Il premio poesia “Calliope” Barcellona e Costa Brava La gita sociale

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Il premio poesia “Calliope” Barcellona e Costa Brava La gita sociale
Organo di informazione del C.R.A.L. Santa Maria delle Grazie - Anno XVII - N. 3 - Settembre 2012
www.cralsantamariadellegrazie.it
Esce quando può
Distribuzione in omaggio ai Soci
All’interno:
Il premio poesia “Calliope”
Barcellona e Costa Brava
La gita sociale in Grecia
… La parola al medico sportivo
L’affondamento dell’Andrea Doria
Gli arrotondamenti nel sistema pensionistico I.N.P.D.A.P.
Organo di informazione pubblicato
dal CRAL S. Maria delle Grazie.
Viene distribuito in omaggio ai Soci.
Registrato il 20.01.96 presso il
Tribunale di Napoli con il n. 4716.
Esce quando può
Presidente del CRAL
Santa Maria delle Grazie
Nello Nardi
Direttore Responsabile
Alfredo Falcone
Comitato di Redazione
Teofilo Arco, Vincenzo Buono,
Giuseppe Calabrese, Giuseppe
Cirillo, Bruno Cola, Vincenzo
Mellone, Nello Nardi, Adriano
Scoppetta, Luigi Stefanelli
Hanno collaborato a questo numero:
Michele Ansalone, Antonio
Balzano, Gennaro Crispo, Dario
Gucciardi
Segretario di Redazione:
Adriano Scoppetta
Composizione
Nello Nardi
Redazione: CRAL Santa Maria
delle Grazie La Schiana 80078
Pozzuoli (NA) tel. 081.8552215
Le opinioni espresse in articoli
firmati o siglati impegnano esclusivamente i rispettivi Autori mentre la Direzione non ne risponde.
La collaborazione a
“IL CRALLINO”
s’intende gratuita.
Impaginazione, grafica e stampa:
Graphic & Print s.n.c.
Torre del Greco
In copertina: La gita sociale in
Grecia: Il canale di Corinto (foto
di Elisabetta Ugon).
Cari amici lettori,
in più di un’occasione abbiamo ospitato, su queste pagine, lettere scritte da
persone che hanno dovuto ricorrere alle cure dei sanitari del nostro
Ospedale oppure che sono state accanto a pazienti ivi ricoverati: testimonianze spontanee e mai sollecitate, tutte concordi nell’encomiare l’operato
del personale medico-infermieristico: altro che malasanità!
Dopo un periodo di accurata preparazione condotto dal dott. Antonio Scotto
di Luzio ho recentemente trascorso una decina di giorni di degenza nel
Reparto Ortopedia per una delicata operazione ad un ginocchio. Dopo tanti
anni di servizio, in qualità di amministrativo, presso l’ASL Napoli 2 non
avevo dubbio alcuno sulla perizia e sulla scrupolosità dei medici ai quali
andavo affidandomi, tuttavia al momento decisivo un po’ di fifa ce l’avevo:
poi dopo le parole rassicuratrici dell’ortopedico, l’impercettibile puntura
alla schiena e … più nulla. Al risveglio tutto era stato fatto: il mio ginocchio
era stato completamente ricostruito dal dott. Antonio D’Amato ed ora ospitava una protesi di plastica che mi assicurava l’articolazione dell’arto!
Una complessa operazione compiuta senza che manco me ne accorgessi;
poi la confortante ripresa della deambulazione dopo un breve periodo di
fisioterapia.
In quei giorni di degenza e di … osservazione ho potuto, di persona, constatare quale ordine, pulizia e rispetto dei tempi degli interventi degli operatori vigessero nel Reparto, ma tutto ciò era per me scontato.
Quello che invece mi ha maggiormente colpito è stato il tipo di rapporto che
si instaurava tra personale medico - infermieristico e paziente: medici cordiali e garbati prodighi di spiegazioni ai sofferenti e poi infermieri sempre
pronti ad accorrere ad ogni appello mai con la “faccia storta” ma sempre
col sorriso sulle labbra anche se chiamati di notte per rimuovere un pannolone od una pala. Evidentemente questi socio-sanitari, formatisi anni addietro nei Corsi per Infermieri Professionali presso quest’Ospedale hanno
metabolizzato gli insegnamenti ed i principi morali ai quali tanto teneva
l’indimenticata Suo Anna Napolitano la quali soleva ripetere ai suoi allievi
che “un malato si cura non solo con le medicine ma anche, e soprattutto con
un sorriso.”
Il dott. Antonio D’Amato, primario del Reparto d’Ortopedia del Santa
Maria delle Grazie può dunque essere ben fiero della sua équipe!
Concludo, infine, queste note con un vivo ringraziamento a quanti, medici e
paramedici, mi hanno rimesso...in piedi.
Dunque, cari amici lettori, ancora uno dei tanti esempi di buona sanità
che inducono ad una considerazione: la malasanità esiste ma, salvo qualche caso di errore umano, essa è da ascriversi non agli operatori quanto
alle condizioni in cui versa la nostra Sanità come ospedali fatiscenti, tagli
ai finanziamenti che non consentono l’ammodernamento delle attrezzature tecniche dei presìdi e, perché no, l’insufficienza del personale causato
dai tanti pensionamenti cui, da anni, non fanno riscontro nuove assunzioni. Ma questo è solo uno degli aspetti dei “mala tempora” che la nostra
società sta vivendo!
A tutti buona lettura!
settembre 2012
IL NOSTRO SITO WEB
Cari soci, nonostante sia stato pubblicato più volte che da gennaio è
cambiata l’organizzazione della
nostra Segreteria, abbiamo constatato che diversi di voi ancora non ne
sono al corrente, pertanto consideriamo fare cosa utile ribadire che l’ufficio resterà aperto il martedì ed il giovedì dalle ore 9 alle ore 12, mentre
tutte le notizie riguardanti le attività
CRAL si potranno trovare sul sito
www.cralsantamariadellegrazie.it
Riteniamo che nell’era dell’informatica sia molto più semplice per chiunque collegarsi ad internet e conoscere
tutto quello che riguarda il nostro
sodalizio, dalla Costituzione alle ultime novità, in modo che una volta
informati i Soci possano venire in
Sede con le idee più chiare.
Per rendere più semplice la visita al
sito, di seguito, vi elenchiamo le sette
sezioni in cui lo abbiamo suddiviso:
STRENNA NATALIZIA
Quest’anno, visto anche l’aumento del
costo del cacao, il Consiglio di
Amministrazione si è mosso con largo
anticipo nello scegliere la strenna
natalizia. Dopo attente discussioni è
stata di nuovo preferita l’offerta della
rinomata azienda “Perugina”, pertanto il pacco dono che sarà in distribuzione dalla seconda decade di dicembre, in una elegante confezione regalo,
è così composto: Panettone e Pandoro
“Perugina” gr. 750 ca. – Tavoletta
cioccolato fondente “Luisa” gr. 100 –
Tubo baci Perugina gr.100 – Torrone
nocciolato gianduia gr. 200 –
Spumante brut Gancia – Sacchetto
caffè Kimbo gr. 250 – Salame emiliano “Casa Modena” gr. 175 –
Parmigiano Reggiano gr. 200. Si
ricorda a tutti che il termine ultimo
per il ritiro è fissato per il 31 gennaio 2013, trascorso il quale la giacenza sarà devoluta in beneficenza.
a cura di Adriano Scoppetta
BACHECA
Qui troverete le ultime novità quali, tutte
le gite organizzate
dal CRAL, vendita
biglietti cinema, circhi e week end
per le isole, bandi di concorso per
borse di studio, tornei sportivi e
feste sociali, inoltre è possibile collegarsi direttamente con i tour operator convenzionati per qualsiasi
tipo di vacanza o viaggio a prezzi
scontati.
ORGANI SOCIALI
In questo spazio
sono pubblicati i
nomi e le foto dei
Componenti
il
Consiglio di Amministrazione, i
Sindaci Revisori, i Probi Viri, con le
rispettive cariche.
