Guida Tecnica Geotermia Guida Tecnica Geotermia
Transcript
Guida Tecnica Geotermia Guida Tecnica Geotermia
Alessandro Zerbetto G.T. -- ITA -- 00 -- 11.2006 -- Guida Tecnica Guida Tecnica Geotermia High Technology in Refrigeration Devices High Technology in Refrigeration Devices R&D Department INTRODUZIONE L’attenzione alle problematiche ambientali è sempre stata una prerogativa della filosofia di HiRef S.p.A. nel proporre soluzioni per la climatizzazione, oggi quanto mai enfatizzata dalla consapevolezza che una massiccia sensibilizzazione dell’opinione pubblica nei confronti di un tema così attuale è di fondamentale importanza. Nella presente guida è proposta un’introduzione ad una tecnologia semplice, se conosciuta, e allo stesso tempo vincente: la geotermia. Dopo un’intensa attività di ricerca e di studio all’interno del Dipartimento R & D di HiRef S.p.A., si è ritenuto importante divulgare il più possibile le conoscenze fino ad ora acquisite, nella profonda convinzione che il ”segreto aziendale” costituisca in questo caso un inutile limite alla diffusione di una tecnologia da cui noi ed i nostri figli e l’ambiente potremmo solo trarre benefici. Dr. Ing. M. Mantovan A.D. HiRef S.p.A. G.T.---ITA---00---11.2006---Guida Tecnica R&D Department High Technology in Refrigeration Devices INDICE Galletti: Profilo aziendale Principi di base: la pompa di calore 1 Limitazioni della pompa di calore 4 Aspetti energetici globali 5 Il terreno come sorgente termica 7 Le sonde geotermiche verticali 9 Le sonde geotermiche orizzontali 11 La convenienza energetica della pompa di calore rispetto ai sistemi tradizionali La convenienza energetica delle pompe di calore geotermiche rispetto a quelle ad aria 13 14 Tipologia di terreno 15 Punti di forza della soluzione “HiRef” 16 Criteri progettuali per gli ambienti 18 Circuito idraulico lato sonde 19 Nomogrammi per le sonde geotermiche 25 Esempio di selezione di un impianto geotermico a sonde orizzontali 27 Esempio di selezione di un impianto geotermico a sonde verticali 29 Appendice ---A--- 31 Appendice ---B--- 37 G.T. ---ITA ---00---11.2006---Guida Tecnica GALLETTI.IT > L’AZIENDA 1906. Galletti viene fondata a Castel Maggiore (Bologna) da Ugo Galletti. La produzione è inizialmente concentrata sulla realizzazione di stampi per ghiaccio e carpenteria leggera in generale. 1950. L’evoluzione produttiva e tecnologica la porta negli anni a diventare fornitore di aziende nel settore automobilistico e motociclistico quali Ferrari, Ducati, Lamborghini, Morini. 1960. Inizia una trasformazione radicale: dalla produzione di componenti contoterzi alla realizzazione di apparecchiature a marchio Galletti per il mercato del riscaldamento quali termoconvettori ed aerotermi. 1975. Inizio della produzione di ventilconvettori; primo passo verso il mercato del condizionamento. 1986. Galletti incontra una impor tante azienda giapponese di climatizzazione e con lei affronta per la prima volta il mercato domestico degli split in qualità di distributore esclusivo per l’italia. 15 anni di collaborazione portano Galletti a diventare un punto di riferimento nel mercato italiano degli split system. 1994. Galletti è una delle prime aziende in Europa a conseguire la certificazione Eurovent per i ventilconvettori 1995. Nascita di uno stabilimento dedicato alla produzione di scambiatori di calore a pacco alettato. Inizio produzione linea di refrigeratori d’acqua da 6 a 80 kW. 1996. Nuova linea per la produzione di ventilconvettori con una capacità di 700 unità al giorno 2001.Nasce HiRef un’azienda del gruppo Galletti specializzata nella produzione di condizionatori di precisione e refrigerazione di processi industriali 2003. Ampliamento dello stabilimento di Bentivoglio con una nuova unità di 7000 m2 adibita a centro didattico e formazione, sale meeting e magazzino prodotti finiti. 2006. Un secolo di storia per una realtà che oggi si racconta in 3 stabilimenti produttivi per un’area complessiva di oltre 45.000 m2, oltre 250 dipendenti, 1.700.000 fan coil venduti, oltre 250.000 split installati, 10 anni di certificazione Eurovent, 70 centri di assistenza autorizzati in Italia. GALLETTI.IT > I PRODOTTI Applicazioni Residenziali e Industriali ECHO / Refrigeratori d’acqua condensati ad aria e pompe di calore Resa raffreddamento 3,5 6,5 kW z ECHO PLUS MCA Resa riscaldamento 8 kW Resa raffreddamento 10 60 kW z LCA Resa raffreddamento 45 300 kW z LSS Resa raffreddamento 320 480 kW z LCS Resa raffreddamento 210 530 kW z > 4 modelli realizzati in 4 versioni > kit idraulico integrato con pompa standard o con pompa maggiorata > controllo di condensazione di serie sui modelli in pompa di calore, disponibile come opzione nei modelli solo raffreddamento / Pompa di calore aria/acqua ad alta efficienza > funzionamento in riscaldamento con temperatura aria da -10 a +28°C > pompa di circolazione acqua standard o con pompa maggiorata > controllo di condensazione / Refrigeratori d’acqua condensati ad aria e pompe di calore > 11 modelli realizzati in 6 versioni > kit idraulico integrato > recupero parziale di calore disponibile su richiesta > controllo di condensazione di serie sui modelli in pompa di calore, disponibile come opzione nei modelli solo raffreddamento / Refrigeratori d’acqua condensati ad aria e pompe di calore > 17 modelli realizzati in 6 versioni > kit idraulico integrato disponibile per tutti i modelli e tutte le versioni > disponibili in esecuzione standard e silenziata > versione free cooling disponibile in esecuzione standard e silenziata > recupero di calore e kit bassa temperature disponibili su richiesta / Refrigeratori d’acqua condensati ad aria con compressori scroll > 7 modelli realizzati in 6 versioni > kit idraulico integrato disponibile per tutti i modelli e tutte le versioni > disponibili in esecuzione standard e silenziata > versione free cooling disponibile in esecuzione standard e silenziata > recupero di calore e kit bassa temperature disponibili su richiesta / Refrigeratori d’acqua condensati ad aria con compressore a vite > 10 modelli realizzati in 4 versioni > kit idraulico integrato disponibile per tutti i modelli e tutte le versioni > disponibili in esecuzione standard e silenziata > versione free cooling disponibile in esecuzione standard e silenziata > recupero di calore e kit bassa temperature disponibili su richiesta GALLETTI.IT > I PRODOTTI Applicazioni Residenziali e Industriali MCC / Refrigeratori d’acqua condensati ad aria e pompe di calore Resa raffreddamento 6 40 kW z LCC Resa raffreddamento 50 150 kW z MCW Resa raffreddamento 5,5 40 kW z LCW Resa raffreddamento 50 300 kW z ESTRO Resa raffreddamento 1,15 11 kW z FCNT Resa raffreddamento 1 2,5 kW z WH Resa raffreddamento 2 4,5 kW z CSW Resa raffreddamento 3 8,5 kW z > Refrigerante R 410A > 10 modelli realizzati in 2 versioni > ventilatori centrifughi a pale avanti direttamente accoppiati a motore elettrico > controllo di condensazione previsto di serie su tutti i modelli > kit idraulico integrato disponibile per tutti i modelli e tutte le versioni > recupero di calore e kit bassa temperatura acqua disponibili su richiesta / Refrigeratori d’acqua condensati ad aria e pompe di calore > 10 modelli realizzati in 6 versioni > ventilatori centrifughi a pale rovesce direttamente calettati a motore elettrico > kit idraulico integrato disponibile per tutti i modelli e tutte le versioni > disponibili in esecuzione standard e silenziata > versione free cooling disponibile in esecuzione standard e silenziata > recupero di calore e kit bassa temperature disponibili su richiesta / Refrigeratori d’acqua condensati ad acqua e pompe di calore > 11 modelli realizzati in 4 versioni > kit idraulico integrato disponibile per tutti i modelli e tutte le versioni > disponibili in esecuzione standard e silenziata > unità moto-evaporanti disponibili in esecuzione standard e silenziata > dry-cooler e condensatore remoto disponibile su richiesta / Refrigeratori d’acqua condensati ad acqua e pompe di calore > 15 modelli realizzati in 4 versioni > disponibili in esecuzione standard e silenziata > unità moto-evaporanti disponibili in esecuzione standard e silenziata > dry-cooler e condensatore remoto disponibile su richiesta / Ventilconvettori con ventilatore centrifugo > 13 modelli realizzati in 9 versioni > con mobile di copertura, a pavimento parete o soffitto > senza mobile di copertura, ad incasso verticale/orizzontale > ribassato con mobile di copertura / Ventilconvettori con ventilatore tangenziale > 4 modelli > con mobile di copertura per installazione a parete / Ventilconvettori a parete alta > 3 modelli > telecomando a raggi infrarossi > kit valvola ON-OFF disponibile su richiesta / Ventilconvettori a cassetta > 6 modelli realizzati in 2 versioni > 1 batteria (impianti a 2 tubi) con comando a filo > 2 batterie (impianti a 4 tubi) con comando a filo GALLETTI.IT > I PRODOTTI Applicazioni Residenziali e Industriali PWN / Unità canalizzabili Resa raffreddamento 2,5 10 kW z UTN Resa raffreddamento 2,5 18 kW z AREO Resa caldo/freddo 3 98 kW z S 80 Resa riscaldamento 11 110 kW z DST Portata aria 1400 9500 m3/h z MTV Portata aria 2000 19000 m3/h z REKO Portata aria 600 4000 m3/h z > 9 modelli > installazione ad incasso a soffitto > motore elettrico elettrico a 7 velocità / Unità termoventilanti > 12 modelli realizzati in 2 versioni > 1 batteria (impianti a 2 tubi) per installazione orizzontale e verticale > 2 batterie (impianti a 4 tubi) per installazione orizzontale e verticale / Aerotermi per climatizzazione > 18 modelli per riscaldamento e condizionamento > tutti i modelli possono funzionare con acqua calda e refrigerata > motori plurivelocità: 2 per alimentazione 400V 3 per 230V monofase > possibilità di montaggio a soffitto nel funzionamento di riscaldamento / Aerotermi pensili > 16 modelli per installazione a soffitto > tutti i modelli possono funzionare con acqua calda e surriscaldata > 9 modelli per funzionamento con vapore saturo > sistema di raccolta condensa per funzionamento con acqua refrigerata (optional) / Destratificatori d’aria > 6 modelli > termostato di regolazione > telesalvamotore / Unità di condizionamento modulari > 8 modelli realizzati in 5 versioni > installazione verticale o orizzontale > telaio in profili di acciao zincato doppia pannellatura sandwich / Unità di recupero calore > 7 modelli realizzati in 2 versioni > unità con semplice o doppia pannellatura > batteria di post-riscaldamento (ad acqua o elettrici) disponile su richiesta GALLETTI.IT > I PRODOTTI Applicazioni Residenziali e terziario 2x1 / Terminale per impianti di climatizzazione Resa raffreddamento 1,1 3,9 kW z KAIMAN Resa riscaldamento 1 2 kW z FLAT Resa raffreddamento 1,15 3,5 kW z > convezione aria naturale in funzione di riscaldamento > ventilconvettore nella fase estiva di raffreddamento > 4 modelli > unica estetica con KAIMAN e FLAT / Termoconvettori > 6 modelli realizzati in 3 dimensioni di ingombro > batteria a 4 e 6 ranghi per funzionamento con acqua a bassa temperatura > deflettore uscita aria con microinterruttore (opzione) per chiudere valvola termostatica > unica estetica con 2x1 e FLAT / Ventilconvettori con ventilatore centrifugo > 7 modelli in 3 dimensioni di ingombro > con mobile di copertura, installazione in vista a parete > unica estetica con 2x1 e KAIMAN / Sistema di ionizzazione e sanificazione dell’aria BIOXIGEN > è in grado di neutralizzare germi, batteri, virus, spore, muffe, odori sgradevoli, mediante ossigeno attivo. > non utilizza raggi UV o prodotti chimici. > disponibile su tutti i terminali di impianto Galletti quali 2x1, KAIMAN, ESTRO / Sistema di gestione degli impianti di climatizzazione ERGO > analizza in tempo reale il funzionamento dei terminali di impianto > offre una strategia di controllo che adatta il funzionamento del chiller e dei terminali alle reali richieste di carico termico > applicabile a tutti i terminali di impianto ed i refrigeratori d’acqua Galletti SPLIT SYSTEM Resa raffreddamento 2 14 kW z / Climatizzatori d’aria split system > 29 sistemi monosplit e 6 