aziende sanitarie della regione e dell’Istituto Zooprofilattico sperimentale di Lazio e Toscana. Nella delibera 449 del 15/10/2010 c’è anche dell’altro, ci sono le liste degli aspiranti manager - le possibili news entries - dei candidati non ritenuti idonei e di quelli che hanno presentato la documentazione fuori tempo massimo. Li risparmiamo ai lettori. Quello che segue invece è una sorta di albo professionale aggiornato (erano stati riaperti i termini), l’unico valido e certificato. Le poltrone di direttore generale delle aziende sanitarie della regione sono appannaggio loro, la Polverini per coprire quelle caselle deve necessariamente pescare in quell’elenco. Che comprende tutti, a prescindere dalla appartenenza politica, dalla formazione professionale, dall’esperienza maturata. I tre saggi del governatore hanno valutato evidentemente in base a dei criteri precisi. E in questo piccolo esercito partono tutti alla pari. E vengono scelti. Scorrendo l’elenco molti lettori troveranno nomi noti, notissimi e riconosceranno il direttore ge- P nerale della propria Asl, dell’ospedale di riferimento, e magari qualche direttore precedente. In realtà basta prendere un interessante volume curato da Riccardo Fatarella, “Buona sanità”, Noema Edizioni, e scorrere gli elenchi in appendice alla voce Lazio. Il volume ha come protagonisti i manager della salute e in quelle pagine ci sono tutti, con gli incarichi e i relativi periodi storici in sequenza. Si scopre che a girare da una poltrona all’altra sono sempre gli stessi, uomini o donne, ma sempre gli stessi, anno dopo anno. Una compa- gnia di giro ridotta che n on supera certamente il dieci per cento dell’elenco considerato, anzi. Fanno casta, fanno classe dirigente, spesso al di là della casacca politica che - come si può vedere nella appendice del libro di Fatarella - cambiano abbastanza spesso. Al Policlinico Umberto I con una giunta di centro sinistra, al San Camillo con il goverrno di centro destra, e così via. Un blocco unico, compatto,. E ti spieghi perché nei convegni, nelle mille occasioni pubbliche che la sanità offre, questi manager si riconoscano, si abbraccino e facciano gruppo. Sono sempre loro. Alcuni ruotano da una Asl all’altra, altri come nel gioco dell’oca tornano su una casella che hanno già occupato in passato. Nell’elenco, aggiornato appunto alla fine dello scorso anno figurano ancora manager in abbondante età di pensione, o agli arresti domiciliari o virtualmente fuori dai giochi per ragioni di esperienza e di anagrafe. Professionisti che hanno appeso la giacca al chiodo o che sono tornati al posto di origine, che magari hanno maturato qualche condanna penale o hanno scelto la strada della impresa I mali della sanità non colpiscono solo Roma. La richiesta di Gramazio “Fondazione Monte Tabor, Fazio riferisca in Aula” “Il Ministro della Salute riferisca in Aula sulla situazione dell’Istituto San Raffaele”. A chiederlo è il senatore Domenico Gramazio, vicepresidente della Commissione Sanità di Palazzo Madama. Il 19 luglio il Senato ha discusso del dissesto finanziario della Fondazione del Monte Tabor, dopo il suicidio di Mario Cal, braccio destro di don Verzè, ed ex vice presidente dell’Istituto. “La Regione Lombardia sembra uno spettatore imbarazzato – ha detto la senatrice democra- tica Fiorenza Bassoli - Chiediamo quindi che almeno il ministro Fazio venga in Aula per poter avere un quadro chiaro della situazione e sapere quali iniziative intenda mettere in campo per giungere ad una soluzione positiva di questo drammatico problema”. Subito dopo è stata la volta di Gramazio. “Il San Raffaele – ha detto il parlamentare pidiellino - è una struttura riconosciuta per le sue capacità, per l’operatività e la professionalità dei dipendenti, e non può essere abbandonata a sè stessa, anche se c’e`, da parte della Chiesa, un intervento concreto di pronto intervento, con un allargamento del Consiglio di amministrazione ad esperti di fama nazionale, che possono sicuramente mettere mano a una serie di misure”. “Chiediamo al Ministro della salute – ha concluso il senatore - di farci sapere quali sono le intenzioni del Governo a garanzia di quella struttura”. t Conne S.i W E N E N I L N ttiti a www.O lio i c i m o d a e n o l’informazi 12 Anno I numero 4 SPECIALE luglio 2011 MANAGER Elenco generale di idoneità all'incarico Direttore Generale di Aziende Sanitarie della Regione Lazio e dell'Istituto Zooprofilattico Sperimentale (I.Z.S.) della Regione Lazio e Toscana N 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 32 33 34 35 36 37 38 39 40 41 42 43 44 45 46 47 48 49 50 51 52 53 54 55 56 57 58 59 60 61 62 63 64 65 66 67 68 69 70 COGNOME Abbagnara Abbondante Acciaro Aguzzi Aiello Albano Barilli Alessandro Alessandro Alessi Alessi Alessio Allegra Allegra Allegrucci Allocca Aloisio Amadei Amato Amici Amoddeo Amodeo Anasetti Andreoli Angeloni Anibaldi Annunziata Ansuini Antonellis Antoniozzi Anzisi Aparo Aquino Autizi Autorino Azzolini Bagaglini Bagnariol Balbi Baldacchini Baldantoni Baldino Balducci Balsanelli Bandiera Barbato Barcaioli Barela Barone Bartolomeo Basso Battigaglia Bellini Bellini Bellobono Bellocchi Benedetti Berardesca Bernardi Bertinelli Bertoldi Bertucci Besson Bevere Biagini Biamonte Bianchini Bianchini Bianciardi Bianconi Biasi NOME Marco Elia Marcello Daniele Sergio Raffaele Enrico Lucio Santo Armando Domenico Filippo Claudio Lorenzo Amalia Antonio Massimo Filippo Lorenzo Caterina Francesco Alessandro Domenico Ulrico Paolo Luigi Graziella Donato Florindo Prisco Ugo Luigi Battista Adriano Gian Luca Cesare Gaetano Saverio Andrea Brunero Enrico Luca Armando Mario Fausto Angelo Eliseo Felice Vincenzo Sandro Filippo Benito Gabriele Angelo Quintina Gianluca Giorgio Enzo Gianfranco Alessandro Giovanni Luca Rita Francesco Marco Peppino Cesare Andrea Luciano Egisto Antonio 71 72 73 74 75 76 77 78 79 80 81 82 83 84 85 86 87 88 89 90 91 92 93 94 95 96 97 98 99 100 101 102 103 104 105 106 107 108 109 110 111 112 113 114 115 116 117 118 119 120 121 122 123 124 125 126 127 128 129 130 131 132 133 134 135 136 137 138 139 140 141 142 143 144 145 146 Bibbolino Bifulco Bighetti Biondi Bizzocchi Bladelli Blandamura Blasetti Boccanera Boccia Bollecchino Bollero Bonamico Bonanni Bonavita Boni Boragine Borelli Borrello Borzone Botti Bracciale Bracco Braga Braida Brajon Branca Braun Breglia Brescia Brighenti Brizioli Brugnola Brunetti Bruni Bruni Bruni Bruno Bruzzese Bucci Bucolo Bugli Buiatti Bultrini Busi Rizzi Buttiglieri Calabretta Calderini