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sabato 30 luglio
Preghiamo per: Chiesa di Mazara del Vallo
Meditazione del mattino: Salmo 119:162
30 luglio - 5 agosto
6. ADORAZIONE NEL CANTO E NELLA LODE
Letture: 1 Cronache 16:8-36; Salmo 31:1-5; 51:1-6,17; Filippesi 4:8; Apocalisse 4:9-11; 5:9-13
«Cantate al SIGNORE un cantico nuovo, cantate al SIGNORE, abitanti di tutta la terra!»
Salmo 96:1
Il re Davide viene ricordato nella Bibbia per molti motivi: non solo perché
una fase importante della storia israelita ruota attorno alla sua vita e al suo
regno, ma anche per via dei molti insegnamenti spirituali che possiamo apprendere da lui, derivati da atteggiamenti sia negativi sia positivi.
Questa settimana cominceremo attingendo ad alcuni esempi tratti dalla
vita di Davide per scavare più a fondo nella questione dell’adorazione: cosa
significa, come dovremmo praticarla e quali benefici dovrebbe garantirci.
Nell’esperienza che riguarda Davide possiamo trovare tanti episodi legati all’adorazione, al canto e alla lode, elementi essenziali della sua vita e della sua esperienza con il Signore. Anche noi dovremmo attribuire a essi la
stessa importanza, ricordandoci costantemente che il messaggio del primo
angelo contiene un appello all’adorazione.
Cosa vuol dire «adorare»? Come lo dobbiamo fare e perché? Quale ruolo
ha la musica in quest’esperienza? Che cosa distingue la vera dalla falsa adorazione? Sono tutte tematiche alle quali faremo più volte riferimento in questo trimestre mentre prestiamo orecchio alla chiamata: «Venite, adoriamo e
inchiniamoci, inginocchiamoci davanti al SIGNORE, che ci ha fatti. Poich’egli
è il nostro Dio, e noi siamo il popolo di cui ha cura, e il gregge che la sua mano conduce» (Sal 95:6,7).
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30 LUGLIO-5 AGOSTO
domenica 31 luglio
Preghiamo per: Chiesa di Milano
TRA SAUL E DAVIDE
Meditazione del mattino: Luca 7:6
Leggere i seguenti cenni alla vita di Davide prima che diventasse re: 1 Samuele 16:6-13;
17:45-47; 18:14; 24:10; 26:9; 30:6-8. Che cosa ci svelano a proposito di questa figura?
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Dio scelse Saul come primo re di Israele perché incarnava le caratteristiche
richieste dal popolo. Ma quando, dopo di lui, il Signore scelse Davide, ricordò a Samuele che il Signore legge nel cuore (1 Sam 16:7).
Davide era tutt’altro che perfetto; qualcuno potrebbe addirittura sostenere che le sue colpe morali future siano state addirittura più gravi dei peccati di Saul. Eppure il Signore rigettò quest’ultimo ma perdonò anche i misfatti
più tremendi di Davide, consentendogli di continuare a essere re. Che cosa
determinò la differenza?
Leggere Salmo 32:1-5; 51:1-6. Quale concetto cruciale, determinante per la fede,
emerge da questi passi?
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Dio ha estrema familiarità con il cuore, centro del pensiero. Non solo lo sa
leggere, scoprendo atteggiamenti e motivazioni intime, ma è anche in grado
di toccare e trasformare ogni cuore che si apre a lui. Quello di Davide cedette all’azione di convincimento del peccato. Si pentì e accettò pazientemente
le conseguenze delle sue colpe. Al contrario, a dispetto di qualsiasi confessione esteriore, fu chiaro che il cuore di Saul non si era arreso al Signore.
«Il Signore, tuttavia, dopo aver conferito a Saul la responsabilità del suo regno non lo abbandonò a se stesso. Lo Spirito Santo rivelò a Saul la sua debolezza e il bisogno della grazia divina. Se Saul avesse contato su Dio, egli sarebbe rimasto con lui. Per tutto il tempo in cui rimase sotto il controllo della
volontà di Dio, ubbidì al suo Spirito, e il Signore coronò i suoi sforzi con il
successo. Ma quando Saul scelse di agire autonomamente, il Signore non fu
più la sua guida e fu costretto ad abbandonarlo. Allora chiamò al trono “un
uomo secondo il cuor suo”, non una persona dal carattere perfetto, ma un uomo che invece di confidare in se stesso, facesse assegnamento su Dio e fosse
guidato dal suo Spirito; un uomo che, dopo aver peccato, accettasse il rimprovero e ritrovasse la strada giusta» - PP, p. 636 [536].
