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Istituzioni
U nc em
otizi
No. 7
Luglio
2009
PERIODICO MENSILE DELL’UNIONE NAZIONALE COMUNI COMUNITA’ ENTI MONTANI
FRIULI VENEZIA
GIULIA
Comunità montane
commissariate
DOLOMITI
E AFRICA
Unite in un
abbraccio
Intesa sulle
rinnovabili
POSTE ITALIANE S.P.A. - SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE - 70% - DBC ROMA.
Uncem riparte
dalla Basilicata
EUROPA
Assemblea AEM
Manifesto Sviluppo
Montagna
Anno XIV - Numero 7 - luglio 2009
Spedito il 20 luglio 2009
8
Sommario
LUGLIO 2009
Friuli Venezia
Giulia: CM
commissariate
EDITORIALE
3
> Un saluto e l’impegno a lavorare per
lo sviluppo della montagna
di Valerio Prignachi
ISTITUZIONI di Maria Teresa Pellicori
4
> Chi ha paura della cancellazione delle
Comunità montane? di Tommaso Dal
Bosco
> Scuola: Consulta boccia tagli Gelmini
> Uncem a Tondo: sorpresi dall’enfasi
centralista
> Fondo Feasr: Uncem ottiene revisione
IVA per enti pubblici
> Territorio: la linea sottile tra sviluppo
e abbandono di Eduardo Racca
> Le Dolomiti abbracciano l’Africa
> Forestali: Comitato Paritetico
Nazionale CCNL forestazione
10
L’OPINIONE
14
> I territori e la “green economy”: la
sfida della Basilicata di Paolo Gurisatti
Le Dolomiti
abbracciano
l’Africa
L’AGENDA DEL MESE
15
> Ruritalia, la rivincita delle campagne
A cura di Corrado Barberis
LE NORME di Massimo Bella
16
> Sviluppo economico
> Legge quadro contabilità e finanza pubblica
> Impugnata legge regionale Lazio
> Osservatorio nazionale qualità del
paesaggio
> Progetto “Italia & Turismo”
> Utilizzo fondi comunitari
14
L’opinione: i
territori e la
green economy
NOTIZIE DAL
TERRITORIO di Federica Demaria
18
> Botteghe - Scuola di Concetta Pugliese
> Uncem Toscana: premio di laurea “Le
montagne di Terzani”
MONTAGNA FUTURA
26
> Riva del Garda: efficienza energetica e
teleriscaldamento per le CM
> Assemblea Confcommercio: appello
Uncem a Tremonti
EUROPA
28
> Assemblea AEM
> UE: investire per lo sviluppo
> CdR: aiuti per l’Abruzzo
2 UNCEMNOTIZIE LUGLIO 2009
Assemblea
AEM a
Torino
28
Il punto
U
NCEM
N O T I Z I E
“già Montagna Oggi - Il montanaro d'Italia”
UN SALUTO E L’IMPEGNO A LAVORARE
PER LO SVILUPPO DELLA MONTAGNA
di Valerio Prignachi
Desidero rivolgere il mio personale saluto e
ringraziamento a quanti mi sono stati vicini nel
percorso che ho avuto la fortuna di intraprendere
nell’Uncem, in qualità di Vicepresidente dal
1995 al 2000 e Vice-presidente vicario in questo
ultimo mandato, che sono purtroppo costretto
ad interrompere per la mia sopraggiunta nomina
alla presidenza di Brescia Mobilità, società del
Comune di Brescia che si occupa di realizzare e
gestire in forma integrata le iniziative tese a
migliorare la vivibilità del territorio, in relazione
al trasporto pubblico, ai parcheggi, ai semafori, ai
progetti innovativi, al traffico.
In questi anni trascorsi alla guida dell’Unione,
con i presidenti Gonzi prima ed Enrico Borghi
poi, abbiamo governato una serie di fasi di
sensibile delicatezza caratterizzate
dall’ordinamento degli enti locali attraverso la
legge 142/90 che ha attribuito natura, ruolo e
funzioni alle Comunità montane e dal delicato
percorso propedeutico alla modifica del titolo V
della Costituzione, che ha spostato il baricentro
del sistema legislativo verso le Regioni. Ma
abbiamo soprattutto operato affinché alle
Comunità montane potesse essere riconfermata
pari dignità alla stregua degli altri enti locali, in
un periodo che potremmo, eufemisticamente,
definire altalenante; in cui il riconoscimento e il
ruolo delle comunità è stato, in diverse occasioni
e a vario titolo, messo in discussione. In realtà mi
sento di dire che il tentativo tendenzialmente in
atto oggi non può che essere criticabile, se non
altro, per il metodo adottato; una forma di
delegittimazione degli amministratori
oggettivamente condotta in modo insopportabile
e spesso con grandi e ingiustificate cadute di
tono.
Ribadisco come, per anni, abbiamo con forza
impostato un percorso serio e dignitoso,
ricoprendo un ruolo di grande significato nel
panorama delle autonomie locali e operando un
costante e positivo rilancio delle iniziative in
grado di ampliare tematiche e funzioni legate allo
spazio alpino, ai suoi abitanti e a quanti hanno a
cuore lo sviluppo del nostro territorio e della
nostra economia. In questo senso, in
controtendenza con quanti hanno sviluppato
piuttosto posizioni di salvaguardia dell’esistente e
di interessi limitati, va sottolineata la notevole
riorganizzazione nel territorio in termini di
efficienza, raccogliendo la sfida lanciata dal
ministero della funzione pubblica di realizzare
una grande rete costituita da 360 Comunità
montane con sportelli aperti al pubblico.
Oppure vale la pena ricordare con quale
impegno nel 2001, Anno della Montagna,
abbiamo cercato di rendere concreto il motto “la
montagna unisce”; anno in cui ci siamo prodigati
affinché non si trattasse solo di un evento
celebrativo, a cui rispondere nel migliore dei
modi con le nostre strutture, ma una occasione
importante per sfruttare al meglio l’opportunità
di tenere alto il dibattito politico sia in tema
ambientale, che di tutela e valorizzazione del
territorio.
Naturalmente il dibattito sull’utilità o meno
delle comunità è ancora aperto. La riduzione a
200 enti sembra possa essere il primo passo verso
il definitivo scioglimento; in realtà si tratta
dell’unico livello ascritto alla categoria che ha
visto ridurre enti e rappresentanti con nostra
condivisione e al termine di un dialogo che ci ha
visti costruttivi protagonisti.
In un momento delicato in cui si parla di
cancellazione dei livelli intermedi, a partire dalle
province, mentre sono chiamato a ricoprire un
ruolo tecnico in un’azienda cittadina che guarda
al territorio della provincia consapevole di trarre
proprio da questo ricchezza in termini non solo
economici, ma anche di valori e di principi,
desidero ribadire che è sempre più necessario
rapportarsi con dinamismo ai processi di
sviluppo territoriale. E’ sempre più importante
sapersi integrare consolidandosi in un grande
patto di cooperazione per vincere in tal modo le
sfide della globalizzazione. La crisi si sconfigge
solo unendo le migliori risorse cittadine e rurali,
la cultura della pianura a quella montana.
Dobbiamo migliorare l’appeal sfruttando il
know how che è in grado di renderci più
competitivi, non tralasciando quei giacimenti di
sapere e di esperienze in grado di offrirci il nostro
territorio sviluppando in questo modo i temi
ambientali, la green economy, gli spazi fisici dove
sviluppare iniziative di qualità.
In Italia le Alpi, la dorsale appenninica e le
isole devono sempre più unirsi in una
congiunzione territoriale di ampio respiro. Le
Alpi, in particolare, devono essere sempre più
cerniera per le linee di comunicazione in grado
di veicolare persone, cose ed energie, divenendo
grandi anelli di congiunzione per l’Europa e il
Mediterraneo. E’ attraverso questo patto di
cooperazione che si gioca, anche per la nostra
Montagna, un ruolo nuovo in questo, appena
iniziato, terzo millennio.
Valerio Prignachi
Notiziario mensile della
Unione Nazionale Comuni
Comunità Enti Montani
Anno XIV - Numero 7
Luglio 2009
Direttore responsabile
Enrico Borghi
Caporedattore
Maria Teresa Pellicori
Redazione
Massimo Bella, Federica
Demaria
Hanno collaborato
Tommaso Dal Bosco,
Paolo Gurisatti, Vincenzo
Luciano, Concetta
Pugliese
Art Director
Alessandro Palmieri
Editore
Unione Nazionale Comuni
Comunità Enti Montani
(UNCEM)
Sede: 00185 Roma, via
Palestro, 30
tel. 06/4927251
fax 06/4441621
E-mail
[email protected]
Sito internet
www.uncem.it
Reg. Trib. Roma n. 562/96
Finito di stampare
nel mese di luglio 2009
presso la Società
Tipografica Romana s.r.l.
Via Carpi, 19
00040 Pomezia (Roma)
Spedizione in abb. postale
Art. 2, comma 20/c, Legge
662/96.
Filiale di Roma
25 gennaio 2005
Spedito il 20 luglio 2009
Manoscritti e originali,
anche se non pubblicati, non
verranno restituiti. Il loro invio
implica il consenso dell’autore
alla pubblicazione. E’ vietata la
pubblicazione anche parziale di
testi, documenti e fotografie. La
responsabilità dei testi e delle
immagini pubblicate è
imputabile ai soli autori.
VICE PRESIDENTE VICARIO UNCEM
LUGLIO 2009 UNCEMNOTIZIE 3
Istituzioni
FUTURO
AUTOGOVERNO DEL TERRITORIO
VUOL DIRE GUARDARE AVANTI:
INVESTIMENTI, RESPONSABILITÀ,
SOSTENIBILITÀ. LA BASILICATA
LO STA FACENDO…
CHI HA PAURA DELLA
CANCELLAZIONE DELLE
COMUNITA’ MONTANE?
