il sindaco nel pallone

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il sindaco nel pallone
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STORIA DI GAETANO MONTALBANO, CHE A NOCERA SUPERIORE CONIUGA CON PROFITTO LE SUE DUE PROFONDE PASSIONI
IL SINDACO
NEL PALLONE
di Pasquale Raicaldo
La sua Vis Nocera Superiore si appresta
a disputare i play-off del campionato di Eccellenza.
«Ed eravamo partiti per salvarci». Lui, che ha accettato di allenare
per «evitare che si mercanteggiasse da queste parti»,
racconta a ‘Napolissimo’ un inedito intreccio di sport e politica.
Dal Municipio al campo di gioco, passando per il suo studio medico.
«Perché il segreto è fare le cose che ami, sempre e comunque»
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i dispongono intorno a lui, disegnando una mezzaluna, mentre il sole fa
capolino dietro le grasse e minacciose
nuvole, al Wojtyła di Nocera Superiore. E lui
parte, spedito come un razzo, catturando
subito l’attenzione dei calciatori. Parlerà
per mezz’ora, mettendoci dentro di tutto:
metafore, aforismi, suggerimenti, ogni tanto
anche un po’ di tattica. Poca, s’intende. E
mettendoci dentro anche la politica, perché
i due mondi di Gaetano Montalbano – il
sindaco-allenatore di Nocera Superiore, una
sorta di anacronistico factotum in un mondo
che tende all’ultraspecializzazione – s’in-
trecciano e si sovrappongono, uno sull’altro,
a tratti confondendosi. E’ uno cui piace
mettersi in gioco, personaggio ingombrante
fin nell’aspetto, uno che «o mi amano o mi
odiano, non ci sono vie di mezzo». E a Nocera
Superiore, un comune di 24 mila abitanti da
una cui costola nacque la limitrofa Nocera ,
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MONTALBANO SONO
Un cognome importante, un carisma subito evidente.
Il tecnico della Vis Nocera - qui immortalato da Fenderico si rammarica per una occasione sprecata
«Perché ho accettato quest’incarico? Alcuni dicono che l’abbia fatto per manie di protagonismo.
Invece no, vi assicuro: l’ho fatto essenzialmente per evitare che qualcuno speculasse nel calcio
a Nocera Superiore. Mercanteggiare qui, proprio non l’avrei tollerato»
. Inferiore, in molti hanno scelto di amarlo. Il 72% degli elettori,
per l’esattezza: un plebiscito,
con il quale Montalbano è stato
eletto sindaco – per la terza volta
– nel 2009. «E ogni volta ho preso
più voti» sottolinea con malcelato
orgoglio, mentre si arrabatta tra
mille carte e un via-vai continuo,
in Municipio, seguito come
un’ombra dalla preziosa Anna
Lisa Canale, che ci rivela: «Le
sue giornate sono lunghissime,
non si ferma mai». Già, perché il
sindaco-allenatore, che in realtà
è anche medico di base, si sveglia ed è già ora di fare qualche
visita, giusto un’oretta, prima di
tuffarsi nelle vicende comunali,
che lo inghiottiscono fino alle 14.
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Poi, smette l’elegante vestito da
primo cittadino per indossare la
tuta dello scrupoloso allenatore
di Eccellenza: dalle 15 alle 18, con
sedute spesso sfiancanti, in cui
il dialogo è elemento prioritario.
Quindi, si torna in Comune, ad
oltranza. «Anche fino all’una
di notte». A cinquantaquattro
anni, il sindaco allenatore dal
cognome che rievoca intrecci
polizieschi sullo sfondo degli
agrumeti siciliani, è una trottola
impazzita, che non si ferma mai.
Il segreto? «La voglia di fare le
cose con passione. – taglia corto,
sottolineando la solennità dell’affermazione con uno sguardo
fintamente severo – E’ quello
l’elemento fondamentale che non
ti fa avvertire mai la stanchezza.
La passione, già. Senza, nulla ha
senso: come andare a letto con
una donna che non ami». Ama le
metafore, il sindaco-allenatore, e
ne snocciola una dopo l’altra, interrotto soltanto dalle fantasiose
suonerie dei suoi cellulari.
La passione, si diceva: quella
che lo porta avanti. Lontano. In
politica, governa Nocera Superiore con il piglio del sindaco
autoritario e deciso. «Il nostro è
un comune virtuoso, – sottolinea
– abbiamo ripianato un deficit di
15 miliardi senza aumentare la
pressione fiscale. Siamo un caso
quasi unico, in Italia. E quest’anno
ridurremo le tasse». Sul campo,
gli sta riuscendo un miracolo
fors’anche più significativo. La
sua Vis Nocera Superiore, nata
la scorsa estate dall’acquisizione del titolo del Baronissi, si
appresta a disputare i play-off di
Eccellenza, significativo premio
ad una realtà pulita, che ha
saputo farsi largo tra squadre
più blasonate – Battipagliese ed
Ebolitana su tutte – e guarda con
fiducia agli spareggi che potrebbero addirittura valere l’insperato
pass per la serie D.
