piano faunistico venatorio della provincia di siena 2012-2015

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piano faunistico venatorio della provincia di siena 2012-2015
PIANO FAUNISTICO VENATORIO
DELLA PROVINCIA DI SIENA
2012-2015
RAPPORTO AMBIENTALE
A cura del Settore Risorse Faunistiche e Aree Protette
della Provincia di Siena
Allegato “B” Deliberazione _____ n° _________ del _____________
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RAPPORTO AMBIENTALE Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Siena 2012‐2015 INDICE
Indice.........................................................................................................................3
Premessa .................................................................................................................... 4
2. RAPPORTO DEL PIANO FAUNISTICO-VENATORIO CON ALTRI PERTINENTI PIANI O
PROGRAMMI.............................................................................................................. 19
2.1 PIANIFICAZIONE DI LIVELLO REGIONALE ............................................................. 19
2.2 PIANIFICAZIONE DI LIVELLO PROVINCIALE .......................................................... 21
3. ASPETTI PERTINENTI DELLO STATO ATTUALE DELL’AMBIENTE E SUA EVOLUZIONE
PROBABILE SENZA L’ATTUAZIONE DEL PIANO................................................................ 23
4. CARATTERISTICHE AMBIENTALI, CULTURALI E PAESAGGISTICHE DELLE AREE CHE
POTREBBERO ESSERE SIGNIFICATIVAMENTE INTERESSATE............................................. 24
5. PROBLEMATICHE CONNESSE ALLE ZONE DI PARTICOLARE RILEVANZA AMBIENTALE,
CULTURALE E PAESAGGISTICA .................................................................................... 28
6. OBIETTIVI DI PROTEZIONE AMBIENTALE DI RIFERIMENTO PER LA VAS ......................... 29
7. EFFETTI DEL PIANO SULL’AMBIENTE ......................................................................... 31
7.1 EFFETTI SU FLORA E FAUNA E SULLA BIODIVERSITÀ IN GENERALE.......................... 31
7.1.1 Analisi bibliografica degli effetti dell’attività venatoria sulla biodiversità ............... 32
7.1.2. Analisi delle criticità sulle specie e sugli habitat di interesse conservazionistico
esterne ai SIR e alle Riserve Naturali ...................................................................... 33
7.1.2. Analisi delle crticità dell’attività venatoria sulle Aree di Rilevanza Faunistica ........ 39
7.1.3 Analisi degli effetti delle singole attività previste dal PFVP.................................. 41
7.2 EFFETTI SULLA SALUTE UMANA........................................................................... 47
7.3 EFFETTI SUL CONTESTO SOCIO-ECONOMICO........................................................ 48
7.3.1 Incidenti stradali con fauna selvatica .............................................................. 49
7.3.2 Danni da fauna selvatica alle colture .............................................................. 50
7.3.3 Rafforzamento dell’indotto economico delle aziende agrituristico-venatoria .......... 50
7.3.4 Interferenza con le attività ricreative all’aperto ................................................ 50
7.3.5 Recupero fauna selvatica in difficoltà .............................................................. 50
7.3.6 Sensibilizzazione del mondo agricolo alle tematiche di tutela della fauna ............. 51
8. MISURE PREVISTE PER IMPEDIRE, RIDURRE E COMPENSARE NEL MODO PIÙ COMPLETO
POSSIBILE GLI EVENTUALI IMPATTI NEGATIVI SIGNIFICATIVI SULL’AMBIENTE
DELL’ATTUAZIONE DEL PIANO ..................................................................................... 52
9. VALUTAZIONE E SCELTA DELLE ALTERNATIVE............................................................ 57
10. IL MONITORAGGIO ............................................................................................... 58
BIBLIOGRAFIA ........................................................................................................... 60
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RAPPORTO AMBIENTALE Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Siena 2012‐2015 PREMESSA
Ai sensi della Legge 157/92, art. 10 c. 7 “Ai fini della pianificazione generale del territorio agrosilvo-pastorale le province predispongono, articolandoli per comprensori omogenei, piani
faunistico-venatori (…)”. Il Piano Faunistico Venatorio Provinciale, oltre a realizzare la
destinazione differenziata del territorio agro-silvo-pastorale di competenza, individua gli
obiettivi, le strategie di intervento e le risorse necessarie (L.R. 3/94 e s.m.i., art. 8 c.4).
In termini ambientali la provincia di Siena si caratterizza per un territorio ad elevato grado di
naturalità complessiva e per la ricchezza in termini di biodiversità. Sono infatti presenti 17 Siti
di Importanza Comunitaria (SIC) di cui 6 classificati anche come Zone di Protezione Speciale
(ZPS), aree facenti parte della rete ecologica europea (Rete Natura 2000) il cui fine è quello di
garantire il mantenimento a lungo termine degli habitat naturali e seminaturali e delle specie di
fauna e di flora rari o minacciati a livello comunitario. Tali aree coprono nel complesso circa
59.000 ettari di cui 43.000 ricadenti in SIC e 16.100 in ZPS. Ai fini della conservazione della
biodiversità, inoltre, la Regione Toscana, ai sensi della L.R. 56/2000, ha istituito nel territorio
provinciale 2 Siti di Interesse regionale (Sir) i quali, insieme ai SIC e alle ZPS, sono riconosciuti
dalla stessa L.R. 56/2000 come SIR (Siti di Importanza Regionale), parte integrante della rete
ecologica regionale.
Il Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Siena rientra, pertanto, tra gli atti di
pianificazione che, ai sensi dell’articolo 5, comma 2, punto b) della L.R. 10/2010, sono
obbligatoriamente soggetti a Valutazione Ambientale Strategica in quanto “..in considerazione
dei possibili impatti sulle finalità di conservazione dei siti designati come zone di protezione
speciale per la conservazione degli uccelli selvatici (ZPS) e di quelli classificati come siti di
importanza comunitaria per la protezione degli habitat naturali, della flora e della fauna
selvatica (SIC),..” la loro approvazione è subordinata alla Valutazione di incidenza di cui al
D.P.R. 357/97, articolo 5 e alla L.R. 56/2000, articolo 15. Il processo di Valutazione
Ambientale Strategica (VAS), tramite il Rapporto Ambientale e lo Studio di Incidenza ad esso
allegato, è finalizzato alla valutazione degli impatti di piani e programmi sull’ambiente nel suo
complesso, prendendo in considerazione le conseguenze sul piano ambientale delle azioni
proposte, in modo che queste siano affrontate, al pari delle considerazioni di ordine economico
e sociale, in tutto il processo di formazione del piano.
Il Rapporto Ambientale, redatto ai sensi dell’articolo 24 della L.R. 10/2010 nell’ambito del
procedimento di Valutazione Ambientale Strategica, che è avviato contestualmente al processo
di formazione del Piano Faunistico Venatorio Provinciale, ne costituisce parte integrante e
accompagna tutto il processo, dalla sua elaborazione fino all’approvazione. Nel Rapporto
Ambientale devono essere individuati, descritti e valutati gli impatti significativi che
l’attuazione del Piano potrebbe avere sull’ambiente, sul patrimonio culturale e paesaggistico e
sulla salute. Inoltre, devono essere individuate, descritte e valutate le ragionevoli alternative,
alla luce degli obiettivi e dell’ambito territoriale del Piano, tenendo conto di quanto emerso
dalla fase di consultazione con l’autorità competente e con i soggetti competenti in materia
ambientale circa la portata e il livello di dettaglio delle informazioni da inserire nel Rapporto
Ambientale stesso (Fase preliminare), evidenziando come sono stati presi in considerazione i
contributi pervenuti. Infine, il Rapporto Ambientale, deve individuare i criteri di compatibilità
ambientale, le misure previste per impedire, ridurre e compensare gli eventuali impatti
negativi, gli indicatori ambientali di riferimento e le modalità previste per il monitoraggio.
Ai sensi dell’articolo 24 della L.R. 10/2010, il Rapporto Ambientale deve contenere le seguenti
informazioni (Allegato 2, L.R. 10/2010):
a) illustrazione dei contenuti, degli obiettivi principali del Piano e del rapporto con altri
pertinenti Piani o programmi;
b) aspetti pertinenti dello stato attuale dell’ambiente e sua evoluzione probabile senza
l’attuazione del Piano;
c) caratteristiche ambientali, culturali e paesaggistiche delle aree che potrebbero essere
significativamente interessate;
d) qualsiasi problema ambientale esistente, pertinente al Piano, ivi compresi in particolare
quelli relativi alle aree di particolare rilevanza ambientale, culturale e paesaggistica, quali le
zone designate come zone di protezione speciale per la protezione degli uccelli selvatici (ZPS)
e quelli classificati come siti di importanza comunitaria per la protezione degli habitat naturali e
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RAPPORTO AMBIENTALE Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Siena 2012‐2015 della flora e della fauna selvatica, nonché i territori con produzioni agricole di particolare
qualità e tipicità, di cui all’articolo 21 del decreto legislativo 18 maggio 2001, n. 228;
e) obiettivi di protezione ambientale stabiliti a livello internazionale, comunitario o degli Stati
membri, pertinenti al Piano, e il modo in cui, durante la sua preparazione, si è tenuto conto di
detti obiettivi e di ogni considerazione ambientale;
f) possibili impatti significativi sull’ambiente, compresi aspetti quali la biodiversità, la
popolazione, la salute umana, la flora e la fauna, il suolo, l’acqua, l’aria i fattori climatici, i beni
materiali, il patrimonio culturale, anche architettonico e archeologico, il paesaggio e
l’interrelazione tra i suddetti fattori; devono essere considerati tutti gli impatti significativi,
compresi quelli secondari, cumulativi, sinergici a breve, medio e lungo termine, permanenti e
temporanei, positivi e negativi;
g) misure previste per impedire, ridurre e compensare nel modo più completo possibile gli
eventuali impatti negativi significativi sull’ambiente dell’attuazione del Piano;
h) sintesi delle ragioni della scelta delle alternative individuate e una descrizione di come è
stata effettuata la valutazione, nonché le eventuali difficoltà incontrate (ad esempio carenze
tecniche o difficoltà derivanti dalla novità dei problemi e delle tecniche per risolverli) nella
raccolta delle informazioni richieste;
i) descrizione delle misure previste in merito al monitoraggio e controllo degli impatti
ambientali significativi derivanti dall’attuazione del piano proposto definendo, in particolare, le
modalità di raccolta dei dati e di elaborazione degli indicatori necessari alla valutazione degli
impatti, la periodicità della produzione di un rapporto illustrante i risultati della valutazione
degli impatti e le misure correttive da adottare;sintesi non tecnica delle informazioni di cui alle
lettere precedenti.
Sempre secondo la L.R. 10/2010 (art. 73ter), ai fini del coordinamento fra VAS e Valutazione
di incidenza, quest’ultima deve essere effettuata nell’ambito del procedimento di VAS, secondo
le modalità previste dall’articolo 15 della L.R. 56/2000, e la VAS deve dare atto degli esiti della
valutazione di incidenza effettuata; il Rapporto Ambientale deve essere dunque accompagnato
da un apposito Studio di Incidenza, contenente gli ulteriori e specifici elementi di conoscenza e
di analisi previsti dall’allegato G del D.P.R. 357/1997:
a) Caratteristiche dei piani e progetti
Le caratteristiche dei piani e progetti debbono essere descritte con riferimento, in
particolare:
- alle tipologie delle azioni e/o opere;
- alle dimensioni e/o ambito di riferimento;
- alla complementarietà con altri piani e/o progetti;
- all'uso delle risorse naturali;
- alla produzione di rifiuti;
- all'inquinamento e disturbi ambientali;
- al rischio di incidenti, per quanto riguarda le sostanze e le tecnologie utilizzate.
b) Area vasta di influenza dei piani e progetti - interferenze con il sistema ambientale
Le interferenze di piani e progetti debbono essere descritte con riferimento al
sistema ambientale considerando:
- componenti abiotiche;
- componenti biotiche;
- connessioni ecologiche
Considerati l’ambito di influenza del PFVP e i contenuti del Rapporto Ambientale e dello Studio
di Incidenza, in parte coincidenti, e considerato anche che i SIR (SIC, ZPS e Sir) comprendono
le aree naturalisticamente più rilevanti della provincia, il Rapporto Ambientale è stato
impostato dando particolare risalto all’incidenza del PFVP sulla componente “biodiversità” che
viene analizzata e discussa prevalentemente all’interno dello Studio di Incidenza. La
descrizione del PFVP costituisce il primo capitolo di entrambi gli elaborati, al fine della loro
completezza e autonomia e per rendere più semplice la comprensione durante la lettura dei
due elaborati. Per quanto riguarda il rapporto del PFVP con altri piani e programmi invece,
l’argomento è stato descritto in modo esaustivo nel Rapporto Ambientale per cui non viene
ripetuto nello Studio di Incidenza. In entrambi gli elaborati la valutazione degli effetti della
gestione faunistico-venatoria sulla biodiversità ha seguito la stessa metodologia e gli stessi
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RAPPORTO AMBIENTALE Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Siena 2012‐2015 criteri, basandosi sulla letteratura nazionale e internazionale in merito e sui dati disponibili in
ciascun contesto. Nel Rapporto Ambientale vengono analizzati gli effetti sulla fauna e sulla flora
del PFVP in riferimento alle specie e agli habitat per i quali esistono dati di distribuzione e di
stato conservazionsitico, in quanto componenti fondamentali della biodiversità regionale e
provinciale, la cui tutela contribuisce alla conservazione della biodiversità della Provincia di
Siena nel suo complesso. Nello Studio di Incidenza, invece, vengono analizzati gli effetti sulle
specie di interesse conservazionistico (così come definite nella premessa dell’elaborato)
presenti all’interno dei singoli siti.
Il processo di formazione del Piano Faunistico Venatorio Provinciale ha avuto inizio con
Deliberazione della Giunta Provinciale n. 75 del 27 Marzo 2012 “Piano Faunistico Venatorio
Provinciale 2012-2015. Valutazione Ambientale Strategica (V.A.S.) ai sensi della L.R. 10/2010
e s.m.i.: Avvio del procedimento e approvazione documento preliminare”.
I contributi pervenuti in merito al Documento Preliminare alla VAS sono stati sintetizzati nella
seguente tabella.
CONTRIBUTO
Autorità Competente Conf.
Servizi interna
(Verbale
21.05.2012)
ISPRA
(nota prot. 0022286 del
08.06.2012)
SINTESI DEL CONTRIBUTO
1. necessità di coinvolgimento, del Settore Strade della
provincia di Siena per gli aspetti connessi alla
sicurezza stradale, ossia al rischio di incidenti a
causa della fauna selvatica;
2. necessità di analizzare attentamente il problema
della presenza di volatili ed in particolare di gabbiani,
nelle discariche provinciali;
3. valutare la necessità di pianificare azioni di contrasto
connesse all’incremento notevole, nel territorio
provinciale, della presenza di ungulati tra i quali il
cinghiale ed il capriolo con importanti conseguenze
negative per le colture e per i boschi nonché delle
nutrie che causano problemi di sicurezza alle opere
idrauliche.
Integrare il Volume I del Piano (“Analisi”) con ulteriori
elementi conoscitivi sui seguenti aspetti:
- violazioni amministrative
- pressione venatoria
- Centri di Recupero Fauna Selvatica e allevamenti
autorizzati
- danni alle colture
- incidenti stradali
- miglioramenti ambientali: tipologia e risultati
- fauna ornitica migratrice e fauna di elevato valore
conservazionistico
Integrare il Volume II del Piano (“Proposte”) con
ulteriori elementi di valutazione:
- monitoraggio degli uccelli acquatici svernanti
I relativi contenuti del Piano sono stati
integrati sulla base dei dati disponibili.
Parallelamente tali elementi sono stati
inseriti nel rapporto Ambientale come
ulteriori elementi di valutazione.
I relativi contenuti del Piano sono stati
integrati sulla base dei dati disponibili.
Parallelamente tali elementi sono stati
inseriti nel rapporto Ambientale come
ulteriori elementi di valutazione.
Come è possibile osservare, i contributi pervenuti non contengono osservazioni riguardo ai
contenuti del Rapporto Ambientale ma contributi generali relativi a specifiche azioni di piano.
Di tali contributi è stato tenuto conto integrando il Piano con gli ulteriori elementi conoscitivi
suggeriti e gli ulteriori elementi di valutazione. Ai fini dello svolgimento della Valutazione
Ambientale Strategica del Piano Faunistico Provinciale (PFVP):
1) La Giunta Provinciale è l’Autorità procedente e cioè l’organo che elabora e propone il PFVP
2012-2015.
2) La Conferenza dei Servizi composta dai Dirigenti individuati con deliberazione n. 188 del
21/10/2008 è l’Autorità competente e cioè l’organismo pubblico, individuato ai sensi
dell’articolo 12 della L.R. 10/2010, cui compete l’espressione del Parere motivato e che
collabora con l’autorità procedente nell’espletamento delle fasi relative alla VAS.
3) Il Consiglio Provinciale è l’organo competente all’approvazione del PFVP 2012 -2015.
Si fa presente che il Piano Faunistico Venatorio, non essendo un piano di settore dal quale
possono derivare varianti all’assetto territoriale costituito dagli strumenti di pianificazione
territoriale vigenti, non è soggetto alle disposizioni di cui agli articoli 15 “Avvio del
procedimento”, 16 Responsabile del procedimento” e 17 “Adozione e approvazione degli
strumenti di pianificazione del territorio” della L.R. 1/2005, relative all’iter di adozione e
approvazione dei Piani territoriali.
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RAPPORTO AMBIENTALE Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Siena 2012‐2015 CAP. 1 - CARATTERISTICHE DEL PFV
1.1. CONTENUTI DEL PFVP
Ai sensi della L.R. 3/94 (legge di recepimento della L. 157/92 “Norme per la protezione della
fauna omeoterma e per il prelievo venatorio”), tutto il territorio agro–silvo–pastorale regionale
è soggetto alla pianificazione faunistico venatoria la cui attuazione è compito delle Province,
che lo esplicano attraverso la destinazione differenziata del territorio di loro competenza. A tal
fine le Province articolano il proprio territorio in Comprensori omogenei al cui interno
individuano le strutture e gli istituti faunistico venatori previsti dalla legge e necessari alla
massima valorizzazione del territorio stesso. I Comprensori, gli istituti e le strutture di cui
sopra vengono individuati nel Piano Faunistico Venatorio Provinciale (PFVP) sulla base delle
seguenti indicazioni discendenti dalla normativa nazionale:
‐
una quota compresa tra il 20% ed il 30% del territorio agro-silvo-pastorale deve essere
utilizzata per la protezione della fauna. Sono compresi in queste percentuali i territori ove,
anche per effetto di altre norme, sia vietata l’attività venatoria:
1. le aree protette di cui alla L. 394/91 e alla L.R. 49/95 e i territori demaniali soggetti
a divieto di caccia;
2. i territori di cui all’art. 6 bis, co. 4, lett. a), b) e c) della LR 3/1994: Zone di
Protezione (ZP), Oasi di Protezione, Zone di Ripopolamento e Cattura (ZRC), centri
pubblici di riproduzione di fauna selvatica allo stato naturale (CPuRFS);
3. le Zone di Rispetto Venatorio (ZRV) superiori a 150 ha;
4. i fondi chiusi;
5. le aree sottratte alla caccia programmata (art. 25, L.R. 3/94);
‐
una quota massima del 15% è riservata alla gestione privata:
1. Aziende Faunistico Venatorie (AFV);
2. Aziende Agrituristico Venatorie (AAV);
3. Centri privati di riproduzione della fauna selvatica allo stato naturale (CPRFS);
‐
una quota massima del 2% può essere utilizzata per l’istituzione delle Aree per
l’addestramento, l’allenamento e le gare per cani (AAC);
‐
la quota di territorio agro-silvo-pastorale rimanente è destinata all’attività venatoria
programmata; costituisce il Territorio a Gestione Programmata della Caccia (TGPC) ed è
gestita dagli Ambiti Territoriali di Caccia (ATC).
NOTE: Non rientrano nell’ambito di applicazione del PFVP le aree protette (istituite ai sensi
della L.R. 49/95), i demani regionali a divieto di caccia, i Fondi Chiusi (autorizzati dai Comuni,
previa comunicazione alla Provincia) e le aree sottratte alla caccia programmata (art. 25, L.R.
3/94).
Il Piano Faunistico Venatorio Provinciale, oltre a realizzare la destinazione differenziata del
territorio agro-silvo–pastorale di competenza, deve individuare gli obiettivi, le strategie di
intervento e le risorse necessarie alla gestione faunistico venatoria. La sua durata è pari a
quella del PRAF (Piano Regionale Agricolo Forestale).
Il PFVP 2012-2015 è redatto nel rispetto della L. 157/1992 e della legge di recepimento
regionale L.R. 3/1994 e in coerenza con gli indirizzi regionali contenuti nella sezione C –
“Gestione faunistico venatoria” del Piano Regionale Agricolo Forestale (PRAF) 2012-2015,
approvato con Delib. C.R. 24 gennaio 2012, n. 3.
1.2. GLI OBIETTIVI FAUNISTICI E VENATORI PER IL PERIODO 2012-2015
Con il PFVP 2012-2015 si delineano le strategie e gli strumenti di intervento per il
raggiungimento dei seguenti obiettivi faunistici e venatori individuati come prioritari per il
periodo di programmazione 2012-2015.
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RAPPORTO AMBIENTALE Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Siena 2012‐2015 1) Destinazione differenziata del territorio agricolo forestale provinciale, per garantire
la coesistenza di tutte le tipologie di istituti previsti dalla legge (art. 6 bis della LR 3/1994)
nel rispetto della normativa e dei criteri orientativi dettati dalla Regione, e funzionali al
raggiungimento degli obiettivi generali e faunistici venatori provinciali. L’individuazione
degli istituti e strutture deve avvenire in una più attenta verifica delle finalità istitutive e
degli obiettivi previsti con il presente Piano, per una loro riqualificazione.
2) Gestione della fauna selvatica, anche al fine di garantirne la coesistenza con le
attività antropiche presenti sul territorio.
Nell’ambito della gestione faunistico vanatoria il PFVP individua come prioritari i seguenti
obiettivi faunistici e venatori:
‐ individuazione dei criteri gestionali per la piccola fauna stanziale, con particolare
attenzione alla valorizzazione del fagiano, per la fauna migratrice e per le specie di
interesse conservazionistico;
‐ definizione dei criteri gestionali per gli ungulati per il raggiungimento di densità
sostenibili, anche attraverso una gestione non conservativa delle specie per tutelare le
produzioni agricole e per ridurre lo stato di rischio e preoccupazione per la pubblica
incolumità (incidenti stradali, frequentazione di aree periurbane e residenziali);
‐ determinazione dei criteri gestionali anche per i selvatici diversi dagli ungulati, per la
valorizzazione e tutela delle specie di interesse conservazionistico e per la difesa delle
colture e in generale delle attività antropiche attraverso piani di limitazione dei danni
delle specie predatrici e concorrenti (art. 37 della LR 3/1994) e delle specie
"problematiche" allo scopo di aumentare il valore delle risorse faunistiche riducendo al
tempo stesso gli aspetti negativi;
3) Definizione/individuazione di criteri e modalità per il monitoraggio della fauna
(ungulati, piccola fauna stanziale, predatori).
Nel Piano Faunistico Venatorio Provinciale si individuano i criteri e le modalità per il
monitoraggio qualitativo e quantitativo della fauna selvatica, soprattutto in riferimento agli
ungulati e alla piccola fauna stanziale da applicarsi in maniera uniforme sul territorio
provinciale tenuto conto delle finalità e caratteristiche dei singoli Istituti.
4) Definizione/individuazione di criteri e modalità per la prevenzione e per il
risarcimento danni in favore degli imprenditori agricoli per i danni arrecati dalla
fauna selvatica alle produzioni agricole e alle opere approntate sui fondi.
In coerenza con il PRAF il Piano Faunistico Venatorio Provinciale definisce i criteri e le
modalità per l’erogazione dei contributi per le opere di prevenzione, delle procedure di
accertamento e risarcimento dei danni alle colture agricole.
1.3. LE AZIONI DEL PIANO FAUNISTICO VENATORIO DELLA PROVINCIA DI SIENA
Nel Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Siena 2012-2015 la gestione faunistico
venatoria si articola nelle seguenti sezioni:
1. “Destinazione differenziata del territorio agricolo forestale”.
2. “Fauna selvatica: conservazione e incremento della fauna selvatica, anche al fine di
garantire la coesistenza con le attività antropiche presenti sul territorio e criteri uniformi
per la gestione degli ungulati”.
3. “Criteri e modalità per il monitoraggio della fauna”.
4. “Criteri per la realizzazione dei miglioramenti ambientali negli istituti faunistici pubblici”.
5. “Criteri e modalità per la prevenzione e per il risarcimento danni in favore degli
imprenditori agricoli per i danni arrecati dalla fauna selvatica alle produzioni agricole e alle
opere approntate sui fondi”.
6. “La vigilanza venatoria”.
7. “Quadro finanziario di riferimento”.
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RAPPORTO AMBIENTALE Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Siena 2012‐2015 Per ciascuna sezione vengono definiti i criteri, gli obiettivi gestionali e le priorità d’azione per il
cui dettaglio si rimanda ai capitoli 2, 3, 4, 5, 6, 7 e 8 del Volume II “Pianificazione Faunistica e
Venatoria”. Ai fini del presente Rapporto Ambientale e della valutazione dei potenziali effetti
che il PFVP potrebbe produrre sull’ambiente, i contenuti del Piano sono stati raggruppati in due
settori:
1) la destinazione differenziata del territorio;
2) le azioni derivanti dalla gestione faunistico venatoria;
1.3.1. DESTINAZIONE DIFFERENZIATA DEL TERRITORIO
Nel PFVP 2012-2015 gli istituti e le strutture di competenza vengono revisionati in base alle
loro finalità istitutive e alla loro funzionalità rispetto agli obiettivi faunistici venatori provinciali.
Nel rispetto delle percentuali fissate per gli istituti e le strutture faunistico venatorie dalle
norme vigenti e descritte al par. 2.1, la destinazione differenziata del territorio agro-silvopastorale (SAF) provinciale, pari a 360.277 ettari, proposta con il PFVP è la seguente:
‐
Aree per la protezione della fauna: comprese tra il 20% e il 30% della SAF provinciale;
‐
Istituti privati (AFV, AAV, CPRFS): non superiore al 12,5% della SAF provinciale;
‐
Aree Addestramento Cani: non superiore al 2% della SAF provinciale.
Nella Tabella 1.1 sono riportati gli ettari e le percentuali di territorio agro-silvo-pastorale
proposti per il periodo di programmazione 2012-2015 per le diverse tipologie di Istituti pubblici
(ZRC, ZRV, ZP) e privati (AFV, AAV, CPRFS) e per le AAC, fermo restando l’attuale assetto
delle Riserve Naturali Statali, delle Riserve Naturali Regionali, delle aree sottratte all’esercizio
venatorio per effetto della proprietà demaniali, di fondi chiusi e delle aree istituite ai sensi
dell’art. 25, LR 3/1994, al di fuori della competenza del Settore Risorse Faunistiche e Aree
Protette della Provincia di Siena.
TERRITORIO PER LA PROTEZIONE DELLA FAUNA
Riserve naturali statali*
Riserve regionali*
Demanio a divieto di caccia*
Art. 25 e fondi chiusi*
Istituti Faunistici Pubblici (ZRC e ZRV)
Zone di protezione
TOTALE
% su SAF provinciale
TERRITORIO A GESTIONE PRIVATA
AFV, AAV, CPRFS
AAC
TERRITORIO A GESTIONE PROGRAMMATA DELLA
CACCIA
TOTALE
SUPERFICIE (ha) stato
attuale
1.636
8.880
2.541
7.823
62.500
5.426
88.806
24,6%
SUPERFICIE (ha)
Proposta PFVP 2012-2015
1.636
8.880
2.541
7.823
SUPERFICIE massima(ha)
% su SAF provinciale
45.000
7.200
<12,5%
<2%
SUPERFICIE (ha)
% su SAF provinciale
219.271**
60,9%
51.000-87.000
20%-30%
Tab. 1.1 PFVP 2012-2015: destinazione differenziata del territorio.
NOTE: i territori contrassegnati da * non rientrano nell’ambito di applicazione del PFVP. La superficie contrassegnata
con ** corrisponde alla parte del territorio agro-silvo-pastorale che residua dalla presenza sullo stesso degli istituti e
delle strutture sopra elencati, che non è soggetta ad altra destinazione, ed è destinata alla caccia programmata.
Per l’illustrazione dettagliata dei criteri per l’istituzione e la gestione degli Istituti pubblici a
tutela della fauna (ZP, ZRC e ZRV), per l’autorizzazione e la gestione degli Istituti privati (AFV,
AAV e CPRFS), per i fondi chiusi e per la gestione del territorio a caccia programmata si
rimanda al Capitolo 2 del Volume II “Pianificazione Faunistica e Venatoria” del PFVP.
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RAPPORTO AMBIENTALE Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Siena 2012‐2015 1.3.2. LE AZIONI DERIVANTI DALLA GESTIONE FAUNISTICO VENATORIA
La gestione faunistico venatoria prevista nel Piano Faunistico Venatorio 2012-2015 si esplicita,
grosso modo, nelle seguenti attività che verranno poi descritte sinteticamente al fine della loro
successiva analisi in relazione ai possibili effetti sui siti:
1) Caccia;
2) Interventi di controllo delle specie problematiche;
3) Ripopolamento e immissione di fauna selvatica;
4) Addestramento e allenamento cani da caccia;
5) Gare dei cani;
6) Miglioramenti ambientali a fini faunistici;
7) Monitoraggio;
8) Prevenzione danni fauna selvatica;
9) Vigilanza venatoria.
1.3.2.1. CACCIA
Ai sensi dell’articolo 12 della L. 157/92, commi 1, 2 e 3, costituisce esercizio venatorio ogni
atto diretto all'abbattimento o alla cattura di fauna selvatica mediante l'impiego dei mezzi di
cui all'articolo 13 della medesima legge; è considerato altresì esercizio venatorio il vagare o il
soffermarsi con i mezzi destinati a tale scopo o in attitudine di ricerca della fauna selvatica o di
attesa della medesima per abbatterla. L'attività venatoria si svolge per una concessione che lo
Stato rilascia ai cittadini che la richiedano e che posseggano i requisiti previsti dalla legge.
La stagione venatoria ha inizio la terza domenica di settembre e termina il 31 gennaio di ogni
anno. Per l’intera stagione venatoria la caccia è consentita tre giorni per ogni settimana, che il
titolare della licenza può scegliere fra il lunedì, mercoledì, giovedì, sabato e domenica.
L’esercizio venatorio è consentito da un’ora prima del sorgere del sole fino al tramonto. Per
ciascuna specie cacciabile il calendario venatorio, nel rispetto della L. 157/1992, definisce i
periodi in cui la caccia è consentita.
Fa eccezione il prelievo di selezione degli ungulati che sulla base di adeguati piani di
abbattimento selettivi, distinti per sesso e classi di età, e sentito il parere dell' ISPRA può
essere regolamentato anche al di fuori dei periodi e degli orari stabiliti dalla legge 157/92
(Legge 2 dicembre 2005, n. 248). La caccia in selezione agli ungulati termina un’ora dopo il
tramonto e, al di fuori della stagione venatoria, è consentita per cinque giorni la settimana.
L’attività venatoria può essere svolta in forma singola e in forma collettiva, con o senza l’uso
del cane e nelle seguenti forme:
1) caccia agli ungulati;
2) da appostamento fisso o temporaneo;
3) vagante.
Caccia agli ungulati
In Provincia di Siena la caccia agli ungulati viene esercitata sul Cinghiale, Capriolo, Daino,
Cervo e Muflone.
Caccia a cervidi (capriolo, cervo, daino) e bovidi (muflone)
La caccia al capriolo, cervo, daino e muflone è effettuata esclusivamente nella forma della
caccia di selezione.
La caccia di selezione è l’attività venatoria basata sul rispetto di piani di abbattimento annuali,
quantitativi e qualitativi per classi di età e di sesso, attuata esclusivamente in forma
individuale, con i sistemi della cerca e dell'aspetto, senza l'uso del cane, fatta eccezione per il
cane da traccia per il recupero dei capi feriti, e con l'esclusione di qualsiasi forma di battuta,
mediante l’impiego delle armi consentite dalla normativa regionale. Durante l’esercizio della
caccia di selezione il selecontrollore non può fare uso, ai fini dell’abbattimento, di sorgenti
luminose.
Pagina 10
RAPPORTO AMBIENTALE Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Siena 2012‐2015 La caccia di selezione è finalizzata al mantenimento delle popolazioni a determinate Densità
Agricolo Forestale sostenibile (DAF) ovvero densità massima tollerabile in relazione alle
esigenze di tutela delle colture agricole e forestali.
La gestione faunistica e venatoria dei Cervidi e dei Bovidi è attuata dagli ATC in unità
territoriali denominate Distretti di gestione, che secondo il PFVP 2012-2015, possono
comprendere, oltre al TGPC, anche le Zone di Rispetto Venatorio (ZRV) e il territorio delle AAV
(non utilizzato per l’attività agri-turistico-venatoria e previa intesa con il titolare e l’ATC). La
caccia di selezione è effettuata anche nelle AFV.
In merito ai tempi della caccia di selezione, la Provincia determina, nel calendario venatorio
provinciale, il periodo di prelievo dei piani di abbattimento degli ungulati previo parere
dell’ISPRA e nel rispetto della normativa vigente che prevede la regolamentazione del prelievo
in selezione anche al di fuori della stagione venatoria e cioè dei periodi e degli orari di cui alla
legge 11 febbraio 1992, n. 157.
Caccia al cinghiale
Gli obiettivi e le strategie operative relativi alla gestione del Cinghiale sono individuati in
funzione della “vocazionalità” ambientale del territorio suddiviso in Area non vocata al cinghiale
(in cui la presenza del cinghiale non è sostenibile) e Area vocata (in cui la presenza del
cinghiale è sostenibile a determinate densità). Il PFVP 2012-2015, prevede una revisione delle
