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IL PARADIGMA POSITIVISTICO 1 - La reazione positivista e i suoi fondamenti scientifici ¾ ¾ ¾ ¾ ¾ ¾ ¾ ¾ Spostamento attenzione da PENA a CRIMINE Applicazione a società delle leggi scientifiche della scienze naturali DETERMINISMO CAUSALE (CAUSA ÖEFFETTO) LIBERTA’ UMANA non considerata DERESPONSABILIZZAZIONE UOMO DEVIANZA trattata come una malattia (PATOLOGIA) Grande consenso scientifico e politico (SCIENTISMO) Interventi sociali, amministrativi e culturali per migliorare condizioni sociali e individuali 2 - Il positivismo sociologista e la devianza come problema statistico (Quételet e Guerry) ¾ Statistica Ö scienze sociali, devianza 3 - Il positivismo biologista (Lombroso, Ferri) ¾ ¾ ¾ ¾ Devianza = anomalia fisica (tratti tipici) “Criminali nati” Õ Involuzione Delinquenza Õ fattori biologici Tipologie psicosomatiche 4 - Il neopositivismo psicologista (H. Eysenck) 5 - Il positivismo genetico (G. Trasler); 6 - Le teorie psicologiche, psicodinamiche, psicopatologiche; 7 - I limiti del positivismo STATISTICA MORALE (Statistica applicata ai comportamenti sociali) A. QUÉTELET (astronomo, statistico, sociologo) - Bruxelles – 1800 (+ GUERRY) Dati ufficiali sui delitti in Francia, Inghilterra, ecc. Æ Regolarità Statistiche Criminali Sesso Stagioni Età DELITTI Condizione economica Clima Livello istruzione COSTANZA con cui si commettono annualmente i delitti (regolarità) Æ PREVEDIBILITÀ. LIBERO ARBITRIO o DETERMINISMO? “La società in se stessa racchiude i germi di tutti i delitti che verranno commessi” “L’ambiente sociale è il brodo di coltura della criminalità; il microbo è l’elemento criminale, il quale non ha alcuna importanza fino al giorno in cui trova la coltura che determina il suo moltiplicarsi … Le società hanno i criminali che si meritano” (Lacassagne, 1885) Æ Scopo terapeutico: migliorare le condizioni sociali per eliminare le cause della devianza 1. LA REAZIONE POSITIVISTA E I SUOI FONDAMENTI L'accento sul crimine anziché sulla pena Pressuposti teorici ♦ Priorità logica e metodologica del "fatto sociale" • II determinismo causale ♦ Neutralismo scientifico ♦ Esclusione di qualsiasi conoscenza che non si situi sullo schema empirico. II sistema sociale è dato per scontato e giustificato dal consenso ♦ Scopo: socializzare le singole persone • II deviante: un non socializzato che non va punito ma recuperato al consenso ♦ La responsabilità sulla devianza: non va cercata nella società ma nei determinismi sociali o individuali (biologico, psicologico, genetico...) ♦ II deviante è considerato come non responsabile e quindi non punibile 2. IL POSITIVISMO SOCIOLOGISTA (QUETELET E GUERRY) Quetelet (matematico belga) e Guerry (avvocato francese): osservazioni statistiche sulla criminalità Utilizzano fonti statistiche provenienti da fonti ufficiali Si attengono ancora alla devianza intesa come violazione di una norma legale; solo più tardi si è parlato di devianza come violazione della norma per cosi dire "informale" o non codificata nell'ordinamento giuridico “L'ambiente sociale è il brodo di coltura della criminalità e il microbo è l'elemento criminale” 3. IL POSITIVISMO BIOLOGISTA (CESARE LOMBROSO) Sulla scia del darvinismo: rassicurazione sul carattere individuale e non sociale della devianza Scuola positiva: • forza dei fattori biologici ereditari nella genesi del delitto • idea del delinquente nato • pessimismo sulla possibilità di intervenire Gli individui criminali sono tali perché geneticamente condizionati Lombroso: • "il delinquente nato: un essere che riproduce nella sua persona gli istinti feroci dell'umanità primitiva e degli animali inferiori" • Lettura