Ma il loro campionato, i rossoneri
– stesso colore dei cugini molossi
– sembrano averlo già vinto:
«Siamo partiti con l’obiettivo di
salvarci – rivela Montalbano – e
siamo terzi in classifica. Di più:
abbiamo dominato il girone d’an-
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LA SCHEDA
E’ stato anche campione di tiro al piattello
Classe 1956, Gaetano Montalbano è laureato in Medicina e Chirugia alla Federico II. La
sua carriera di medico è proseguita senza soste, ma le si sono affiancate quella di
politico, inaugurata nel 1985 come consigliere comunale a Nocera Inferiore, e quella
di sportivo. Nel 2001 è stato eletto per la prima volta sindaco di Nocera Inferiore, mandato interrotto dopo due anni; rieletto nel 2006 e nel 2009, è attualmente primo cittadino. E’ stato campione italiano di tiro al piattello nel 2989, campione del mondo ed europeo per club nel 2001, 2003 e 2006; campione italiano di
elica per club (2003, 2005, 2006). Calciatore con la Nocerina e con squadre minori, è ora allenatore della Vis Nocera Superiore, squadra militante nel campionato regionale di Eccellenza, girone B, con la quale si appresta a disputare i play-off.
data, a sorpresa, pagando poi il
periodo di appannamento coinciso
con l’avvio del ritorno. Qualcuno
– spiega il tecnico – ha sofferto le
luci dei riflettori, pagando la paura
di vincere. Ma sia chiaro questo:
noi siamo una squadra capace di
vincere tutte le partite, così come di
perderle».
Il gruppo si cementa all’elegante
ristorante «La Fratanza», dove
Montalbano è attento a tutto,
dalla crostata rigorosamente rossa (come l’inseparabile cartellina)
al menù: ama curare ogni piccolo
particolare
In quest’oasi felice dell’agro
nocerino sarnese, che ha convinto, chioccia tra tanti ragazzini,
l’esperto Colletto – trascorsi in
B con l’Avellino, prima di una
discreta carriera in Serie C – ad
abbracciare un progetto pluriennale, non ci sono imperativi
categorici. Solo voglia di far bene.
E alla madre di tutte le domande,
Gaetano Montalbano risponde dopo una breve pausa di
meditazione. «Perché ho accettato
quest’incarico? Alcuni dicono che
.1 LA GIUSTA DIREZIONE. Montalbano dirige l’allenamento: i play-off sono dietro l’angolo
.2 SEMPRE PRONTO. In Municipio non ci sono momenti di stanca
.3 VI SEGUO. Landini, ex Salernitana e Savoia, e Colletto guidano un gruppo di giovani
l’abbia fatto per manie di protagonismo. Invece no, vi assicuro: l’ho
fatto essenzialmente per evitare
che qualcuno speculasse nel calcio
a Nocera Superiore. Mercanteggiare qui, proprio non l’avrei tollerato».
Touché. Anche se, da queste parti
e altrove, la gente sa anche mormorare. Un gruppo di imprenditori rileva il titolo di una squadra
e in panchina ci piazza il sindaco
della città. Un machiavellico “do
ut des”? «Macché, nessun occhio
di riguardo verso nessuno. E se non
avessi allenato qui, l’avrei fatto in
Basilicata».
Il sindaco romantico («il romanticismo è un valore, ma in
questa società i valori sono sempre
meno importanti»), l’allenatore
imperscrutabile («leggere sul mio
taccuino? Non ci capireste comunque nulla»), il medico scrupoloso
(uno dei suoi tre figli ha seguito
le sue orme), lo sportivo eclettico
(è stato campione d’Italia di tiro al
piattello e di elica): tante passioni,
tanti modi diversi di declinare
il suo ‘io’. Una vita che è fatta di
tante svolte. ,
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«Sono un offensivista per natura, giochiamo con il 4-3-3.
Se trasmetti alla squadra il carattere e la voglia di lottare,
è naturale che si giochi per vincere. Così, succede che una squadra nata per salvarsi...»
. «Nel 1995 mi candidai per la
prima volta in politica, alla Provincia. Capii che la mia disponibilità
verso tutti mi portava naturalmente ad essere un politico. Nel
1998 ebbi un infarto: ritrovai
voglia e determinazione dopo
qualche mese. Sono un fedele di
Padre Pio: il profumo che sentii
durante l’infarto fu lo stesso che
trovai a San Giovanni Rotondo».
