Corriere Economia - Unindustria Rimini

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Corriere Economia - Unindustria Rimini
UNINDUSTRIA RIMINI
Lunedì, 27 giugno 2016
UNINDUSTRIA RIMINI
Lunedì, 27 giugno 2016
Stampa Locale
27/06/2016 Il Resto del Carlino (ed. Rimini) Pagina 4
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«Rimborseremo subito i ticket che i pazienti dovranno pagare»
27/06/2016 Il Resto del Carlino (ed. Rimini) Pagina 5
MARIO GRADARA
Il 'ballo del sardone' riempie la palata
27/06/2016 Corriere di Romagna Pagina 7
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Molo Street, festa con il botto Trenta intossicati per l' alcol
27/06/2016 Corriere di Romagna Pagina 9
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Brexit, Podeschi: «Ci sarà choc finanziario»
27/06/2016 Corriere di Romagna Pagina 9
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C10: «Discriminatorio fissare a 45 anni il tetto per l' assunzione...
27/06/2016 Corriere di Romagna Pagina 9
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Terremoti, l' università forma 18 tecnici per le verifiche sulla...
27/06/2016 Corriere di Romagna Pagina 25
ROBERTO FABBRI
Bilancio, la Cbr guarda al futuro
27/06/2016 Corriere Imprese (ed. Emilia Romagna) Pagina 6
ANGELO CIANCARELLA
Tributo Antitrust: la piastrella ha la testa dura e trascina «Cresci...
27/06/2016 Corriere Imprese (ed. Emilia Romagna) Pagina 9
NICOLA TEDESCHINI
Emilbanca in soccorso del Banco Emiliano
27/06/2016 Corriere Imprese (ed. Emilia Romagna) Pagina 10
ANDREA RINALDI, ANNA BUDINI
Ballo abusivo, tassazione e norme anti movida spengono la febbre del...
27/06/2016 Corriere Imprese (ed. Emilia Romagna) Pagina 12
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FRANCESCA CANDIOLI
Gelato fresco ogni tre ore e un' apertura all' anno Una ricetta bio alla...
27/06/2016 La Voce di Romagna Pagina 3
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Turismo, gli albergatori della Riviera sono più solari di tutti
27/06/2016 La Voce di Romagna Pagina 6
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Come nel 2015 oltre 200mila
27/06/2016 La Voce di Romagna Pagina 7
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La task force predisposta regge l' urto
27/06/2016 La Voce di Romagna Pagina 12
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Cine@donna fa le prove da vero e proprio festival
27/06/2016 La Voce di Romagna Pagina 13
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Podeschi (UpR): "Il governo ci dica cosa intende fare"
27/06/2016 La Voce di Romagna Pagina 13
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Voucher formativi Scade
Stampa nazionale
27/06/2016 Corriere della Sera Pagina 1
ALDO CAZZULLO
La stagione dell' incertezza
27/06/2016 Corriere Economia Pagina 8
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Tute blu, il pressing per sbloccare la vertenza
27/06/2016 Corriere Economia Pagina 11
33
Marenzi Mercati troppo fluidi Puntare sulle città, non sui Paesi
27/06/2016 Corriere Economia Pagina 22
35
Pubblicità La partita digitale? «In Italia è appena...
27/06/2016 Corriere Economia Pagina 33
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Ma anche i piccoli devono sapere
27/06/2016 Corriere Economia Pagina 36
39
Il piano I robot entrano in reparto Così la produzione diventa...
27/06/2016 Il Sole 24 Ore Pagina 12
ENRICO NETTI
La deflazione imbavaglia i consumi
27/06/2016 Il Sole 24 Ore Pagina 15
MONICA MAGGIONI
La sfida dell'«economia circolare»
27/06/2016 Il Sole 24 Ore Pagina 17
ILARIA VESENTINI
«Cammini», scommessa per i piccoli borghi
27/06/2016 La Repubblica (ed. Bologna) Pagina 1
Sulla Brexit mi ero sbagliato eppure voglio essere ottimista
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ENRICO FRANCESCHINI
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Il Resto del Carlino (ed.
Rimini)
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LA REPLICA DELL' AUSL ROMAGNA ALLA PROTESTA DELLE FARMACIE CHE INIZIA
OGGI
«Rimborseremo subito i ticket che i pazienti
dovranno pagare»
INIZIA oggi la protesta delle farmacie private
del Riminese che, fino a mercoledì compreso,
saranno aperte, ma chiederanno ai cittadini il
pagamento del ticket sui medicinali, per
protestare contro la distribuzione diretta dei
farmaci decisa dall' azienda sanitaria.
«Iniziativa che appare singolare se non altro
per il fatto di essere stata indetta nonostante a
livello regionale sia aperto un tavolo di
confronto proprio sulle politiche del farmaco ­
commenta l' Ausl Romagna ­. In ogni caso, si
stanno approntando, e saranno rese note al
più presto, le misure per facilitare i cittadini sul
rimborso dei ticket che saranno costretti a
pagare a seguito dell' iniziativa di
Federfarma».
L' Azienda Usl Romagna replica anche alle
accuse di permettere grosse scorte di farmaci
ai pazienti: «Di tratta di una grande falsità: alle
persone viene permesso di avere medicinali
per la terapia che stanno effettuando per un
massimo di due mesi».
L' Ausl rispedisce al mittente anche l' accusa
di aumentare gli sprechi attraverso la
distribuzione diretta: «Tale modalità è prevista dalle norme regionali vigenti. Lo scopo dell' iniziativa è di
liberare risorse per meglio organizzare la sanità della Romagna, senza che il sistema chieda ulteriori
sacrifici economici ai cittadini. Il paziente può scegliere liberamente se accettare il piano dell' Ausl o
andare nella farmacia privata.
Il vantaggio consiste nelle economie di scala ottenibili dall' azienda sanitaria acquistando i prodotti
direttamente dalle case farmaceutiche».
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IL PORTO DIVENTA UNA DELLE PIÙ GRANDI BALERE A CIELO APERTO DEL
MEDITERRANEO
Il 'ballo del sardone' riempie la palata
La Molo Street Parade fa il pienone. Il Comune: «Arrivate 200mila persone»
di MARIO GRADARA DJ SET e sardoncini
stravincono ancora: quinta edizione da record
per la Molo Street Parade, con piazzale
Boscovich, palata e primo lungomare invasi
sabato da una marea umana festosa e
danzante. Un colpo d' occhio formidabile dalla
ruota panoramica. Stimate dal Comune
200mila persone (stessa cifra dello scorso
anno), un bagno di folla di ogni età ­ giovani,
giovanissimi, famiglie, riminesi, turisti italiani e
stranieri ­ che dal tardo pomeriggio di sabato a
notte fonda ha pacificamente invaso l' area
porto, trasformata nel più grande locale a cielo
aperto del Mediterraneo. Il culmine della
marea a alle 23, quando sono stati occupati
tutti gli spazi disponibili, sia lungo la destra del
porto ­ dal bar Iole al Rockisland ­ sia sul
lungomare, da piazzale Boschovich a piazzale
Fellini. Rimini ha proposto una sorta di giro del
mondo tra i generi musicali, affidati a 80 dj che
si alternavano alle consolle su 12 pescherecci
trasformati in palchi galleggianti con 150 metri
quadri di led wall, e 1.400.000 watt audio
sparati da 600 corpi illuminati. Belle ragazze e
dj da urlo ­ tra gli altri Klingande, Jay Santos, lo staff del Tunga, Lele Sacchi, Molella, Andy Love ­ al
timone delle barche.
Cento pescatori del Consorzio linea azzurra in banchina a cuocere decine di quintali di fritto, risotti di
pesce, migliaia di piade e sardoncini, pescati, puliti e arrostiti, andati a ruba e serviti ininterrottamente
dalle 18 alle due di notte, con vino o birra a fiumi. La tavolata gastronomica è proseguita sul lungomare,
sia sul ramo del molo dove quest' anno tutti gli esercizi dell' area proponevano il fuori locale con cibo di
strada, cui si sono aggiunte decine di punti ristoro e somministrazione (non è mancata qualche
polemica per l' oscuramento parziale dell' ingresso di alcuni storici locali).
«Il modello Rimini fabbrica di emozioni ha funzionato ­ commenta il sindaco Andrea Gnassi ­. Rimini è
in grado di offrire emozioni che sono un nostro prodotto turistico­economico unico e irripetibile. La
formula 'dj set & sardoncino', musica e street food riminese, si è rivelata ancora una volta vincente e
attrattiva. La Molo, superando i numeri delle edizioni precedenti, è ormai una delle migliori iniziative
italiane sulla scena internazionale, capace di portare Rimini nel mondo e le grandi tendenze musicali
del mondo a Rimini da Berlino, Londra, Ibiza. Un evento unico in Europa che mixa le caratteristiche dei
festival musicali con l' identità del luogo ­ il portocanale ­ e dei riminesi, dove gioia, creatività e festa
producono relazioni, economia e lavoro e ciò con una organizzazione meticolosa».
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Rimini)
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L' allargamento dell' area della Molo 2016 ­ dal ponte della Resistenza al Rockisland, da tutta la
spiaggia libera al lungomare Tintori fino a piazzale Fellini ­ ha migliorato le cose. Nessuna criticità
particolare per l' ordine pubblico, segnala la Questura. Nessun come etilico ma si registrano una
trentina di intossicati per abuso di alcool, cinque dei quali minorenni (l' anno scorso furono 35 in tutto)
che sono ricorsi alle cure mediche e del personale della Croce Rossa. Nel punto di pronto soccorso
allestito sul molo il personale della Cri ha anche curato una decina di persone travolte dalla calca e finite
sull' asfalto con escoriazioni varie. Quanto ai minori, sono stati rintracciati i genitori, chiamati per
riportare a casa i figli. Cinque anche gli ubriachi portati al pronto soccorso dell' ospedale, in
osservazione per ragioni precauzionali.
MARIO GRADARA
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Il Comune: superato il record di presenze. Illuminata la spiaggia per evitare disordini
Molo Street, festa con il botto Trenta intossicati per l'
alcol
Il sindaco: «Rimini fabbrica di emozioni ha funzionato»
RIMINI. La Molo Street fa il botto per il quinto
anno e riempie il porto canale e il tratto da
piazzale Boscovich a piazzale Fellini, dove la
formula dee jay, danze e sardoncini ha
richiamato migliaia di persone. Il Comune
parla di record: «Superate le 2 00 mila
persone del 2015».
Di certo il colpo d' occhio mostrava una
fiumana di presenze per la festa andata avanti
dalle 17 alle 2 di notte; e per godersi il giro del
mondo fra generi musicali suonati da 80
deejay, che hanno avuto come punta di
diamante il francese Klingande. Il porto ha
visto quindi la presenza di 12 pescherecci, con
150 metri quadrati di schermi, 600 corpi
illuminanti e 1.400.000 di watt audio. Insomma,
numeri da fare impallidire.
Così come lo sono stati quelli impiegati per il
servizio d' ordine; 50 i carabinieri e 60 i
poliziotti, con tanto di artificieri e unità cinofile.
Tra i dati negativi, i 30 intossicati per abuso di
alcol e tra questi 5 minorenni. Non solo, nel
bilancio un arresto da parte dei militari dell'
Arma ai danni di un 30enne di Catania,
sorpreso con 47 grammi di hashish e 2 di
marijuana.
Denunciati per possesso di droga anche un
tunisino di 30 anni con 5 grammi di eroina e
una 19enne di Taranto con 2,6 grammi sempre di eroina.
E ancora: denunciato un rumeno di 40 anni trovato con un coltello serramanico con lama da 25
centimetri; e un napoleta no 53enne alla guida sotto l' influenza di sostanze stupefacenti. Per garantire il
soccorso in mare, invece, sono stati impiegati agenti della Squadra nautica. Mentre lungo la spiaggia
sono state accese le illuminazioni, per evitare episodi di violenza.
Soddisfatto il sindaco Andrea Gnassi: «Il modello Rimini fabbrica di emozioni ha funzionato».
Intanto c' è la replica di Lucio Paesani, presidente Rimini porto, alle accuse arrivate alla vigilia dell'
evento da parte dei due locali Turquoise e Buca: «Non abbiamo oscurato nessuno ­ chiarisce ­ le
transenne ci costano migliaia di euro ma servono per la sicurezza e sono obbligatorie. Sullo stand
davanti alla Buca, ricordo che è identico a quello che proprio la Buca ha gestito negli anni precedenti.
Sono polemiche strumentali, anche perché chi ha criticato ha triplicato gli incassi grazie alla Molo
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Street».
