Anteprima gratuita - Matisklo Edizioni

Transcript

Anteprima gratuita - Matisklo Edizioni
Roberto Keller Veirana
Carlo di Francescantonio
IL VERSO DEI LUPI
«Comete»
Collana di poesia
Questo è un estratto gratuita di
Il verso dei Lupi
Prima edizione, maggio 2014
© 2014 Roberto Veirana
© 2014 Carlo di Francescantonio
© 2014 Matisklo Edizioni
Matisklo Edizioni
www.matiskloedizioni.com
ISBN: 978-88-98572-18-2
In copertina: Virginia Ravella, I Lupi (2014, matita e
pennarello). Collezione privata.
Matisklo Edizioni S.N.C. di Oddera Cesare & Vico
Francesco
Via Eremita 14
17045 Mallare (SV)
[email protected]
www.matiskloedizioni.com
Roberto Keller Veirana
Carlo di Francescantonio
IL VERSO DEI LUPI
INDICE
Roberto Keller Veirana
[Si deve sempre iniziare da qualche parte.]
[Esistono tantissime forme di amore.]
[La paura]
[Porterò fiori sulla tua testa]
Brindisi
[Distruggi, giorno per giorno]
Il Cretino
[Sul bordo del tempo, al di là delle nuvole.]
Casa di ossa
[Ricordo il viso.]
[Avessi avuto abbastanza occhi per guardarti]
[Aspetta. Non ti muovere.]
Bambini
[“Che cosa vuoi raccogliere ancora da me? Non ti basta
quello che ti ho dato?”]
[Ho un pugno di lame dentro al mio petto e sono tutto il
mio Amore.]
Dioniso
Ho litigato con un Nobel
[Lontano dalle parole e dai pensieri]
Mercuriale
[A volte si seguono delle strade, altre volte]
[Mi ricordo quando si parlava tra di noi]
[Miserabile. Hai parlato?]
Ciò che si dovrebbe sempre tenere a mente
Amore, vado a teatro!
Mattino
[La frase più bella che un uomo possa sentirsi dire non è Ti
Amo]
[Ed io,]
Carlo di Francescantonio
ode d’amore alla mia città
pietre
palpebre
la mancanza di un orizzonte perfetto
i miei cinque anni
una casa
spettri
non da luoghi di esilio
la bellezza
Dio non vuole figli asciutti
l’amore
cavalli
chissà cosa sogna mio padre
grado zero
31
preghiere da una camera d’ospedale
1, la camera
2, l’attesa
3, l’ipocrisia
4, il delirio (1)
5, la merda
6, la morte
7, la caduta
8, il delirio (2)
9, gli anziani
10, provo a leggerti qualcosa
11, mi guardi come un proiettile che ha lasciato la
canna della pistola
12, e poi, dopo una vita di carne e stracci
Appendice: nove testi di Serena Zaiacometti (1984 – 2014) in forma di
un doloroso omaggio dal cuore
Ringraziamenti
Gli autori
Roberto Keller Veirana
“Per sempre in ogni direzione”
Si deve sempre iniziare da qualche parte.
Qualunque storia,
fantasia,
narrazione,
guerra,
vendetta
o semplicemente accadimento, ha un’origine.
Dentro di noi nella maggior parte delle volte.
Fuori di noi solamente quando
non riusciamo
o non vogliamo
guardare fino al fondo delle tante cose che siamo.
Quindi un inizio non è tanto importante,
quanto ineluttabile.
Capirne gli scopi e le forme diventa il lavoro a cui siamo
destinati
se davvero vogliamo iniziare e portare a termine una
qualsivoglia azione.
Le cose iniziano senza neppure che tu possa rendertene conto.
Non arriva L’Arcangelo Gabriele con la spada infuocata a
spronarti alla vittoria. Tanto meno il tuo sguardo si farà
vitreo e gelido da un momento all’altro e,
impazzito come una maionese sbagliata,
inizierai a sferrare stilettate a destra e a manca.
No.
Non ho mai creduto nelle Illuminazioni
(se non in quelle un po’ romantiche ed auto indulgenti di tal
Rimbaud,
ma il ragazzo seppe farsi perdonare presto,
smettendo di poetare
e iniziando a commerciare in esseri umani in quel del
Continente Nero,
ma questa come si usa dire è altra storia...)
e la Vergine Maria lo sapeva che,
prima o poi,
che a giocar sino a tarda notte con lo Spirito Santo si rimane
scottati…
povero Giuseppe,
povero Giuseppe,
povero Giuseppe,
lui è l’unica vittima della Storia,
voleva starsene tranquillo a falegnamizzare per tutta la sua
esistenza ed ora,
invece,
è stato ridotto a statuetta del presepio
che il più delle volte qualche bambino babbuino rompe senza
pietà oppure
viene cacciato da un infingardo e sornione gatto semi
addomesticato.