due aree, nel rispetto di quanto indicato dal PRAF (par. 2.3, Sez. C): le Aree vocate dovranno
corrispondere sostanzialmente alle superfici boscate e, complessivamente, non potranno
superare 172.374 ettari.
Nell’Area non vocata al cinghiale la densità prevista (da raggiungere) per la specie deve
tendere a 0 mentre nell’Area vocata la Provincia di Siena ha individuato una densità sostenibile
(da raggiungere) a fine stagione venatoria di 1-3 capi/100 Ha.
Nell’area vocata, gli obiettivi gestionali per il cinghiale sono raggiunti prioritariamente
attraverso l’attività venatoria che è esercitata, all’interno del TGPC, in unità territoriali di
gestione definite Distretti, gestite dagli ATC attraverso le squadre di caccia al cinghiale, nella
forma della braccata. Il territorio delle AAV, previa intesa tra il titolare e l’ATC, può essere
ricompreso nel Distretto di gestione. Nelle AFV ricadenti in area vocata la caccia al cinghiale
può essere esercitata sia in forma singola che in braccata.
TGPC
(Distretti di
gestione)
AFV
AAV
ZRV
CACCIA NON
SELETTIVA AL
CINGHIALE
BRACCATA
(periodo
consentito: 1
ottobre-31
gennaio)
prelievo selettivo
(cerca e/o
appostamento)
(periodo
consentito: anche
al di fuori della
stagione
venatoria)
BRACCATA (periodo
consentito: 1
ottobre-31 gennaio)
(rientra nel
Distretto, previa
intesa ATC e
titolare)
prelievo selettivo
(cerca e/o
appostamento)
(periodo consentito:
anche al di fuori
della stagione
venatoria (rientra
nel Distretto, previa
intesa ATC e
titolare)
-
CACCIA DI
SELEZIONE
AGLI
UNGULATI
(solo cervidi e
bovidi)
BRACCATA (periodo
consentito: 1
ottobre-31 gennaio)
FORMA SINGOLA
(periodo consentito:
1 ottobre-31
gennaio
prelievo selettivo
(cerca e/o
appostamento)
(periodo consentito:
anche al di fuori
della stagione
venatoria)
prelievo selettivo
(cerca e/o
appostamento)
(periodo
consentito: anche
al di fuori della
stagione
venatoria)
AREE A
DIVIETO DI
CACCIA (p.es.
ZP, FC, RN)*
-
-
Tab. 1.2 - Caccia agli ungulati in area vocata.
*NOTA: ai sensi del PFVP 2012-2015, in area vocata al cinghiale non sono autorizzate ZRC.
La braccata è un metodo di caccia collettiva che presuppone l’utilizzo di una muta di cani
condotta da uno o più bracchieri, che scova i cinghiali e li dirige verso i cacciatori che li
attendono alle poste. La braccata rappresenta un metodo di prelievo la cui efficacia e il cui
impatto dipendono in larga misura dalle modalità di effettuazione.
Pagina 11
RAPPORTO AMBIENTALE Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Siena 2012‐2015 Nel territorio non vocato, la densità obiettivo tendente a 0 può essere perseguita con l’attività
venatoria le cui modalità saranno stabilite in conformità a quanto prescritto nel calendario
venatorio regionale.
La legge n. 157/92, art. 18, comma I, stabilisce che la caccia al cinghiale non in selezione
possa essere effettuata per un arco temporale di tre mesi a partire dal 1 ottobre o dal 1
novembre; i periodi sono individuati nel calendario venatorio provinciale.
Con il PFVP 2012-2015, la Provincia di Siena intende attivare la caccia di selezione al cinghiale,
un metodo di prelievo individuale in cui un cacciatore, senza l’uso del cane, cerca e avvicina i
cinghiali (cerca) o li attenda in punti prestabiliti (aspetto). Il DPGR 33R/2011 prevede la
possibilità di attivare questo metodo di caccia solo nelle aree non vocate (TGPC, ZRV, AFV).
In merito ai tempi della caccia di selezione, come specificato sopra, la Provincia determina,
all’interno del calendario venatorio provinciale, il periodo di prelievo dei piani di abbattimento
previo parere dell’ISPRA e nel rispetto della normativa vigente che prevede la
regolamentazione del prelievo in selezione anche al di fuori della stagione venatoria e cioè dei
periodi e degli orari di cui alla legge 11 febbraio 1992, n. 157.
TGPC
AFV
CACCIA NON
SELETTIVA AL
CINGHIALE
Forma singola e/o
collettiva con cani
prevista dal
calendario
venatorio
regionale (nel
periodo
consentito: 1
ottobre-31
gennaio)
Forma singola e/o
collettiva con cani
prevista dal
calendario venatorio
regionale (nel
periodo consentito:
1 ottobre-31
gennaio)
CACCIA DI
SELEZIONE
AGLI
UNGULATI
(compreso il
cinghiale)
prelievo selettivo
con cerca e/o
appostamento
(periodo
consentito: anche
al di fuori della
stagione
venatoria)
prelievo selettivo
con cerca e/o
appostamento
(periodo consentito:
anche al di fuori
della stagione
venatoria)
AAV
ZRV
Forma singola e/o
collettiva con cani
prevista dal
calendario venatorio
regionale (nel
periodo consentito:
1 ottobre-31
gennaio) (rientra
nel Distretto, previa
intesa ATC e
titolare)
prelievo selettivo
prelievo selettivo
con cerca e/o
con cerca e/o
appostamento
appostamento
(periodo consentito:
(periodo
anche al di fuori
consentito: anche
della stagione
al di fuori della
venatoria, previa
stagione
intesa ATC e titolare
venatoria)
AREE A
DIVIETO DI
CACCIA (p.es.
ZP, FC, RN,
ZRC)
-
-
Tab. 1.3 - Caccia agli ungulati in area non vocata.
Caccia da appostamento
Viene definita da appostamento la caccia agli uccelli in cui il cacciatore non cerca la preda,
magari con l’aiuto del cane, ma si apposta e l’attende. L’appostamento può essere fisso o
temporaneo.
Ai sensi dell’art. 73 del DPGR 33R/2011, costituiscono appostamento fisso di caccia tutti quei
luoghi destinati alla caccia di attesa caratterizzati da un’apposita preparazione del sito e dai
necessari manufatti. Sono altresì considerati appostamenti fissi le botti in cemento o legno. Gli
appostamenti fissi si distinguono in:
1. appostamento fisso alla minuta selvaggina;
2. appostamento fisso per colombacci costituito da un capanno principale collocato a terra
o su alberi o traliccio artificiale con lunghezza massima di 15 metri;
3. appostamento fisso per palmipedi e trampolieri costituito da un capanno collocato in
acqua, in prossimità dell’acqua, sul margine di uno specchio d’acqua o terreno soggetto
ad allagamento;
4. appostamento fisso per palmipedi e trampolieri su lago artificiale realizzato mediante
idonee arginature e sistemazioni idraulico-agrarie che consentono l’allagamento
artificiale di un sito altrimenti asciutto. I laghi artificiali non sono consentiti nelle aree
Pagina 12
RAPPORTO AMBIENTALE Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Siena 2012‐2015 palustri naturali individuate dalla provincia e sono provvisti di tabelle lungo gli argini
perimetrali.
Ai sensi dell’art. 74 del DPGR 33R/2011, costituiscono appostamento temporaneo di caccia,
con o senza l’uso di richiami, tutti i momentanei e superficiali apprestamenti di luoghi destinati
all’attesa della selvaggina, effettuati utilizzando di norma capanni in tela o altro materiale
artificiale o vegetale, che non comportino alcuna modifica di sito e non presentino alcun
elemento di persistenza. Sono altresì considerati appostamenti temporanei le zattere e le altre
imbarcazioni, purché saldamente e stabilmente ancorate durante l’esercizio venatorio. Gli
appostamenti temporanei sono rimossi a cura dei fruitori al momento dell’abbandono.
La caccia da appostamento fisso e temporaneo viene praticata agli uccelli dalla terza domenica
di settembre al 31 gennaio sia all’interno delle Aziende Faunistico Venatorie sia nel TGPC.
L’analisi della caratterizzazione dell’attività venatoria eseguita con il PFVP 2012-2015 ha
evidenziato che sul territorio provinciale nel 2011 erano presenti 1.893 appostamenti fissi di
diversa tipologia, di cui 74 nelle AFV e i rimanenti 1.819 sul territorio a caccia programmata
(911 alla minuta selvaggina, 896 per il colombaccio, 12 a palmipedi e trampolieri).
Con riferimento all’art. 81 co. 2 del DPGR 33R/2011 che stabilisce che le Province non possono
autorizzare appostamenti fissi in numero superiore a quello rilasciato nell’annata venatoria
1989/1990, la Provincia di Siena ha la possibilità di autorizzare in totale 1.938 appostamenti
fissi (di cui 120 riservati alle AFV).
Caccia vagante
La caccia vagante è esercitata con diverse modalità a seconda della specie cacciata, delle
caratteristiche ambientali e delle consuetudini locali. Può essere esercitata in forma singola e
collettiva con o senza l’uso del cane e, in quest’ultimo caso, sono utilizzati vari tipi di cane
(p.es. da punta, da ricerca e riporto, segugi).
La caccia vagante è praticata dalla terza domenica di settembre al 31 gennaio a seconda della
specie, nelle Aziende Faunistico Venatorie, nelle Aziende Agri-Turistico Venatorie (solo su fauna
appositamente immesse) e nel TGPC.
1.3.2.2. INTERVENTI DI CONTROLLO DELLE SPECIE PROBLEMATICHE
L’attività di controllo della fauna selvatica viene disciplinata dall’articolo 19 della L. 157/92,
recepito in Toscana dall’articolo 37 della L.R. 3/94 che prevede, ai commi 2, 2bis e 3, quanto
segue:
‐ Comma 2. Le Province, per la migliore gestione del patrimonio zootecnico, per la tutela
del suolo, per motivi sanitari, per la selezione biologica, per la tutela di particolari
specie selvatiche, per la tutela del patrimonio storico-artistico, per la tutela delle
produzioni zoo-agro-forestali ed ittiche, provvedono al controllo delle specie di fauna
selvatica anche nelle zone vietate alla caccia. Tale controllo, esercitato selettivamente,
viene praticato di norma mediante l’utilizzo di metodi ecologici su parere dell’ISPRA.
‐ Comma 2bis. Ai fini del controllo delle popolazioni di fauna selvatica, le Province
utilizzano i metodi e le caratteristiche degli interventi ecologici come definiti dall’ISPRA.
‐ Comma 3. Spetta alle Province, in caso di ravvisata inefficacia degli interventi ecologici
di cui al comma 2bis, motivare e autorizzare piani di abbattimento con modalità di
intervento compatibili con le diverse caratteristiche ambientali e faunistiche delle aree
interessate. Tali piani sono attuati dalle Province con la presenza diretta di un’agente di
vigilanza (così come definito all’articolo 51 della stessa legge) e sotto il coordinamento
del corpo di polizia provinciale. Per la realizzazione dei piani le Province possono
avvalersi dei proprietari o conduttori dei fondi nei quali si attuano i piani di
abbattimento, delle guardie forestali e del personale di vigilanza dei comuni, nonché
delle guardie di cui all’articolo 51, purché i soggetti in questione siano in possesso di
licenza di caccia.
In Provincia di Siena, i metodi di controllo per la riduzione delle problematiche previste dal
comma 2 dell’art. 37 LR 3/1994 saranno condivisi con l’ISPRA, attraverso un protocollo
d’intesa e specifici pareri. Solo se l’ISPRA dovesse ritenere comprovata l’inefficacia dei metodi
ecologici, verranno autorizzati anche dei piani di abbattimento da attuare con modalità
Pagina 13
RAPPORTO AMBIENTALE Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Siena 2012‐2015 selettive e compatibili con le diverse caratteristiche ambientali e faunistiche delle aree
interessate.
Le specie che sono reputate “problematiche” e per le quali il PFVP 2012-2015 prevede
l’attuazione di programmi di riduzione degli impatti sono:
‐
Cinghiale Sus scrofa, per il quale il PFVP individua un programma sistematico di
controllo per la tutela delle produzioni zoo-agro-forestali, da sottoporre al parere
ISPRA:
INTERVENTI DI CONTROLLO DEL CINGHIALE AI SENSI DELL’ART. 37/1994
AMBITI TERRITORIALI IN CUI SI PREVEDE DI AUTORIZZARLI
area vocata al cinghiale
ZRV, Fondi chiusi, terreni demaniali a divieto di caccia, ZP, divieti di caccia istituiti ai sensi dell’art. 33 L.R. 3/94 e AAC
(di tipo 1), aree agricole o ad arboricoltura da legno disperse nell’area vocata (c.d. aree critiche), Distretti di gestione
(solo per il completamento dei Piani di caccia).
aree non vocate alla specie
ZRC, AAV, CPRFS, Demani Regionali, divieti di caccia istituiti ai sensi dell’art. 33 della L.R. 3/94, Fondi Chiusi, ZP,
AFV, ZRV e territorio a gestione programmata della caccia
METODI DI CONTROLLO
aspetto: forma individuale di intervento, senza l’uso del cane, in cui l’operatore attende l’uscita degli animali
appostato in punti di vantaggio;
cerca: forma di interventi effettuata con uso di arma a canna rigata, munita di ottica o sistema elettronico di
puntamento di calibro consentito dalla vigente normativa, attuato anche a bordo di autoveicolo, lungo un percorso
fisso secondo specifiche prescrizioni provinciali individuato solo all’interno dei confini di strutture e istituti;
girata con limiere: forma di intervento collettiva effettuata dal conduttore di un unico cane che scova i cinghiali e li
fa muovere verso un numero limitato di poste la traccia;
braccata: forma collettiva di intervento, con l’utilizzo di una muta di cani condotta da uno o più bracchieri, che scova
i cinghiali forzandoli verso gli operatori in attesa alle poste;
cattura: eseguita con recinti di cattura (c.d. chiusini), fissi o mobili, o con trappole mobili di ridotte dimensioni.
Gli interventi con la modalità della braccata potranno essere autorizzati, previa valutazione dell’inefficacia degli altri
metodi di controllo, e quando ritenuti tecnicamente necessari al raggiungimento degli obiettivi, secondo le indicazioni
contenute nel Protocollo con l’ISPRA e/o dietro specifici pareri e, nei SIR, previa valutazione di incidenza.
‐
‐
‐
‐
‐
‐
‐
Cornacchia grigia Corvus corone cornix e gazza Pica pica (appartenenti alla famiglia dei
Corvidi),
Storno Sturnus vulgaris,
Tortora dal collare Streptopelia decaocto decaocto,
Colombo di città Columba livia forma domestica,
Volpe Vulpes vulpes,
Nutria Myocastor coypus,
Coniglio selvatico Oryctolagus cuniculus.
Per queste specie il PFVP riporta uno schema descrittivo che esprime l’orientamento della
Provincia in merito alle attività di controllo, ma che per divenire esecutivo necessita del parere
favorevole dell’ISPRA (cfr. L. 157/92, art 19). I metodi, i tempi e gli ambiti territoriali in cui
effettuare gli interventi saranno concordati con l’ISPRA in un apposito protocollo d’intesa,
tenuto conto che il paragrafo 3.4. del PFVP individua le caratteristiche che i metodi devono
avere: “…..i metodi di controllo devono assicurare adeguata selettività, escludendo un
significativo disturbo su componenti non target della zoocenosi, di norma mediante l’utilizzo di
metodi ecologici su parere dell’ISPRA, dove per metodi ecologici si intendono quegli interventi
non cruenti che agiscono sull’ambiente per renderlo “meno ospitale” alla specie problematica
(Es. eliminazione di fonti alimentari), impediscono o limitano l’accesso alla risorsa da tutelare
(Es.: incremento delle aree di rifugio per le specie preda da tutelare, dissuasori, reti di
protezione).”
Pagina 14
RAPPORTO AMBIENTALE Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Siena 2012‐2015 FINALITA’
AMBITO DEL CONTROLLO
Tutela delle produzioni zooagro-forestali.
istituti faunistici in cui è prioritaria l’esigenza della
conservazione e riproduzione della fauna stanziale
(ZRC, ZRV, CPRFS, AFV, e aree limitrofe).
In tutto il territorio provinciale
Controllo della presenza/densità
di specie indigene
Danni alle colture agricole
Danni alle attività produttive
(allevamenti, strutture)
In tutto il territorio provinciale (nelle aree in cui si
manifesta il danno e nelle sue immediate vicinanze)
In tutto il territorio provinciale (nelle aree in cui si
manifesta il danno e nelle sue immediate vicinanze)
SPECIE
AUTORIZZABILI
VOLPE, CORVIDI
NUTRIA, CONIGLIO
SELVATICO
CORVIDI, PICCIONE,
TORTORA, STORNO
CORVIDI, PICCIONE,
TORTORA
Per i cervidi e il muflone, il PFVP per eventuali situazioni di emergenza, che possono
presentarsi in aree soggette a regime di protezione o di vincolo e/o in tempi diversi da quelli
previsti dal calendario venatorio, saranno affrontate attraverso la richiesta di specifici pareri
tecnici all’ISPRA, ai sensi dell’art. 37 della LR 3/1994.
Inoltre, per le specie per le quali non è previsto un programma di riduzione degli impatti, il
PFVP 2012-2015 non esclude la possibilità di attivare piani di limitazione con successivi e
specifici pareri dell’ISPRA.
Poiché la Volpe è una specie cacciabile, il PFVP ribadisce il concetto che negli istituti faunistici e
faunistico venatori dove è consentita la caccia e nel TGPC, il mantenimento di densità
compatibili con la salvaguardia delle altre specie dovrebbe essere perseguito e raggiunto
principalmente attraverso l’attività, durante il periodo concesso dal calendario venatorio.
1.3.2.3. RIPOPOLAMENTI E IMMISSIONI DI FAUNA SELVATICA
Per immissione faunistica si intende il trasferimento e rilascio, intenzionale o accidentale, di
una specie in un determinato territorio. Si parla di ripopolamento, invece, quando la specie
immessa è già naturalmente presente nell’area di rilascio.
Ai fini della gestione faunistico venatoria, il PFVP prevede:
‐ nelle AFV non sono consentite immissioni di fauna selvatica. Solo in casi eccezionali
previsti dal PFVP, sono consentiti ripopolamenti di lepre, con animali di cattura
provenienti dal territorio provinciale. Dalla fine della stagione venatoria al 31 agosto,
sono consentiti i ripopolamenti di fagiano secondo piani di immissione approvati dalla
Provincia con animali di cattura provenienti dal territorio provinciale e, mediante l’uso di
idonei recinti di ambientamento, con capi prodotti con tecniche di allevamento seminaturale, secondo il progetto provinciale del “Fagiano di qualità” o, in una prima fase,
con fagiani provenienti da allevamenti nazionali;
‐ nel TGPC e nelle ZRV sono consentiti ripopolamenti di fagiano e di lepre di origine
controllata e in genere provenienti dal territorio senese (animali catturati nelle ZRC
provinciali); nelle ZRV, ove ritenuto opportuno, il PFVP prevede piani eccezionali
d’immissione (con durata predefinita pari al periodo di vigenza del presente PFVP)
anche con giovani fagiani prodotti con tecniche di allevamento semi-naturali (secondo il
progetto provinciale del “Fagiano di qualità”) immessi previa stabulazione in recinti a
cielo aperto;
‐ nelle ZRC non sono ammesse immissioni delle specie di indirizzo. Solo per il fagiano
possono essere previste operazioni di immissione nella fase di primo impianto, con
animali di cattura (dalle ZRC provinciali), quando sia accertato un palese declino della
popolazione dietro autorizzazione provinciale;
‐ nelle AAV, le immissioni di fauna selvatica sono effettuate a discrezione del titolare in
tutti i periodi dell’anno. I capi immessi devono appartenere a specie selvatiche proprie
della fauna toscana e, ad eccezione degli ungulati, provenire da allevamento. Le specie
ungulate e la lepre devono essere immesse in aree recintate in modo da impedire la
fuoriuscita degli animali;
‐ nelle AAC le immissioni di selvaggina sono effettuate a discrezione del responsabile. I
soggetti immessi devono provenire da allevamenti e devono appartenere a specie
selvatiche proprie della fauna toscana: quaglia, fagiano, starna, pernice rossa, lepre,
cinghiale. Nel caso della lepre e del cinghiale deve essere effettuata in aree recintate in
modo da impedire la fuoriuscita degli animali.
Pagina 15
RAPPORTO AMBIENTALE Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Siena 2012‐2015 1.3.2.4. ADDESTRAMENTO, ALLENAMENTO E GARE CANI
Nel PFVP e secondo la normativa vigente, l’attività di addestramento e allenamento dei cani è
prevista negli istituiti elencati di seguito e nei periodi indicati:
‐
nel TGPC, nel periodo consentito dal calendario venatorio e secondo le normative
vigenti;
‐
nelle AFV e nelle AAV, a discrezione e dietro autorizzazione del titolare;
‐
nelle Aree Addestramento Cani l’attività può essere svolta tutto l’anno. Se
l’addestramento è su lepre o su cinghiale, deve essere svolta all’interno di un recinto;
per tutte le altre specie l’addestramento allenamento può avvenire al di fuori di un
recinto, con o senza la possibilità di sparo.
Per quanto riguarda le gare dei cani, il PFVP prevede che devono essere organizzate all’interno
delle Aree per l’addestramento, l’allenamento e le gare dei cani (AAC) appositamente istituite e
all’interno delle Aziende Faunistico Venatorie e delle Aziende Agrituristico Venatorie, a
discrezione del titolare dell’autorizzazione. Al di fuori di questi istituti, nel periodo compreso dal
1 febbraio al 31 agosto non sono consentite gare cinofile in tutto il territorio ricompreso nei
SIR.
Il PFVP prevede inoltre che le gare cinofile possono essere organizzate anche al di fuori degli
istituti sopra detti nel rispetto delle seguenti indicazioni:
‐ nelle ZRC le gare cinofile, senza immissione e abbattimento, ai sensi della normativa
vigente, sono autorizzate dalla Provincia solo se di livello internazionale, nazionale e
regionale e promosse dall’ENCI o da altre associazioni cinofile o venatorie riconosciute a
livello nazionale. Le gare sono autorizzate solo in periodo di divieto di caccia, e
comunque al di fuori del periodo 10 aprile – 15 luglio, e con l’adozione delle necessarie
misure di salvaguardia della fauna selvatica e delle produzioni agricole;
‐ nelle ZRV le gare cinofile di livello internazionale, nazionale, regionale e locale, senza
immissione e abbattimento, sono autorizzate dalla Provincia solo se promosse dall’ENCI
o da altre associazioni cinofile o venatorie riconosciute a livello nazionale. Le gare sono
autorizzate solo in periodo di divieto di caccia, e comunque al di fuori del periodo di
immissione e ambientamento e del periodo riproduttivo (10 aprile – 15 luglio) della
selvaggina, e con l’adozione delle necessarie misure di salvaguardia della fauna
selvatica e delle produzioni agricole;
‐ nel territorio a gestione programmata della caccia sono vietate le gare cinofile ad
eccezione delle gare internazionali, nazionali o regionali su cinghiale in area vocata e in
periodo di divieto di caccia (compresa la caccia di selezione).
1.3.2.5. MIGLIORAMENTI AMBIENTALI A FINI FAUNISTICI
Il PFVP prevede il proseguo del programma di miglioramento ambientale a fini faunistici,
indirizzato ad aumentare la disponibilità alimentare della fauna selvatica stanziale, a ridurre i
fattori limitanti delle popolazioni e ad aumentare la biodiversità degli ambienti agrari (p.es.
conservazione biennale dei margini dei cereali, miscugli specifici per la nidificazione dei fagiani,
miscugli a due vie cereale-leguminosa specifici per la lepre), da effettuare:
‐
nelle ZRC e in particolare in quelle con elevate potenzialità faunistiche e caratterizzate
da idonei indirizzi colturali e adeguate pratiche agricole, in cui realizzare politiche di
tutela della piccola selvaggina e di miglioramenti ambientali a fini faunistici
comprendenti coltivazioni per l’alimentazione della fauna selvatica, il ripristino di zone
umide e fossati, la differenziazione delle colture, l’impianto di siepi, cespugli e
alberature, l’adozione di tecniche colturali e attrezzature atte a salvaguardare nidi e
riproduttori, nonché l’attuazione di ogni altro intervento rivolto all’incremento e alla
salvaguardia della fauna selvatica;
‐
nelle ZRV che sono strutture finalizzate all’attuazione di opere di miglioramento
ambientale tramite programmi predisposti dagli ATC comprendenti coltivazioni per
l’alimentazione della fauna selvatica, il ripristino di zone umide e fossati, la
differenziazione delle colture, l’impianto di siepi, cespugli e alberature, l’adozione di
tecniche colturali e attrezzature atte a salvaguardare nidi e riproduttori, nonché
Pagina 16
RAPPORTO AMBIENTALE Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Siena 2012‐2015 l’attuazione di ogni altro intervento rivolto all’incremento e alla salvaguardia della fauna
selvatica;
‐
nelle AFV (su almeno il 6% della superficie vincolata) e nelle AAV (non inferiore al 2%
della superficie vincolata che eccede la superficie minima per il rilascio (100 ettari) e
che non utili ai fini del raggiungimento delle finalità istitutive). Nelle AFV è individuata
anche la percentuale minima di superficie equivalente (in “ettari equivalenti”) che deve
essere impiegata in interventi di miglioramento o ripristino ambientale e che non può
essere inferiore al 3% della superficie vincolata; questo duplice metodo di valutazione,
non è riferito soltanto alla semplice misurazione della estensione degli appezzamenti (in
ettari), ma è ispirato a una valutazione di tipo comparato che tenga conto di aspetti
sostanziali, quali le essenze utilizzate, il frazionamento degli interventi e il tipo di
gestione agraria (morganature, sfalci, etc.) (in “ettari equivalenti”).
Il PFVP non prevede interventi di miglioramento ambientale nell’area vocata al cinghiale (se
non negli istituti pubblici e privati previa adeguata programmazione che escluda, comunque,
l’incremento degli ungulati) e ritiene tali attività marginali nel restante territorio a gestione
programmata in quanto fruibili in genere da popolazioni selvatiche numericamente limitate;
unica eccezione è la fascia di confine delle ZRV provviste di recinti di ambientamento, in modo
da favorire un irradiamento controllato dei fagiani immessi. Nella scelta delle pratiche agricole
da realizzare ai fini del miglioramento ambientale costituisce strumento di riferimento e
indirizzo anche la DGR 454/2008 relativa ai criteri minimi per la definizioni di misure di
conservazione delle ZPS.
1.3.2.6. MONITORAGGIO
Il PFVP nel confermare l’importanza del monitoraggio quale strumento fondamentale nella
gestione faunistica promuove le attività volte a incrementare le conoscenze, anche attraverso
specifiche indagini, di quelle specie sensibili all’attività venatoria.
Il PFVP 2012-2015 evidenzia l’importanza del monitoraggio di ungulati, di piccola selvaggina
stanziale e di altre specie selvatiche oggetto di caccia o controllo, come il parametro
conoscitivo di base per una loro corretta gestione faunistica e venatoria. Per le tecniche da
applicare per la stima numerica delle popolazioni selvatiche, da utilizzare in maniera integrata,
comparata o alternativa, il PFVP rimanda ad appositi Disciplinari, nel rispetto di quanto
individuato nel PRAF e secondo indicazioni tecnico-scientifiche (p.es. ISPRA).
Per quanto attiene l’avifauna migratrice, nel par. 3.2 il PFVP prevede un monitoraggio
realizzato con la compilazione di registri consegnati ai titolari degli appostamenti fissi e per il
colombaccio anche con una mappatura dei principali dormitori e di una parte delle rotte dei voli
di foraggiamento. I dati dei carnieri relativi alle specie migratrici potrebbero anche essere
integrati dalla lettura dei tesserini venatori sia a livello di ATC che regionale. Il PFVP prevede
inoltre di valutare la fattibilità di un progetto di inanellamento dell’avifauna migratoria.
1.3.2.7. PREVENZIONE DANNI FAUNA SELVATICA
Il PFVP prevede che la prevenzione dei danni è attuata dalla Provincia e dagli ATC in tutto il
territorio di competenza mediante una adeguata gestione delle popolazioni di fauna selvatica e
mediante la predisposizione di apposite iniziative di prevenzione concordate preventivamente
con gli imprenditori agricoli.
Nella destinazione delle risorse disponibili per la tutela delle colture agricole è garantita priorità
al finanziamento delle iniziative di prevenzione danni.
Le modalità di controllo della fauna particolarmente idonee a garantire un’efficace prevenzione
dei danni alle colture agricole sono quelle che prevedono un tempestivo intervento a seguito
della segnalazione da parte degli agricoltori.
Il piano di prevenzione dei danni all’agricoltura è parte integrante del piano di gestione e
prelievo degli ungulati e deve essere predisposto tenuto conto della realtà agricola presente sul
territorio, dell’ammontare dei danni che si sono verificati, delle popolazioni animali presenti e
delle caratteristiche dei luoghi.
L’azione di prevenzione dei danni può essere esercitata mediante:
1. recinzioni individuali in rete metallica o "shelter" in materiale plastico;
Pagina 17
RAPPORTO AMBIENTALE Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Siena 2012‐2015 2. reti antiuccello;
3. protezione elettrica con filo percorso da corrente elettrica a bassa intensità;
4. protezione meccanica con recinzioni perimetrali in rete metallica, purché non sia
impedito il passaggio delle specie selvatiche non oggetto dell’intervento di prevenzione
o precostituire condizioni idonee alla istituzione di fondi chiusi;
5. protezione acustica con strumenti a emissione di onde sonore di ampiezza variabile,
apparecchi radio, apparecchi con emissione di grida registrate di allarme o di stress;
6. palloni predatori, dissuasori acustici e nastri riflettenti;
7. interventi di protezione con sostanze repellenti, tali da non arrecare danni alla salute
delle persone e degli animali, che agiscono sul gusto e/o sull'olfatto dell'animale.
Oltre alle tipologie suddette la Provincia e gli ATC possono implementare, anche in via
sperimentale, sistemi innovativi di prevenzione.
Costituiscono comunque azione di prevenzione dei danni tutti gli interventi agronomici,
ambientali e silvocolturali in grado di offrire alla fauna selvatica fonti trofiche alternative alle
produzioni agricole. Tali interventi dovranno comunque essere validati dalla Provincia o dagli
ATC prima della loro realizzazione a fini preventivi.
La Provincia promuove periodicamente seminari di aggiornamento e formazione in tema di
prevenzione dei danni all’agricoltura rivolti ai soggetti interessati, compresi agricoltori e tecnici.
1.3.2.8. VIGILANZA VENATORIA
Per perseguire gli obiettivi individuati nel PFVP e in particolare per la tutela della biodiversità
all’interno dei SIR e delle Aree di rilevanza faunistica individuate dal Rapporto Ambientale e per
la salvaguardia della fauna selvatica all’interno di alcuni istituti pubblici, il PFVP prevede il
potenziamento dell’attività di vigilanza e di controllo attraverso l’azione coordinata della Polizia
Provinciale e delle Guardie Ambientali Volontarie (GAV) e Guardie Giurate Venatorie Volontarie
(GGVV). In quegli istituti faunistici pubblici di interesse (ZRC, ZRV, ZP), dove appare
maggiormente utile minimizzare i fattori limitanti per la piccola selvaggina sia per quanto
riguarda la repressione degli abusi, sia per la prevenzione e tutela delle risorse faunistiche e
ambientali, sarà individuato un gruppo di agenti volontari che vi svolgono la loro attività di
vigilanza in maniera prevalente e che mantengono stretti rapporti con la Polizia Provinciale e
con un incaricato locale di riferimento, residente e rappresentativo dell’area.
Pagina 18
RAPPORTO AMBIENTALE Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Siena 2012‐2015 2. RAPPORTO DEL PIANO FAUNISTICO-VENATORIO CON ALTRI PERTINENTI PIANI O
PROGRAMMI
Di seguito vengono illustrati i rapporti e la coerenza del PFVP con gli altri livelli di pianificazione
ad esso pertinenti.
2.1 PIANIFICAZIONE DI LIVELLO REGIONALE
Il PFVP attua le linee di indirizzo del PRAF-Piano Regionale Agricolo Forestale per la gestione
faunistico-venatoria, che prevedono:
 destinazione differenziata del territorio agricolo forestale provinciale.
 conservazione e incremento della fauna selvatica, anche al fine di garantirne la coesistenza
con le attività antropiche presenti sul territorio e criteri uniformi per la gestione degli
ungulati sul territorio regionale.
 criteri e modalità per il monitoraggio della fauna
 criteri e modalità per la prevenzione e per il risarcimento danni in favore degli imprenditori
agricoli per i danni arrecati dalla fauna selvatica alle produzioni agricole e alle opere
approntate sui fondi.
Gli obiettivi del PRAF risultano interamente recepiti negli obiettivi del PFVP.
A livello regionale, un importante atto di pianificazione che contiene aspetti rapportabili al PFVP
è il PRAA-Piano Regionale di Azione Ambientale 2007-2010, attualmente ancora in vigore fino
ad approvazione del nuovo strumento di pianificazione regionale in materia. Il PFVP concorre al
raggiungimento dei seguenti obiettivi del PRAA:
 Macrobiettivo B1 “Aumentare la percentuale delle aree protette, migliorarne la gestione e
conservare la biodiversità terrestre e marina”, poiché nell’ambito del Rapporto Ambientale
e dell’allegato studio di incidenza viene presa in considerazione la biodiversità, sia interna a
SIR e aree protette che esterna ad esse, prevedendo apposite misure per la sua
conservazione;
 Macrobiettivo C3 “Ridurre gli impatti dei prodotti fitosanitari e delle sostanze chimiche
pericolose sulla salute umana e sull’ambiente” in quanto il PFVP prende in considerazione la
problematica dell’intossicazione da piombo, prevedendo apposite disposizioni.
Analogamente, il Programma Regionale per le Aree protette 2009-2011, anch’esso prorogato
in attesa del nuovo strumento regionale, è stato considerato nella pianificazione faunistico
venatoria limitatamente alla presenza delle aree protette sul territorio, punti fermi della
pianificazione faunistico venatoria in quanto aree a divieto di caccia.
Il PRAA e il Programma Regionale Aree Protette attualmente in vigore saranno sostituiti nel
corso del 2013 dal Piano Ambientale Energetico Ambientale (PAER) 2012-2015, per il quale è
attualmente in corso l’iter di approvazione.
Tra gli obiettivi più direttamente connessi a quelli del PFVP, il PAER contiene la Strategia
Regionale per la Biodiversità facente capo all’Obiettivo di Piano B.1 “Aumentare la fruibilità e la
gestione sostenibile delle aree protette e conservare la biodiversità terrestre e marina”, che
contiene analisi e indicazioni necessarie a considerare la conservazione della biodiversità
terrestre e marina all’interno di tutte le politiche regionali. La Strategia è articolata su 15
Target la cui conservazione garantisce la tutela di gran parte della biodiversità della regione. I
Target sono ampie tipologie ambientali a cui sono associati habitat e specie di valore
conservazionistico derivanti dalla normativa comunitaria, nazionale, regionale, liste rosse, ecc.
Nell’analisi delle minacce, risulta che l’attività venatoria è tra le pressioni che interessano la
biodiversità toscana, anche se non la principale. L’attività venatoria ha un impatto sui seguenti
ambienti target (tra quelli presenti nel territorio provinciale):