CONVENZIONI
E’ possibile consultare l’elenco aggior-
2
nato di tutte le nostre convenzioni
prima di fare i vostri acquisti.
STATUTO
Per conoscere tutti
gli
articoli
del
nostro
statuto
approvato nel 1986
e le sue modifiche.
FONDO DI
SOLIDARIETA’
A cosa serve, come
partecipare, quando
richiederlo.
ADOZIONI A
DISTANZA
Le adozioni dei
bambini adottati dal
CRAL: in che modo e come partecipare.
IL NOSTRO GIORNALE
Cliccando sulla copertina dell’ultimo numero de “Il Crallino” è possibile consultare tutti i giornali pubblicati dal 2002 ai giorni nostri.
settembre 2012
PROCOLO SAUZULLO SI AGGIUDICA IL PREMIO POESIA IN LINGUA
E VINCENZA DI FRANCIA QUELLO IN VERNACOLO
IL CRAL RADDOPPIA AL “CALLIOPE”
C
on la premiazione dei vincitori si è
conclusa l’ottava edizione del premio letterario “Calliope”.
Il 27 Giugno 2012, a Pompei, nell’elegante complesso dell’Hotel Pompei
Resort, l’emozione era palpabile: tantissimi i concorrenti che hanno partecipato al Concorso come anche tantissimi coloro che hanno assistito alla
manifestazione
organizzata
dal
Coordinamento CRAL Campania.
I CRAL che formano il Coordinamento
e che hanno sponsorizzato e preso parte
alla manifestazione sono stati quelli del
Comune di Pozzuoli, Arcal Rai di
Napoli, Novartis di Torre Annunziata,
Napoletanagas, C.O.P.S. (Circolo
Operatori Polizia di Stato) ed il nostro,
il S. Maria delle Grazie di Pozzuoli.
Tutte le poesie ed i brani presentati dai
partecipanti sono stati raccolti in una
pubblicazione e come si legge nella
premessa del libro, questa antologia di
brani, tutti scritti da lavoratori, è il
segno più evidente del percorso culturale intrapreso dal Coordinamento
costituitosi in Regione Campania.
La raccolta rappresenta la prova tangibile dell’impegno profuso dai
Rappresentanti dei CRAL di promuovere ed incentivare la divulgazione
della poesia e della prosa, ma in generale, dell’arte, in una regione ricca di
grandi tradizioni culturali.
di Nello Nardi
La premiazione del premio letterario “Calliope”: Il Presidente del CRAL Nello Nardi (al
centro) con Vincenza Di Francia e Procolo Sauzullo (foto A. De Novellis).
Gli autori, soci dei CRAL, e le loro
famiglie, sono esempi emblematici di
uomini e donne del nostro tempo dediti a quell’arte che, nonostante sia stata
posta ai margini della moderna industria culturale, è ben radicata nell’animo della gente e nella tradizione popolare.
La cultura deve essere vissuta come
motivo d’incontro fra tutti coloro che,
poeti e lettori di poesia senza aggettivi,
vivono queste occasioni come scambio
di diverse esperienze che colorano il
multiforme paesaggio della creazione
letteraria nel mondo del lavoro.
Dopo la splendida vittoria nella edizione scorsa, Procolo Sauzullo si è confermato anche quest’anno riconquistando
il primo premio per la sezione Poesie in
italiano con “Orme” che la commissione giudicante così motivava:
L’orma è un segno lasciato da qualcuno o qualcosa, un segno che, di solito,
si segue o si rintraccia. In questo caso
le orme non esistono, trattandosi di
onde, ma proprio per la loro costante
mobilità sono segno del tempo da cercare e rintracciare.
E Vincenza (Cinzia) Di Francia completava il nostro trionfo con il primo
premio per la sezione poesie in vernacolo con
“‘E Viecchie”: In una scrittura total3
mente orale, che non tiene in alcun
conto l’ortografia, si narra - come si
parlasse a un amico - della condizione
senile e dell’Alzheimer che spesso colpisce le persone anziane.
Nella loro storia e nella descrizione di
incombenze quotidiane, c’è tuttavia
come una finzione: dimenticare i nomi
e i volti sembra un pretesto per avere
accanto chi ci ha dimenticato: una
mano infantile, il proprio figlio, qualcuno che protegga dall’abbandono,
che si ricordi di loro.
Complimenti ai nostri due soci che,
nella lettura delle poesie, ci hanno fatto
davvero emozionare ed un ringraziamento agli altri che hanno partecipato
convinti che in prossimo futuro potranno anche loro ottenere dei successi.
Siamo contenti di sostenere da anni
questa manifestazione perché è nostra
convinzione che coloro che hanno queste doti debbano trovare il nostro sostegno per condividere con noi tutti le loro
emozioni.
Ogni anno i nostri Soci che partecipano
sono sempre più numerosi e questo ci
fa piacere. Quindi invitiamo tutti i a
cimentarsi in questa bellissima avventura che è la poesia e chissà che l’anno
prossimo non figurino anche loro tra i...
vincitori.
A
ANCORA UNA VOLTA IN SPAGNA CON IL CRAL
settembre 2012
BARCELLONA E COSTA BRAVA
nche quest’anno non è mancato il
viaggio in Spagna, sempre organizzato dalla G.T.C. Viaggi e Turismo
(una delle agenzie convenzionate con il
CRAL S. Maria delle Grazie) che ci ha
proposto per 440 euro a persona (prezzo anticrisi!) una settimana in pensione
completa, bevande incluse, nell’Hotel
Augusta Club quattro stelle di Lloret de
Mar, con piscina coperta e scoperta,
palestra e tutto ciò che si può desiderare per stare veramente bene; in particolare, la gentilezza, la cortesia e la professionalità dell’equipe bar-discoteca,
associata a quella di tutto il resto del
personale, ci hanno consentito, ancora
una volta, di passare dei giorni meravigliosi in Spagna.
Eravamo in sette e siamo stati dal 22 al
29 maggio 2012.
Il volo ALITALIA è partito da Napoli,
via Milano Linate, ed è arrivato a
Barcellona quando ormai era quasi
sera, dove ci aspettava l’accompagnatore del Tour Operator SUNWEB (che
abbiamo fortunatamente anche ritrovato per il viaggio di ritorno), perché non
è facile muoversi tra i vari terminal dell’aeroporto di Barcellona; infatti, dopo
un lunghissimo tragitto di quasi un’ora
con il bagaglio al seguito, sia a piedi
che con i terminal bus, arriviamo nella
postazione assegnata al nostro pullman
di Dario Gucciardi
Il castello di Lloret de Mar che domina la spiaggia principale (foto D. Gucciardi).
che ci avrebbe portato a Lloret de Mar,
circa 70 km da Barcellona, sulla Costa
Brava.
Durante questo percorso, svariati arcobaleni sul mare, immersi in un tramonto man mano sempre più buio, si susseguivano….
Come spesso succede in questi casi, si
faceva il calcolo di quanto tempo ci
avrebbe messo il pullman per arrivare a
destinazione (leggere: “ce la facciamo
in tempo a cenare?”): noi pensavamo
circa un’ora, ma ben presto capimmo
Brindisi dei partecipanti al viaggio in Spagna: (da sin.) Jolanta Buksa, Elisabetta Ugon,
Adriano Scoppetta, Dario Gucciardi, Bruno Cola, Halina Buksa e Gennaro Casillo.
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che saremmo stati fortunati se ci avessero conservato almeno la “cena fredda” prevista in caso di arrivo in albergo
oltre l’orario di chiusura del ristorante.
Praticamente, il pullman, che era pieno
di gente come noi, rilasciava gruppi di
persone quando queste arrivavano a
destinazione e noi eravamo gli ultimi!
Lloret de Mar sicuramente non è luogo
da turismo culturale; la sua offerta di
svago è esagerata: rigurgita di attrazioni notturne, di bar, di alberghi e pensioni, casinò, discoteche e ristoranti.
E’ il posto preferito dai ragazzi di tutta
Europa; è un posto per chi non dorme,
per chi ama la notte e la confusione.