4 UNCEMNOTIZIE LUGLIO 2009
Progresso tecnologico,
opportunità della green
economy associate alle
risorse presenti nelle aree
montane ci danno
opportunità concrete
Noi addetti ai lavori speravamo
sinceramente che, la polemica tutta
mediatica sui costi della politica che ha
ingiustamente messo sul banco degli
imputati intere classi di istituzioni,
sarebbe stata almeno capace di riportare
al centro dell’attenzione la totale assenza
di politiche per i territori (condizione non
estranea proprio alla degenerazione che
ha portato al sovraffollamento di enti
con sovrapposizione di ruoli e funzioni).
Purtroppo così non è stato e, in realtà,
continua imperterrita a tenere banco una
giusta, ma sterile, discussione sui costi.
Ciò che noi abbiamo sempre opposto a
questo tipo di impostazione è che, in
un’era di grande trasformazione sociale,
ambientale e di organizzazione produttiva
nella quale viviamo, il problema non è più
quello di selezionare e ridurre i livelli
amministrativi per ridurre il loro costo,
operazione apparentemente
insindacabile. Ma quello di mettere in
discussione radicalmente il ruolo e la
struttura delle istituzioni di governo del
territorio.
In una parola: non è che le Comunità
montane e i Bim non vanno bene mentre
invece, comuni, province, regioni e stato
centrale funzionano. Anzi, si volesse
andare davvero a vedere i dati, ci si
renderebbe conto di quanti luoghi
comuni e falsità si sono dette a tale
proposito.
Questa tuttavia non è e non può essere
una consolazione. Soprattutto non può
costituire una linea di difesa degli enti
così come sono.
È finita l’era dello stato paternalista che
distribuisce risorse in una logica
compensativa e di sostegno ai territori in
difficoltà. Abbiamo ripetuto fino alla
nausea che è ora di trasformare le
istituzioni da centri di costo per lo stato
nazionale a centri di profitto (cfr.
Manifesto per lo Sviluppo della
Montagna su www.uncem.it).
Il progresso tecnologico, le tendenze del
LUGLIO 2009 UNCEMNOTIZIE 5
Istituzioni
BASILICATA
PETRUZZI: UN
NUOVO MODELLO
DI CONCERTAZIONE
ISTITUZIONALE
mercato, le opportunità della green
economy associate allo straordinario tesoro
di risorse che insistono nelle aree montane
e rurali del Paese, oggi ce ne danno
concretamente l’opportunità.
La politica non è che ci sia venuta molto
dietro in questo ragionamento ma noi,
ostinatamente, abbiamo tessuto la nostra
tela. E così dall’incontro con Eni, Unicredit
group e Regione Basilicata giusto un anno
fa’, in cui per la prima volta pubblicamente
avanzavamo le nostre tesi, siamo arrivati ad
un programma operativo.
Prima con Eni, protagonista del progetto di
sostegno alle politiche sociali della Valle
dell’Agri, abbiamo iniziato a discutere della
possibilità di un suo sostegno alla
conversione nell’impiego delle risorse
forestali dell’area interessata dall’estrazione
petrolifera, poi, con Unicredit, del ruolo
della finanza “globale” a sostegno di questi
nuovi processi di sviluppo locale, subito
dopo, anche in virtù della ormai consolidata
“amicizia”, con Federlegno, a condividere
forme di programmazione che tengano
conto dell’importanza della produzione
industriale in un settore trainante e
fortemente caratterizzante il Made in Italy
che, come tutti, soffre la crisi di questo
momento.
Tutto questo nel “brodo di coltura” di una
Regione, la Basilicata, piccola, però snella
ed efficiente, che ha prodotto una delle
riforme di riordino delle Comunità montane
(richiesta dalla Finanziaria 2008) più
“pensate” e intelligenti. Dapprima con lo
shock della soppressione, poi con la
ricostituzione di Comunità locali che le
sostituiscono e le inseriscono in
piattaforme territoriali integrate che
tengono conto delle peculiarità territoriali.
Inizia quindi con il protocollo di intesa tra
la Regione Basilicata e l’Uncem, che sarà
siglato dai Presidenti Borghi e De Filippo il
prossimo 23 luglio, un programma di
sperimentazione di modelli organizzativi per
queste nuove istituzioni del territorio che
proverà a tradurre in pratica tutte le
6 UNCEMNOTIZIE LUGLIO 2009
riflessioni e le analisi fatte in questi lunghi
mesi con il coinvolgimento di studiosi e
analisti, sociologi, urbanisti, economisti e
condensate e sistematizzate nel Manifesto
già citato e pubblicato grazie ad Arel –
Centro Studi fondato da Beniamino
Andreatta e Il Mulino.
Il primo terreno di sperimentazione su cui
si è concordato di lavorare è quello della
gestione forestale sostenibile. Si tratta
infatti di una materia delegata dalla Regione
alle comunità locali, che deve trovare un
quadro di esercizio efficiente e sostenibile.
Si tratta peraltro di una materia che nella
quasi totalità delle regioni è affidata alla
cura delle Comunità montane. È quindi
facilmente trasferibile ad altre realtà
regionali e permette di affrontare allo stesso
tempo i nodi dell’assetto idrogeologico,
della qualità e della regimazione delle
acque, della produzione industriale (il
distretto del mobile del Materano),
dell’energia da biomassa, del turismo (sono
ancora largamente inesplorate in Italia le
potenzialità turistiche del patrimonio
forestale) e, più in generale della qualità
ambientale (si pensi solo alle potenzialità
anche economiche della funzione di
assorbimento della Co2). Una infinità di
applicazioni ad alto valore aggiunto su cui
possono innestarsi altrettante opportunità
per lo sviluppo locale: nuove imprese, nuovi
mestieri, nuovi spazi formativi e un nuovo
stato sociale per le popolazioni rurali e
montane non subalterno ma altamente
competitivo con quelle urbane.
Un programma che vedrà il coinvolgimento
di studiosi ed esperti e soprattutto dei
territori e delle loro istituzioni.
Un banco di prova per verificare come si
può uscire “migliori” dalla crisi che stiamo
attraversando. Con istituzioni più efficienti e
un’idea dello sviluppo sostenibile per una
volta reale e non legata alle astratte
immagini consolatorie tipiche dei convegni
che, sempre più numerosi, su questi temi,
si susseguono.
Tommaso Dal Bosco > Direttore Generale Uncem
“Con delibera n°1071 del 10 giugno 2009
la Giunta Regionale di Basilicata ha
approvato un protocollo di Intesa tra la
Regione stessa e l’Uncem (Nazionale e
Delegazione Regionale) che, nell’ambito
dell’attuazione del Protocollo di Kyoto, è
indirizzato alla realizzazione di un progetto
pilota per ridurre le emissioni del gas serra,
attraverso la definizione di una metodologia
per la certificazione volontaria dei progetti di
rimozione di CO² e per permettere di
aumentare le riserve regionali di carbonio
biologico. Obiettivo primario del protocollo è
il rafforzamento dello sviluppo locale delle
aree montane lucane attraverso una
riprogrammazione territoriale, elaborando
dei piani che prevedano la valorizzazione
economica della risorsa “bosco”, superando
la logica di pura regolamentazione e
razionalizzazione dell’esistente, attraverso
una più incisiva e qualificata progettualità
che veda come attori, accanto agli Enti
Pubblici, anche grandi società private
italiane. La Regione Basilicata e l’Uncem
hanno anche un’altra ambizione, quella di
essere i promotori di una nuova rivoluzione
culturale che metta al bando i luoghi
comuni tra cui quello che considera il
bosco ed il suo sistema un residuo ed
espressione di una società agricola e
montana superata. Questa è
un’impostazione sbagliata poiché legata a
modelli di monoculture sconfitta dalla storia:
il presidio del territorio, il suo sfruttamento
sostenibile ed eco-compatibile sono la
strada da seguire affinché, per mutuare uno
slogan mai come oggi attuale “il bosco da
problema diventi risorsa” .
La scelta operativa di sottoscrivere un
protocollo d’intesa è lo strumento idoneo
per attuare una politica specifica per la
gestione delle risorse forestali e per
superare definitivamente il concetto di area
depressa della montagna lucana, intesa
come realtà posta strutturalmente ai margini
delll’accumulazione della ricchezza collettiva
ed individuale. Insomma, la scommessa di
questo nuovo modello di concertazione
istituzionale è quella di porre le basi
affinché le aree montane, le aree interne
diventino le nuove protagoniste
dello sviluppo lucano. Il progetto è
ambizioso ma con l’apporto di tutti
gli attori (pubblici e privati) che si
intende coinvolgere, i risultati
potranno essere senz’altro
positivi ed andare oltre a
quanto un semplice
protocollo d’intesa
lascia supporre.
Peccare di ottimismo
non è un reato!
Michele Petruzzi
Presidente Uncem
Basilicata
PROVVEDIMENTI
FONDO FEASR
UNCEM OTTIENE REVISIONE IVA PER ENTI PUBBLICI
L’Uncem ha segnalato ai ministri Zaia
e Tremonti una criticità emersa in
fase di implementazione dei Piani di
Sviluppo Rurale delle Regioni italiane.
Il fondo Feasr, infatti, che finanzia i piani di
Sviluppo Rurale delle Regioni, non
prevede, al contrario degli altri fondi
strutturali europei (Fesr e Fse), l’eleggibilità
dell’IVA per gli enti pubblici.