sistemi multisplit > unità interne a parete alta, pavimento/soffitto, cassetta, incasso canalizzabili > refrigerante R410A per classi di efficienza fino alla A HIREF.IT > I PRODOTTI Condizionamento di Precisione HTW / Condizionatori monoblocco per applicazioni telefoniche Resa raffreddamento 2,5 14,2 kW z HTD Resa raffreddamento 4,5 17,2 kW z HTS Resa raffreddamento 2,6 14,5 kW z JREF Resa raffreddamento 5,9 22,2 kW z TREF Resa raffreddamento 21,2 118,6 kW z > 12 modelli per installazione all’esterno > free cooling (optional) > doppia alimentazione elettrica (optional) > esecuzione bi-circuito (optional) > valvola di espansione elettronica (optional) / Condizionatori monoblocco per applicazioni telefoniche > 8 modelli per installazione all’interno > free cooling (optional) > doppia alimentazione elettrica (optional) > mandata verso l’alto (HTU) o verso il basso (HTD) > valvola di espansione elettronica (optional) / Condizionatori in 2 sezioni per applicazioni telefoniche > 9 modelli, unità interna per installazione a soffitto > free cooling (optional) > doppia alimentazione elettrica (optional) > valvola di espansione elettronica (optional) / Condizionatori di precisione per ambienti tecnologici > 13 modelli realizzati in 7 versioni > ventilatori centrifughi a pale avanti > ventilatori radiali a pale rovesce e tecnologia EC (optional) > valvola di espansione elettronica (optional) / Condizionatori di precisione per ambienti tecnologici > 20 modelli realizzati in 7 versioni > ventilatori radiali a pale rovesce > mono e bi-circuito > tecnologia EC (optional) > valvola di espansione elettronica (optional) R&D Department High Technology in Refrigeration Devices PRINCIPI DI BASE: LA POMPA DI CALORE La crescente esigenza di raffrescare gli edifici nel periodo estivo, unita alla richiesta di riscaldamento durante l’inverno, ha portato negli ultimi anni alla diffusione di un’unica apparecchiatura in grado di soddisfare i due diversi fabbisogni termici: la pompa di calore reversibile. Deflusso naturale Dai principi della termodinamica è noto come il trasferimento spontaneo di calore possa avvenire solamente da un corpo caldo ad uno freddo, mentre il processo contrario può essere condotto solo con apporto di energia dall’esterno. Un semplice esempio è costituito dalla Fig. 1, in cui si osserva come l’acqua si riversi naturalmente dal serbatoio posizionato in alto a quello sottostante, con possibilità di ricavare energia meccanica, ad esempio mediante una turbina. Similmente in termodinamica il trasferimento di calore da una sorgente ad elevato livello termico ad una di livello inferiore consente una produzione di energia meccanica e quindi elettrica, ad esempio mediante un generatore. Al contrario, per trasferire la massa d’acqua dal bacino a valle a quello a monte è necessario disporre di una pompa, con spesa di energia elettrica. Lo schema che segue chiarisce ulteriormente l’analogia. Pompaggio Su queste basi è fondato anche il funzionamento della pompa di calore, la quale trasferisce calore da un livello di temperatura inferiore ad uno superiore con una spesa di lavoro meccanico al fine di ottenere le condizioni di temperatura [e se richiesto di umidità] desiderate nell’ambiente da climatizzare. La macchina opera un ciclo termodinamico sfruttando un fluido termovettore [refrigerante] che scorre all’interno della tubazione del circuito ed è composta da: due scambiatori di calore per il trasferimento dell’energia termica tra il fluido e le sorgenti, un compressore e una valvola di laminazione, che garantisce la corretta portata di massa all’evaporatore sotto le condizioni di salto di pressione imposte dalle condizioni al contorno. Fig. 1 --- Analogia idraulica dei processi termodinamici: deflusso naturale e pompaggio • Bacino a monte: . . . . . . . . . . . . Sorgente ad alta Temp. [calda] • Bacino a valle: . . . . . . . . . . . . . Sorgente a bassa Temp. [fredda] • Quota del bacino a monte: . . . Temperatura della sorgente calda • Quota del bacino a valle: . . . . Temperatura della sorgente fredda • Deflusso naturale dell’acqua da monte a valle: . . . . . . . . . . . Trasferimento spontaneo di calore dalla sorgente calda a quella fredda [ciclo diretto] • Pompaggio da valle a monte: Pompa di calore per la climatizzazione [ciclo inverso] Fig. 2 --- Schema rappresentativo di una pompa di calore 1 G.T.---ITA---00---11.2006---Guida Tecnica R&D Department High Technology in Refrigeration Devices Mediante somministrazione di lavoro dall’esterno la macchina è quindi in grado di assorbire la quantità di calore Q0 da una sorgente a bassa temperatura, grazie all’evaporazione del fluido frigorifero, e di cedere la quantità Q1 ad un livello termico maggiore mediante condensazione del refrigerante stesso. A seconda dell’effetto utile che si intende sfruttare all’interno dell’ambiente da climatizzare [l’assorbimento o la cessione del calore], si ottiene rispettivamente il funzionamento in raffreddamento o in riscaldamento. Fig. 3 --- Scambi termici in un ciclo inverso operato da una pompa di calore Una classica rappresentazione grafica del ciclo [detto ciclo inverso] attuato dalla macchina è quello segnato su un diagramma termodinamico p--h, in cui l’asse verticale delle ordinate riporta la pressione del fluido frigorifero e quello delle ascisse l’entalpia. C B D A Fig. 4 --- Rappresentazione grafica del ciclo inverso sul diagramma “p-- h” Dalla Fig. 4 si pongono in evidenza le quattro trasformazioni termodinamiche: A ---B: Compressione del refrigerante [allo stato gassoso] dal livello di pressione p1 a p2 con spesa di energia C ---D: Espansione del liquido da p2 = p3 a p4 = p1 D ---A: Evaporazione del liquido alla pressione pe e temperatura Te con assorbimento del flusso termico q0 B ---C: Condensazione del gas alla pressione p2 e temperatura T2 e cessione del flusso termico q1 G.T.---ITA---00---11.2006---Guida Tecnica 2 High Technology in Refrigeration Devices Per valutare le prestazioni energetiche della pompa di calore occorre introdurre due grandezze: È evidente l’interesse, sia dal punto di vista economico che energetico, ad ottenere valori del COP più alti possibile: esso, infatti, costituisce una sorta di moltiplicatore dell’energia pregiata fornita e consente di mettere a disposizione energia utile in misura multipla rispetto all’elettricità richiesta per il funzionamento della macchina. • il Coefficiente di Effetto Utile in regime di refrigerazione: ε= R&D Department Q0 L in cui Q0 è detto Effetto Frigorifero, cioè è l’energia asportata dalla sorgente a bassa temperatura; • il Coefficiente di Prestazione COP [acronimo dell’inglese Coefficient Of Performance] della pompa di calore funzionante in regime di riscaldamento: COP = Q1 L • Applicando il Primo Principio della Termodinamica, quindi di conservazione dell’energia del sistema pompa di calore, si ha che Q0 + L = Q1 , quindi, con una sostituzione si ricava: COP = ε + 1 3 G.T.---ITA---00---11.2006---Guida Tecnica R&D Department High Technology in Refrigeration Devices LIMITAZIONI DELLA POMPA DI CALORE Si presenta una notevole limitazione qualora si utilizzi l’aria esterna come sorgente termica fredda, dato che le prestazioni energetiche della macchina dipendono fortemente dal salto termico fra ambiente asservito e sorgente esterna. Infatti, il Teorema di Carnot consente di esprimere le grandezze sopra definite anche in funzione delle sole temperature delle due sorgenti; ne deriva che per un ciclo termodinamico ideale, ciclo di Carnot, si può scrivere: Sulla base di queste importanti osservazioni risulta evidente la convenienza nel disporre di una sorgente termica le cui fluttuazioni di temperatura nel tempo siano contenute, con massimo beneficio nel caso in cui si possa usufruire di una sorgente isoterma. Particolare interesse suscita allora l’opportunità di accoppiare la pompa di calore al terreno: si parla di pompe di calore geotermiche o di pompe di calore a sonde geotermiche. Q0 T0 ε C = L = T T 1 − 0 COP = Q 1 = T 1 C L T1 − T 0 Quindi, per ottenere prestazioni elevate della macchina, e quindi valori elevati dei due coefficienti ε e COP, è necessario contenere la differenza fra i livelli termici delle due sorgenti, fredda e calda, cioè avvicinare i valori delle due temperature T0 e T1 . Nel caso in cui si utilizzi una pompa di calore per soddisfare la richiesta di caldo dell’utenza, si ritiene fissato il livello termico della sorgente calda, che in questo caso risulta essere proprio l’ambiente asservito. La sorgente fredda invece è rappresentata dall’aria esterna, la cui temperatura è soggetta ad anche notevoli escursioni termiche giornaliere e stagionali. Il fabbisogno di riscaldamento è ovviamente maggiore quando le condizioni climatiche si fanno via via più rigide, ma questa circostanza riduce drasticamente l’efficienza energetica della pompa di calore: come visto, per T1 fissata le prestazioni calano al diminuire della T0 . Per ogni grado di temperatura dell’aria esterna in diminuzione si ha una riduzione della resa del 3,5% circa; analogamente avviene in regime di raffrescamento. Nell’eventualità non remota di una stagione invernale particolarmente fredda e nel caso in cui la temperatura dell’aria esterna scenda di 15 °C al di sotto della temperatura secondo cui la macchina viene progettata, ad esempio da +5 °C a ---15 °C, si ha una penalizzazione della resa di circa il 50% a parità di temperatura di condensazione e di T1 ; dunque, per garantire prestazioni convenienti anche a ---15 °C occorrerebbe una macchina di taglia molto maggiore. G.T.---ITA---00---11.2006---Guida Tecnica 4 R&D Department High Technology in Refrigeration Devices ASPETTI ENERGETICI GLOBALI L’aumento delle concentrazioni di gas serra nell’atmosfera a causa delle attività umane ha portato ad un anomalo aumento dell’Effetto Serra, con bruschi cambiamenti climatici dovuti all’innalzamento della temperatura media globale terrestre. Negli ultimi 120 anni, infatti, si è riscontrato un incremento della temperatura media del pianeta di 0,6 °C, dato preoccupante se si considera che piccole variazioni termiche in tempi così relativamente brevi causano differenze climatiche sostanziali. Infatti, l’assorbimento e lo smaltimento della CO2 è un meccanismo naturale ad opera della vegetazione presente sulla terra, ma fortemente penalizzato dalle massicce quantità di emissioni climalteranti prodotte dall’uomo. Tali emissioni [12,5 tonnellate di CO2 generate in un anno dai paesi sviluppati] risultano troppo elevate per essere stoccate nell’atmosfera, una fascia estremamente sottile per contenerle. Si calcola addirittura che se tutti si comportassero come un cittadino di un paese industrializzato servirebbero altri 2,6 pianeti per soddisfare le necessità dell’umanità e contestualmente mantenere il riscaldamento del pianeta al di sotto di 1 °C per secolo. Fig. 5 --- Ricostruzioni e rilevazioni della Temperatura Media Globale dal 1000 al 2000 nell’emisfero Nord Secondo il Third Assessment Report, il terzo rapporto dell’IPCC [Intergovernmental Panel on Climatic Change] del 2001, tra il 1990 e il 2100 la temperatura media mondiale alla superficie potrebbe aumentare tra gli 1,4 e i 5,8 °C se non verrà invertito il tasso di produzione delle emissioni antropogeniche di gas serra: solamente 3 °C sarebbero sufficienti a rendere il clima di Roma molto simile a quello di Marrakech, in Marocco. 2100 sarà addirittura 4,5 volte quello attuale. E il dato preoccupante è che l’80% dell’energia è oggigiorno prodotta da combustibili fossili e che il 100% dell’energia dei trasporti dipende dal petrolio. Nel 1997 ottantaquattro paesi si sono riuniti a Kyoto, Giappone, per stipulare un accordo internazionale per la riduzione dei gas ad effetto serra emessi in atmosfera. Con la prospettiva di emanare delle leggi per la salvaguardia del bene comune che è l’atmosfera terrestre, nel 2002 il cosiddetto Protocollo di Kyoto veniva ratificato da 141 paesi, fra cui 15 europei. Dal 16 Febbraio 2005 il Protocollo di Kyoto impone ad ogni nazione firmataria di decrementare le proprie emissioni legate all’uso di combustibili fossili nel periodo Inoltre occorre tenere conto delle proiezioni di aumento demografico da 6 a 11 miliardi di persone entro la fine del secolo attuale e di incremento del P.I.L. procapite pari all’1,9% all’anno. Con una previsione di progresso dell’efficienza comunque pari all’1% annuo il fabbisogno energetico del 5 G.T.