Ha 7 km di spiagge con un’acqua pulita a cui è stata conferita la Bandiera Blu
della Comunità Europea.
Il mare, limpido, trasparente, freddissimo, è subito profondo e le sue spiagge
sono solo con pietrine chiare, veramente molto piccole, giusto per camminarci 10 metri e poi basta!
Sono da vedere i giardini di Santa
Clotilde, disegnati come i giardini italiani del Rinascimento che sono a strapiombo sul mare in un paesaggio di
grande bellezza; dalle terrazze si gode
una bellissima vista su un largo tratto
della Costa Brava.
Il Castello di Lloret de Mar, che domina la spiaggia principale e che è ritratto
settembre 2012
in tutte le cartoline del posto, in realtà
non è di epoca medievale, ma è molto
recente, è privato e non è visitabile; ma,
da qui parte il “Cami de Ronda”, una
passeggiata a piedi lungo la costa, con
diverse scalinate e panorami mozzafiato e con la possibilità di rinfrescarsi
nelle acque gelide di spiagge lontane da
quella principale, sempre molto affollata.
Dall’altra parte della spiaggia principale di Lloret de Mar c’è la scultura in
bronzo della “Dona Marinera” nell’atto
di salutare coloro che partono o tornano
dal lavoro del mare.
A circa 200 metri dal nostro Hotel c’è la
stazione degli autobus che abbiamo utilizzato per visitare la splendida cittadina di Tossa de Mar, l’antica e fascinosa
Girona e Barcellona, una delle più belle
città del Mediterraneo.
Il biglietto per Tossa de Mar, pochi km
a nord di Lloret de Mar costa 3,20 euro
“anada vuleta”, cioè andata e ritorno in
catalano; è un centro turistico di fama
che può contare, oltre che su spiagge e
calette, sul fascino del suo borgo
medievale in cima al promontorio.
Dichiarato monumento nazionale, il
borgo antico è quasi tutto circondato da
mura turrite del XII secolo, con cammino di ronda percorribile, fortemente
consigliato per ammirare e fotografare
un maestoso panorama; in alto dominano le rovine di una poderosa parrocchiale gotica.
A Tossa de Mar ci si può andare anche
via mare da Lloret, con apposite imbarcazioni private dotate di fondo traspa-
Tossa de Mar vista dal borgo medioevale (foto D. Gucciardi).
rente per la vista dei fondali marini,
grotte, piccole insenature, ad un costo
maggiore, ma sempre trattabile quando
si è in gruppo.
Girona, a circa un’ora di bus da Lloret
de Mar, costo 11 euro a/r, si trova sempre a nord, ma più verso l’interno; è
un’antica e bella città che sorge alla
confluenza di due fiumi, sul fianco di
un’altura.
Vi si apprezzano bellezze storico artistiche a partire dalla Cattedrale, in stile
gotico, che sorgendo sul colle più alto,
s’impone alla vista; per arrivarci c’è
una scalinata di novanta gradini e il suo
grandioso interno è caratterizzato da
un’unica ampia navata.
Nell’annesso museo spicca l’Arazzo
della Creazione, un tappeto ricamato
Girona con le sue stradine ombrose che si snodano sul lato destro del fiume Onyar (foto
D. Gucciardi).
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del XI secolo con il Cristo Pantocratore
al centro e vari episodi biblici tutt’intorno: pare che ci siano voluti dieci
anni per completarlo da parte di una
sola ricamatrice!
Girona è una mirabile città dalle antiche atmosfere che accompagnano il
passeggio tra chiese, musei e palazzi
nel suo centro antico, romanticamente
illuminato dalle lanterne.
A Barcellona, siamo andati due volte: la
prima volta, un’intera giornata col pullman privato e guida multilingue (che
parlava benissimo in italiano) per l’escursione gratuita, prevista nel pacchetto, offerta dalla agenzia del nostro
CRAL e la seconda con bus per 6 km
fino a Blanes, verso sud, dove poi si
continua con il treno per Barcellona;
costo: 13,90 euro a persona a/r ma,
acquistando un biglietto cumulativo
valido per cinque persone, abbiamo
pagato molto meno.
Durante quest’ultima escursione per
Barcellona si nota che, andando verso
sud, la Costa Brava è caratterizzata dal
succedersi di golfi e promontori, calette e speroni rocciosi che la rendono
molto frastagliata ma, dopo Blanes, la
costa che conduce a Barcellona è molto
più piatta e riposante, con lunghe spiagge sabbiose e all’altezza di Barcellona
un insieme di piccoli, ma abbastanza
elevati, gruppi montuosi interrompe
bruscamente la pianura.
Barcellona, capitale della Catalogna, è
la seconda città della Spagna ed ha
avuto un grande rinnovamento urbanistico già dalla fine degli anni sessanta,
che ha coinvolto i più prestigiosi architetti catalani; poi, le Olimpiadi del 1992
sono state la grande occasione che ha
consentito alla città di completare la
sua profonda trasformazione che è proseguita a ritmi incessanti, con il recupero di interi quartieri e la realizzazione di
importanti opere pubbliche.
Zone fatiscenti hanno cambiato volto,
sono state risistemate le spiagge cittadine e il villaggio olimpico, dove sorge lo
Stadio Olimpico, principale palcoscenico dei Giochi Olimpici del 1992, è
diventato un’area residenziale moderna
e immersa nel verde.
Barcellona affianca ad un ingente patrimonio artistico una ricca offerta culturale e numerose possibilità di svago,
rivolte a tutte le fasce d’età: ai bambini,
in riva al mare e nei parchi di divertimento; ai giovani, nei tanti locali alla
moda e nelle vie sempre animate; agli
amanti della buona tavola, che trovano
una cucina di grandi tradizioni; e per lo
shopping, non c’è che l’imbarazzo della
scelta tra i numerosissimi negozi e mercatini e poi, proprio nel cuore della
città, passeggiando sul lungomare, ci
sono spiagge pulitissime e attrezzate,
ristorantini, porti turistici, come se non
fosse una metropoli da 1,7 milioni di
abitanti, ma solo un’importante stazione balneare.
Barcellona vive da sempre una rivalità
storica con Madrid, capitale della
Spagna e simbolo della prevaricazione
del potere centrale.
La rivalità è in tutti i campi: dagli aspetti culturali a quelli artistici, dai caratteri antropologici all’inimicizia sportiva.
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Le due sole villette (sulle sessantotto in progetto) realizzate da Gaudì nel Parc Guell di
Barcellona (foto D. Gucciardi).
Grandi artisti catalani di nascita o di
adozione come Gaudì e Mirò o Picasso
e Dalì hanno realizzato grandi opere
alla ricerca di forme espressive innovative e fortemente simboliche.
Nell’architettura modernista emerge
l’opera di Gaudì che, per singolarità
d’ideazione e quantità di progetti realizzati, ha contribuito a definire il volto
di Barcellona.
Palazzi e monumenti surreali colpiscono e affascinano come, per citarne qualcuno che abbiamo visto, la meravigliosa “Casa Batllò” con la facciata decorata da ceramiche spezzate o la celebre
“Casa Milà” nota come La Pedrera,
concepita come una gigantesca scultura
che segna il trionfo della curva o la
“Sagrada Familia”, imponente chiesa, il
La Font Magica: fontana capace di giochi di acqua e di luci in più di cinquanta combinazioni (foto A. Scoppetta).
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monumento più conosciuto e visitato
della città, opera incompiuta di Gaudì
che ci lavorò fino alla morte e che ancora oggi è un cantiere aperto e lo sarà
ancora per molto, non avendo lasciato
un progetto definitivo, ma solo delle
bozze o delle ipotesi di lavoro da interpretare e che ha concepito come un
enorme complesso con tre facciate
(Natività, Passione e Morte, Gloria di
Cristo), dodici torri (gli Apostoli), un
torrione centrale con altre quattro torri
(Cristo e gli Evangelisti), la torre absidale (la Vergine), nonché tre porte principali (le virtù teologali: Fede,
Speranza e Carità).