Questa disparità di trattamento
rappresenta, così come emerge dalle prime
analisi effettuate sull’avvio dei programmi,
la principale criticità che le Amministrazioni
pubbliche, piccoli Comuni e Comunità
montane in particolare, si trovano a
fronteggiare. In particolare, queste ultime,
dovendo anticipare o prevedere nei loro
bilanci la quota IVA su progetti quali, ad
esempio, azioni di contrasto del dissesto
idrogeologico e del degrado ambientale
nonché l’infrastrutturazione delle aree
rurali, si vedono preclusa ogni possibilità
di partecipare ai Programmi di Sviluppo
Rurale Regionale.
Molte Regioni, Comuni, Organizzazioni
Sindacali, hanno già sottoposto ai vari
livelli istituzionali tale questione, chiedendo
l’esenzione dell’IVA o un fondo di rotazione
nazionale a sostegno degli Enti locali,
beneficiari delle misure del PSR. La
Campania, anche in rappresentanza di altre
regioni italiane, ha posto la questione ai
servizi della Commissione Europea, che ha,
di fatto, rimandato ad una soluzione
nazionale.
Al fine di non pregiudicare l’importante
funzione che i Piani di Sviluppo Rurale
delle Regioni possono svolgere non solo
dal punto di vista ambientale ma anche da
quello sociale ed economico, soprattutto in
questa fase di recessione, e per evitare
anche il disimpegno automatico delle
somme previste per gli Enti montani,
l’Uncem chiede al ministro di intervenire
sulla questione, che risulta vitale per il
sostegno alle politiche a favore della
montagna e del mondo rurale.
Dal punto di vista tecnico-normativo, la
procedura è stata avviata attraverso un
emendamento presentato dalla Regione
Campania e fatto proprio dal Ministero per
le Politiche Agricole attraverso il Comitato
per le Politiche Agricole, secondo cui viene
istituito, presso l’Agenzia per le erogazioni
in agricoltura, il Fondo speciale IVA,
attraverso cui l’Agea è autorizzata a
rimborsare l’importo dell’IVA non
recuperabile e non rendicontabile alla
Professor Vincenzo
Luciano - Uncem
Commissione Europea nel quadro delle
operazioni finanziarie del Feasr (Fondo
europeo agricolo per lo sviluppo rurale).
Alla copertura dell’onere derivante
dall’istituzione del fondo speciale IVA,
ammontante a 250 milioni di euro per il
periodo 2007-2015, si provvede mediante
equivalente riduzione della quota nazionale
e conseguente innalzamento del Feasr,
nella fase di rimodulazione finanziaria dei
Programmi di Sviluppo rurale di cui al
regolamento CE 1698/2005.
“Questo emendamento – ha detto
Vincenzo Luciano, responsabile nazionale
Uncem per la forestazione – è il risultato di
un importante lavoro di collaborazione con
il sistema regionale avviato grazie
all’Uncem e che ci auguriamo porti ad
azioni sempre più efficaci per il reale
coinvolgimento degli enti locali nell’utilizzo
dei fondi europei”.
“Questo risultato – ha commentato il
Presidente dell’Uncem Enrico Borghi –
nasce dal fronte comune del sistema delle
autonomie, e dalla capacità dell’Uncem di
tenerne le fila su questo fronte specifico,
ed è ancora una volta segno del fatto che
solo lavorando congiuntamente si
ottengono soluzioni appropriate ad un
migliore funzionamento dei nostri enti”.
Il 2 luglio scorso, la Conferenza delle
regioni, presieduta dalla regione Puglia, ha
approvato con modifiche e integrazioni la
proposta sulla non rendicontabilità dell’IVA.
Perché sia esecutivo, si attende ora il
provvedimento dovuto da parte del
Governo.
LUGLIO 2009 UNCEMNOTIZIE 7
Istituzioni
LA SENTENZA
SCUOLA:
CONSULTA BOCCIA
TAGLI GELMINI
FRIULI VENEZIA GIULIA
BORGHI: “AVEVAMO RAGIONE, ORA
RIDISCUTERE TUTTO”
“La sentenza della Corte
Costituzionale ha confermato quanto da
noi sostenuto nei ripetuti confronti con
il ministro Gelmini. Ora è chiaro che
non può essere un regolamento
ministeriale imposto dall’alto lo
strumento con il quale dettare
centralisticamente le regole. Pertanto
serve il congelamento della situazione
attuale, senza procedere a nessuna
chiusura, accorpamento e istituzioni di
pluriclassi, in quanto non fondati su
presupposti giuridici validi. Al tempo
stesso, chiediamo l’immediata apertura
da parte del governo di un confronto
vero e serio, con regioni ed enti locali,
non appena si saranno definite le
pregiudiziali relazionali poste dalle
regioni”.
Così il Presidente dell’Uncem Enrico
Borghi commenta la sentenza della
Consulta n. 200/09 che
dichiara l’illegittimità costituzionale
dell’art. 64, comma 4, lettere f-bis e fter del decreto legge del 25 giugno
2008 n.112. Le norme dichiarate
illegittime riguardano infatti il tema del
ridimensionamento scolastico e in
particolare nei piccoli Comuni, la
maggior parte dei quali montani.
“Abbiamo più volte richiamato
l’attenzione del Governo - continua
Borghi - sul fatto che la scuola è un
elemento fondamentale per la coesione
di territori fragili e periferici come quelli
montani e che la riorganizzazione del
servizio scolastico è già stata effettuata
in precedenza a seguito della legge
sulla montagna attraverso gli istituti
onnicomprensivi. Non si possono
gettare al macero anche le esperienze
positive e occorre dettagliare regione
per regione, nel rispetto delle loro
competenze concorrenti, consapevoli
che la chiusura di una scuola in
montagna significa sancire la fine di
una comunità locale”.
8 UNCEMNOTIZIE LUGLIO 2009
COMUNITA’MONTANE
UNCEM A TONDO: SORPRESI DALL’ENFASI CENTRALISTA
“Mi sorprendo dell’enfasi positiva
attribuita ai concetti di centralismo
ed antifederalismo da parte del presidente
di una regione a statuto speciale”.
Così il Presidente dell’Uncem Enrico Borghi
aveva replicato alle dichiarazioni rese dal
Presidente della regione Friuli Venezia
Giulia sul commissariamento delle
Comunità montane attraverso tecnici che
seguano i disegni strategici della regione.
“Non riteniamo – aggiunge Borghi – che la
soluzione del commissariamento sia
adeguata ad una migliore performance di
questi enti sul territorio, che pure vengono
ritenuti necessari dallo stesso presidente
Tondo. Piuttosto, invitiamo il presidente
a guardare a quanto l’Uncem sta
proponendo per trasformare le Comunità
montane da enti distributori di risorse
pubbliche in Agenzie di sviluppo che
creano lavoro, promuovono innovazione,
imprenditorialità e crescita degli
investimenti nel settore della green
economy.
Serve uno sviluppo che parta dal basso, e
non distributori burocratici di finanze
centraliste. Solo così la montagna può
crescere, come accaduto in Carnia, in
provincia di Udine, dove la Comunità
montana, grazie al lavoro congiunto di tutti
i comuni associati, ha realizzato
investimenti per 25 milioni di euro in
impianti idroelettrici, biomasse e solari
senza un euro di prelievo fiscale. In ogni
caso, le Comunità montane sono
esponenziali dei Comuni, pertanto ogni
decisione sulla governance deve partire dai
livelli comunali e investire un soggetto che
abbia ricevuto un mandato effettivo
democratico”.
“Invece che sciogliere, abolire o
commissariare le Comunità montane –
aveva aggiunto il Presidente dell’Uncem
Friuli-Venezia Giulia Giuseppe Marinig –
COMMISSARIATE
Renzo Tondo,
Presidente FVG
suggeriamo al presidente Tondo di rivedere
il loro ruolo, le loro competenze e le loro
funzioni in relazione a quelle degli altri enti
locali. E’ necessario un ampio processo di
riforma dell’intero Sistema delle Autonomie
locali, all’interno del quale possa essere
valorizzata la natura delle Comunità
montane. Ricordo inoltre che se la
sentenza della Corte Costituzionale n.
229/2001 ha riconosciuto alla Regione
autonomia legislativa in materia, ha altresì
affermato il diritto dei Comuni interessati
ad una effettiva partecipazione al processo
di riforma ed eventualmente di gestione
provvisoria”.
Ma nessuna risposta è arrivata dalla
regione, e perciò, in occasione della
discussione dell’emendamento in Consiglio
Regionale, il Presidente Marinig aveva
invitato tutti i sindaci dei Comuni montani a
presenziare alla seduta.
“Ci auguriamo – ha commentato Borghi
questa decisione – che la presenza dei
sindaci ai lavori del consiglio regionale
riporti la questione delle Comunità
montane su un altro piano, evitando che si
configuri un vero e proprio esproprio
forzato nei confronti dei comuni montani
friulani, che si vedrebbero in tal modo
sottratti risorse e strumenti che
appartengono di diritto alle popolazioni
montane. Ancora una volta si pretende che
la piccola Chiesa di montagna faccia
l’elemosina al Duomo della città: è un film
che abbiamo già visto e sul quale il
Consiglio Regionale del Friuli farebbe bene
Ogni decisione sulla
governance deve partire dai
livelli comunali
a meditare, visto che in altre realtà
autonome come la Sardegna, dove si sono
tentate operazioni simili, si è assistita alla
levata di scudi da parte dei sindaci, che ha
di fatto svuotato il tentativo centralista di
commissariare le municipalità attraverso
funzionari regionali. Mi auguro che si levi
anche la voce dell’Anci a difesa delle
prerogative dei piccoli Comuni montani
friulani, perchè il fronte delle autonomie
deve reagire compatto di fronte ad una
impostazione così marcatamente
regressiva”.