Uno che non scende a patti,
nella vita come sul rettangolo
verde. Dopo una modesta
carriera da calciatore, conseguì il
tesserino di allenatore, di Terza e
poi di Seconda Categoria: inse-
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gnare ai giovani, la sua missione.
«Poi un giorno mi guardai allo
specchio: il mondo del calcio non
mi piaceva. Buttai il tesserino nel
camino». Ma la vita è fatta anche
di dietro-front. E Montalbano
rifece tutto, nel 2005, a 20 anni di
distanza. «Era cambiato qualcosa
in me, non certamente nel mondo
del calcio. Che continua ad essere
immorale».
Non scende a patti neanche in
panchina, Montalbano. Nessun
occhio di riguardo per il figlio
Nello, portiere: quando sbaglia,
va in panchina. E la sua Vis Nocera è una squadra a trazione an-
teriore: «Sono un offensivista per
natura, giochiamo con il 4-3-3. Se
trasmetti alla squadra il carattere
e la voglia di lottare, è naturale che
si giochi per vincere. Poi, ci sta che
perdi. Ma solo mettendo in campo
tutto ciò che hai, può succedere
che una squadra nata per salvarsi
possa giocarsi le sue chance di
promozione».
E che un sindaco si sieda su una
panchina, trasmettendo ai suoi
la voglia di vincere. «Lasci perdere
– confessa - nel mondo del calcio
subisco angherie su tutti i campi:
la gente non immagina che un politico capisca di calcio. Invidia e ge-
losia trovano terreno fertilissimo».
Lui, però, va avanti per la sua
strada. Per le sue strade. Perché
«il mio motto è: fai le cose, perché
ci credi, perché le ami, perché vuoi
raggiungere un obiettivo».
E c’è spazio anche per persone
non banali in un mondo affollato da mille frasi fatte: «Se sei te
stesso, riesci a coinvolgere anche
gli altri».
Il resto sono etichette di superficie. «Se c’è più gente che mi
chiama sindaco o mister? Dico
a tutti di chiamarmi Gaetano
Montalbano. Preferisco così».
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UNO CHE CI METTE LA FASCIA
Gaetano Montalbano immortalato in Comune
dal nostro Pietro Mosca
Quel sottile filo rosso che conduce
dalle stanze dei bottoni ai campi di gioco
Politica sana in corpore sano?
Sport e politica amano intrecciarsi, andare a braccetto, rincorrersi.
Perché – da che mondo è mondo - panem et circenses creano il consenso popolare e assecondano la folla. D’altronde, mens sana in corpore
sano: il politico che fa sport, dunque, potrebbe essere anche quello più
affidabile. Ammesso che ne abbia il tempo, naturalmente.
Prendete il Duce. La fatica sportiva era uno dei capisaldi del fascismo,
come raccontano gli almanacchi: Mussolini, primo sportivo d’Italia, attuava il sano principio di alternare gli esercizi fisici a quelli intellettuali e
dedicava giornalmente agli sport un poco del suo tempo prezioso. «Egli
è stato il propugnatore primo della ripresa sportiva in Italia e, volendo fare
dell’italiano nuovo un atleta perfetto, ha voluto egli Stesso divenir tale,
seguendo la sua naturale inclinazione».
Il calcio, poi, godeva dei suoi interessati favori, che lo portarono ad
ospitare (e vincere) i Mondiali del 1934, celebrati con una celebre foto
insieme al trionfante Pozzo: il pallone aveva (e ha) la capacità di attirare
le masse e aggregarle. Non sfruttarlo a scopi propagandistici sarebbe
stato, per il Duce, un vero peccato. Seppe imitarlo Hitler nel 1936, celebrando a Berlino la superiorità della razza ariana con tanto di Olimpiadi.
Un sottile filo rosso ha da sempre legato
le stanze dei bottoni ai campi di gioco.
Lo hanno percorso in tanti, con scopi e
risultati diversi. Ne è testimone la nostra
lingua, specchio della società: in politica “si
scende in campo”, si fa melina o si gioca
in contropiede, si fa catenaccio o si fa
autogol.
Spesso lo sport è stato
uno strumento efficace
per ottenere i propri
machiavellici scopi (più
volte a Berlusconi è stato
rimproverato di mischiare le
carte in tavola, assicurando al suo Milan
acquisti significativi in odore di elezioni),
qualche volta la politica è stata un approdo
sicuro dopo le fatiche sul campo (l’indimenticato Gianni Rivera è tuttora deputato
del Parlamento Europeo, Josefa Idema è stata
assessore allo sport al Comune di Rimini). Altre
volte – ma sono quelle forse più rare – lo spirito
decoubertiano introiettato nella pratica sportiva
ha permeato la carriera politica di chi davvero
ama partecipare, ancor prima che vincere. Sono in
pochi, già. Ma ci sono. [pas.rai.]
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