---ITA---00---11.2006---Guida Tecnica R&D Department High Technology in Refrigeration Devices Per adeguarsi a tali norme di salvaguardia ambientale appare quindi fondamentale contenere il più possibile le fughe in atmosfera di fluidi frigorigeni, utilizzare refrigeranti eco---compatibili, ma soprattutto migliorare l’efficienza energetica dei sistemi. Quest’ultimo obiettivo è raggiungibile solo con un consistente shock tecnologico e con una rottura rivoluzionaria nei modi di produrre e consumare energia: un interessante esempio è costituito dalle pompe di calore geotermiche. 2008---2012, il che si traduce in una riduzione globale di gas serra pari al 5,2% rispetto ai livelli del 1990. Secondo l’accordo per la condivisione degli oneri tra gli stati europei membri [il Burden ---sharing Agreement del 16 Giugno 1998] all’Italia spetta il compito di riduzione del 6,5% rispetto all’anno 1990, tuttavia nel periodo 1990---2002 abbiamo aumentato le emissioni di ben il 9%, portandoci, al 2002, ad una ”distanza” pari al 15,5% dagli obiettivi di Kyoto. G.T.---ITA---00---11.2006---Guida Tecnica 6 R&D Department High Technology in Refrigeration Devices IL TERRENO COME SORGENTE TERMICA di calore geotermica è quella di “pompare” il caldo o il freddo dal sottosuolo all’abitazione, fornendo però un’integrazione al livello termico. Cioè la pompa di calore è un dispositivo che consente di innalzare il livello dell’energia termica prelevata da una sorgente la cui temperatura non ne consente un utilizzo vantaggioso. È pertanto interessante considerare l’impianto geotermico sotto l’aspetto della sua particolare convenienza: si tratta infatti di un sistema semplice, ma efficace, in quanto sfrutta una risorsa ampiamente disponibile, ma altrimenti inutilizzata. È indispensabile introdurre una prima precisazione sul significato di geotermia, che può indicare lo sfruttamento di un flusso termico derivante da fenomeni di carattere geologico o vulcanologico [sorgenti termali, soffioni . . .], utilizzabile per sola differenza di temperatura, oppure lo scambio di un flusso termico con il sottosuolo, inteso come massa di grande capacità termica e utilizzato come sorgente in un ciclo termodinamico, dal quale estrarre calore durante la stagione invernale ed al quale cederne durante quella estiva. Il primo tipo di geotermia concerne principalmente la produzione di energia elettrica o le acque termali, mentre il secondo tipo riguarda la possibilità di climatizzare un edificio, sia in regime di riscaldamento, che di raffrescamento. Operando in queste condizioni, la pompa di calore non risente delle oscillazioni termiche giornaliere, in quanto le variazioni di temperatura nel terreno sono attenuate e sfasate. Questo sfasamento, che dipende dalla profondità e dal tipo di terreno, può risultare anche dell’ordine di qualche mese, e la temperatura più bassa può aver luogo addirittura alla fine del periodo di riscaldamento. Gli impianti geotermici per la climatizzazione si distinguono poi sulla base della modalità con cui avviene lo scambio termico con il sottosuolo: 1 --- impianti accoppiati con il terreno attraverso un sistema di tubazioni a circuito chiuso al cui interno scorre il fluido termovettore; L’accoppiamento della pompa di calore al terreno visto come sorgente termica esterna [GSHP: Ground ---Source Heat Pump] può essere realizzato mediante sonde geotermiche, ovvero tubazioni inserite nel terreno e percorse da un fluido termovettore [solitamente acqua eventualmente addizionata di glicole etilenico], che non sono altro che un particolare tipo di scambiatore di calore. 2 --- impianti che utilizzano l’acqua di falda come fluido termovettore, con o senza reimmissione nella falda stessa dopo l’uso; 3 --- impianti che sfruttano l’acqua dei laghi e dei bacini come sorgente termica attraverso un circuito che può essere sia aperto che chiuso. Le due figure successive [Fig. 6 e Fig. 7] forniscono una rappresentazione di una tipica installazione geotermica. L’impianto è suddiviso in tre parti: la prima è composta dalle tubazioni che raggiungono i terminali di impianto [ventilconvettori, pavimenti radianti . . .] o un serbatoio di accumulo per l’acqua calda, la seconda è costituita dalla pompa di calore, nelle cui tubature scorre il fluido refrigerante, la terza parte è formata infine dalle sonde geotermiche [orizzontali o verticali]. I casi 2 e 3 richiedono una situazione ambientale particolare, legata alla disponibilità idrica, e soprattutto comportano maggiori vincoli legislativi sull’inquinamento termico delle acque [attualmente la materia è regolamentata dal D.L. 152/99, ma è opportuno tenere presente l’emanazione di eventuali piani regionali di risanamento delle acque]. Prendendo invece in considerazione la prima tipologia si osserva come, grazie alla sua elevata inerzia termica, già a moderata profondità il terreno risenta poco delle fluttuazioni termiche giornaliere e stagionali, al punto che la sua temperatura si può considerare pressoché costante per tutto l’anno: l’ampiezza dell’escursione termica giornaliera si riduce a un decimo a circa 35 cm di profondità, mentre quella dell’escursione termica stagionale si riduce dello stesso fattore a circa 6 m di profondità. La pompa di calore è classificata dunque come una macchina acqua---acqua, ovvero ai due scambiatori [evaporatore e condensatore] il cambiamento di fase del refrigerante avviene a spese di una portata di acqua che si raffredda o che si riscalda. Storicamente i primi studi su questa tecnologia si ebbero negli Stati Uniti e in Canada a partire dal secondo dopoguerra, con una significativa diffusione commerciale a partire dagli anni ’80. Attualmente i sistemi GSHP hanno una discreta diffusione anche in Europa: in Svezia per i bassi costi dell’energia elettrica e le particolarmente favorevoli proprietà termiche del terreno, in Svizzera per la politica ambientale che incentiva gli impianti di riscaldamento a bassa produzione di CO2 . Altri Paesi che hanno dimostrato un certo interesse in questa direzione sono Francia e Austria, mentre l’Italia è ancora agli inizi. In termini più elementari si può osservare come, a partire da una certa profondità, il terreno risulti più caldo dell’aria esterna in inverno e più freddo durante i mesi estivi; dunque si rivela conveniente sfruttare questa circostanza, facendo in modo di fare confluire il caldo o il freddo all’interno dell’edificio, secondo le esigenze. Il livello termico a cui si trova il sottosuolo non è però sufficiente a garantire delle temperature adeguate al soddisfacimento del fabbisogno termico lato utenza, per cui è necessario un “aiuto”: si può quindi semplicemente affermare che la funzione della pompa 7 G.T.---ITA---00---11.2006---Guida Tecnica R&D Department High Technology in Refrigeration Devices Fig. 6 --- Funzionamento estivo della pompa di calore geotermica Fig. 7 --- Funzionamento invernale della pompa di calore geotermica G.T.---ITA---00---11.2006---Guida Tecnica 8 R&D Department High Technology in Refrigeration Devices LE SONDE GEOTERMICHE VERTICALI con diametro di qualche decina di cm è soggetta ad un molto probabile collasso. Il riempimento con una miscela di acqua e bentonite assicura invece una pressione idrostatica sulle pareti della colonna vuota tale da evitarne il cedimento. Una prima tipologia di sonde è quella a sviluppo verticale. Si tratta di una o più perforazioni verticali, al cui interno vengono collocati uno o più tubi percorsi da un fluido termovettore: a tale tecnologia si dà il nome di Sonda Geotermica Verticale [talvolta indicata anche con l’acronimo inglese BHE: Borehole Heat Exchanger]. A livello applicativo si procede come segue: • Viene perforato il terreno [da 10 fino anche a 400 m]. • La zavorra [in cemento o in metallo pesante] viene portata in cantiere e saldata in loco alla matassa dei tubi. Fig. 9 --- Installazione della sonda geotermica verticale Il materiale di riempimento ideale dovrebbe essere poco permeabile all’acqua, essere facilmente inseribile nell’interstizio, avere una buona conducibilità termica e dovrebbe garantire un buon contatto termico fra tubo e terreno. Usualmente viene utilizzata dunque una miscela di cemento e bentonite, resa fluida per la posa, oppure si riempie la perforazione con sabbia e quarzo. Fig. 8 --- Zavorra e raccordo a “U” per tubi in polietilene • La tubazione viene calata nel pozzo. • La tubazione viene sottoposta a prova di circolazione e di perdita. • L’interstizio tra le sonde e la perforazione viene riempito con una massa fluida di cemento e bentonite, che in seguito solidifica: in tal modo si aumenta anche la conduttività con il terreno e si assicura la tenuta strutturale della colonna verticale. Infatti, una perforazione di 100 m e Fig. 10 --- Sezione trasversale della sonda a doppia “U” 9 G.T.---ITA---00---11.2006---Guida Tecnica R&D Department High Technology in Refrigeration Devices Le varie sonde verticali sono generalmente collegate in parallelo, ovvero la portata totale di fluido termovettore si divide in tante parti uguali quante sono le perforazioni effettuate. In tal modo si può beneficiare di una maggiore differenza di temperatura fra fluido nella sonda e terreno rispetto alla soluzione di sonde poste in serie. In quest’ultimo caso, infatti, la temperatura del fluido in uscita da ciascuna sonda si avvicinerebbe gradualmente alla temperatura del sottosuolo, riducendo l’efficacia della forza motrice termica nello scambio. L’operazione di collocazione della sonda verticale può durare da uno a quattro giorni per una perforazione da 100 m, con il coinvolgimento di 3 operai: comprende la posa e la prova di pressione. Particolarmente dispendioso in termini di tempo è l’allestimento dell’impianto per l’esecuzione dello scavo, dipendendo quest’ultimo anche dalla conformazione geologica del sottosuolo. All’interno di una condotta i tubi possono assumere diverse disposizioni, fra le quali si riportano di seguito le più comuni: Si ricorda infine che oltre i 100 metri di profondità comincia a percepirsi un incremento di temperatura dovuto alla presenza del nucleo terrestre, con un gradiente di circa 3°C ogni 100 m. Fig. 11 --- Sezione trasversale delle sonde geotermiche verticali • a singolo tubo ad “U”: all’interno della perforazione vengono inseriti un tubo di mandata e uno di ritorno collegati sul fondo, poi si esegue il getto di riempimento; • a doppio tubo ad “U”: è realizzato come il precedente, con la differenza che nella perforazione si inseriscono quattro tubi collegati a due a due sul fondo; • a tubi coassiali: il tubo di ritorno è interno a quello di mandata, che occupa tutta la sezione della perforazione, quindi, se il diametro del tubo esterno è uguale o di poco minore di quello della perforazione, non è necessario il getto di riempimento; • a tubi coassiali complessi: non esistono a riguardo delle specifiche sulle modalità di funzionamento di questa configurazione, né dati che ne riportino la resa. G.T.