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il manifesto - quotidiano comunista home | cerca | servizio arretrati e ricerche | archivio | abbonatevi | il meteo | programmi radio e tv | e-mail info | edizioni web il manifesto 08 Marzo 2007 STORIE pagina 20 apertura vai a storie indice La legge elettorale non è un'opinione pagina indice storie pag.20 storie La legge elettorale non è un'opinione Luca Tancredi Barone Gli scienziati e i «bachi» che affliggono la democrazia rappresentativa italiana Una testa un voto? I matematici e i fisici che studiano i sistemi consultivi hanno scoperto che con le regole vigenti un elettore molisano può valere la metà di un trentino. Ma nessuno li ascolta né li consulta. Neanche in vista della riforma di cui tanto si parla Luca Tancredi Barone Li ha ascoltati proprio tutti, dice. E ora è pronto a scrivere la sua proposta di legge elettorale per metterli d'accordo. Ma il ministro Vannino Chiti qualcuno si è dimenticato di consultarlo. E forse un giorno potrebbe pentirsene. Sono gli studiosi dei sistemi elettorali. Non quelli che si confrontano a colpi di dinamiche sociali e filosofie politiche: un approccio importante che in Italia è largamente prevalente. Ma quelli che i sistemi elettorali li studiano dal punto di vista matematico. E che, per esempio, hanno scoperto - senza che ciò generasse alcun allarme - che sia la legge elettorale vigente per la camera che quella per il senato contengono dei «bachi» molto seri che mettono in dubbio la legittimità stessa del sistema: un bel problema, dal momento che la legge elettorale è il «cuore pulsante» della democrazia rappresentativa, come ha scritto il giurista Mario Patrono. Cerchiamo di capire il problema. Applicando la procedura stabilita dalla legge 270/2005 per l'elezione della camera, può accadere che si attribuiscano a una lista più (o meno) seggi di quelli che la lista ottiene per effetto di altre disposizioni della legge stessa. Con il risultato che nell'ultima tornata elettorale, un elettore molisano valeva la metà di un elettore trentino: a causa dell'errore tecnico di cui il legislatore non si è accorto - ma che era stato ampiamente previsto su lavoce.info da Aline Pennisi, Federica Ricca e Bruno Simeone - il Molise ha perso uno dei tre deputati a http://www.ilmanifesto.it/Quotidiano-archivio/08-Marzo-2007/art89.html (1 of 4)16/03/2007 17.09.13 Cerchiamo persone per attività nel mondo dei viaggi con internet! Ricerca Hotel: alberghi e hotel nelle principali località italiane. Pacchetti vacanza e Last Minute Trova la tua casa fra i 130.000 immobili in affitto e in vendita su Casa.it Abc Fiere: eventi c/o Fiera di Rimini e Fiera Bologna, informazioni sulle principali fiere in Italia. il manifesto - quotidiano comunista cui aveva diritto a favore del Trentino-Alto Adige. Mentre a Campobasso, dunque, è stato eletto un deputato ogni 161 mila abitanti, a Trento ne hanno uno ogni 89 mila, in netto contrasto con l'articolo 56 della Costituzione, che prevede una distribuzione dei seggi proporzionale alla popolazione. Il nodo sta nel meccanismo di ripartizione dei seggi frazionari effettuato a livello delle singole circoscrizioni. Non sempre il numero dei seggi calcolati a livello nazionale coincide infatti con la somma dei seggi calcolati su base circoscrizionale (un problema noto come «allocazione biproporzionale»). Ed è per questo che la legge prevede un meccanismo di forzatura del tipo di quello utilizzato nel caso del Molise. Ma esiste ancora, spiegano i ricercatori, la possibilità non remota che si presentino situazioni ancora più intricate in cui anche questi meccanismi di correzione non bastano a far tornare i conti. In questi casi alcuni seggi non sarebbero attribuibili. Le cosiddette «liste civetta» Non è la prima volta che in Italia una legge elettorale diviene inapplicabile. Nella scorsa legislatura ben 11 seggi (spettanti a Forza Italia) non vennero attribuiti, questa volta a causa delle cosiddette «liste civetta», di cui Forza Italia aveva abusato, e che erano un trucco per sfuggire al meccanismo dello scorporo (che teoricamente avrebbe dovuto scorporare dal conteggio proporzionale i voti utilizzati per eleggere i candidati nei collegi uninominali). Anche nel sistema elettorale vigente per il senato esiste un grave «baco», come hanno fatto notare i fisici Fergal Dalton, Alberto Petri e Giorgio Pontuale in un articolo su Le Scienze. In questo caso il meccanismo incriminato è quello del premio di maggioranza: secondo i fisici, l'analisi dei risultati mostra che l'esito dell'elezione può essere alterato in modo del tutto caotico, aumentando, diminuendo o lasciando inalterata la distribuzione dei seggi. Il paradosso è che ci sono casi in cui il meccanismo del premio, su base regionale, di fatto penalizzerebbe la coalizione vincitrice a livello nazionale, togliendole seggi anziché aggiungendogliene. In questa legislatura, tra l'altro, l'interpretazione non univoca di queste stesse norme sul premio di maggioranza