Tutto questo simbolismo esasperato è
espressione del suo profondo sentimento religioso, in piena sintonia con quello inquieto ed esuberante dell’anima
catalana.
Inoltre, Gaudì fu incaricato di progettare una cittadella residenziale modernista: l’opera, mai completata, ha dato
origine al Parc Guell, che è quanto resta
dell’ambizioso progetto di una città
giardino a lotti triangolari e su diversi
livelli collegati da percorsi a serpentina.
Il parco è veramente molto suggestivo,
pieno com’è di fantasiose creazioni
quali sculture in ceramica del mondo
animale o la lunghissima panchina
decorata che circonda tutto il piazzale
panoramico, in terra battuta sempre
asciutta anche quando piove, che è sorretto da un complesso di colonne la cui
soffittatura presenta alcune decorazioni
molto originali.
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Notevoli sono anche alcune grotte con
rocce scolpite a forma di radici che
danno l’impressione di trovarsi all’interno di un bosco incantato e che dire
delle due sole ville realizzate (sulle sessanta del progetto) che sembrano fatte
tutte di dolci e biscotti, come nella fiaba
Hansel e Gretel?
Ritornando alla questione della rivalità,
a Barcellona si considerano profondamente diversi dai madrileni; si sentono
più attivi e laboriosi, ma anche più
aperti e gioiosi, come si conviene agli
abitanti di una città mediterranea.
Un capitolo a parte è la rivalità sportiva, che ha trovato la sua massima
espressione nell’alternanza ai vertici
del calcio spagnolo (ed europeo) delle
due squadre simbolo: il Real Madrid e
il Barcellona (qui per tutti, semplicemente, il Barca).
Alla squadra del Barcellona fu delegato il compito di rappresentare la rivincita contro il potere nazionale; per questo, più che una squadra è una bandiera alla quale è stata assegnata la rappresentanza dell’orgoglio del popolo
catalano.
Il bellissimo stadio del Futbol Club
Barcelona si chiama Camp Nou ed ha
una capienza di centomila spettatori,
garantendo a tutti una perfetta visuale
del campo di calcio; annesso allo stadio si trova il museo del Barca che fa
rivivere la storia secolare di questo
club nel quale hanno militato alcuni
dei più grandi giocatori del passato
come Cruyff, Kubala e Maradona mentre attualmente vestono la sua casacca
blu-granata (i suoi giocatori sono infatti detti “blaugrana”) i Campioni del
Mondo Xavi, Iniesta e il Pallone d’Oro
Messi.
La Catalogna, regione autonoma della
Spagna, ha una propria lingua ufficiale
riconosciuta che è il catalano, di origine neolatina, parlato abitualmente
dagli abitanti e facilmente comprensibile dagli italiani e, per un turista sempre alle prese con tante lingue diverse,
può essere un vantaggio non da poco.
La lingua catalana rappresenta da sempre il più forte elemento di identità per
la gente di questa terra e non è un caso
che la grande preoccupazione del potere centrale di Madrid sia stato quello di
abolire tassativamente l’uso della lingua catalana; non a Barcellona, grande
metropoli, ma in alcuni piccoli centri
Esultanza sul Camp Nou di Barcellona: (da sin.) Adriano Scoppetta, Dario Gucciardi e
Bruno Cola (foto E. Ugon).
parlare catalano è un obbligo e, se si
insiste a parlare “la lingua di Madrid”,
può essere difficile farsi comprendere
(naturalmente, più per una precisa
volontà che per ignoranza).
Da ricordare, infine, che la Catalogna è
ben poco sensibile al fascino della corrida, una delle più classiche manifestazioni folcloristiche spagnole; infatti, è
stata abolita.
Nelle grandi città della Catalogna c’è
la Plaza de Toros, ma è spesso più un
monumento che una vera e propria
arena da combattimento: nella stessa
Barcellona è stata trasformata in un
grandioso centro commerciale che si
trova in Placa de Espanya, dove due
torri in stile veneziano segnano l’inizio
dell’Avinguda Maria Cristina, un viale
molto largo che termina con la Font
magica, fontana capace di giochi d’acqua e di luci in più di cinquanta combinazioni che ci hanno emozionato
sempre di più man mano che il buio
della notte incombeva, avendo come
sfondo il MNAC, il Museu Nacional
d’Art de Catalunya, tra i musei più
importanti di tutta la Spagna, che possiede la più vasta collezione al mondo
di affreschi medievali.
Per concludere, un piccolo accenno al
Barri Gotic, il Quartiere Gotico, fitto
intrico di strade e di piazze su cui si
affacciano i palazzi e le chiese che
incarnano gran parte della storia
medievale della città; qui sorge la
Cattedrale, una delle più alte espressioni del gotico catalano.
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Confinante con il Barri Gotic è la
Rambla, lunga arteria commerciale
costituita da cinque consecutivi grandiosi viali a platani, per una lunghezza
totale di circa 1200 metri, che scorre
dalla Placa Catalunya, grande piazza
molto vissuta dalla cittadinanza per la
presenza di “El Corte Ingles”, i più noti
grandi magazzini di Barcellona, fino al
mare, dove nei pressi del porto si staglia il monumento a Cristoforo
Colombo che indica le Americhe, una
colonna in ferro alta 60 metri, dove è
possibile salire con l’ascensore per
avere un colpo d’occhio su tutto il
porto e sul Transbordador Aereo, la
funivia di Barcellona.
Nel tratto della Rambla detto de Sant
Josep, si trova il più caratteristico mercato di generi alimentari, la famosa
Boqueria; ospitato nell’ex cortile di un
convento di Carmelitane, ha da sempre
fama di offrire i migliori prodotti alimentari della città.
Autentico spaccato di vita popolare
barcellonese, è senz’altro da visitare,
oltre che per capire le abitudini alimentari locali, anche per acquistare
prelibatezze culinarie.
Ma, quello che attrae di più di
Barcellona è il suo dinamismo, la realtà in evoluzione continua.
E’ un luogo dove le culture si incontrano e si fondono, con un turismo che
cresce sempre di più e che trova alimento nelle politiche di recupero degli
spazi pubblici e nei grossi investimenti in servizi e strutture socio-culturali.
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GITA SOCIAL
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settembre 2012
LE IN GRECIA
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IL MOVIMENTO
L’ATTIVITÀ FISICA LO SPORT:
LA PAROLA AL MEDICO SPORTIVO
D
escrivere, studiare, consigliare il
movimento, attività naturale dell’uomo, puòò sembrare banale o superfluo, ma valutando brevemente il suo
impatto sul nostro corpo, potremo comprendere come sia sempre il caso,
prima di intraprendere un’attività sportiva, di consultare dapprima il medico
specialista che valuterà la nostra idoneità fisica e poi un esperto che sappia
indicarci il giusto programma di allenamento. Ma cosa accade quando compiamo un gesto atletico?
E’ esperienza di tutti noi che se corriamo veloci, ad esempio per prendere un
treno oppure salendo velocemente le
scale di casa, sentiamo il sangue scorrere più veloce, le tempie pulsare, il
cuore martellare nel torace, il respiro
veloce e quasi spezzato. Sono adattamenti subitanei del nostro organismo
all’improvvisa richiesta di maggiori
prestazioni, potremmo definirli acuti
perché cessano dopo alcuni minuti
riportando il nostro organismo alle condizioni di base.
Diversamente accade quando intraprendiamo un programma di allenamento prolungato nel tempo, con frequenza regolare, ci accorgiamo che
qualcosa sta cambiando, la nostra frequenza cardiaca non è più così elevata
durante lo sforzo, affanniamo meno,
riusciamo a percorrere maggiori distanze a piedi o in bicicletta senza le difficoltà iniziali, il nostro corpo acquisisce
quindi degli adattamenti che potremmo
definire cronici.
Ci sono dei principi che caratterizzano
l’allenamento che vanno rispettati
affinché questo diventi salutare.
a) Il principio di soggettività.
