Penitenziari, Cisl: “Pensare alle carceri attive, non a Pianosa e

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Penitenziari, Cisl: “Pensare alle carceri attive, non a Pianosa e
Penitenziari, Cisl: “Pensare alle carceri attive, non a Pianosa e Gorgona”
04 febbraio 2016 18:43 Economia e Lavoro Toscana
“Assistiamo ad interventi di esponenti politici e della società civile che sul tema “carceri” ogni giorno
rilasciano interviste e/o annunciano futuri interessamenti, per migliorare la difficilissima situazione che
invece, questo sì ogni giorno, gli Operatori Penitenziari affrontano, primi tra Tutti la Polizia Penitenziaria.
Carceri che hanno necessità di grandi interventi strutturali, spesso per ripristinare almeno idonee condizioni
igienico-sanitarie, oltre che quelle necessarie ad assicurare che gli Istituti Penitenziari mantengano giusti
standard di sicurezza per la collettività, per i Cittadini e per gli Operatori.
Spesso – molto frequentemente – i primi ad operare in condizioni di scarsa sicurezza sono proprio i Poliziotti
Penitenziari, pesantemente sotto dimensionati nei numeri degli Addetti che invece sono previsti dallo Stato
(in toscana continuano a mancare oltre 700 unità). E poi ci sono le contraddizioni che si vivono nella
gestione del sistema penitenziario, anche inteso come bene pubblico, come spesa della pubblica
amministrazione e quindi di Tutti Noi.
L’ultima in ordine di tempo riguarda, ancora una volta, l’attività sull’Isola di Pianosa. Nonostante il carcere è
chiuso dal 1998 e che quindi – ufficialmente – il carcere lì non esiste, lo Stato ha portato lì un gruppo di
detenuti in regime di art.21 ( sono quei detenuti che sono ammessi al lavoro all’esterno del carcere ma che
la sera, una volta terminato il lavoro, dovrebbero rientrare in carcere perché rimangono detenuti a tutti gli
effetti di legge) che di fatto vivono su Pianosa, in ambienti gestiti dall’Amministrazione Penitenziaria, che lì
utilizza Personale in forma stabile, con mezzi e strumenti, sostenendo spese di mantenimento di ogni attività
che viene fatta “figurare” come quella di un carcere dove invece – il carcere – non c’è !
Paradosso dei paradossi è che può godere di più garanzie, nei collegamenti in entrata e uscita l’isola di
Pianosa, dove il carcere per lo Stato non esiste, che l’isola di Gorgona (unica vera isola carcere ancora
rimasta nell’arciplegano toscano) che resta anche in questo periodo spesso isolata. Infatti a Gorgona
nessuno, a partire dallo Stato, passando per la Regione e arrivando al Comune di Livorno, assicura pari
dignità ai Cittadini che su questa Isola devono espiare una pena o invece, come nel caso del Personale,
lavorarci.
Abbiamo da tempo fatto un esposto anche alla magistratura contabile affinché qualcuno si decida a
spiegare, almeno a loro, come è possibile spendere denaro pubblico per un carcere chiuso che ufficialmente
non esiste, tagliando su ogni tipo di spesa per gli altri invece aperti, che restano spesso in condizioni
gravissime, con lesioni di diritti verso chi ci lavora e chi ci deve espiare una condanna. Ecco questo ci fa
pensare che il confine tra controllori e condannati è sempre più labile.
Non ultima la questione dell’OPG, ufficialmente chiuso per la passerella mediatica di taluni politici, ma
sostanzialmente aperto con ogni peso, sia in termini di responsabilità che di dignità, sul Personale che
ancora assicura un essenziale presidio per la sicurezza sociale e l’assistenza a questi “particolari” autori di
reati”.
Fonte: Cisl Toscana
Criticità sistema penitenziario toscana
CISL FNS TOSCANA: "Occuparsi dei Carceri attivi e non di quelli “abusivi”".