ha portato all'esposto della Rosa nel pugno e di altri piccoli partiti che reclamano i seggi di otto senatori (fra i quali quello di Franco Turigliatto, unico caso per ora esaminato dalla Giunta per le elezioni del senato - naturalmente senza ascoltare neppure un matematico). È per scongiurare casi come questi che molti ricercatori rivendicano voce in capitolo quando si scrive una nuova legge elettorale. «Un uso corretto degli strumenti matematici per la progettazione e la valutazione dei sistemi elettorali - scrivono infatti Pennisi, Ricca e Simeone - garantisce la trasparenza e la neutralità del meccanismo, la controllabilità del processo e l'accuratezza sia delle procedure di voto sia del computo dei risultati. Inoltre - continuano i ricercatori - in questo modo si possono prevenire i difetti insiti in un sistema, nonché le manipolazioni operate dalle parti interessate con conseguenti effetti dannosi per la democrazia». In tempi in cui i governi rimangono in sella grazie al voto di un paio di senatori non è certo poco. Senza naturalmente negare il contributo fondamentale delle scienze sociali e della politica che devono indicare a che modello elettorale ispirarsi. Non esiste un sistema elettorale «ideale», come ha dimostrato il premio Nobel http://www.ilmanifesto.it/Quotidiano-archivio/08-Marzo-2007/art89.html (2 of 4)16/03/2007 17.09.13 il manifesto - quotidiano comunista dell'economia Kenneth Arrow fin dal 1951. Ma esistono metodi scientifici per tenerne sotto controllo gli effetti perversi non voluti. In molti paesi la consulenza dei matematici ha aiutato i politici a risolvere alcuni di questi problemi tecnici: lo stesso problema dell'allocazione biproporzionale è stato ad esempio risolto con il loro aiuto nel Canton Ticino. Il complesso caso francese Non bisogna dimenticare che anche alcuni sistemi elettorali che apparentemente sembrano ragionevoli (e non intrinsecamente distorcenti come il maggioritario) di fatto «guidano» la scelta degli elettori. Un caso emblematico è quello francese: se nel 2002 gli elettori avessero potuto esprimere una preferenza in ordine per i tre candidati Jospin - Chirac - Le Pen, attribuendo a ciascuno un punteggio proporzionale alla sua posizione in classifica, sarebbe stato evidente che il candidato più sgradito ai più era Le Pen e non Jospin: e al ballottaggio sarebbero finiti i primi due. Ma un sistema del genere (ideato dal matematico Jean-Charles de Borda nel 1770) pur se teoricamente fattibile viene considerato da molti troppo complesso. Chissà che cosa ne pensa Ségolène Royal. Nel 2004 il contributo della teoria dei giochi (la branca della matematica che si occupa tra le altre cose di questi temi) avrebbe potuto contribuire a dirimere anche questioni di politica europea. La proposta di costituzione europea, infatti, prevedeva un doppio vincolo per l'approvazione di una decisione nel consiglio dei ministri europei: almeno il 55% dei ministri, rappresentanti di almeno il 65% della popolazione. Ma i fisici polacchi Karol Zyczkowski e Wojciech Slomczynski si accorsero che questo sistema non darebbe lo stesso peso a tutti i cittadini europei, penalizzando i paesi di media grandezza come la Spagna e la Polonia. E proposero, dimostrandone l'efficacia, un sistema di votazione in cui i ministri pesino in proporzione non al numero di elettori del rispettivo stato, ma alla sua radice quadrata. In questo modo sarebbe sufficiente, calcolano i fisici, un unico limite del 62% del peso totale per fare passare una decisione senza penalizzare nessuno. Una proposta appoggiata da molti scienziati e politici, che forse troverà spazio nella stesura futura della Costituzione. Ma a quali criteri si dovrebbe attenere una buona legge elettorale? La risposta la dà un decalogo stilato dai maggiori esperti del tema riunitisi a Erice nel 2005 (w3. uniroma1.it/mathdemocr). Semplicità, trasparenza e accuratezza innanzitutto. Ogni voto poi dovrebbe avere un peso e alla fine il parlamento dovrebbe rispecchiare la volontà degli elettori - anche in presenza di meccanismi che favoriscano l'emergere di una maggioranza. Una buona legge dovrebbe anche incoraggiare gli elettori a esprimere le loro vere intenzioni (e non quelle strategiche, ad esempio votando «il meno peggio»), mentre nel caso di una legge maggioritaria il consiglio è quello di garantire la compattezza e la distribuzione uniforme dei collegi elettorali (scoraggiando la cosiddetta pratica del «gerrymandering», cioè il disegnare i collegi ad hoc per garantirsi la maggioranza dei voti), rispettando le divisioni politiche e sociali presenti. Si tratta di regole scientifiche e buon senso che sarà bene tenere a mente prima di combinare nuovi pasticci. http://www.ilmanifesto.it/Quotidiano-archivio/08-Marzo-2007/art89.html (3 of 4)16/03/2007 17.09.13 il manifesto - quotidiano comunista http://www.ilmanifesto.it/Quotidiano-archivio/08-Marzo-2007/art89.html (4 of 4)16/03/2007 17.09.13
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