---ITA---00---11.2006---Guida Tecnica 10 R&D Department High Technology in Refrigeration Devices LE SONDE GEOTERMICHE ORIZZONTALI polietilene costituente la sonda viene calata nella trincea dall’alto [è sconsigliata la presenza di un operaio sul fondo dello scavo per motivi di sicurezza] e successivamente si reinterra. Procedendo in questo modo per un numero di volte pari al numero di rami del campo di sonde, si ottengono vantaggi economici cospicui, per la semplicità di esecuzione dell’opera di sbancamento, nonché per il limitato volume di terreno movimentato. Tuttavia la profondità dello scavo non può superare il filo falda, se presente, o i 4÷5 m per limite di operabilità dell’escavatore. Affiancate alle sonde geotermiche verticali si trovano quelle a disposizione orizzontale. Si tratta di un sistema di tubazioni posizionate su un piano parallelo a quello del suolo, secondo diverse configurazioni geometriche e di connessioni idrauliche. I sistemi orizzontali vengono interrati generalmente a piccola profondità [fino a 4÷5 m] ed hanno perciò bisogno di un’ampia superficie sgombra da edifici. È sconsigliata l’installazione nelle fondamenta dello stabile per possibili cedimenti della struttura a causa della sollecitazione termica del terreno. Un aspetto critico per l’installazione delle sonde geotermiche orizzontali è costituito dall’esecuzione dello scavo del terreno destinato ad alloggiarle. A seconda della profondità a cui si intende posare la tubazione, della disponibilità di area sbancabile da parte dell’utenza e della presenza o meno di falde acquifere nel sottosuolo si presentano differenti problematiche e quindi diverse soluzioni. Premesso che ogni opera debba essere valutata singolarmente tenendo opportunamente conto di ogni aspetto tecnico, si osserva in prima analisi come non risulti conveniente sbancare un’intera area. Il volume di materiale movimentato risulta infatti particolarmente elevato, con diretta ripercussione sull’onere economico. Inoltre è necessaria la presenza di un autocarro che accolga temporaneamente la massa di terreno asportato, per facilitare le operazioni dell’escavatore. Ancora più critica si rivela la situazione nell’eventualità che a partire da una certa profondità sia presente una falda acquifera, come avviene nella Pianura Padana. In questo caso infatti non è possibile il transito delle macchine per movimento terra sul fondo del piano di sbancamento, il quale sarebbe sommerso d’acqua. Perciò è necessario prevedere un impianto di pompaggio [Well ---Point] per il prosciugamento dell’area per un tempo necessario all’esecuzione dell’opera di sbancamento. Fig. 12 --- Escavatore idraulico del tipo “Tema” Volendo condurre un confronto diretto fra le sonde verticali ed orizzontali, un punto decisamente a favore delle prime è rappresentato dalla resa termica specifica, cioè dalla quantità di calore scambiabile col terreno per m lineare di sonda. Per contro, le orizzontali consentono un risparmio notevole sulle spese di installazione e quindi tempi di ritorno dell’investimento iniziale inferiori. Va evidenziato, inoltre, come per le sonde verticali non sia necessario prevedere un appezzamento di terreno particolarmente esteso [dipende dalla distanza tra due sezioni trasversali], mentre per le orizzontali ci sono forti limitazioni sul tipo di alberi che eventualmente si decidesse di piantare: le radici potrebbero raggiungere la tubazione e danneggiarla. Particolarmente vantaggiosa si dimostra invece l’opportunità di effettuare uno scavo per trincee parallele fra loro, mediante l’utilizzo di un escavatore idraulico del tipo “Terna”, dotato di benna frontale e retroescavatore. La macchina può transitare sugli argini del fossato progressivamente formato e riporre la massa di terreno asportata di lato. In tal modo non è necessario prevedere un autocarro, né la presenza del Well ---Point. La tubazione in 11 G.T.---ITA---00---11.2006---Guida Tecnica R&D Department High Technology in Refrigeration Devices Fig. 13 --- Diverse configurazioni delle sonde geotermiche orizzontali G.T.---ITA---00---11.2006---Guida Tecnica 12 High Technology in Refrigeration Devices R&D Department LA CONVENIENZA ENERGETICA DELLA POMPA DI CALORE RISPETTO AI SISTEMI TRADIZIONALI Più semplicemente: il principio di funzionamento di una generica caldaia è basato sullo sfruttamento dei fumi caldi prodotti nella combustione del metano per scaldare una portata d’acqua [ad uso sanitario o destinata al riscaldamento]. Nelle caldaie a condensazione in particolare i fumi vengono raffreddati a livello tale da provocare la formazione di condensa: in tal modo si riesce a recuperare un ulteriore quantità di calore [detto latente] che si libera solamente nei processi di evaporazione o di condensazione. Grazie alle elevate prestazioni energetiche del sistema pompa di calore accoppiata alle sonde geotermiche, si ottiene una consistente riduzione dei consumi, tanto che anche in ambito residenziale è possibile sostituire il tradizionale impianto a caldaia e split per soddisfare il fabbisogno di climatizzazione e di acqua calda sanitaria. Per condurre un confronto su base energetica fra i due sistemi occorre fare delle considerazioni preliminari, in quanto vengono utilizzate due forme di energia diverse fra loro. La caldaia consuma infatti gas metano, che è una fonte di energia primaria, mentre la pompa di calore è alimentata con corrente elettrica, che è un tipo di energia secondaria, ovvero derivata da quella primaria. Per tenere quindi conto di come effettivamente la pompa di calore consumi l’energia, occorre risalire nella catena di produzione della corrente elettrica, fino ad esprimere il consumo in funzione della sola energia primaria. Storicamente il rendimento termico delle caldaie è sempre stato riferito al Potere Calorifico Inferiore del combustibile usato [che non tiene conto della condensazione dei fumi]: è spiegato il motivo per cui il rendimento assume valori superiori all’unità. Si può pertanto assumere con discreta approssimazione che una caldaia a condensazione abbia rendimento termico medio stagionale, derivante dalla produzione di acqua calda sanitaria e di soddisfacimento del fabbisogno di riscaldamento, pari all’unità. In Italia la produzione dell’energia elettrica deriva principalmente dalla combustione di risorse fossili da parte delle centrali termoelettriche, con una bassa percentuale di provenienza rinnovabile [idroelettrico]. Globalmente a livello nazionale l’efficienza con cui viene prodotta l’elettricità è stimabile attorno al 40%, cioè per 100 parti di energia primaria se ne ottengono solamente 40 di energia elettrica. Tenendo conto di un rendimento di distribuzione della rete nazionale, dalla centrale alla presa, dell’80% circa, si ha un rendimento totale [risultato del prodotto dei due precedenti] del 32%: tale valore prende il nome di REP [Rapporto di Energia Primaria]. Affinché una pompa di calore sia energeticamente più conveniente di una caldaia, cioè consumi l’energia primaria in modo più efficiente, occorre che sia: COP . REP > η t quindi che il COP sia circa maggiore di 3. Quindi, per confrontare in modo congruo l’efficienza di una caldaia, espressa in termini di rendimento termico, con quella della pompa di calore, occorre moltiplicare il COP per il REP. Si consideri ora una moderna caldaia a condensazione, particolarmente performante con impianti cosiddetti a bassa temperatura [tali per cui i terminali sono alimentati con acqua fino a 35÷40 °C, al contrario dei radiatori, ai quali l’acqua di impianto giunge a 75÷80 °C]. Grazie alla tecnica della condensazione dei fumi di combustione è infatti possibile recuperare l’aliquota [circa l’11%] corrispondente al calore latente contenuto nel vapore d’acqua degli stessi e quindi cedere un flusso termico maggiore al fluido termovettore d’impianto. Dal momento che l’estrazione del calore latente di condensazione risulta possibile solo se la temperatura lato fumi scende al di sotto della loro temperatura di rugiada [circa 57 °C per combustione di metano], ne deriva che la caldaia a condensazione presenta un rendimento medio stagionale elevato soprattutto ai bassi carichi, ovvero nella fase di riscaldamento del fluido termovettore d’impianto. Per contro avrà un basso rendimento a pieno carico, cioè nel momento in cui viene prodotta l’acqua calda sanitaria. Con riferimento al potere calorifico inferiore del metano si ottengono rendimenti superiori all’unità, fino a 1,09. 13 G.T.---ITA---00---11.2006---Guida Tecnica R&D Department High Technology in Refrigeration Devices LA CONVENIENZA ENERGETICA DELLE POMPE DI CALORE GEOTERMICHE RISPETTO A QUELLE AD ARIA Le più comuni pompe di calore utilizzate, soprattutto in ambito residenziale, hanno l’unità dissipatrice [contrapposta all’unità affacciata all’utilizzatore] che sfrutta l’aria esterna come fluido per lo scambio termico. Ad esempio un comune condizionatore domestico [a split] presenta il condensatore solitamente installato all’esterno dell’edificio climatizzato. Come scritto sopra, le fluttuazioni di temperatura dell’aria rappresentano una fonte di penalizzazione delle prestazioni di una pompa di calore, da cui l’esigenza di sfruttare una sorgente termica che sia più stabile, come ad esempio il terreno. La pompa di calore geotermica consente di beneficiare di COP maggiori [per i più vicini livelli termici fra cui opera], di rese maggiori e quindi di risparmio nei costi di esercizio e di installazione [taglia della macchina inferiore]. Inoltre, per temperature dell’aria esterna particolarmente basse, in funzionamento invernale si può presentare l’inconveniente della formazione di brina sulla batteria evaporante esterna. La brina infatti costituisce una resistenza allo scambio termico e si forma sulla superficie esterna dei tubi, ostruendo il passaggio dell’aria attraverso le alette. È pertanto necessario programmare un ciclo di sbrinamento per fondere il ghiaccio eventualmente presente, cosa che avviene mediante sensori che rilevano il livello di brinatura. Viene temporaneamente invertito il ciclo di funzionamento della macchina, ovvero l’evaporatore diventa condensatore per alcuni istanti: in tal modo si riscalda e si libera dal ghiaccio. Tale operazione, sebbene duri poco tempo, è altamente penalizzante in termini di efficienza e di consumi. Per una macchina geotermica non occorre prevedere un dispositivo di sbrinamento, con vantaggio economico anche nell’onere di installazione; nei casi in cui ci fosse il rischio di ghiacciare l’acqua nelle sonde, è da considerare la diluizione di una certa percentuale di glicole etilenico nell’acqua di circuito. Fig. 14 --- Batteria alettata ghiacciata Da sottolineare è anche il disagio acustico spesso derivante dal funzionamento dei ventilatori sull’unità condensante, nonché i costi energetici che scaturiscono dalla movimentazione di elevati volumi d’aria. L’aria esterna si dimostra essere probabilmente la sorgente termica più sfavorevole dal punto di vista termodinamico: l’unico grosso vantaggio risiede nella sua facile disponibilità. G.T.---ITA---00---11.2006---Guida Tecnica 14 R&D Department High Technology in Refrigeration Devices TIPOLOGIA DI TERRENO Oltre alla conducibilità, occorre valutare i parametri che concorrono ad un’elevata capacità termica del terreno, ovvero il calore specifico cp e la densità ρ. Particolare importanza nella valutazione delle prestazioni, e quindi della convenienza, di un impianto geotermico assume il tipo di terreno che costituisce il sottosuolo. Infatti è vantaggioso disporre di una tipologia con una conducibilità termica λ sufficientemente elevata, cioè con una buona capacità di trasportare calore. Risulta quindi di fondamentale importanza valutare le proprietà termofisiche del terreno, mediante opportune rilevazioni geologiche dell’area interessata. È inoltre da sottolineare come la presenza d’acqua aumenti il rendimento dell’impianto, essendo maggiore lo scambio termico tra fluido termovettore nelle tubazioni e sottosuolo. 15 G.T.