Ironia è la sorte.
Per tutti,
ma soprattutto per coloro che non hanno voce in capitolo nelle
decisioni,
dato che ci si ritrovano invischiati e non gli rimane che
ripetersi
per il resto della loro esistenza,
balbettanti, una semplice domanda:
“Ma che cosa c’entro Io?”.
Quindi una mattina ti svegli,
come tutte le mattine della tua vita e pensi a che cosa diavolo
stai facendo.
Non è la prima volta che ti succede, anzi sono anni che
continui a chiedertelo. Sempre ed incessantemente,
anche il pomeriggio,
la sera,
la notte,
quando dormi,
pisci,
mangi,
caghi,
piangi,
scopi,
urli,
aspetti,
lavori,
scrivi
o pensi.
Sia da solo che in compagnia,
mentre fai finta di divertirti
o mentre altri due occhi ti guardano
e vorresti che il mondo esplodesse in un fuoco nucleare
che cristallizzasse quell’attimo in un infinito eterno ritorno.
Non te ne frega niente di chiederti da dove vieni,
ancora meno a che cosa sei destinato
(la risposta è semplice, creperai come tutti e basta),
quello che ti inchioda le sinapsi,
che ti fa battere il pensiero in testa come un motore a scoppio
senza più benzina
è qualcos’altro.
Di più urgente,
terribile
e reale.
Vorresti cambiare le cose.
Non tutte, ma almeno quelle che ti riguardano.
Ma non ce la fai.
Mai.
Allora diventi pietra.
E con te si pietrifica il letto,
la poltrona,
il sedile della macchina,
dell’autobus
e financo la tazza del gabinetto.
Insomma, ovunque questa lucida sentenza di morte ti
raggiunga,
essa trasforma il luogo dove ti trovi in quel preciso istante
nella tua tomba.
Difficile riorganizzarsi la vita quando sei pietrificato sul cesso.
Nessuno verrà mai ad aiutarti.
Carlo di Francescantonio
COME SI DIVENTA. Sono ormai anni che non sopporto più alcuna
lettura che non mi trascini nella Verità. Non saprei dire con
precisione cosa sia, la Verità e il suo filtrare da un testo, ma la
“sento” benissimo, la “annuso” nelle prime pagine. Non ha a che
fare con l’intrattenimento (parola odiosa), la bella scrittura,
l’affabulazione mirata a colpire il lettore, l’ostentazione
narcisistica dell’ego dell’autore.
Non me ne frega più nulla dei libri ben fatti, di quelli “divertenti” o
ammiccanti.
Credo che per me la letteratura sia una questione di vita o di
morte. E non voglio sprecare la mia vita.
Aldo Nove
Amour Colibrì
vorrei essere
un enorme buco di culo
per cagarvi in testa
vorrei essere tornado e pioggia
per dissolvere le vostre certezze,
guardarvi affogare nella miseria
vorrei essere l’uomo nero
che gioca con le vostre figlie
maggiorenni e complessate
così anche il paesino avrebbe il dolore sbattuto in faccia
vorrei essere catrame
per rendere arido e poco dignitoso
l’appartamento che abitate
vorrei essere la cocaina
che fa esplodere il cuore
del vostro primogenito borghese
vorrei essere Alzheimer
per strisciare lento e divertito nelle vostre menti ignoranti
lasciarvi solo una badante e un vocabolario infantile
e vi trascinerei nel buio,
un black-out privo di uscite,
lontano dalla misericordia
dove le forme della gioia
hanno la realtà del fallimento
e guarderei ogni cosa
e guarderei anche te
bulimica di stagioni turistiche senza più anima
vorrei aprire per l’ultima volta
il cassetto di mia nonna,
prendere la foto in cui mi guardava mentre stavo sotto
l’albero,
confessarle la mia mancanza
dirle: “sono tante le cose che
non sono riuscito a farti vedere”
a differenza della vostra ipocrisia ho sempre tenuto alta la
voce
io non mi cambierei con chi ha una purezza comprata dallo
straccivendolo
e adesso che ho un lucido distacco vi strapperei il cuore,
insieme alle dentiere
piscerei sui vostri lamenti, sulle tombe dei vostri affetti
e sugli anni vissuti da avidi, da piccoli parassiti
profanerei il vostro funerale con un’orchestra,
bucherei mani e occhi ai vostri eredi
e così sarei luce che fa star male anche il cielo più
misericordioso
vi violenterei, brillante come una scheggia
donandovi come regalo una fine dignitosa
e sarebbe l’unica riconoscenza per la vostra condizione
umana
finito il lavoro, costruirei una landa:
un’ode d’amore alla mia città
diventata una terra desolata ma pura,
senza più il vostro alito a soffiare su squallidi interessi
personali
ti tenderei la mano, per farti uscire ancora una volta, nel tuo
vestito semplice
nella camicetta bianca
il vestito che più si addice a una città da ricostruire
e dopo una vita di carne e stracci, ti avrei regalato un riscatto
impossibile anche per Dio
e avresti così, in regalo un nuovo inizio: il rumore che da
forma all’arcobaleno
RINGRAZIAMENTI
Ringrazio tutte le creature umanoidi che mi sono,
ad oggi, transitate accanto e dedico parole e
pensieri e ricordi a te, Serena.