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Brexit, Podeschi: «Ci sarà choc finanziario»
«Rallentamento del negoziato con la Ue, da Valentini è arrivato un timido intervento»
Upr critica il governo: «Servono risposte nelle sedi competenti, senza la necessità di
interpellanze»
SAN MARINO. «Il settore finanziario sarà
sottoposto a uno shock dal quale non saremo
immuni». Ne è certo il presidente del gruppo
consiliare Upr, Marco Podeschi, alla luce dell'
uscita della Gran Bretagna dall' Europa. E nel
mirino finisce la «timida risposta data da
Valentini sulle ipotesi di rallentamento del
negoziato con la Ue».
Risposta che, stando a quanto afferma
Podeschi, risulta «decisamente diversa da
quella di un movimento di maggioranza che
incita il governo a intensificare i rapporti con la
Gran Bretagna prossima all' uscita dall' Unione
Europea».
Ecco spiegato perché U pr auspica che «il
governo e le autorità competenti riferiscano
presto su le ipotetiche ricadute dell' uscita dell'
Inghilterra dalla Ue. E le risposte devono
arrivare presto nelle sedi competenti, senza la
necessità di presentare interpellanze». Una
ulteriore tegola, insomma, in questo periodo
sul Titano: «La Brexit unita alla deli Il recente
referendum ha portato all' addio del Regno
Unito all' Unione europea cata congiuntura nel
settore finanziario sammarinese ­ chiarisce
ancora Po deschi ­ aumenta la
preoccupazione di entrare in una fase molto
delicata».
E a conferma di quanto detto ricorda che «le uniche informazioni pubbli che arrivati sono quelli dei dati
della raccolta bancaria al 31 dicembre, con 700 milioni di euro persi in dieci mesi. Del resto si sa poco o
nulla». A rendere più incerto il futuro è poi, sempre a detta di Unione per la repubblica, il fatto che «lo
Stato ha sostenuto il settore bancario con interventi diretti e indiretti per centinaia di milioni di euro. Ma
anche l' assenza di informazioni pubbliche sul tema è un fattore negativo, in relazione alla stabilità del bi
La raccolta bancaria al 31 dicembre ha perso 700 milioni di euro lancio dello Stato, altro tema su cui è
calato un silenzio tombale».
Nel mirino finisce quindi il governo, che «ha la responsabilità politica e morale di dire spiegare cosa sta
accadendo e di dire al Consiglio Grande e Gene rale se intende ancora governare oppure se è già in
modalità elettorale». Il governo, continuano da U pr, «non ha neanche riferito degli effetti post voluntary
disclosure, il governo non dice se ci sono istituti di credito in difficoltà. Il governo omette di dire se si
continuerà a intervenire a oltranza per sostenere il settore finanziario verso il quale non ha elaborato
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nessuna politica». E ancora: «Il governo non dice se gli istituti bancari oggetto di intervento pubblico
procederanno a fusioni o trasformazioni societarie, sostenute da denari pubblici. Parlare di trasparenza
è una colossale presa in giro».
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Sancito dall' Unione Europea
C10: «Discriminatorio fissare a 45 anni il tetto per l'
assunzione in Pa»
SAN MARINO. «È stato approvato da poco il
fabbisogno, quello che ormai, dopo 5 anni
dalla riforma della Pa del 2011 che lo
richiedeva e continui rinvii, pareva ormai una
chimera destinata a rimanere annoverata negli
annali delle favole che i nonni sammarinesi
raccontano ai nipotini». Civico 10 torna sul
t e m a d e i p o s t i d i lavoro nella pubblica
amministrazione, che ora «dovrebbero essere
occupati esclusivamente tramite concorsi
pubblici». Restano comunque, secondo C10,
alcuni aspetti da approfondire. In primis: i limiti
di età.
«Tutti i bandi usciti per titoli e concorsi,
contengono il limite di età massima di 45 anni,
come requisito per concorrere e ci piacerebbe
capire il perché.
L' Unione Europea ha disposto, già da molti
anni, nella direttiva 78/2000, come un limite di
età massima, posto in ingresso, sia da
considerare discriminatorio, se non
strettamente legato alle necessità della
funzione che si andrà a svolgere. Il fatto che,
indipendentemente dal ruolo che dovrà essere
ricoperto, sia indicato indispensabile non
superare i 45 anni, ci lascia pensare che una
motivazione realmente legata alle funzioni in
realtà non ci sia. E questo, se considerato con
un approccio "europeo" alla materia, che dovrebbe essere auspicabile, data la volontà del nostro Paese
di avvicinarsi all' Europa anche in materia di diritti, è da considerare discriminatorio e lesivo dei diritti
della.
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Terremoti, l' università forma 18 tecnici per le
verifiche sulla tenuta di case e ponti
SAN MARINO. Sono stati 18 i professionisti
provenienti da tutta Italia, che hanno
partecipato al seminario "Fondamenti di
dinamica e analisi modale sperimentale e
operativa delle strutture" con cui l' università di
San Marino offre una formazione specifica per
i tecnici che si occupano delle verifiche sulla
"tenuta" degli immobili, dagli edifici ai ponti, in
relazione ai terremoti. «I parametri dinamici
determinati sperimentalmente danno una
fotografia dello stato di salute di una struttura ­
af ferma Fabrizio Gara ­ e consentono di
valutare la resistenza in caso di sisma e di
eseguire un controllo della funzionalità dell'
opera in condizioni di esercizio». Il seminario è
stato organizzato in collaborazione con Aek srl
e associazione Master.
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Rimini. L' assemblea della Cooperativa Braccianti ha approvato i conti relativi al 2015
Bilancio, la Cbr guarda al futuro
Giampiero Boschetti è stato confermato alla presidenza
FORLÌ. L' assemblea dei soci della
Cooperativa Braccianti Riminesi, presenti con
la notevole percentuale del 93 per cento, ha
approvato il bilancio 2015, addirittura il 70°
dall' anno della sua fondazione. Eccone i
numeri salienti.
La produzione è stata di 44,6 milioni, «in lieve
riduzione rispetto all' anno precedente ma ­
ricorda il presidente Giampiero Boschetti­ ha
comunque permesso di ottenere un margine
operativo positivo e chiudere con un utile d'
esercizio anche se modesto (128mila euro)
dopo aver pagato imposte per oltre 246mila».
Nel corso dell' assise è stato indicato l'
obiettivo per l' anno in corso di confermare il
ritorno alla marginalità positiva dell' attività, ma
sono emerse anche le «preoccupazioni per il
blocco degli appalti dovuto all' entrata in
vigore della nuova normativa che ha trovato gli
enti pubblici anco ra impreparati a recepirla».
L' attuale portafoglio ordini comunque, è stato
garantito ai soci, «è in grado di assicurare la
piena occupazione per i prossimi mesi, senza
far ricorso ad ammortizzatori sociali».
La Cooperativa Braccianti Riminese ha un
patrimonio di oltre 51 milioni di euro, e
controlla 10 diverse società operative e
immobiliari, oltre a detenere partecipazioni di
collegamento in altre 25 società.
In questo momento opera in cantieri prevalentemente in Romagna, con lavori anche in Sardegna,
Toscana, Marche e Lombardia, oltre ad un centro operativo in Puglia. Il rinnovo delle cariche sociali ha
visto la conferma per il prossimo triennio: Giampiero Boschetti alla presidenza; Claudio Foschi (vice) e i
consiglieri Valerio Brighi, Rodolfo Foschi, Marco Semprini ed Ezio Mescolini, mentre Roberto Fabbri è il
nuovo ingresso.
ROBERTO FABBRI
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Tributo Antitrust: la piastrella ha la testa dura e
trascina «Cresci Italia» in Corte costituzionale
Esenzioni eccessive e i grandi pagano meno Violate uguaglianza e capacità contributiva
La piastrella ha la testa dura. Il sistema di
finanziamento dell' Antitrust, in vigore dal 2013
per le società di capitale con fatturato
superiore ai 50 milioni di euro, è ingiusto e
quindi ­ forse ­ incostituzionale. Tutti lo
pensano, ma le imprese del distretto, con la
r e g ì a d i Confindustria C e r a m i c a , l o
sostengono davanti alle commissioni tributarie
di Roma, assistite dal costituzionalista
Massimo Luciani e dallo studio Coccia De
Angelis Pardo. Ora hanno trovato ascolto e la
questione arriva a Palazzo della Consulta,
ricco di affreschi, stucchi e carte da parati, ma
privo di ceramiche ornamentali e di
arredamento.
I quindici giudici apprezzeranno anche le
piastrelle, su un piano squisitamente giuridico:
è legittimo il tributo istituito dal governo Monti
per finanziare l' Autorità garante della
concorrenza e del mercato? Per la sentenza
passerà almeno un anno. Fra pochi giorni
invece, in luglio, le imprese paghe ranno per la
quarta volta il tributo. Il decreto ­legge «Cresci
Italia» doveva favorire le liberalizzazioni e
promuovere l' internazionalizzazione. Ma, per
tagliare 60 milioni di euro nel bilancio
pubblico, il governo inserì in un
maxiemendamento la nuova tassa, oltretutto
eccessiva perché il gettito superò i 90 milioni
di euro, più di quanto costi la Dg Concorrenza della Commissione europea. Se n' è accorta la stessa
Authority, che dal 2014 ha ridotto di un quarto, allo 0,06 per mille, l' aliquota iniziale dello 0,08, con un
massimo di 400.000 euro ridotto a 300.000.
Il difetto è evidente: in un sistema tributario vincolato per Costituzione ai criteri di capacità contributiva e
(in via di principio) di progressività, esiste una fascia di esenzione molto ampia; poi subentra il criterio
proporzionale (da 50 milioni di imponibile e 3.000 euro di tributo); infine la tassazione diventa
regressiva, e sopra i 5 miliardi di fatturato il contributo è fisso: Exor, Eni, Enel, Finmeccanica,
Esselunga, grandi banche, con un rapporto tra loro da 1 a 25, pagano tutte 300.000 euro.
L' avvocato Gianluca Fera, con il collega Stefano De Angelis, ha presentato 21 ricorsi alla commissione
tributaria di Roma per conto di imprese del distretto di Sassuolo e di altre industrie emiliano romagnole:
«Sezioni diverse della commissione tributaria provinciale di Roma non avevano accolto le prime
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eccezioni di legittimità. Ora la quinta sezione lo ha fatto, altre spero seguano l' esempio e confidiamo nel
giudizio della Corte costituzionale sulla violazione dei princìpi di uguaglianza (articolo 3 Costituzione) e
di capacità contributiva (art. 53). Il tributo esclude i consumatori, beneficiari dell' attività Antitrust; le
attività individuali, le società di persone, gran parte delle piccole e medie imprese». Inoltre il parametro
del volume di affari, sostiene l' ordinanza di rinvio alla Consulta, non è un criterio di redditività, perché a
parità di fatturato si può essere in perdita o in utile. Lo stesso parametro è utilizzato per il tetto al tributo,
a beneficio proprio delle imprese più grandi e più indiziabili di abuso di posizione dominante o di vero e
proprio monopolio.
Se anche fosse incostituzionale, il tributo, più che essere cancellato, potrebbe perdere il limite di
esenzione e il tetto, e così scontentare le imprese piccole e medie attualmente escluse. Vittorio Borelli,
presidente di Confindustria Ceramica, non è preoccupato e guarda lontano: «Per ora siamo soddisfatti
di aver trovato ascolto, a due anni dai primi ricorsi.
Il tributo è ingiusto non solo per le disuguaglianze e le sperequazioni, ma perché non distingue tra
settori produttivi. Nel nostro la concorrenza è massima e agguerrita, in Italia e all' estero: non abbiamo
nulla a che fare con i monopòli. Gli imprenditori hanno apprezzato le recenti novità per ridurre il carico
fiscale sulle aziende e gli immobili. Ma non si può alleggerire da una parte e poi creare nuovi tributi,
com' è avvenuto con la tassa sugli imbullonati, per fortuna ora risolta, e con il tributo all' Antitrust».
Angelo Ciancarella.
ANGELO CIANCARELLA
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Emilbanca in soccorso del Banco Emiliano
Parte il valzer della fusioni delle Bcc emiliane in vista del gruppo unico. Quattro istituti in
difficoltà, crescono le sofferenze, cala il margine. Magagni: «Patologici legami con il
territorio»
Sarà quasi certamente Emilbanca il cavaliere
bianco destinato a salvare il traballante Banco
Cooperativo Emiliano, nato dalla fusione tra
Banca Reggiana e Bcc di Cavola e Sassuolo.