---ITA---00---11.2006---Guida Tecnica R&D Department High Technology in Refrigeration Devices PUNTI DI FORZA DELLA SOLUZIONE “HIREF” • Doppia inversione di ciclo: il passaggio dal funzionamento di regime estivo ad invernale, e viceversa, viene realizzato da una valvola di inversione di ciclo che cambia il senso di percorrenza del fluido frigorifero all’interno del circuito della macchina. In tal modo l’evaporatore diventa condensatore e il condensatore diventa evaporatore. Con un azionamento elettrico, il setto interno viene spostato a sinistra o a destra, permettendo così di invertire il ruolo dei due scambiatori. Coerentemente con una filosofia di progettazione e realizzazione di apparecchiature a elevata efficienza energetica, le pompe di calore geotermiche della HiRef S.p.A. prevedono l’adozione di soluzioni e dispositivi che costituiscono un concreto punto di forza dell’azienda. La HiRef S.p.A., grazie ad una solida attività di Ricerca e Sviluppo, propone l’utilizzo dei seguenti sistemi: • Valvola di laminazione a controllo elettronico: la valvola di laminazione elettronica si sta lentamente diffondendo nelle moderne macchine frigorifere di dimensioni più grandi e provvede a sostituire le tradizionali valvole di laminazione termostatiche. Le valvole termostatiche regolano la portata di fluido frigorigeno entrante nell’evaporatore mediante misura del grado di surriscaldamento, ovvero della differenza fra la temperatura del vapore surriscaldato aspirato dal compressore e la temperatura del vapore saturo all’uscita dell’evaporatore [∆T = Tsurr – Tevap ]. Il limite principale di questa valvola [a controllo meccanico] è la modesta modulazione della portata dovuta ad una ridotta escursione dell’otturatore, circostanza che si è costretti ad accettare per il corretto funzionamento elastico della membrana. Quindi il campo di regolazione risulta limitato. Il problema è evitato con l’utilizzo di una valvola di laminazione elettronica, in cui l’otturatore è movimentato da un motorino elettrico passo---passo. In tal modo ne è consentita la massima escursione dalla posizione di totale apertura alla chiusura, con modulazione continua della portata di fluido dallo 0 al 100%. Il controllo della posizione dell’otturatore è realizzato grazie a termometri elettronici collegati ad un microprocessore: la determinazione del grado di surriscaldamento del fluido refrigerante in uscita dall’evaporatore risulta perciò più raffinata e precisa. Il surriscaldamento può pertanto essere più contenuto [0,7 °C rispetto ai 5÷7 °C della valvola tradizionale]: il vantaggio termodinamico che ne deriva consente un innalzamento della temperatura di fine evaporazione, quindi valori più elevati del COP. Il beneficio permette di ripagare la maggiore spesa di installazione dopo solo un anno di funzionamento della macchina. Fig. 16 --- Valvola di inversione di ciclo lato refrigerante Fig. 15 --- Valvola di laminazione a controllo elettronico G.T.---ITA---00---11.2006---Guida Tecnica Fig. 17 --- Valvola a 4 vie di inversione di ciclo lato fluido termovettore 16 High Technology in Refrigeration Devices R&D Department • Gestione integrata d’impianto: la gestione della macchina, ed in particolare della parzializzazione della potenza frigorifera, è realizzata mediante l’intervento di un microprocessore di bordo, il quale controlla l’azionamento dei compressori e quindi la conseguente potenza termica disponibile allo scambiatore utilizzatore. L’attivazione o lo spegnimento dei vari compressori avviene in base alla temperatura dell’acqua in ingresso o in uscita allo scambiatore utilizzatore. Inoltre, il microprocessore gestisce la sicurezza grazie ad una serie di sonde che rilevano lo stato di particolari parametri critici; i valori misurati vengono confrontati con quelli limite impostati e nel caso in cui vengano superati la macchina va in blocco e in allarme. Un esempio è il controllo sulla temperatura di condensazione: è presente un pressostato che fa scattare lo stato di allarme nel caso in cui la pressione di condensazione superi il valore di soglia impostato. Il microprocessore gestisce anche le altre componenti elettroniche presenti nella macchina, agendo per esempio sulle valvole di inversione di ciclo; in questo caso l’inversione del ciclo avviene in base ad un comando di input derivante dalla centralina di controllo dell’impianto che dialoga in modo continuo con il processore di bordo. In tal modo però si rinuncia al beneficio del deflusso in controcorrente all’interno degli scambiatori, assunto in fase di progetto. Infatti, quando il moto relativo fra i due fluidi [refrigerante e fluido termovettore lato utenza o dissipazione] avviene secondo direzioni contrarie, il flusso termico scambiato risulta maggiore di quello che si ottiene con deflusso in equicorrente [direzioni uguali dei fluidi]. Si ipotizzi che la pompa di calore venga dimensionata per le condizioni estive, e quindi che in regime di raffreddamento sia realizzata la controcorrente. Nel momento in cui si va ad invertire il funzionamento della macchina per soddisfare il fabbisogno di riscaldamento, agli scambiatori si realizza l’equicorrente con perdita di efficienza nello scambio termico. Per evitare tale penalizzazione viene quindi adottata una valvola di inversione di ciclo anche al lato opposto, cioè per il fluido termovettore. Si tratta di una valvola di inversione a quattro vie, rappresentata in Fig. 17. In ambito aziendale è stata condotta un’analisi per valutare il miglioramento delle prestazioni della macchina derivante dall’adozione della valvola di inversione di ciclo lato acqua. Sono state considerate due macchine: la prima con doppia inversione di ciclo e la seconda con sola valvola di inversione lato refrigerante, funzionanti alle stesse condizioni standard stagionali: in inverno l’acqua entra al condensatore alla temperatura di 30°C e all’evaporatore a 8 °C, mentre in estate entra al condensatore a 35 °C e all’evaporatore a 12 °C. Dal confronto fra funzionamento degli scambiatori in equicorrente e controcorrente è scaturito un incremento dei COP che in regime di riscaldamento è mediamente del 20%, mentre in raffreddamento addirittura del 25%. • Reversibilità della macchina: poiché in inverno il terreno risulta progressivamente raffreddato dall’assorbimento di calore da parte delle sonde, è ragionevole pensare che possa venire meno la potenzialità termica della massa di terreno, essendo presente una anche seppur modesta deriva termica. Il funzionamento della pompa di calore in entrambi i regimi stagionali consente invece un riequilibrio termico, risultante dalla combinazione delle due forzanti opposte tra loro [raffreddamento del terreno in inverno e riscaldamento in estate], e realizza dunque un potenziale termico uniforme nel corso degli anni. • Filtri deidratanti a setaccio molecolare: i filtri deidratanti vengono installati sulla linea del liquido subito dopo il condensatore e hanno lo scopo di eliminare le particelle di acqua che possono trovarsi nel circuito. L’umidità può essere presente per insufficiente essiccamento delle tubazioni prima della carica di fluido frigorigeno, oppure può entrare assieme all’aria all’atto del caricamento o nelle parti che venissero trovarsi in depressione. A bassa temperatura la solubilità dell’acqua nel fluido è molto ridotta e quindi questa può ghiacciare; tale fenomeno si verifica più facilmente in corrispondenza della valvola di laminazione, che può dunque rimanere bloccata. I filtri deidratanti a setaccio molecolare, contenenti sostanze a base di silicati di alluminio cristallizzati, hanno la capacità di catturare le molecole d’acqua, lasciando passare quelle di fluido frigorigeno e di olio. • Parzializzazione della resa: per le macchine di taglia maggiore è prevista l’installazione di due compressori per circuito. In tal modo è possibile la parzializzazione del carico senza alcuna perdita energetica della macchina; la minore potenza fornita è infatti ottenuta spegnendo un compressore, quindi ottimizzando il consumo di energia elettrica. • Gestione della portata variabile per le pompe: nel quadro elettrico è possibile integrare dei comandi per la gestione di pompe esterne al frame della macchina; 17 G.T.---ITA---00---11.2006---Guida Tecnica R&D Department High Technology in Refrigeration Devices CRITERI PROGETTUALI PER GLI AMBIENTI energetico, riguardante le disposizioni per la riduzione dei consumi energetici e per lo sviluppo delle energie rinnovabili. In essa inoltre è contenuta la definizione di un Piano Energetico Comunale [PEC], che sancisce che i Comuni con popolazione superiore a 50’000 abitanti debbano stilare uno specifico piano per la regolamentazione dell’uso delle fonti energetiche rinnovabili. In ambito europeo, nazionale, regionale e anche locale sta avanzando il promulgamento di nuove leggi e regolamenti che definiscano i parametri di una nuova edilizia, sempre più attenta ai temi dell’efficienza energetica, e che consenta la costruzione di edifici che non disperdano calore e massimizzino la resa dei loro consumi. L’interesse per queste problematiche è decisamente coerente con la filosofia che giustifica l’adozione di sistemi di condizionamento ad alto contenuto tecnologico solo se anche l’involucro che costituisce l’edificio dispone di soluzioni di elevata efficienza energetica. Il 27 luglio 2005 il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti ha emesso un Decreto, applicato ai nuovi edifici e a quelli esistenti con impianto di climatizzazione, che regolamenta l’applicazione della Legge 10/91 e che ha lo scopo di prescrivere a livello comunale delle regole che favoriscano un’elevata efficienza energetica per gli edifici. Un importante risultato pubblicato nelle recenti normative è costituito dalla definizione di un sistema di Certificazione Energetica degli edifici. Si tratta di una nuova modalità di classificazione dei fabbricati, che vengono distinti secondo caratteristiche di efficienza energetica in categorie di consumo [dalla classe A alla G] similmente a come avviene per gli elettrodomestici. Nella categoria “edifici energeticamente efficienti” rientrano dunque gli edifici per i quali è previsto un basso consumo di energia, gli edifici a consumo energetico nullo e gli edifici passivi. Del 19 agosto 2005 è infine il D.L. 192/05 sui requisiti energetici e sulla Certificazione Energetica degli edifici, che recepisce la Direttiva Europea 2002/91/CE. Quindi risulta di fondamentale importanza includere nella definizione e progettazione di un nuovo impianto di climatizzazione ad avanzata tecnologia anche il concetto di edificio ad elevata efficienza energetica, considerando l’immobile e l’impianto come un unico insieme. Basso fabbisogno di calore Dall’analisi energetica sopra svolta appare chiaro come sia vantaggioso, sempre in termini di efficienza della pompa di calore, contenere la T di condensazione, e quindi la T di servizio dell’utenza in regime di riscaldamento. Il sistema geotermico, come in generale tutti i sistemi a pompa di calore, non andrebbe accoppiato a terminali di impianto tradizionali, come i radiatori, ma andrebbero invece utilizzati pannelli radianti o ventilconvettori, soluzioni cosiddette “a bassa e media temperatura”. La T di mandata all’utilizzazione è quindi contenuta a 35÷40 °C per i primi e 40÷45 °C per i secondi, contro i 75÷80 °C dei radiatori. Alto fabbisogno di calore Fig. 18 --- Classi di consumo energetico degli edifici secondo la Certificazione Energetica A livello europeo la Direttiva 2002/91/CE approvata dal Parlamento Europeo, avente come tema il rendimento energetico degli edifici, impone agli Stati membri dell’Unione Europea di attenersi alle seguenti disposizioni, a partire dal 6 Gennaio 2006: --- Definizione del rendimento energetico degli edifici mediante un metodo di calcolo. --- Applicazione dei requisiti minimi agli edifici di nuova costruzione e a quelli esistenti ristrutturati. --- Certificazione Energetica degli edifici. In Italia vige dal 9 Gennaio 1991 la Legge n. 10, primo riferimento a livello nazionale in materia di risparmio G.T.