Firenze: "Assistiamo ad interventi di esponenti politici e della società civile che sul tema “carceri”
ogni giorno rilasciano interviste e/o annunciano futuri interessamenti, per migliorare la difficilissima
situazione che invece, questo sì ogni giorno, gli Operatori Penitenziari affrontano, primi tra Tutti la
Polizia Penitenziaria. Carceri che hanno necessità di grandi interventi strutturali, spesso per
ripristinare almeno idonee condizioni igienico-sanitarie, oltre che quelle necessarie ad assicurare
che gli Istituti Penitenziari mantengano giusti standard di sicurezza per la collettività, per i Cittadini
e per gli Operatori. Spesso – molto frequentemente – i primi ad operare in condizioni di scarsa
sicurezza sono proprio i Poliziotti Penitenziari, pesantemente sotto dimensionati nei numeri degli
Addetti che invece sono previsti dallo Stato (in toscana continuano a mancare oltre 700 unità). E
poi ci sono le contraddizioni che si vivono nella gestione del sistema penitenziario, anche inteso
come bene pubblico, come spesa della pubblica amministrazione e quindi di Tutti Noi. L’ultima in
ordine di tempo riguarda, ancora una volta, l’attività sull’Isola di Pianosa. Nonostante il carcere è
chiuso dal 1998 e che quindi – ufficialmente – il carcere lì non esiste, lo Stato ha portato lì un
gruppo di detenuti in regime di art.21 ( sono quei detenuti che sono ammessi al lavoro all’esterno
del carcere ma che la sera, una volta terminato il lavoro, dovrebbero rientrare in carcere perché
rimangono detenuti a tutti gli effetti di legge) che di fatto vivono su Pianosa, in ambienti gestiti
dall’Amministrazione Penitenziaria, che lì utilizza Personale in forma stabile, con mezzi e
strumenti, sostenendo spese di mantenimento di ogni attività che viene fatta “figurare” come quella
di un carcere dove invece – il carcere – non c’è! Paradosso dei paradossi è che può godere di più
garanzie, nei collegamenti in entrata e uscita l’isola di Pianosa, dove il carcere per lo Stato non
esiste, che l’isola di Gorgona (unica vera isola carcere ancora rimasta nell’arciplegano toscano)
che resta anche in questo periodo spesso isolata. Infatti a Gorgona nessuno, a partire dallo Stato,
passando per la Regione e arrivando al Comune di Livorno, assicura pari dignità ai Cittadini che su
questa Isola devono espiare una pena o invece, come nel caso del Personale, lavorarci. Abbiamo
da tempo fatto un esposto anche alla magistratura contabile affinché qualcuno si decida a
spiegare, almeno a loro, come è possibile spendere denaro pubblico per un carcere chiuso che
ufficialmente non esiste, tagliando su ogni tipo di spesa per gli altri invece aperti, che restano
spesso in condizioni gravissime, con lesioni di diritti verso chi ci lavora e chi ci deve espiare una
condanna. Ecco questo ci fa pensare che il confine tra controllori e condannati è sempre più
labile. Non ultima la questione dell’OPG, ufficialmente chiuso per la passerella mediatica di taluni
politici, ma sostanzialmente aperto con ogni peso, sia in termini di responsabilità che di dignità, sul
Personale che ancora assicura un essenziale presidio per la sicurezza sociale e l’assistenza a
questi “particolari” autori di reati".
Il caso di Pianosa: si investe su un carcere che non c'è
La denuncia del sindacato sulle criticità del sistema penitenziario in Toscana
Assistiamo ad interventi di esponenti politici e della società civile che sul tema “carceri” ogni giorno rilasciano
interviste e/o annunciano futuri interessamenti, per migliorare la difficilissima situazione che invece, questo sì
ogni giorno, gli Operatori Penitenziari affrontano, primi tra Tutti la Polizia Penitenziaria.
Carceri che hanno necessità di grandi interventi strutturali, spesso per ripristinare almeno idonee condizioni
igienico-sanitarie, oltre che quelle necessarie ad assicurare che gli Istituti Penitenziari mantengano giusti
standard di sicurezza per la collettività, per i Cittadini e per gli Operatori.
Spesso – molto frequentemente – i primi ad operare in condizioni di scarsa sicurezza sono proprio i Poliziotti
Penitenziari, pesantemente sotto dimensionati nei numeri degli Addetti che invece sono previsti dallo Stato
(in Toscana continuano a mancare oltre 700 unità).
E poi ci sono le contraddizioni che si vivono nella gestione del sistema penitenziario, anche inteso come bene
pubblico, come spesa della pubblica amministrazione e quindi di Tutti Noi.
L’ultima in ordine di tempo riguarda, ancora una volta, l’attività sull’Isola di Pianosa. Nonostante il carcere è
chiuso dal 1998 e che quindi – ufficialmente – il carcere lì non esiste, lo Stato ha portato lì un gruppo di
detenuti in regime di art.21 ( sono quei detenuti che sono ammessi al lavoro all’esterno del carcere ma che la
sera, una volta terminato il lavoro, dovrebbero rientrare in carcere perché rimangono detenuti a tutti gli
effetti di legge) che di fatto vivono su Pianosa, in ambienti gestiti dall’Amministrazione Penitenziaria, che lì
utilizza Personale in forma stabile, con mezzi e strumenti, sostenendo spese di mantenimento di ogni attività
che viene fatta “figurare” come quella di un carcere dove invece – il carcere – non c’è !
Paradosso dei paradossi è che può godere di più garanzie, nei collegamenti in entrata e uscita l’isola di
Pianosa, dove il carcere per lo Stato non esiste, che l’isola di Gorgona (unica vera isola carcere ancora rimasta
nell’arciplegano toscano) che resta anche in questo periodo spesso isolata. Infatti a Gorgona nessuno, a
partire dallo Stato, passando per la Regione e arrivando al Comune di Livorno, assicura pari dignità ai
Cittadini che su questa Isola devono espiare una pena o invece, come nel caso del Personale, lavorarci.
Abbiamo da tempo fatto un esposto anche alla magistratura contabile affinché qualcuno si decida a
spiegare, almeno a loro, come è possibile spendere denaro pubblico per un carcere chiuso che ufficialmente
non esiste, tagliando su ogni tipo di spesa per gli altri invece aperti, che restano spesso in condizioni
gravissime, con lesioni di diritti verso chi ci lavora e chi ci deve espiare una condanna. Ecco questo ci fa
pensare che il confine tra controllori e condannati è sempre più labile.
Non ultima la questione dell’OPG, ufficialmente chiuso per la passerella mediatica di taluni politici, ma
sostanzialmente aperto con ogni peso, sia in termini di responsabilità che di dignità, sul Personale che ancora
assicura un essenziale presidio per la sicurezza sociale e l’assistenza a questi “particolari” autori di reati.
Il Segretario Generale FNS –CISL
Fabrizio CIUFFINI