Calzetta Cambieri Cammareri Canella Cannata Cannella Canofani Caponera Caponetto Caporossi Capozzi Capparelli Cappuccio Capuani Capurso Carano Caratozzolo Carbone Carlesi Carmenati Carnevale Carnì Carucci Caruso Casagrande Cascarino Casella Casini Corrado Franco Enrico Ilio Roberto Giovanni Vincenzo Francesco Francesco Corrado Giovanni Enrico Marco Pietro Vittorio Paolo Marco Michele Silvio Augusto Renato Gianluigi Domenico Mario Stefano Giovanni Marta Franco Sergio Antonio Franco Maria Nazareno R. Franco Ercole M. Teresa Giovanni C. Silvana Giacomo Vincenzo Raffaela Fabrizio Bruno Gianpietro Benedetto Corrado Anna R. Salvatore Pietro Giancarlo Andrea Giuseppe Stefano Giacomo Giancarlo Paolo Roberto M. Angelica Michele Antonio F. Antonio Francesco Andrea Sebastiano Domenico Carmelo Giuseppe Giorgio Leonardo Raffaele Domenico Rossella Carlo Alessandro Claudio Angelo Sabatino 147 148 149 150 151 152 153 154 155 156 157 158 159 160 161 162 163 164 165 166 167 168 169 170 171 172 173 174 175 176 177 178 179 180 181 182 183 184 185 186 187 188 189 190 191 192 193 194 195 196 197 198 199 200 201 202 203 204 205 206 207 208 209 210 211 212 213 214 215 216 217 218 219 220 221 222 Castaldo Catalano Cataldi Catania Cau Cavallari Cavallotti Cavicchi Cecchini Celebre Celestini Celiberti Celin Celletti Celotto Celotto Cenciarelli Cerbo Cerimele Cerreto Cervelli Cervone Chiabrera Chiappetta Chierchini Chini Chinnici Chiriacò Ciacciarelli Cianetti Ciarletta Ciarlo Ciccarelli Ciccarelli Cicogna Cioffi Cipolla Cipriani Cipriani Cirignotta Cirillo Cirillo Cirillo Cisbani Ciuffreda Civita Claudi Clericò Clini Cocco Coi Coiro Colaiacomo Coletti Colicchia Colocci Condò Condorelli Conenna Consorti Contegiacomo Conti Coppola Corbò Corda Cordioli Cordoni Corea Coronato Corradi Corradini Cortese Cortesini Cosi Costa Costantini Ciro Fulvio Ettore Giuseppe Norberto Luigina Carmine Ivan Stefano Giovanna M. Marcello Antonio Daniela Saverio Mario Giuseppe Giuliano Marina Marina Rosario Giancarlo Salvatore Francesco Francesco Patrizia Vittorio Giuseppe Dario Giorgio Alberto Gianfranco Giuseppe Graziano Raffaele Vittorio A. Domenico Alessandro Cesidio Miriam Salvatore Antonio (48) Antonio (49) Giovanni Bruno Matteo A. Piero Maria Carla Pasquale Claudio Antonio Mario Ilde Enzo Maria Chiara Antonio Vittorio Franco Benedetto Rodolfo Giuseppe Pietro Luigi Angelo Paolo Bruno Paolo Mauro Gerardo A. Salvatore Maria Paola Giovanni Francesco Paolo Dino Mario Celso A. 223 224 225 226 227 228 229 230 231 232 233 234 235 236 237 238 239 240 241 242 243 244 245 246 247 248 249 250 251 252 253 254 255 256 257 258 259 260 261 262 263 264 265 266 267 268 269 270 271 272 273 274 275 276 277 278 279 280 281 282 283 284 285 286 287 288 289 290 291 292 293 294 295 296 297 298 Costantini Costola Croce Crovatto Curcuruto Cursi Cusano Custureri D'Agostino Dal Maso D'Alba D'Angiò D'Aprile D'Avenia Davoli De Angelis De Carolis De Cesare De Cesare De Lisio De Luca De Marco De Pascalis De Salazar De Sanctis De Santis De Santis Dedalo Degli Esposti Degrassi Del Baglivo Del Borrello Del Maso Delendi D'Elia Della Gatta Della Marta Dell'Uomo Des Dorides Di Benedetto Di Biagi Di Carlo Di Cesare Di Chio Di Cioccio Di Corato Di Gennaro Di Giosa Di Giovannantonio Di Girolamo Di Giulio Di Iorio Di Loreto Di Marzo Di Monaco Di Paolo Di Pilla Di Prisco Di Tommaso Di Turi Di Vittorio D'Innocenzo D'Isa Doganiero Donadio Donati Donfrancesco D'Orsi Dramis Durante D'Urso Fabbri Fagiolo Failla Falcone Falcone Antonietta Angelo Sandro Francesco Rosario Angelo E. Tullio Filippo Sonia Maurizio Fabrizio Antonio Modesto Pierluigi Quirino Carlo Giorgio Alda Carmela Rosario Claudio P. Mario Massimo Vitaliano Alberto Fausto Antonio Silvano Maria Flori Enrico Giuditta Maurizio Mauro Luigi Antonio Ugo Giovanni Andrea Aldo Ruggero Giuseppe Giampiero Giuseppe Luigi Adriana Marco Salvatore Claudio Biagio Salvatore Pasqualino Paolo Amodio Nicola Michele Giovanni Stefano Angela Roberta Fabrizio Marinella Gianluigi Rocco Claudio Paolo Luigi Fulvio Rosario Corrado M. Antonio Luciano Antonio Corrado Gennaro Mario 299 300 301 302 303 304 305 306 307 308 309 310 311 312 313 314 315 316 317 318 319 320 321 322 323 324 325 326 327 328 329 330 331 332 333 334 335 336 337 338 339 340 341 342 343 344 345 346 347 348 349 350 351 352 353 354 355 356 357 358 359 360 361 362 363 364 365 366 367 368 369 370 371 372 373 374 Falconi Falzetti Fantauzzi Fantini Fatarella Fattori Ferraccioli Ferrara Ferraresi Ferrauti Ferretti Ferrigno Festa Festuccia Ficaio Ficorilli Figorilli Filippi Filippi Fioramanti Fioravanti Fiore Fiorenza Fiorillo Flacchi Floridi Florio Floris Fodde Foglia Forbidussi Forino Forino Fortino Fraioli Franceschelli Frangione Franzè Fratalocchi Fratto Frittelli Furneri Gabriele Gagliani Caputo Galbiati Galli Gallitto Gamberale Gammarota Gatto Gelfo Gentile Gentile Germani Germano Ghirelli Giamperoli Gianani Giancotti Giannelli Giannotta Giannunzio Giliberto Giorgi Giovannetti Giovannone Girotti Giulianelli Giunti Goletti Gorgoni Gramiccia Granai Grassi Grassi Grasso Mario Carlo Alberto Enrico Claudio Riccardo Fabio Attilio Pasquale Maria Fernando Giorgio Osvaldo Sergio Adalberto Salvatore Quirino Laura Antonio Fabio Alfredo Paolo Maria Amalia Marcello Danila Adolfo Loretta Sergio Maria Teresa Pierina G. Massimo Alessandro Alessandro Fulvio Antonio Massimo Carla Vincenzo Angelo Alfredo Giovanni Tiziana Grazia Giuseppina Vincenzo Giorgio Flaminio Stefano E. Daniele Francesco V: Gerardo Pietro G. Achille Diego Maurizio Sergio Daniela Andrea Rodolfo Floriana Antonello Alberto Diana Antonino Federica Giancarlo Luca Cesare Anna Maria Luigi Mauro Giovanni Roberto Andrea Adriano Giovanbattista Pietro SLazio 13 SPECIALE MANAGER Da sinistra a destra: Alfredo Pipino, Franco Condò, Marinella D’Innocenzo, Luigi Macchitella, Ivan Cavicchi, Aldo Morrone, Carlo Mirabella, Carlo Sapoentti, Gabriella Guasticchi. 