---ITA---00---11.2006---Guida Tecnica 18 R&D Department High Technology in Refrigeration Devices CIRCUITO IDRAULICO LATO SONDE Pompa di circolazione: Per le macchine pluricompressore si possono accendere entrambe le pompe disposte in parallelo, con la possibilità di escluderne una in funzione della parzializzazione del carico. Per la disposizione in serie si rimanda a trattazioni specifiche di impiantistica idraulica. La scelta della pompa va fatta da catalogo sulla base della portata di fluido termovettore circolante nelle sonde [il cui valore è generalmente fissato in sede di dimensionamento della pompa di calore] e della caratteristica resistente dell’impianto. Quest’ultima, espressa in m.c.a. [metri di colonna d’acqua] o in Pa, rappresenta l’energia da fornire al fluido per compiere l’intero percorso delle sonde geotermiche e attraverso lo scambiatore lato dissipazione. Poiché il circuito geotermico è del tipo chiuso e dato che per entrambe le configurazioni, orizzontale e verticale, è presente un tratto di discesa e di risalita, la caratteristica resistente dell’impianto è data dalla sola somma delle perdite di carico continue e localizzate. Le perdite di carico continue costituiscono la resistenza al deflusso che trova il fluido nel contatto con le pareti della tubazione, e sono quantificabili in Pa con l’espressione di Darcy---Weisbach: Tubazione: per semplicità di installazione e per motivi economici vengono utilizzati tubi in polietilene. Il polietilene infatti è un materiale caratterizzato da elevata flessibilità [facili operazioni di piegatura e buona attitudine all’assorbimento delle vibrazioni], è leggero, quindi le spese di trasporto e di installazione risultano ridotte, ha una buona resistenza chimica a svariate sostanze [fra cui anche il glicole etilenico], è saldabile termicamente, non si degrada in seguito a variazioni di temperatura ambiente e resiste anche a temperature molto basse. Per il trasporto di fluidi in pressione, categoria in cui rientrano anche le applicazioni geotermiche, viene adoperato il polietilene a media ed alta densità, che presenta caratteristiche meccaniche superiori e che quindi consente di preservare le caratteristiche della tubazione nel lungo periodo. Le sonde geotermiche sono quindi costituite da PE 80 e da PE 100 [UNI 10910]. u2 l ∆p c = ∑i f i ρ 2 d in cui li è la lunghezza dell’i---esimo tratto rettilineo di tubazione, d è il diametro interno del tubo, ρ ed u sono rispettivamente la densità e la velocità del liquido in deflusso, f è un numero adimensionale detto fattore di attrito, dipendente dal carattere turbolento del moto [identificato dal numero di Reynolds] e dalla finitura superficiale interna della tubazione. Il fattore di attrito f può essere ricavato dal diagramma di Moody [Fig. 19]. Le perdite di carico localizzate sono dovute agli attriti imputabili ai singoli componenti del circuito idraulico [gomiti, curve, valvole . . .] e sono esprimibili ciascuna come: ∆pl = ξ --- Giunzioni: nell’eventualità che la lunghezza del tubo fornito sia inferiore a quella dell’applicazione, o per particolari esigenze di conformazione del circuito idraulico costituente le sonde, occorre utilizzare dei raccordi per la giunzione delle varie parti. I giunti possono essere di polietilene oppure di metallo; possono essere a compressione o a flange e bulloni. Ulteriore distinzione viene fatta tra giunti rimovibili e giunti fissi. Questi ultimi, sfruttando la saldabilità del polietilene, sono raccordi di plastica contenente una resistenza elettrica. I due tubi da raccordare vengono fusi localmente per effetto Joule prodotto dalla resistenza, a cui è applicata una tensione elettrica dall’esterno. Per la giunzione di due tratti contigui, aventi la stessa direzione, si può effettuare un’elettrosaldatura di testa. u2 2g dove ξ è il coefficiente caratteristico di ciascun tipo di componente. Quindi la pompa dovrà garantire una prevalenza, cioè una fornitura di energia, sufficiente a sopperire alla sommatoria di tutte le perdite di carico ∆p t = ∆p c + ∆p l --- Scelta del tubo: i tubi vengono classificati, secondo normativa, in classi di pressione, ovvero sulla base della pressione idrostatica interna PN a cui possono resistere in esercizio continuo per un certo periodo di tempo a 20 °C. Quindi si hanno tubazioni PN 5, PN 8, ecc. Occorre però tenere conto anche della temperatura del fluido trasportato, la quale, aumentando, riduce la resistenza effettiva del tubo. Ad esempio un PN 8 con deflusso di liquido a 40 °C viene declassato a PN 5,9. --- Acqua refrigerata: nel caso in cui si adottino temperature al di sotto dello zero per il fluido in mandata alle sonde, occorre utilizzare una tipologia di pompe speciale: per acqua refrigerata. A differenza delle normali pompe presentano un setto di isolamento delle parti elettriche costituenti lo statore del motore elettrico, le quali potrebbero altrimenti essere danneggiate per formazione di condensa qualora la temperatura del liquido nelle sonde fosse inferiore alla temperatura di rugiada dell’aria. --- Diametro del tubo: il diametro del tubo viene determinato secondo diagrammi di dimensionamento dei tubi in polietilene, che ne riportano il valore in funzione della portata e della velocità di deflusso [o della portata e delle perdite di carico]. Ovvero si decide di adottare un certo tubo sulla base della portata [impostata nel dimensionamento della pompa di calore] e della caduta di pressione che si intende fronteggiare con la pompa scelta. --- Pompe in serie e parallelo: talvolta negli impianti può essere inserita una pompa di riserva collegata in parallelo con quella principale: in caso di avaria può essere ripristinata immediatamente la continuità della portata. Le due pompe vengono poi alternate nel funzionamento per mantenerle in uguali condizioni di usura. 19 G.T.---ITA---00---11.2006---Guida Tecnica R&D Department High Technology in Refrigeration Devices --- Dilatazioni termiche: il polietilene, più dell’acciaio o del rame, è soggetto a dilatazione o contrazione dimensionale dovuta alle variazioni di temperatura attorno al valore che si ha nelle condizioni di posa. La variazione di lunghezza dipende da un fattore α [coefficiente di dilatazione termica lineare] ed è quantificabile secondo l’espressione: Tab. 1 --- Valori dei coefficienti di dilatazione lineare di alcuni materiali Materiale ∆l = α l0 ∆T con l0 lunghezza del tubo alle condizioni di installazione, ∆T incremento di temperatura rispetto alla T di installazione e ∆l differenza di lunghezza del tubo rispetto ad l0 . Il coefficiente α assume i valori in Tab. 1 a seconda del materiale considerato. Acciao al carbonio 1.2 x 10 ---5 Acciaio inox 1.7 x 10 ---5 Alluminio 2.4 x 10 ---5 Ghisa 1.1 x 10 ---5 Polietilene 1.3 x 10 ---4 Polietilene reticolato 1.9 x 10 ---4 Rame 1.7 x 10 ---5 Fig. 19 --- Diagramma di “Moody” G.T.---ITA---00---11.2006---Guida Tecnica 20 Coefficiente di dilatazione lineare “α“ [1/°C] High Technology in Refrigeration Devices R&D Department Fig. 20 --- Diagramma di dimensionamento di tubi lisci per acqua a 80 ˚C [fonte: Miniguida AICARR II Ed.] 21 G.T.---ITA---00---11.2006---Guida Tecnica R&D Department High Technology in Refrigeration Devices Tab. 2 --- Fattori correttivi per il calcolo delle perdite di carico a temperature dell’acqua diverse da 80 °C [fonte: Miniguida AICARR II Ed.] Perdita di carico a 80 °C C [Pa/m] / Perdita di carico a diverse temperature rispetto a quella a 80 °C [Temperatura in °C] 1 5 10 20 40 60 80 100 120 140 160 Tubo con diametro interno 15 mm 50 1.50 1.45 1.39 1.29 1.15 1.06 1.00 0.94 0.90 0.86 0.83 100 1.40 1.39 1.34 1.25 1.13 1.05 1.00 0.95 0.91 0.88 0.85 200 1.38 1.34 1.29 1.22 1.12 1.05 1.00 0.95 0.92 0.89 0.86 400 1.33 1.29 1.25 1.19 1.10 1.04 1.00 0.96 0.93 0.90 0.88 Tubo con diametro interno 25 mm 50 1.42 1.38 1.32 1.24 1.13 1.05 1.00 0.95 0.91 0.88 0.85 100 1.37 1.33 1.28 1.21 1.11 1.05 1.00 0.95 0.92 0.89 0.86 200 1.32 1.28 1.24 1.18 1.10 1.04 1.00 0.96 0.93 0.90 0.88 400 1.27 1.24 1.20 1.15 1.08 1.03 1.00 0.96 0.94 0.91 0.89 Tubo con diametro interno 50 mm 50 1.33 1.30 1.26 1.19 1.10 1.04 1.00 0.96 0.92 0.90 0.87 100 1.29 1.26 1.22 1.17 1.09 1.04 1.00 0.96 0.93 0.91 0.88 200 1.24 1.22 1.19 1.14 1.08 1.03 1.00 0.97 0.94 0.91 0.89 400 1.20 1.18 1.16 1.12 1.06 1.02 1.00 0.97 0.95 0.92 0.90 A titolo di esempio si consideri una tubazione in acciaio al carbonio di lunghezza 10 m installata ad una temperatura di 20 °C. Se durante l’esercizio vi scorre all’interno un liquido a 65 °C, si produce una dilatazione termica che valutata in senso longitudinale è pari a ∆ l = 1.2 x 10 - 5 ⋅ 10 ⋅ (65 -- 20) = 5.4 x 10 --3 m cioè il tubo si allunga di 5,4 mm. Analogamente se il liquido è a ---5 °C si verifica una contrazione dell’acciaio di 3 mm. I tubi in polietilene invece presentano dilatazioni sensibilmente maggiori, circa dieci volte quelle che si verificano per l’acciaio [nell’esempio 58,5 mm e ---32,5 mm], ed è per questo che occorre tenere conto di eventuali problemi che si possono verificare durante il funzionamento dell’impianto geotermico, soprattutto nel tratto di tubazione che va dalla macchina [o da un eventuale collettore di distribuzione] fino alla testa delle sonde. Non è improbabile infatti che la pompa di calore venga collocata in una centrale termica o in un locale caldaia e che le sonde entrino nel terreno ad una distanza da questa ragguardevole: tale tratto di tubazione potrebbe ragionevolmente essere lunga 10 m. È opportuno valutare la possibilità di adottare un compensatore di dilatazione a soffietto, o un tratto di tubazione corrugata, al fine di non danneggiare il giunto a 90° che costituisce la testa della sonda. In tal caso, oltre alla rottura del componente, si avrebbe fuoriuscita di liquido termovettore, con pericolo di contaminazione del terreno circostante per l’eventuale presenza di glicole. In alternativa all’utilizzo di componenti compensatori si può modificare la geometria di alcuni tratti con lo scopo di assorbirne la variazione di lunghezza: si realizzano allora i bracci dilatanti [Fig. 21] o le curve di compensazione [Fig. 22] Fig. 21 --- Dilatazione termica sulla testa della sonda: compensazione con braccio dilatante Infine, per i segmenti rettilinei ancorati a tratti di muratura è conveniente adoperare dei punti scorrevoli, cioè dei collari di ancoraggio che, lasciando svicolato assialmente il tubo, ne permettono lo scorrimento in quella direzione. G.T.---ITA---00---11.2006---Guida Tecnica 22 R&D Department High Technology in Refrigeration Devices Fig. 22 --- Dilatazione termica sulla testa della sonda: assorbimento con curva di compensazione --- Glicole etilenico: nel caso in cui si debba gestire una temperatura di mandata alle sonde inferiore a 0 °C [funzionamento della pompa di calore in regime invernale] è necessario addizionare l’acqua di circuito con una certa quantità di glicole etilenico. In caso contrario l’acqua ghiaccerebbe, con gravi danni a tutto l’impianto geotermico di dissipazione. Il glicole etilenico è un fluido incolore, leggermente viscoso e completamente solubile in acqua. Il suo principale aspetto negativo è la tossicità e il rischio di inquinamento ambientale. È dunque fondamentale prendere tutte le precauzioni necessarie ad evitare fughe accidentali dal circuito geotermico, poiché la contaminazione avverrebbe senza possibilità di contenimento e con il rischio di inquinare eventuali falde acquifere. La miscela acqua---glicole etilenico presenta caratteristiche termofisiche diverse dall’acqua pura: si abbassano la temperatura di congelamento e il calore specifico, aumentano la densità e la dilatazione per effetto termico. Il progettista deve quindi essere informato della scelta di adottare una miscela glicolata, in quanto risulta fortemente influenzato il dimensionamento degli scambiatori di calore. Fig. 23 --- Variazione di alcune caratteristiche termofisiche per la miscela acqua ---glicole etilenico rispetto all’acqua pura 23 G.T.