Questo primo requisito dell’attività
fisica sancisce l’unicità di ogni sportivo
nella sua capacità a riportare cambiamenti nel suo stato di salute, soprattutto nei tempi in cui il suo fisico si adatta
al programma di allenamento, per cui
in un gruppo di atleti osserveremo
di Gennaro Crispo*
Il Dott. Gennaro Crispo specialista in Medicina dello Sport.
grandi e veloci miglioramenti in alcuni
soggetti e in altri scarsi progressi nei
medesimi tempi.
I primi soggetti vengono definiti sensibili ad un programma sportivo, i secondi non sensibili.
La causa di tanta diversità è nel ritmo di
crescita cellulare di ogni individuo nel
suo metabolismo, nella sua regolazione
ormonale e nervosa.
La conoscenza di questo principio di
soggettività deve quindi farci prendere
coscienza della necessità di personalizzare la nostra attività in base all’età, al
sesso, alle nostre caratteristiche, non
tentare di emulare a tutti i costi i nostri
amici e non disperarci se spesso non
raggiungiamo celermente i nostri traguardi.
b) Il principio di specificità.
Il secondo principio enuncia che per
ogni tipo di adattamento che vogliamo
ottenere è richiesto uno specifico percorso. Quindi se desideriamo migliorare la nostra capacità aerobica, cioè la
resistenza in attività prolungate nel
tempo, non possiamo farlo con esercizi
di pesistica e viceversa non potremmo
aspettarci grande sviluppo di potenza
10
muscolare da un allenamento aerobico
di resistenza.
c) Il principio di reversibilità.
La reversibilità degli effetti salutari dell’attività fisica è tristemente nota a chi
segue per un lungo periodo un programma sportivo e ne vede velocemente svanire i benefici dopo una interruzione fino alla loro perdita totale dopo
un certo lasso di tempo.
L’adozione di un programma di mantenimento è necessaria quindi per conservare la salute che l’esercizio ci regala.
d) Il principio del sovraccarico progressivo.
Il miglioramento delle prestazioni sia di
quelle aerobiche che di quelle anaerobiche richiede sempre nel tempo un
aumento dei carichi di lavoro, l’adattamento cronico della forza muscolare si
avvererà nel tempo aumentando gradualmente il peso sollevato, così come
vedròò la mia resistenza nella corsa
crescere nel tempo all’aumentare graduale dell’intensità e della durata del
carico di allenamento.
Un cardine importante della performance atletica è l’alimentazione, la
cui scelta è obbligatoriamente legata
settembre 2012
alla conoscenza dei tre carburanti
muscolari.
Lo sportivo potrebbe essere paragonato
ad una macchina in cui i tre organi principali sono cuore, polmoni e muscoli,
questi ultimi si alimentano peròò con
tre combustibili, dai quali prende il
nome il tipo di esercizio che andiamo a
svolgere, i suoi effetti sulla nostra salute ma anche il tipo di alimentazione da
privilegiare in rapporto ai nostri obiettivi.
Gli alimenti, composti soprattutto da
carboidrati, proteine e lipidi,sono i
nostri combustibili, la loro energia
viene immagazzinata in una molecola
denominata ATP o adenosintrifosfato,
l’energia muscolare e non solo, viene
prodotta nelle cellule dalla scissione di
questo composto, che liberando un
atomo di fosforo, fa sì che dal nostro
cibo si ricava la risorsa energetica.
Le tre fonti energetiche muscolari sono:
Creatin-fosfato
Glucosio (zuccheri)
Lipidi o grassi.
Creatin-fosfato è il primo nutriente in
ordine di tempo che utilizziamo nei
primi dieci secondi dell’attività fisica,
potremmo paragonarla ad una benzina
per le auto di formula uno, poiché è utilizzata negli sforzi intensi e di breve
durata, pensiamo ad esempio ad un
centometrista o ad un attaccante nel
calcio che esegua una repentina corsa
verso la porta avversaria.
Questo tipo di metabolismo è detto
anche anaerobico perché non utilizza
ossigeno e alattacido perché non produce acido lattico.
costituisce circa il 99% di tutti gli zuccheri presenti nel sangue, le fonti da cui
esso proviene sono il glicogeno epatico
e i carboidrati (pane, pasta, patate, etc.)
di cui ci nutriamo.
Il glucosio viene utilizzato dai nostri
muscoli principalmente durante i primi
due minuti di sforzo detto massimale,
cioè ad alta intensità, ma ancora di
breve durata.
Potremmo paragonare il muscolo quan-
do utilizza questo nutriente come
un’auto a benzina.
Il metabolismo a base di zuccheri è
detto anaerobio perché non utilizza
l’ossigeno, ma è lattacido perché abbiamo la formazione di acido lattico al termine della performance muscolare. E’
esperienza comune che,soprattutto in
mancanza di allenamento, l’accumulo
di acido lattico provoca dolori e rigidità muscolari con sensazione intensa di
fatica. Tipici sport ad impegno anaerobico lattacido possono essere i 400
metri piani, una manche di slalom etc.
I grassi sono per tutti noi un ingombro
antiestetico frutto delle nostre golosità,
ma in realtà è un combustibile che i
nostri muscoli utilizzano quasi totalmente dal secondo minuto di attività in
poi, esso è di gran lunga il più conveniente ciclo biochimico di ATP, infatti
accoppiando l’utilizzo dell’ossigeno
che respiriamo potremmo percorrere
a piedi fino a 500 km. circa con la
riserva di grasso di un uomo medio.
11
Questo metabolismo viene detto aerobio proprio perché accoppia l’ossigeno
e alattacido perché non troviamo acido
lattico come scoria finale dello sforzo.
Possono essere considerati quindi attività aerobiche tutte quelle attività che
vanno dai 2 minuti fino ad alcune ore
come il ciclismo, la maratona, il nuoto,
ma il risvolto pratico è dato dalla capacità dimagrante proprio dell’esercizio
aerobico alattacido, avendo valutato
quale sia le basi scientifiche che reggono questa affermazione, per cui se
vogliamo essere in forma non necessariamente dovremo sottoporci a sforzi
sovrumani, ma basterà dedicarci ad
attività di una certa durata, solitamente
dai 20 minuti in poi, anche passeggiate
di buon passo a piedi o in bicicletta.
Ovviamente i metabolismi sopra illustrati rappresentano dei modelli di massima, poichè i tre carburanti muscolari
descritti non sono rigidamente erogati
da rubinetti metabolici, ma entrano gradualmente in gioco all’esaurirsi del precedente, quindi prendendo ad esempio
il calciatore vedremo che per effettuare
un breve scatto utilizzerà il primo combustibile: il creatin-fosfato, mentre in
una corsa di media intensità avremo
l’utilizzo di glucosio, ma se il nostro
calciatore in allenamento effettuerà
alcuni giri di campo, avrà bisogno della
sua riserva di grasso per portare a termine la sua performance.
Da questo articolo deduciamo quindi
che l’attività fisica, che puòò essere
gioia, divertimento, fonte di benessere
è anche un farmaco che nelle giuste
dosi e modalità deve essere prescritto
dal medico sportivo, affinché dia solo i
benefici che noi desideriamo, evitando
di affidarci, nelle attività impegnative,
al fai da te, ricordando che esiste una
medicina dello sport, perché lo sport è
medicina.
* Il Dott. Gennaro Crispo è specialista
in Medicina dello Sport, U.O.S.D
Medicina dello Sport A.S.L. Napoli 2
Nord, Quarto.
L’AFFONDAMENTO
DELL’ANDREA DORIA
settembre 2012
a cura di Alfredo Falcone
Q
uella del 26 luglio scorso non era
una data qualsiasi: quel giorno
ricorreva il 56mo anniversario del tragico affondamento del transatlantico
“Andrea Doria”, nave ammiraglia
orgoglio della Marina Mercantile
Italiana considerata tra le più belle e
sicure navi che solcavano l’oceano
Atlantico.