375 376 377 378 379 380 381 382 383 384 385 386 387 388 389 390 391 392 393 394 395 396 397 398 399 400 401 402 403 404 405 406 407 408 409 410 411 412 413 414 415 416 417 418 419 420 421 422 423 424 425 426 427 428 429 430 431 432 433 434 435 436 437 438 439 440 441 442 443 444 445 446 447 448 449 450 Graziano Graziosetto Graziosi Gremigni Guarino Guasticchi Guerriero Guidotti Gullace Gumirato Iacobucci Iacono Iacono Iadarola Iannicelli Iannucci Iecher Improta Iovino Iovino Iovino Ippoliti Ippolito Iurlaro Jacobazzi Jengo Jerinò La Cerra La Torre Laganà Langiano Lauria Lazzaro Lazzaro Legato Leo Leonetti Leto Liaci Libertini Lippolis Lizzi Lo Moro Lombardi Longo Longo Longobardi Lops Loreti Loreto Lucarelli Lullo Maccari Macchia Macchitella Macrì Maddalena Madonna Magnatta Maianella Malatesta Malucelli Mango Mango Mannella Mannerucci Manzo Marcelli Marchei Marchetti Marciano Maresca Marianetti Mariani Marigliano Marino Giuseppe Michele Stefania Ugo Carmine Gabriella Federico Paolo Domenico Gino Duilio Maurizio Piero Maria Grazia Edmondo Giovanni Fabrizio Gennaro Fabrizio Antonietta Enrico Claudio Giuseppe Franco Claudio Andrea Fulgenzio Pasquale Gianfranco Santo Tommaso Francesco N. Fortunato Marco Giuseppe Giuseppe Gianpaolo Lucia Giorgio Angelo Francesco Cesare Vincenzo Massimo F. Gaetano Paola Alfonso Paolo C. Luigi Antonio Bruno Giovanni Ennio Giovanni Luigi Nicola Maria Roberto Rosanna Antonio Francesco Roberto Lucio Luisa Massimo Angiolo Giandomenico Giovanni Paolo Cesare Massimo F. Mario Giorgio Rosa Vincenzo Marcello 451 452 453 454 455 456 457 458 459 460 461 462 463 464 465 466 467 468 469 470 471 472 473 474 475 476 477 478 479 480 481 482 483 484 485 486 487 488 489 490 491 492 493 494 495 496 497 498 499 500 501 502 503 504 505 506 507 508 509 510 511 512 513 514 515 516 517 518 519 520 521 522 523 524 525 526 Marino Marino Marino Marletta Martelli Martelli Martina Martucci Mascaro Masella Masella Massimiani Mastrangelo Mastrilli Mastrobuono Mastrogiovanni Mastronardi Matarazzo Mattiacci Maturani Mazzarotto Mazzilli Mazzocco Mazzoli Mazzoni Mazzoni Melagrani Melaragno Mellone Menduini Mengarelli Mengoni Menichella Menichetti Mercuri Messineo Mete Micarelli Miceli Sopo Milano Milito Milza Minelli Mingiacchi Mirabella Mistretta Mitolo Mitrano Mizzoni Molinari Montaguti Montalbano Montesanti Morabito Mordenti Moretti Mori Morini Moroni Morrone Moscatelli Mucciaccio Mulas Mussi Muto Nardi Nardi Nardi Nicolai Nisii Nonis Nucera Oliva Onnis Orefici Orlandi Antonino Rosaria Paolo Teresa Massimo Valentino Mario Nicola Antonio Dino Alessandro Angelo Giovanni Fabrizio Isabella Paolo F. Roberto Giuseppe Maria delle S. Benedetto Antonio Lorenzo Mario Mario Claudio Mauro Stefano Elda Valdo Paolo Lorella Marco Giacomo Michele Guglielmo Agostino Rosario Giancarlo Gerardo Antonio Francesca Massimo Luigi Luciano Carlo Silvia Daniele Cosmo Manuela Gino Ubaldo Mariagrazia Federico Pietro Enrico Manlio Gabriele Fabio Giancarlo Aldo Rossella Claudio Franco M: Loretta Luigi Aldo Stefano Giammario Marino Alessandro Marino Calogero S. Paolo Antonio Mauro Walter 527 528 529 530 531 532 533 534 535 536 537 538 539 540 541 542 543 544 545 546 547 548 549 550 551 552 553 554 555 556 557 558 559 560 561 562 563 564 565 566 567 568 569 570 571 572 573 574 575 576 577 578 579 580 581 582 583 584 585 586 587 588 589 590 591 592 593 594 595 596 597 598 599 600 601 602 Ovaiolo Paccapelo Pacchiarini Pacchiarotti Pagnanelli Palamara Pallini Palma Palma Palombo Palombo Palumbo Palumbo Panella Pantoriero Panza Paone Papini Parravano Pascalizi Pasquali Passi Pasta Pastore Patrone Pazienza Pediconi Pedrini Pelaia Pellegrini Pepe Percoco Perretta Perri Perrone Pesarin Petitti Petrella Petropulacos Petti Petucci Pezzi Piacevoli Pietroletti Pignataro Pipino Pirazzoli Piredda Pirola Piroli Pisaturo Pizzirani Pizzuttelli Placidi Poerio Polese Politano Porfido Preite Prejanò Princi Profita Proia Proietti Proietti Proietti Provenzano Puddu Pugliese Pugliese Pulvirenti Pulvirenti Punzo Quintavalle Rado Ragni Domenico Elisabetta Diamante Umberto Adolfo Antonio Mauro Gianfranco Gennaro Orietta Paolo Giovanni Antonio Vincenzo Francesco Tommaso Antonio Giovanni Mauro Antonio Maurizio Mauro Domenico Bruno Luigi Antonio Umberto Daniela Cesare Laura Claudio Massimo Francesco Giuseppe Raffaele Serenella Vincenzo Tiziana F. Kyrakoula Ernesto Tiziana Luciano Quirino Alfredo Raffaele Adolfo Mauro Franco Flavia S. Enrico Bruno Guglielmo Giancarlo Bruno Michele Giorgio Italo Walter Eugenio Antonio Vittorio Gaetano Giovan C. Saverio Barbara Livio Claudia Francesco Pietro Nicola Francesco Giuseppe Sabrina Giorgio Giuseppe Vania Luciano 603 604 605 606 607 608 609 610 611 612 613 614 615 616 617 618 619 620 621 622 623 624 625 626 627 628 629 630 631 632 633 634 635 636 637 638 639 640 641 642 643 644 645 646 647 648 649 650 651 652 653 654 655 656 657 658 659 660 661 662 663 664 665 666 667 668 669 670 671 672 673 674 675 676 677 678 Rago Rocco Ranalletta Dalila Rango Maurizio Rapone Mario Rastrelli Mario Ratiglia Rodolfo Ravaioli Patrizia Recchione Domenico Ricci Nicola Ricci Feliziani Ciano Riccioni Camillo Ricciotti Claudio Ricciotti Mario Ricco Galluzzo Biagio Righetti Angelo Rinaldi Gianfranco Rinaldi Riccardo Rini Rosa Ripa di Meana Francesco Risso Paolo Rita Fabrizio Rivela Aldo Luciano Roberti Roberto Rocca Francesco Rocchi Gianni Rodinò Patrizia Romano Ferdinando Romoli Edoardo Rosati Remo Rosati Loretana Rossi Giorgio Rossi Giulio Rubino Aldo Russo Tommaso Russo Luigi Sabetta Francesco Sabia Maria Sacerdote Maria Teresa Sacerdote Umberto Saffiotti Concetto Sala Ettore Salotti Rita Salvati Giuseppe Salzano de Luna Ferdinando Sammartino Bruno Santagati Mario Santese Aldo Santori Emilio Santoro Francesco Santoro Giovanni Saponetti Carlo Saracco Alberto Saracino Donato Savarino Pompeo Savina Paola Savino Stefano Sbaffi Enrico Scanzano Pietro Scassellati Sforzini Giovanna Schael Thomas Schiassi Aldo Sciannamea Lauro Scorretti Massimo Scozzafava Angelo Scura Massimo Scuteri Antonio Sebastiani Maurizio Segatori Anna Maria Serafini Riccardo Serafino Stefano Serva Manuela Sesti Egidio Sestito Angelo Sgroi Daniela Siciliano Francesco Sigismodi Mariano 679 680 681 682 683 684 685 686 687 688 689 690 691 692 693 694 695 696 697 698 699 700 701 702 703 704 705 706 707 708 709 710 711 712 713 714 715 716 717 718 719 720 721 722 723 724 725 726 727 728 729 730 731 732 733 734 735 736 737 738 739 740 741 742 743 744 745 746 747 748 749 750 751 752 753 754 Silvestri Silvi Simeoni Simonelli Sitzia Socci Soccorsi Sommella Soro Soscia Sossai Spada Spadaccini Spagnoli Spanò Speziale Spina Spinelli Spiniello Sponzilli Sposato Sprovieri Squarcione Staibano Stalteri Stancanelli Stilo Susi Taglia Tanese Tarsia Tartaglia Tassielli Terranova Tesoriere Testa Testa Testa Tirico Tocci Tognarini Tomao Tondi Topi Toraldo di Francia Trecca Tremante Trianni Trippanera Trivellone Troiani Tron Alvarez Tropiano Truffarelli Tupini Urbani Urbano Vaccaro Vacchiano Vaia Valeri Valeriani Vallerani Vannozzi Velardi Ventura Vicano Vietri Vullo Xerry De