Roberto Keller Veirana
Queste poesie sono nate e cresciute negli anni,
insieme all’amicizia tra me, Keller e Roberto.
Carlo di Francescantonio
GLI AUTORI
Roberto Keller Veirana
Nato a Savona il 14 giugno 1977, inizia ad occuparsi di eventi di
teatro, musica e intrattenimento a partire dal 2000. Nel 2003 si
laurea con 110 e lode in Filosofia, indirizzo estetico, all'Università
degli Studi di Genova con una tesi dal titolo "Carmelo Bene e la
filosofia". Nello stesso anno segue uno stage di scrittura e
drammaturgia a numero chiuso tenuto da Gabriele Vacis.
Numerose le sue attività nei campi più vari: come fotografo a
seguito di gruppi musicali (Klasse Kriminale, Spite Extreme Wing,
Ianua, Threefingersguitar), come coordinatore presso il "Centro di
Promulgazione e Diffusione Attività Culturali Nuova Savona
Teatro" con ruolo di ideazione, organizzazione, promozione e
logistica di eventi (tra gli altri "Un giugno da favola - rassegna di
teatro per bambini" edizioni 2005 e 2006; "Al di là del Muro 2006"
laboratorio teatrale nel Carcere di Savona, spettacolo alla
Fortezza del Priamar e dibattito; "CHIESE NASCOSTE – Storie di
pittori, diavoli e Santi", progetto multidisciplinare che ha portato
alla pubblicazione del volume "Chiese Nascoste – Storie di Pittori,
Diavoli e Santi. Viaggio nella Liguria di ponente"), come dj (in
numerosi locali e manifestazioni, tra cui il "Balla coi Cinghiali
Festival" edizioni 2008, 2009, 2010 e 2011), come lettore e
performer (tra cui Festival Internazionale di Poesia di Genova,
Officine Solimano - Raindogs Club, Stanza della Poesia di
Genova).
Nel 2012 un suo testo è inserito nella raccolta poetica "L'amore
scade come il latte" (Edizioni O.M.P., Pavia) di Carlo di
Francescantonio.
Attualmente, insieme ai due djs e musicisti Danny lo Scippo e
Robottino, ha dato vita al progetto musicale "D.K.R." nel quale si
occupa dei testi e delle parti vocali recitate/cantate.
Carlo di Francescantonio
Attivo in Liguria, dove risiede, con diverse associazioni culturali e
relativamente ad incontri e conferenze sull'importanza di poesia
e narrativa, è stato collaboratore del Festival Internazionale di
Poesia di Genova (www.festivalpoesia.org) e della Stanza della
Poesia di Palazzo Ducale.
Con l'associazione culturale ARTime (www.associazioneartime.it)
ha contribuito alla realizzazione del Festival Quotidianamente
(che ha visto la partecipazione di artisti nazionali ed internazionali ed è stato premiato al Festivalmare di Sanremo come
migliore manifestazione della provincia di Genova) e alla prima
edizione del Premio Letterario "Margherita Rosa". Collabora con il
Festival della Parola di Chiavari (www.festivaldellaparola.org), al
suo debutto nel maggio 2014.
Partecipa a reading e presentazioni a livello nazionale, tra la
produzione poetica ricordiamo “Tracks for Mira” (2008) e
“L’amore scade come il latte” (2012), pubblicati da Edizioni O.M.P
di Pavia.