Target n.3 “Aree Umide costiere ed interne, dulcacquicole e salmastre, con mosaici
di specchi d’acqua, pozze, habitat elofitici, steppe salmastre e praterie umide”

Target n.5 “Aree agricole di alto valore naturale (HNVF-High Nature Value
Farmland)”
Nella documentazione preparatoria utilizzata per la stesura della Strategia regionale, si legge
che per il “Target n. 3”, l’attività venatoria costituisce un potenziale elemento di pressione
Pagina 19
RAPPORTO AMBIENTALE Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Siena 2012‐2015 quando è praticata nelle zone umide di elevato interesse avifaunistico o nelle circostanti aree di
alimentazione. Relativamente alle specie indicate per il target si tratta comunque di un impatto
causato dal disturbo o legato ad abbattimenti illegali in quanto le specie risultano protette.
Durante la stagione invernale, ad esempio, gli abbattimenti illegali e il disturbo indiretto dovuto
all’attività venatoria rappresentano il maggior problema per la conservazione di Falco di palude
Circus aeruginosus specie che frequenta le due principali aree umide della provincia di Siena
(Lago di Montepulciano e Lago di Chiusi). Per molte specie di uccelli e per molte aree umide
toscane risulta potenzialmente critico l’impatto legato alla contaminazione da piombo; tale
impatto risulta evidenziato dalle recenti Misure di conservazione delle ZPS (Del. GR 454/2008)
che vietano oggi l’uso dei pallini di piombo in tali aree.
Nel “Target n. 5”, la caccia non costituisce una pressione rilevante. Relativamente alle specie
indicate per il target si tratta, anche in questo caso, di un impatto causato dal disturbo o legato
ad abbattimenti illegali in quanto le specie risultano protette. Nelle zone pianeggianti che
rivestono interesse per la sosta e l’alimentazione di alcune specie di uccelli acquatici, il disturbo
causato dall’attività venatoria costituisce un fattore limitante presumibilmente più rilevante
rispetto agli eventuali abbattimenti illegali.
La Strategia regionale per la biodiversità prevede per i due target i seguenti obiettivi e azioni
relativamente all’attività venatoria:
TARGET
Target n. 3
“Aree Umide costiere ed
interne, dulcacquicole e
salmastre, con mosaici di
specchi d’acqua, pozze,
habitat elofitici, steppe
salmastre e praterie
umide”
OBIETTIVI OPERATIVI
 Controllo/riduzione della
presenza di specie aliene o
di specie invasive entro il
2020
 Riduzione impatti diretti e
indiretti dell’attività
venatoria entro il 2020
AZIONI PREVISTE
 Redazione piano d’azione per le zone umide minori.
 Redazione di linee guida regionali per la gestione della vegetazione
igrofila e per la gestione ottimale dei chiari di caccia.
 Realizzazione e attuazione di un Piano d’azione per prevenire e
mitigare gli impatti delle specie aliene.
 Attivazione di campagne di informazione e sensibilizzazione sulle
specie aliene.
 Realizzazione interventi di eliminazione di specie aliene.
 Realizzazione campagne periodiche di informazione sui contenuto
delle misure di conservazione obbligatorie per le aree umide
classificate ZSC/ZPS.
 Individuazione delle Aree agricole ad alto valore naturale (HNVF)
della Toscana.
Target n.5
“Aree agricole di alto
valore naturale (HNVF)”
 Arrestare la perdita delle
aree agricole ad elevato
valore naturale entro il
2020
 Aumento dei livelli di
sostenibilità ambientale
delle attività agricole
(riduzione erosione del
suolo, fitofarmaci, pesticidi,
concimazioni, risorse
idriche) entro il 2020
 Riduzione impatti
dell’attività venatoria sulla
fauna delle aree agricole
entro il 2015
 Promozione degli Accordi Agroambientali d’Area per la tutela della
biodiversità in aree agro-silvo-pastorali vaste e omogenee di elevato
valore naturalistico.
 Definizione e attuazione delle misure necessarie per la
riduzione/gestione dei danni provocati dal lupo sulle attività
zootecniche.
 Mantenimento degli incentivi alla diffusione di tecniche di produzione
a basso impatto ambientale ed alla coltivazione e allevamento di
varietà e razze locali soprattutto quelle legate ai prodotti agricoli
tradizionali toscani.
 Mantenimento indennità e pagamenti agroambientali.
 Manutenzione e recupero degli elementi lineari del paesaggio agricolo
e delle sistemazioni idraulico-forestali.
 Realizzazione di interventi efficaci di contenimento numerico della
fauna ungulata anche all’interno delle aree protette
 Redazione piano d’azione per la tutela delle popolazioni di Lepus
corsicanus lepre italica nella Toscana meridionale
 Realizzazione campagne periodiche di informazione sui contenuto
delle misure di conservazione obbligatorie per le aree agricole
classificate ZSC/ZPS
Tabella 2.1 - Sintesi degli obiettivi operativi e delle azioni individuate dal PAER nella Strategia regionale per la
Biodiversità, relativamente agli aspetti direttamente o indirettamente legati all’attività venatoria.
Gran parte delle azioni previste dalla Strategia Regionale sono perseguite dal PFVP attraverso
la tutela dei SIR e delle Aree di Rilevanza Faunistica, prese in considerazione nel Rapporto
Ambientale e nello Studio di Incidenza. Per brevità, sono state segnalate in Tabella 2.1 solo le
principali delle numerose azioni della Strategia regionale per la biodiversità che riguardano la
gestione degli habitat e in particolare degli agroecosistemi, settore in cui il PFVP concorrere
efficacemente attraverso gli indirizzi di gestione per gli istituti faunistici in merito ai
Pagina 20
RAPPORTO AMBIENTALE Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Siena 2012‐2015 miglioramenti agricolo-ambientali a favore della piccola selvaggina, come evidenziato nei
capitoli successivi.
Infine, riguardo la pianificazione regionale, esiste una relazione anche con il PIT-Piano di
Indirizzo Territoriale, in riferimento alla disciplina paesaggistica. A tal fine il territorio
provinciale è interessato in particolare dai seguenti Ambiti di Paesaggio:









Ambito
Ambito
Ambito
Ambito
Ambito
Ambito
Ambito
Ambito
Ambito
19 “Val di Chiana”
29 “Area volterrana”
31 “Val d’Elsa”
32 “Chianti”
33a “Area senese-Crete senesi”
33b “Area senese-Montagnola e Valli del Merse”
33c “Area Senese-Siena e delle masse di Siena e Berardenga”
37 “Monte Amiata”
38 “Val d’Orcia”
Il PFVP può concorrere alla realizzazione degli indirizzi della disciplina paesaggistica del PIT
riguardanti la gestione degli spazi rurali dei diversi Ambiti di Paesaggio, tramite gli indirizzi di
gestione degli istituti pubblici e privati, in merito ai miglioramenti agricolo-ambientali.
2.2 PIANIFICAZIONE DI LIVELLO PROVINCIALE
Il Piano faunistico-venatorio attua quanto disciplinato dal Piano territoriale di Coordinamento
Provinciale (PTCP) della Provincia di Siena per la gestione faunistico venatoria (art. 10.5.4 della
Disciplina del PTC vigente) nell’ambito delle politiche ambientali dell’ente:
10.5.4 Gestione faunistica e venatoria
1. La fauna selvatica omeoterma presente sul territorio provinciale è conservata nell’interesse dell’intera comunità
quale risorsa naturale esauribile. Tale conservazione è tuttavia perseguita, per quanto possibile, nel rispetto delle
esigenze di tutela delle produzioni agricole presenti sul territorio, sviluppando al massimo la prevenzione dei danni alle
stesse.
2. La gestione della fauna selvatica presente sul territorio provinciale è attuata mediante la concertazione delle diverse
esigenze e la composizione dei diversi interessi: agricoli, ambientalisti e venatori.
3. L’Amministrazione Provinciale esercita la sua funzione di programmazione delle risorse faunistiche con il Piano
faunistico venatorio provinciale; perseguendo tramite esso l’obiettivo fondamentale del riequilibrio sul territorio delle
diverse presenze faunistiche ed in particolare il contenimento conservativo degli ungulati ed il potenziamento
qualitativo e quantitativo della piccola fauna selvatica.
4. La gestione sociale della caccia è tutelata, incentivata, educata e responsabilizzata. La gestione venatoria privata
continua ad essere parte integrante e sostanziale di una gestione conservativa delle popolazioni selvatiche, anche
tramite la costante collaborazione tra il pubblico e tutti i soggetti interessati.
5. La conservazione della fauna selvatica è perseguita anche attraverso la realizzazione di una vasta azione di crescita
culturale volta alla formazione della moderna figura del cacciatore-gestore.
Il PTCP fornisce anche precise indicazioni per la predisposizione del PFVP riguardo i siti di cui
alla L.R. 56/2000 (art. 10.5.2 comma 8 della Disciplina del PTCP):
Nella predisposizione e nella revisione dei piani faunistico-venatori provinciali, la Provincia verifica la possibilità di
includere in tutto od in parte i SIC/SIN/SIR in istituti faunistici compatibili con la tutela delle risorse che hanno
motivato la proposta di istituzione di ciascun SIC/SIN/SIR.
Oltre a queste indicazioni che il PTCP rivolge direttamente alla pianificazione faunisticovenatoria e alle quali il PFVP si conforma, il PFVP potrà concorrere indirettamente all’attuazione
degli indirizzi del PTCP riguardanti il mantenimento della biodiversità e del paesaggio.
Altra connessione con il PTCP riguarda il settore della mobilità, per gli aspetti legati alla
sicurezza e alle esigenze di spostamento della fauna; la disciplina del PTCP in materia prevede
infatti che “Gli interventi di adeguamento della viabilità esistente, nonché quelli inerenti la
nuova viabilità, sono da prevedersi esclusivamente al fine di incrementare i livelli di sicurezza e
di risolvere attraversamenti critici dei centri urbani, mitigando gli impatti sul paesaggio, sulle
componenti ambientali e favorendo, attraverso specifici accorgimenti, la possibilità per la fauna
selvatica di attraversare le barriere infrastrutturali”. Il PFVP affronta a tal proposito il problema
degli incidenti stradali con la fauna, strettamente legato anche alle modalità di progettazione
della viabilità.
Pagina 21
RAPPORTO AMBIENTALE Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Siena 2012‐2015 Il PFVP è complementare ai piani di gestione delle Riserve Naturali, e ne recepisce il
Regolamento. Le Riserve Naturali sono conteggiate dal PFVP tra le superfici che concorrono a
determinare il territorio a divieto di caccia e gli obiettivi di tutela della biodiversità peculiari
delle Riserve Naturali sono condivisi e recepiti dal PFVP.
Infine, il Piano si coordina con la normativa e gli indirizzi regionali riguardanti i SIR (SIC, ZPS e
Sir) di cui allo Studio di Incidenza allegato, attuandone la specifica normativa di tutela, e
recepirà i contenuti dei Piani di Gestione di SIR/SIC/ZPS quando realizzati. La Provincia di
Siena, beneficiaria di un finanziamento del PSR (Misura 323), sta infatti elaborando i Piani di
Gestione delle 6 ZPS e realizzerà i Piani di Gestione di 7 SIC.
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RAPPORTO AMBIENTALE Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Siena 2012‐2015 3. ASPETTI PERTINENTI DELLO STATO ATTUALE DELL’AMBIENTE E SUA EVOLUZIONE
PROBABILE SENZA L’ATTUAZIONE DEL PIANO
Per la valutazione degli effetti del PFVP all’interno del Rapporto Ambientale, deve essere
tracciato un quadro dello stato attuale dell’ambiente, almeno negli aspetti più direttamente
connessi alla materia del Piano. Fra questi, quello senz’altro più importante è lo stato della
componente ambientale “biodiversità”. Lo stato della biodiversità del territorio provinciale è
ampiamente trattato sia nel Volume I del PFVP (Cap. 1) che nel presente Rapporto Ambientale,
dove la biodiversità rappresenta uno dei principali riferimenti per la valutazione.
Come mostra la valutazione degli effetti di cui al Cap. 7 del presente Rapporto Ambientale e
del Cap. 3 dell’allegato Studio di Incidenza, il territorio provinciale gode di un patrimonio di
biodiversità notevole, confermato dall’elevata superficie dei SIR e dalla diffusa presenza di
specie di interesse conservazionistico anche esternamente ad essi e in particolare nelle 8 Aree
di Rilevanza Faunistica. Le problematiche attuali, in riferimento alla pianificazione faunistico
venatoria, mostrano alcune necessità di regolamentazione rispetto allo pianificazione vigente.
L’evoluzione dello stato della biodiversità in mancanza del nuovo PFVP sarebbe quindi
senz’altro da ritenersi negativa, venendo a perdurare le criticità emerse nelle valutazioni del
Rapporto Ambientale e dello Studio di Incidenza.
In termini di superficie del territorio provinciale in divieto di caccia (aree protette ai sensi della
L.R. 49/95, ZP, ZRC, ZRV superiori a 150 ettari, CPRFS pubblici), la nuova pianificazione
faunistico venatoria prevede una percentuale di territorio a divieto pari al 24,6% della SAF
provinciale, come conseguenza della revisione degli istituti faunistico-venatori in base alle loro
finalità istitutive e alla loro funzionalità.
L’attuazione del Piano garantirà da un lato la migliore regolamentazione, anche rispetto alle
nuove conoscenze esistenti, dell’attività venatoria, diminuendo i fattori di minaccia diretti verso
le specie di interesse venatorio e conservazionsitico, dall’altro offrirà gli strumenti per
indirizzare gli istituti faunistici verso una gestione del territorio che tenga conto anche delle
specie non oggetto di caccia, conferendo un ruolo importante di conservazione attiva agli
istituti faunistici (aziende-faunistico venatorie, zone ripopolamento e cattura ecc).
La revisione degli istituti faunistici è svolta anche in funzione della necessità di tutela delle Aree
di Rilevanza Faunistica e in funzione di una maggiore produzione naturale di specie cacciabili, a
detrimento delle immissioni.
Infine, una grossa parte del piano riguarderà la regolamentazione della gestione degli ungulati,
con la finalità di diminuire le popolazioni in eccesso e la conseguente pressione sugli ecosistemi
naturali e sulle attività economiche.
Senza l’attuazione del PFVP si possono quindi prevedere effetti a medio e a lungo termine sullo
stato dell’ambiente, quali:
 non adeguata tutela della biodiversità, come richiesto dalla normativa specifica;
 inadeguata produzione faunistica del territorio in termini di specie cacciabili;
 perdurare delle problematiche relative al conflitto con le attività economiche per i danni
da Ungulati.
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RAPPORTO AMBIENTALE Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Siena 2012‐2015 4. CARATTERISTICHE AMBIENTALI, CULTURALI E PAESAGGISTICHE DELLE AREE CHE
POTREBBERO ESSERE SIGNIFICATIVAMENTE INTERESSATE
L'attuazione del PFVP interessa tutta la superficie agro-forestale provinciale ma in particolare
va ad influenzare, rispetto alla significatività degli effetti, positivi e negativi, le aree di
maggiore importanza per la fauna, che comprendono:

Aree Protette
In Provincia di Siena sono presenti 14 Riserve Naturali Regionali, 4 Riserve Naturali Statali
e 3 ANPIL (Aree Naturali Protette di Interesse Locale) che interessano, nel loro complesso,
circa 70.392 ha di territorio provinciale (di cui 22.628 ha a divieto caccia).
Poiché le ANPIL vengono regolamentate dagli strumenti urbanistici comunali, i loro territori
sono sottoposti alla normale programmazione faunistico venatoria e per questo motivo nel
Rapporto Ambientale non verranno considerate distintamente ma alla pari del territorio non
protetto.

SIR (Siti di Importanza Regionale)
In provincia di Siena i SIR sono in tutto 19 e comprendono 11 SIC (Siti di Importanza
Comunitaria ai sensi della Direttiva 92/43/CEE o Direttiva “Habitat”), 6 SIC classificati
anche come ZPS (Zone di Protezione Speciale ai sensi della Direttiva 79/409/CEE o
Direttiva “Uccelli” (sostituita successivamente dalla Direttiva 2009/147/CE) e 2 Sir (Siti di
interesse regionale di cui alla L.R. 56/2000), per un totale di 59.425 ettari.

Aree di Rilevanza Faunistica
In Provincia di Siena i dati faunistici disponibili e le analisi effettuate nell’ambito della
redazione del quadro conoscitivo del PFVP (si veda il paragrafo 1.5 del Volume I) hanno
individuato 8 Aree di Rilevanza Faunistica, comprendenti zone umide e aree agricole non
ricomprese in aree protette e SIR, ma importanti per la presenza di specie di interesse
conservazionistico comunitario ed in particolare di uccelli. Queste aree occupano
complessivamente una superficie di circa 800 ettari.
Nel territorio provinciale sono state individuate nell'ambito del programma di BirdLife
International anche 2 IBA (Important Bird Areas): “Crete Senesi” (Cod. IT090) e “Laghi di
Montepulciano e Chiusi” (Cod. IT093), entrambe ricadenti in ZPS e quindi non ulteriormente
trattate in questa sede.
Per una descrizione dettagliata delle aree protette, dei SIR e delle Aree di Rilevanza Faunistica
del territorio provinciale si rimanda ai paragrafi 1.3-1.5 del Volume I del PFVP e al Cap. 2 dello
Studio di Incidenza.
Nelle figure 4.1, 4.2 e 4.3 ne viene mostrata la distribuzione sul territorio.
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RAPPORTO AMBIENTALE Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Siena 2012‐2015 Figura 4.1 – Le Aree Protette della Provincia di Siena.
RISERVE NATURALI REGIONALI: 1. Alto Merse; 2. Basso Merse; 3. Bosco di S. Agnese; 4. Castelvecchio; 5. Cornate e
Fosini; 6. Crete dell’Orcia; 7. Farma; 8. Il Bogatto; 9. La Pietra; 10. Lago di Montepulciano; 11. Lucciola Bella; 12.
Pietraporciana; 13. Pigelleto; 14. Ripa d’Orcia; RISERVE NATURALI STATALI: 1. Riserva Naturale Statale Cornocchia, 2
Riserva Naturale Statale Tocchi, 3. Riserva Naturale Statale Montecellesi, 4. Riserva Naturale Statale Palazzo; ANPIL:
1. Parco Fluviale dell’Alta Val d’Elsa; 2. Val d’Orcia, 3. Lago di Chiusi.
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RAPPORTO AMBIENTALE Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Siena 2012‐2015 Fig. 4.2 - I SIR della Provincia di Siena.
1. Crete dell’Orcia e del Formone; 2. Crete di Camposodo e Crete di Leonina; 3. Lago di Chiusi; 4. Lago di
Montepulciano; 5. Lucciolabella; 6. Monte Oliveto Maggiore e Crete di Asciano; 7. Alta Val di Merse; 8. Basso Merse; 9.
Castelvecchio; 10. Cono Vulcanico del Monte Amiata; 11. Cornate e Fosini; 12. Foreste del Siele e Pigelleto di
Piancastagnaio; 13. Montagnola Senese; 14. Monte Cetona; 15. Monti del Chianti; 16. Ripa d’Orcia; 17. Val di Farma;
18. Basso corso del Fiume Orcia; 19. Podere Moro – Fosso Pagliola.
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RAPPORTO AMBIENTALE Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Siena 2012‐2015 Figura 4.3 – Le Aree di Rilevanza Faunistica della Provincia di Siena, suddivise per tipologia ambientale.
1. Pianure del torrente Arbia presso Monteroni d’Arbia; 2. Lago delle Volpaie; 3 Pianure del torrente Arbia presso Ponte
d’Arbia; 4. Laghetti presso Buonconvento; 5. Il Granocchiaio (Dolciano); 6. Rilievi della Valdorcia; 7. Rilievi di
Castiglioncello del Trinoro; 8. Lago della Maddalena.
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RAPPORTO AMBIENTALE Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Siena 2012‐2015 5. PROBLEMATICHE CONNESSE ALLE ZONE DI PARTICOLARE RILEVANZA
AMBIENTALE, CULTURALE E PAESAGGISTICA
Come illustrato nel Cap. 4, le aree di particolare rilevanza ambientale considerate nel presente
Rapporto Ambientale sono costituite dalle Riserve Naturali, dai SIR e dalle Aree di Rilevanza
Faunistica.
Le problematiche relative alle Riserve Naturali non possono essere considerate direttamente
pertinenti al PFVP in quanto queste aree sono escluse dalla gestione faunistico-venatoria. Per
quanto riguarda invece le problematiche connesse ai SIR, queste sono ampiamente trattate,
sito per sito, all’interno dello Studio di Incidenza allegato.
Infine per le problematiche connesse alle Aree di Rilevanza Faunsitica si rimanda all’analisi
effettuata al Cap. 7 del Rapporto Ambientale.
La L.R. 10/2010 indica fra le zone di particolare rilevanza ambientale di cui tenere conto nel
Rapporto Ambientale anche i territori con produzioni agricole di particolare qualità e tipicità, di
cui all’articolo 21 del decreto legislativo 18 maggio 2001, n. 228. Il territorio provinciale risulta
interamente interessato da questo tipo di produzioni e le problematiche connesse all’attuazione
del PFVP sono quindi simili a quelle analizzate per il territorio in generale. In particolare per
queste aree si rimanda al paragrafo 7.3.2 del Rapporto Ambientale in cui vengono discussi
nell’ambito degli effetti socio economici, i danni all’agricoltura provocati dalla fauna selvatica.
Pagina 28
RAPPORTO AMBIENTALE Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Siena 2012‐2015 6. OBIETTIVI DI PROTEZIONE AMBIENTALE DI RIFERIMENTO PER LA VAS
Il PFVP è lo strumento che permette di attuare gli indirizzi e gli obiettivi di tutela derivanti da
Direttive europee e Convenzioni internazionali a tutela della fauna selvatica recepite dalla
Legge 157/1992 e dalla sua applicazione regionale (L.R. 3/1994).
Per la definizione degli obiettivi di protezione ambientale del PFVP, si sono considerate le
disposizioni normative comunitarie, statali, regionali e provinciali relative alla protezione
dell’ambiente naturale, della fauna e della flora, declinandoli sugli obiettivi generali del PFVP.
La L. 157/92 recepisce ed attua le disposizioni della Direttiva 2009/147/CE (che ha sostituito la
79/409/CEE) del Consiglio del 2 aprile 1979 e modifiche successive (Direttiva “Uccelli”), della
Convenzione di Berna e della Convenzione di Parigi del 18 ottobre 1950 per la protezione degli
uccelli.
In particolare la Legge 157/92 prevede che:

l'esercizio dell'attività venatoria è consentito purché non contrasti con l'esigenza di
conservazione della fauna selvatica e non arrechi danno effettivo alle produzioni agricole
(art. 1 comma 2);

l’esercizio venatorio è vietato, per ogni singola specie (art. 18 comma 1 bis):
a) durante il ritorno al luogo di nidificazione;
b) durante il periodo della nidificazione e le fasi della riproduzione e della dipendenza degli
uccelli;

è fatto divieto a chiunque di disturbare deliberatamente le specie protette di uccelli, fatte
salve le attività previste dalla legge.
Il PFVP è stato redatto in conformità con la Legge 157/92 ed è quindi necessariamente
coerente con gli obiettivi delle convenzioni internazionali citate.
Oltre alla normativa di cui sopra, il PFVP ha tenuto conto anche delle disposizioni della Dir.
92/43/CEE del 21 maggio 1992 (Direttiva “Habitat”) relativa alla conservazione degli habitat
naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche (recepita in Italia dal D.P.R. 8
settembre 1997, n. 357 e in Toscana con L.R. 56/2000 e dalle delibere attuative delle misure
di conservazione D.G.R. 644/2004 e 454/2008), che in particolare, prevede:

la Conservazione degli habitat naturali e degli habitat delle specie, attraverso la
costituzione di una rete ecologica europea coerente di zone speciali di conservazione,
denominata "Natura 2000" e composta attualmente in provincia di Siena da 17 SIC (Siti di
Importanza Comunitaria) di cui 6 classificati anche come ZPS (Zone di Protezione Speciale)
ai sensi della Direttiva “Uccelli”;

la tutela delle specie di interesse conservazionistico europeo, inserite nell'Allegato I della
Direttiva “Uccelli” e nell'Allegato IV della Direttiva “Habitat”, attraverso la tutela dei loro
habitat, anche esternamente ai siti della Rete Natura 2000
A livello regionale, la L.R. 56/2000 individua ulteriori aree di interesse regionale per la
conservazione di habitat, flora e fauna, rappresentate in Provincia di Siena da 2 Siti di
Interesse regionale (Sir). La Regione Toscana nella stessa legge riconosce complessivamente
SIC, ZPS e Sir come Siti di Importanza Regionale (SIR).
Infine, per la definizione degli obiettivi di protezione ambientale del PFVP, è stato preso in
considerazione l’accordo internazionale AEWA (African-Eurasian Waterbird agreement) per la
conservazione degli uccelli acquatici migratori (al quale l’Italia ha aderito con legge 66/2006),
che nel relativo Piano d’Azione prevede per l’Italia l’impegno all’eliminazione delle munizioni di
piombo per la caccia agli acquatici.
In sintesi, rispetto alla normativa sopra citata, gli obiettivi di tutela ambientale discendenti
dalla normativa di cui sopra e pertinenti direttamente o indirettamente al Piano sono:

gli obiettivi di tutela di habitat e specie derivanti dalla normativa comunitaria in materia di
protezione della natura, nello specifico la Direttiva “Habitat” e la Direttiva “Uccelli”, che
prevedono in particolare la tutela delle specie di interesse conservazionistico europeo e dei
loro habitat nell'ambito della Rete Natura 2000;

gli obiettivi di tutela delle specie inserite nell’Allegato I della Direttiva “Uccelli” e
nell’Allegato IV della Direttiva “Habitat”;

l’obiettivo di tutelare tutte le specie selvatiche di uccelli durate la stagione riproduttiva e di
dipendenza dei giovani dai genitori e, per quanto riguarda gli uccelli migratori, durante il
Pagina 29
RAPPORTO AMBIENTALE Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Siena 2012‐2015 ritorno ai siti di nidificazione (migrazione pre-nuziale) (Direttiva Uccelli, art. 7, Legge
157/92, art. 18 comma 1 bis);

gli obiettivi di tutela della biodiversità regionale e in particolare delle specie di interesse
regionale di cui alla LR 56/2000;

il divieto di introduzione di specie alloctone (art. 12 comma 3 del D.P.R. 357/1997);

la riduzione dell’uso di munizioni di piombo per l’attività venatoria (accordo AEWA).
Il rispetto delle normative riguardanti i SIR della Provincia di Siena nel loro complesso è stato
assicurato nel PFVP con la redazione dello Studio di Incidenza, parte integrante di questo
Rapporto Ambientale, mentre l’obiettivo di tutela delle specie di interesse comunitario prevista
dalla Direttiva “Uccelli” e dalla Direttiva “Habitat” al di fuori dei SIR è stato considerato nel
Rapporto Ambientale, attraverso l’analisi dei suoi effetti sulle Aree di Rilevanza Faunistica per
queste specie.
Nella tabella 6.1 gli obiettivi di protezione ambientale del PFVP sono stati sintetizzati e raccolti
sulla base degli obiettivi generali di protezione ambientale di riferimento per la VAS individuati
nel Rapporto Ambientale del PRAF.
Obiettivi di protezione ambientale di
riferimento per il PRAF Obiettivi di protezione ambientale di riferimento
per il PFVP Contribuire al miglioramento dello stato di conservazione dei
SIR della Provincia di Siena Contribuire al miglioramento dello stato di conservazione delle
specie di interesse conservazionistico Salvaguardia della natura e della biodiversità Contribuire al miglioramento degli habitat delle specie di
interesse conservazionistico Contribuire alla diminuzione delle criticità provenienti dalle
specie alloctone Gestione sostenibile delle specie oggetto di prelievo venatorio,
Uso sostenibile delle risorse naturali e gestione dei
compresa la tutela di tutte le specie selvatiche nel periodo di
rifiuti riproduzione, dipendenza e ritorno ai luoghi di nidificazione Riduzione dell'inquinamento da piombo nell'ambiente Tutela dell'ambiente e della salute Riduzione del rischio
popolazione umana di
intossicazione
da
piombo
nella
Tabella 6.1 - Sintesi degli obiettivi di protezione ambientale di riferimento per il PFVP.
Pagina 30
RAPPORTO AMBIENTALE Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Siena 2012‐2015 7. EFFETTI DEL PIANO SULL’AMBIENTE
Come specificato nell’Allegato 2 della L.R. 10/2010, nel Rapporto Ambientale devono essere
valutati i possibili effetti significativi sull’ambiente, compresi aspetti quali la biodiversità, la
popolazione, la salute umana, la flora e la fauna, il suolo, l’acqua, l’aria, i fattori climatici, i
beni materiali, il patrimonio culturale, anche architettonico e archeologico, il paesaggio e
l’interrelazione tra i suddetti fattori. Tali effetti devono comprendere quelli secondari,
cumulativi, sinergici, a breve, medio e lungo termine, permanenti e temporanei, positivi e
negativi. Gli ambiti di influenza del PFVP “Natura e Biodiversità” e “Attività agricole e forestali”
sono stati individuati già nel documento preliminare quali principali temi sui quali sviluppare
l’analisi del Rapporto Ambientale, in questo capitolo, sono stati ampliati, approfonditi anche a
seguito delle osservazioni e così suddivisi:
Comparto
Biodiversità, flora e fauna
Effetti potenziali
 Disturbo (in aree di alimentazione, svernamento e
nidificazione)
 Abbattimenti di specie cacciabili in periodi di
vulnerabilità delle specie
 Abbattimenti illegali
 Controllo specie in eccessiva densità e controllo specie
alloctone
 Ibridazione e diffusione di specie alloctone a causa
delle immissioni a scopo venatorio
 Mantenimento di agroecosistemi e gestione di habitat
Salute umana
 Intossicazione da piombo per consumo di selvaggina
Contesto socio-economico
 Incidenti stradali con fauna selvatica
 Danni da ungulati alle colture agricole
 Rafforzamento dell'indotto economico delle aziende
agrituristico-venatorie
 Interferenza con le attività ricreative all'aperto
 Recupero fauna selvatica in difficoltà
 Sensibilizzazione del mondo agricolo alle tematiche di
tutela della fauna
 Corretto smaltimento e valorizzazione della selvaggina
oggetto di controllo
Tabella 7.1 – Sintesi dei potenziali effetti del PFVP sull’ambiente analizzati nel Rapporto Ambientale.
Non si ritiene che il Piano possa avere impatti significativi su aspetti quali il patrimonio
culturale, architettonico e archeologico in quanto le azioni di Piano non andranno ad
interessare tali beni. Per quanto riguarda il paesaggio, il PFVP 2012-2015 interesserà le forme
del paesaggio in maniera marginale e limitatamente alla gestione agricola pianificata negli
istituti pubblici e privati, la quale attraverso gli interventi di miglioramento ambientale imposti
alle aziende potrà concorrere a mantenere il paesaggio agricolo tradizionale.
7.1 EFFETTI SU FLORA E FAUNA E SULLA BIODIVERSITÀ IN GENERALE
Come accennato in premessa, le aree più rappresentative per la biodiversità nel territorio
provinciale sono ricomprese nelle Riserve Naturali e nei siti classificati come SIR (ZPS, SIC e
Sir), istituiti espressamente per questo scopo. Per gli effetti del PFVP su queste aree si rimanda
allo Studio di Incidenza allegato al presente Rapporto Ambientale.
Per il territorio esterno alle Riserve e ai SIR, l’analisi è stata condotta in riferimento alla
componente della biodiversità che, secondo la bibliografia e i dati esistenti, risulta
potenzialmente più sensibile alle attività del PFVP e per la quale esistono dati di distribuzione e
di impatto sufficientemente solidi. In particolare sono state analizzate le seguenti componenti
della biodiversità:
Pagina 31
RAPPORTO AMBIENTALE Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Siena 2012‐2015 
habitat di interesse comunitario per i quali esistono dati di presenza sul territorio
provinciale e per i quali sono documentati fattori di minaccia legati direttamente o
indirettamente alla gestione faunistico-venatoria;

specie inserite in Allegato I della Direttiva “Uccelli” e/o nelle Liste di attenzione del
Database regionale Re.Na.To. (Repertorio Naturalistico Toscano) per le quali esistono
dati di presenza sul territorio provinciale e per le quali sono documentati fattori di
minaccia legati direttamente o indirettamente alla gestione faunistico-venatoria;