Caro Zampini Zanaroli Zarelli Zavattaro Zenga Zotti Nicola Emanuela Paolo Marzio Carlo Franco Fabrizio Lorenzo Giovanni Fabrizio Paolo Piera Maria Tiziana Giuseppe R. Alberto Cosimo G. Massimo Giovanni L. Marco Renato Umberto Maurizio Salvatore Mario Domenico Alberto Andrea Beniamino Claudio Angelo Francesco Emilio Domenica Rosario Alfonso Giuseppe Bruno Roberto Giuseppe Stefano Alfredo Giglio Silviero Luigi Maria Teresa Patrizia Pasquale Guglielmo Gianluigi Franco Paolo Goffredo Alberto Antonella Alessandro Pier Giorgio Fabrizio Ettore Sara Nicola Francesco Patrizio Francesco Massimo David Maria Luisa Francesco S. Mauro Francesco Michele Antonio Pierluigi Bruno Lindo Francesco Giovanni Giancarlo SLazio 15 ATTUALITA’ LA PROTESTA Parla Vittorio Della Valle, numero uno di Asfo Lazio La rivolta dei fornitori ospedalieri Il ministro della Salute Ferruccio Fazio cambia le regole per l’acquisto dei dispositivi medici e centralizza le gare regionali. “Ma così si penalizzano Asl e imprese” Lorenzo De Cicco Da anni i fornitori ospedalieri del Lazio desideravano avere un organismo di categoria che rappresentasse i propri interessi ed il proprio lavoro quotidiano, tutelando l’occupazione e l’indotto che questo settore ha creato e continua a creare da sempre nella sanità regionale. Per questo dodici anni fa è nata l’Asfo, l’Associazione Fornitori Ospedalieri del Lazio, che riunisce le imprese fornitrici di beni (dalla macchine salvavita alla strumentazione chirurgica) e di servizi (mensa, trasporto malati, pulizia, impiantistica ecc.) presso nelle Asl e negli ospedali del Lazio. Un settore in espansione che conta oltre 20mila posti di lavoro. “Di fatto siamo noi a garantire il funzionamento della sanità regionale e ad assicurare la somministrazione di prestazioni di elevato livello professionale ai cittadini di questa regione”, spiega il presidente Vittorio Della Valle. Presidente, perché è nata l’associazione? Nel 1998 le imprese del settore erano disperate: la Regione impiegava anche due anni per liquidare le fatture. Con un semplice tam-tam telefonico ci abbiamo iniziato riunirci, anche con quei colleghi che sul mercato sono dei concorrenti. All’inizio eravamo un nucleo molto piccolo, non più di quindici. Poi abbiamo iniziato a farci conoscere: nel 2002 eravamo 40, oggi siamo 400. Qual è stato il fattore principale di una crescita così significativa? Nella foto Vittorio Della Valle, presidente dell’Asfo, l’associazione dei Fornitori Ospedalieri del Lazio Abbiamo capito che c’è bisogno di un’organizzazione che riunisca imprese che condividono le stesse problematiche, gli stessi interessi. Significa condividere i problemi della tua impresa e trasformarli in opportunità e soluzioni che andranno a vantaggio di tante altre aziende. Solo così è possibile presentarsi sul mercato e al cospetto degli interlocutori istituzionali con autorevolezza e credibilità. Quali è stata la reazione della Regione? La prima questione che abbiamo dovuto risolvere è stata quella finanziaria, un problema che spesso spingeva le nostre imprese ad un passo dal fallimento. Grazie ad una serie di accordi con la Regione siamo riusciti prima a sanare i contratti precedenti e poi a programmare nuove regole per quelli futuri. E come è andata finire? Oggi abbiamo un sistema di norme definito: la liquidazione deve avvenire entro 120 giorni, entro 180 il pagamento. Le imprese possono inserire nel portale regionale le fatture, che poi vengono girate alle Asl di competenza. Un altro passo importante è stato l’accordo con un istituto di credito nazionale per regolare i flussi di cassa. Oggi dal punto di vista finanziario il mondo dell’impresa può essere tranquillo. Quanto hanno inciso i tagli del piano di rientro nella disponi- bilità di acquisto di macchinari o servizi da parte di Asl e ospedale? Per ridurre il deficit il Ministero della Salute ha stabilito che tutte le regioni soggette a piano di rientro possono acquistare solo attraverso una gara centralizzata regionale unica. Si tratta di un duro colpo per noi. Oggi sono le singole Asl a determinare gli acquisti. Se non altro la gara ridurrà i costi.. Per carità il deficit va assolutamente tenuto sotto controllo. Non siamo anti-storici. Siamo consapevoli che la spesa deve essere ridimensionata e anche noi siamo disponibili a fare la nostra parte. Ma bisogna capire che il dispositivo medico non è solo economia, è soprattutto tecnologia, innovazione continua. Le imprese oggi non sono preoccupate della gara unica in sé. Il rischio vero è che ciò che venga tenuto in considerazione sia soltanto il risparmio. Ma i prodotti acquisiti in questo possono non corrispondere alle esigenze del personale medico. Non si può dire al chirurgo: fino ad oggi hai usato questo pacemaker, da domani devi usarne un altro perché costa di meno. Il rischio è che così facendo arrivino negli ospedali dispositivi non di prima scelta. Per carità per alcuni strumenti, come la garza o la siringa si può anche pensare ad una gara centralizzata. Ma per un pacemaker o una valvola cardiaca non si può. E non è detto che un prodotto meno costoso faccia risparmiare. In che senso? Magari un dispositivo costa il doppio, ma fa risparmiare la metà del tempo al chirurgo. Magari un guanto di scarsa qualità si buca facilmente e il medico che opera ne usa abitualmente due. E poi potrebbero esserci ripercussioni gravi anche per i pazienti, che potrebbero essere costretti a restare di più in ospedale Quali sono invece le ripercussioni sul mercato? Le prime vittime sarebbero le imprese del territorio. La maggior parte dei prodotti di questo settore oggi viene prodotta all’estero e proprio le grandi multinazionali saranno avvantaggiate. Le pmi non hanno le caratteristiche finanziarie per partecipare alle gare. Pensare di risolvere tutto con la creazione di consorzi mi sembra francamente illusorio. Come ha reagito la Polverini rispetto ai dettami del ministero? Ci sono stati incontri con le imprese del settore?La Regione finora ci ha informato delle gare e di quando si sarebbero svolte, ma i nostri rilievi non sono stati accolti. Noi continueremo a batterci perché i bandi siano formulato ospedale per ospedale. Non si possono imporre scelte dall’alto. Alla Polverini chiediamo innanzitutto la costruzione di un percorso, prima che partano le gare centralizzate per trovare insieme una metodologia che da una parte consenta risparmio e qualità e dall’altra tuteli le imprese del territorio. La Regione deve capire che noi siamo un valore aggiunto: conosciamo il territorio e le esigenze specifiche dei nostri clienti molto meglio di chiunque altro. Non bisogna dimenticare che i fornitori ospedalieri non vendono solo beni e servizi, offrono anche competenze e professionalità, nel continuo scambio professionale che condividono con il personale sanitario e parasanitario. Centrale acquisti, pozzo senza fondo Oltre 8,6 milioni di euro per una struttura che ancora non funziona Veronica Vidal assano gli anni, cambiano le amministrazioni e i colori della maggioranza politica ma per il contesto assistenziale del Lazio la centrale unica per gli acquisti rimane un miraggio lontano. Forse adesso, con l’amministrazione Polverini c’è il segnale che qualcosa si sta muovendo. Un segnale ben lontano da ciò che ci si sarebbe attesi: si tratta essenzialmente di un cospicuo trasferimento di risorse. Infatti mentre non è ancora operativo il dispositivo per il risparmio sanitario ferve invece la piena attività del flusso finanziario che dalle casse regionali P passa direttamente in quelle di aziende, professionisti, dirigenti e funzionari che sarebbero impegnati a mettere a regime la centrale. Costoro sono stati ingaggiati - come si legge negli innumerevoli documenti sottoscritti come atti dirigenziali che partono dal maggio 2010 fino a marzo 2011 - per la definizione delle linee evolutive della centrale acquisti, per il supporto tecnico e per la gestione nonché per la razionalizzazione degli acquisti e dei pagamenti delle aziende sanitarie regionali. A oggi tutto questo costa al Lazio, ossia a 5 milioni e mezzo di cittadini, oltre 8 milioni e 600 mila euro. Per la precisione la cifra conteggiata è 8.659.016,40 euro. Nel frattempo aziende sanitarie, aziende ospedaliere, istituti di ricerca e policlinici si apprestano come sempre a fare incetta singolar- mente di materiali indispensabili alla fornitura dei servizi sanitari e alle attività scientifiche che spesso vanno a braccetto con la clinica diagnostica. Ecco alcuni esempi di acquisti recenti. Si tratta di dispositivi diagnostici e medici, di attrezzature protesiche per l’ospedale Sant’Andrea; di materiali elettrofisiologici, dispositivi per apparecchiature elettromedicali e prodotti per elettrostimolazione cardiaca nel caso del San Filippo Neri; sostanze chimico-farmaceutiche per l’Ospedale San Giovanni; mentre una fornitura di materiale radiografico, dispositivi medici ed emodinamici oltre a materiale vario sono la necessità dell’Asl Roma C; per l’Ifo servono invece reagenti e sostanze per lo screening virologico. Analogamente per i servizi di mensa, quelli di pulizia, facchinaggio e lavanderie: ogni azienda ha i propri e separatamente rinnova, proroga o bandisce nuove gare di appalto. In pratica queste aziende sanitarie acquisteranno singolarmente solo quantità necessarie al loro fabbisogno mentre se l’acquisto dei medesimi prodotti e servizi fosse fatto per quantitativi , per coperture pluriennali l’impegno di spesa sarebbe inferiore e più adeguato rispetto alla situazione finanziaria della Regione. Invece al momento tra le aziende di consulenza specialistica ingaggiate (la Crinali srl e la G.p.s.c. srl), i tre consulenti legali (Bompani, Mazzei e Santiapichi) che costeranno all’erario 62 mila euro ciascuno e l’azienda che si aggiudicherà la gara comunitaria per l’affidamento del servizio tecnico alla centrale acquisti non siamo neppure alla messa a punto del sistema. Figuriamoci ai preliminari di rodaggio. 16 Anno I numero 4 RUBRICHE luglio 2011 LA SANITA' CHE FUNZIONA Scoprire i tumori con la Pet-Tc Un sistema tecnologico estremamente rapido ed efficace a disposizione degli esperti di Medicina Nucleare di Neuromed coprire tempestivamente e in modo sicuro diversi tipi di tumore è possibile grazie ai passi avanti della tecnologia medica. Lo strumento che può farlo si chiama PET-TC ed è efficace, in particolare, per la diagnosi e ristadiazione delle neoplasie. Con una singola apparecchiatura, infatti, è possibile eseguire contemporaneamente la TC, che fornisce informazioni di tipo morfologico utilizzando i raggi X, e la PET, che dà informazioni di tipo metabolico e funzionale, valutando l’attività metabolica delle cellule ed evidenziando quelle tumorali. La PET-TC consente al medico di determinare con esattezza la presenza, la sede e l’estensione della neoplasia e di valutare la risposta al trattamento radio e chemioterapico. Tale apparecchiatura dunque, congiungendo in un solo esame la Tomografia ad Emissione di Positroni (PET) e la TC multistrato, permette al Clinico di ottenere informazioni accurate e precise nel minor tempo possibile (il tempo della scansione è di circa 30 minuti). La PET-TC trova oggi in campo oncologico la sua maggiore applicazione in quanto fornisce al clinico preziose informazioni in fase di diagnosi-stadiazione, in corso di terapia e di follow-up. In fase diagnostica e di stadiazione la metodica fornisce informazioni sull’estensione loco-regionale e sulle metastasi S a distanza della neoplasia. Grazie, infatti, alla doppia acquisizione, funzionale (PET) e morfologica (TC), valuta con estrema precisione sia la reale attività metabolica del tessuto neoplastico che la sua localizzazione anatomica e il suo rapporto con le strutture vascolari e nervose circostanti, dando preziose informazioni al chirurgo. L’acquisizione total-body permette, inoltre, una corretta valutazione delle metastasi a distanza permettendo al clinico di adottare la più adeguata strategia terapeutica. Infine, la PET-TC eseguita in corso di chemioterapia, tuttavia a distanza di almeno 15 giorni dall’ultima dose di CHT, più di qualsiasi altro esame permette di valutare l’effettiva risposta del tumore al trattamento e, dunque, di modificarlo qualora non risulti efficace. La PET-TC trova un sempre maggiore impiego anche in campo neurologico. La metodica, infatti, è molto sensibile e precoce nello studio e nell’individuazione delle demenze e, in particolare, è molto utile nello studio dell’epilessia, permettendo di definire la sede del Nella foto l’ingresso del Neuromed, istituto di ricovero e cura a carattere scientifico, fondato nel 1976 focolaio e i criteri-guida, nelle forme farmaco-resistenti, per la chirurgia del focus epilettogeno. Lo sviluppo di nuovi tracciati consente numerose altre applicazioni della metodica: molto importanti quelle in campo cardiologico, nello studio della vita- lità miocardica in pazienti con cardiopatia ischemica e, sempre in campo neurologico, nello studio del Parkinson. Vertebroplastica, lo