---ITA---00---11.2006---Guida Tecnica R&D Department High Technology in Refrigeration Devices Sonde: Inoltre, a causa del fatto che l’aggiunta di glicole etilenico peggiora le prestazioni degli scambiatori di calore, è necessario prevedere velocità maggiori per la miscela, e quindi portate maggiori. Sebbene alcuni installatori adottino tubazioni in polipropilene [PP], se ne sconsiglia l’uso, soprattutto per il basso valore della conducibilità termica [0,24 W/(mK) contro i 0,45 W/(mK) del polietilene]. Il polipropilene dunque scambia un flusso termico con il terreno circostante che a parità di tutte le altre condizioni risulta all’incirca dimezzato. Inoltre, il coefficiente di dilatazione termica lineare è pari a 1.5x10 --4 1/K, quindi il polipropilene si dilata circa il 15% in più rispetto al polietilene. --- Verticali: particolare attenzione va posta nella scelta del tipo di tubazione da adottare per le sonde verticali. Il tubo, che ha una lunghezza notevole, è totalmente riempito di fluido termovettore ed è pertanto soggetto alla pressione derivante dal peso della colonna liquida. Se ad esempio il tubo fosse lungo 100 m e riempito di acqua, sulle sue pareti agirebbe una pressione pari a 10 bar, a cui poi si aggiunge quella derivante dal deflusso. Nel dimensionamento e nella scelta della tubazione in polietilene è fondamentale orientarsi verso elevati valori di PN. Nel caso di più trivellazioni del terreno, le sonde verticali vanno distanziate tra loro di un’opportuna lunghezza, in modo da evitare pesanti fenomeni di interferenze termiche. Inoltre, è opportuno mantenersi ad una certa distanza dagli edifici, sia nella fase di perforazione, per non danneggiare le strutture in seguito alle vibrazioni, sia nell’esercizio dell’impianto geotermico, per non incorrere in cedimenti strutturali dovuti a sollecitazione termica del terreno. --- Orizzontali: il circuito costituente il campo di sonde orizzontali può essere diviso in più circuiti, eventualmente posti in parallelo tra loro. L’elevata flessibilità nella disposizione delle tubazioni è un aspetto interessante per l’utente che decida di optare per la soluzione geotermica: ad esempio un circuito può essere collocato nel terreno antistante l’abitazione, mentre un secondo sul retro, con ulteriore possibilità di parzializzazione della potenza termica. G.T.---ITA---00---11.2006---Guida Tecnica 24 R&D Department High Technology in Refrigeration Devices NOMOGRAMMI PER LE SONDE GEOTERMICHE --- Profondità di posa delle sonde orizzontali di 2,5 m, secondo convenienza derivante da opera di sbancamento per trincee. Passo fra i rami di 2 m; --- Tipo di terreno e relative proprietà termofisiche valutati in base alla località di riferimento; --- Funzionamento annuale della macchina in regime invernale dal 16 Ottobre al 14 Aprile e in regime estivo dal 16 Maggio al 14 Settembre. Nei giorni restanti rimane spenta; --- Fluido termovettore costituito da acqua pura, senza aggiunta di glicole, le cui proprietà termofisiche sono state convenzionalmente valutate alla temperatura di 15 °C; --- Tubazione costituente la sonda in polietilene a media densità PE 80 e di diametro nominale esterno pari a 25 e 32 mm per la configurazione orizzontale. Tali diametri sono ritenuti idonei alle operazioni di piegatura pre---posa; --- Temperature dell’acqua in mandata alle sonde costanti durante i due regimi di funzionamento, invernale ed estivo. L’installazione di un impianto di climatizzazione accoppiato a sonde geotermiche comporta per l’utente l’onere di dover effettuare una serie di scelte che hanno diretto impatto sulle prestazioni della pompa di calore, sui costi di investimento e di esercizio e quindi sui tempi di ritorno dell’esborso iniziale. Diventa dunque di fondamentale importanza poter fornire delle indicazioni, o meglio ancora un metodo pratico, che sia di ausilio all’utente e che lo renda compartecipe al progettista dei criteri di dimensionamento dell’intera struttura, nel suo diretto interesse. A tal proposito si propone in questa sezione un “manuale di ausilio alla progettazione geotermica”, basato su semplici diagrammi di selezione delle sonde geotermiche [nomogrammi] e su una serie di indicazioni pratiche. 1 --- In relazione all’efficienza energetica dell’involucro dell’edificio e della sua ubicazione si ottengono i carichi termici di progetto [ovvero i picchi] da soddisfare nei regimi invernale di riscaldamento ed estivo di raffrescamento; 2 --- L’utente decide la tipologia di terminale di impianto da utilizzare nell’unità residenziale, fissando di conseguenza le temperature dell’acqua di mandata dalla pompa di calore. Si ricorda che con impianti geotermici è opportuno, in termini di convenienza energetica ed economica, ricorrere a soluzioni cosiddette a media temperatura [ventilconvettori: 40÷45 °C] o a bassa temperatura [pannelli radianti: 35÷40 °C]; Mentre per le sonde verticali si assumono come condizioni al contorno: --- T del terreno non disturbato da onde termiche valutata in relazione alla località di ri---ferimento; --- Sonda geotermica verticale del tipo a doppia U con tubazione in polietilene a media densità DN 25 e DN 32; --- Passo tra le sonde verticali pari a 7 m; --- Tipo di terreno e relative proprietà termofisiche valutati in base alla località di riferimento; --- Fluido termovettore costituito da acqua pura, senza aggiunta di glicole, le cui proprietà termofisiche sono state convenzionalmente valutate alla temperatura di 15 °C; --- Temperature dell’acqua in mandata alle sonde costanti durante i due regimi di funzionamento, invernale ed estivo. 3 --- Si fissa il COP che si desidera ottenere mediamente dalla pompa di calore: questa decisione deve essere effettuata però a partire da un fondamentale aspetto. Come detto sopra, l’efficienza energetica della macchina dipende strettamente dai livelli termici fra cui opera [fra condensatore ed evaporatore]. Fissata di fatto la temperatura di condensazione al p.to 2 ---, il COP dipende dalla sola temperatura di evaporazione, quindi dalla temperatura a cui si decide di inviare il fluido nelle sonde geotermiche. Più bassa sarà questa, maggiore sarà il ∆T con il terreno, e quindi il potenziale termico di scambio, ma minore risulterà il COP. Servirà allora una minore superficie di scambio, cioè una sonda geotermica di lunghezza inferiore, ma a parità di potenza termica fornita la macchina consumerà di più. La scelta del COP si traduce allora in un compromesso fra elevati costi di installazione, dovuti ad una superiore lunghezza della sonda, ed elevati costi di esercizio dell’impianto, strettamente collegati all’efficienza energetica della pompa di calore. Scelto dunque il ∆T fra temperatura di mandata alle sonde e temperatura del terreno indisturbato si può ricavare la resa termica specifica della sonda geotermica. Da qui, conoscendo il carico termico di progetto dell’edificio, si possono ricavare i metri di sonda necessari a soddisfare il fabbisogno dell’utenza seguendo il successivo procedimento. Dal I Principio della Termodinamica applicato allo schema di funzionamento di una pompa di calore e dalla definizione di COP, si ottiene che la potenza termica invernale da assorbire dal terreno attraverso le sonde è pari a: 4 --- D’ausilio alla scelta da affrontare al p.to 3 --- giungono i già citati nomogrammi, che permettono di stimare, con buona approssimazione, la resa termica specifica di una sonda [verticale od orizzontale] in funzione della T di mandata del liquido termovettore. Vengono considerate le seguenti condizioni al contorno per le sonde orizzontali: --- T del terreno non disturbato da onde termiche valutata in relazione alla località di riferimento; PINV ,t = PINV ,e 1 − 1 COPINV dove PINV,e è il carico termico dell’edificio in regime di riscaldamento. Analogamente la potenza termica da 25 G.T.---ITA---00---11.2006---Guida Tecnica R&D Department High Technology in Refrigeration Devices poi una stima della potenza elettrica impegnata dalla pompa: smaltire lato sonde nel periodo estivo è quantificabile con: PEST ,t = PEST ,e 1 + 1 COPEST Pp = mghη p = Qρghη p dove m è la portata massica in [kg/s], g è l’accelerazione di gravità, h è la prevalenza, ηp è il rendimento della pompa e Q è la portata volumetrica in [m 3/s]. La lunghezza della sonda risulta uguale a: l= Pt I nomogrammi di selezione delle sonde geotermiche orizzontali sono riportati, in base alla località di riferimento, in Appendice ---A ---, mentre l’Appendice ---B --- contiene i nomogrammi di selezione delle sonde geotermiche verticali. Ps dove Pt è il carico termico da scambiare lato sonde, calcolato come sopra, mentre Ps è la resa specifica della sonda geotermica, espresso in W/m. Ovviamente, il carico termico [lato sonde] maggiore fisserà la lunghezza della sonda. Appare chiaro, dunque, come il regime di funzionamento meno critico [caratterizzato dal carico termico lato sonde minore] sia ulteriormente avvantaggiato, in termini di COP, dal fatto che si hanno a disposizione più metri di sonda di quelli strettamente necessari. Per zone di installazione in cui lo squilibrio dei carichi termici sia limitato, per non forte predominanza di una condizione climatica su un’altra, è possibile minimizzare i costi di installazione delle sonde geotermiche mediante ottimizzazione del calcolo della loro lunghezza. Uguagliando infatti le forme esplicite delle due formule che conducono al valore di l stagionale, si ottiene l’espressione: COP INV = 1 P P 1 1 − INV, S EST , t 1 + PEST , S PINV , t COP EST Portando a convergenza i valori dei COP calcolati dalla precedente con quelli derivanti dal dimensionamento della pompa di calore, mediante scelta delle temperature di mandata dell’acqua lato sonde, si ottiene un valore pressoché univoco di l, con evidente economia nell’onere economico di esecuzione dell’impianto a sonde geotermiche. Tale ultima procedura, onerosa dal punto di vista numerico, rappresenta comunque un affinamento, da eseguire, eventualmente, nelle ultime fasi della progettazione. 5 --- In base alla portata di fluido termovettore che fluisce nella tubazione [dato derivante dal dimensionamento della pompa di calore] si può effettuare una stima delle perdite di carico distribuite che conducono infine alla scelta della pompa. L’impiantista avrà l’onere di fissare una soglia limite per la portata della pompa, scelta prevalentemente influenzata dal costo di acquisto e dai consumi in esercizio, oltre la quale le perdite di carico diventano importanti. Per portate superiori a tali valori consigliati è opportuno dividere il circuito delle sonde in due o più circuiti in parallelo tra loro [si ricorda che dividendo la portata in n rami, le perdite di carico per ogni ramo saranno ridotte, rispetto al caso di singolo circuito, del fattore n2]. Considerando infine anche le perdite localizzate si dispone dei dati per la scelta da catalogo della pompa [portata e prevalenza]. Dal rendimento di pompaggio fornito dal costruttore si ha G.T.---ITA---00---11.2006---Guida Tecnica 26 R&D Department High Technology in Refrigeration Devices ESEMPIO DI SELEZIONE DI UN IMPIANTO GEOTERMICO A SONDE ORIZZONTALI A titolo di esempio si illustra di seguito il procedimento da seguire nel caso di installazione di un sistema a pompa di calore reversibile accoppiata a sonde geotermiche orizzontali per un’unità residenziale di 150 m 2. Le condizioni peggiori si verificano dunque in estate, circostanza a cui ci si riferisce per il calcolo della lunghezza totale della sonda: l= 1 --- Si sono preventivamente calcolati i carichi termici di progetto, riferiti alle condizioni maggiormente penalizzanti estive ed invernali, pari a 2,8 kW in estate e 4,4 kW in inverno; 3,27 kW 7,22 W m = 453 m mentre per il regime di riscaldamento sarebbero sufficienti 2 --- Si decide di utilizzare ventilconvettori [fan ---coils] quali terminali d’impianto, funzionanti alle temperature di 40/35 °C d’inverno e 7/12 °C d’estate; l= 3 --- Si sceglie un COP medio in regime di riscaldamento pari a 4,43 e in regime di raffrescamento di 6,0; 3,41 kW 7,76 W m = 440 m Ne deriva che, per adattamento della pompa di calore ad una superficie di scambio termico lato dissipazione sovradimensionata si avranno prestazioni energetiche superiori nei mesi estivi. 