medico-biologica del crimine • Il deviante: è dotato di una personalità tipica • Rapporto (deterministico) tra tendenza alla delinquenza e condizioni ataviche di arretratezza biologica • I sintomi dell'arretratezza: anomalie fisiche o "stigmate" o segni di degenerazione dell'individuo • Fisici, anatomici: asimmetria facciale, cranio anoormale, fronte sfuggente, sviluppo dentario anomalo, strabismo, zigomi sporgenti ...) • biologici, funzionali (mancinismo, epilessia, paresi facciale, daltonismo, alterazione della sensibilità ...) • psico-morali (insensibilità morale, imprevidenza, poca intelligenza, notevole 1. TEORIE DELLA DEGENERAZIONE - Sono iniziate numerose nel secolo XIX.. - Diversi comportamenti, malattie e azioni collettive sono collegate insieme come manifestazioni di una potente corrente degenerativa, e, per lo più, collegate anche ai processi di modernizzazione. - Perché l’ereditarietà potrebbe trasmettere tali problemi alle generazioni future, i soggetti degeneri rappresentavano una minaccia alla vitalità e alla salute futura delle nazioni. - Herbert SPENCER riteneva che il processo degenerativo costituisse una minaccia allo sviluppo futuro: la carità privata servirebbe ad accumulare condizioni di miserabilità alle generazioni future, attraverso la crescita di una popolazione sempre più folta di imbecilli, indolenti e criminali. - Clémence ROYER, il primo traduttore di Darwin in Francia, dichiarava a questo riguardo che “le malattie che affliggono gli attuali degenerati tendono ad essere perpetuate e moltiplicate indefinitamente; un male che tende a crescere invece che diminuire”. - PICK (1989) rileggendo storicamente i fatti si è domandato se l’interpretazione della degenerazione data dagli autori dell’epoca fosse separata dalla storia e dal progresso (da essere messa sul conto come regressione, atavismo o primitivismo), o se questa rivelasse come la città, il progresso, la civiltà e la modernità fossero paradossalmente il vero agente del declino. - Cesare LOMBROSO: I criminali nati vengono descritti come individui prodotti dal processo di in-voluzione, cioè come individui umani per i quali ci sarebbe stato un arrestato nei primi stage dello sviluppo, facendoli diventare equivalenti ai selvaggi. - FERRI affermava che “un regime socialista sarebbe capace di eliminare i crimini causati dalla condizione sociale” (dai miserabili); insisteva, però (condizioni biofisiologiche), che tale regime non riuscirebbe a “dare un fine all’oltraggio alla castità per i perversi sessuali, agli assassini commessi dagli epilettici, alle rapine causate dagli psicotici”. - Enrico MORSELLI: il suicidio è conseguenza della lotta per l’esistenza: nella moderna civiltà il progresso rapido e incessante stimola il bisogno di costante adattamento e competizione tra la popolazione. Visto che la gente è munita in maniera ineguale di capacità ed energia, da tale processo dovrebbero risultare vincitori e perdenti, in modo a provocare una costante eliminazione dei soggetti deboli e degli organismi inferiori (MORSELLI 1881). - Ancora MORSELLI: “tanti giudicano in maniera sbagliata mentre pensano che i mali della civiltà – come la miseria, la malattia, la prostituzione, la pazzia, il suicidio- siano accidentali e evitabili… Questi mali sociali rappresentano l’inevitabile risultato della lotta per l’esistenza”. - FÉRÉ sosteneva che la criminalità era chiaramente collegata alla degenerazione. Le circostanze sociali intanto hanno un importante ruolo nella creazione della degenerazione. FÉRÉ riteneva necessari per i criminali il sequestro, l’isolamento parziale, l’accompagnamento da terapia e la rieducazione. - I