stent in titanio abbatte i rischi di complicanze post-operatorie ’ultima frontiera per la riparazione delle fratture vertebrali traumatiche si chiama Osseofix. Si tratta di una procedura che rappresenta l’evoluzione della vertebroplastica tradizionale (iniezione di cemento nella vertebra fratturata) e della cifoplastica (iniezione di cemento previa espansione della vertebra con palloncino), due tecniche neuroradiologiche interventistiche consolidate in campo traumatologico vertebrale. A differenza di queste tecniche, l’OsseoFix permette di stabilizzare permanentemente la vertebra con una sorta di gabbia in titanio che, una volta applicata con un intervento percutaneo, viene riempita di cemento acrilico solidificato. Apprendere la tecnica in Neuromed - Il dispositivo, di ultima L generazione, è stato di recente importato in Italia dagli Stati Uniti dal dott. Marcello Bartolo, Responsabile della Neuroradiologia diagnostica e terapeutica dell’IRCCS Neuromed di Pozzilli (IS), che ne è stato anche il primo utilizzatore in Italia e che oggi ha al suo attivo più di venti casi trattati. Oggi sono pochissimi gli specialisti italiani che hanno avuto l’opportunità di conoscere questa nuovissima tecnica, per questo motivo presso l’Istituto Neurologico Mediterraneo Neuromed, grazie al knowhow del dott. Bartolo, pioniere della tecnica, è partito nel mese di giugno un workshop semestrale di aggiornamento aperto a quattro specialisti alla volta (come ortopedici, neuroradiologi e neurochirurghi) che potranno approcciare questa nuova tec- nica attraverso la discussione delle indicazioni al trattamento per via percutanea e, in seguito, assistendo ad uno o più interventi in diretta con il sistema percutaneo Osseofix. Le fratture trattabili e la riduzione dei rischi - L’applicazione dello stent in titanio risolve fratture particolarmente difficili da trattare, quali quelle di origine traumatica in soggetti giovani, garantendo la consolidazione di una nuova e valida impalcatura per la vertebra che regga nel tempo con una ristrutturazione vertebrale per un’adeguata stabilizzazione del rachide. La vertebra pertanto risulta essere rialzata, solida e, soprattutto, non dolente. Non solo, questo sistema evita il pericolo di fuoriuscita del cemento, riducendo notevolmente la possibilità di complicanze. 18 Anno I numero 4 ATTUALITA’ luglio 2011 LA SANITA’ CHE FUNZIONA Il progetto messo a punto dagli specialisti di Villa Pia guidati da Claudio Corsi Gestire l’ipertrofia della prostata Una patologia diffusa, considerata “naturale” nell’invecchiamento. Mancano dati affidabili, la clinica di Via Ramazzini ha avviato un monitoraggio su duecento pazienti Claudia Di Lorenzi olpisce un numero crescente di uomini, soprattutto dopo i 65 anni, ma già riguarda molti quarantenni, e si prevede in crescita a causa del progressivo invecchiamento della popolazione. L’ipertrofia della prostata, che consiste nell’aumento del numero e delle dimensioni delle cellule che compongono la ghiandola, nel mondo occidentale riguarda il 510% degli uomini di 40 anni di età, e fino all'80% degli uomini tra 70 e 80 anni. Una patologia C talmente diffusa che è ormai considerata un evento naturale che accompagna il fisiologico processo di invecchiamento di ogni uomo. Non senza disagi però. La sintomatologia specifica riferisce di un quadro urinario ostruttivo che causa dolore e ostacolo alla minzione, ma allo stesso tempo una maggiore frequenza ed urgenza della stessa. Un quadro che, se trascurato, può portare all’insufficienza renale, ad infezioni e calcoli, e poi anche all’impotenza e calo del desiderio sessuale. A stupire è che, nonostante l’elevata diffusione della patologia fra gli uomini in età matura, non esista a tutt’oggi una statistica affidabile in grado di rappresentare in maniera accurata il fenomeno, indicando ad esempio le cause più frequenti della malattia, l’incidenza sulla popolazione maschile nelle varie fasce d’età, l’esistenza di fattori predisponenti, l’evoluzione della patologia, la risposta ai farmaci, etc….Dati che consentirebbero ad esempio di individuare soggetti a rischio, di definire sistemi di prevenzione efficaci, di precisare ulteriormente i percorsi diagnostici ed i protocolli di cura esistenti. Ad ottemperare con minuziosa attenzione a riguardo ci ha pensato una clinica polispecialistica privata accreditata della capitale, la Casa di Cura Villa Pia, con un progetto dedicato allo studio della ipertrofia prostatica e della sintomatologia correlata. Lo dirige il Dr. Claudio Corsi, specialista in Urologia e responsabile del dipartimento competente presso la clinica, che racconta come il progetto sia iniziato un anno fa, anche grazie al coinvolgimento dei medici di famiglia, ed evidenzia le finalità dell’iniziativa: “L’obiettivo principale del progetto è quello di valutare l’incidenza e l’evoluzione della sintomatologia disurica - dovuta all’ipertrofia della prostata - nella popolazione maschile, attraverso un percorso diagnostico della durata di un anno. E insieme effettuare anche una ricerca sulle modalità operative e gestionali della collaborazione tra Medici di Medicina Generale e Specialistica, in relazione al trattamento della patologia”. Uno studio che intende anzitutto favorire la prevenzione e la diagnosi precoce della malattia, giacché – spiega il Dr. Corsi – “identificare il più precocemente possibile quei sintomi, patognomonici del quadro clinico” è necessario “per poter attuare quei presidi terapeutici che, come hanno dimostrato studi multicentrici, riducono sia l’incidenza dei ricoveri per ritenzione acuta d’urina che i trattamenti chirurgici conseguenti. E’ in questa ottica che abbiamo or- La Casa di Cura Privata Villa Pia, polispecialistica accreditata, è situata al centro di Roma nel quartiere Monteverde ganizzato la possibilità di sottoporre la popolazione di sesso maschile ad una serie di controlli trimestrali da effettuarsi presso il nostro Ambulatorio, per la durata di 12 mesi”. Il programma, “ideato dall’Università La Sapienza di Roma e validato da numerose esperienze cliniche”, prevede di arruolare almeno 150/200 pazienti di età compresa tra i 45 e i 75 anni e di monitorare l’evoluzione di alcune variabili cliniche nei 12 mesi. “L’arruolamento” può essere spontaneo da parte del paziente, che può così approfittare di controlli praticamente gratuiti per un anno (il solo costo da sostenere trattasi di € 100,00 all’atto dell’iscrizione al percorso da effettuare) o, come spesso accade, suggerito