Aree di Rilevanza Faunistica (di cui al Cap. 1 del Volume I del PFVP e Cap. 4 del
presente Rapporto Ambientale) non ricomprese in aree protette e SIR sulle quali
l’attività venatoria può avere effetti.
La valutazione degli effetti del PFVP 2012-2015 su queste componenti è stata effettuata
basandosi sui seguenti dati:

analisi generale degli effetti dell’attività venatoria sulla biodiversità, come desunti dalla
bibliografia nazionale e internazionale esistente in materia (paragrafo 7.1.1);

analisi dei fattori di minaccia legati direttamente o indirettamente all’ attività venatoria
individuati per le specie floristiche e faunistiche presenti nel database regionale
Re.Na.To. per il contesto toscano (paragrafo 7.1.2);

analisi dei fattori di minaccia rilevati, sulla base dei fattori di minaccia delle specie
presenti, per le Aree di Rilevanza Faunistica individuate nel territorio esterno a Riserve
Naturali e SIR (paragrafo 7.1.2).
Sulla base di questa analisi è stata fatta la valutazione degli effetti delle singole azioni del PFVP
e sono state individuate le conseguenti misure di mitigazione.
7.1.1 ANALISI BIBLIOGRAFICA DEGLI EFFETTI DELL’ATTIVITÀ VENATORIA SULLA BIODIVERSITÀ
A livello generale, è stata analizzata la bibliografia disponibile in materia di impatti dell’attività
venatoria sulla fauna, comprendente sia pubblicazioni scientifiche nazionali che internazionali.
La tabella 7.2 riporta una sintesi delle indicazioni derivanti dalla bibliografia consultata, mentre
una disamina completa è consultabile nello Studio di Incidenza allegato (cap. 3).
Effetti dell’attività venatoria sulla biodiversità
Tipo di effetto
Effetti diretti
Abbattimenti di specie cacciabili in periodi di vulnerabilità delle specie
Disturbo (in aree di alimentazione, svernamento e nidificazione)
Abbattimenti accidentali (per confusione con altre specie)
Contrazione numerica di specie preda di specie protette
Controllo specie con eccessiva densità che provocano danni agli habitat e alle specie
Controllo specie alloctone
negativo
negativo
negativo
negativo
positivo
positivo
Effetti indiretti
Avvelenamento da piombo
Uccisioni illegali di specie protette perché ritenute “nocive”
Ibridazione dovuta alle immissioni di specie alloctone
Eccessiva densità di specie che hanno effetti negativi su habitat e altre specie
Presenza di specie alloctone (predazione, competizione alimentare)
Mantenimento dell’agricoltura di tipo tradizionale
Gestione di habitat su larga scala
negativo
negativo
negativo
negativo
negativo
positivo
positivo
Tabella 7.2 - Sintesi degli effetti dell’attività venatoria e della gestione faunistico-venatoria sulla biodiversità derivanti
dall’analisi della bibliografia in materia.
Gli effetti di cui sopra possono interessare specie e habitat con diversa intensità, secondo la
sensibilità, la rarità, il periodo.
Pagina 32
RAPPORTO AMBIENTALE Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Siena 2012‐2015 Nei due paragrafi successivi verranno evidenziate le criticità legate all’attività venatoria per gli
habitat e le specie di interesse conservazionistico segnalate per il territorio provinciale e per le
Aree di Rilevanza Faunistica individuate.
7.1.2. ANALISI DELLE CRITICITÀ SULLE SPECIE E
SIR E ALLE RISERVE NATURALI
SUGLI HABITAT DI INTERESSE CONSERVAZIONISTICO
ESTERNE AI
Per definire l’elenco degli habitat e delle specie di interesse conservazionistico oggetto
dell’analisi sono stati utilizzati dati provenienti da fonti bibliografiche e banche dati riferite al
contesto toscano e senese, relativi a habitat e specie di flora e fauna di interesse
conservazionistico per la Toscana (es. database regionale Re.Na.To.), pubblicazioni e dati
provenienti dai censimenti IWC (International Waterfowl Census) relativi agli uccelli acquatici
svernanti e alle colonie di ardeidi e studi realizzati dalla Provincia di Siena, elencati in
bibliografia. Dall’elenco delle specie e degli habitat segnalati per la provincia di Siena sono stati
selezionati quelli contenuti nelle Liste di Attenzione del database regionale Re.Na.To., nelle
quali sono ricomprese specie e habitat inseriti negli allegati delle Direttiva “Habitat” e “Uccelli”,
nella L.R. 56/2000 e altri elementi a rarità regionale. Nella tabella 7.3 sono elencati gli habitat
e le specie per le quali il database regionale Re.Na.To. individua fattori di criticità e minacce
direttamente o indirettamente riferibili all’attività venatoria.
Tabella 7.3 – Habitat e specie segnalate per la provincia di Siena (territorio esterno ad aree protette e SIR) inserite
nelle liste di attenzione del database Re.Na.To. per i quali sono documentate criticità legate alla attività venatoria.
Habitat/Specie
normativa
Status in
Toscana (da
liste Re.Na.To.)
Criticità e minacce per la specie
(da Re.Na.To.)
Misure per la conservazione
(da Re.Na.To.)
HABITAT

Comunità di
idrofite radicate
e non del
Nymphaeion
albae
L.R. 56/2000
(All. A) +
Direttiva
Habitat (All. I
prioritarioCod. 3150)

-


Boschi a
dominanza di
faggio e/o
querce degli
Appennini con
Ilex e Taxus
L.R. 56/2000
(All. A) +
Direttiva
Habitat (All. I
prioritarioCod. 9210)


Boschi acidofitici
a dominanza di
Quercus petraea
Frassineti di
versante a
Fraxinus
oxycarpa
L.R. 56/2000
(All. A) +
Direttiva
Habitat (All. I
prioritarioCod. 91L0)
L.R. 56/2000
(All. A) +
Direttiva
Habitat (All. I
prioritarioCod. 91B0)
-


-
Alterazione della qualità delle
acque
Gestione inadeguata del livello
idrometrico
Invasione di specie esotiche,
soprattutto animali, quali la
nutria ed il gambero della
Louisiana, che nutrendosi di
rizomi e propaguli sembrano
avere effetti devastanti sui
popolamenti
Questo habitat ha subito in
passato una forte utilizzazione
selvicolturale che ne ha ridotto
fortemente l’estensione,
favorendo cenosi con specie
forestali più rustiche e veloci
nell’accrescimento.
In qualche sito anche i danni da
ungulati sembrano costituire un
pericolo per la conservazione.
 Le misure per la conservazione
dell'habitat variano da sito a
sito e devono essere messe a
punto caso per caso dopo studi
mirati. In generale sono da
monitorare
la
qualità
dell'ambiente ed in particolare
l'inquinamento delle acque, la
gestione del livello idrometrico,
l'invasione di specie esotiche,
ecc.
 Indagini ulteriori inerenti
l’ecologia, l’esatta distribuzione
territoriale e la consistenza
effettiva dell’habitat nei vari
siti.
 Le stazioni così individuate
devono essere tutelate quando
si realizzano eventuali piani di
assestamento forestale
Non sembra che vi siano minacce
dirette che possono pregiudicare
la
conservazione
di
questo
habitat, se non la gestione
selvicolturale che se inadeguata
può favorire altre essenze, in
particolare il cerro, più frugale e
resistente al ceduo, a detrimento
della rovere.
Danni più o meno ingenti derivati
da carico eccessivo di ungulati
sono presenti in numerosi siti.
 Tutti
i
siti
dell’habitat
dovrebbero essere inseriti in
aree protette (anche se ciò è
difficoltoso perché in alcuni casi
di
proprietà
privata),
e
dovrebbe essere effettuata una
gestione selvicolturale di tipo
naturalistico,
finalizzata
al
mantenimento dell’habitat.
 Ricerche mirate per individuare
le
forme
di
governo
e
trattamento più idonee alla sua
conservazione.
Il
governo
a
ceduo,
il
pascolamento in bosco, i danni da
ungulati e la generale alterazione
delle cenosi possono costituire
cause di minaccia, così come ogni
alterazione
degli
assetti
idrogeoloigici.
 In linea generale la gestione
selvicolturale deve essere
finalizzata alla conservazione
delle cenosi ed al loro
miglioramento floristicostrutturale
Pagina 33
RAPPORTO AMBIENTALE Habitat/Specie
normativa
Status in
Toscana (da
liste Re.Na.To.)
Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Siena 2012‐2015 Criticità e minacce per la specie
(da Re.Na.To.)
Misure per la conservazione
(da Re.Na.To.)
FLORA
Zafferano di
Toscana
Crocus etruscus
L.R. 56/2000
(All. A-C) +
Direttiva
Habitat (All.
IV)
Bivonea di Savi
Jonopsidium
savianum
L.R. 56/2000
(All. A)
+ Direttiva
Habitat (All.
II-IV)
Barbone
adriatico
Himantoglossum
adriaticum
Direttiva
Habitat (All.
II-IV)

Quasi a rischio

Vulnerabile


Quasi a rischio

Ofride della
Majella
Ophrys passionis
Ofride di
Tetralonia
Ophrys
holosericea
subsp.
tetraloniae
-
Vulnerabile

-
Vulnerabile

Orchide a
specchio
Ophrys speculum
L.R. 56/2000
(All. A)
Vulnerabile

Orchidea delle
isole
Dactylorhiza
insularis
L.R. 56/2000
(All. A)

Vulnerabile


Orchide militare
Orchis militaris
L.R. 56/2000
(All. A)
Vulnerabile
Come buona parte delle bulbose
va incontro a fenomeni di
rarefazione
per
l’eccessiva
presenza di cinghiali, istrici ed
altri
animali
che
ricercano
avidamente i suoi bulbi.
Evoluzione della vegetazione con
espansione della macchia che
colonizza le praterie dove vive la
specie.
Presenza
di
cinghiali
che
distruggono continuamente le
radure dove la specie vegeta
preferenzialmente.
Presenza eccessiva di ungulati
che soprattutto per le popolazioni
in aree prative possono portare
alla locale estinzione attraverso il
calpestio e la brucatura.
Eccessiva presenza di ungulati
che, con il calpestamento e la
brucatura ripetuta, mettono in
serio pericolo la sopravvivenza di
popolazioni spesso esigue ed
instabili
Eccessiva presenza di ungulati
che, con il calpestamento e la
brucatura ripetuta, mettono in
serio pericolo la sopravvivenza di
popolazioni spesso esigue e
localizzate
La chiusura della vegetazione
naturale e la brucatura da parte
di ungulati potrebbero
ostacolarne la permanenza o
l’espansione in determinati
contesti. Tuttavia si tratta di
minacce effettivamente poco
consistenti
Eradicazione degli esemplari da
parte di animali selvatici (in
particolare ungulati)
Evoluzione della vegetazione con
la
conseguente
chiusura
e
ombreggiamento degli spazi di
radura o boscaglia in cui esse è
solita insediarsi
Prelievo a scopo ornamentale da
parte dell’uomo
Non presenta minacce di
particolare entità. Tuttavia gli
ambienti in cui solitamente si
stabilisce sono sempre più
frequentati da eccessivi carichi di
bestiame (in particolare ungulati)
che con il calpestamento,
compattamento del suolo e
continua brucatura degli individui,
finiscono spesso con il portare
alla scomparsa popolazioni
spesso già di per sé piuttosto
esigue e instabili
 Lo stato di conservazione di tale
entità appare soddisfacente e
allo stato attuale non sembrano
necessarie misure di protezione
 Impedire l’evoluzione della
vegetazione mantenendo ad
esempio l’attività pascoliva.
 Recinzione delle popolazioni a
rischio.
 Contenimento delle popolazioni
di ungulati
 Contenimento delle popolazioni
di ungulati
 Non si evidenziano misure volte
alla salvaguardia di questa
entità che, come già accennato,
non sembra trovarsi esposta a
particolari minacce.
 Contenimento della presenza di
ungulati
 Interventi
di
controllo
e
limitazione
dell’avanzamento
della vegetazione naturale
 Le uniche misure per garantire
la conservazione di questa
come di molte altre specie di
orchidee risiedono nel controllo
e
nella
limitazione
della
presenza
di
ungulati
sul
territorio collinare e montano
della Toscana
UCCELLI

Quaglia comune
Coturnix coturnix
L.R. 56/200
All. A
Vulnerabile

Riduzione degli ambienti idonei
(per abbandono delle aree
agricole montane e submontane e
per “modernizzazione” delle
tecniche colturali e riduzione di
eterogeneità e naturalità nelle
aree agricole più produttive)
Localmente, la presenza di aree
di addestramento cani con sparo
in aree occupate dalla specie
rappresenta una seria minaccia
(disturbo, abbattimento di adulti)
per la sopravvivenza
 Attuare politiche agricole che
contrastino l’abbandono delle
aree collinari e montane e
incentivino l’agricoltura
estensiva a basso impatto nelle
zone di pianura e collina
 Evitare di localizzare aree di
addestramento cani con sparo
quantomeno nelle aree di
maggior importanza per la
riproduzione della quaglia in
Toscana
Pagina 34
RAPPORTO AMBIENTALE Habitat/Specie
normativa
Status in
Toscana (da
liste Re.Na.To.)
Criticità e minacce per la specie
(da Re.Na.To.)

Airone bianco
maggiore
Casmerodius
albus (=Egretta
alba)


L.R. 56/2000
(All. A)
+ Direttiva
Uccelli (All. I)
Non valutato


Albanella minore
L.R. 56/2000
(All. A)
+ Direttiva
Uccelli (All. I)

In pericolo



Albanella reale
L.R. 56/2000
(All. A)
+ Direttiva
Uccelli (All. I)

-

Calandro
Anthus
campestris
Colombella
Columba oenas
L.R. 56/2000
(All. A)
+ Direttiva
Uccelli (All. I)
L.R. 56/2000
(All. A)
Perdita di habitat, dovuta alla
diminuzione delle zone ad
agricoltura estensiva,
all’evoluzione del processo di
rinaturalizzazione dei coltivi verso
formazioni arbustive dense ed
arborate e al rimboschimento di
pascoli, praterie ed ex-coltivi

Abbattimenti
illegali
per
confusione con il colombaccio,
con il quale condivide gli habitat
di svernamento
Scomparsa del paesaggio agrario
tradizionale e dei boschi maturi
Carenza di
informazioni

L.R. 56/2000
(All. A)
In pericolo
Falco di palude
L.R. 56/2000
(All. A)
+ Direttiva
Vulnerabile
Le immissioni di Coturnix
japonica a fini venatori e di
allevamento pongono serie
minacce di inquinamento genetico
Gestione scorretta dell’habitat
Diminuzione del livello idrico in
periodo riproduttivo con
conseguente facilitazione
dell’accesso umano e disturbo
antropico
Inquinamento delle acque
(intossicazione da gambero della
Louisiana)
Riduzione dell’habitat (perdita di
ambienti aperti)
Scomparsa di ambienti agricoli
marginali
Nidificazione nei coltivi per
mancanza di habitat naturali, con
pericolo di perdita della nidiata
durante le operazioni di mietitura
e sfalcio
Inquinamento da pesticidi
Abbattimenti illegali, cui
probabilmente questa specie è
particolarmente soggetta, date le
tecniche di caccia adottate e gli
ambienti frequentati
Disturbo esercitato dalla caccia
attorno ad alcune zone umide,
che potrebbe pregiudicarne
l’utilizzo come aree di riposo
notturno
Perdita e degradazione di habitat
per modifiche del paesaggio
agrario e diminuzione
dell’eterogeneità ambientale

Vulnerabile
Culbianco
Oenanthe
oenanthe
Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Siena 2012‐2015 
Perdita di habitat dovuta alla
riduzione
o
cessazione
del
pascolo
in
aree
montane,
all’abbandono
di
zone
ad
agricoltura estensiva in aree
marginali e al rimboschimento di
pascoli e coltivi abbandonati e di
aree in erosione

Degrado
e
frammentazione
dell’habitat
Abbattimenti illegali e disturbo

Misure per la conservazione
(da Re.Na.To.)
 Corretta
gestione
delle
principali zone umide toscane
 Mantenimento
di
complessi
mosaici ambientali, con praterie
e arbusteti
 Interventi di salvaguardia dei
nidi nei coltivi (recinzione dei
nidi)
 Recupero delle pratiche colturali
tradizionali
 Protezione diretta e delle aree
utilizzate
 Attuare politiche agricole che
favoriscano le aree agricole
tradizionali
 Politiche agricole che assicurino
il mantenimento di aree agricole
ad agricoltura estensiva, di aree
pascolate e delle praterie
montane.
 Impedire o scoraggiare futuri
interventi di forestazione
nell’areale riproduttivo della
specie.
 Evitare la localizzazione di aree
di addestramento cani nelle
zone dove la specie nidifica.
 Effettuare monitoraggi specifici,
quantomeno su aree campione,
per assumere informazioni
sull’andamento della
popolazione nidificante
 Protezione dei siti di
svernamento per la
conservazione delle popolazioni
svernanti
 Mantenimento di sistemi agrosilvo-pastorali adeguatamente
complessi
 Politiche
agricole
che
favoriscano il mantenimento e
l’incremento del pascolo e di
aree ad agricoltura estensiva in
zone montane
 Evitare
gli
interventi
di
rimboschimento
nell’areale
riproduttivo
 Evitare la localizzazione di aree
di addestramento cani nelle
zone dove la specie nidifica
 Effettuare monitoraggi specifici,
quantomeno su aree campione,
per
assumere
informazioni
sull’andamento
della
popolazione nidificante
 Tutelare le aree umide con
scarso disturbo antropico e
vaste estensioni di vegetazioni
Pagina 35
RAPPORTO AMBIENTALE Habitat/Specie
normativa
Status in
Toscana (da
liste Re.Na.To.)
Criticità e minacce per la specie
(da Re.Na.To.)
Uccelli (All. I)



Falco pellegrino
Falco peregrinus
L.R. 56/2000
(All. A)
+ Direttiva
Uccelli (All. I)
Minima
preoccupazione
Garzetta Egretta
garzetta
L.R. 56/2000
(All. A)
+ Direttiva
Uccelli (All. I)
Prossimo alla
minaccia
Lanario
L.R. 56/2000
(All. A)
+ Direttiva
Uccelli (All. I)
Moretta
tabaccata
Aythya nyroca
L.R. 56/2000
(All. A)
+ Direttiva
Uccelli (All. I)
Nibbio bruno
Milvus migrans
L.R. 56/2000
(All. A)
+ Direttiva
Uccelli (All. I)
In pericolo
Non valutato
Prossimo alla
minaccia
Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Siena 2012‐2015 
indiretto
dovuto
all’attività
venatoria
Intossicazione da piombo a causa
della tendenza della specie a
predare
anatidi
affetti
da
saturnismo
Incendi della vegetazione elofitica
Persecuzione diretta da parte
dell’uomo (abbattimenti illegali,
depredazione dei nidi), anche se
minore che in passato.
Arrampicata sportiva sulle pareti
di nidificazione.
La popolazione toscana appare da
tempo non minacciata e in
progressivo aumento, e per tale
ragione è stata considerata fra quelle
non a rischio nella regione.
 Interventi di danneggiamento
delle garzaie
 Variazioni del livello idrico con
conseguente facilitazione
dell’accesso umano e disturbo
antropico
 Persecuzione diretta da parte
dell’uomo (abbattimenti illegali e
depredazione dei nidi)
 Trasformazioni ambientali negli
habitat riproduttivi e di
alimentazione
 La mancata divulgazione, per
motivi conservazionistici, di alcuni
dei siti di nidificazione
attualmente noti, riduce il rischio
di depredazione dei nidi da parte
di falconieri e collezionisti ma
comporta il rischio che eventuali
progetti, che potrebbero avere
conseguenze negative per la
specie, non vengano bloccati
 Potenziale minaccia dovuta allo
sviluppo di impianti per la
produzione di energia eolica
all’interno dell’areale della specie
 Disturbo antropico nelle aree di
alimentazione o prossime ai siti
riproduttivi, minaccia accentuata
dalla scarsità in Toscana di siti
idonei alla riproduzione
 Bonifica e degrado delle zone
umide
 Attività venatoria, sia come
prelievo diretto che come fonte di
disturbo;
la
caccia,
infatti,
impedisce
la
sosta
e
lo
sfruttamento
delle
risorse
alimentari durante tutto il periodo
di svernamento nelle aree non
protette;
 Inquinamento da piombo (pallini
da caccia) particolarmente letale
per le anatre tuffatrici.
 Tali fattori agiscono in modo più o
meno importante su tutti gli
Anatidi; il loro impatto risulta
particolarmente grave su questa
specie per la ridotta consistenza
della popolazione e per la sua
sedentarietà.
 Perdita degli agroecosistemi
tradizionali nelle zone
pianeggianti e collinari
 Cementificazione degli alvei e
taglio delle formazioni ripariali
 Attività di ceduazione, soprattutto
se intensa e diffusa
 Abbattimenti illegali
 Riduzione delle discariche
Misure per la conservazione
(da Re.Na.To.)
elofitiche
 Controllo degli incendi dei
canneti in periodo primaverileestivo per scopi venatori
 Necessario
uno
studio
di
carattere
regionale
sulla
presenza della specie in periodo
riproduttivo
 Da
valutare
localmente
l’efficacia di stagionali divieti
all’arrampicata sportiva.
 Utile effettuare studi specifici
sulla specie
 Protezione con specifici atti
normativi dei siti riproduttivi
 Adeguata sorveglianza ai siti di
nidificazione ormai noti
 Adeguate politiche agricole che
assicurino
il
mantenimento,
nella Toscana meridionale, di
aree agricole ad agricoltura
estensiva e di aree pascolate
 Effettuare studi specifici sulla
specie, per ricavare maggiori
informazioni
 Salvaguardia e ripristino degli
ambienti acquatici idonei.
 Nelle zone più idonee è
essenziale la cessazione totale,
o quanto meno su vaste aree,
dell’attività venatoria (nel Lago
di Montepulciano, ad esempio,
si è assistito al reinsediamento
spontaneo di coppie nidificanti,
dopo la chiusura della caccia).
 Mantenimento
di
agroecosistemi complessi
 Tutela della naturalità degli
alvei fluviali
 Protezione dei boschi igrofili
Pagina 36
RAPPORTO AMBIENTALE Habitat/Specie
normativa
Status in
Toscana (da
liste Re.Na.To.)
Criticità e minacce per la specie
(da Re.Na.To.)

Nibbio reale
Milvus milvus
Nitticora
Nycticorax
nycticorax
L.R. 56/2000
(All. A)
+ Direttiva
Uccelli (All. I)
L.R. 56/2000
(All. A)
+ Direttiva
Uccelli (All. I)
Non valutato




Vulnerabile



Occhione
Burhinus
oedicnemus
L.R. 56/2000
(All. A)
+ Direttiva
Uccelli (All. I)

Vulnerabile




Piovanello
pancianera
Calidris alpina
Direttiva
Uccelli (All. I)
-
Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Siena 2012‐2015 Abbandono di forme di agricoltura
estensiva
Cessazione/riduzione del pascolo
Abbattimenti illegali.
La progressiva riduzione della
presenza di discariche potrebbe
localmente ridurre le risorse
alimentari utilizzate dal nibbio
reale
Interventi diretti sulle alberature
delle garzaie (abbattimento,
potatura, incendio)
Variazioni del livello delle acque
Disturbo antropico
Modernizzazione delle pratiche
colturali
Bonifica delle zone umide
salmastre
Cessazione del pascolo
Canalizzazione dei letti fluviali
Predazione dei nidi da parte di
volpi e corvidi
Abbattimenti illegali di individui in
fase pre-migratoria autunnale

Misure per la conservazione
(da Re.Na.To.)
 Recupero di forme estensive di
utilizzo del territorio
 Cessazione degli episodi di
bracconaggio.
 La protezione con specifici atti
normativi dei siti riproduttivi
può rappresentare un primo
importante passo per garantire
futuri interventi gestionali che
favoriscano la specie, rivolti sia
al sito che all’area circostante
(aree di alimentazione,
individuazione di siti alternativi)
in particolare nelle zone umide
minori.
 Conservazione dei residui tratti
fluviali con alvei estesi e ben
conservati
 Mantenimento/incremento
del
pascolo e delle attività agricole
“a basso impatto” in aree
marginali o svantaggiate di
collina e pianura
 Conservazione
in
assetto
naturale dei litorali sabbiosi e
delle poche aree estese con
mosaici di vegetazione alofila
 Evitare il prolungato abbandono
e le opere di rimboschimento su
terreni incolti dove è presente
l’occhione.
 Valutare l’opportunità di avviare
operazioni di controllo dei
predatori.
 Migliorare la conoscenza di
distribuzione,
consistenza
numerica e tendenza delle
popolazioni, così come dei
principali fattori limitanti
-
Perdita di habitat (bonifica,
regimazione idraulica, cessazione
del pascolo in prossimità di zone
umide, impianti di arboricoltura
da legno)
Il disturbo provocato dalla caccia,
cui il piviere dorato è molto
sensibile, può limitare la presenza
di gruppi svernanti in aree
agricole, prossime alle aree
palustri
 Incremento di superficie delle
aree idonee alla specie
 Mantenimento di tecniche di
agricoltura a basso impatto e in
particolare un incremento delle
forme estensive di pascolo e
una riduzione della
pioppicoltura nelle aree in
prossimità delle zone umide
 Interdizione dell’attività
venatoria su rilevanti estensioni
di aree idonee alla specie
 Corretta gestione (e localmente
da modesti ampliamenti di
superficie) delle zone umide
costiere, rendendo disponibili
ampi specchi di acqua bassa e
siti idonei per il riposo notturno,
compresi all’interno di estese
zone con divieto di caccia.
Piviere dorato
Pluvialis
apricaria
L.R. 56/2000
(All. A)
+ Direttiva
Uccelli (All. I)
-

Spatola
Platalea
leucorodia
L.R. 56/2000
(All. A)
+ Direttiva
Uccelli (All. I)
-


Bonifica delle zone umide
Caccia nelle aree costiere nelle
quali si concentra la specie


 Ripristino di zone umide e
gestione attiva, volta a favorire
un’elevata diversificazione della
vegetazione e della rete idrica

Perdita di habitat
Inquinamento
delle
acque
(diminuzione
delle
prede
e
intossicazione da gambero della
Louisiana)
Disturbo antropico in periodo di
svernamento
Abbattimenti illegali


Randagismo canino
Immissione di lepre
 Come
indicato
d’azione per la
Tarabuso
Botaurus stellaris
L.R. 56/2000
(All. A)
+ Direttiva
Uccelli (All. I)
In pericolo critico

MAMMIFERI
Lepre italica
Lepus corsicanus
-
In pericolo critico
comune
dal
lepre
Piano
italica
Pagina 37
RAPPORTO AMBIENTALE Habitat/Specie
normativa
Status in
Toscana (da
liste Re.Na.To.)
Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Siena 2012‐2015 Criticità e minacce per la specie
(da Re.Na.To.)