teorici francesi: hanno adottato un determinismo biologico più radicale. Di conseguenza sostenevano atteggiamenti più duri verso i de-generati: forme repressive che includevano l’incarcerazione, la segregazione e il trasferimento; l’invito alla sterilizzazione e, perfino, l’eutanasia. In questo clima gli ideali umanitari erano tenuti come irrilevanti e dannosi. - gli italiani, come MORSELLI e FÉRÉ erano ambivalenti tra cause biologiche e sociali nella loro interpretazione della degenerazione; tutte e due credevano che la degenerazione era una forma di “rifiuto sociale” generato dalle moderne condizioni, dove la natura è senza pietà con i soggetti de-generati. - Ad un certo punto la selezione naturale ha dato il posto alla selezione sociale. - La maggior parte dei teorici della in-voluzione condividevano un certo numero di premesse: ▪ La degenerazione era un fenomeno oggettivo e misurabile; ▪ La degenerazione è un fenomeno innato e incurabile sia dai trattamenti individuali che sociali; ▪ Il numero dei degenerati era in crescita come risultato di politiche e di credenze che tendevano ad impedire la loro eliminazione o ad scoraggiare la loro proliferazione; ▪ I degeneri minacciavano il futuro della nazione e la sua abilità a competere con le altre nazioni 3.2 Delinquenza come variabile dipendente da fattori biologici • La delinquenza come “fatto ereditario” (proseguimento scuola criminologica italiana): precisazioni, smentite, conferme parziali… • La delinquenza come effetto di uno “sviluppo anticipato” o “ritardato”. • La delinquenza come “effetto di anomalie cerebrali” • La delinquenza come conseguenza della dominanza cerebrale • La delinquenza come conseguenza dei traumi perinatali • La delinquenza come problema cromosomico (X o Y in più) o questi studi non hanno potuto stabilire una chiara correlazione tra corredo cromosomico abnorme e predisposizione alla criminalità se non in casi statisticamente irrilevanti • o non hanno fornito spiegazioni soddisfacenti sui meccanismi che trasformano le differenze genetiche in differenze di comportamento Conclusioni su istintualità o ereditarietà del comportamento deviante: o non basta rilevare una correlazione statisticamente significativa tra due variabili per stabilire un rapporto di causalità tra di loro; falsità del “post-hoc, ergo propter hoc”, o larghe porzioni di popolazione con disturbi endocrini, malformazioni fisiche o strutture corporee tipiche, non sono devianti. o certe malattie o malformazioni fisiche pongono il soggetto in una situazione di disagio col proprio gruppo o alla società globale, può sfociare in un vero disadattamento: la deviazione come tentativo di reazione al pericolo di emarginazione o In sintesi: 1. il fattore bio-fisiologico da solo e direttamente non offre molte spiegazioni plausibili della delinquenza (meno del 5%) 2. insieme a quelli psicologici e micro-sociali questo fattore può dare qualche utile contributo alla comprensione dell’origine della delinquenza 3. Il fattore bio-fisiologico può influire indirettamente in molti altri casi: disturbando i processi di socializzazione, creando frustrazioni, ecc... 4. L’anormalità biologica ha dunque a che fare con la criminalità solo in modo indiretto. 