L' istituto, con circa 19.000 soci e 42 sportelli
tra Reggio Emilia e Modena, aveva chiuso il
2014 con una perdita di 14 milioni di euro,
ripianati con un prestito obbligazionario
subordinato di 10 milioni sottoscritto da tutte le
Bcc dell' Emilia­Romagna. Anche il 2015 è in
rosso per 11 milioni, mettendo a rischio la
stabilità dell' istituto, il quale ha sottoscritto l'
impegno a realizzare un piano di risanamento
inclusivo di una nuova ricapitalizzazione di altri
10 milioni da concludere entro il 2016.
E mentre le prime indiscrezioni ipotizzavano l'
intervento di una consorella della bassa
Lombardia, ora sarebbe invece in dirittura d'
arrivo la trattativa con Emilbanca, la maggiore
delle Bcc emiliano ­romagnole e anche la più
florida, che si accollerebbe in parte la
ripatrimonializzazione dei cugini di Reggio per
poi inglobarli. Le nozze darebbero il via a un
piccolo valzer di fusioni, con l' obiettivo di
mettere in sicurezza le 4 banche cooperative
della regione con i conti in disordine, in vista
del riassetto del sistema con la creazione di un
gruppo unico nazionale. L' intenzione di Giulio
Magagni ­ presidente di Emilbanca ma anche
di Federcasse regionale e della holding Iccrea ­ è portare ai nastri di partenza del gruppo unico istituti
tutti ugualmente solidi. Nel 2015 si erano fuse Bcc di Cesena con Bcc di Gatteo, dando vita al Credito
cooperativo romagnolo, e le due Bcc di Rimini e di Valmarecchia avevano partorito RiminiBanca. Nel
luglio scorso, poi, era stata liquidata Banca Romagna Cooperativa, con un buco di oltre 400 milioni
coperto dal fondo di garanzia della categoria.
Situazioni di crisi a parte, l' insieme delle Bcc emiliano romagnole continua a soffrire per il
deterioramento della qualità del credito. È un universo fatto di 20 banche, 343 sportelli, oltre 121 mila
soci, 2.851 dipendenti, che ha archiviato il 2015 con una raccolta diretta di 12,6 miliardi (­3,06%),
indiretta di 5,4 (+12,01%), impieghi per 11,4 miliardi (­0,71%) crediti deteriorati per 2,5 miliardi (21,5%
degli impieghi), sofferenze per 1,28 miliardi (11,3% degli impieghi, in crescita del 14,09%). Il risultato
lordo di gestione è in calo del 22,1%.
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Commentando questi dati all' assemblea regionale Feder casse, Magagni ha detto che il sistema «non
è riuscito a contrastare in modo efficace i limiti della diversificazione territoriale e settoriale del
portafoglio, né il rischio di legami simbiotici con il territorio di riferimento, spesso dimostratisi
patologici». Un' analisi impietosa, che però richiama l' urgenza della riforma. La settimana scorsa è nato
il Fondo obbligatorio temporaneo che gestirà il passaggio al gruppo unico. Il 15 giugno, scaduti i termini
per il way out, solo 3 delle 364 Bcc italiane hanno chiesto di trasformarsi in Spa e 6 delle 7 Bcc fuori da
Feder casse hanno deciso di aderire al gruppo unico; tra queste la Banca di Bologna. Infine, dopo un
tira e molla di un mese, anche le trentine riunite in Cassa Centrale sembrano orientate a riprendere il
dialogo con Iccrea per dar vita a quello che, con 20 miliardi di patrimonio, diverrebbe il terzo gruppo
bancario Italiano.
Nicola Tedeschini.
NICOLA TEDESCHINI
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Ballo abusivo, tassazione e norme anti movida
spengono la febbre del sabato sera
Sempre più in difficoltà il business delle discoteche in Regione. Indino (Silb): «Viviamo
sugli allori, pochi investono»
di Anna Budini e Andrea Rinaldi L' ultimo ad
andarsene a maggio è stato il Velvet di Rimini.
A celebrare la sua dipartita un vero funerale
laico, tre giorni di festa che hanno radunato
almeno tre generazioni per salutare uno dei
templi del rock in regione, ma anche fuori. E il
cui successo di pubblico ne ha ricordato la
valenza simbolica per questo territorio. Grazie
a questi luoghi, infatti, la Riviera romagnola ha
costruito in decenni la sua notorietà, li ha
assorbiti nella sua economia e di conseguenza
ha mutato anche la sua fisionomia. Qualcuno
avrà parlato anche di «divertimentificio», ma si
trattava pur sempre di un sistema che
configurava un preciso milieu e che dava
lavoro a migliaia di persone.
Ora però la febbre del sabato sera è scesa, i
tempi sono cambiati, il pubblico anche, i club
invece no. E si vede. Nel 2015 la
Confesercenti ha censito 381 discoteche da
Piacenza al mare, 274 quelle attive. Rimini
farà anche la parte del leone con 53 locali, ma
è un leone che ha perso gli artigli, come
constata Gianni Indino, segretario regionale
Silb: «A Cattolica dei 40 locali che si
contavano negli anni 70 ne son rimasti 15, a
Rimini c' erano 150 discoteche, oggi sono 50.
Da almeno un decennio ­ osserva ­ la "disco"
vive una crisi profonda che io attribuisco a
tante cose.
Fabrizia Pagan (deejay) Trent' anni fa gli imprenditori della notte viaggiavano per trovare nuove idee da
replicare qui In primis al cambio di gestione generazionale: c' è chi ha ceduto il locale e chi invece lo ha
lasciato ai figli, che a loro volta hanno incontrato non poche difficoltà, quando invece credevano di vivere
di rendita. Ha resistito chi aveva una storia e un background, chi ha saputo trattare il proprio club come
un' impresa». Come il Cocoricò, che nonostante i cambi di gestione e i casi di cronaca in cui è
incappato (la scorsa estate la morte di un 16enne per droga), resiste e continua a invitare deejay di
grido, all' insegna di quella sperimentazione che aveva caratterizzato molti locali sui colli di Riccione nel
ventennio '80­'90. L' ecatombe però si è lasciata dietro vittime illustri: sempre a Rimini hanno chiuso lo
storico Paradiso, frequentato dal jet set e persino da Umberto Eco, il Bandiera Gialla, lo Slego e poi l' Io
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Street Club; a San Marino il Symbol; a Cesenatico la Nuit, il Kiss Kiss, il Whisky Go Go, il Black and
White, il Mescal e il Lanternino; a Cervia il Woodpecker, il Tai e la Gatta.
«Serve un esame di coscienza. Viviamo ancora sugli allori degli anni '80 e '90, quando arredamento e
tecnologia di un club venivano rinnovati ogni anno, invece oggi sono pochissimi quelli che investono»,
riflette ancora Indino. Assunto che condivide anche Fabrizia Pagan, in arte Bicia, deejay anima di tante
estati romagnole, oggi music selecter solo per eventi organizzati da Versace, Louis Vuitton e Vodafone:
«Trent' anni fa.
ANDREA RINALDI, ANNA BUDINI
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Gelato fresco ogni tre ore e un' apertura all' anno
Una ricetta bio alla riminese
Il gusto vincente della Romana: miscele base preparate in Riviera, mantecazione e
pastorizzazione in negozio
Ènato nel cuore di Rimini nel 1947, ma oggi
questa è solo una delle tante città in cui sono
presenti. Dopo quasi settant' anni di attività il
gruppo gelateria La Romana conta infatti 36
punti vendita in tutta Italia, più altri due a
Madrid e Vienna. La casa base rimane il
capoluogo romagnolo, dove vengono
preparate le miscele base, mentre le fasi
successive di pastorizzazione e mantecazione
avvengono nei laboratori di ciascun negozio.
Dal 2005 la catena riminese produce gelato
fresco ogni tre ore, programma almeno una
nuova apertura all' anno, può contare su circa
300 dipendenti in tutta la Penisola, di cui una
decina nei sette negozi dell' Emilia­Romagna.
Nel 2004 il loro fatturato era di 784.000 euro,
ma solo dieci anni più tardi ha sfiorato i sette
milioni e mezzo di euro.
A raccontare la loro storia sono i fratelli
Massimiliano e Ivano Zucchi, che oggi hanno
in mano le redini dell' azienda.
Come è nata la Romana?
«Prendendo il nome dalla figlia del primo
proprietario e fondatore. Dopo pochi anni
nostro padre Vito Zucchi rilevò l' attività e iniziò
a realizzare una vasta gamma di gusti di
qualità, ancora oggi presenti nei nostri punti
vendita. Noi siamo nati nella sua gelateria e il
nostro è stato un naturale passaggio generazionale».
Qual è il segreto del vostro successo?
«Per i nostri gelati utilizziamo solo prodotti di alta qualità così da offrire sempre un prodotto all' altezza
delle aspettative. Nei negozi nulla è lasciato al caso, chiunque entra si deve sentire accolto in un luogo
cal do ed elegante».
Siete arrivati anche a Madrid e a Vienna. Come sono i clienti all' estero?
«Il gelato italiano è conosciuto in Europa e sempre di più altrove. I clienti stranieri tendono a gustarci nel
periodo più caldo ma, essendoci meno offerta rispetto all' Italia, spesso d' inverno si affidano alle
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confezioni di gelato industriale della grande distribuzione. Anche per questo puntiamo a farci conoscere
sempre di più su questi nuovi mercati».
Invece gli italiani che cosa pensano di voi?
«I nostri clienti ci aiutano a crescere e guidano in parte le nostre scelte. Ogni giorno ci arrivano email di
complimenti, ma anche molti suggerimenti su come migliorare».
Come riuscite a mantenere la vostra anima tradizionale e artigianale pur essendo presenti in
varie regioni italiane?
«Le nostre tradizione e artigianalità sono rimaste immutate nel tempo, ogni gelateria ha un laboratorio
visibile dal pubblico, che viene utilizzato per la preparazione dei gusti attraverso alcune fasi:
miscelazione degli ingredienti, pastorizzazione, maturazione della miscela e produzione finale del
gelato. La nostra famiglia studia le ricette e garantisce ai punti vendita le materie prime necessarie alla
loro preparazione».
Vi avvicinerete al bio e al gelato a chilometro zero?
«Tutte le nostre gelaterie utilizzano latte biologico certificato e panna fresca, per le crêpes usiamo solo
ingredienti provenienti da agricoltura biologica.
Premesso che non esistono prodotti a chilometro zero ma solo a "chilometro vero", noi valutiamo
sempre la possibilità di inserire alcune materie prime del territorio dove è ubicata l' attività, e se
provengono da fornitori biologici tanto meglio. Purtroppo i costi per produrre e mantenere la
certificazione bio sono elevati e diversi piccoli produttori di eccellenze italiane non li possono
affrontare».
Perché non vi definite un franchising o una catena?
«Anche quando il numero di locali è iniziato a crescere, è rimasta la volontà di trasmettere la nostra
storia che ci tiene legati. Siamo orgogliosi di poterci definire una famiglia allargata di persone e
gelaterie, e ci teniamo a creare un rapporto stabile con le persone che credono nei valori de La
Romana».
L' Emilia­Romagna è stata una buona terra da cui partire?
«L' Emilia­Romagna è sicuramente la terra che amiamo di più. È un posto stupendo, ma in Italia ci sono
molte altre realtà simili. Preferiamo non focalizzarci su un unico territorio, scegliamo piuttosto di
confrontarci con molte regioni italiane, raccogliendone le tradizioni e le particolarità».
Francesca Candioli.
FRANCESCA CANDIOLI
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Turismo, gli albergatori della Riviera sono più solari
di tutti
INDAGINE Ma a livello nazionale il personale delle strutture ricettive viene bocciato
perchè 'sorride poco' oppure accoglie in modo 'burbero' Lo rivela un sondaggio web
dell' Associazione Donne e Qualità della Vita su oltre 5mila post pubblicati sulle più
importanti piattaforme di social
Alberghi puliti e ben tenuti, ottima la qualità del
cibo ma non basta. I turisti, pur promuovendo
il livello dei servizi, si lamentano del personale
degli alberghi, della loro poca propensione al
s e r v i z i o e a l l a flessibilità c h e i n v e c e
contraddistingue altre realtà. Lo rivela un
monitoraggio web curato dall' Associazione
Donne e Qualità della Vita della psicologa
Serenella Salomoni, su oltre 5mila post
pubblicati sulle più importanti piattaforme di
social network (Facebook, Twitter). Gli
albergatori italiani risulterebbero essere tra i
più burberi.
Dai risultati della ricerca effettuata nei mesi di
aprile e maggio (un periodo ricco di ponti e
festività, che ha permesso a molti italiani di
trascorrere brevi periodi in strutture
alberghiere), è emerso che in fatto di scarsa
accoglienza tra nord e sud non c' è una
sostanziale differenza.