In che modo ciò che è nel cuore differisce da quello che vedono gli altri all’esterno?
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UNO SPIRITO AFFLITTO, UN CUORE ABBATTUTO
Preghiamo per: Anziani chiesa di Scafa
lunedì 1 agosto
Meditazione del mattino: Genesi 35:3
«Sacrificio gradito a Dio è uno spirito afflitto; tu, Dio, non disprezzi un cuore abbattuto e umiliato» Salmo 51:17.
Rifletti sulle parole di Davide, ma nel contesto dell’adorazione (nell’antico Israele,
d’altronde, il culto di adorazione ruotava intorno al sacrificio). Tieni anche presente che l’aggettivo «umiliato» deriva da una parola ebraica che significa «schiacciato». Che cosa ci dice il Signore? Come dobbiamo interpretare questo concetto,
insieme a quello secondo cui dovrebbe esserci gioia ad adorare? Perché queste
due idee contrapposte non sono necessariamente in contraddizione tra loro?
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In quanto cristiani, diamo per scontato (o almeno dovremmo) che tutta l’umanità sia caduta, corrotta e abietta. Questa condizione coinvolge ciascuno
di noi, singolarmente. Basti pensare al contrasto tra quello che dovresti essere e quello che in realtà sei; oppure al contrasto tra il genere di pensieri che
sviluppi e il tipo di pensieri che sai dovresti avere, tra le cose che fai e quelle che dovresti fare, tra ciò che non fai e quello che dovresti compiere.
Per noi cristiani, che abbiamo davanti agli occhi l’ideale biblico di Gesù,
la presa di coscienza della nostra vera natura può essere particolarmente devastante. Ecco perché il nostro spirito è afflitto e il nostro cuore abbattuto e
umiliato. Se qualcuno si professa cristiano e non riesce a capirlo, significa
che è davvero cieco; o più probabilmente non ha vissuto una sincera esperienza di conversione l’ha smarrita.
Tuttavia, la gioia deriva dalla consapevolezza che, nonostante la nostra
condizione decaduta, Dio ci ha amati così tanto da mandare Cristo, che è
morto e ha offerto se stesso per noi; ma anche dalla consapevolezza che la
sua vita perfetta, la sua santità perfetta, il suo perfetto carattere ci sono stati
accreditati per fede. Ricompare il tema del «Vangelo eterno» (Ap 14:6).
La nostra adorazione dovrebbe riferirsi non tanto alla nostra condizione
di peccato, quanto alla soluzione straordinaria approntata da Dio: la croce.
Ovviamente, abbiamo bisogno che il nostro cuore sia abbattuto e umiliato,
ma anche di incastonare quella triste realtà nella cornice che raffigura ciò che
Dio ha fatto per noi in Cristo. La consapevolezza della nostra malvagità determina la gioia, perché sappiamo che, nonostante il nostro stato, possiamo
comunque avere la vita eterna e che grazie a Gesù, Dio non ci attribuirà le
trasgressioni che abbiamo commesso. È una verità che deve sempre svettare da ogni nostra esperienza adorativa, sia pubblica sia privata.
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martedì 2 agosto
Preghiamo per: Divisione euroasia
DAVIDE: CANTO DI LODE E ADORAZIONE
Meditazione del mattino: Ebrei 13:15
La comprensione da parte di Davide di Dio e della salvezza da lui offerta
modellò non solo la sua vita personale, ma anche la sua funzione di guida
spirituale e l’ascendente che esercitò sul suo popolo. I suoi canti e le sue preghiere rispecchiano un profondo timore reverenziale nei confronti del
Signore che amava e che riconosceva quale amico e Salvatore personale.
Secondo 1 Cronache 16:7, Davide presentò ad Asaf, il responsabile dei
musicisti, un nuovo canto di ringraziamento e di lode nel giorno in cui l’arca venne trasferita a Gerusalemme. Questo Salmo di lode è composto da due
importanti aspetti dell’adorazione: la rivelazione di Dio come segno di culto e l’opportuna risposta di chi adora. In questo canto, Davide inizia con un
appello a una partecipazione attiva all’adorazione da parte dei fedeli.
Leggiamo il canto per intero in 1 Cronache 16:8-36. Da notare la frequenza con la quale vengono usate parole ed espressioni di azione, specialmente
nella prima parte del canto: lodare, cantare, invocare il suo nome, fatelo conoscere, parlate di lui, dichiarate, rendetegli gloria, proclamate, ricordate e
portategli offerte. Poi Davide elenca alcune delle ragioni per le quali Dio è
degno della nostra lode e della nostra adorazione.