4 --- Le temperature di mandata alle sonde, derivanti dal dimensionamento della pompa di calore, risultano uguali a 3 °C nei mesi invernali e a 27 °C in quelli estivi; 7 --- Con una portata d’acqua di 2200 l/h, cui corrisponde una velocità di deflusso di 1,63 m/s per il tubo DN 25, si ha una perdita di carico molto elevata, per cui conviene dividere il circuito in due secondari con configurazione in parallelo. Ne derivano, per dimezzamento della portata, delle perdite idrauliche di 0,54 kPa per m di tubazione, circa 55 mm c.a. Sul totale sviluppo di ogni circuito le perdite ammontano a 122 kPa, cioè di 12,5 m c.a. Incrementando tali predite distribuite del 20%, per tenere conto delle varie cadute di pressione accidentali, si ha una totale caratteristica resistente dell’impianto uguale a circa 147 kPa, cioè 15 m c.a. [a meno delle x perdite che hanno luogo allo scambiatore lato macchina]. Le due pompe dovranno pertanto avere una prevalenza di [147 + x] kPa ciascuna, con una portata di 2200 l/h. 5 --- Si utilizzano i nomogrammi riferiti alla provincia di Padova, con una sonda posta a profondità 2,5 m e con passo 2 m, e per una tubazione di DN 25 [dalle specifiche tecniche della macchina si ricava una portata lato sonde di 2200 l/h]. La resa specifica media invernale, in corrispondenza di un ∆T di 10 °C è pari a 7,76 W/m, mentre la resa specifica media estiva, per un ∆T di 14 °C è pari a 7,22 W/m; 6 --- Si calcolano i carichi termici lato sonde, pari a 1 PINV ,t = 4,41 − = 3,41kW 4,43 in inverno e 1 PEST ,t = 2,81 + = 3,27kW 6,0 in estate. 27 G.T.---ITA---00---11.2006---Guida Tecnica R&D Department High Technology in Refrigeration Devices Nomogramma ESTATE --- PADOVA DN 25 DN 32 18 17 16 15 14 Resa specifica [W/m] 13 12 11 10 9 8 7 6 5 4 3 2 1 0 --1 5 10 ∆T [˚C] 15 20 Nomogramma INVERNO --- PADOVA Resa specifica [W/m] DN 25 DN 32 24 23 22 21 20 19 18 17 16 15 14 13 12 11 10 9 8 7 6 5 4 3 2 1 0 5 10 ∆T [˚C] 15 20 Fig. 24 --- Selezione della resa specifica stagionale per una sonda geotermica orizzontale installata a Padova G.T.---ITA---00---11.2006---Guida Tecnica 28 High Technology in Refrigeration Devices R&D Department ESEMPIO DI SELEZIONE DI UN IMPIANTO GEOTERMICO A SONDE VERTICALI Si adottano due sonde a doppia U da 72 m ciascuna. Tale lunghezza è stata calcolata con lo scopo di bilanciare i metri di sonda nel caso estivo ed invernale, al fine di minimizzare le spese di installazione dell’impianto geotermico. Nel caso in cui si fosse operato senza tenere conto di tale procedura, una delle due lunghezze sarebbe stata predominante e vincolante per il dimensionamento della sonda verticale: ne sarebbe derivato che, per adattamento della pompa di calore ad una superficie di scambio termico lato dissipazione sovradimensionata, in una stagione si sarebbero riscontrate prestazioni energetiche superiori per la pompa di calore stessa. Di seguito viene descritto il procedimento di calcolo di un sistema a sonde geotermiche verticali accoppiato a una pompa di calore reversibile per un’unità residenziale di 150 m 2 1 --- Si considerano i precedenti valori dei carichi termici di progetto, riferiti alle condizioni maggiormente penalizzanti estive ed invernali, pari a 2,8 kW in estate e 4,4 kW in inverno; 2 --- Si riconsidera l’ipotesi di utilizzare ventilconvettori [fan ---coils] quali terminali d’impianto, funzionanti alle temperature di 40/35 °C d’inverno e 7/12 °C d’estate; 3 --- Si sceglie un COP medio in regime di riscaldamento pari a 3,9 e in regime di raffrescamento di 6,0; 4 --- Le temperature di mandata alle sonde, derivanti dal dimensionamento della pompa di calore, risultano uguali a ---1 °C nei mesi invernali e a 27 °C in quelli estivi; 7 --- Prevedendo l’esecuzione a quattro circuiti in parallelo [due per sonda], la portata d’acqua per ogni circuito risulta di 550 l/h. Si ha una perdita di carico di 0,54 kPa per m di tubazione, circa 55 mm c.a./m. Sul totale sviluppo calcolato [quattro circuiti da 72 m ciascuno] le perdite sono di 39 kPa, cioè di 4 m c.a. Incrementando tali predite distribuite del 20%, per tenere conto delle varie cadute di pressione accidentali, si ha una totale caratteristica resistente dell’impianto uguale a circa 47 kPa, cioè 4,8 m c.a. [a meno delle x perdite che hanno luogo allo scambiatore lato macchina]. La pompa dovrà pertanto avere una prevalenza di [47 + x] kPa, garantendo una portata di 2200 l/h. 5 --- Si utilizzano i nomogrammi per le sonde geotermiche verticali, riferiti alla provincia di Padova, per una sonda verticale a doppia U con tubazione di DN 25 [dalle specifiche tecniche della macchina si ricava una portata lato sonde di 2200 l/h]. La resa specifica media stagionale, in corrispondenza di un ∆T di 14 °C è pari a 22,7 W/m sia in inverno, che in estate; 6 --- Si calcolano i carichi termici lato sonde, pari a 1 PINV ,t = 4,41 − = 3,27kW 3,9 in inverno e 1 PEST ,t = 2,81 + = 3,27kW 6 ,0 in estate. Il calcolo della lunghezza totale della sonda fornisce: l = 3,27 kW 22,7 W m = 144 m 29 G.T.---ITA---00---11.2006---Guida Tecnica R&D Department High Technology in Refrigeration Devices Nomogramma PADOVA DN 25 DN 32 42 40 38 36 34 Resa specifica [W/m] 32 30 28 26 24 22 20 18 16 14 12 10 8 6 4 5 10 ∆T [˚C] 15 20 Fig. 25 --- Selezione della resa specifica stagionale per una sonda geotermica verticale installata a Padova G.T.---ITA---00---11.2006---Guida Tecnica 30 R&D Department High Technology in Refrigeration Devices APPENDICE ---A--Vengono riportati di seguito i nomogrammi di selezione delle sonde geotermiche orizzontali relativi alle seguenti località di riferimento: Le proprietà termofisiche del terreno sono state valutate sulla base dei valori medi ricavati da una serie di misure stratigrafiche effettuate in varie zone delle località specificate. • Bari Le temperature del terreno indisturbato derivano invece dalla media aritmetica calcolata sulle 8760 temperature del T.R.Y. [Test Reference Year]. • Milano • Padova Si sottolinea, alla luce dei risultati ottenuti e riportati nei nomogrammi, la non convenienza nell’adottare una soluzione geotermica nelle province di Bari e Milano [o in zone con terreno simile], a patto di non incorrere in particolari tipologie di sottosuolo particolarmente conduttivi. • Palermo • Roma Tab. 3 --- Proprietà termofisiche medie delle stratigrafie relative alle località in esame Densità “ρ“ [kg/m3] Conducibilità termica “λ“ [W/mK] Sabbie fini marine secche 1755 0.4 25.0 Depositi sabbiosi e ghiaiosi con abbondante frazione limosa secca 1700 0.4 Città Spessore [m] BARI 13.0 MILANO PADOVA (*) Litotipo 8.0 Argilla e sabbia sature d’acqua da 2,5 m 1920 1.9 PALERMO 12.0 Calcarenite 2000 2.1 ROMA 14.0 Depositi fluvio---lacustri 1570 2.0 Tab. 4 --- Temperature indisturbate del terreno per le località in esame Città TIND [°C] BARI 16.0 MILANO 12.5 PADOVA Z.I. 13.0 PALERMO 18.5 ROMA 15.0 (*) Per la località di Padova si è fatto riferimento alle stratigrafie disponibili per la Zona Industriale, tenendo conto della presenza della falda acquifera posta mediamente a 2,5 m di profondità. 31 G.T.---ITA---00---11.2006---Guida Tecnica R&D Department High Technology in Refrigeration Devices Nomogramma ESTATE --- BARI Resa specifica [W/m] DN 25 DN 32 24 23 22 21 20 19 18 17 16 15 14 13 12 11 10 9 8 7 6 5 4 3 2 1 0 5 10 15 20 ∆T [˚C] Nomogramma INVERNO --- BARI Resa specifica [W/m] DN 25 DN 32 24 23 22 21 20 19 18 17 16 15 14 13 12 11 10 9 8 7 6 5 4 3 2 1 0 5 10 15 ∆T [˚C] G.T.---ITA---00---11.2006---Guida Tecnica 32 20 R&D Department High Technology in Refrigeration Devices Nomogramma ESTATE --- MILANO DN 25 DN 32 18 17 16 15 14 Resa specifica [W/m] 13 12 11 10 9 8 7 6 5 4 3 2 1 0 --1 5 10 15 20 ∆T [˚C] Nomogramma INVERNO --- MILANO Resa specifica [W/m] DN 25 DN 32 24 23 22 21 20 19 18 17 16 15 14 13 12 11 10 9 8 7 6 5 4 3 2 1 0 5 10 15 20 ∆T [˚C] 33 G.T.---ITA---00---11.2006---Guida Tecnica R&D Department High Technology in Refrigeration Devices Nomogramma ESTATE --- PADOVA DN 25 DN 32 18 17 16 15 14 Resa specifica [W/m] 13 12 11 10 9 8 7 6 5 4 3 2 1 0 --1 5 10 15 20 ∆T [˚C] Nomogramma INVERNO --- PADOVA Resa specifica [W/m] DN 25 DN 32 24 23 22 21 20 19 18 17 16 15 14 13 12 11 10 9 8 7 6 5 4 3 2 1 0 5 10 15 ∆T [˚C] G.T.---ITA---00---11.2006---Guida Tecnica 34 20 R&D Department High Technology in Refrigeration Devices Nomogramma ESTATE --- PALERMO DN 25 DN 32 18 17 16 15 14 Resa specifica [W/m] 13 12 11 10 9 8 7 6 5 4 3 2 1 0 --1 5 10 15 20 ∆T [˚C] Nomogramma INVERNO --- PALERMO Resa specifica [W/m] DN 25 DN 32 24 23 22 21 20 19 18 17 16 15 14 13 12 11 10 9 8 7 6 5 4 3 2 1 0 5 10 15 20 ∆T [˚C] 35 G.T.---ITA---00---11.2006---Guida Tecnica R&D Department High Technology in Refrigeration Devices Nomogramma ESTATE --- ROMA DN 25 DN 32 18 17 16 Resa specifica [W/m] 15 14 13 12 11 10 9 8 7 6 5 4 3 2 1 0 --1 5 10 15 20 ∆T [˚C] Nomogramma INVERNO --- ROMA Resa specifica [W/m] DN 25 DN 32 24 23 22 21 20 19 18 17 16 15 14 13 12 11 10 9 8 7 6 5 4 3 2 1 0 5 10 15 ∆T [˚C] G.T.---ITA---00---11.2006---Guida Tecnica 36 20 R&D Department High Technology in Refrigeration Devices APPENDICE ---B--Vengono riportati di seguito i nomogrammi di selezione delle sonde geotermiche verticali relativi alle seguenti località di riferimento: Le proprietà termofisiche del terreno sono state valutate sulla base dei valori medi ricavati da una serie di misure stratigrafiche effettuate in varie zone delle località specificate. Le temperature del terreno indisturbato derivano invece dalla media aritmetica calcolata sulle 8760 temperature del T.R.Y. [Test Reference Year]. • Bari • Milano • Padova • Palermo • Roma Tab. 5 --- Proprietà termofisiche medie delle stratigrafie relative alle località in esame Densità ρ [kg/m3] Conducibilità termica “λ“ [W/mK] Capacità termica media “λ“ [W/mK] Sabbie fini marine secche Calcarenite Calcari e dolomie 1755 2000 2000 0.4 2.1 2.8 2.07 25.0 20.0 35.0 20.0 Depositi sabbiosi e ghiaiosi con abbondante frazione limosa secca Ghiaie e sabbia in matrice limosa Ghiaie e ciottoli in matrice sabbioso---limosa Conglomerati alternati ad arenarie 1700 1800 1800 1900 0.4 2.0 2.1 2.0 1.88 PADOVA (*) 8.0 7.0 10.0 15.0 38.0 42.0 Argilla e sabbia sature d’acqua da 2,5 m Sabbia satura d’acqua Argilla e sabbia sature d’acqua Argilla umida Ghiaia e sabbie acquifere Limo e argilla umidi 1920 1.9 2.1 1.9 1.9 2.1 1.7 2.35 PALERMO 12.0 30.0 58.0 Calcarenite Sabbie e argille Flysch Numidico marnoso 2000 1800 2000 2.1 1.7 1.9 2.04 ROMA 14.0 30.0 15.0 41.0 Depositi fluvio---lacustri Tufo Sabbie gialle Argille azzurre 1570 1550 1670 1850 2.0 1.8 2.0 1.7 1.78 Città Spessore [m] BARI 13.0 10.0 77.0 MILANO Litotipo Tab. 6 --- Temperature indisturbate del terreno per le località in esame Città TIND [°C] BARI 16.0 MILANO 12.5 PADOVA Z.I. 13.0 PALERMO 18.5 ROMA 15.0 (*) Per la località di Padova si è fatto riferimento alle stratigrafie disponibili per la Zona Industriale, tenendo conto della presenza della falda acquifera posta mediamente a 2,5 m di profondità. 37 G.T.---ITA---00---11.2006---Guida Tecnica R&D Department High Technology in Refrigeration Devices Nomogramma BARI DN 25 DN 32 42 40 38 36 34 32 Resa specifica [W/m] 30 28 26 24 22 20 18 16 14 12 10 8 6 4 10 5 ∆T [˚C] 15 20 Nomogramma MILANO DN 25 DN 32 42 40 38 36 34 Resa specifica [W/m] 32 30 28 26 24 22 20 18 16 14 12 10 8 6 4 5 10 15 ∆T [˚C] G.T.---ITA---00---11.2006---Guida Tecnica 38 20 R&D Department High Technology in Refrigeration Devices Nomogramma PADOVA DN 25 DN 32 42 40 38 36 34 Resa specifica [W/m] 32 30 28 26 24 22 20 18 16 14 12 10 8 6 4 10 5 15 20 ∆T [˚C] Nomogramma PALERMO DN 25 DN 32 42 40 38 36 34 32 Resa specifica [W/m] 30 28 26 24 22 20 18 16 14 12 10 8 6 4 5 10 15 20 ∆T [˚C] 39 G.T.---ITA---00---11.2006---Guida Tecnica R&D Department High Technology in Refrigeration Devices Nomogramma ROMA DN 25 DN 32 42 40 38 36 34 Resa specifica [W/m] 32 30 28 26 24 22 20 18 16 14 12 10 8 6 4 5 10 15 ∆T [˚C] G.T.---ITA---00---11.2006---Guida Tecnica 40 20 HiRef S.p.A Via Umbria, 5/C --- 35043 Monselice (PD) – Italy Tel. +39 0429 784683 --- Fax +39 0429 701447 e---mail: [email protected] --- Web: http://www.hiref.it G.T.---ITA---00---11.2006---Guida Tecnica High Technology in Refrigeration Devices Tutti i diritti riservati. Nessuna parte di questa pubblicazione può essere riprodotta senza preventivo permesso scritto da HiRef. HiRef S.p.A. si riserva il diritto di modificare le specifiche ed altre informazioni contenute in questa pubblicazione senza dover fornire notizia preventiva. ”In nessun caso HiRef sarà responsabile per ogni danno a cose e/o persone, che sia provocato in modo diretto o indiretto a causa dalle informazioni contenute in questa pubblicazione.”