Niente da fare. Il 9 luglio è stato approvato
l’emendamento di commissariamento delle
Comunità montane. “Il commissariamento
tecnico delle Comunità montane e la
riforma dei livelli organizzativi della Sanità
sono due passaggi imprescindibili nel
disegno di governo che stiamo portando
avanti – ha dichiarato Tondo durante
l’incontro dei capigruppo in Consiglio
regionale con l’Uncem Friuli, gli
amministratori delle Comunità montane e i
sindaci – e che ha come scopo la
costruzione delle condizioni per migliorare
l’assetto della Regione. Il voto dell’Aula su
questi due punti ci dirà se c’è la volontà o
meno di riformare il sistema. La
continuazione dell’attuale esperienza di
governo dipenderà da questo. Su questi
due punti io non torno indietro”. Tondo si è
detto in ogni caso disponibile a istituire un
tavolo di concertazione insieme alle
amministrazioni locali delle aree montane
per stabilire il percorso di riforma. All’inizio
dell’incontro, coordinato da Annamaria
Menosso, vicepresidente del Consiglio
regionale, alla presenza anche
dell’assessore alle Autonomie locali
Federica Seganti, le richieste delle
delegazioni sono state tutte improntate
sulle garanzie per il mantenimento
dell’attuale livello di autonomia. L’Uncem
ha chiesto di nominare commissari gli
attuali amministratori delle Comunità
montane per dare continuità
amministrativa agli Enti fino al varo della
riforma, oltre che di preservare l’autonomia
e l’identità del territorio montano. La
Comunità montana del Friuli occidentale ha
stigmatizzato la decisione di
commissariare Enti che non sono stati
inadempienti a favore di un riordino al
quale nessuno si oppone. I sindaci hanno
chiesto di avere anche per il futuro uno
strumento attraverso il quale l’area
montana potrà continuare a essere
protagonista delle proprie politiche di
sviluppo. Chieste anche garanzie sul
mantenimento delle titolarità delle proprietà
delle Comunità montane. Per il capogruppo
del PD Gianfranco Moretton, il presidente
Tondo si è espresso in modo assolutistico,
manifestando la volontà di una Regione
centralizzante, senza fornire un disegno per
il futuro delle aree montane, né cogliere le
grandi aperture degli amministratori locali.
Franco Baritussio, vicecapogruppo PdL, ha
invece evidenziato la disponibilità di Tondo
a istituire immediatamente un tavolo di
concertazione con i vari livelli di governo
locale.
LUGLIO 2009 UNCEMNOTIZIE 9
Istituzioni
SOLIDARIETA’
G8 - LE DOLOMITI
ABBRACCIANO L’AFRICA
IN 6000 ATTORNO LE TRE CIME DI
LAVAREDO PER RICORDARE AI POTENTI
DELLA TERRA GLI IMPEGNI NEI
CONFRONTI DEI PAESI DEL SUD DEL
MONDO
Oltre seimila persone hanno
abbracciato domenica 5 luglio le Tre
Cime di Lavaredo per chiedere ai grandi
della terra di rispettare gli impegni nei
confronti dei Paesi del Sud del Mondo. Una
grande festa, quella che si è svolta a
Misurina in occasione della manifestazione
“G8 - Le Dolomiti abbracciano l’Africa”
che ha visto lo stringersi di dodicimila mani
in un suggestivo girotondo colorato di
famiglie, giovani, anziani, volontari di
decine di movimenti e associazioni. Migliaia
di mani, ma anche migliaia di voci che
hanno intonato gospel africani, canti di
montagna, jodler. Alcuni volontari hanno
percorso, durante tutta la giornata, la
Catena umana e raccolto migliaia di
messaggi destinati ai responsabili dei G8 da
parte dei partecipanti: messaggi che sono
stati radunati in serata in un unico cd. Di
10 UNCEMNOTIZIE LUGLIO 2009
questo cd sono state prodotte 8 copie che
sono state consegnate alla rock star Bono
Vox degli U2, da anni impegnato nella
campagna per l’azzeramento del debito dei
paesi del terzo mondo e fondatore
dell’organizzazione “DATA“, (Debt, Aids,
Trade, Africa), per essere quindi recapitate
direttamente agli 8 Grandi riuniti per il
summit del G8 a L’Aquila dall’8 al 10 luglio.
PERCHE’ LE DOLOMITI:
La scelta delle Dolomiti come teatro
dell’evento non è casuale e racchiude un
simbolismo forte. Queste montagne sono
nate 40 milioni di anni fa proprio a causa
delle forze sollevatrici dovute all’impatto tra
le placche di Africa ed Europa,
rappresentano dunque la cerniera naturale
tra i continenti, un luogo d’incontro
simbolico creato da madre natura.
Le Tre Cime di Lavaredo descrivono una
trinità naturale che si eleva verso il cielo. Da
sanguinoso teatro della Grande Guerra
vogliono ora diventare emblema di pace,
giustizia, uguaglianza e garanzia di diritti
Vescovo di Belluno-Feltre monsignor
Giuseppe Andrich, il cantautore veneziano
Gualtiero Bertelli, il giornalista Edoardo
Pittalis, gli sportivi Pietro Piller Cottrer
campione di sci di fondo e l’alpinista Fausto
De Stefani, presidente di Mountain
Wilderness. A rappresentare le associazioni
che hanno aderito con entusiasmo e
convinzione all’evento c’erano: Enrico
Borghi, presidente Uncem, Paolo Pobbiati,
presidente di Amnesty International, Fabio
Salviato, presidente Banca Etica, don
Dante Carraro, direttore Cuamm,
Francesco Carrer, direttivo Club Alpino
Italiano.
Tra coloro che non hanno potuto essere
presenti sulle Dolomiti, ma che hanno
sostenuto la manifestazione di solidarietà,
Paolo “Pau” Bruni per i Negrita,
Francesco Baccini e Liam O’Maonlai
(cantante della band irlandese Hothouse
Flowers), Sergio Marelli di Focsiv, che
hanno inviato dei video-messaggi pubblicati
sul canale di YouTube nel sito internet
creato appositamente per l’occasione
(http://www.dolomitafricag8.it).
Messaggi di sostegno sono arrivati anche
dal Presidente della Repubblica Giorgio
Napoletano, dal Presidente della Camera
Gianfranco Fini, dal Presidente del Summit
dei Premi Nobel per la Pace Walter
Veltroni, dal Presidente del Gruppo di
lavoro Onu – Unione Africana Romano
Prodi, da padre Alex Zanotelli e da Bono
degli U2.
Una manifestazione, quella di Misurina, che
nasce da un’idea forte ma anche “poetica”
come l’ha definita Bono Vox. La rockstar
irlandese è stata infatti vicina agli
organizzatori della manifestazione sin dal
primo momento con un messaggio scritto
di suo pugno: “Voglio dire - si legge quanto sono grato a tutti coloro che
lavorano per l’uguaglianza e la giustizia dei
poveri del mondo e a Tatiana, per aver
organizzato questa iniziativa in occasione
del summit italiano dei potenti del G8.
Abbiamo montagne da scalare - conclude
Bono - ma sarà molto più facile con le sue
idee poetiche”.
Triveneto, Centro Missionario Diocesano
Belluno-Feltre, Movimento Giovanile
Missionario, SFT Students for Free Tibet ,
Incontro fra i popoli, Mani Tese, Emergency
Belluno, Sezioni locali Associazione
Nazionale Alpini, C.N.S.A.S. Corpo
Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico.
Tatiana Pais Becher
Ideatrice di “Le Dolomiti Abbracciano L’Africa”
Assessore alla Cultura del Comune di Auronzo di
Cadore
Enrico Borghi,
Presidente Uncem.
Sotto Moni Ovadia
HANNO ADERITO:
per l’Africa. Diritti chiesti a gran voce da
uomini, donne e bambini che si sono tenuti
per mano in un abbraccio simbolico tra i
due continenti. L’elevazione delle cime
verso il cielo ha condotto idealmente queste
voci di speranza verso l’Infinito.
Le Tre Cime di Lavaredo sono inoltre
emblema e simbolo di tre Obiettivi di
Sviluppo del Millennio che legano
indissolubilmente nei loro contenuti i
destini dei due continenti:
> Sradicare la povertà estrema e la fame
> Garantire la sostenibilità ambientale (ivi
compreso l’accesso all’acqua potabile)
> Sviluppare un paternariato mondiale per
lo sviluppo
OSPITI ILLUSTRI:
Tra i 6000 presenti non hanno voluto
mancare all’appuntamento: Moni Ovadia, il
La manifestazione “G8 - LE DOLOMITI
ABBRACCIANO L’AFRICA” è stata
promossa dal Comune di Auronzo di
Cadore e dalla ONG Associazione Gruppi
“Insieme si può...” Onlus, con il patrocinio
della Camera Dei Deputati, Regione del
Veneto, Provincia di Belluno, Provincia di
Bolzano, Comunità Montana Centro Cadore,
Comune di Dobbiaco, Comune di Cortina
D’Ampezzo, CAI Club Alpino Italiano,
Uncem, Gruppo Parlamentari Amici della
Montagna.