Ma in fatto di solarità gli albergatori dell' Emilia
Romagna ottengono il punteggio più alto: 75. Il
loro calore, la loro allegria e la loro naturale
simpatia colpiscono i turisti, anche se a volte
ecce dono nella conversazione ed esagerano
nei convenevoli. Tuttavia, grazie anche alla
bontà della cucina regionale, riescono a far
colpo con grande efficacia sui turisti.
Secondo l' analisi effettuata dall' Associazione Donne e Qualità della Vita, tra gli albergatori "unfriendly
& unsmiling" i liguri, sarebbero poco amati dai turisti perché troppo burberi, introversi e dotati di scarso
senso di ospitalità. Per loro l' indice di "solarità", calcolato su una scala da 1(minimo) a 100 (massimo),
si attesta a 29. Neanche i toscani riescono a fare breccia nel cuore dei visitatori (indice di solarità 33). A
penalizzarli sarebbe il comportamento sgarbato e sbrigativo e la tendenza a sorridere poco, cosa che in
molte culture è segnale di benvenuto. Le critiche che vengono mosse agli albergatori abruzzesi (35)
sono legate al carattere troppo chiuso e all' eccessiva diffidenza nei riguardi del prossimo.
Tuttavia chi ha trascorso le vacanze in Abruzzo non può che sottolinearne la grande efficienza. Seguono
i calabresi (38,5): apprezzati per la loro disponibi lità, ma poco disposti a fare il primo passo verso il
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cliente. Parafrasando il giornalista, nonché poeta, Corrado Alvaro: "vogliono essere parlati loro", mentre
dovrebbero fare il contrario. Tra le 20 regioni con gli albergatori unfriendly, ci sono anche i veneti (indice
di solarità del 40,5): troppo "musi lunghi" e poco espansivi, ma apprezzati comunque per il servizio
offerto e per l' attitudine al problem solving. Non godono di molta stima neanche i valdostani (indice di
solarità 41,5): chiusi e poco socievoli. Vengono valutati positivamente per i servizi offerti e gli ambienti
eleganti dotati di tutti i comfort. Si resta ancora nel Nord Italia con i trentini, indice di solarità del 43:
esageratamente attaccati alle regole e ai divieti, ma giudicati molto efficienti e veloci nel soddisfare ogni
tipo di richiesta della clientela. Dei lucani (indice di 45) ai turisti, oltre all' amore per la regione e alle
tradizioni, piace l' impegno che investono per assicurare al cliente un soggiorno totalmente perfetto: dall'
alloggio, al cibo, alle attrazioni turistiche. Tuttavia non sono esenti da critiche: gli ospiti sembrano non
gradirne il carattere aspro, che di conseguenza porta a ritenere che ci sia scarso margine di
socializzazione. Nel caso dei marchigiani (indice di solarità del 47), vengono lodate: la cura e le
attenzioni che albergatori e lo staff hanno nei riguardi dei propri ospiti. Suggerimento: aprirsi di più alle
innovazioni, per smorzare la mentalità ancora troppo conservatrice.
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NOTTI IN RIVIERA
Come nel 2015 oltre 200mila
Bagno di folla seppur le presenze siano identiche a un anno fa Gnassi: "Evento unico in
Europa Il modello Rimini ha funzionato ancora"
Bagno di folla e primato di pubblico per una
notte da tutto esaurito.
Il giro del mondo fra generi musicali diversi
suonati da 80 deejay su 12 pescherecci
trasformati in consolle galleggianti, ha visto
dalle ore 17 alle 2 di notte un' affluenza di oltre
200mila persone (ma anche lo scorso anno
comunicarono la stessa cifra, e allora il
primato dov' è?), mandando in archivio la
quinta edizione della Molo Street Parade come
quella che ha battuto ogni record precedente.
Non è stata solo una notte di musica, ma una
notte senza confini di nazionalità, di lingue, di
bandiere, di generi musicali. E' stata una notte
davvero internazionale. Che ha visto
protagonisti giovani, giovanissimi, famiglie,
riminesi, turisti italiani e stranieri, uniti in un
fiume umano che si è ingrossato di ora in ora,
per raggiungere il culmine alle 23, quando
sono stati letteralmente occupati tutti gli spazi
disponibili, sia lungo la destra del porto ­ dal
bar Iole al Rockisland ­ sia sul Lungomare, da
Piazzale Boschovich a piazzale Fellini.
I l p o r t o d i Rimini si è trasformato nel più
grande e suggestivo locale a cielo aperto del
Mediterraneo, 12 pescherecci sono diventati
grandi e scenografici palchi musicali
galleggianti, vestiti per una notte di 150 metri
quadrati di led wall, 600 corpi illuminanti e che hanno sparato 1.400.000 watt audio. Un colpo d' occhio
mozzafiato ­soprattutto per coloro che sono riusciti a vederlo dalla cima della ruota panoramica ­ che fa
da apripista nel migliore dei modi alla settimana della Notte Rosa.
La musica grande protagonista La musica e i dj sono stati i grandi protagonisti della Molo Street
Parade.
La colonna sonora dell' intera giornata è stata assicurata da oltre 80 dj che si sono alternati sulle varie
imbarcazioni, con un repertorio all' insegna della trasversalità assoluta. Lo show raffinato di Klingande in
coppia con il sassofonista è stato all' altezza dei migliori festival di musicale elettronica, con un
repertorio di grandi successi eseguiti con rara maestria. Il gran finale ha visto protagonista Jay Santos,
con i suoi tipici ritmi latineggianti che gli sono valsi record su record di ascolti e visualizzazioni in tutto il
mondo sui social network e sul web. Grande successo per lo show dello staff artistico del Tunga che ha
fatto ballare il porto con l' esibizione dei performer e del corpo di ballo: un team di artisti che ha creato
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una realtà capace di ottenere un notevole successo di pubblico e famosa ormai a livello nazionale. Per
gli amanti della musica elettronica di qualità, Lele Sacchi ha proposto un dj set all' insegna della
migliore House, quasi come se si fosse in un club londinese. In mezzo a tutto questo, le hit più
radiofoniche di Molella, la musica a metà tra dubstep e moombahton di Andy Love direttamente dal
talent TOP DJ, e tanto altro ancora. Come in vero e proprio festival, la Molo Street Parade ha offerto
come sempre un panorama completo e trasversale della miglior dance, sia tradizionale che d'
avanguardia. Esame quindi supera A sinistra e sotto un colpo d' occhio sulla impressionante marea
umana ieri nella zona del porto dove è stata celebrata la Molo Street Parade ratteristiche dei festival
musicali con l' identità del luogo ­il porto canale­ e dei riminesi, dove gioia, creatività e festa producono
relazioni, economia e lavoro e ciò con una organizzazione meticolosa".
Rimini grandi eventi Nonostante un mese di giugno iniziato all' insegna del maltempo, possiamo dire
che dal maggio dello sport passando per Rimini Wellness, la Biennale del Disegno, il circo dei sapori Al
Meni fino alla Molo, non c' è stato un fine settimana senza appuntamenti che non abbiano acceso i
riflettori sulla città e portato presenze turistiche importanti. Ora ci aspetta il week end della Notte Rosa,
per proseguire con Sportdance.
Modello organizzativo gestito in modo ottimale L' area di svolgimento della Molo 2016 è stata allargata
quest' anno dal ponte della Resistenza al Rockisland, da tutta la spiaggia libera al lungomare Tintori
fino a piazzale Fellini. Ciò ha consentito il pieno svolgersi delle numerose e diverse attività in grado di
ospitare la marea di gente che quest' anno si è riversata a Rimini per l' evento. Il flusso e il deflusso del
pubblico è avvenuto in modo ottimale, anche grazie all' estensione dell' area interdetta ai motori fino al
ponte della Resistenza. Il controllo anti vetro e anti alcool ai varchi di accesso, la perimetrazione dell'
intera zona, l' intervento coordinato e immediato di tutti gli operatori sul posto dalle forze dell' ordine a
diversi soggetti operativi, lo scambio di informazione, i presidi vari di ordine pubblico e sicurezza
privata, hanno consentito uno svolgimento efficace e in sicurezza di un evento che per consistenza
numerica e concentrazione è unico in Italia. A conclusione dell' evento si è attivato il servizio di ripristino
e pulizia dell' area consentendo di avere sin dalla prima mattina il lungomare e l' intera zona
perfettamente pulita.
Un risultato di tutti L' Amministrazione comunale ringrazia tutti i protagonisti che hanno contribuito alla
riuscita dell' evento: consorzio del porto, operatori privati, pescatori, deejay, lavoratori, imprenditori,
albergatori, media, Hera, Anthea, istituzioni, forze dell' ordine, volontari della Croce Rossa che hanno
reso possibile questo successo col loro impegno. Una serata di grande festa che si è svolta in
sicurezza, anche grazie alla puntuale attività di prevenzione e vigilanza.
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La task force predisposta regge l' urto
MOLO STREET PARADE Una trentina al pronto soccorso ubriachi, un arresto della
Mobile qualche denuncia. La questura: "Bene così"
In occasione della "Molo Street parade", in
programma sabato, la Questura di Rimini, che
ha pianificato ed eseguito un precipuo
dispositivo di ordine e sicurezza pubblica al
fine di garantire il sereno e pacifico
svolgimento della manifestazione, ha
assicurato la presenza di ben 60 poliziotti, in
uniforme e in abiti civili, al fine prevenire lo
spaccio di sostanze stupefacenti e il contrasto
dei reati predatori.
Gli agenti della Polizia di Stato, dislocati
unitamente ai militari dell' Arma dei Carabinieri
in punti strategici dell' area dell' evento, hanno
consentito con la loro preparazione e
professionalità l' ordinato svolgimento della
manifestazione ­ anche con l' impiego di
artificieri e unità cinofile della Polizia di Stato ­
intervendo in modo tale da evitare che piccole
questioni tra partecipanti potessero
degenerare, creando pregiudizi per l'
incolumità.
La sinergica collaborazione tra le forze
interessate dall' evento ha dunque permesso
che l' evento si potesse svolgere in modo
soddisfacente ­ sono stati infatti soltanto una
trentina le persone intossicate per abuso di
alcol gestite dal Punto Medico avanzato della
Croce Rossa, ma nessuna situazione grave o
di coma etilico ­ anche alla luce dell' iniziativa del Comune di Rimini che ha chiesto di illuminare l'
arenile al fine di contenere piccoli episodi di danneggiamento ai danni degli arredi dei bagni. E infatti
alle prime luci dell' alba i controlli effettuati dal personale della Polizia di Stato, che ha preso contatti con
i bagnini, hanno consentito di verificare l' efficacia dei servizi espletati. E al fine di garantire la sicurezza
dei partecipanti importante è stato il notevole contributo for nito dal personale della Polizia Municipale e
della vigilanza privata incaricato dall' organizzatore dell' evento che ha vigilato sul rispetto dell'
ordinanza sindacale sul divieto di vendita e consumo di bevande in vetro. Decisivo infatti è stato pure lo
svolgimento dei servizi in mare e sulla spiaggia: gli operatori della Squadra nautica della Polizia di
Stato e i diversi volontari impegnati nel soccorso in mare, coordinati dalla locale Capitaneria di Porto,
hanno garantito la sicurezza in mare mediante un adeguato servizio di salvamento a tutela dei
partecipanti. E al fine di evitare che potessero essere consumati reati, dal tardo pomeriggio di ieri e per
tutta la notte, un equipaggio della Squadra Nautica, abordo di un fuoristrada appositamente allestito, ha
pattugliato l' intero tratto della battigia in cui si è svolta la manifestazione. Importante è stata l' attività
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svolta dalla Polizia stradale, Polizia ferroviaria che hanno evitato ­ sin dal primo pomeriggio e fino alle
prime ore di domenica ­ la congestione delle strade cittadine e l' ordinato svolgimento nelle fasi di
afflusso e di deflusso dei cittadini. La Questura di Rimini, poi, con il personale della Divisione Polizia
amministrativa, sociale e dell' immigrazione ha verificato al termine dell' evento l' osservanza da parte
dei gestori degli esercizi delle disposizioni in ordine alla vendita delle sostanze alcoliche. Gli uomini
della Mobile hanno quindi arrestato un 40enne di origini albanesi per detenzione e spaccio di sostanze
stupefacenti. La Polizia di Stato ha proceduto a identificare 242 persone, a controllare 72 automezzi
effettuando 15 posti di controllo ed elevando oltre 55 verbali di contestazione per violazione delle
disposizioni del codice della strada. Analogo servizio di ordine e sicurezza pubblica è stato predisposto
dalla Questura di Rimini anche a Riccione, dove nella giornata di sabato si è svolta la serata conclusiva
di premiazioni del D.I.G., manifestazione giornalistica che ha fatto registrare la presenza di decine di
scrittori e giornalisti di fama nazionale e internazionale per l' importante appuntamento. La discreta e
attenta presenza di operatori della Polizia di Stato ha consentito che l' evento ­ al quale ha partecipato
numeroso pubblico tra addetti ai lavoro, appassionati e curiosi, si svolgesse ­ nel migliore dei modi e
senza alcuna problematica.