(rischio
di
competizione
trasmissione di patologie)
Caccia
Misure per la conservazione
(da Re.Na.To.)
e

Lupo
Canis lupus
Puzzola
Mustela putorius
L.R. 56/2000
(All. A) +
Direttiva
Habitat (All.
II-IV)
L.R. 56/2000
(All. A) +
Direttiva
Habitat (All.
V)


Bassa
preoccupazione

Abbattimenti illegali
Limitati spazi di spostamento dei
branchi per frammentazione del
territorio
Randagismo (competizione
territoriale, ibridazione e danni al
bestiame attribuiti al lupo




In pericolo



Scomparsa di aree umide
Taglio del bosco
Persecuzione
come
animale
“nocivo”



Martora
Martes martes
L.R. 56/2000
(All. A) +
Direttiva
Habitat (All.
V)

In pericolo


Frammentazione e riduzione dei
boschi
Antropizzazione del territorio
Persecuzione
come
animale
“nocivo” per animali domestici e
selvaggina



Gatto selvatico
Felis silvestris
L.R. 56/2000
(All. A) +
Direttiva
Habitat (All.
IV)

In pericolo


Frammentazione e riduzione dei
boschi
Antropizzazione del territorio
Persecuzione


(ISPRA),
escludere
nuove
immissioni di lepre comune
dove è accertata la presenza di
lepre italica, per prevenire il
rischio di competizione, di
trasmissione di patologie e per
una più efficace conservazione
Definizione di una rete di aree
protette
per
favorirne
la
diffusione e conservare le
popolazioni
attualmente
esistenti
Penalizzare la pratica del
bracconaggio tramite opportune
sanzioni e adeguati controlli del
territorio
Prevedere adeguati rimborsi
agli allevatori per le perdite
causate dal lupo
Limitare il fenomeno del
randagismo
Preservare gli ambienti umidi
sia in aree boschive che aperte
Migliorare il controllo del
bracconaggio
Realizzare studi per la
conoscenza del reale status
della specie
Preservare le aree con boschi e
macchia estesi evitando il taglio
raso e in caso di ceduazione
mantenendo e piante con vari
stadi di sviluppo
Potenziare il controllo sul
territorio per evitare il
bracconaggio
Realizzare studi su ecologia e
distribuzione
Preservare le aree con boschi e
macchia estesi evitando il taglio
raso e in caso di ceduazione
mantenendo e piante con vari
stadi di sviluppo
Potenziare
il
controllo
sul
territorio
per
evitare
il
bracconaggio
Incrementare le conoscenze su
distribuzione ed ecologia
Come è osservabile in tabella, a livello generale l’attività venatoria costituisce, direttamente o
indirettamente, il principale fattore di criticità solo per alcune specie e habitat; gran parte dei
fattori di minaccia sono infatti legati alla gestione agrosilvopastorale del territorio e al degrado
degli ambienti dovuto ad altri fattori. Laddove esistenti, la maggior parte delle criticità riferite
all’attività venatoria riguarda la componente faunistica, ed in particolare i gruppi dei
mammiferi e degli uccelli; esistono tuttavia evidenze di criticità indirette per certi habitat e per
alcune specie floristiche dovute alla eccessiva densità di ungulati o alla presenza di specie
alloctone. In quest’ultimo caso è noto, ad esempio, l’impatto che la Nutria e il Gambero della
Louisiana, entrambe specie alloctone invasive, provocano sugli habitat e sulle specie vegetali
tipici delle zone umide.
Dalla tabella 7.3 e dalla bibliografia precedentemente presentata, si rileva che esistono criticità
documentate riferibili direttamente o indirettamente all’attività venatoria anche per alcune
specie cacciabili che per il loro stato di conservazione sfavorevole sono inserite nelle liste di
attenzione del database Re.Na.To., quali la Quaglia e la Lepre italica.
In sintesi, le criticità individuate per gli habitat e le specie di interesse conservazionistico di cui
alla Tab. 7.3 portano alle seguenti considerazioni riguardo agli effetti dell’attività venatoria:

Il disturbo provocato dall’attività venatoria (caccia, addestramento cani, certe tipologie di
interventi di controllo, semplice presenza antropica) risulta tra i fattori di minaccia per 11
specie di uccelli e 1 mammifero. La presenza antropica dovuta all’attività venatoria può
produrre effetti negativi soprattutto nelle aree frequentate da specie molto sensibili al
Pagina 38
RAPPORTO AMBIENTALE Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Siena 2012‐2015 disturbo come la Moretta tabaccata, il Piviere dorato, molti rapaci tra cui il Lanario, le
colonie di aironi in periodo riproduttivo (garzaie); per la Lepre italica e per la Quaglia,
entrambe cacciabili, l’attività venatoria agisce oltre che con il disturbo anche con gli
abbattimenti, depauperando le popolazioni di queste specie considerate a rischio in
Toscana.

Gli abbattimenti illegali costituiscono un fattore di minaccia per 9 specie di uccelli e per 4
mammiferi. In gran parte dei casi riguardano specie ritenute erroneamente e a vario titolo
“nocive” (es. molti rapaci, Lupo, Martora, Puzzola, Gatto selvatico) oppure specie che
vengono abbattute accidentalmente perché scambiate con specie cacciabili simili (es.
Colombella) o per altri motivi (Tarabuso, Occhione).

L’immissione di specie o popolazioni alloctone per scopi venatori può determinare effetti
negativi per inquinamento genetico, uno dei fattori di minaccia per la Quaglia, o per
competizione e trasmissione di patologie come nel caso della Lepre italica.

Gli interventi di gestione del territorio all’interno degli istituti (attività agricola in generale e
miglioramenti ambientali in particolare) possono, se correttamente pianificati e condotti,
influenzate positivamente lo stato di conservazione di molte specie di interesse
conservazionistico dipendenti dagli agroecosistemi agricoli (es. Albanella minore, Albanella
reale, Calandro, Colombella, Nibbio bruno, Occhione, Culbianco), così come effetti positivi
possono derivare da una corretta gestione di habitat come le zone umide in funzione della
fauna, con risvolti positivi per le diverse specie di aironi e per il Piviere dorato.

L’utilizzo di munizioni contenenti piombo comporta fenomeni di intossicazione a carico di
anatre che si alimentano sul fondo delle zone umide come la rara Moretta tabaccata e altre
specie a comportamento simile, e in predatori come il Falco di palude che si ciba di esse.
L’argomento è trattato al paragrafo 7.13.

La gestione/controllo delle specie che presentano densità eccessive può determinare effetti
positivi sugli habitat sensibili al danneggiamento da ungulati, come nel caso di tre habitat
forestali (Boschi acidofitici a dominanza di Quercus petraea, Cod. 91L0; Boschi a
dominanza di faggio e/o querce degli Appennini con Ilex e Taxus, Cod. 9210; Frassineti di
versante a Fraxinus oxycarpa, Cod. 91B0), per i quali questa criticità è tuttavia segnalata
come minaccia secondaria rispetto alla gestione selvicolturale. Altri effetti positivi si
potrebbero determinare per diverse specie di Orchidee e per la bulbosa endemica Crocus
etruscus, specie vegetali sensibili allo scavo, al calpestio e alla brucatura da parte degli
ungulati. In provincia di Siena non sono comunque note le entità e la distribuzione
dell’effettivo danno sulle specie di interesse conservazionsitico.

La gestione/controllo delle specie alloctone può produrre effetti positivi per gli habitat
acquatici fra i cui fattori di criticità c’è la presenza della Nutria, che si ciba di molte specie
vegetali acquatiche.
7.1.2. ANALISI DELLE CRTICITÀ DELL’ATTIVITÀ VENATORIA SULLE AREE DI RILEVANZA FAUNISTICA
La provincia di Siena, per la sua elevata diversità ambientale, offre anche esternamente a
Riserve Naturali e SIR un territorio di buona qualità per la fauna selvatica, con contesti
puntiformi di grande importanza per alcune specie di interesse conservazionistico, in
particolare uccelli, sulle quali l’attività venatoria potrebbe avere un impatto considerevole. Nel
quadro conoscitivo del PFVP (Volume I, paragrafo 1.5) e nel Cap. 4 del presente Rapporto
Ambientale, oltre alle Riserve Naturali e ai SIR, che complessivamente interessano circa 1/6
del territorio, sono state infatti individuate anche 8 Aree di Rilevanza Faunistica fra gli ambienti
di notevole importanza per la fauna di interesse conservazionistico che costituiscono habitat di
specie di uccelli inserite in Allegato I della Direttiva Uccelli. Ai fini dell’analisi dell’entità degli
impatti del PFVP, sono state quindi prese in considerazione anche queste 8 Aree di Rilevanza
Faunistica, le quali sono raggruppabili in due grandi categorie ambientali:
1. zone umide minori naturali e artificiali;
2. zone agricole.
Pagina 39
RAPPORTO AMBIENTALE Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Siena 2012‐2015 La rete di zone umide minori svolge un ruolo importante per gli uccelli, sia come luogo di
svernamento che come riposo (roost), nidificazione e alimentazione, talvolta in stretta
connessione con le zone umide principali, inserite in Riserve Naturali e SIR. Tra le zone umide
minori vi sono quattro Aree di Rilevanza Faunistica sulle quali porre una particolare attenzione
per l’importanza che rivestono per gli uccelli acquatici, sia in termini di dimensione e idoneità
dell’habitat (è dimostrato che le aree di maggiori dimensioni hanno una maggiore capacità di
sostenere alte densità di uccelli rispetto a tante piccole aree separate), sia in termini di
presenza regolare di specie di particolare interesse conservazionistico (in particolare per quelle
Allegato I della Direttiva “Uccelli”) che di numeri ospitati, oltre che di collocazione in aree della
provincia con scarsa presenza di zone umide. Altrettanto importante è il ruolo svolto dalle
quattro Aree di Rilevanza Faunistica ricadenti in zone agricole, che per morfologia e qualità
ambientale risultano importanti per le specie legate agli ambienti aperti, in declino a livello
europeo proprio per la scarsa disponibilità e la perdita di qualità di tali habitat.
Nelle tabelle 7.4 e 7.5 vengono sintetizzate le caratteristiche delle 8 Aree di Rilevanza
Faunistica individuate nel territorio provinciale nell’ambito delle zone umide minori e delle zone
agricole. Viene mostrato anche il rapporto con la pianificazione faunistico-venatoria attuale.
Cod.
Zona
umida
Nome
Zona Umida
Consistenza del
popolamento
complessivo di
acquatici svernanti
(media 2008-2012)
Presenza di
garzaie
Specie svernanti in
Allegato I
Direttiva Uccelli
SI0703
Lago delle
Volpaie
206
-
Airone bianco maggiore
Moretta tabaccata
SI0709
Laghetti presso
Buonconvento
321
-
Airone bianco maggiore
Piviere dorato
83
-
Piovanello pancianera
Airone bianco maggiore
Garzetta
Spatola
Falco di palude
286
Garzaia di airone
guardabuoi,
garzetta e
nitticora (media
1998-2010: circa
50 nidi; non
utilizzata nel
2011-2012)
SI1403
SI1502
Il Granocchiaio
(Dolciano)
Lago della
Maddalena
Airone bianco maggiore
Garzetta
Presenza di
istituti
faunistici
Compresa in
parte nella
AFV
RadiCampriano
Interamente
compresa
nella ZRC
Bibbiano
Compresa in
gran parte
nella AFV
DolcianoMonteluce
Interamente
compresa
nella ZRC
La Novella
Tabella 7.4 - Aree di Rilevanza Faunistica individuate tra le zone umide minori della Provincia di Siena e rapporti con
la attuale pianificazione faunistico-venatoria.
Specie in Allegato I
Direttiva Uccelli
Nome Zona agricola
Presenza di istituti fanistici
Pianure del torrente Arbia presso
Monteroni d’Arbia
Occhione
Interamente compresa nella
ZRC S. Martino–S. Fabiano
Pianure del torrente Arbia presso
Ponte d’Arbia
Piviere dorato
Interamente compresa nella
ZRC Bibbiano
Rilievi di Castiglioncello del Trinoro
Albanella minore
Territorio libero
Rilievi della Valdorcia
Lanario
Territorio libero
Tabella 7.5 – Aree di Rilevanza Faunistica individuate tra le zone agricole della Provincia di Siena e rapporti con
l’attuale pianificazione faunistico-venatoria.
Pagina 40
RAPPORTO AMBIENTALE Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Siena 2012‐2015 Queste aree assumono una particolare rilevanza per la pianificazione faunistico-venatoria,
poichè si tratta di habitat di specie di interesse comunitario, per i quali devono essere applicate
per quanto possibile le stesse misure di conservazione di cui agli articoli 4 e 6 del D.P.R.
357/97 (art. 1 comma 5 bis della Legge 157/1992).
Come confermato dalle indicazioni contenute nella tabella 7.3, la conservazione delle zone
umide e della fauna ad esse legate è strettamente connessa ad una corretta politica
territoriale, che eviti la distruzione di questi habitat e che garantisca una buona qualità delle
acque e dell’ambiente in generale. Tuttavia, per le aree individuate in tabella 7.4 e 7.5, l’analisi
della bibliografia e delle specie di interesse di cui alla tabella 7.3 ha evidenziato le seguenti
criticità, legate direttamente o indirettamente alla gestione faunistico-venatoria:

disturbo dovuto all’attività venatoria in periodo di svernamento, fattore importante
soprattutto per le specie acquatiche o comunque legate agli ambienti umidi, poiché
impedisce l’utilizzo di queste aree per l’alimentazioni e la sosta; si tratta di una criticità
elevata soprattutto per specie sensibili e rare come la Moretta tabaccata (specie
presente in Toscana con pochi individui e quindi necessaria di tutela) e il Piviere dorato
(la cui presenza è documentata solo da pochi anni in provincia di Siena);

abbattimenti illegali, dovuti sia a confusione con altre specie che ad abbattimenti
volontari di specie considerate “nocive”, come nel caso del Falco di palude);

disturbo in periodo di nidificazione (impatto significativo principalmente nelle garzaie
ma anche per specie sensibili come Lanario, Occhione e Albanella minore);

intossicazione da piombo, rilevante per le anatre tuffatrici quali la Moretta tabaccata,
soggette per le modalità di alimentazione a ingerire pallini presenti sui fondali delle
zone umide, ma anche per alcuni rapaci come il Falco di palude, che preda spesso
anatidi debilitati da saturnismo;

abbattimenti illegali in fase pre-migratoria autunnale, criticità individuata nel database
Re.Na.To. per l’Occhione, che tende a formare raduni concentrati di decine di individui,
sensibili alla presenza dell’attività venatoria oltre che per l’aumentata probabilità di
abbattimento (per bracconaggio o errore) anche per il disturbo in questa importante
fase del ciclo vitale.
Nelle misure di mitigazione al capitolo 8 vengono proposte indicazioni per evitare il disturbo
nelle aree a maggiore idoneità per le specie di uccelli di interesse conservazionistico, le quali
possono fungere da “serbatoio” di specie per l’intero territorio, anche in riferimento alle specie
oggetto di caccia.
7.1.3 ANALISI DEGLI EFFETTI DELLE SINGOLE ATTIVITÀ PREVISTE DAL PFVP
Sulla base delle analisi delle criticità effettuate nei paragrafi precedenti, di seguito per ciascuna
attività del PFVP vengono mostrati i potenziali effetti sulla biodiversità delle singole azioni
previste dal piano stesso. Si rimanda allo Studio di Incidenza per una più approfondita
trattazione degli effetti della gestione faunistico-venatoria e dell’impatto delle singole attività
su habitat e specie, limitandosi in questa sede a mostrare gli effetti del PFVP sugli habitat, sulle
specie e sulle Aree di Rilevanza Faunistica.
Caccia
Come già visto nei capitoli precedenti gli effetti principali derivanti dall’esercizio venatorio
comprendono:

il disturbo alla fauna

gli abbattimenti di specie cacciabili in periodi di vulnerabilità delle specie

gli abbattimenti illegali (abbattimenti accidentali e bracconaggio)

l’avvelenamento da piombo.
Pagina 41
RAPPORTO AMBIENTALE Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Siena 2012‐2015 Da quanto riportato in bibliografia e come più ampiamente discusso nello Studio di Incidenza,
in linea generale, il disturbo legato all’esercizio della caccia è un fattore di criticità forte che
sembra rendere indisponibili per la fauna ambienti localizzati (es. zone umide), come avviene
in particolare per gli uccelli acquatici svernanti, presenti cioè in periodo di attività venatoria
(es. Moretta tabaccata), per specie il cui periodo riproduttivo e di allevamento della prole si
sovrappone con quello venatorio (Lanario, Occhione), per specie svernanti particolarmente
sensibili a causa degli ambienti frequentati (Piviere dorato, Colombella), per specie rare (es.
Lepre italica) ecc..
Gli effetti del disturbo sono principalmente rilevabili e maggiormente significativi nelle aree in
cui si concentrano le specie che l’analisi effettuata nei capitoli precedenti ha mostrato essere
particolarmente sensibili a questo fattore. Dall’analisi delle aree di rilevanza faunistica si
rilevano queste considerazioni:

per l’Area di Rilevanza Faunistica “Lago delle Volpaie”, la presenza di una AFV dovrebbe
probabilmente limitare il numero di cacciatori presenti e quindi il disturbo agli uccelli
acquatici, ma la localizzazione del confine dell’istituto sulla sponda est del lago (a meno
di 50 metri) comporta un certo disturbo a causa della presenza ravvicinata di cacciatori
e cani al confine; considerato che la distanza di fuga media per gli anseriformi si aggira
sui 200-500 metri, la presenza di cacciatori e cani causa l’allontanamento degli uccelli
acquatici e rendendo impossibile, di fatto, l’utilizzo di una parte non trascurabile del
lago, con incidenza sulle specie di interesse conservazionistico quali la Moretta
tabaccata; un altro effetto significativo potrebbe derivare da eventuali collocazioni di
appostamenti fissi, attualmente non presenti;

per l’ Area di Rilevanza Faunistica “Lago della Maddalena”, la presenza della ZRC evita il
disturbo diretto in periodo di attività venatoria;

per l’area di rilevanza faunistica “Laghetti presso Buonconvento”, zona umida
importante per lo svernamento di numerosi uccelli acquatici, la presenza della ZRC, che
include i laghetti di maggiore importanza, evita il disturbo diretto dovuto all’attività di
caccia;

per l’Area di Rilevanza Faunistica “Granocchiaio (Dolciano)”, la presenza di una AFV
limita la presenza di cacciatori anche se non garantisce la sufficiente tranquillità per una
frequentazione maggiore dell’area; la presenza ravvicinata dei laghi di Chiusi e
Montepulciano come siti a divieto di caccia (si veda lo Studio di Incidenza) dovrebbe
comunque garantire una presenza sufficiente di habitat alternativi;

per l’ Area di Rilevanza Faunistica “Pianure del torrente Arbia presso Monteroni d’Arbia”,
importante per la frequentazione dell’Occhione in consistenti contingenti in raduno premigratorio (agosto-ottobre), l’inclusione nella ZRC evita il disturbo diretto dovuto
all’attività di caccia;

per l’Area di Rilevanza Faunistica “Pianure del torrente Arbia presso Ponte d’Arbia”,
importante in particolare per la presenza del Piviere dorato come svernante, l’inclusione
nella ZRC evita il disturbo diretto dovuto all’attività di caccia;

per l’Area di Rilevanza Faunistica “Rilievi di Castiglioncello del Trinoro” l’attività
venatoria non dovrebbe comportare impatti significativi sulla presenza dell’Albanella
minore, in quanto non si sovrappone se non marginalmente con il periodo di
permanenza della specie (aprile-agosto);

per l’Area di Rilevanza Faunistica “Rilievi della Valdorcia”, idonea alla nidificazione del
Lanario, si rilevano potenziali impatti per il disturbo dovuto alla presenza dell’attività di
caccia nel mese di gennaio, periodo particolarmente delicato in cui avviene
l’insediamento delle coppie di questo rapace.
Per specie sensibili all’attività venatoria quali la Colombella e la Lepre italica, al momento non
esistono dati recenti sulla distribuzione nel territorio senese e quindi non è possibile valutare la
significatività dell’effetto.
Gli abbattimenti illegali, fattore legato indirettamente all’attività venatoria interessano come
fattore di criticità 9 specie di Uccelli e 4 di Mammiferi fra le specie di interesse
conservazionistico, secondo quanto riportato dal database Re.Na.To. (Tab. 7.3). Non esistono
Pagina 42
RAPPORTO AMBIENTALE Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Siena 2012‐2015 dati specifici riferiti alla significatività del fenomeno, anche per la difficile rilevabilità, né è
possibile al momento legarlo a particolari aree del territorio senese. L’attività di caccia in
determinati periodi (es. pre-apertura) può aumentare la probabilità di abbattimento di specie
in particolari fasi del ciclo vitale quali la migrazione. Come più ampiamente discusso nello
Studio di Incidenza, tale fenomeno è in gran parte legato ad una errata concezione della
predazione naturale (molte delle specie abbattute illegalmente sono ritenute “nocive”) o ad
una scarsa conoscenza delle specie che porta ad abbattimenti accidentali per confusione con
altre specie. Lo Studio di Incidenza riporta per alcuni SIR il rischio rappresentato dai bocconi
avvelenati per specie predatrici o necrofaghe, come ulteriore mezzo utilizzato illegalmente per
il controllo dei “nocivi”; presumibilmente tale fenomeno, essendo stato rilevato anche in aree
esterne, può comportare effetti negativi per le stesse specie anche all’esterno dei SIR, essendo
legato ad un comportamento alimentare; non ci sono tuttavia dati in proposito. Un aumento
della sorveglianza in certi contesti a rischio quali le Aree di Rilevanza Faunistica, e un aumento
della preparazione dei cacciatori, è da ritenersi fondamentale.
Un discorso a sé stante riguarda l’effetto sulle specie cacciabili della pre-apertura
(anticipazione del periodo di caccia a due giornate in settembre previsto dalla normativa
vigente), che può avere un impatto significativo sulla componente faunistica ed in particolare
sugli uccelli perché si effettua in un periodo che coincide con la fine della fase di riproduzione,
quando per molte specie la prole è ancora in fase di dipendenza e vulnerabilità. Un recente
documento dell’ISPRA contenente indirizzi per la redazione dei calendari venatori analizza la
fenologia di molte specie cacciabili, nell’ottica di quanto disposto dalle recenti modifiche alla
Legge 157/92, che all’art. 18 comma 1bis, in attuazione della Direttiva “Uccelli”, dispone che
l’esercizio venatorio debba essere vietato per ogni specie durante il ritorno al luogo di
nidificazione e durante il periodo di nidificazione e le fasi di riproduzione e dipendenza degli
uccelli. Il documento ISPRA evidenzia come per la maggior parte delle specie la caccia in preapertura si sovrapponga al periodo riproduttivo e alla fase di dipendenza della prole, con effetti
negativi sulla conservazione delle specie in quanto vengono colpiti i periodi di maggiore
vulnerabilità e gli esemplari che ancora non si sono riprodotti. Il prelievo anticipato viene
ritenuto accettabile solo per le seguenti specie e con la sola modalità dell’appostamento:
Cornacchia grigia, Gazza, Ghiandaia, Tortora selvatica, Merlo.
Per quanto riguarda infine la problematica dell’avvelenamento da piombo utilizzato per le
munizioni di caccia, questa è stata ampiamente trattata nello Studio di Incidenza allegato, che
fa riferimento al recente Rapporto ISPRA n.158/2012 (“Il piombo nelle munizioni da caccia:
problematiche e possibili soluzioni”), dal quale emerge come il tradizionale munizionamento
utilizzato durante la caccia rappresenta una fonte di inquinamento da piombo capace di
avvelenare numerose specie di uccelli, contaminare il terreno e determinare un rischio
sanitario per l’uomo (le ricadute del fenomeno sull’ambiente e sulla salute umana verranno
trattate all’interno del paragrafo 7.2). Come visto in precedenza, l’avvelenamento da piombo è
un fattore di criticità per la Moretta tabaccata e per il Falco di palude, entrambe specie inserite
in Allegato I della Direttiva “Uccelli” e presenti con pochi individui nel territorio senese. Sono
potenzialmente interessate da questo fenomeno anche altre specie che si alimentano sul fondo
di zone umide dove si accumulano munizioni di piombo (es. tutti gli anatidi) e i loro predatori,
nonchè, come riportato nello Studio di Incidenza, anche altre specie in diversi contesti
ambientali. Poiché però non vi sono dati specifici sull’incidenza del fenomeno nel territorio
senese, si può supporre che questo abbia effetti negativi su tutte le zone umide oggetto di
caccia e in particolare sulle Aree di Rilevanza Faunistica.
Interventi di controllo di specie problematiche
La L.R. 3/1994 (art. 37) prevede che le Province provvedano al controllo della fauna selvatica
anche nelle zone vietate alla caccia; il controllo deve essere esercitato selettivamente e di
norma mediante l’utilizzo di metodi ecologici su parere dell’ISPRA. In caso di inefficacia degli
interventi con metodi ecologici, le Province possono autorizzare piani di abbattimento, attuati
in presenza di un agente di vigilanza e sotto il coordinamento della Polizia Provinciale.
Come descritto nel Cap. 1, il PFVP prevede interventi di controllo per alcune specie
problematiche presenti in sovrannumero:
-
ungulati (Cinghiale, Capriolo, Daino e Cervo)
-
Nutria
Pagina 43
RAPPORTO AMBIENTALE -
Volpe
-
Coniglio selvatico
-
corvidi (Cornacchia grigia e Gazza)
-
Colombo di città
-
Storno
-
Tortora dal collare
Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Siena 2012‐2015 Alcune di queste specie, oltre che sulle attività economiche e sulla fauna di interesse venatorio,
hanno impatti sulla biodiversità riconosciuti dalla bibliografia in materia, anche se difficilmente
quantificabili. Un loro controllo in caso di effettivo danno è auspicabile, anche se nei modi e nei
tempi compatibili con la tutela della biodiversità stessa.
L’impatto sulla biodiversità delle specie in densità elevata può potenzialmente esercitarsi, come
evidenziato in bibliografia e in tabella 7.3, con varie modalità ed interessare habitat e specie
diversi. Gli ungulati in densità eccessiva possono comportare il danneggiamento per
grufolamento di habitat forestali e di specie di interesse conservazionistico (es. geofite come
Crocus etruscus e orchidacee), in particolare per quanto riguarda il cinghiale. Per la provincia
di Siena non esistono studi specifici che permettano di quantificare la significatività del
fenomeno, che comunque, almeno per gli habitat forestali, viene menzionato come fattore
secondario di minaccia rispetto alle attività selvicolturali.
La Nutria, specie alloctona e quindi “elemento di disturbo” negli ecosistemi naturali, comporta
sempre (indipendentemente dalla densità) il danneggiamento di habitat acquatici e in generale
della vegetazione acquatica delle zone umide, nutrendosi di radici e foglie di idrofite e elofite;
più recentemente una ricerca svolta in alcune zone umide laziali ha documentato che la nutria
ha un impatto anche sugli uccelli acquatici, poiché è risultata responsabile della distruzione del
10-20% dei nidi degli uccelli acquatici monitorati, principalmente per l’uso del nido come zona
di riposo.
L’aumento locale delle popolazioni di predatori può comportare una eccessiva predazione su
uova e piccoli di passeriformi e di altre specie di interesse conservazionistico, tuttavia per il
territorio provinciale non esistono evidenze e quantificazioni per questo tipo di impatto.
Il Coniglio selvatico è una specie alloctona naturalizzata in Italia da molti secoli, per la quale
non ci sono indicazioni di effetti sulle specie di interesse conservazionistico; sono riportati in
bibliografia impatti causati sul terreno (erosione a causa dello scavo) e sulla vegetazione, che
però non sembrano evidenti in Italia, se non per gli ecosistemi delle isole. Sono inoltre ritenuti
probabili effetti di competizione con la lepre. In provincia di Siena al momento non sono noti
impatti sulla biodiversità, anche per la presenza puntiforme della specie, presente con pochi
individui solo nei Comuni di Asciano e di Colle.
Il PFVP prevede che i metodi di controllo debbano assicurare adeguata selettività, escludendo
un significativo disturbo altre specie, debbano avvenire prioritariamente mediante l’utilizzo di
metodi ecologici (interventi non cruenti che agiscono sull’ambiente per renderlo “meno
ospitale” alla specie problematica, come. eliminazione di fonti alimentari facilmente accessibili,
incremento delle aree di rifugio per le specie preda da tutelare, dissuasori, reti di protezione) e
in secondo ordine con interventi di limitazione numerica tramite cattura o abbattimento. Tali
interventi, possono rappresentare un effetto negativo per la biodiversità se non correttamente
pianificati nei tempi e nelle modalità. Infatti, come più ampiamente dibattuto nello Studio di
Incidenza, gli interventi realizzati con metodi di caccia (previsti dal PFVP per Ungulati, Storno,
Tortora dal collare, Volpe e Nutria in caso di inefficacia dei metodi ecologici) comportano effetti
analoghi a quelli già visti per l’attività di caccia (disturbo, avvelenamento da piombo ecc.), ma
con un effetto potenzialmente maggiore poiché, essendo svolti anche in periodo non venatorio,
possono venire a sovrapporsi con il periodo riproduttivo di molte specie (si veda ad esempio la
tabella 3.6 nello Studio di Incidenza, che riporta il calendario delle nidificazioni per le specie di
interesse). Allo stesso tempo però gli interventi di controllo hanno frequenza minore rispetto
all’attività di caccia per cui la determinazione dell’effettivo impatto dipende dalla forma di
controllo utilizzata, dalla sua efficacia e dai tempi in cui viene attuata. Per le specie faunistiche
nel loro complesso, potrebbero esserci effetti negativi significativi sulle specie in periodo di
nidificazione in particolare per gli interventi di controllo effettuati con metodi di caccia
particolarmente impattanti come la braccata; tuttavia il PFVP prevede l’utilizzo di questa forma
Pagina 44
RAPPORTO AMBIENTALE Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Siena 2012‐2015 di controllo solo eccezionalmente, se tecnicamente necessaria e comunque previo parere
dell’ISPRA.
Per gli interventi di limitazione numerica dei corvidi realizzati tramite cattura con gabbie
Larsen, lo Studio di Incidenza riporta per alcuni SIR effetti negativi su specie rare quali il
Lanario, che può rimanere intrappolato nel tentativo di catturare il corvide di richiamo
utilizzato in questo metodo di cattura; tale rischio può verosimilmente aversi anche all’esterno
dei SIR, nelle aree frequentate da questo rapace (es. Area di Rilevanza Faunistica “Rilievi della
Val d’Orcia”).
In sintesi, gli effetti degli interventi di limitazione numerica possono avere sugli habitat e
specie di interesse conservazionistico e sulle aree di rilevanza faunistica sono riconducibili ai
seguenti:

effetti positivi per la diminuzione dell’impatto sulla biodiversità provocato dalle specie
con elevate densità locali;

effetti negativi, nel caso di interventi con metodi di caccia particolarmente invasivi nelle
aree di svernamento di specie particolarmente sensibili al disturbo come la Moretta
tabaccata (Area di Rilevanza Faunistica “Lago delle Volpaie”);

effetti negativi, nel caso di qualsiasi intervento di controllo con metodi di caccia nel
periodo di attività della colonia di ardeidi (febbraio-luglio) (Area di Rilevanza Faunistica
“Lago della Maddalena”);

effetti negativi, nel caso di qualsiasi intervento di controllo con metodi di caccia nel
periodo di raduno pre-migratorio dell’Occhione (settembre-ottobre) (Area di Rilevanza
Faunistica “Pianure del torrente Arbia presso Monteroni d’Arbia”);

effetti negativi, nel caso di qualsiasi intervento di controllo con metodi di caccia nel
periodo di insediamento e nidificazione dell’Albanella minore (marzo-agosto) (Area di
Rilevanza Faunistica “Rilievi di Castiglioncello del Trinoro”;

effetti negativi, nel caso di qualsiasi intervento di controllo con metodi di caccia nel
periodo di insediamento e nidificazione del Lanario (gennaio-giugno) (Area di Rilevanza
Faunistica “Rilievi della Valdorcia”);

effetti negativi, nel caso di interventi di controllo tramite cattura con gabbie Larsen,
nelle aree dove è presente il Lanario (Area di Rilevanza Faunistica “Rilievi della
Valdorcia”).
Le misure di mitigazione elencate nel capitolo 8 dovrebbero ridurre la significatività degli effetti
negativi sulle aree di rilevanza faunistica.
Attività di addestramento, allenamento cani e gare cinofile
Il database regionale Re.Na.To., come mostrato in tabella 7.3, evidenzia una forte criticità per
l’attività di addestramento e allenamento cani per alcune specie faunistiche come la Quaglia,
specie cacciabile inserita in All. A della L.R. 56/2000 e considerata a status “Vulnerabile” in
Toscana e in stato di conservazione sfavorevole su tutto l’areale europeo. In certi contesti
ambientali frequentati dalla specie, infatti, le aree addestramento cani, a causa del disturbo e
dell’abbattimento di adulti, possono rappresentare una minaccia alla sopravvivenza della
specie.
Come più ampiamente discusso nello Studio di Incidenza, l’impatto dell’attività di allenamento,
addestramento cani e delle gare cinofile si può esplicare anche su altre specie che nidificano o
riposano a terra quali il Culbianco, l’Albanella minore, l’Occhione, il Calandro e per quelle
specie particolarmente sensibili al disturbo quali il Lanario, gli ardeidi, gli uccelli acquatici in
generale ecc.
In sintesi, rispetto alle criticità delle specie e alle aree di rilevanza faunistiche, sono
individuabili i seguenti effetti:

nelle Aree di Rilevanza Faunistica non esistono al momento AAC, per cui non vi sono
effetti legati a questi istituti;

nelle 4 Aree di Rilevanza Faunistica interessate dalla presenza di ZRC (“Lago della
Maddalena”, “Laghetti presso Buonconvento”, “Pianure del torrente d’Arbia presso
Monteroni d’Arbia”, “Pianure del torrente d’Arbia presso Ponte d’Arbia”) non è possibile
Pagina 45
RAPPORTO AMBIENTALE Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Siena 2012‐2015 effettuare l’attività di allenamento e addestramento cani, per cui non ci sono effetti
dovuti a questa attività, mentre per le altre Aree di Rilevanza Faunistica vi possono
essere effetti negativi qualora questa attività venisse consentita in periodi particolare
sensibilità delle specie;

in gran parte delle Aree di Rilevanza Faunistica si evidenziano potenziali effetti negativi
nel caso di realizzazione di gare di cani in determinati periodi; in particolare il disturbo
provocato dalle gare può avere un impatto negativo in queste aree: “Lago delle
Volpaie”, “Laghetti presso Buonconvento”, “Pianure del torrente d’Arbia presso
Monteroni d’Arbia” e “Pianure del torrente d’Arbia presso Ponte d’Arbia”, nel periodo di
permanenza degli uccelli svernanti (ottobre-febbraio); “Lago della Maddalena” nel
periodo di attività della garzaia (febbraio-luglio); “Pianure del torrente Arbia presso
Monteroni d’Arbia” nel periodo di raduno pre-migratorio dell’Occhione (settembreottobre); “Rilievi di Castiglioncello del Trinoro” nel periodo di insediamento e
nidificazione dell’Albanella minore (marzo-agosto); “Rilievi della Valdorcia” nel periodo
di insediamento e nidificazione del Lanario (gennaio-giugno).
Ripopolamenti e immissioni di fauna selvatica
I potenziali effetti sulla biodiversità derivanti dalle immissioni faunistiche riguardano
l’inquinamento genetico di specie autoctone, la competizione e il rischio di trasmissione di
patologie.
Nell’analisi delle criticità per le specie di interesse conservazionistico di cui al paragrafo 7.1.2. il
rischio di inquinamento genetico è segnalato per la Quaglia comune, a causa delle immissioni
di Quaglia giapponese. Dalla bibliografia, come specificato nello Studio di Incidenza a cui si
rimanda, tale rischio è presente anche per il Germano reale, a causa delle immissioni di Anatra
germanata, e per la Pernice rossa.
La competizione è invece il fattore di rischio segnalato per la Lepre italica (Lepus corsicanus),
specie endemica dell’Italia peninsulare, a seguito di immissioni di Lepre comune (Lepus
europaeus). La Lepre italica è presente nelle aree agricole eterogenee della Toscana
meridionale. Per questa specie, per la quale non si hanno dati di distribuzione in provincia di
Siena (la specie è ad oggi segnalata solo per la provincia di Grosseto), la bibliografia esistente
e la “Strategia regionale per la biodiversità” riportata nel PAER (Piano Ambientale Energetico
Regionale) in corso di approvazione, riportano che le cause principali della riduzione della
popolazione sono riconducibili alle inopportune tecniche di gestione faunistico-venatoria, quali
l’assenza di estese zone con divieto di caccia a tutela delle aree di distribuzione di questa
specie e l'immissione della congenere Lepre comune (L. europaeus). Anche se al momento non
si conoscono le aree di distribuzione della Lepre italica in provincia di Siena, l’effetto è da
ritenersi probabile, per cui risulta importante aumentare le conoscenze su questa specie
particolarmente vulnerabile.
Gli effetti sopra esposti non riguardano solo le singole Aree di Rilevanza Faunistica ma il
territorio provinciale nel suo complesso.
Miglioramenti ambientali
I miglioramenti ambientali, realizzati obbligatoriamente negli istituti faunistici privati (dove non
devono essere inferiori a determinate % della superficie dell’istituto) e previsti anche negli
istituti pubblici, comprendono interventi sul territorio agricolo potenzialmente utili non solo alla
fauna di interesse venatorio ma anche alle specie di interesse conservazionistico per le quali,
come evidenziato in tabella 7.3, molte criticità sono legate proprio al degrado degli
agroecosistemi per una gestione non adeguata. Recenti indagini realizzate dalla Provincia nelle
ZRC hanno evidenziato come i miglioramenti ambientali realizzati in queste aree abbiano
comportato dei benefici non solo alle specie alle quali erano rivolti ma anche alla restante
componente faunistica.
L’azione ha effetto positivo generale su tutta la componente faunistica degli agroecosistemi e
può avere un effetto specifico se gli interventi di miglioramento sono opportunamente
pianificati e realizzati, tenendo conto anche delle esigenze di conservazione delle specie di
interesse conservazionistico. A questo proposito il PFVP fa riferimento agli indirizzi di gestione
Pagina 46
RAPPORTO AMBIENTALE Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Siena 2012‐2015 contenuti nella D.G.R. 454/2008, finalizzati alla conservazione degli uccelli nelle Zone di
Protezione Speciale.
Monitoraggio
Il monitoraggio della fauna è previsto dal PFVP per i seguenti gruppi faunistici e specie:

ungulati;

piccola selvaggina stanziale (Lepre, Fagiano);

specie predatrici oggetto di controllo (Volpe, corvidi)
Tra gli indirizzi del PFVP vi sono quelli di effettuare monitoraggi della fauna migratoria, anche
tramite programmi di inanellamento da riattivare in Valdichiana e tramite gli utenti degli
appostamenti fissi per quanto riguarda il monitoraggio del Colombaccio, e di iniziare un
programma di monitoraggio preliminare per il Lupo.
Gli effetti delle attività di monitoraggio previste dal PFVP hanno un effetto positivo generale a
scala del territorio provinciale, in quanto incrementano le conoscenze sulla fauna e indirizzano
la gestione. Inoltre, alla luce delle carenze di dati sulla distribuzione di alcune specie di
interesse conservazionistico maggiormente legate all’attività venatoria (es. Lepre italica,
Colombella, Quaglia comune), sarebbe auspicabile arricchire il programma di monitoraggio
anche con studi specifici.
Prevenzione e risarcimento danni
L’attività di prevenzione prevista dal PFVP è molto importante poiché può limitare gli interventi
di controllo sulle specie problematiche e quindi gli effetti negativi sulla biodiversità sopra
discussi.
L’effetto è quindi senz’altro positivo se, per quanto riguarda gli interventi di prevenzione
realizzati con recinzione delle colture, viene posta attenzione al passaggio della fauna non
target, come già indicato dal PFVP. In caso contrario la recinzione di vasti appezzamenti
agricoli a scala provinciale comporterebbe problemi di frammentazione dell’habitat e quindi di
difficoltà di spostamento e alimentazione per numerose specie faunistiche.
Vigilanza venatoria
L’attività di vigilanza venatoria, che la Provincia esplica tramite il corpo di Polizia Provinciale
coadiuvato dalla vigilanza volontaria, appare fondamentale per garantire il rispetto delle norme
e attraverso di esse la tutela della biodiversità.
Alla luce delle particolari alti valori di biodiversità e delle criticità individuate nelle Aree di
Rilevanza Faunistica, appare necessario potenziarvi l’attività di vigilanza, in particolare nei
periodo di maggiore sensibilità delle specie presenti. Infatti PFVP prevede un potenziamento
della sorveglianza in queste aree oltre che nei SIR.
7.2 EFFETTI SULLA SALUTE UMANA
Gli effetti sulla salute umana del PFVP sono riconducibili essenzialmente alla problematica
legata agli effetti sull’ambiente e sull’uomo delle munizioni contenenti piombo.
Come già anticipato, la tematica è stata oggetto di una recente pubblicazione ISPRA (rapporto
158/2012) che, utilizzando dati provenienti da oltre 110 lavori scientifici, dimostra come le
munizioni in piombo rappresentino una fonte non trascurabile di inquinamento non solo per gli
ambienti acquatici ma anche per il suolo, per molti uccelli e per l’uomo stesso.
Riassumendo, i contenuti del Rapporto ISPRA confermano che la contaminazione da piombo di
origine venatoria interessa numeri elevati di uccelli selvatici, che ingeriscono direttamente
munizioni disperse sul fondale delle zone umide e/o nel terreno, o assumono indirettamente il
piombo nutrendosi di prede abbattute o ferite. L’impatto maggiore sembra riguardare gli uccelli
acquatici e i rapaci.
Per quanto riguarda la salute umana, la verifica degli effetti del piombo è più recente ma
comunque piuttosto allarmante. Il Rapporto ISPRA, citando studi effettuati su popolazioni del
Pagina 47
RAPPORTO AMBIENTALE Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Siena 2012‐2015 nord Europa che si nutrono abitualmente di uccelli e mammiferi selvatici abbattuti con
munizioni al piombo presentano nel sangue valori molto più alti di questo metallo rispetto a chi
non ne consuma; sono stati misurati valori fino a 17 gr/dl nel sangue, rispetto alla soglia di
allarme ad oggi fissata per gli adulti a 10 gr/dl). E’ stato anche dimostrato che nella comunità
Inuit in Canada, dove le munizioni al piombo sono state messe al bando ed è stata fatta una
campagna di sensibilizzazione, i contenuti di piombo nel sangue sono diminuiti di oltre la metà
in dieci anni.
Per quanto riguarda i meccanismi di assimilazione del piombo dall’organismo umano, questa
può avvenire per ingestione diretta di schegge di dimensioni non visibili, disperse nella carne
attraversata dai proiettili, e a causa della cottura delle carni, che favorisce la dissoluzione del
metallo e quindi la sua assimilazione, specialmente se si utilizzano ingredienti che abbassano il
pH come l’aceto. Il consumo di uccelli acquatici può aumentare il rischio di avvelenamento se
gli uccelli hanno elevate concentrazioni di piombo negli organi interni o sono stati affetto da
saturnismo.
Il Rapporto ISPRA mostra come la maggior parte degli uccelli abbattuti presentino resti di
munizioni o munizioni intere in parti del corpo destinate al consumo (es. uno studio nel Regno
Unito ha riscontrato una media di 2,17 pallini per uccello dopo la cottura); negli ungulati, i
proiettili delle carabine a canna rigata tendono invece a frammentarsi nella carne dell’animale
e le schegge possono contaminare la carne fino ad un raggio di 15 cm.
Mentre negli adulti l’avvelenamento da piombo si traduce in sintomi di vario tipo, anche gravi
ma non letali, è stato dimostrato che nei feti, nei bambini e in generale nei ragazzi in crescita
l’assorbimento è molto maggiore e comporta ritardi nello sviluppo mentale e psichico e
decremento delle capacità cognitive. Gli effetti su feti e bambini sono sensibili già molto al di
sotto della soglia di allarme di 10 gr/dl, tanto che sono state avanzate proposte per abbassare
tale limite a 5 gr/dl.
In sintesi, il Rapporto ISPRA conclude che fino a che perdurerà l’uso di munizionamento al
piombo per l’attività venatoria, il consumo di selvaggina comporterà un rischio per la salute
umana, maggiore nei bambini e adolescenti e nelle donne in stato di gravidanza e
allattamento.
Secondariamente, tra gli effetti indiretti sulla salute umana dell’attività venatoria si citano di
nuovo i bocconi avvelenati, che come visto in precedenza hanno un forte impatto sulla fauna
ma in taluni contesti (es. spazi verdi pubblici) possono comportare danni anche a bambini e
animali domestici che si trovassero ad ingerirli accidentalmente.
Per tali criticità il PFVP vieta il munizionamento al piombo negli appostamenti fissi a palmipedi
e trampolieri già autorizzati nei SIR e nelle Aree di Rilevanza Faunistica e prevede una
strategia per la graduale dismissione del munizionamento a piombo, con campagne informative
e misure di mitigazione (legate anche a meccanismi di premialità e/o incentivanti) che
prevedono l’abbandono delle munizioni tradizionali anche nella caccia di selezione e poi per
tutte le forme di caccia e di controllo.
7.3 EFFETTI SUL CONTESTO SOCIO-ECONOMICO
Nel presente paragrafo vengono qui analizzate le principali problematiche connesse con la
pianificazione faunistico venatoria che presentano impatti con attività economiche e sulla
popolazione:

incidenti stradali con fauna selvatica

danni da fauna selvatica alle colture agricole

rafforzamento dell’indotto economico delle aziende agrituristico-venatorie

interferenza con le attività ricreative all’aperto

recupero fauna selvatica in difficoltà

sensibilizzazione del mondo agricolo alle tematiche di tutela della fauna

corretto smaltimento e valorizzazione della selvaggina oggetto di controllo
Pagina 48
RAPPORTO AMBIENTALE Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Siena 2012‐2015 7.3.1 INCIDENTI STRADALI CON FAUNA SELVATICA
Un problema connesso con la pianificazione faunistico venatoria è quello degli incidenti stradali
causati dagli impatti con la fauna selvatica, ampiamente analizzato nel Cap. 5 del Volume I del
PFVP. All’interno del PRAF-Piano Regionale Agricolo Forestale della Regione Toscana sono
riportati numerosi dati sul fenomeno a livello regionale e delle singole province. Viene mostrato
come la maggior parte degli incidenti occorsi nel periodo 2001-2009 sia dovuto a Cinghiale
(41%) e Capriolo (37%). Per le Province toscane il PRAF individua i tratti stradali
maggiormente a rischio, sulla base delle richieste di risarcimento pervenute; in tabella 7.6 è
riportata la situazione senese.
La provincia di Siena ha registrato negli ultimi anni, come del resto tutta la regione, un
costante incremento degli incidenti con la fauna selvatica, perlopiù causati da ungulati e in
misura molto minore da specie diverse (Tasso, Istrice ecc.). Nel 2010 gli incidenti rilevati dalla
Polizia Provinciale sono stati 167, mentre nel 2011 sono saliti a 248, quasi tutti con selvatici
ungulati delle specie capriolo, cinghiale e daino.
Comune
Casole d’Elsa
Colle Val d’Elsa
Castellina in Chianti
Casole d’Elsa
Sovicille
Gaiole in Chianti
Denominazione strada
S.P. DELLE GALLERAIE (N. 3)
S.P. TRAVERSA MAREMMANA (N. 541)
S.P. DI CASTELLINA IN CHIANTI (N. 51)
S.P. TRAVERSA MAREMMANA (N. 541)
S.P. TRAVERSA MAREMMANA (N. 541)
S.P. DI MONTEVARCHI (N. 408)
Tab. 7.6 – Le strade risultate a rischio elevato di incidente stradale con la fauna selvatica (dati da PRAF 2012-2015).
Le motivazioni vanno ricercate, oltre che nell’aumento delle popolazioni di ungulati, anche
nell’elevata percentuale agro-forestale del territorio senese, nell’espansione della rete stradale
e del traffico associato, con la conseguente interruzione dei corridoi ecologici abitualmente
utilizzati dalla fauna, e infine anche nel comportamento scorretto di alcuni automobilisti, che
tendono ad ignorare la segnaletica che avverte del pericolo di attraversamento da fauna
selvatica.
La Provincia per rispondere a questa emergenza ha elaborato un atto di indirizzo con Delib. GP
n. 113 del 20.04.2011 “Atto di indirizzo per l’individuazione di strategie volte alla riduzione
degli incidenti stradali provocati da fauna selvatica”, il quale, come descritto nel PFVP (Cap. 3.5
del Volume II) costituisce un Gruppo di lavoro intersettoriale sulla materia (Settore Risorse
Faunistiche e Aree protette, Settore Opere Pubbliche e Assetto del Territorio, Settore Polizia
Provinciale) e prevede la continuazione e il miglioramento del monitoraggio degli incidenti e il
perseguimento delle densità sostenibili.
Oltre a queste azioni la Provincia partecipa le seguenti iniziative, già intraprese o in fase di
avvio e realizzate dal Gruppo di lavoro:

distribuzione di materiale informativo realizzato dalla Polizia Provinciale;

partecipazione al progetto “Tra passione e sicurezza” del Comitato Associazioni Sportive
Senesi;

adesione al “Piano di comunicazione Regionale per la prevenzione degli incidenti stradali
causati da fauna selvatica”;

adesione all’Osservatorio permanente sulla Sicurezza Stradale costituito presso la
Prefettura di Siena;