3.3. Le tipologie psicosomatiche Autori: Kretschmer (1921), Sheldon (1940), Conrad (1963) e Goring (1913). Goring (1913): “diatesi” criminale = quadro ereditario di predisposizioni alla devianza criminale. Sheldon (1940): 3 somatotipi = 3 temperamenti ¾ l’endomorfo = tranquillo, amante del conforto, estroverso (grasso) ¾ il mesomorfo: aggressivo e attivo (muscoloso, attivo) ¾ l’ectomorfo: controllato ed introverso (magro) connessione tra il somatotipo mesomorfo e la tendenza alla criminalità la devianza non è solo funzione del somatotipo, ma deriva dall’interazione tra quest’ultimo, il temperamento, la cultura. Glueck e Glueck (1950 e 1956): - la più alta percentuale di delinquenti si ritrova tra i mesomorfi - la più bassa tra gli ectomorfi. Ma si distinguono anche: - Per temperamento (irrequieti, aggressivi…) - Per atteggiamento (ostili, diffidenti, rancorosi, caparbi, non conformisti) - Psicologicamente (intelligenza concreta, pratica) - Socio-ambientale (ambienti più deprivati culturalmente, affettivamente..) Conrad (1963): i bambini sono più mesomorfi, gli adulti più ectomorfi. ipotesi: i mesomorfi adulti sono (psicologicamente) dei bambini = bassi livelli di “sviluppo ontogenetico” critica: parallelismo tra il concetto di “basso sviluppo ontogenetico” “atavismo” – stesse critiche che a Lombroso e quello di TIPOLOGIA DI SHELDON 3 somatotipi = 3 temperamenti Endomorfo Ectomorfo Mesomorfo 4. IL NEOPOSITIVISMO PSICOLOGISTA DI H. EYSENCK L'UOMO Attività fondamentale è unpsichica fascio di desideri Attività psichica fondamentale Ø Soddisfare questi desideri (motivazioni) Ø Contro le esigenze del sistema sociale Ø Apprendimento (mosso dalla ricerca del piacere attraverso tentativi x errori; rinforzo positivo & negativo; premio & castigo Attività psichica Condizionamento (attività piacevole associata ad attività spiacevole (punizione) Riflesso condizionato "Poliziotto interiore" Formazione del sistema nervoso autonomo Devianza Mancanza di adeguato condizionamento e controllo sulle motivazioni edonistiche Ciò dipende da: Sistema nervoso autonomo (variabili temperamentali) a) variabili temperamentali - estroversione: riflessi difficili da formarsi e facili da estinguersi - introversione: riflessi facili da formarsi e difficili da estinguersi Socializzazione b) qualità dell'apprendimento nell'infanzia 5 - IL POSITIVISMO GENETICO (G. TRASLER); 6 - Le teorie psicologiche, psicodinamiche, psicopatologiche 6.1. Il delinquente per “senso di colpa” Freud (1916), “senso di colpa” originato dal “Complesso di Edipo”: uccidere il padre avere rapporti incestuosi con la madre. Il reato: funzione di alleviare il senso di colpa (bisogno di trasgredire per liberarsi dal peso di una colpa psicologica inconscia) Reik (1925): pena funzione di tipo abreante (abbassamento dello stress accumulato per l’eccesso di problematiche rimosse) Forti impulsi a “farsi scoprire”, anche attraverso “lapsus” apparentemente involontari; il lasciare tracce… 6.2. Il delinquente per “eccessiva severità del superego” Klein (1927,1932,1933,1935): interiorizzazione di un superego eccessivamente severo Due tendenze “criminali”: la percezione dei propri genitori come aggressivi nei propri riguardi l’impulso a essere aggressivo nei riguardi loro. Schema circolare che tende a rinforzare gli atteggiamenti delinquenziali. Reazioni sintomatiche di tipo delinquenziale quando si presentano stesse circostanze 6.3. Il delinquente per “lacune del superego” Johnson e Szurek (1949 e 1952) Greenacre (1945): l’incapacità di frenare l’impulso aggressivo e di rinviare l’azione o la gratificazione. Lacune: aree particolari del superego in cui la strutturazione è insufficiente. Causa: genitori (superego poco strutturato) 6.4. Il delinquente per “superego carente, non sviluppato” Friedlander (1945, 1947, 1949). dominio persistente del principio del piacere e Superego non sufficientemente sviluppato e/o interiorizzato. Il soggetto non è in grado di sospendere o rinviare la soddisfazione degli impulsi o a canalizzarli e/o sublimarli. Causa: l’incoerenza dei genitori 6.5. Il delinquente per “superego criminale” Alexander e Staub (1948, t. it.): i delinquenti hanno assorbito un superego delinquente in un quadro socio-culturale in cui è presente (e vincente) una subcultura criminale o deviante. = un contenuto diverso del superego interiorizzato (non patologia) 6.6. Il delinquente per superego “diviso” Betlheim e Sylvester (1950): genitori codici morali contraddittori. 