Costruita
nei
cantieri
navali
dell’Ansaldo di Genova Sestri
Ponente, l’Andrea Doria (dal nome
dell’Ammiraglio della Repubblica
Marinara di Genova del XVI secolo),
fu varata il 16 giugno 1951 ed effettuò
il suo viaggio inaugurale il 14 gennaio
1953. La nave poteva trasportare, oltre
l’equipaggio, 1.241 passeggeri suddivisi in 218 di prima classe, 320 di
classe cabina e 703 di classe turistica.
Il doppio scafo, caratterizzato da undici differenti compartimenti stagno ne
faceva una nave sicurissima potendo
essa navigare senza problemi anche in
caso allagamento di due interi compartimenti mentre decori e pezzi d’arte nelle cabine, nelle sale pubbliche e
nelle cabine, compresa una statua a
grandezza naturale dell’Ammiraglio
Andrea Doria, le conferivano un
aspetto lussuoso e particolarmente
affascinante: tra l’altro, essa fu la
prima nave a poter vantare a bordo tre
piscine aperte, una per ogni classe.
Il 25 luglio di 56 anni addietro,
l’Andrea Doria, comandata dal
Capitano Superiore Piero Calamai,
aveva lasciato il porto di Genova
diretta a New York: mentre navigava
al largo della costa di Nantucket, alle
ore 23,10 entrò in collisione con una
nave di nazionalità svedese, la MN
Stockolm della Swedish America
Line, comandata dal Capitano Gunnar
Norderson, proveniente da New York
e diretta verso Goteborg. Non ci fu
alcun contatto radio tra le due navi,
guidate a vista e da informazioni radar
che non furono sufficienti perché la
sciagura fosse evitata. Su quel tratto di
mare una coltre di foschia impediva la
visuale e le due navi, si avvicinarono e
quando furono a contatto visivo era
ormai troppo tardi. La collisione, violentissima, avvenuta con un angolo di
quasi 90 gradi fu fatale per il transatlantico italiano. La tagliente prua
corazzata dello Stockolm, si trattava
di una nave rompighiaccio, sfondò la
fiancata dell’Andrea Doria, nella zona
sottostante il ponte di comando, per
un’altezza di 12 metri, uccidendo
numerosi passeggeri che riposavano
nelle loro cabine; squarciò, inoltre,
12
molte paratie stagne e cinque depositi
di combustibile. Le vittime della collisione furono 51: quarantasei passeggeri e cinque marinai dello Stockolm.
Appena speronata, l’Andrea Doria iniziò ad imbarcare acqua inclinandosi a
dritta per oltre15 gradi in pochi minuti. I drammatici S.O.S. vennero captati da altre navi che accorsero in soccorso nella zona del disastro: tra queste il transatlantico francese “Ile de
France” il quale, navigando verso
l’Europa, poche ore prima aveva
incrociato la stessa Andrea Doria.
Il Comandante francese, Capitano
Raoul De Beaudin, diede immediatamente l’ordine di invertire la rotta
giungendo in tempo utile per salvare
la maggior parte dei passeggeri e dei
membri dell’equipaggio con l’utilizzo
di tutte le sue scialuppe. Intanto molti
passeggeri, non essendo possibile
mettere in acqua parte delle scialuppe
di salvataggio a causa dell’eccessiva
inclinazione assunta dall’Andrea
Doria, erano stati raccolti dallo stesso
“Stockolm” e dalle altre navi sopraggiunte. Alcuni passeggeri dell’Ile de
France rinunciarono alle proprie cabine per darle ai sopravvissuti stanchi o
bagnati e sotto shock. L’unica vittima
del naufragio oltre alle persone rima-
settembre 2012
ste uccise nell’attimo dell’impatto, fu
una bambina di 4 anni, Norma Di
Sandro, che fu lanciata dalla mamma,
nella speranza di salvarla, da bordo su
una lancia di salvataggio sottostante.
La bimba urtò violentemente la testa
contro la falchetta della lancia riportando un gravissimo trauma cranico e
morì in ospedale a Boston qualche
giorno dopo.
All’alba, quando tutti erano stati evacuati il comandante dell’Andrea
Doria, il Capitano Piero Calamai si
adoperò per far trainare la nave su un
fondale basso ma questa si inclinò
maggiormente fino ad affondare.
Erano le ore 10,09 del 26 luglio 1956.
La nave con una fiancata completamente squarciata, invece di affondare
in pochi minuti rimase a galla per 11
ore grazie alle sue eccezionali caratteristiche progettuali ed ai rigorosi sistemi di sicurezza di cui era dotata. Dopo
il salvataggio di tutti i passeggeri il
Comandante Calamai restò a bordo
dell’Andrea Doria rifiutando di mettersi in salvo, fu costretto a farlo in
seguito, convinto dai suoi ufficiali che
erano tornati indietro appositamente.
All’incidente seguirono mesi di indagini, avvocati esperti di diritto marittimo
rappresentarono
le
due
Compagnie di navigazione coinvolte
e dozzine di avvocati si presentarono
in nome dei parenti delle vittime. Nel
corso delle indagini, gli ufficiali di
entrambe le navi furono chiamati a
deporre davanti al giudice. Secondo la
versione svedese, nonostante le testimonianze in senso opposto di equipaggio e passeggeri, della nave italiana, sul posto non ci sarebbe stata nebbia inoltre gli ufficiali dell’Andrea
Doria non avrebbero calcolato posi-
zione e velocità della nave che stavano incrociando e, ancora, il transatlantico, il quale secondo le regole del
codice marittimo avrebbe dovuto
virare a destra, virò, invece, a sinistra.
Gli ufficiali dell’Andrea Doria affermarono di avere, come prescritto,
ridotto la velocità in considerazione
fitta nebbia e di essere stati costretti a
virare a sinistra per evitare di essere
speronati dal rompighiaccio e precisando che, se avessero virato a destra,
gli sarebbero andati incontro. La conciliazione tra le due Compagnie di
navigazione fermò il processo evitando agli ingegneri di testimoniare. Le
due compagnie armatrici contribuirono al risarcimento delle vittime ed
entrambe si accollarono i rispettivi
danni. La Compagnia Swdish subì
danni per circa due milioni di dollari,
la Compagnia Italia pagò 30 milioni.
Essendovi stato un accordo exstragiudiziale non si giunse dunque a nessuna di attribuzione di responsabilità e
unica responsabile del disastro fu considerata la nebbia lasciando questioni
irrisolte che hanno perseguitato i
superstiti per più di 50 anni. Il
Comandante Pietro Calamai non
riprese mai più il mare.
***
Studi recenti sono giunti alla conclusione che l’inesperto terzo ufficiale
dello
“Stockolm”,
Carstens
Johannsen, unico ufficiale sul ponte
di comando al momento della collisione, a mal interpretare i tracciati
radar e a sottostimare la distanza tra
le due navi a causa di un’errata regolazione del radar. Tale fatto viene
attribuito anche ad una progettazione
sbagliata dell’ambiente dove si trova-
L’Andrea Doria adagiata sul fondo dell’oceano.
13
Il comandante dell’Andrea Doria Capitano
Superiore Pietro Calamai.
va il radar della nave svedese poco
illuminato e con strumenti di difficile
lettura: secondo alcuni studiosi, una
semplice lampadina sul radar avrebbe
evitato l’intera tragedia. Affondata a
soli 75 metri profondità, l’Andrea
Doria è stata frequente obiettivo di
subacquei in cerca di tesori. Già il
giorno dopo l’affondamento due subacquei, Peter Gimbel e Joseph Fox
localizzarono il relitto e pubblicarono
le foto sul “Time”. Lo stesso Gimbel
fu protagonista di un’operazione
destinata al recupero della cassaforte
di prima classe la quale, però, conteneva solo alcuni certificati americani
e banconote italiane dell’epoca: evidentemente i passeggeri, in vista dell’arrivo in porto, avevano già ritirato i
loro beni. La campana della nave e la
statua dell’Ammiraglio Andrea Doria
furono recuperate insieme preziosi
esemplari di porcellana venduti poi
all’asta. ll recupero di oggetti
dell’Andrea Doria provocò anche la
morte di diversi sub i quali si erano
avventurati in quelle acque infide per
le forti correnti marine e per i depositi di fango che riducono la visibilità a
zero.