Quali erano alcuni degli eventi passati che il popolo di Israele doveva far conoscere agli altri? 1 Cronache 16:8,12,16-22. Quali particolari interventi di Dio erano chiamati a ricordare? vv. 12,15
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La ripetizione del salmista in riferimento al patto occupa quasi un terzo dell’inno
di ringraziamento. Qual è il collegamento tra patto e adorazione?
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Il patto stipulato da Dio con Abraamo, Isacco e Giacobbe era basato sulla sua
capacità, in quanto loro guida, di renderli una grande nazione, benedirli e
condurli nella terra promessa. Il loro compito era amarlo, ubbidirgli e adorarlo come Padre e Dio. Per quanto oggi il contesto possa risultare diverso,
quei principi restano validi.
Meditare sui modi di adorare Dio ai quali ci invita Davide. Come possono oggi, questi stessi concetti, riflettersi nella nostra adorazione collettiva del Signore?
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IL CANTO DI DAVIDE
Preghiamo per: Anziani chiesa di Sciacca
mercoledì 3 agosto
Meditazione del mattino: Levitico 19:34
«Quando le stelle del mattino cantavano tutte assieme e tutti i figli di Dio alzavano grida di gioia» Giobbe 38:7
2 Samuele 22 riporta un canto di lode al Signore scritto da Davide. Il punto
chiave, in questo come in molti altri passi biblici, è che si trattava di un inno
con tanto di musica. In tutta la Scrittura, troviamo che la musica è una componente integrale dell’adorazione. Secondo il testo appena letto, gli angeli
cantarono in risposta alla creazione del mondo.
Leggere Apocalisse 4:9-11; 5:9-13; 7:10-12; 14:1-3. Cosa sappiamo in merito ad alcune cose che si verificano nell’incontaminato ambiente celeste? Quali sono alcuni
dei temi qui espressi e cosa possono insegnarci in materia di adorazione?
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Il tema centrale dei canti di lode e adorazione è Gesù creatore e redentore.
Se innalzano dei canti a tal riguardo nel cielo, non dovremmo farlo anche
sulla terra? Il canto e la musica, senza alcuna ombra di dubbio, fanno parte
della nostra esperienza di adorazione.
In quanto creature fatte a immagine di Dio, condividiamo un amore e un
apprezzamento per quest’arte con gli altri esseri intelligenti. È difficile pensare a una cultura che non adotti in un modo o nell’altro la musica. L’amore
e l’apprezzamento per quest’arte sono tessuti nel telaio stesso della nostra
esistenza; il Signore ci ha sicuramente creati così.
La musica ha il potere di toccarci e commuoverci in modo tale che altre
forme comunicative sembrano non possedere. Essa ai livelli più puri e sublimi, pare elevarci alla presenza del Signore. Chi non ha mai provato, almeno una volta nella vita, la forza che ha la musica di avvicinarci al nostro
Creatore?
Qual è stata la tua esperienza spirituale in relazione alla forza della musica? Quali
generi musicali ascolti e come condizionano il tuo rapporto con il Signore?
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giovedì 4 agosto
«CANTATE UN CANTICO NUOVO AL SIGNORE»
Preghiamo per: Buonfiglio Michele (E)
Meditazione del mattino: Galati 6:10
Purtroppo, se abbiamo accesso a tematiche e liriche di canti divinamente ispirati, non altrettanto possiamo dire per quanto riguarda la musica in sé. E così,
utilizzando i doni divini (quelli tra noi che li possiedono), scriviamo di nostro
pugno la musica e spesso anche i testi.
Ma come sappiamo bene, non lo facciamo senza condizionamenti. Si adora
in relazione alla cultura che ci ospita e che, in una certa misura, influenza noi
e la nostra musica. Può trattarsi di un fatto positivo, ma anche negativo. La cosa difficile è saper distinguere la differenza.
Leggere i passi che seguono. Perché possono fornirci dei principi che dovrebbero
ispirarci nella scelta del tipo di musica da cantare nella nostra adorazione? 1
Corinzi 10:31; Filippesi 4:8; Colossesi 1:18
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Nel corso degli anni è sorta all’interno della nostra chiesa la questione della
musica e dei generi da utilizzare nel culto di adorazione. In alcuni casi, alla
raccolta di inni non è stato affatto conferito uno status sacro; in altri, è difficile dire in cosa cambi ciò che viene cantato in chiesa rispetto alla musica secolare (perché, francamente, non c’è alcuna differenza!).