dal medico di famiglia. In ogni modo il percorso da seguire comincia con una verifica della eventuale presenza di un carcinoma alla prostata e con esami come l’ecografia, l’uroflussimetria (che consente di valutare le caratteristiche del flusso urinario) ed una visita urologica. Seguono controlli a tre, sei, nove e dodici mesi, con conseguenti indicazioni terapeutiche. E’ possibile proporsi per l’arruolamento in ogni momento, giacché la clinica offre percorsi diagnostici individuali, ma sono esclusi dalla partecipazione tutti i pazienti affetti da neoplasia prostatica accertata o in trattamento ormonale per neoplasie prostatiche, quelli sottoposti ad interventi per patologie prostatiche e quelli in trattamento farmacologico per ipertrofia della prostata. SLazio Sono 9000 i cittadini che ogni mese, , affluiscono agli sportelli del policlinico Gemelli per il ritiro dei referti 19 ATTUALITA’ SERVIZI La rivoluzione al Policlinico universitario. Basta code agli sportelli, ci pensa Internet Al Gemelli i referti arrivano via mail I file con gli esami diagnostici verranno inseriti in un “archivio contenitore” cioè una busta virtuale il cui contenuto è protetto da password personale isparmiare tempo, evitando file agli sportelli e in più avere comodamente a disposizione in qualsiasi momento e in qualsiasi luogo sul proprio pc i referti ambulatoriali con i risultati delle analisi certificati. Questo è ora possibile per tutti i pazienti del policlinico universitario Gemelli di Roma, grazie al nuovo servizio di invio dei referti medici ambulatoriali tramite posta elettronica protetta. A usufruirne potrebbero essere i circa 9000 cittadini che ogni mese, 300 ogni giorno, affluiscono agli sportelli per il ritiro. E’ il primo ospedale del Lazio a offrire il nuovo servizio di refertazione via web, che unisce validità legale dei documenti e sicurezza dell’invio, a tutti i pazienti che ne fanno richiesta, che potranno così ricevere nella propria casella postale elettronica i risultati degli esami diagnostici effettuati nella struttura. I referti, in formato R pdf, hanno la firma digitale, assumendo in questo modo piena validità legale pari agli omologhi referti cartacei, che comunque potranno essere sempre ritirati agli sportelli del Gemelli attraverso le usuali procedure. Il nuovo servizio di refertazione online è effettuato in modo da garantire la sicurezza e la riservatezza dei dati grazie all’utilizzo della ‘busta pdf’: i file con i referti vengono inseriti in un archivio contenitore, cioè una busta virtuale il cui contenuto è protetto da password personale. L'effettuazione della prestazione, la compilazione e la stampa digitale del referto seguiranno l'iter usuale. Quando il referto sarà pronto e certificato con firma digitale, il sistema provvederà automaticamente all'invio, con contemporaneo avviso tramite sms. Per poter usufruire del nuovo servizio basta poco: agli sportelli del Gemelli al momento della prenotazione o del pagamento della prestazione, il paziente dovrà semplicemente compilare e firmare un modulo, indicando l’indirizzo di posta elettronica personale, l’eventuale numero di telefono cellulare cui inviare un sms di cortesia per notificare l’avvenuta trasmissione dei documenti, l’informativa e il consenso al trattamento dei dati personali. Sulla ricevuta di pagamento sarà stampato il codice personale, che servirà ad aprire la busta crittografata contenete il referto in pdf recapitato via email all’indirizzo indicato.Unificando firma digitale e busta virtuale protetta il Gemelli si pone all'avanguardia nell'invio informatico dei referti, per sicurezza, completezza, semplicità del servizio fornito al paziente. Un modo intelligente per evitare code e liste d’attesa interminabile. La ricezione per posta elettronica è facile e immediata, le comunicazioni sono protette a tutela della privacy. Clinica S.Anna: per gli stranieri un questionario in 29 lingue ’aumento del numero degli immigrati ha rappresentato per i servizi sociosanitari l’insorgere di problematiche nuove. C’è una difficoltà di comunicazione, innanzitutto linguistica, che se non prevenuta può produrre disagi sia all’utenza che al personale sanitario che rischia di non riuscire a svolgere con la dovuta efficacia la propria attività di assistenza. Ecco perché il gruppo Giomi ha dato vita ad un “Questionario anamnestico multilinguistico di emergenza”, un elenco di ventuno domande (“Quanti anni ha?”, “Ha mai subito un’operazione chirurgica?”, “Ha dei dolori?, dove?”, etc) tradotte in ventinove lingue. Dall’albanese al vietnamita, passando dal curto e dalla lingua tamil, si tratta di uno strumento utilissimo, assicurano i medici del Sant’Anna di Pomezia, per riuscire a comprendere le esigenze di quei pazienti che hanno poca o nessuna dimestichezza con l’italiano. “Non solo è utile, è indispensabile - spiega Rosario Sciuto, direttore sanitario della clinica - Quando al pronto soccorso arrivano persone che non capiscono un acca della nostra lingua, attraverso il questionario riusciamo ad arrivare ad una diagnosi il più possibile corretta”. Il questionario è stato presentato anche al presidente della Commissione Sanità del Lazio, Alessandra Mandarelli. “Ora dovrebbero averlo tutti i pronto soccorso nel Lazio – conclude Sciuto – perché facendo delle domande, il paziente ha più fiducia nei medici”. L SLazio Nella foto Sabrina Valletta, direttrice scientifica del corso e responsabile di branca per l’Angiologia della Asl RmE 21 ATTUALITA’ L’INTERVISTA L'esperienza della Asl Roma E e dell’ospedale Santo Spirito Liste d’attesa più veloci per gli arteriopatici Sabrina Valletta: “Abbiamo attivato un canale preferenziale che avvia il paziente alla visita angiologica nel più breve tempo possibile. E i risultati si vedono” Salvatore Bergamo i è appena concluso il primo corso dedicato ai medici specialisti ambulatoriali dell'Asl RmE finanziato dalla Regione Lazio. Il ciclo di lezioni, che ha preso il via il 24 maggio alla presenza del vicepresidente della Commissione Sanità del Senato Domenico Gramazio, ha visto confrontarsi i maggiori specialisti dell’azienda sanitaria locale e del Santo Spirito sul tema della gestione integrata del paziente arteriopatico. “Le malattie cardiovascolari assumono sempre più rilevanza nel nostro Paese”, spiega Sabrina Valletta, direttrice scientifica del corso e responsabile di branca per l’Angiologia. S Dottoressa Valletta, perché ha scelto la tematica dell’arteriopatia? “Con l’aumentare dell’età media della