All’iniziativa hanno aderito: Fondazione Rita
Levi Montalcini, CUAMM, Associazione
Amici di Cortina, AGESCI, Amnesty
International, AMREF, Nigrizia, Banca Etica,
Mountain Wilderness, FOCSIV Federazione
Organismi Cristiani Servizio Internazionale
Volontario, Jardin de Los Ninos Onlus,
ACLI, Centri Missionari Diocesani del
LUGLIO 2009 UNCEMNOTIZIE 11
Istituzioni FORESTAZIONE
CONTRATTO FORESTALI
VINCENZO LUCIANO
PRESIDENTE
IL RESPONSABILE NAZIONALE PER LA FORESTAZIONE ALLA GUIDA
DEL COMITATO PARITETICO NAZIONALE CCNL
Vincenzo Luciano, responsabile
nazionale Uncem per la
forestazione, è stato nominato
all’unanimità il 18 giugno scorso
presidente del Comitato paritetico
nazionale relativo al Contratto sulla
forestazione. Il Comitato, composto da sei
rappresentanti delle associazioni datoriali
e dalle sei organizzazioni sindacali dei
lavoratori, ha il compito, tra le altre cose,
di acquisire informazioni e dati sulle
strutture promosse in materia di
forestazione, sui piani e programmi
promossi dalle parti datoriali e dagli enti
delegati, di monitorare i flussi
occupazionali e la dinamica delle
12 UNCEMNOTIZIE LUGLIO 2009
assunzioni e delle retribuzioni, l’igiene e la
sicurezza nei luoghi di lavoro, l’evoluzione
delle tecnologie di processo.
Tale Comitato è presieduto a turni biennali
da un rappresentante delle associazioni o
degli enti datoriali stipulanti.
“La mia nomina, in rappresentanza
dell’Uncem nazionale – ha detto il neo
presidente Luciano – è il riconoscimento
al lavoro prodotto sempre con grande
equilibrio dalle parti negoziali. Il Comitato
è garanzia di un sistema organico di
informazioni e di conoscenza
dell’andamento del settore, con
particolare riferimento alle problematiche
del suo sviluppo in termini produttivi”.
RIFORME
LA LINEA SOTTILE TRA
SVILUPPO E ABBANDONO
LA RIFLESSIONE DI EDUARDO RACCA SU RIFORME
E OPPORTUNITÀ PER I PICCOLI COMUNI
Tornano in scena i piccoli Comuni. E
speriamo che ci restino a lungo.
Almeno fino a quando non saranno
approfondite e risolte in modo sistematico
le questioni più importanti che li
riguardano. Il processo riformatore in atto
spinge politici, costituzionalisti ed
economisti ad affrontare i loro problemi. Il
federalismo fiscale non coinvolge solo i
grandi enti, ma tocca da vicino anche
quelli piccoli. Per la sua attuazione su
tutto il territorio nazionale occorre
razionalizzare nell’ambito del Codice delle
autonomie gli assetti locali per metterli in
condizione di dare risposte credibili, a
cominciare dalle realtà meno attrezzate e
quindi maggiormente esposte al rischio di
non essere all’altezza del compito. Nelle
aree periferiche del Paese le
amministrazioni incontrano enormi
difficoltà nell’esercitare le funzioni
fondamentali a causa di costi elevati e di
risorse limitate. Vanno scelte formule
appropriate di aggregazione evitando di
stravolgere con soluzioni improvvisate gli
attuali modelli istituzionali. Gli enti di
secondo livello non solo vanno tenuti in
vita, ma vanno rafforzati e migliorati sulla
scorta delle esperienze maturate, in modo
tale che essi si evolvano e si adeguino alle
sopravvenute esigenze. Per non lasciare
sguarniti i piccoli Comuni, bisogna evitare
il rischio di allontanare dai loro territori le
decisioni politiche che li riguardano e di
spezzare in maniera traumatica rapporti
consolidati tra enti e popolazioni.
Le minacce ambientali dovute ai
cambiamenti climatici e la questione
energetica possono trovare nelle zone
rurali italiane risposte interessanti. In
fondo questi Comuni sono piccoli solo
demograficamente, perché presentano
una densità di popolazione molto bassa
ma, nella maggior parte dei casi, hanno
una estensione territoriale di tutto
rispetto. Complessivamente governano
più della metà del territorio nazionale dove
è maggiormente possibile produrre
energia alternativa e compensare
Federalismo fiscale: nelle
aree periferiche del Paese il
lavoro è difficile
l’anidride carbonica con l’ossigeno delle
loro foreste.
Ci si riferisce soprattutto ai piccoli
Comuni marginali, quelli per intenderci
distanti dalle città, le cui comunità si sono
nella generalità dei casi ridotte
notevolmente a seguito delle emigrazioni
emorragiche del primo e secondo
dopoguerra verso il triangolo industriale
dell’Italia del Nord, l’Europa occidentale o
addirittura Oltreoceano, dove ancora
tramandano i loro incomprensibili dialetti,
consumano i vecchi riti, celebrano le feste
religiose del paese d’origine. Territori
rurali con abitanti stipati fino
all’inverosimile in tuguri fatiscenti negli
anni della miseria ma disabitati oggi. Dove
la presenza umana non è mai quella
giusta: ieri c’era troppa gente che non
riusciva a sfamarsi, oggi ce n’è poca per
accudire vaste aree sempre più
abbandonate a se stesse. Territori dove
coloro che vi sono nati hanno
continuamente voglia di ritornare, ma
quasi sempre desistono dal farlo. Per
pigrizia, per paura di rompere l’incanto dei
ricordi, per non sentirsi forestieri in terra
propria, per acquiescenza nei confronti
dei figli non disposti a seguirli. Territori
ampi, disabitati, ricchi di risorse ma
sostanzialmente privi di istituzioni forti in
grado di tutelare al meglio le loro
ricchezze naturali, di gestire i problemi e
di governare in una dimensione
appropriata i nuovi processi che li stanno
coinvolgendo.
Eduardo Racca
Guida agli enti locali del sole 24 ore – 27 giugno
LUGLIO 2009 UNCEMNOTIZIE 13
L’opinione
GREEN
ITERRITORIELA“GREENECONOMY”:
LA SFIDA DELLA BASILICATA
L’ECONOMISTA PAOLO GURISATTI, TRA GLI AUTORI DEL VOLUME “LA SFIDA DEI TERRITORI NELLA GREEN
ECONOMY”, RIASSUME LE OPPORTUNITÀ DI BUSINESS CHE L’ECONOMIA VERDE PRESENTA PER LE AREE
MONTANE E ANALIZZA IL “CASO” BASILICATA
Quando il petrolio è arrivato a
147$ al barile la “vecchia
economia” si è fermata. Milioni di
persone in tutto il mondo si sono rese conto,
tutte assieme, contemporaneamente, che uno
sviluppo basato su prodotti che consumano
troppa energia, troppe materie prime scarse e
risorse naturali, oltre un certo livello di
crescita, “grippa”, si “pianta”. Per tornare a
crescere è necessario costruire un’economia
diversa dal passato.
Non è questione di rinunciare al benessere e
alla tecnologia moderna, ma si tratta di
rivedere le caratteristiche dei prodotti e dei
processi produttivi in chiave “green”. Milioni
di persone hanno cominciato a ripensare alla
propria attività, ponendosi una semplice
domanda: il prodotto che sto comprando, la
casa che sto costruendo… continuerà ad
avere un “valore” nei prossimi anni, oppure
perderà valore, fino a diventare un puro
“costo di smaltimento e rottamazione” come
le auto “Euro 1” che ormai non interessano a
nessuno?
Questa svolta, questa reazione collettiva (che
lo studioso americano Richard Florida ha
identificato con il termine “reset”) è la “green
economy”. Un fenomeno di massa che sta
portando il mondo verso una economia
basata su prodotti e processi industriali che
consumano meno materie prime scarse e
“mantengono” il loro valore nel tempo.
Tornano di moda soluzioni e materiali che
negli anni del petrolio facile erano stati
abbandonati. Tornano utili attività che
nell’epoca dell’industrializzazione urbana
erano state abbandonate.
Tre questi materiali c’è senza dubbio il legno e
tra queste attività ci sono la coltivazione del
bosco, la produzione di energia da fonti
rinnovabili locali, la ristrutturazione del ciclo
dell’acqua o lo sviluppo di insediamenti piccoli
e accoglienti, alternativi a quelli disponibili
nelle aree metropolitane. Il “manifesto per la
montagna”, lanciato dall’Uncem nel libro “La
sfida dei territori nella green economy” offre
suggestioni preziose a proposito delle
prospettive di sviluppo “green” nei territori di
montagna.
Tra questi territori rientra a pieno titolo la
Basilicata, regione in transizione da un
modello di sviluppo orientato alla “imitazione”
di sistemi produttivi della “vecchia economia”,
ad un sistema alternativo, maggiormente
orientato alla valorizzazione delle specificità
locali. E’ interessante ricordare che proprio la
Basilicata ha recentemente trovato un
“tesoro”, che potrebbe essere utilizzato per i
futuri programmi di sviluppo (mi riferisco al
petrolio e alle royalties connesse). E proprio
sulle modalità di impiego di tale “tesoro” si
stanno interrogando i dirigenti regionali, che
14 UNCEMNOTIZIE LUGLIO 2009
percepiscono di trovarsi di fronte a un bivio:
da un lato continuare a investire sviluppo
locale con gli strumenti tradizionali della
programmazione negoziata, della
contrapposizione tra pubblico e privato, delle
procedure più che dei risultati; dall’altro lato
“inventare” una strada nuova, una strategia di
integrazione delle competenze pubbliche e
private attorno a progetti concreti, nuove
formule imprenditoriali e istituzionali che
sappiano incrociare le potenzialità e i saperi
delle comunità locali con le opportunità offerte
dalle reti globali, dal Mediterraneo e anche da
grandi strutture nazionali come Eni.
La sfida è aperta e il vento della “green
economy” offre un’opportunità da non
perdere per collocare la Basilicata sulla
frontiera dell’innovazione in nuovi business
emergenti. La recente intesa tra Regione e
Uncem, per la costruzione di un nuovo
mercato delle risorse forestali, rappresenta
una prima occasione concreta di
sperimentazione di un “modello autoctono” di
organizzazione dell’economia “green”.