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RICCIONE Da domani a giovedì Chiara Francini Diane Fleri e Cecilia Dazzi introducono tre
brillanti commedie americane al CinePalace
Cine@donna fa le prove da vero e proprio festival
Cinepalace di Riccione. Tre giorni di
manifestazione con film, incontri, mostre e
ospiti, un gustoso assaggio di quel che nei
prossimi anni potrebbe diventare un vero e
proprio festival capace di celebrare con
allegria la donna e la cultura, attraverso il
cinema.
Domani sera alle ore 21 l' esuberanza di
Chiara Francini saprà farci divertire
presentando Joy di David O. Russell con
Jennifer Lawrence (golden Globe per questa
interpretazione), Robert De Niro e Bradley
Cooper. S t o r i a d i u n a g i o v a n e d o n n a ,
strapazzata dal mondo e dagli eventi che
riesce a fare tesoro del suo lavoro domestico
per inventare un rivoluzionario straccio per le
pulizie.
Nella serata di mercoledì 29 alle ore 21, sarà
Diane Fleri ad introdurre Dove eravamo
rimasti di Jonathan Demme con Meryl Streep,
Mamie Grumer e Kevin Kline. Un' insolita ed
esplosiva Streep fricchettona e rocker viene
tardivamente richiamata al ruolo di madre dall'
ex marito Kline perché la figlia Gru mer (figlia
di Meryl anche nella realtà) Amy Schumer,
Brie Larson e Bill Hader.
Uno dei geni della nuova comicità come
Apatow è stato scelto dalla vulcanica Amy
Schumer. Sguaiata e irresistibile Amy si è scritta addosso la sceneggiatura per ribaltare i ruoli e
interpretare la parte di una gaudente giornalista convinta dal babbo che la monogamia non appartenga
al genere umano.
All' interno del Cinepalace sarà visita bile la mostra fotografica Woman @ Actress di Adolfo Franzò che
torna a Riccione con i suoi ritratti di alcune delle più importanti interpreti del cinema italiano ed
internazionale. Inoltre per tutti e tre i giorni, alle 19, al caffè Pascucci, ci sarà un aperitivo in occasione
dei curiosi ed inediti incontri dedicati a I mestieri del cinema.
La rassegna si concluderà il 1 luglio, in occasione della Notte Rosa con l' inaugurazione di CinéMAX,
quando per celebrare il novantesimo compleanno di Marilyn Monroe verranno proiettati per tutta la notte
alcuni dei suoi film più celebri.
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Podeschi (UpR): "Il governo ci dica cosa intende
fare"
IL DOPO BREXIT Pur non essendo membro Ue, San Marino non può chiamarsi fuori da
quanto avverrà nelle prossime settimane: "Mi auguro che riferiscano presto sulle
ipotetiche ricadute causate dall' uscita dell' Inghilterra. Il silenzio di certo non paga"
esito del referendum in Inghilterra ha
scatenato reazioni e commenti di ogni tipo. E'
normale, la decisione dei cittadini britannici di
uscire dall' Unione Europea apre uno scenario
nuovo con esiti non prevedibili per gli equilibri
geo politici mondiali. San Marino, pur non
essendo membro della UE non è esente da
quanto avverrà nelle prossime settimane. San
Marino adotta come valuta nazionale l' euro,
San Marino sta da tempo introducendo nel
proprio ordinamento le disposizioni
comunitarie. Cambiera qualcosa?
"Mi auguro ­ commenta Marco Podeschi di
Unione per la Repubblica ­ che il governo e le
autorità competenti riferiscano presto sulle
ipotetiche ricadute dell' uscita dell' Inghilterra
dalla UE. Il negoziato in corso con l' Unione è il
problema minore in questo momento. Il settore
finanziario sarà sottoposto a uno shock dal
quale non saremo immuni. Risposte che
devono arrivare presto nelle sedi competenti,
senza la necessità di presentare interpellanze.
La BREXIT unita alla delicata congiuntura nel
settore finanziario sammarinese, aumenta in
UPR la preoccupazione di entrare in una fase
molto delicata. Il dossier Cassa di Risparmio è
fermo: Fondo Monetario Internazionale e
Consiglio Grande e Generale possono anche
aspettare. Sul resto del sistema le uniche informazioni pubbliche arrivano dai dati della raccolta
bancaria al 31 dicembre con 700 milioni di euro persi in 10 mesi.Del resto si sa poco o nulla. Crediti di
imposta, impatto dei NPL (non performing loans) sullo stato del sistema ­ informazioni vaghe, non
supportate da dati. Lo Stato ha sostenuto il settore bancario con interventi diretti e indiretti per centinaia
di milioni di euro. L' assenza di informazioni pubbliche sul tema è un fattore negativo, anche in relazione
alla stabilità del bilancio dello Stato, altro tema su cui è calato un silenzio tombale. Il governo ­ prosegue
Podeschi ­ ha la responsabilità politica e morale di dire spiegare cosa sta accadendo e di dire al
Consiglio Grande e Generale se intende ancora governare oppure se è già in modalità elettorale. Il
governo non ha riferito degli effetti post voluntary disclosure, non dice se ci sono istituti di credito in
difficoltà e se si continuerà a intervenire a oltranza per sostenere il settore finanziario verso il quale non
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ha elaborato nessuna politica. E infine non dice se gli istituti bancari oggetto di intervento pubblico
procederanno a fusioni o trasformazioni societarie, sostenute da denari pubblici. Nel 2014 UPR ha
votato con convinzione un ODG sul sistema finanziario, se fosse stato messo in pratica avrebbe evitato i
disastri di questi due anni.
Sono stanco e deluso dell' atteggiamento del governo, senza avere la benché minima cognizione dello
stato della finanza pubblica e del sistema bancario".
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La Voce di Romagna
Stampa Locale
LAVORO
Voucher formativi Scade
il 30 il termine per le domande al Bando di selezione n. 8
La Segreteria di Stato per il Lavoro nella
giornata di martedì 26 aprile scorso ha
pubblicato sul sito della Segreteria
www.lavoro.sm il Bando di Selezione n. 8 ­
A L T A FORMAZIONE A L L ' E S T E R O ­
VOUCHER FORMATIVI, ai sensi del Decreto
Delegato 23 luglio 2013 n. 92. La domanda di
assegnazione dei voucher formativi deve
essere presentata entro e non oltre le ore
14,00 di giovedì 30 giugno prossimo con le
modalità previste dal Bando di Selezione
esclusivamente sul modello scaricato dal sito,
corredata da tutti i documenti e allegati
richiesti. Il Bando e la modulistica sono a
disposizione degli interessati sul sito della
Segreteria. Il Segretario di Stato Belluzzi
ricorda che il voucher formativo è lo strumento
messo in campo per contribuire all'
occupazione sostenendo la qualificazione dell'
attività d' impresa e favorire forme di auto
impiego e che il finanziamento tiene conto
delle risorse economiche disponibili per l' anno
2016.
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Corriere della Sera
Stampa nazionale
Da Londra a Madrid
La stagione dell' incertezza
di Aldo Cazzullo L' autodistruzione dell' Europa avanza
inesorabile, da Londra verso Madrid. Brexit produce un
«richiamo all' ordine», ma non basta: la Spagna resta senza
governo.
L o choc del referendum britannico ha influito sulle urne
spagnole e ha rafforzato i due partiti tradizionali. I popolari
migliorano decisamente rispetto ai sondaggi, così come i
socialisti, che evitano il sorpasso di Podemos: annunciato alla
vigilia, confermato dagli exit­poll, smentito dai voti quelli veri. I
populisti hanno perso. Ma nessun partito può festeggiare.
Dopo sei mesi di inutili trattative, le nuove elezioni ­ tra le meno
partecipate nella storia della democrazia spagnola ­ non hanno
sciolto il rebus che attende una soluzione dal Natale scorso. In
un altro Paese apparirebbe inevitabile la grande coalizione
guidata dai popolari, che però non fa parte della cultura politica
di Madrid: troppo grande la distanza anche storica tra un partito
nato dalle ceneri del franchismo e il partito socialista operaio
spagnolo. Ma anche un governo «pueblo unido» tra Psoe e
Podemos rappresenterebbe una forzatura, visti i risultati delle
elezioni e i rapporti pessimi tra le due forze della sinistra.
Il Pp del premier uscente ­ senza poteri ­ Mariano Rajoy si
rafforza: è il primo partito in tutte le regioni, tranne la Catalogna
ma compresa l' Andalusia, feudo socialista; eppure resta lontano
dalla maggioranza necessaria a governare. E i voti che ha
recuperato li ha presi in parte al suo alleato naturale, i centristi di
Ciudadanos.
I socialisti sono andati un po' meno peggio del previsto, evitano
l' umiliazione del terzo posto, ma confermano la crisi dei
riformisti in tutta Europa: irrilevanti in Gran Bretagna, dove
neppure il sacrificio di Jo Cox ha scosso la base laburista, docili
vassalli della Merkel in Germania, messi malissimo in Francia,
messi maluccio pure in Italia. Il Psoe è il partito fondativo della
democrazia, è stato al potere per ventidue anni prima con
Gonzalez e poi con Zapatero, che ora non conta più nulla.
Gonzalez invece nel partito conta ancora molto; ed è
contrarissimo all' ipotesi di un governo con Unidos Podemos, il
cartello elettorale tra i comunisti e il movimento di Pablo Iglesias,
che esce ridimensionato e proprio per questo sarà più
malleabile. Un esecutivo delle due sinistre sconfitte avrebbe
bisogno dell' appoggio di tutti i separatisti catalani; ma i seggi sono pochini, e le differenze culturali
enormi. Iglesias potrebbe anche cedere sulla richiesta di un referendum per l' indipendenza di
Barcellona; però i baroni del Psoe premeranno d' intesa con Gonzalez per un accordo con i popolari, o
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Corriere della Sera
Stampa nazionale
almeno per un patto di non belligeranza. Chiedono la grande coalizione la Confindustria spagnola, la
Chiesa, l' Europa, la Merkel: Berlino controlla il debito pubblico spagnolo, non a caso ha consentito il
salvataggio delle banche e tollera un rapporto deficit­Pil al 5%, il doppio di quello italiano. Una vera
alleanza di governo tra destra e sinistra resta impraticabile; i socialisti potrebbero astenersi per far
nascere un governo del Pp, magari chiedendo in cambio almeno la testa di Rajoy. Che però guida il
partito più votato: un partito leaderista, che ha avuto tre soli capi in tutta la sua storia; dopo il fondatore
Fraga Iribarne, già ministro di Franco, l' ex premier Aznar, che con Rajoy ha rotto.
Stamattina ricominciano le trattative, agevolate dal nuovo re Felipe. Questa volta un accordo lo si dovrà
trovare, e in tempi ragionevoli. Ma la stagione dell' incertezza e dell' instabilità in Europa è appena
cominciata.
Aldo Cazzullo.
ALDO CAZZULLO
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Pagina 8
Corriere Economia
Stampa nazionale
Tute blu, il pressing per sbloccare la vertenza
Un vertice tra Boccia e Cgil, Cisl e Uil
Nell' intervista al Corriere di sabato scorso, il
p r e s i d e n t e d e l l a Confindustria, Vincenzo
Boccia , ha confermato che il destino delle
relazioni industriali passa per il contratto dei
metalmeccanici. Un bel problema, visto che la
trattativa è bloccata, con Federmaccanica e
Fiom, Fim e Uil che sono su posizioni
lontanissime. Mercoledì i tre sindacati di
categoria riuniranno le segreterie unitarie per
intensificare le iniziative di lotta. Nel frattempo,
oltre agli scioperi già fatti, va avanti il blocco
degli straordinari che infastidisce molto quella
parte di aziende che ha commesse da
smaltire.
Sia Confindustria, sia Cgil, Cisl e Uil si stanno
intanto adoperando per riportare le parti al
tavolo.