P.S. Notizie, dati e foto sono stati tratti dalla pubblicazione “l’andrea
doria” edita il 17 maggio 2008
dall’Assessorato alla Cultura di Torre
del Greco perché non si dimentichi
mai la regina dei mari, l’Andrea
Doria.
settembre 2012
GLI ARROTONDAMENTI NEL SISTEMA
PENSIONISTICO I.N.P.D.A.P.
P
er la determinazione dell’anzianità
contributiva, sia ai fini del diritto
che della misura della prestazione,
l’Inpdap effettua degli arrotondamenti
sul servizio utile (servizio effettivo +
quello riscattato), questo attento esame
serve a comprendere l’evoluzione dei
sistemi di arrotondamento adottati nel
tempo dall’Inpdap.
Cronologia dei sistemi di arrotondamento:
A) dal 10.9.1991
La legge 8 agosto 1991, n. 274, ha
apportato modifiche alle normative pensionistiche di tutte la Casse pensioni
degli Istituti di previdenza presso il
Ministero del tesoro. Le modifiche
introdotte dalla legge n. 274/1991
hanno, tra l’altro, riguardato l’acceleramento delle procedure di liquidazione
delle pensioni e delle ricongiunzioni,
modifiche ed integrazioni degli ordinamenti delle casse pensioni degli istituti
di previdenza.
Art. 3 (Arrotondamento) della Legge
8.8.1991,n. 274
1. Per le cessazioni dal servizio a decorrere dalla data di entrata in vigore della
presente legge, ai fini della determinazione della quota del trattamento di
quiescenza di cui al primo comma, lettera a), dell’articolo 3 della legge 26
luglio 1965, n. 965, il complessivo servizio utile viene arrotondato a mese
intero, trascurando la frazione del mese
non superiore a quindici giorni e computando per un mese quella superiore.
B) dal 1.1.1998
In virtù di quanto disposto dall’art. 59,
comma 1, lettera b), della Legge
29.12.1997, n. 449 – rubricato “Misure
per la stabilizzazione della finanza pubblica, con effetto dall’1-1-98, per la
determinazione dell’anzianità contributiva sia ai fini del diritto che della misura della prestazione, è stato stabilito che
con effetto sulle anzianità contributive
maturate a decorrere dal 1° gennaio
1998 a tutti i lavoratori iscritti alle
forme pensionistiche obbligatorie sostitutive, esclusive ed esonerative, qualora
non già previsto, si applica la tabella di
cui all’articolo 12 del decreto legislativo
di Antonio Balzano*
30 dicembre 1992, n. 503; a decorrere
dalla medesima data è abrogato il
comma 3 dell’articolo 12 del citato
decreto legislativo n. 503 del 1992. Per
gli iscritti alla forma pensionistica di cui
al decreto legislativo 24 aprile 1997, n.
181, continua a trovare applicazione
quanto previsto dall’articolo 3 del
medesimo decreto legislativo n. 181 del
1997. Con effetto dalla medesima data:
a) gli aumenti di periodi di servizio
computabili a fini pensionistici comunque previsti dalle vigenti disposizioni in
relazione allo svolgimento di particolari
attività professionali non possono eccedere complessivamente i cinque anni;
gli aumenti dei periodi di servizio anche
se eccedenti i cinque anni, maturati alla
data di entrata in vigore della presente
legge, sono riconosciuti validi a fini
pensionistici e se eccedenti i cinque
anni non sono ulteriormente aumentabili;
b) per la determinazione dell’anzianità contributiva ai fini sia del diritto
che della misura della prestazione, le
frazioni di anno non danno luogo ad
arrotondamenti per eccesso o per
difetto.
Così la circolare I.N.P.D.A.P. n. 14
oggetto: Art. 59 della Legge 27-12-97,
n. 449.
6. Arrotondamenti (art. 59 comma 1 lettera b)
In virtù di quanto disposto dall’art. 59,
comma 1, lettera b), con effetto dall’l-198, per la determinazione dell’anzianità
contributiva sia ai fini del diritto che
della misura della prestazione, le frazioni di anno non danno luogo ad arrotondamenti per eccesso o per difetto. Dal
tenore letterale della norma in esame si
evince che per “frazioni di anno” debbano intendersi esclusivamente i mesi.
Pertanto, per i trattamenti pensionistici
decorrenti dal 2 gennaio 1998, siano
essi di vecchiaia, anzianità, o inabilita,
si applicano le disposizioni in materia di
arrotondamenti così come previsti dall’art. 3 della legge 274/91. In sostanza,
il requisito di 35 anni richiesto per il
diritto alla pensione di anzianità si conseguirà al raggiungimento di 34 anni, 11
14
mesi e 16 giorni; per le pensione derivanti da cessazioni a seguito di riconoscimento di inabilità assoluta e permanente a qualsiasi proficuo lavoro, nonché per le pensioni di vecchiaia, il requisito minimo richiesto sarà pari a 14 anni
11 mesi e 16 giorni (qualora il lavoratore sia stato assunto anteriormente al 3112-92) mentre il diritto alla pensione di
inabilità relativa si perfezionerà al raggiungimento dei 19 anni 11 mesi e 16
giorni.
Pertanto, con effetto dall’l-l-98 le singole amministrazioni, ai fini della misura
del trattamento pensionistico, dovranno
arrotondare il servizio complessivo utile
a mese intero, trascurando la frazione
del mese non superiore a quindici giorni
e computando per un mese quella superiore; di conseguenza, l’aliquota di rendimento da utilizzare sarà determinata
dalla somma tra l’aliquota annua relativa agli anni interi da computare ed un
incremento pari al prodotto tra un dodicesimo della differenza tra l’aliquota di
rendimento immediatamente superiore e
quella inferiore per il numero dei mesi
corrispondenti alla frazione di anno.
Si precisa che tale calcolo dovrà essere
effettuato per l’individuazione delle aliquote di rendimento per la determinazione delle singole quote di pensione da
liquidare con il sistema retributivo.
Occorre, infine, sottolineare che per il
diritto al trattamento pensionistico a
favore dei superstiti l’anzianità contributiva richiesta di 15 anni ovvero di 5
anni di cui almeno 3 nel quinquennio
precedente la data del decesso deve
essere pienamente raggiunta senza operare alcuna forma di arrotondamento, in
quanto è stata estesa agli iscritti a questo
Istituto, in virtù dell’art. 1 comma 41
della Legge n. 335/95, la disciplina già
vigente nell’A.G.O., dove non opera
alcun arrotondamento.
Le stesse considerazioni valgono
anche per la maturazione del requisito
contributivo di 5 anni, di cui almeno 3
nel quinquennio precedente la decorrenza del trattamento pensionistico,
nel caso di riconoscimento di una inabilità ai sensi dell’art. 2 comma 12
settembre 2012
IL TIRO CON L’ARCO: ROBERTA
LA PICCOLA ROBIN HOOD DI POZZUOLI
C
sportsportsportsportsportsportsportsportsportsportsportsportsportsportsportsportsportsportsport
ari lettori, chi di voi non ha seguito
le Olimpiadi che si sono svolte a
Londra? I nostri atleti sono stati eccezionali ed hanno regalato all’Italia
molte medaglie. Una inaspettata medaglia d’oro è stata conquistata dalla
squadra della nazionale italiana di tiro
con l’arco, rappresentata dal bravissimo
trio: Michele Frangilli, Marco Galeazzo
e Mauro Nespoli che hanno dovuto sfidare nella finale gli arcieri della squadra statunitense.
Molti di voi non sanno che questo sport,
che infonde calma e tranquillità, è praticato anche dalle donne con ottimi
risultati a livello nazionale e che anche
Pozzuoli ha la sua piccola Robin Hood.
Si tratta di Roberta Carandente, figlia
della nostra collega e socia, l’ostetrica
Riccio Emilia che lavora nel Reparto di
Ostetricia e Ginecologia dell’Ospedale
di Pozzuoli. Roberta ha 19 anni, è
iscritta alla facoltà di ingegneria ed ha
cominciato questo sport dall’età di
Legge n. 335/95.
