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Introduzione
La storia dell’Egitto inizia con Cleopatra: “Cleopatra” fu la prima parola che si riuscì a decifrare dai geroglifici di un obelisco
di File sul finire degli anni venti del XIX secolo.
Cleopatra. Il suo nome è diventato una leggenda, anche se
su di lei non sappiamo nulla di certo, o forse proprio per questo. Nelle testimonianze antiche la regina egiziana oscilla tra
due estremi: da un lato la sovrana che seppe imporre energicamente la sua politica, dall’altro l’amante e amata. Nel complesso si tratta di testimonianze di uomini, che rivelano la splendida ambiguità del femminino su cui tanto hanno detto gli interpreti della femminilità.
Cleopatra fu insolita fino al mistero, e si è continuamente
sottratta al giudizio. Come Alessandro Magno, ha avuto su ogni
generazione un influsso quasi magico. Ogni sua biografia è costituita per un decimo da fatti e per nove decimi da un misto
di leggenda, simboli e desideri.
La sua storia, quella vera e quella narrata, è segnata dalla
presenza di uomini. Fu la sovrana di uno stato autonomo, ma
non poté agire in modo indipendente. Furono gli uomini a decidere per lei, e nei loro calcoli lei fu solo uno dei tanti fattori
di valutazione. Ecco perché in questo libro si parla spesso di
Cesare, Ottaviano e Antonio: Cleopatra fece parte della loro
politica o della loro vita.
Soprattutto durante le lotte per il potere che seguirono alla
morte di Cesare, quando Ottaviano e Antonio si contesero
niente di meno che il regno di Roma, Cleopatra fu l’oggetto del
desiderio dei due Romani. Entrambi volevano la ricchezza e la
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CLEOPATRA
potenza dell’Egitto, impersonate in lei; in più, Antonio era
mosso anche da sentimenti molto personali. E proprio su questo piano personale Cleopatra cercò, per parte sua, di esercitare
un’influenza su di lui, indubbiamente anche dal punto di vista
politico, e così venne completamente risucchiata nel vortice della lotta per il potere a Roma e nel tritacarne della guerra di
propaganda.
In una simile guerra d’immagine gli argomenti contavano
poco, mentre era molto più importante suscitare sentimenti; e
qui Ottaviano ebbe buon gioco a prendere di mira la regina
egiziana, alla quale il suo rivale Antonio andava legando sempre
più strettamente il proprio destino. Due punti in particolare si
offrivano a Ottaviano e all’aristocrazia romana: Cleopatra era
una donna ed era una straniera; in lei si riunivano tutti e due
questi aspetti, su cui gravavano pregiudizi secolari. I preconcetti contro il sesso femminile si espressero in rozze allusioni sessuali; quelli contro lo straniero in un’incomprensione sapientemente stilizzata. Alla fine Cleopatra venne sconfitta, e così fu il
punto di vista di Ottaviano a segnare la storia: i vincitori la raccontano come vogliono loro.
Il punto di vista dei vincitori romani ha condizionato costantemente le rappresentazioni degli artisti medievali e moderni, ma anche quelle degli studiosi. Negli storici moderni ricorre
spesso l’idea che gli autori antichi potevano forse aver esagerato
i toni, ma che dal punto di vista storico “qualcosa” doveva essere vero. Una simile affermazione è chiaramente infondata: né
la prima né la seconda parte dell’enunciato mostrano un serio
sforzo di comprensione della verità. Con le loro interpretazioni
psicologiche della figura di Cleopatra, gli storici spesso dicono
qualcosa più di se stessi che della sovrana egiziana. Tenuto conto del punto di partenza, cioè delle testimonianze antiche, la
ricerca della verità storica è davvero difficile.
Forse sarà utile scrivere un libro in favore di Cleopatra, che
risulterà di parte, così come ogni rappresentazione non può evitare di essere, entro certi limiti, soggettiva.
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