Boccia ha ufficialmente preso una posizione di
non interferenza nella trattativa e di sostegno
alla piattaforma di Federmeccanica e del suo
presidente Fabio Storchi . Una proposta che
rivoluzionerebbe il modello attuale, relegando
il contratto nazionale in una funzione residuale
rispetto a quello aziendale. Ma il presidente di
Confindustria v u o l e a n c h e e v i t a r e c h e l a
vertenza rimanga troppo a lungo bloccata,
impedendo così la partenza del confronto
interconfederale con Cgil, Cisl e Uil e
inducendo il governo a intervenire per via
legislativa. Sarebbe una sconfitta per il nuovo leader degli imprenditori che punta sul rilancio delle
relazioni industriali per caratterizzare la sua presidenza. Per questo ci sono stati diversi incontri riservati
tra Confindustria e Federmeccanica, allo scopo di esplorare i margini per riaprire il dialogo. E lo stesso
Boccia ha contattato i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil, Susanna Camusso , Annamaria Furlan e
Carmelo Barbagallo , per proporre loro un incontro al più presto. Sarebbe una prima presa di contatto,
ma servirebbe anche a dare il segno che le parti vogliono cominciare una trattativa sul nuovo modello
contrattuale per evitare interferenze governative.
In ogni caso, un faccia a faccia pubblico tra Boccia e Camusso è già fissato per domenica 10 luglio, a
chiusura dell' annuale iniziativa della Cgil a Serravalle Pistoiese.
L' impressione è che Federmeccanica debba, per forza di cose, modificare qualcosa nella sua proposta
che tutti e tre i sindacati dei metalmeccanici, con una compattezza che non si vedeva da anni,
respingono. In particolare, l' idea che eventuali aumenti dei minimi salariali definiti col contratto
nazionale a posteriori, cioè in relazione all' inflazione verificatasi, vadano solo ai lavoratori con stipendi
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Corriere Economia
Stampa nazionale
sotto un livello di garanzia (in pratica quel 5% di operai che non ha mai avuto un aumento integrativo o
individuale) non pare destinata a reggere davanti al muro opposto dai segretari di Fiom, Fim e Uilm,
Maurizio Landini , Marco Bentivogli e Rocco Palombella . Un' indicazione dovrebbe venire dall'
Assemblea generale di Federmeccanica, venerdì a Brescia, dove oltre al presidente Storchi interverrà
lo stesso Boccia, mentre i sindacati, nella stessa città, saranno in piazza a manifestare.
Secondo il leader della Uilm, Rocco Palombella, la mossa per riaprire la trattativa spetta alle imprese, in
un contesto politico che è cambiato: «Il modello che propone Federmeccanica è già vecchio perché
pensato due anni fa e prevedeva un' alleanza con governo e Confindustria. M a Confindustria h a
rinnovato il presidente senza il supporto di Federmeccanica e il governo è preoccupato da altro e non
ha la priorità di intervenire sui contratti».
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Corriere Economia
Stampa nazionale
L' intervista Il presidente di Sistema moda Italia: bene che siano tornati i manager del settore
Marenzi Mercati troppo fluidi Puntare sulle città, non
sui Paesi
Con Brexit si perde un interlocutore da sempre contrario all' industria italiana
Con Brexit si è fatta più difficile la strada degli
imprenditori, che già negli ultimi mesi non
hanno avuto vita facile. Il fenomeno si vede
bene guardando l' andamento del lusso. Le
previsioni di inizio anno sono state disattese. Il
mercato globale del lusso è stimato ancora in
crescita, a 310/340 miliardi di euro nel 2025
(Bain & Co), eppure mentre finora le imprese
sono andate tutte, chi più chi meno,
sostanzialmente bene, adesso è iniziata la
«cernita»: qualcuna va benissimo, qualcuna
no. E qui viene il tema principale: l' Italia non
ha quei colossi della moda e del lusso che ha
la Francia.
«Il nostro sistema finanziario e le banche finora
non hanno creduto a sufficienza nel nostro
settore, abbiamo bisogno che ci credano di
più», dice Claudio Marenzi, presidente di Smi,
l a confindustria del settore. Qualcosa si è
mosso di recente, con l' accordo tra Smi e
Unicredit. Altro potrà venire.
Intanto continuano gli acquisti da parte estera,
l' ultimo è stato Corneliani (articolo a fianco).
«La cosa importante è che le produzioni
restino in Italia ­ dice Marenzi ­. Mi preoccupa
di più il cambiamento a cui si assiste tra gli
stilisti, quando cambia lo stile cambia l' anima
del prodotto e quindi dell' azienda. Lo trovo un
segnale di nervosismo». È, invece, positivo
che nel valzer che tocca i manager stiano tornando centrali gli uomini e le donne che vengono dal
settore «mentre c' è stato un momento in cui arrivavano dal mass market e questo cambiava tutte le
logiche».
Proiezioni Il punto centrale restano i mercati. «La situazione è estremamente fluida in tutte le parti del
mondo ­ dice Marenzi ­. Nel 2015 abbiamo assistito alla frenata della crescita cinese, che ha
preoccupato tutti; alla debacle della Russia; alla tenuta europea e alla crescita degli Stati Uniti. Le
proiezioni per il 2016 erano di un andamento simile all' anno precedente. Invece i primi sei mesi hanno
visto una Cina che non ha subito un ulteriore rallentamento, una inversione di tendenza sulla Russia
grazie alla stabilizzazione del rublo, e a un rallentamento degli Stati Uniti.
Questo andamento degli Usa però ci sta, nell' anno delle elezioni c' è sempre una frenata. In Europa si è
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Corriere Economia
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drammaticamente fermata Parigi, e così si è fermato il Benelux. E ora c' è Brexit. Credo ­ prosegue ­
che, viste le molte aree di potenziali crisi, forse dobbiamo iniziare a ragionare più che per Paesi, per
metropoli. L' Ucraina, per esempio, non è un Paese su cui investire in modo particolare, ma Kiev è una
città molto viva. Lo stesso in Russia a fronte di una Mosca che rallenta abbiamo una San Pietroburgo o
una Kazan' che vanno forte» Una stima realizzata da Sace per Corriere Economia e pubblicata la
scorsa settimana dice che con Brexit le esportazioni italiane non subiranno un grande impatto quest'
anno, ma diminuiranno nel 2017 tra il 3 e il 7 per cento, che tradotto in euro significa un massimo di 1,7
miliardi in meno. La moda e il lusso, però, saranno tra i settori meno colpiti (­1/­3% nel 2017), insieme
all' alimentare (il cui export continuerà a salire).
Come Marenzi ha già avuto modo di dire, «se da una parte il Regno Unito rappresenta il quarto mercato
per export dei nostri prodotti, è anche vero che oramai Londra, come Parigi, rappresenta una
destinazione di transito verso altri Paesi e che gli impatti per le nostre aziende, se ci sarà, potrà essere
alquanto limitato. D' altra parte, l' uscita della Gran Bretagna dall' Europa ci fa perdere un avversario
che sia nel passato che nel presente ha osteggiato la nostra industria: dalla battaglia sulle produzioni
del Pakistan, al riconoscimento dello status di economia di mercato alla Cina, fino al made in».
Insomma, un male/bene.
«Nessuno si augurava un' uscita di Londra dalla Ue ­ dice il presidente di Smi ­. Ma da tempo abbiamo
un' Europa a doppia velocità, con uno strapotere dei Paesi del Nord capitanati dalla Germania.
Purtroppo noi italiani ci auto­flagelliamo sempre. Sento fare confronti con la Danimarca, con la
Norvegia, si sottolinea per esempio che là le macchine elettriche sono cresciute tantissimo perché
sovvenzionate dallo Stato, ma stiamo parlando di Paesi che non rappresentano nemmeno il Pil di una
nostra regione... Dobbiamo imparare a rapportarci con Paesi come il nostro, con la Francia, con la
Germania. La verità è che l' imprenditore italiano è unico, nessun altro riuscirebbe a fare impresa con i
costi dell' energia che abbiamo noi, con la nostra burocrazia. Per fortuna il nostro primo ministro questo
lo ha capito benissimo, siamo una nazione con opportunità enormi se riusciamo a cambiare i
presupposti nei quali operiamo. Per questo va appoggiato il referendum costituzionale». Ed è quel
referendum secondo Marenzi che potrebbe cambiare qualcosa in Italia, uno spartiacque. Che Maenzi
non si augura, visto che oggi «Con Calenda (ministro Sviluppo economico), Scalfarotto (sottosegretario
per l' internazionalizzazione), Scannavini (neo presidente della nuova Ice) stiamo lavorando in una
direzione comune».
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Corriere Economia
Stampa nazionale
Media Parla il country manager di Wpp, colosso mondiale della comunicazione. «Il passaggio
generazionale delle imprese può aiutare»
Pubblicità La partita digitale? «In Italia è appena
iniziata»
Costa: «in cinque anni il mercato dell' online può raddoppiare È una chance per farsi
conoscere sui mercati globali. Va colta»
Convergenze parallele della comunicazione.
A sostenere il brand, l' immagine e il business
di una buona parte delle imprese del made in
Italy ci pensa uno tra i più grandi gruppi inglesi
in Italia. Si tratta di Wpp, multinazionale dei
servizi di marketing e comunicazione, la più
grande società di pubblicità al mondo per
ricavi (19 miliardi di dollari nel 2015), che
impiega circa 190 mila persone in 112 Paesi.
Il mercato Il colosso della comunicazione da
qualche anno macina utili anche in Italia: oltre
400 milioni di ricavi previsti nel 2016 da 56
società operative con un totale di 2.500
dipendenti. Il tutto in una fase certamente non
positiva per la pubblicità nel nostro Paese
considerato che negli ultimi sette anni il
mercato è passato da 10 a 7 miliardi di giro d'
affari. «In Italia si sta verificando qualcosa di
inedito ma prevedibile ­ afferma Massimo
Costa, Country manager di Wpp Italia ­. Le
multinazionali fanno fatica a investire nel
nostro Paese per il costo del lavoro, il peso
della burocrazia e l' incertezza del diritto. Il
sistema economico industriale è ancora retto
dalle grandi famiglie che però sono lente ad
accettare un sistema di pubblicità e
comunicazione sempre più digitale. L'
ecommerce cresce ma è ancora a livelli bassi
rispetto al resto dei paesi industrializzati, gli
investimenti sui Big Data sono ancora modesti e le aziende non si stanno attrezzando per il passaggio
all' industria 4.0».
I numeri Gli ultimi dati di Confindustria dicono che il 65% delle aziende italiane è controllato da una o più
famiglie, ma solo il 13% arriva alla terza generazione e appena il 4% approda alla quarta. Un segnale
preciso di quanto le famiglie abbiano ancora il controllo delle aziende e di quanto sia complesso il
passaggio generazionale. «Questi fattori sono parte del ritardo in campo di comunicazione digitale ­
conferma Costa ­. Nelle imprese familiari, anche le più grandi, i giovani manager stentano a crescere,
sono poche le aziende quotate e molti fondatori vogliono controllare ancora personalmente le loro
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imprese. Il passaggio al digitale spesso diventa un problema anagrafico e così succede che cala il
budget destinato alla pubblicità e non lo si indirizza verso nuovi canali». In mezzo a un simile scenario
in flessione però Wpp negli ultimi 5 anni ha visto crescere in Italia i suoi ricavi in netta controtendenza.
Probabilmente si raccolgono i frutti di una strategia che nel maggio 2000 ha visto il gruppo acquisire la
società Usa di pubblicità Young & Rubicam per 5,7 miliardi di dollari, in quella che era, all' epoca, la più
grande acquisizione mai realizzata nel settore pubblicitario. Da allora la multinazionale inglese ha
continuato a crescere fino a racchiudere una galassia di oltre 100 società diverse.
«I nostri risultati sono figli di una scelta di campo effettuata cinque anni fa ­ ricorda il Country manager
di Wpp Italia ­. A livello globale il nostro network offre la possibilità di fare sinergie: stiamo crescendo
grazie alla integrazione di digitale, dati, ricerche, contenuti e innovazione sui media, lavoriamo nella
ricerca costante di efficienza gestionale e creativa. Oggi bisogna essere in grado di offrire un servizio
completo alle imprese: le nostre società lavorano per offrire ai clienti un ampio spettro di servizi, dallo
sviluppo di sistemi di raccolta e analisi delle informazioni al crisis management, dall' advertising al
branding. Noi puntiamo a essere sempre più performanti dei nostri competitor in tema di branded
content, digitale, media planning e consulenza strategica per offrire un supporto di filiera».
La visione Intanto in Italia si apre una nuova fase, sono le multinazionali orientali (soprattutto cinesi e
mediorientali) ad affacciarsi sempre di più sul nostro mercato anche con acquisizioni clamorose (da
Pirelli ad Alitalia arrivando all' Inter). Un nuovo assetto che potrebbe cambiare la grammatica dell'
advertising pure nel nostro Paese. «Indipendentemente dalla nazionalità, i grandi gruppi internazionali
adottano un modello globale di comunicazione. Porteranno più cultura digitale che farà crescere anche
il sistema italiano nell' approccio al mondo della pubblicità. Il futuro si chiama profilazione sui social e
sul web: oggi quel mondo vale il 25% del mercato pubblicitario, l' obiettivo, a breve, è portarlo al 50%.