partecipazione al progetto LIFE STRADE “Sperimentazione e diffusione di un pacchetto
di misure per la gestione e riduzione delle collisioni veicolari con la fauna”.
IL PFVP prevede come indirizzo il proseguo delle attività già avviate in collaborazione con il
Gruppo di lavoro. Gli effetti del PFVP su questa problematica sono quindi da ritenersi positivi in
quanto porteranno ad una diminuzione degli incidenti stradali.
Pagina 49
RAPPORTO AMBIENTALE Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Siena 2012‐2015 7.3.2 DANNI DA FAUNA SELVATICA ALLE COLTURE
La predisposizione di programmi di prevenzione con recinzioni elettriche e il pagamento dei
danni in caso di loro inefficacia, parallelamente agli interventi di contenimento, costituisce un
effetto positivo nei confronti delle attività economiche interessate ma anche della spesa
pubblica finora impiegata per il pagamento degli indennizzi.
Il PFVP prevede la predisposizione di un piano di prevenzione dei danni all’agricoltura che sarà
parte integrante del piano di gestione e prelievo degli ungulati. Per l’attuazione delle opere di
prevenzione gli imprenditori agricoli potranno avvalersi di contributi.
Gli effetti del PFVP sulla problematica dei danni alle colture sono quindi da ritenersi positivi, in
quanto la strategia di prevenzione contribuirà a diminuire il conflitto tra agricoltori e fauna
selvatica.
7.3.3 RAFFORZAMENTO DELL’INDOTTO ECONOMICO DELLE AZIENDE AGRITURISTICO-VENATORIA
Il PFVP prevede tra i parametri di valutazione degli istituti privati, anche la capacità di creare
un indotto economico aziendale sulle attività collaterali all’attività venatoria (pasti,
pernottamenti, numero di dipendenti ecc.) valorizzando quindi la redditività dell’azienda e del
contesto economico locale. L’effetto in termini di valorizzazione economica del territorio è da
ritenersi positivo.
7.3.4 INTERFERENZA CON LE ATTIVITÀ RICREATIVE ALL’APERTO
L’attività venatoria può avere un impatto significativo, in termini di sicurezza e di compatibilità,
con le attività ricreative all’aria aperta e in particolare con una porzione crescente di
popolazione che svolge attività di escursionismo, tour a cavallo, mountain bike ecc.
A livello provinciale esiste una rete diffusa di sentieri, per alcuni dei quali è in corso
l’inserimento nella Rete Escursionistica Toscana di cui alla L.R. 17/1998: sentieristica di
accesso alle Riserve Naturali, itinerari di lunga percorrenza (es. Francigena e Sentiero della
Bonifica), e in prospettiva per tutta quella rete sentieristica che con il tempo verrà inserita
nella RET dai diversi enti pubblici.
Ai sensi della L.R. 17/1998, la viabilità ricompresa nella RET è considerata di interesse
pubblico, “in relazione alle funzioni e ai valori sociali, culturali, ambientali, didattici e di assetto
del territorio insiti in essa e riconosciuti nelle attività ad essa pertinenti e correlate”. In linea
generale tutti i sentieri per i quali sono stati utilizzati fondi pubblici sono opere pubbliche la cui
fruizione, promossa e pubblicizzata, deve essere garantita.
Considerata la tendenza attuale, si prevede che i sentieri inclusi nella RET siano sempre più
frequentati sia dai cittadini che dai turisti, con una conseguente alta probabilità di conflitto con
l’attività venatoria fino a problemi di pubblica sicurezza. Pur non essendo materia di
competenza diretta del PFVP, sarebbe auspicabile che il reale rischio fosse quantificato sulla
base di un monitoraggio delle presenze su questi itinerari, attivando gli enti competenti alla
classificazione stradale affinché questa sia rivista per garantire le distanze di sicurezza per
l’attività venatoria previste dalla legge.
7.3.5 RECUPERO FAUNA SELVATICA IN DIFFICOLTÀ
Il servizio di recupero e cura della fauna in difficoltà, svolto dalla Provincia di Siena ai sensi
dell'art. 38 della L.R. 3/94, è attualmente realizzato in convenzione con l’unico Centro
specializzato di recupero riconosciuto in Toscana ai sensi della L.R. 56/2000 e cioè il Centro
Recupero Animali Selvatici della Maremma (CRASM) situato nel Comune di Semproniano in
Provincia di Grosseto, sulla base di uno specifico Protocollo di intesa sottoscritto con
l’Associazione “WWF ITALIA ONG-Onlus” (Delib. GP n. 357 del 27.12.2011)
Il recupero della fauna, oltre ad essere un servizio che ha effetti positivi sulla biodiversità in
particolare quando sono interessate specie di interesse conservazionistico, è da considerare
un'attività positiva anche nei confronti del contesto sociale. I cittadini infatti mostrano una
sempre maggiore sensibilità verso la fauna selvatica e pretendono un servizio di recupero
efficiente. L’attività ha quindi senza dubbio un effetto positivo.
Pagina 50
RAPPORTO AMBIENTALE Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Siena 2012‐2015 7.3.6 SENSIBILIZZAZIONE DEL MONDO AGRICOLO ALLE TEMATICHE DI TUTELA DELLA FAUNA
Il PFVP prevede un ampio coinvolgimento delle aziende agricole nella gestione degli istituti
anche tramite la sensibilizzazione verso le attività di tutela delle specie in indirizzo (es.
salvaguardia delle nidiate nell'ambito delle operazioni agricole) e attraverso la possibilità di
stipulare convenzioni con gli ATC per una corretta gestione agricola attraverso precisi impegni
ambientali. Tale opera di sensibilizzazione ha senz'altro effetti positivi sul contesto sociale
agricolo in quanto ne accresce la consapevolezza del ruolo di salvaguardia ambientale che può
avere un certo tipo di agricoltura. In prospettiva l'effetto positivo può aversi anche sulle specie
di interesse conservazionistico non oggetto di caccia la cui tutela deriva dalla corretta gestione
delle operazioni agricole e più in generale, da una buona gestione del paesaggio agricolo.
Pagina 51
RAPPORTO AMBIENTALE Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Siena 2012‐2015 8. MISURE PREVISTE PER IMPEDIRE, RIDURRE E COMPENSARE NEL MODO PIÙ
COMPLETO POSSIBILE GLI EVENTUALI IMPATTI NEGATIVI SIGNIFICATIVI
SULL’AMBIENTE DELL’ATTUAZIONE DEL PIANO
L’analisi delle criticità e degli effetti eseguita nei paragrafi precedenti ha portato alla definizione
di una serie di misure di mitigazione, che possono essere così raggruppate:
 misure di mitigazione finalizzate a mantenere la tutela delle Aree di Rilevanza
Faunistica individuate, nell’ottica di preservare sia la fauna oggetto di caccia che
quella di interesse conservazionistico, tutelando i siti più idonei che possono avere
anche funzione di irraggiamento verso l’esterno;
 misure di mitigazione finalizzate a regolamentare alcune attività venatorie in relazione
all’impatto sulle Aree di Rilevanza Faunistica e sulle specie in generale;
 misure di mitigazione finalizzate a mitigare gli effetti sulla salute e sul contesto socioeconomico.
Nelle tabelle 8.1 e 8.2 vengono sintetizzati gli effetti e le corrispondenti misure di mitigazione
previste per prevenire gli impatti derivanti dalle azioni di piano su flora, fauna e biodiversità in
generale, e quelli su salute e contesto socio-economico; molti degli effetti negativi dell’attività
venatoria evidenziati dal Rapporto Ambientale sono stati presi in considerazione già nel corso
della stesura del PFVP ed eliminati o mitigati con specifiche disposizioni.
Al fine tuttavia di ridurre o annullare gli effetti negativi sull’ambiente derivanti dalle azioni
pianificate dal PFVP 2012–2015 sono state individuate le misure di mitigazione evidenziate in
tabella, da recepire negli strumenti di attuazione successivi e conseguenti (Calendario
Venatorio, Regolamenti, Disciplinari, Protocolli di intesa).
Effetti
Impatto
Specie/habitat
interessati
Misure di mitigazione
Recepimento
CACCIA
1. Recepita nel
PFVP Volume II
al paragrafo 3.2.
PER TUTTE LE FORME DI
CACCIA:
Tutte le specie di uccelli
acquatici nei siti di
svernamento,
alimentazione, nidificazione
e sosta
Lanario in prossimità dei siti
di riproduzione
Disturbo
Negativo
Occhione in periodo di
dipendenza della prole e in
periodo pre-migratorio
Moretta tabaccata in periodo
di svernamento
Piviere dorato nei siti di
migrazione e svernamento
Lepre italica nei siti di
presenza della specie (non
conosciuti)
Colombella
nei
svernamento
Abbattimenti di
uccelli cacciabili in
periodi di
vulnerabilità delle
specie (caccia in
pre-apertura)
Negativo
siti
1. Non autorizzare nuovi appostamenti fissi in
tutte le aree di rilevanza faunistica.
2. Non autorizzare appostamenti fissi nei siti di
svernamento della colombella, una volta
individuati.
3. “Lago delle Volpaie”: mantenimento
dell’attuale livello di protezione o
trasformazione in istituto a maggiore
protezione; adeguamento dei confini
dell’attuale AFV finalizzato a limitare il
disturbo proveniente dall’attività venatoria
esterna.
4. “Lago della Maddalena”, “Laghetti presso
Buonconvento”, “Granocchiaio (Dolciano)”,
“Pianure del torrente Arbia presso
Monteroni d’Arbia”: mantenimento
dell’attuale livello di protezione o
trasformazione in istituto a maggiore
protezione
5. “Rilievi della Valdorcia”: creare aree
interdette a tutte le forme di caccia nel
periodo di gennaio-giugno.
di
Per gli abbattimenti: tutte le
specie di uccelli escluso
Cornacchia grigia, Gazza,
Ghiandaia, Tortora selvatica,
Merlo in caccia da
appostamento
Qualora prevista dal calendario venatorio
regionale, evitare la pre-apertura nelle Aree di
Rilevanza Faunistica e, nel resto del territorio,
regolamentarla come dal documento “Guida
per la stesura dei calendari venatori”(ISPRA,
2010)
2. Da recepire
negli strumenti
di attuazione del
PFVP.
3. Recepita da
PFVP Volume II
Cap. 2
(trasformazione
in Oasi di
Protezione)
4. Recepite da
PFVP Volume II
Cap. 2
(conferma istituti
esistenti, con
modifiche non
sostanziali)
5. Recepita da
PFVP Volume II
Cap. 2
(trasformazione
in Oasi di
Protezione)
Da recepire negli
strumenti di
attuazione del
PFVP.
Pagina 52
RAPPORTO AMBIENTALE Effetti
Impatto
Abbattimenti illegali
Avvelenamento
piombo
da
Negativo
Specie/habitat
interessati
Albanella reale
Falco pellegrino
Lanario
Nibbio bruno
Nibbio reale
Falco di palude
Colombella
Occhione
Tarabuso
Lupo
Puzzola
Martora
Gatto selvatico
Falco di palude
Moretta tabaccata e tutte le
altre specie di anatidi
negativo
In generale tutte le specie di
uccelli acquatici, uccelli
granivori terrestri e loro
predatori
Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Siena 2012‐2015 Misure di mitigazione
1. Aumento della sorveglianza con priorità in
SIR e Aree di Rilevanza Faunistica
2. Sensibilizzazione e miglioramento della
preparazione dei cacciatori in ambito
conservazionistico.
Misure di mitigazione non necessarie. Il PFVP
vieta l’uso del piombo negli appostamenti fissi
a palmipedi e trampolieri nei SIR e nelle ARF
e prevede una strategia, da attuarsi nell’arco
della programmazione del Piano, per
l’eliminazione graduale del piombo anche in
tutte le altre forme di caccia (PFVP Volume II,
paragrafi 3.2 e 3.3).
Recepimento
1.Recepita nel
PFVP Volume II
Capitolo 7.
2. Individuato
come obiettivo
prioritario nel
PFVP Volume II,
paragrafo 1.1.
-
CONTROLLO DELLE SPECIE PROBLEMATICHE
1. “Lago delle Volpaie”: evitare qualsiasi
intervento di controllo al cinghiale tramite
braccata in periodo di permanenza degli
svernanti (ottobre-febbraio).
Negativo
Disturbo
 Tutte le forme di controllo:
lanario nei siti di
riproduzione, albanella
minore nei siti di
nidificazione, colonie di
aironi (garzaie) nel periodo
di attività
 Controllo cinghiale in
braccata: tutte le specie in
periodo riproduttivo e tutte
le specie di uccelli acquatici
tutto l’anno.
2. “Laghetti presso Buonconvento”,
“Granocchiaio-Dolciano”, “Pianure del
torrente Arbia presso Ponte d’Arbia”:
evitare qualsiasi intervento di controllo al
cinghiale tramite braccata in periodo di
permanenza degli svernanti (ottobrefebbraio);
3. “Lago della Maddalena”: evitare qualsiasi
intervento di controllo nella fase di
insediamento e attività della garzaia
(febbraio-luglio);
4. “Pianure del torrente Arbia presso
Monteroni d’Arbia”: evitare qualsiasi
interventi di controllo nel periodo di raduno
pre-migratorio dell’occhione (settembreottobre);
1., 5., 6.
Da recepire negli
strumenti di
attuazione
2.,3. Da recepire
negli strumenti
di attuazione del
PFVP
5. “Rilievi di Castiglioncello del Trinoro”:
evitare qualsiasi intervento di controllo nel
periodo di insediamento e nidificazione
dell’albanella minore (marzo-agosto);
6. “Rilievi della Valdorcia”: evitare qualsiasi
intervento
di
controllo
nel
periodo
riproduttivo del lanario (gennaio-giugno);
Le forme di controllo in braccata potranno
essere previste solo quando tecnicamente
necessarie.
Diminuzione della
pressione sulla
biodiversità da
parte delle specie
con elevate densità
locali
Avvelenamento
piombo
da
Positivo
Negativo
Controllo Ungulati:
 Habitat forestali
 Crocus etruscus e varie
specie di orchidee
Controllo Nutria:
 Habitat “Comunità di
idrofite radicate e non del
Nymphaeion albae (Cod.
3150)”
Si veda quanto detto sopra
per l’attività di caccia.
Misure di mitigazione non necessarie. Il PFVP
prevede interventi di controllo regolamentati
sulle specie problematiche (PFVP Volume II,
paragrafi 3.3 e 3.4)
-
Misure di mitigazione non necessarie. Il PFVP
vieta l’uso del piombo negli appostamenti fissi
a palmipedi e trampolieri nei SIR e nelle ARF
e prevede una strategia, da attuarsi nell’arco
della programmazione del Piano, per
l’eliminazione graduale del piombo anche in
tutte le altre forme di caccia (PFVP Volume II,
paragrafi 3.2 e 3.3).
-
Pagina 53
RAPPORTO AMBIENTALE Effetti
Impatto
Uccisioni accidentali
di specie protette
Negativo
Specie/habitat
interessati
 Controllo Corvidi con
gabbie Larsen: Lanario
nell’Area di Rilevanza
Faunistica “Rilievi della
Valdorcia”
Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Siena 2012‐2015 Misure di mitigazione
Recepimento
Misure di mitigazione non necessarie. Il PFVP
vieta il controllo dei corvidi nell’Area di
Rilevanza Faunistica “Rilievi della Valdorcia”
(PFVP Volume II, paragrafo 3.4).
-
RIPOPOLAMENTI E IMMISSIONI DI FAUNA SELVATICA
Competizione con
altre specie
Negativo
Per ripopolamenti con lepre
comune: Lepre italica
 Escludere immissioni di Lepre comune dove è
accertata la presenza della Lepre italica.
Da recepire al
momento in cui
saranno
disponibili dati
sulla
distribuzione
della specie.
Inquinamento
genetico e
trasmissione di
patologie
Negativo
Quaglia comune
Germano reale
Intensificare la sorveglianza e il controllo su
ripopolamenti e immissioni.
Recepito nel
PFVP Volume II,
capitolo 7.
ALLENAMENTO, ADDESTRAMENTO E GARE CANI
1. Per tutte le aree di rilevanza faunistica:
evitare l’istituzione e l’ampliamento di
nuove AAC.
2. “Lago della Maddalena”: evitare gare di cani
nella fase di insediamento e attività della
garzaia, febbraio-luglio).
3. “Lago delle Volpaie”: evitare addestramento
e allenamento cani e realizzazione di gare
nel periodo di permanenza degli svernanti
(ottobre-febbraio)
 Tutte le specie in periodo
riproduttivo e in particolare
Lanario, Albanella minore,
tutti gli ardeidi, Quaglia,
Occhione, Calandro
Disturbo
Negativo
 Tutte le specie di uccelli
acquatici svernanti
 Occhione in periodo
riproduttivo e in fase di
raduno pre-migratorio
4. “Laghetti presso Buonconvento”,
“Granocchiaio-Dolciano”, “Pianure del
torrente Arbia presso Ponte d’Arbia”:
evitare addestramento e allenamento cani e
realizzazione di gare nel periodo di
permanenza degli svernanti (ottobrefebbraio).
5. “Pianure del torrente Arbia presso
Monteroni d’Arbia”: evitare gare di cani
nella fase di raduno pre-migratorio
dell’occhione (settembre-ottobre).
6. “Rilievi di Castiglioncello del Trinoro”:
evitare attività di
allenamento/addestramento cani e gare nel
periodo di insediamento e nidificazione
dell’albanella minore (marzo-agosto).
1. Recepita nel
PFVP Volume II,
par. 2.4.
2.,4.,5. Da
recepire negli
strumenti di
attuazione del
PFVP.
3.,6.,7. Recepite
nel PFVP Volume
II Cap. 2
(trasformazione
in Oasi di
Protezione).
7. “Rilievi della Valdorcia”: evitare attività di
allenamento e addestramento cani e gare
nel
periodo
riproduttivo
del
lanario
(gennaio-giugno).
Al momento non si ritengono necessarie
ulteriori misure di mitigazione per scarsità di
dati sulla localizzazione delle specie sensibili.
Il PFVP prevede che eventuali misure saranno
intraprese a seguito di ampliamenti del
quadro conoscitivo.
MIGLIORAMENTI AMBIENTALI A FINI FAUNISTICI
Miglioramento
dell’idoneità degli
agroecosistemi per
la fauna.
Positivo
Potenzialmente
specie.
tutte
le
Misure di mitigazione non necessarie. Il PFVP
prevede l’integrazione dei disciplinari di
gestione degli istituti pubblici e privati con
indicazioni per la gestione degli
agroecosistemi che hanno come riferimento
gli indirizzi della D.G.R. 454/2008, relativa ai
criteri minimi per la definizioni di misure di
conservazione delle ZPS (PFVP Volume II,
Cap. 5).
-
Pagina 54
RAPPORTO AMBIENTALE Effetti
Specie/habitat
interessati
Impatto
Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Siena 2012‐2015 Misure di mitigazione
Recepimento
Misure di mitigazione non necessarie. Il PFVP
prevede il potenziamento dei programmi di
monitoraggio anche a tutela delle specie
maggiormente sensibili alla gestione
faunistico-venatoria (PFVP Volume II, Cap. 4).
-
Tutte le specie.
Misure di mitigazione non necessarie. Il PFVP
prevede programmi di prevenzione danni
compreso la realizzazione di corsi per gli
agricoltori (PFVP Volume II, Cap. 6.3).
-
Tutte le specie di scarsa
mobilità.
Misure di mitigazione non necessarie. Per gli
interventi di prevenzione che comportano la
realizzazione di recinzioni, prevedere il
passaggio della fauna di piccole e medie
dimensioni (passaggi di 20x20 cm) e
progettare la recinzione in modo che non
venga percepita come una barriera dalla
fauna.
Da recepire negli
strumenti
di
attuazione
del
PFVP.
Tutte le specie
Potenziare la sorveglianza
Rilevanza Faunistica.
Recepito nel
PFVP Volume II,
cap. 7.
MONITORAGGIO
Aumento della
conoscenza del
patrimonio
faunistico.
Positivo
Potenzialmente tutte le
specie ed in particolare
quelle oggetto di
monitoraggio.
PREVENZIONE E RISARCIMENTO DANNI
Minori interventi di
controllo e quindi
minori effetti
negativi derivanti
da questa attività.
Aumento della
frammentazione del
territorio e ostacolo
agli spostamenti
delle specie
selvatiche.
Positivo
Negativo
VIGILANZA VENATORIA
Maggiore
protezione
specie
delle
Positivo
nelle
Aree
di
Tab. 8.1 - Riepilogo degli effetti potenziali della gestione faunistico-venatoria su flora, fauna e biodiversità in generale,
e misure di mitigazione per il PFVP.
Pagina 55
RAPPORTO AMBIENTALE Tipo
effetto
Effetto
Aspetto interessato
Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Siena 2012‐2015 Necessità
di
mitigazione
misure
di
Recepimento
EFFETTI SULLA SALUTE
Intossicazione
piombo
da
Corretta gestione
degli scarti di
macellazione
provenienti dagli
animali oggetto di
controllo
Negativo
Positivo
Cittadini.
Misure
di
mitigazione
non
necessarie. Il PFVP prevede un
percorso per la dismissione
graduale delle munizioni di
piombo nell’attività venatoria
nell’ambito del suo corso di
validità
(accordi
per
sperimentazione con squadre di
caccia, giornate informative,
definizione di limiti temporali
per il passaggio a munizioni
alternative) (PFVP Volume II,
paragrafi 3.2 e 3.3)
-
Produzione rifiuti.
Misure di mitigazione non
necessarie. Il PFVP prevede un
percorso per il corretto
smaltimento e per la
valorizzazione economica
laddove possibile (PFVP Volume
II, paragrafo 3.5).
-
EFFETTI SUL CONTESTO SOCIO-ECONOMICO
Diminuzione dei
costi pubblici per
indennizzo danni e
Positivo
Agricoltori
diminuzione del
conflitto con la
fauna selvatica
Diminuzione degli
incidenti stradali
Positivo
Automobilisti
Rafforzamento
dell’indotto
economico delle
aziende
agrituristicovenatorie
Positivo
Aziende agricole
Interferenza con le
attività ricreative
all’aperto e in
particolare sulla
sentieristica RET e
sugli itinerari di
lunga percorrenza
(Francigena,
Sentiero della
Bonifica”)
Negativo
Escursionisti e cicloescursionisti
Recupero della
fauna selvatica in
difficoltà
Positivo
Sensibilizzazione della
popolazione
Misure di mitigazione non
necessarie. Il PFVP prevede
l’attuazione di una serie di
interventi per la prevenzione dei
danni (PFVP Volume II,
paragrafo 6.3).
Misure
di
mitigazione
non
necessarie. Il PFVP prevede la
continuazione dell’attività del
Gruppo di Lavoro specifico sulla
problematica e la continuazione
del progetto LIFE attivato sulla
materia
(PFVP
Volume
II,
paragrafo 3.5).
Misura di mitigazione non
necessaria. Il PFVP incentiva
l’aumento dell’indotto
economico delle aziende
considerandolo fra gli elementi
di valutazione (PFVP Volume II,
paragrafo 2.3.2.).
Problematica non di competenza
del PFVP, che comunque prende
atto del problema nel Rapporto
Ambientale. E’ auspicabile che
la Provincia avvii un
monitoraggio delle presenze sui
sentieri RET per la valutazione
dell’effettivo rischio,
promuovendo laddove
necessario la riclassificazione
stradale dei tratti interessati ai
fini di tutela dall’attività
venatoria.
Misure di mitigazione non
necessarie. Il PFVP prevede la
continuazione, da garantire per
legge, del servizio di recupero
della fauna (PFVP Volume II,
paragrafo 3.5).
-
-
-
-
-
Tab. 8.2 - Riepilogo degli impatti potenziali della gestione faunistico-venatoria sulla salute e sul contesto socioeconomico e misure di mitigazione per il PFVP.
Pagina 56
RAPPORTO AMBIENTALE Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Siena 2012‐2015 9. VALUTAZIONE E SCELTA DELLE ALTERNATIVE
In riferimento alle analisi già effettuate nel Rapporto Ambientale e alle problematiche emerse,
si possono ipotizzare tre scenari diversi:
1. opzione “zero”: la pianificazione faunistico-venatoria rimane quella attuale e non vengono
affrontate le situazioni che l’attuazione del piano precedente aveva lasciato ancora irrisolte né
le criticità emerse dall’analisi ambientale. Tale scenario rischia di aggravare le criticità attuali;
2. opzione “uno”: il PFVP viene attuato con la risoluzione di tutte le criticità evidenziate dallo
Studio di Incidenza all’interno dei SIR, ma lasciando non risolte le criticità evidenziate per il
territorio esterno;
3. opzione “due”: è quella adottata nel presente piano. Le criticità e gli effetti negativi, sia
internamente che esternamente ai SIR, sono stati considerati e risolti nelle indicazioni del
Piano stesso mentre le misure di mitigazione vengono recepite nei successivi strumenti di
attuazione del Piano (Calendario venatorio, Regolamenti, Disciplinari, Protocolli, singoli atti
autorizzativi, ecc.), raggiungendo quindi gli obiettivi di tutela del territorio.
Pagina 57
RAPPORTO AMBIENTALE Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Siena 2012‐2015 10. IL MONITORAGGIO
Ai sensi della L.R. 10/2010, art. 29, il monitoraggio di piani e programmi assicura:
a) il controllo sugli impatti significativi derivanti, sull’ambiente, dall’attuazione dei piani e dei
programmi approvati;
b) la verifica del raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità prefissati, al fine di individuare
tempestivamente gli impatti negativi imprevisti e di adottare le opportune misure correttive.
Il monitoraggio deve essere realizzato nella fase di attuazione del Piano al fine di assicurare:

il controllo sugli impatti significativi derivanti dall’attuazione del Piano;

la verifica del raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità prefissati, al fine di
individuare impatti imprevisti e adottare opportune misure correttive.
Le modalità e i risultati del monitoraggio e le eventuali misure correttive devono essere
pubblicati sui siti web del procedente e del competente. Le informazioni raccolte attraverso il
monitoraggio devono essere tenute in considerazione in fase di modificazione del Piano. La L.R.
10/2010 specifica anche che il monitoraggio si basa su indicatori opportunamente selezionati,
con riferimento sia agli obiettivi del Piano che alle azioni previste, sia agli impatti significativi e
alle situazioni di criticità ambientale individuate nel rapporto Ambientale.
In tabella 8.3 vengono riportati gli indicatori previsti per il monitoraggio degli effetti ambientali
del PFVP, che verrà eseguito con cadenza biennale. Le risorse messe a disposizione per il
monitoraggio saranno prevalentemente quelle interne all’Ente ed in particolare al Settore
Risorse Faunistiche e Aree Protette, che avrà anche la responsabilità del monitoraggio. Le fonti
dei dati saranno anch’esse prevalentemente interne all’Ente, con ottimizzazione dei dati già
disponibili anche a seguito di monitoraggi eseguiti dai diversi Servizi della Provincia.
Indicatori
Definizione indicatore
Fonte dei dati
Obiettivo di protezione ambientale “Salvaguardia della natura e della biodiversità”
% superficie di istituti di protezione
Tutela dei SIR
Provincia
della fauna all'interno dei SIR
% superficie istituti di protezione della
Tutela
delle
Aree
di
rilevanza
fauna
nelle
Aree
di
Rilevanza Provincia
Faunistica
Faunistica
Istituti pubblici e privati coinvolti nella
n. istituti in SIR e Aree di Rilevanza
gestione della biodiversità tramite
Provincia
Faunistica
miglioramenti ambientali
Interventi di miglioramento degli
Ettari di miglioramenti ambientali
habitat delle specie di interesse
negli
istituti
pubblici
e
privati
Provincia
conservazionistico nell’ambito dei
all'interno di SIR e Aree di Rilevanza
miglioramenti ambientali
Faunistica
Status delle specie di interesse
conservazionistico con particolare
riferimento agli uccelli
Regione Toscana-Centro Ornitologico
Toscano (censimenti annuali)
n. individui per specie
Interventi di controllo di specie
n. interventi
alloctone
Frammentazione del
territorio a n. recinzioni con effetto
seguito di azioni di prevenzione danni realizzate e localizzazione
Provincia, ATC
barriera
Provincia, ATC
Obiettivo di protezione ambientale “Uso sostenibile delle risorse naturali
- Densità della piccola selvaggina
Incremento naturale della piccola
- Numero di immissioni da
Provincia
selvaggina (fagiano, lepre)
allevamento/cattura
Obiettivo di protezione ambientale
Diminuzione dell'uso di munizioni al
piombo
Accordi volontari con cacciatori per
eliminazione piombo in particolari
ambiti di caccia
Riduzione degli incidenti stradali con
la fauna
Rischio di interferenza con il turismo
escursionistico
“Tutela dell'ambiente e della salute”
Ettari del territorio provinciale esclusi
Provincia
dall’utilizzo di munizioni di piombo
Numero di cacciatori coinvolti
Provincia
n. interventi di prevenzione e
sensibilizzazione
Monitoraggio incidenti stradali
all’interno del LIFE
Provincia tramite accordi tra i Settori
Risorse Faunistiche e Turismo
n. presenze su tracciati RET
Tabella 10.1 – Indicatori previsti per il monitoraggio degli effetti ambientali del PFVP.
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RAPPORTO AMBIENTALE Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Siena 2012‐2015 Per quanto riguarda le modalità per la realizzazione del monitoraggio, queste verranno
dettagliate e definite dal Settore Risorse Faunistiche e Aree Protette a seguito
dell’approvazione del PFVP; in questa sede verranno specificati anche i valori di base e i valori
attesi per i diversi indicatori.
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RAPPORTO AMBIENTALE Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Siena 2012‐2015 BIBLIOGRAFIA
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html_703114037.html
Catasto delle zone umide italiane http://www.infs-acquatici.it
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