2 casi: • si afferma in linea di principio una morale molto esigente e si accetta il compromesso in linea di fatto. • la madre sostiene una morale rigida e allo stesso tempo appare come incapace di gestire le funzioni espressive, è meno gratificante a livello emozionale e affettivo di quanto lo sia il padre, più permissivo in morale e più capace di offrire gratificazioni emotivo-affettive. Alleanza tra padre e figlio contro la madre: omertà – falsità. 6.7. Il delinquente per uso di “meccanismi di difesa” A) Rose (1960) acting-out: un conflitto psichico risolto mediante un’azione concreta, invece di verbalizzarlo. • All’origine traumi di diversa natura, rimossi o in qualche modo irrisolti. • Soggetto indifeso di fronte a episodi che gli richiamano i suoi traumi; vanno in crisi le sue difese nevrotiche. • Reagisce mediante un “acting-out” per evitare il crollo delle sue fragili difese patologiche B) Alexander e Staub (1948) In delinquenti nevrotici: meccanismi della proiezione e della razionalizzazione: • attribuiscono ad altri colpe inesistenti per creare un alibi alla soddisfazione dei propri impulsi inaccettabili; • tentano di spiegare le azioni delinquenziali con giustificazioni apparentemente logiche e morali 6.8. Il delinquente per “scarso sviluppo dell’ego” Aichorn (1949 e 1955): Il soggetto delinquente sarebbe incapace di integrare il principio della realtà a quello del piacere (posporre le gratificazioni, valutare adeguatamente gli effetti delle proprie azioni, ecc.). La mancanza di un ego sviluppato ne sarebbe la causa 6.9. La delinquenza per “difesa contro l’omosessualità” Blos (1962), Aichorn (1949) e Schmideberg (1956): delinquenza femminile (prostituzione precoce in età adolescenziale). • Caso di acting-out contro le spinte regressive verso la madre pre-edipica (cioè contro i sintomi di tipo omosessuale per la madre). • L’acting-out non risolve il conflitto sottostante. 6.10. Il delinquente per “frustrazione” Dollard e coll. (1939): interpretazione comportamentista della frustrazione. • Il comportamento antisociale, deviante, aggressivo, ecc. è una risposta alla frustrazione (comportamento appreso) • due condizioni: • che la frustrazione sia davvero insopportabile • che la previsione della pena, deterrente, sia bassa Spiegazioni individuali del crimine – devianza 3 FILONI DI SPIEGAZIONE (Ferracuti e Newman, 1987, De Leo e Patrizi, 2002): 1) fattori intrapersonali stabili, caratteristiche dell'individuo tendenzialmente immutabili: • • fattori innati, genetici o tipicamente istintuali tipologie e tratti di personalità 2) fattori intrapersonali mutevoli, soggetti a cambiamento in funzione dello sviluppo individuale e dell'azione ambientale • • • aspetti maturativi dell'individuo dinamiche intrapsichiche conflitti interni 3) fattori interpersonali con una centratura sulle dimensioni interattive con l’ambiente • • dinamiche familiari processi di socializzazione: ⋅ primaria (quella che si realizza dalla nascita e nella prima infanzia) ⋅ secondaria (l'acquisizione di ruoli e posizioni sociali che ha luogo a partire dall'adolescenza). SPIEGAZIONI SOCIALI DEL CRIMINE –DEVIANZA ⋅ ⋅ Positivismo sociologista (statistica morale) Sociologia della devianza (scuola di Chicago, ecc.)
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