Sarà importante anche per aiutare le aziende italiane a crescere nelle loro esportazioni: attraverso i
canali digitali potranno entrare in contatto con un più ampio numero di potenziali clienti. È un fenomeno
già in corso ma che potrebbe spostare una fetta importante di business in poco tempo, per questo
abbiamo intrapreso un' operazione di educazione e formazione per le aziende italiane. Tra poco si
troveranno a un bivio: salto di qualità o declino. E' vero che il sistema Paese offre segnali di ripresa, ma
siamo un aereo in fase di rullaggio con le ruote ancora a terra».
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Corriere Economia
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Modelli Da Generali il Welfare Index Pmi, primo indice delle iniziative per il benessere dei
dipendenti
Ma anche i piccoli devono sapere
Le imprese minori poco coinvolte. Servono competenze e sforzo comunicativo
Sono due i freni principali all' iniziativa delle
piccole e medie imprese italiane, nel welfare
aziendale. Uno è la carenza d' informazioni
chiare su come si attua questo modello, l' altro
è la mancanza delle competenze necessarie
per mettere in atto i progetti.
A evidenziarlo è il primo Rapporto nazionale
2016 sul welfare nelle piccole e medie
imprese, un' indagine promossa da Generali
Italia e realizzata da Innovation Team
coinvolgendo 2.140 aziende dell' industria, dei
servizi e dell' agricoltura.
«Le tradizionali reti di solidarietà si vanno via
via allentando, gli investimenti pubblici nella
sanità sono più limitati di un tempo e la
situazione economica fatica a migliorare ­
commenta Andrea Mencattini, responsabile
controllate assicurative Generali Country Italia
e responsabile delle relazioni istituzionali ­. Di
contro, la vita si allunga e in pensione si va
sempre più tardi».
In questo scenario il welfare aziendale diviene
dunque uno strumento fondamentale. «Poiché
le Pmi sono l' ossatura del sistema produttivo
nazionale e occupano oltre l' 80% della forza
lavoro del Paese ­ dice Mencattini ­. Generali
Italia ha pensato di costruire il primo indice per
misurare il livello del welfare proprio in questo
tipo d' imprese, coinvolgendo Confagricoltura
e Confindustria».
Welfare Index Pmi è uno strumento di auto­valutazione che permette alle aziende che si registrano di
verificare, in una sezione privata del sito web, il proprio livello di welfare e confrontarsi con le best
practice del settore, i modelli migliori. «L' obiettivo è diffondere una cultura del welfare aziendale oggi
poco presente nel tessuto delle Pmi italiane», dice Mencattini. Anche per questo il rapporto nazionale su
cui si fonda l' Index Pmi è destinato nelle prossime edizioni annuali ad allargarsi ad aziende di settori
oggi non coperti (le iscrizioni sono già aperte sul sito welfareindexpmi.it).
Secondo la prima edizione del rapporto, le motivazioni che spingono le Pmi a intraprendere iniziative di
welfare aziendale sono soprattutto la gestione dei dipendenti, per migliorarne la soddisfazione e quindi
la produttività, e la sostenibilità nel lungo termine del successo aziendale, unita alla necessità di
migliorare la reputazione dell' azienda.
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La dimensione aziendale è un fattore rilevante per lo sviluppo del welfare: più alto è il numero dei
dipendenti, maggiore è la diffusione delle iniziative. Le aziende con politiche per il benessere dei
lavoratori hanno in genere più di 100 dipendenti. Gli incentivi fiscali emergono come determinanti: il
35% delle aziende interpellate dice di avere fatto rilevanti investimenti con risorse aziendali quando
compensati dai risparmi fiscali.
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Corriere Economia
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Prospettive Il governo vuole inserire misure ad hoc nella Legge di Stabilità a settembre
Il piano I robot entrano in reparto Così la produzione
diventa digitale Evitare il rischio di rimanere solo
fornitori
Il tavolo di lavoro tra ministero dello Sviluppo, Confindustria e Cdp Al vaglio investimenti
e incentivi per cambiare il sistema produttivo
L' ultimo caso è quello di Adidas. L' azienda
tedesca aveva trasferito molte produzioni in
Asia per avvantaggiarsi del costo del lavoro
più basso. Adesso il gruppo sta riportando le
fabbriche in Germania.
La ragione? Industry 4.0. La quarta rivoluzione
industriale manda i robot a lavorare nei reparti.
Nel nuovo stabilimento di Ansbach non ci sarà
bisogno di manodopera a bassa
specializzazione. E allora che senso ha tenere
la fabbrica in India o in Cina? Tanto vale
riportarsela a casa.
In Germania, dove la digitalizzazione dell'
industria è avanti 3­4 anni, il rientro delle
produzioni come effetto del passaggio allo
Smart manufacturing è già una realtà. In Italia,
a parte poche eccezioni, siamo ancora ai
progetti. I fatti devono ancora arrivare. Ma non
bisognerà attendere a lungo.
Il piano Il ministro dello Sviluppo Economico
Carlo Calenda è determinato: un piano per
Industry 4.0 sarà definito entro settembre.
Misure ad hoc vanno inserite già nella legge di
Stabilità in autunno. La numerosità e la
frequenza degli incontri a cui partecipano
società di consulenza insieme con
Confindustria (e anche Cdp) fanno pensare
che si stia facendo sul serio. Venerdì scorso l'
ultimo confronto. Il tavolo è articolato su
quattro livelli: investimenti in innovazione e incentivi, fattori abilitanti e infrastrutture digitali, rapporti di
lavoro, finanza d' impresa.
Il punto è: che fare del sistema di incentivi per le imprese oggi a disposizione, dal superammortamento
alla nuova Sabatini? Come finalizzarlo al cambio pelle che oggi l' industria si trova ad affrontare?
Confindustria va al sodo: questa è una rivoluzione ad alta intensità di capitale e gli incentivi devono
essere aumentati in valore per aiutare le imprese ad affrontare il cambiamento. «La nuova Sabatini e
superammortamento sono interventi positivi. Ma per affrontare la quarta rivoluzione industriale serve
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Pagina 36
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qualcosa di più potente ­, mette le carte sul tavolo Alberto Baban, a capo dei Piccoli di Confindustria ­.
In particolare ­­aggiunge Baban ­ è necessario un sistema di incentivazione che aiuti una struttura
produttiva fatta in gran parte di aziende piccole o medie, spesso sotto capitalizzate, che faticano ad
accedere alla liquidità messa in campo dal quantitative easing».
Per Baban non è solo una questione di entità degli incentivi ma anche di modalità di erogazione: «Il
superammortamento è spalmato su otto anni. Le tecnologie acquistate rischiano di essere già
obsolete».
Una proposta concreta sul modo di operare viene da Roberto Crapelli, amministratore delegato di
Roland Berger Italia, anche lui al tavolo del Mise su Industry 4.0: «L' ideale sarebbe rimodulare subito
gli strumenti oggi a disposizione.
E poi inserire misure ad hoc già all' interno della legge di Stabilità per il 2017». Certo, il punto è anche
un altro: come premiare chi investe davvero nella fabbrica del futuro evitando che gli incentivi arrivino a
pioggia anche a chi non fa sul serio.
E poi c' è l' effetto Brexit. «In questo contesto di incertezza prendere tempo sarebbe un errore»,
incoraggia Crapelli.
La selezione Le imprese sono pronte al salto?
La selezione sarà drastica. Da una parte chi pensa di poter restare a galla limando ancora i costi ma
senza cambiare il sistema produttivo.
Dall' altra quelli che gettano il cuore oltre l' ostacolo e portano il digitale nei reparti. Secondo l'
osservatorio del Politecnico di Milano su Industry 4.0 la certezza deve essere una: gli investimenti in
Smart manufacturing a breve saranno necessari, non per aumentare il ritorno sul capitale investito ma
per restare sul mercato. In prima linea ci saranno settori come la produzione di macchine utensili: qui
non solo devi digitalizzare il tuo processo produttivo ma devi anche offrire macchine di nuova
generazione, che siano in grado di inserirsi nel processo produttivo già digitalizzato del tuo cliente. A
monte di tutto è necessaria una maggiore consapevolezza anche da parte delle imprese.
Vista dal governo, la sfida di Industry 4.0 è una grande occasione per fare politica industriale. Ed
esercitare una regia in grado di finalizzare gli sforzi di attori diversi.
Per quanto riguarda le risorse a disposizione, poi, non bisogna dimenticare i fondi europei e il lavoro
svolto dalle regioni. Racconta Patrizio Bianchi, economista esperto di politiche industriali prestato alla
politica, oggi assessore allo Sviluppo dell' Emilia Romagna: «La nostra regione è indiscutibilmente forte
in alcuni ambiti: packaging, automotive di lusso con marchi che vanno da Lamborghini a Ferrari, ma
anche i big data. Abbiamo appena mobilitato 360 milioni di fondi europei in tre anni su alcuni assi di
sviluppo, in primis Industry 4.0.
Crediamo di avere eccellenze che possono essere complementari con quelle di altre regioni. E
competere a livello europeo». Quel che certo è che al gioco di Industry 4.0 non si vince da soli: ministeri,
regioni, università, imprese e associazioni di rappresentanza (compreso il sindacato): la Germania
insegna, stavolta è necessario unire gli sforzi.
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Il Sole 24 Ore
Stampa nazionale
Congiuntura. Secondo uno studio di Ref Ricerche solo nel prossimo anno si dovrebbe vedere
un rincaro dei prezzi intorno all' 1 per cento
La deflazione imbavaglia i consumi
La Brexit rende più incerte le prospettive per una robusta ripresa della spesa delle
famiglie
La ripresa continua a essere debole, non si
allontana il rischio di un prolungato periodo di
deflazione, mentre all' orizzonte si profila la
flebile possibilità di un rincaro dei prezzi al
consumo. A portarla saranno le quotazioni del
greggio: a gennaio il Wti prezzava 27 dollari e
venerdì scorso, pur in calo di oltre il 4% sotto i
colpi della Brexit, ha chiuso a quota 47,9
dollari. Certo, il momento di bonaccia dei
prezzi continua e per ritornare a vedere un
bagliore d' inflazione di un certo livello, intorno
al punto percentuale, si dovranno attendere
ancora 6­8 mesi. Solo nel primo trimestre
2017, infatti, potrebbe manifestarsi un rincaro
dei prezzi, sulla spinta anche del petrolio
intorno ai 60 dollari, che è la quotazione attesa
dagli analisti.
Sono questi alcuni elementi chiave delle
previsioni per i prossimi mesi che emergono
da uno studio realizzato da Ref Ricerche sull'
inflazione italiana nel più ampio contesto
congiunturale nazionale.
Da venerdì scorso lo scenario è diventato
ancora più complicato dopo l' esito del
referendum inglese sulla Brexit, che ha
scatenato il temuto panic selling dei mercati
finanziari.
«Oggi pesano le incertezze sulle prospettive dell' economia britannica e di quella europea, con sterlina
ed euro in calo nei confronti del dollaro, che si sta apprezzando ­ osserva Fulvio Bersanetti, economista
di Ref Ricerche ­. Per la seconda metà dell' anno, comunque, i fondamentali puntano su un recupero
delle quotazioni del greggio e delle altre materie prime».
Per il momento si continua a fare i conti con la flessione delle materie prime, che solo negli ultimi mesi
si è stabilizzata.
Nel brevissimo termine i prezzi delle commodities industiali non si dovrebbero rafforzare. Nel caso delle
materie prime alimentari, in particolare, a primavera hanno fatto segnare un incremento dell' 1%, ma
per i prossimi mesi non sono previste fiammate dei listini.
«Nella seconda parte dell' anno si vedrà un riassorbimento dei precedenti ribassi dell' energia con
contenuti aumenti dei prezzi ­ aggiunge Bersanetti ­.
Ritengo che l' inflazione resterà su livelli inferiori all' 1% anche nel medio termine, anche alla luce dell'
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impostazione data al rinnovo del contratto di lavoro nell' industria metalmeccanica».
Una premessa che potrebbe anticipare un' estate all' insegna di un probabile aumento dei prezzi, con
una forchetta tra +0,2 e +0,5 per cento. Poco. I consumi rialzano debolmente la testa, grazie al recupero
del reddito disponibile reale da parte delle famiglie, conseguenza di un minimo allentamento della
pressione fiscale.
«È l' effetto delle politiche di bilancio che nel biennio 2014­2015 hanno assunto un' intonazione neutrale
con interventi che hanno portato a sgravi contributivi, all' abolizione dell' Irap e al bonus degli 80 euro»
ricorda Bersanetti. C' è poi il leggero miglioramento del dato legato all' occupazione. Ad aprile, secondo
l' Istat, la crescita è stata dello 0,2%, mentre gli inattivi sono calati di 113mila unità (­0,8%).