Quello che conta per quanto riguarda la musica di adorazione è che ci elevi verso ciò che c’è di più nobile e di eccelso, vale a dire, il Signore. Essa dovrebbe richiamare non tanto gli elementi più miseri del nostro essere, quanto
quelli più edificanti. La musica non è moralmente neutra: può trascinarci verso le più esaltanti sensazioni spirituali, ma può anche essere usata dal nemico
per svilirci e degradarci, per far emergere aspetti passionali come il vizio, la
disperazione e la rabbia. Basti vedere alcune delle cose che oggi produce l’industria musicale per capire come Satana abbia pervertito un altro dei fantastici doni lasciati da Dio al genere umano.
Nel culto di adorazione, la musica dovrebbe esprimere con equilibrio elementi spirituali, intellettuali ed emozionali. Le liriche, in armonia con la musica stessa, dovrebbero edificarci, elevare i nostri pensieri e farci desiderare
maggiormente quel Signore che ha fatto così tanto per noi. La musica ci porta
ai piedi della croce, ci aiuta a prendere coscienza di ciò che abbiamo ricevuto
in Cristo, è il genere di cui abbiamo bisogno per la nostra adorazione.
Le varie culture hanno gusti musicali diversi e anche gli strumenti cambiano a seconda del luogo. Ciò che in alcune realtà edifica e incoraggia, in altre
potrebbe suonare estraneo. In ogni caso, è importante ricercare la guida del
Signore per disporre di una musica consona ai nostri servizi di adorazione.
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APPROFONDIMENTO
Preghiamo per: La Mantia Daniele (P)
venerdì 5 agosto
Meditazione del mattino: Matteo 11:28
Tramonto del sole: ore 20,17
«Sia reso chiaro e manifesto che non è possibile realizzare niente da parte nostra in merito alla nostra posizione davanti a Dio o all’elargizione dei suoi doni. Se la fede e le opere potessero acquistare il dono della salvezza, allora il
Creatore si troverebbe in una posizione di obbligo nei confronti della creatura. In questo ambito la falsità ha la possibilità di essere accettata come verità.
Se un uomo potesse meritare la salvezza in seguito a quello che è in grado di
fare, allora si troverebbe nella stessa posizione del cattolico che espìa la penitenza per i propri peccati. La salvezza, dunque, diventa in un certo senso un
debito, che può essere guadagnato come un salario. Se un uomo non può
meritare la salvezza per nessuna delle cose fatte, allora essa può derivare solamente dalla grazia, ricevuta dall’uomo come peccatore perché accetta e
crede in Cristo. Si tratta di un dono totalmente gratuito. La giustificazione
per fede supera la controversia. E tutta questa controversia termina immediatamente nel momento in cui viene stabilito che i meriti che l’uomo caduto si procura con le buone opere non potranno mai regalargli la vita eterna»
- Faith and Wo rk s, pp. 19,20.
La musica «è anche uno dei mezzi più efficaci per imprimere nel cuore le verità spirituali. Il valore del canto, come mezzo di educazione, non dovrebbe
mai essere perduto di vista. Se in casa si cantano inni gradevoli e puri, ci saranno meno parole di rimprovero e più parole di allegrezza, speranza e
gioia... Come parte della funzione religiosa, il canto è un atto di culto quanto
la preghiera… Mentre il nostro Redentore ci conduce verso la soglia dell’infinito, illuminato dalla gloria di Dio, noi possiamo fin da ora percepire gli accenti di lode e di ringraziamento del coro celeste che sta attorno al trono; e
mentre un’eco del canto angelico si udirà nelle nostre case terrene, i cuori saranno attratti sempre più verso quei celesti cantori. La comunione con il cielo comincia sulla terra. È quaggiù che noi impartiamo la nota dominante delle sue lodi» - Ed , p. 168 [93,94].
Domande per la discussione
1. La cultura e la società hanno un impatto sulla musica che viene suonata nella
tua chiesa, oppure è un problema che secondo te non sussiste?
2. Rileggere la citazione di Ellen G. White, nella giornata di venerdì, a proposito della
musica. C’è una sintonia tra le sue descrizioni e il genere di musica che fa parte dei servizi di culto della tua comunità? Secondo quali parametri possiamo valutare il ruolo
della musica nella chiesa? I membri come possono collaborare per essere sicuri che la
musica sia davvero nobilitante, incoraggiante e assolva al ruolo che le è attribuito?
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