popolazione, ma anche di abitudini di vita scorrette - come il fumo, l’obesità o la sedentarietà - le malattie cardiovascolari sono infatti la prima causa di morte ed invalidità in Italia ed in tutto il mondo occidentale. sul territorio nazionale sono la causa del 44% di tutti i decessi con un tasso d’invalidità cardiovascolare pari a circa 4,4 per mille (dati ISTAT). Il 23% della spesa farmaceutica italiana, pari al 1,34% del prodotto interno lordo è destinata a farmaci per il sistema cardiovascolare. Da qui la necessità di sensibilizzare gli specialisti ad una efficace gestione del paziente vasculopatico nel razionale utilizzo delle risorse del SSN, secondo linee guida internazionali”. Quali sono le novità più salienti? “I progressi tecnologici e scientifici sono essenzialmente mirati ad una diagnosi sempre più precoce di malattia, fino ad arrivare – con le nuove apparecchiature presenti nella nostra Azienda Sanitaria- ad individuare i soggetti che pur non avendo sviluppato danni arteriosi sono fortemente candidati a farlo e quindi intervenire efficacemente e tempestivamente con la terapia adeguata”. L’annoso problema delle liste d’attesa che affligge gli ambulatori del Lazio, non rischia di rallentare questo ambizioso programma di diagnosi preclinica? “Abbiamo cercato di risolvere questo problema anni fa, e pro- prio in questo corso sono stati discussi gli incoraggianti risultati del Percorso Diagnostico Terapeutico per il paziente arteriopatico (PDT) in vigore nell’ASL RME da circa 2 anni. Consiste in una sorta di canale preferenziale che a partire dalla prescrizione del Medico di medicina generale- attraverso un codice riservato- avvia il paziente arteriopatico alla visita angiologica, effettuabile negli ambulatori territoriali ASL RME, e da lì agli accertamenti e le cure ospedaliere necessarie nel più breve tempo possibilesecondo la gravità della patologia. In questo modo,inoltre si realizza l’approccio multidisciplinare, che prevede la collaborazione di svariati reparti ed ambulatori dell’Ospedale S.Spirito e del Territorio con evidente soddisfazione per il paziente che viene preso in carico da un pool di specialisti che,finalmente, “parlano tra di loro” ; ed anche un tornaconto per il SSN in termini di risparmio”. 22 Nella foto il direttore generale dell’Asl Roma G, Nazareno Brizioli Anno I numero 4 ATTUALITA' luglio 2011 SERVIZI La denuncia di Cittadinanzattiva apre un caso che farà certamente discutere Screening, pressing sulla Rm G “Dopo anni di promesse, l’unità di prevenzione non ha ancora una sede centrale”. La palazzina Arnaldi di Tivoli è pronta, ma manca l’ok dell’azienda. E ora la palla passa al dg Brizioli Renato Verra ella Asl Roma G lo screening diventa un caso. La direzione generale ha espresso pubblicamente il suo impegno per la salvaguardia e tutela dei programmi di prevenzione aziendali ( mammella, utero, colon ). Ma a sindacati e consumatori le dichiarazioni ufficiali non bastano. “È tempo che dalle belle parole la direzione generale passi ai fatti”, attacca Maria Pompili di Cittadinanzattiva. Come ? Realizzando l’apertura della sede centrale della Uoc di screening, diretta dalla dottoressa Tufi, a Tivoli nella Palazzina Arnaldi. “Questo – prosegue Pompili - per rafforzare la politica del territorio e la necessaria integrazione con l’ospedale, abbattendo le liste di attesa, e cosa che non guasta, i costi”. Oltre alla sede centrale di Tivoli, secondo l’associazione poi devono essere attivate anche sedi decentrate e qualificate nella provincia, da Subiaco a Zagarolo, passando per Guidonia, Colleferro, Monterotondo e Palestrina, “realizzando il principio di riconduzione, unificando le agende (screening organizzato e spontaneo) e di equità di accesso”. N La storia degli screening della Asl Roma G parte da lontano. Inizia nel lontano 1999, con l’istituzione del servizio transmurale per la diagnostica precoce delle malattie dell’apparato genitale femminile e arriva al 2009, quando vengono create 3 sezioni di diagnostica: mammella, utero e colon. Nello stesso anno poi viene strutturato un laboratorio di biologia molecolare nell’ospedale di Tivoli all’interno della Uoc. di screening. “Tutto ciò – denuncia ancora Cittadinanzattiva - si è realizzato in totale assenza di personale dedicato”. Queste attività, spiega la Pompili, vengono sostenute oggi con personale collaborante “extra istituzionale”, previa specifica formazione ovviamente. “Tutto ciò nonostante le reiterate richieste di una dotazione organica dedicata, cui purtroppo non è seguita risposta alcuna”. Il problema in sostanza è questo: nonostante i risultati di consenso su una popolazione di circa 350mila persone i riconoscimenti della Società scientifica, l’unità non ha ancora una sede definitiva. “Ancora oggi – raccontano alcuni operatori - capita d’incontrare pazienti smarriti al loro primo accesso, che cercano, nel polo ospedaliero di Tivoli la sede della Uoc screening, per altro, non indicata dalle segna- letiche ufficiali dei percorsi all’interno dello stesso ospedale”. Ora la palla passa al direttore generale dell’azienda, Nazareno Brizioli, che a giugno, durante il Sanit del Palazzo dei Congressi, aveva confermato il proprio impegno per la realizzazione di una sede centrale. “Noi siamo con il direttore Brizioli – conclude la delegata di Cittadinanzattiva – ma è ora che alle parole seguano i fatti. Non possiamo più aspettare”. Morti bianche, il senatore Gramazio nella Commissione d’inchiesta ambio in corsa nella Commissione parlamentare d’inchiesta sul fenomeno degli infortuni sul lavoro: al posto di Antonio Gentile, entrato a far parte della compagine governativa come sottosegretario al Ministero dell’Economia e delle Finanze, entra il senatore pidiellino Domenico Gramazio, vicepresidente della Commissione Sanità di Palazzo Madama. La nomina è stata ratificata il 13 giugno dal presidente del Senato, Renato Schifani. La commissione, istituita tre anni fa, è composta da 20 senatori che avranno il compito di indagare sulle “morti bianche”, cercando di accertare il numero delle malattie, dell’invalidità, programmando l’assistenza alle famiglie colpite e individuando le aree in cui il fenomeno è maggiormente diffuso. C la Sanità Lazio del Quotidiano di informazione indipendente Iscritto al Tribunale di Roma n°437/2009 dal 18/12/2009 P. IVA 11173611002 Direttore Responsabile Giovanni Tagliapietra TIPOGRAFIA Promoter Italia Srl Via Giovanni Agusta, 03100 Frosinone 0775 291378 DNA ITALIA Consulting srl - [email protected]