Da ciò si evidenzia che solo le frazioni
di anno, (i mesi), sia ai fini sia del diritto che della misura della prestazione,
non danno luogo ad arrotondamenti per
eccesso o per difetto, restando invariato
l’arrotondamento sui giorni.
Pertanto, per i trattamenti pensionistici
decorrenti dal 2 gennaio 1998, siano
essi di vecchiaia, anzianità, o inabilita,
si applicano solo le disposizioni in
materia di arrotondamenti sui giorni,
così come previsti dall’art. 3 della legge
n. 274/91, sopra riportato.
C) dal 1.1.2008
Stralcio alla Circolare 13/05/2008, n. 7 I.N.P.D.A.P. sulla Legge 24 dicembre
2007, n. 247
Requisiti per il diritto al trattamento
pensionistico
2.1 Pensioni di anzianità (articolo 1,
comma 6, lettera a) della Legge n.
243/2004 così come modificato dall’art.
1 della Legge n. 247/2007)
Il diritto alla pensione di anzianità si
consegue, fermo restando il requisito di
anzianità contributiva non inferiore a
Roberta Carandente la promettente arciera
puteolana.
undici anni. Ha iniziato a collezionare
medaglie fin da subito. Dal 2004 ad
oggi ha vinto varie volte il titolo di
campionessa regionale. Ha partecipato
per diversi anni e con successo alla
Coppa Italiana delle Regioni conquistando tutte e tre le medaglie. Ha ottenuto ottimi risultati anche ai campionati italiani sia indoor che all’aperto. Per
arrivare a questi risultati, la piccola
arciera si e’sottoposta a continui sacrifi-
trentacinque anni, al raggiungimento dei
requisiti anagrafici così come individuati nelle tabelle A e B annesse alla legge
in esame.
Dal 1° gennaio 2008 al 30 giugno 2009
tale diritto si acquisisce con 35 anni di
anzianità contributiva e 58 anni di età,
mentre per il periodo successivo il legislatore ha introdotto un meccanismo che
prevede una diversa combinazione di
requisiti anagrafici con quelli di anzianità contributiva (almeno trentacinque
anni), la cui sommatoria deve determinare il raggiungimento di una quota
minima prevista per l’anno considerato
(c.d. “sistema delle quote”).
Anno 2010 59 + 36 60 + 35 (quota 95);
Anno 2011 60 + 36 61 + 35 (quota 96);
«Si rende opportuno precisare che sia i
requisiti anagrafici che quelli contributivi minimi per il raggiungimento della
quota prevista, in relazione all’anno
considerato, devono essere pienamente
raggiunti senza operare alcuna forma
di arrotondamento; ciò in virtù del
tenore letterale della norma che prevede
un’età minima per la maturazione del
15
ci ed allenamenti, seguita e incoraggiata in questo cammino dal padre
Salvatore, suo istruttore e tecnico.
Purtroppo una nota di demerito va alla
nostra città, infatti per poter praticare
gli allenamenti in una struttura adeguata, Roberta è stata costretta ad iscriversi presso una società di Avellino, per
poter usufruire di una palestra ed un
campo per gli allenamenti al chiuso e
all’aperto, in quanto Pozzuoli non possiede una struttura del genere, ed il
padre è costretto cinque giorni a settimana ad accompagnarla ad Avellino.
Nonostante ciò Roberta si allena con
assiduità e tenacia ed è stata chiamata
anche quest’anno a partecipare al
Campionato Italiano Targa all’aperto
che si sta svolgendo, proprio mentre
andiamo in stampa, il 21 e 22 settembre a Cuneo.
Un in bocca al lupo a Roberta da tutti
noi....
Teofilo Arco
diritto con una contribuzione non inferiore a 35 anni. Verificata la sussistenza
di detti requisiti minimi, concorrono alla
determinazione della quota prevista per
l’anno considerato sia i mesi che le frazioni di essi; la sommatoria di questi
dati deve raggiungere la quota prevista
per l’anno considerato senza operare
alcun arrotondamento”».
Concorrono alla determinazione della
quota prevista anche i mesi e le frazioni
di essi; la sommatoria di questi dati deve
raggiungere la quota prevista senza operare alcun arrotondamento (esempio: 59
anni 10 mesi e 15 giorni di età e 35 anni
1 mese e 15 giorni di anzianità contributiva). Tali disposizioni sono ancora valide in quanto la Legge n. 214 del
22.12.2011, all’art. 24, comma 3, ha salvato le posizioni dei lavoratori che al
31.12.2011 hanno maturato i requisiti di
età e di anzianità ai fini all’accesso e
alla decorrenza del trattamento pensionistico di vecchiaia o di anzianità.
*Il dott. Antonio Balzano è Consulente
Previdenziale A.R.P.A.C.
settembre 2012
LETTERA DI ENCOMIO PER IL DOTTOR PERROTTA
I
IL FIORE ALL’OCCHIELLO
DEL CORSO DI FORMAZIONE
IN MEDICINA GENERALE
l dott. Giuseppe Claudio
Perrotta, nato ad Asmara
(Etiopia) il 6/8/1953, laureatosi
presso l’università di Napoli
“Federico II” con 110/110, vincitore del concorso di formazione in
Medicina Generale 2008/2011, ha
ricevuto in qualità di discente una
lettera di Referenza ed Encomio
dal dott. Michele Ansalone,
Direttore dell’U.O.C. di Chirurgia
dell’ Ospedale di Pozzuoli, alla
quale hanno espresso unanime
consenso i Sanitari del “S. Maria
delle Grazie”.
La lettera di cui pubblichiamo di
seguito il testo è stata inviata oltre
che all’interessato anche ai vertici
dell’Azienda Sanitaria Napoli2
Nord.
Nel corso delle attività di tirocinio, svolto presso l’ospedale S.
Maria delle Grazie, si è particolarmente distinto per l’elevato
profilo professionale in tutte le
discipline previste e particolarmente nelle attività chirurgiche.
Ha manifestato un impegno intenso e costante mostrando nella partecipazione alle attività programmate un pronunciato interesse ad
arricchire il proprio bagaglio formativo, con particolare attenzione
agli aspetti teorici – pratici. In
tale contesto è apparso sempre
rispettoso degli orari di servizio
previsti e disponibile ad affrontare
necessità di carattere emergenzia-
Il Dott. Giuseppe Claudio Perrotta.
le richiedenti una presenza anche
oltre gli orari fissati.
Impegno, preparazione, serietà e
ottima relazione con i pazienti
hanno favorito un clima di comunicazione ed amabilità sia con i
malati e sia con tutto il personale
medico ed infermieristico.
Il dott. Claudio Perrotta rappresenta un raro esempio di medico
preparato, motivato, dedito e con
grande entusiasmo nell’apprendere.
Alla luce delle motivazioni suesposte e dal valore assunto dalle stesse, si ritiene necessario rappresen-
tarle alle SSLL con l’auspicio che
tale professionalità possa essere
considerata come risorsa stabile
dell’Azienda, coerentemente con i
principi dell’ ASL Napoli 2 Nord,
che sono tesi a valorizzare sempre
più la meritocrazia e la qualità dei
servizi sanitari legati alle competenze professionali e capacità
umane che appunto contraddistinguono la figura del dott. Giuseppe
Claudio Perrotta delineando un
profilo di un ottimo medico ospedaliero.
Michele Ansalone
Nei mesi scorsi ci hanno prematuramente lasciato, il dott. Nicola D’ignazio, Anestesista Rianimatore presso il P. O. “S. Maria delle Grazie”, il dott. Vincenzo Zinno Direttore del Servizio Veterinario Flegreo ed il
Socio in pensione Gennaro De Lillo, ex impiegato dell’Economato dell’Ospedale di Pozzuoli.
Ai familiari degli scomparsi le più sentite condoglianze dal Consiglio di Amministrazione del CRAL e
dalla Redazione de “Il Crallino”.
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