Bisogna organizzare meglio la coltivazione del
bosco per riuscire ad “incassare” crediti per la
cattura di CO2? E’ possibile rivedere, almeno
in parte, le modalità di coltivazione del bosco
Con la green economy il
mondo va verso una
diminuzione dei consumi
delle materie prime
per arrivare ad ottenere materie prime
certificate per la filiera legno? E’ utile integrare
le attività forestali in senso stretto con altre
attività connesse, come la co-generazione di
energia da diverse fonti rinnovabili (acqua,
sole, biomasse), il teleriscaldamento, lo
sviluppo di nuove soluzioni di efficienza
energetica e ambientale?
Attorno a queste domande è oggi possibile,
anzi necessario, sperimentare un nuovo
modello organizzativo delle risorse
comunitarie locali. Esistono non solo reti di
competenze tecniche a cui è possibile
collegarsi (nazionali e internazionali), ma
anche una rete di esperienze di “governo”
dello sviluppo a livello locale da cui è possibile
ricavare indicazioni utili a superare l’impasse
di molte “buone pratiche” rivelatesi fallaci. Mi
riferisco, solo a titolo di esempio, alla rete dei
costruttori Leed o Casaclima (che da alcuni
anni stanno lavorando alla progettazione di
edifici a basso consumo), alla rete dei distretti
tecnologici dell’energia e del
teleriscaldamento (che stanno mettendo a
punto sistemi ad alto rendimento per
tecnologie di co-generazione a scala piccola),
alla rete delle comunità montane e delle
regioni che stanno sperimentando modelli di
collaborazione pubblico-privato più efficienti e
più avanzate di quelle mediamente disponibili
a livello nazionale ed europeo).
La Basilicata può diventare un laboratorio
avanzato di “green economy” e di sviluppo
locale, a partire dalla propria identità e dalla
propria unicità, proprio perché finora non ha
seguito le traiettorie apparentemente semplici
proposte dalle autorità centrali.
Flash
L’AGENDA DEL MESE
Eventi, convegni, cultura…
EVENTO
LUOGO
DATA
IN BREVE
PER SAPERNE DI PIU’
Crescere a ogni
costo? Le Alpi alla
ricerca della felicità
Gamprin/FL
17-19
settembre
Convegno annuale della CIPRA 2009
www.cipra.org
Conferenza
Internazionale del
Clima
Genf /CH
10 - 16 agosto
Previsioni climatiche e informazioni per la
costruzione di issues inerenti la
Conferenza Internazionale del Clima
www.wmo.ch/pages/world_clima
te_conference
www.cai.it
L’Uomo e la Filosofia
della Montagna
Vicoforte
31 agosto - 4
settembre
Dibattito in forma di workshop sulla
montagna. Filosofia di vita. Si parte da
una lettura antropologica delle Alpi, delle
culture semplici e raffinate elaborate dai
suoi abitanti nel corso dei secoli
Klimaenergy: Fiera
delle Energie
Rinnovabili
Bolzano
24 - 26
settembre
Il Trentino Alto Adige è all’avanguardia nel
risparmio energetico, a Klimaenergy sono
evidenziati i risultati ottenuti dalla
Provincia Autonoma di Bolzano
www.fierabolzano.it
[email protected]
www.alpi365.it
www.fierabolzano.it
Alpi365: Expo
Biennale delle
Montagne
Torino
08 - 10 ottobre
Appuntamento dedicato alla promozione e
valorizzazione degli ambienti montani,
come realtà legate al turismo e ad aspetti
culturali ed economici da salvaguardare
Agrialp: Fiera
Agricola dell’Arco
Alpino
Salzburg /AT
6 - 9 novembre
Incontri e convegni sulle attuali
problematiche del settore
> Il libro
RURITALIA. LA RIVINCITA DELLE CAMPAGNE
A cura di Corrado Barberis, Donzelli Editore
Il testo è stato realizzato per i cinquant’anni
dell’Insor, (l’Istituto di sociologia rurale fondato da
Giuseppe Medici insieme a Manlio Rossi-Doria,
Umberto Zanotti-Bianco, Francesco Compagna), che
Corrado Barberis presiede da quarant’anni. Il
volume raccoglie i dati di ricerche condotte in
decenni sui processi dell’urbanizzazione e sulle
dinamiche che accompagnano gli insediamenti
abitativi.
Oggi, alla fine di un lungo processo, il pendolo torna
a oscillare verso quelle porzioni di territorio
caratterizzate da minore densità abitativa, da una
prevalenza della terra rispetto al cemento, della
campagna sulla città. Modelli e stili di vita, valori
della campagna prendono sempre più piede in
questo inizio di nuovo millennio. Si tratta
ovviamente di una campagna ben diversa da quella
da cui era partito l’esodo contadino, e che in ogni
caso torna a essere centro. “Per i protagonisti
dell’esodo – dice Barberis – la città era il Paradiso”.
Oggi invece cresce un’Italia rurale, che sta
pareggiando quella urbana. La popolazione delle
campagne è diventata più ricca, più colta e più
dinamica, perché non si tratta solo di agricoltori ma
di liberi professionisti e giovani laureati che
scelgono di allontanarsi dalle città.
LUGLIO 2009 UNCEMNOTIZIE 15
Le norme
SVILUPPO ECONOMICO
Con il voto finale del Senato sono diventate
legge le disposizioni per lo sviluppo
economico, la semplificazione, la
competitività nonché in materia di processo
civile. In sintesi, il provvedimento contiene,
tra l’altro, alcune importanti norme nelle
seguenti materie:
Tutela degli interessi nei procedimenti
amministrativi di competenza delle regioni
degli enti locali - L’articolo reca ulteriori
modifiche alla legge n. 241 del 1990,
intervenendo in ordine all’ambito di
applicazione della legge medesima, con
riguardo alle società con totale o prevalente
capitale pubblico e alle amministrazioni
regionali e locali.
Spese di funzionamento e disposizioni in
materia di gestione delle risorse umane Disposte alcune modifiche al d.lgs. n. 165 del
2001 in materia di lavoro presso le pubbliche
amministrazioni. Si autorizzano le pubbliche
amministrazioni e gli enti finanziati
direttamente o indirettamente a carico del
bilancio dello Stato, nel rispetto dei princìpi di
concorrenza e di trasparenza, ad acquistare
sul mercato i servizi originariamente prodotti
al proprio interno, a condizione di ottenere
conseguenti economie di gestione e di
adottare le necessarie misure in materia di
personale e di dotazione organica. Inoltre,
prevede che le stesse amministrazioni
provvedano al congelamento dei posti e alla
temporanea riduzione dei fondi della
contrattazione. I collegi dei revisori dei conti e
gli organi di controllo interno delle
amministrazioni vigilano sull’applicazione
delle nuove disposizioni, evidenziando i
risparmi derivanti dall’adozione dei
provvedimenti in materia di organizzazione e
di personale, anche ai fini della valutazione del
personale con incarico dirigenziale.
Modificato in più parti l’articolo 7, comma 6,
del d. lgs. n. 165 del 2001, al fine di ampliare i
casi nei quali si può prescindere dal possesso
del requisito della comprovata
specializzazione universitaria nella stipulazione
di contratti con personale esterno per far
fronte a esigenze alle quali non è possibile far
fronte con il personale in servizio.
Diffusione delle buone prassi nelle
pubbliche amministrazione e tempi per
l’adozione dei provvedimenti o per
l’erogazione dei servizi al pubblico L’articolo promuove l’individuazione e la
diffusione delle buone prassi in uso presso gli
uffici delle pubbliche amministrazioni
pubbliche statali e introduce l’obbligo per le
16 UNCEMNOTIZIE LUGLIO 2009
medesime amministrazioni di pubblicare, sul
proprio sito web o con idonee modalità, un
indicatore dei tempi medi di pagamento dei
beni, dei servizi e delle forniture acquistate
nonché dei tempi medi di definizione dei
procedimenti e di erogazione dei servizi resi
all’utenza.
Riorganizzazione del Centro nazionale per
l’informatica nella pubblica
amministrazione, del Centro di formazione
studi e della Scuola superiore della
pubblica amministrazione - Si delega il
Governo ad adottare decreti legislativi di
riassetto normativo per il riordino, la
trasformazione, la fusione o la soppressione
del Centro nazionale per l’informatica nella
pubblica amministrazione, del Formez e della
Scuola superiore della pubblica
amministrazione. A tal fine, si richiede un
previo confronto con regioni ed enti locali
interessati a salvaguardare, ove possibile, la
permanenza delle sedi già presenti sul
territorio per garantire il mantenimento dei
livelli occupazionali.
Servizi informatici per le relazioni tra
pubbliche amministrazioni e utenti L’articolo reca disposizioni per favorire le
relazioni tra le pubbliche amministrazioni e gli
utenti attraverso un maggiore utilizzo della
posta elettronica certificata come strumento
di comunicazione e per permettere al
pubblico di conoscere i tempi di risposta, le
modalità di lavorazione delle pratiche e i
servizi disponibili. Escluse dall’applicazione
dell’articolo ai procedimenti, anche
informatici, già disciplinati da norme speciali.
LEGGE QUADRO CONTABILITÀ E
FINANZA PUBBLICA
La Commissione Bilancio del Senato ha
approvato il disegno di legge di riforma della
contabilità e finanza pubblica, ora al vaglio
dell’Assemblea. Il disegno di legge di
contabilità e quello di stabilità
(precedentemente la legge finanziaria
annuale) comporranno la manovra triennale
di finanza pubblica. La legge di stabilità è
presentata alle Camere entro il 15 ottobre,
corredata di una Nota tecnico-illustrativa da
Nasce l’Osservatorio
Nazionale per la qualità del
paesaggio, dell’architettura e
dell’arte contemporanea
inviare alle Camere. Previste poi misure di
trasparenza e la controllabilità della spesa
(con l’istituzione della Commissione
parlamentare per la trasparenza dei conti
pubblici). Nuovo strumento la “decisione
quadro di finanza pubblica”, che contiene gli
obiettivi di politica economica e il quadro delle
previsioni economiche e di finanza pubblica
almeno per il triennio successivo.