Le imprese, invece, sono tornate a investire, grazie al super­ammortamento e in un prossimo futuro
potrebbero sfruttare le nuove opportunità che arriveranno con il contributo del Fondo europeo per gli
investimenti: un ulteriore stimolo, che nelle intenzioni agevolerà i progetti di rinnovo di macchinari e beni
strumentali.
Quello che oggi manca è il traino dell' export: su questo fronte non solo non si vedono spazi di
miglioramento, ma da venerdì scorso le imprese hanno iniziato a interrogarsi sui possibili contraccolpi
portati dalla Brexit. «Il Regno Unito è un mercato importante per due settori centrali del manifatturiero
friulano: il legno­arredo e la meccanica» ha ricordato Matteo Tonon, presidente di Confindustria Udine.
Il ciclo deflattivo, secondo le previsioni di Ref Ricerche, è destinato a continuare quanto meno per i
prossimi mesi, passando dal ­0,3% di maggio a quota zero, inseguendo l' obiettivo di arrivare a valori
che resteranno al di sotto del punto percentuale per il prossimo anno.
Si continua a scontare una ripresa debole, un ciclo che contraddistingue gli ultimi trimestri dell'
economia nazionale, mentre la quota di consumi delle famiglie ha premiato soprattutto i beni durevoli,
con le immatricolazioni di auto alla ribalta: a maggio sono aumentate del 28% rispetto allo stesso mese
dell' anno precedente. Altra voce di spesa che beneficia della mini­ripresa è quella dei servizi legati al
turismo. Per le altre voci, invece, è ancora calma piatta.
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ENRICO NETTI
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L' appuntamento di Symbola. A Treia (Macerata) il seminario estivo e il festival della Soft
Economy
La sfida dell'«economia circolare»
Ha l' enorme merito di estrinsecare i temi
dell'"economia circolare" ­ quella a misura d'
uomo, che sposa tradizione e innovazione,
conoscenza, qualità , bellezza e green
economy ­ il seminario estivo della Fondazione
Symbola, promosso assieme a Unioncamere,
Camera di commercio di Macerata, Regione
Marche e Città di Treia e con il patrocinio dei
ministeri della Cultura, dell' Ambiente e dell'
Agricoltura.
L' edizione di quest' anno si terrà a Treia l' 8 e
9 luglio. Si parlerà di innovazione, tecnologie,
di antichi e nuovi saperi, della forza dei territori
e della coesione delle comunità, dei talenti del
Paese. Si cercheranno le chiavi per un rilancio
dell' economia con uno sguardo rivolto al
futuro, verso la sfida che pone un mondo in
veloce cambiamento e che può portare a
formidabili occasioni per le imprese italiane.
Anche quest' anno, prima del seminario, sarà
di scena il festival della Soft Economy con tre
giornate tematiche dedicate alla forza della
cultura e della creatività come fattori di
sviluppo. Ma anche alle potenzialità del
digitale e all' Appennino, come il grande parco
d' Europa capace di coniugare conservazione
della natura, sviluppo locale e turismo sostenibile. L' artigianato tecnologico e le stampanti 3D saranno
protagonisti anche del Mercato [S]coperto, in piazza della Repubblica a Treia, con una esposizione­
dimostrazione delle nuove frontiere della manifattura digitale. Organizzato in collaborazione con
Consorzio Aaster, Città di Treia, Comune di Macerata e le università di Camerino e di Macerata, il
festival inizierà il 5 luglio a Macerata con la presentazione del Rapporto 2016 Io sono Cultura, e
proseguirà il 6 e 7 luglio a Treia.
«Per vincere le sfide del futuro ­ spiega Fabio Renzi, segretario generale di Fondazione Symbola ­ l'
Italia deve saper coniugare la storica capacità dei suoi territori e delle sue imprese a produrre bellezza
e qualità con le innovazioni necessarie. Cultura e creatività, green economy, coesione sono i tre
traccianti che rendono più forti le imprese italiane nel mondo, capaci di rispondere ai nuovi orientamenti
etici e culturali che emergono dalla società e dall' economia».
La prima giornata del semiario, venerdì 8 luglio, al Teatro Comunale di Treia, si aprirà con la
presentazione del rapporto "Le nuove geografie della produzione del valore in Italia", che evidenzia
come le imprese coesive ­ verso il capitale umano, i territori di appartenenza, l' ambiente ­ sono anche
quelle più competitive. Nel pomeriggio si parlerà di una nuova società che emerge dal cambiamento
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degli stili di vita, sempre più orientati alla sobrietà e alla sostenibilità, a partire dalla testimonianza di
nuove esperienze come quelle della sharing­economy. La giornata si chiuderà con Alessandro
Bergonzoni che commenterà alla sua maniera i temi affrontati.
Sessione finale sabato mattina, 9 luglio, dedicata alla missione dell' Italia: dai talenti di oggi alle sfide
del futuro, con l' intervento di Ermete Realacci e con il ministro Graziano Delrio, il presidente di
Confindustria Vincenzo Boccia, l' ad di Enel Francesco Starace e la presidente della Rai Monica
Maggioni.
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MONICA MAGGIONI
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Turismo diffuso. Dal Governo investimenti per più di 150 milioni per il rilancio dello slow tourism
e per la realizzazione di nuove ciclovie
«Cammini», scommessa per i piccoli borghi
Lentezza e bellezza, sostenibilità e legalità:
sono le rime che riecheggiano lungo i
"cammini", la nuova forma di turismo su cui l'
Italia sta scommettendo per rilanciare piccoli
borghi, vie antiche, paesaggi nascosti e
benessere autentico, naturale. Tanto da
proclamare il 2016 "Anno nazionale dei
cammini" nel nostro Paese.
Nel frattempo il Governo ha messo in circolo
investimenti senza precedenti per il rilancio
dello slow tourism, tra l' ultima legge di
Stabilità e il Piano Cultura e turismo: 63 milioni
di euro. Cifra cui si sommano i 91 milioni
stanziati, sempre nella legge di Stabilità, per
realizzare in un triennio quattro nuove ciclovie,
tra la Venezia­Torino (detta VenTo, quasi 700
km lungo il corso del Po), la ciclopista del Sole
nel tratto Verona­Firenze, la ciclovia dell'
Acquedotto pugliese e il Grab, il grande
raccordo anulare delle bici a Roma.
«Ciclovie, percorsi equestri e pedonali sono il
modo ideale per apprezzare il patrimonio
culturale, paesaggistico, architettonico e
ambientale del nostro Paese, per abbinare al
benessere fisico e mentale la valorizzazione di
luoghi che altrimenti restano fuori dai circuiti di
massa delle vacanze», sottolinea Paolo Piacentini, referente del Mibact per il progetto "cammini". Un
girovagare lento a piedi, bici o cavallo che è sinonimo di un turismo glocal diffuso, sostenibile,
responsabile, che si coniuga con piccole strutture ricettive, servizi e negozi disseminati lungo i percorsi
e quindi con un modello di sharing economy dove il fatturato è frammentato, distribuito sul territorio. «È
un business con cui non si diventa ricchi, ma che offre numerose chance di lavoro a livello locale e che
ha in sé gli anticorpi per tenere alla larga attività illegali, speculazioni e multinazionali», aggiunge
Piacentini, "camminatore folle" ­ si autodefinisce ­ presidente di Federtrek, che il ministro Dario
Franceschini ha chiamato con sè a Roma per lanciare una nuova filosofia culturale e turistica con cui
mostrare ai viaggiatori internazionali un volto nuovo dello Stivale (è in discussione anche un progetto di
legge unificato, tra ministero dei Beni culturali e dell' Ambiente, per realizzare una rete di mobilità
dolce).
Che l' Italia sia un museo diffuso a cielo aperto ideale per lo slow tourism lo conferma il pullulare di
iniziative che stanno sbocciando, come l' Appia Day, l' 8 maggio scorso, quando decine di migliaia di
persone hanno invaso a piedi e in biciletta l' Appia antica pedonalizzata, trasformando la Regina
Viarium in una grande festa popolare, con musica, attività ludiche e street food. Sempre a Roma si sta
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scommettendo sul Grab, il progetto di anello ciclopedonale di oltre 44 chilometri all' interno della
capitale, un grand tour che parte dal Colosseo e dall' Appia antica e arriva alle architetture
contemporanee di Zaha Hadid e di Renzo Piano, snodandosi tra San Pietro, Villa Borghese, Tevere,
Aniene, Almone. Un' infrastruttura leggera e ad alta redditività economica e culturale, secondo lo studio
Confindustria­Ancma: 606mila turisti sarebbero pronti a pedalare sul Grab nel primo anno generando
un giro d' affari di oltre 14 milioni di euro. Cifre che potrebbero triplicare nel giro di quattro anni.
«Difficile immaginare che in Italia si arriverà ai 300mila passaggi l' anno del sentiero di Santiago di
Compostela, ma già i 30mila della via Francigena (1.600 chilometri di strada che nel Medioevo univa
Canterbury a Roma, ndr) che di fatto contribuisce al 6% del Pil turistico della Toscana sono un buon
inizio ­ fa notare Piacentini ­. Se poi si moltiplicano i passaggi per i pernottamenti, i pasti, i servizi di
lavanderia, le piccole manutenzioni si intuisce che diventa interessante anche come business diffuso».
A studiare e costruire percorsi di mobilità dolce riaprendo binari ferroviari in disuso, attraversando
distretti industriali abbandonati, sono anche piccole regioni come le Marche, dove Piacentini ha appena
creato l'"Università del camminare" (un pensatoio per gli escursionisti­peripatetici) in pieno cluster dell'
elettrodomestico falcidiato dalla crisi, Fabriano. O come la Sardegna che sta rilanciando il cammino
minerario di Santa Barbara, 400 chilometri dai monti al mare attraverso il Sulcis Iglesiente. Nasceranno
presto un portale e un Atlante dei percorsi storico­devozionali e già esiste una cartina dei Cammini
italiani (www.travelnostop.com), con cui farsi strada tra l' intreccio di 6mila itinerari che attraversano l'
Italia da Nord a Sud, fino alla Sicilia e alla Sardegna. A partire dalle principali, la via Francigena, la
Romea Germanica, il Cammino di Francesco tra Toscana e Umbria, per arrivare a percorsi selvaggi
come il Cammino dei Briganti in Lazio e Abruzzo o la Via della Transumanza, il Tratturo magno che
dalle vette aquilane scende alle pianure di Foggia. «Se istituzioni e associazioni sapranno fare sistema
attorno a una strategia di turismo lento e sostenibile si può dar vita a una economia di grande spessore
in una logica di Bil, di benessere interno lordo, del Paese», conclude Piacentini.
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ILARIA VESENTINI
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La Repubblica (ed.
Bologna)
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LETTERE DA LONDRA
Sulla Brexit mi ero sbagliato eppure voglio essere
ottimista
ENRICO FRANCESCHINI "SPERO di non
sbagliarmi". Le ultime parole (famose ­ si fa
per dire) della mia lettera da Londra di lunedì
scorso. E invece mi sono sbagliato.
Non potevo credere che la Gran Bretagna
avrebbe deciso di uscire dall' Unione Europea,
votando contro il parere di tutti i leader
mondiali, i leader di tutti i partiti britannici
(meno uno ­ l' Ukip di Nigel Farage), i premi
Nobel per la scienza, gli economisti, il Fondo
Monetario, il papa, l' arcivescovo di
Canterbury, le banche della City, la
Confindustria e i sindacati del proprio paese, il
Financial Times, l' Economist e l' elenco
potrebbe continuare.
Siamo stati smentiti: 52 a 48 per cento, 1
milione e 250 mila voti di differenza, a favore
di Brexit. Parlando per me, vivere dentro la
bolla felice, globalizzata e multi etnica di
Londra (una delle tre regioni del Regno Unito,
insieme a Scozia e Irlanda del Nord, che
hanno votato per "Remain", cioè per rimanere
in Europa) non mi ha fatto capire abbastanza i
sentimenti nel resto dell' Inghilterra, nelle città
di provincia colpite dalla de­
industrializzazione, nelle campagne più ostili
al cambiamento. Adesso, chiedono in tanti,
anche da Bologna, preoccupati per i propri figli che studiano o sognano di studiare e lavorare a Londra,
cosa accadrà?
Nessuno lo sa con certezza. Da inguaribile ottimista, penso che la storia non possa andare all' indietro e
che Brexit sia solo una deviazione dal percorso. Spero ­ di nuovo ­ di non sbagliarmi.
ENRICO FRANCESCHINI
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