Tra l’altro, il Governo è delegato ad adottare
uno o più decreti legislativi per consentire il
completamento della riforma della struttura
del bilancio dello Stato e la programmazione
delle risorse assicurandone una maggiore
certezza, trasparenza e flessibilità.
OSSERVATORIO NAZIONALE
QUALITÀ DEL PAESAGGIO
Il Sottosegretario per i Beni e le Attività
culturali, Francesco Giro, su delega del
Ministro Sandro Bondi e alla presenza del
Direttore Generale della per la qualità e la
tutela del paesaggio, l’architettura e l’arte
contemporanea, Francesco Prosperetti, ha
istituito l’Osservatorio nazionale per la qualità
del paesaggio previsto dal codice dei Beni
Culturali. L’Osservatorio promuoverà studi e
analisi per la formulazione di proposte idonee
alla definizione delle politiche di tutela e
valorizzazione del paesaggio italiano.
Tra le sue funzioni avrà anche quella di
proporre le linee guida per la redazione dei
progetti di qualità architettonica incidenti sui
beni paesaggistici e le modalità di
identificazione dei paesaggi a rischio. Ancora,
tra i compiti assegnati all’Osservatorio vi
saranno quelli di proporre l’adozione di
parametri e obiettivi di qualità paesaggistica e
gli orientamenti per le politiche di restauro,
ripristino e riqualificazione paesaggistica di
beni e aree degradate. Infine, elaborerà ogni
due anni un rapporto sullo stato delle
politiche per il paesaggio. Oltre al Ministro e
al Direttore Generale fanno parte
dell’Osservatorio un direttore regionale del
Ministero, i dirigenti del servizio II e III della
direzione della Parc, tre rappresentanti degli
enti territoriali designati dalla Conferenza
unificata, tre rappresentanti delle associazioni
di protezione ambientale individuate dal
Ministro, più un esponente del Consiglio
Nazionale degli Architetti e quattro esperti in
materia di paesaggio di elevata
professionalità, sempre individuati dal
Ministro. La nascita dell’Osservatorio cade il
giorno dopo l’approvazione del nuovo
regolamento del Ministero da parte delle
Commissioni parlamentari, dove la difesa del
paesaggio è uno degli obbiettivi considerati
irrinunciabili dall’Esecutivo.
PROGETTO “ITALIA & TURISMO”
Il Presidente del Consiglio dei Ministri,
Silvio Berlusconi, insieme al Ministro del
turismo, Michela Vittoria Brambilla, ha
presentato il “Pacchetto Italia turismo”,
realizzato con la collaborazione degli istituti di
credito: Unicredit, Intesa Sanpaolo, Banco
Popolare, Banca Popolare di Milano e Banca
Popolare di Sondrio e delle tre confederazioni
del turismo: Confturismo-Confcommercio,
Federturismo-Confindustria e AssoturismoConfesercenti. Il Progetto “Italia & Turismo”
ha l’obiettivo di mettere a disposizione del
comparto ingenti risorse finanziarie
aggiuntive ed a condizioni particolarmente
vantaggiose rispetto alla ordinaria attività
creditizia, anche con il coinvolgimento delle
Associazioni di categoria e dei Consorzi
Confidi. Il Progetto è riuscito a riunire un
plafond di 1,6 miliardi di euro disponibili
immediatamente per il finanziamento di nuovi
investimenti nel settore dell’accoglienza
ricettiva turistica, sulla base di condizioni di
servizio applicate dalle imprese bancarie
partecipanti, estremamente innovative ed
interessanti che non riguardano solo le
condizioni economiche del credito (tasso
RIBS e Euribor 1/3/6 mesi base 360,
maggiorato di uno spread che, in ogni caso
partirà da 1,0 punti percentuali mentre lo
spread massimo non potrà superare il 2,5%,
determinato di volta in volta in relazione alla
tipologia di intervento, alla durata e al rating
della clientela), ma anche i tempi di risposta
ed evasione delle istruttorie di finanziamento,
il supporto operativo allo sviluppo anche
commerciale ed altri servizi aggiuntivi a quello
centrale creditizio che ciascuna banca ha
voluto riservare alle imprese del settore
turistico. La distribuzione territoriale degli
sportelli delle banche partecipanti copre
integralmente il territorio nazionale, con un
totale di 14.621 sportelli, e la presenza
capillare dei CONFIDI. Considerato l’obiettivo
del rafforzamento strutturale del settore del
turismo, questo Protocollo di Intesa prevede
il contributo delle banche non solo attraverso
un concreto sostegno creditizio allo sviluppo
di nuovi investimenti, ma anche con “progetti
pilota” finalizzati ad accompagnare le micro e
piccole imprese del settore in un percorso di
cambiamento per consentire loro di eccellere
nel proprio settore di attività.
UTILIZZO FONDI COMUNITARI
Nel corso della indagine conoscitiva al
Senato, presso la Commissione politiche UE,
sull’utilizzo dei fondi comunitari, il 17 giugno
è stato ascoltato il Coordinatore dell’Ufficio di
Segreteria del Comitato interministeriale per
gli Affari Comunitari Europei (Ciace), il
Ministro plenipotenziario Gaiani.
Questi ha imperniato il proprio intervento sui
fondi gestiti direttamente dalla Commissione
europea, sottolineandone i criteri competitivi
tra i partecipanti e senza che vi sia
l’interposizione degli Stati. I fondi comunitari
a gestione diretta, anche se costituiscono
solamente il 10 per cento del bilancio
complessivo dei fondi comunitari, stanno
assumendo sempre di più un carattere
strategico all’interno della complessiva
politica di coesione dell’Unione europea. In
particolare, questa tipologia di finanziamenti
va principalmente svolgendo una funzione di
«volano», che prelude ad ulteriori e
successivi finanziamenti, vuoi di natura
nazionale che internazionale. Proprio per tale
ragione, è prevedibile un rafforzamento, nel
prossimo futuro, della quota di disponibilità
finanziarie allocate a favore di tali fondi.
Poiché, fino ad ora, è risultato piuttosto
difficile acquisire informazioni e dati in merito
ai fondi comunitari diretti, in quanto la loro
gestione avveniva in maniera frammentata da
parte dei servizi della Commissione, è emersa
l’esigenza, fatta valere anche dal Governo
italiano, di acquisire una maggiore
trasparenza su di essi: per tale ragione, la
Commissione ha istituito, di recente, un
apposito data-base sperimentale, grazie al
quale sarà possibile avere indicazioni più
esaustive sulla qualità della spesa relativa a
tali finanziamenti, nonché sulla chiarezza delle
procedure che ad essi si riferiscono.
Nel 2007, ultimo anno di cui si dispongono
cifre certe, l’Italia ha ricevuto, come
stanziamento complessivo in quota «fondi
diretti», 737 milioni di euro, pari all’11,1 per
cento degli stanziamenti. Si tratta di un dato
che, in ogni caso, conferma la situazione di
squilibrio del Paese nel rapporto «dare-avere»
nei confronti dell’Unione europea, ovvero
dello status di «contributore netto» anche per
quanto concerne questo genere di
finanziamenti. Questi i principali punti di forza
e di debolezza che il Paese ha finora riscontrato
nella governance. Tra i primi va annoverato il
valore aggiunto rappresentato dalla
partecipazione in quanto tale a questo tipo di
programmi, che richiede il rispetto rigoroso di
precisi criteri di valutazione della spesa e dei
progetti. Tra i secondi, va evidenziata la tipica
carenza italiana nell’implementare, in via
sistematica e coerente, progetti che siano in
sinergia con la programmazione nazionale ed
europea. Occorrerebbe, a tale riguardo,
migliorare sia la fase preliminare di
consulenza sul singolo progetto, che la
qualità della stessa progettazione, in maniera
da presentare, presso le istanze di Bruxelles,
dei programmi frutto di un’azione coesa a
livello nazionale. Nel replicare poi ai senatori
intervenuti, il Ministro ha rilevato come,
purtroppo, nel caso dell’Italia si sia verificata
una parcellizzazione delle risorse di cui ai
fondi diretti, prevalentemente per motivi
burocratici e “localistici”, invece di puntare
sulla programmazione di grandi progetti
strategici, come è avvenuto, ad esempio, in
Spagna. Ha poi concluso l’intervento
precisando come, anche nell’amministrazione
di tali fondi, le istituzioni comunitarie siano
portate a preferire la loro destinazione verso
le aree dove esiste un forte coinvolgimento
dei poteri nazionali, integrato da una
partecipazione dei privati.
Fonte: elaborazioni UNCEM su dati Westminster S.p.a.
IMPUGNATA LEGGE REGIONALE LAZIO
Il Consiglio dei Ministri del 28 maggio scorso
ha impugnato, su proposta del Ministro per i
Rapporti con le Regioni, Raffaele Fitto, la legge
del Lazio n. 9 del 2009 che istituisce i distretti
socio-sanitari montani.
Premettendo che la regione Lazio, non avendo
raggiunto gli obiettivi del piano di rientro nel
settore sanitario, è stata commissariata, tale
norma stabilisce interventi e impegni di spesa
che non sono in linea con gli obiettivi di rientro
dal disavanzo derivanti dal Piano di rientro e
interferiscono altresì con il compito affidato al
Commissario ad acta di realizzare gli interventi
prioritari di “riassetto della rete ospedaliera”
previsti in tale Piano. Tali disposizioni pertanto,
oltre a violare il principio di coordinamento della
finanza pubblica, intervengono illegittimamente
nella procedura di commissariamento.
LUGLIO 2009 UNCEMNOTIZIE 17
Notizie dal Territorio
PROGETTI
MODELLO INSERIMENTO
DEI GIOVANI NELLE
BOTTEGHE ARTIGIANE
DI QUALITA’ NEI SISTEMI
MONTANI
BOTTEGHE18 UNCEMNOTIZIE LUGLIO 2009
-SCUOLA
I sistemi montani possono costruire
un futuro solo puntando sui giovani
e sul loro patrimonio, per questo motivo,
da tempo si studia lo sviluppo delle aree
montane e i flussi di insediamento sui
territori. Ce.L.I.T., che da tempo opera
proprio in questo settore ha progettato e
realizzato l’intervento di studio/ricerca
Botteghe-scuola. L’artigianato artistico e
di qualità è una realtà consolidata in tutte
le regioni italiane che ha trovato una sua
definizione a livello nazionale col decreto
del Presidente della Repubblica del 25
maggio 2001, n. 288.
La legge quadro per l’artigianato, n. 443
ha trasferito alle regioni il compito di
regolamentare e incentivare le varie forme
di artigianato, con particolare riguardo
all’artigianato artistico e di tradizione.
La montagna è custode di un patrimonio
di esperienze imprenditoriali diversificate
e di notevole valore che oggi, a causa
delle dinamiche in atto sul piano
economico e sociale rischia di andare
disperso, mentre sussistono strumenti e
condizioni per poterlo valorizzare e
professionalizzare. Perché questo
avvenga, ridando respiro alla PMI e una
reale possibilità di alternativa
occupazionale bisogna definire un piano
di interventi che, partendo da un
rilevamento attento e partecipato delle
pre-condizioni, operino in modo
convergente per istituire un processo
formativo nell’ambito dell’artigianato di
qualità, contribuendo al rafforzamento
della struttura imprenditoriale locale nel
tempo presente e nel futuro, riuscendo a
cogliere e stabilizzare gli elementi
premianti legati alla qualità e creando una
risposta di qualità alta per le esigenze e le
tensioni dei giovani.
Il progetto Botteghe - Scuola è finalizzato
proprio alla valorizzazione dei territori
montani e pedemontani attraverso la
trasmissione delle tecniche e dei saperi
dell’artigianato artistico tradizionale alle
nuove generazioni e, quindi, la rinascita di
questo settore.
Obiettivi principali sono la prevenzione e
la ricomposizione del disagio dei giovani,
la risposta alle loro esigenze, la
valorizzazione del patrimonio di
conoscenze dell’artigianato tipico, il
recupero di un dialogo intergenerazionale
che restituisca un’identità culturale ai
giovani, al fine di legarli con maggior
coscienza al loro territorio ed alla loro
storia. L’iniziativa prevede che i giovani
vengano affiancati da artigiani di valore,
con la duplice valenza: da un lato rendere
possibile l’inserimento nell’ambito della
loro attività trasmettendo il proprio sapere
LUGLIO 2009 UNCEMNOTIZIE 19
Notizie dal Territorio
PROGETTI
tecnico e le proprie abilità creative così da
recuperare la cultura artigianale e degli
antichi mestieri, dall’altro favorire
l’instaurarsi di un dialogo
intergenerazionale, tale da costituire
occasione valida per un qualificato
sviluppo professionale.
La fase di ricerca del progetto ha
permesso di rendere modello un piano di
recupero della professionalità artigianale
attraverso la creazione di laboratori
sperimentali dove i giovani, attraverso
adeguati contratti, possano apprendere
direttamente dagli artigiani la
professionalità in termini di cultura e
tecniche operative, in una dimensione di
riconsapevolizzazione e rielaborazione
delle proprie istanze e tensioni. Il percorso
potrà inoltre concorrere a realizzare un
sistema a rete di botteghe artigiane nelle
aree montane, quali ambiti di passaggio
intergenerazionale della cultura del saper
essere, pensare e fare, per non disperdere
le capacità storiche della creatività
artigianale italiana, fortemente legata
all’identità territoriale ed ai giacimenti
culturali, creando spazi per i giovani,
offrendo loro la possibilità di imparare e
vivere nei borghi rurali e nei centri storici.
L’adozione di questo modello permette di
far conoscere ai giovani le opportunità
che il mondo dell’artigianato offre,
dissipando eventuali malintesi sulla
professione artigiana.
Per raggiungere questo obiettivo, si sono
studiati percorsi di crescita personalizzati
affiancando i giovani, in particolare quelli
che vivono o vogliono andare a vivere in
montagna, ad artigiani di valore che
trasmettano il proprio sapere e siano
punto di riferimento per questi ultimi,
svolgendo quindi anche una funzione
educativa (figura del tutor-artigiano). Ciò
operativamente significa completare la
riforma del sistema di istruzione e
formazione, contrastare l’abbandono
scolastico, investire sull’alta formazione,
dare la possibilità agli artigiani in
pensione di riacquistare un ruolo di primo
piano nella società e di reinserirsi
nell’attività di lavoro.
Il progetto ha sviluppato inoltre una
valenza turistica, in quanto l’artigianato è
una risorsa culturale il cui rilancio può
rappresentare un aiuto allo sviluppo del
turismo. In questo senso è stata studiata
la possibilità di individuare “Botteghe
artigiane di pregio” da inserire in appositi
circuiti turistico-culturali, nonché di
istituire l’ Albo delle Botteghe artigiane di
pregio e riconoscere il titolo “Maestro
artigiano”, con conferimento pubblico e
consegna delle targhe.
Il progetto ha lavorato in rete con realtà
importanti, che operano nell’area della
formazione, del lavoro, dello sviluppo dei
territori montani: Confederazione
Confcooperative Italiane, O.D.P.F. Istituto
Santa Chiara C.F.P., Coop. Sociale Casa
del Giovane, INM, Istituto Nazionale per la
Montagna, Fondazione delle Montagne,
Presidenza del Consiglio, Roma, Uncem
Servizi Nazionale, Roma, Amministrazione
Provinciale di Pavia, Fondazione Don
20 UNCEMNOTIZIE LUGLIO 2009
Gnocchi, Salice Terme, Comunità
montana Oltrepò Pavese, GAL Oltrepò,
S.P.E.S. Servizio Progetti Europei
Sovracomunale Comunità Montana
Unione dei Comuni, Val Salmeggia,
Associazione Familiare Nova Cana, Santa
Margherita di Staffora, Cooperativa
Sociale Il Giovane Artigiano, Voghera,
Associazione “Scuola per Apprendere a
Vivere”, Isole Canarie, CSF, Centro Servizi
Formazione, Pavia. Strategica è stata la
collaborazione della Fondazione Cologni
dei mestieri d’arte di Milano
Le attività di progetto hanno visto la
contemporaneità di due piani operativi,
che si sono costantemente interfacciati,
arricchendosi di notizie, risultati e
riflessioni e garantendo in tal modo la
costante adesione e rispondenza alla
realtà territoriale e di impresa.
Un piano di lavoro ha preso in esame le
dinamiche più strettamente formative,
nella dimensione dell’orientamento e
della successiva formazione, mentre il
secondo piano ha indagato le dinamiche
del contesto lavorativo, declinate sia
all’interno dell’azienda medesima sia
negli aspetti che la vedono interagire con
il mercato.
Ha fatto da cornice di riferimento e di
apprendimento costante durante tutto
l’arco delle attività, la ricerca a livello
regionale, nazionale e internazionale,
relativa ad esperienze simili sia per quanto
riguarda gli aspetti dell’apprendimento
che imprenditoriali.
Per quanto attiene l’indagine di
esperienze analoghe, è emerso un
universo variegato di esperienze più o
meno strutturate, sia per quanto riguarda
il privato che il pubblico. Di particolare
interesse è stato lo studio a livello
normativo condotto in tutte le regioni
italiane, che ha evidenziato il diverso
approccio e grado di operatività, da cui
discende, ovviamente, anche lo spessore
e l’importanza di attività sperimentali e di
interventi già strutturati, come ad
esempio, il riconoscimento del titolo di
Maestro Artigiano.
La maggior parte delle regioni italiane,
soprattutto quelle più interessate alla
produzione artistica e di tradizione, si
sono date o si stanno dando una
regolamentazione puntuale rispetto ad
alcuni aspetti fondamentali del settore. In
particolare i marchi, i disciplinari di
produzione, l’introduzione di Osservatori e
organi di tutela contribuiscono a
valorizzare tradizioni sedimentate nella
storia locale in un processo di
ammodernamento del sistema produttivo
e di globalizzazione dei suoi mercati.
L’artigianato artistico da un’apparente
posizione di marginalità in cui si trova può
fare da volano all’economia regionale,
purché si programmi una linea strategica
che quantifichi ed analizzi le eccellenze e
predisponga politiche di settore e di
contesto che siano in grado di
accompagnare sulle grandi “nicchie di
qualità” dei mercati globali prodotti nati
dalla diffusa cultura della manualità e della
creatività dei nostri territori.
.> Out-put di progetto
L’artigianato di eccellenza è di fatto la matrice da cui nasce tutta la
filiera legata al Made in Italy, possiamo definirlo una sorta di
incubatore in grado di rinnovare l’insieme delle maestranze nei diversi
comparti produttivi di eccellenza dello stile italiano: dai gioielli, alla
lavorazione del legno, alle ceramiche, ai tessuti, all’abbigliamento, al
vetro, al cuoio ed ai pellami, senza dimenticare qui l’artigianato legato
ai prodotti agro-alimentari. La montagna è in gran parte depositaria di
queste eccellenze, che rischiano, senza un significativo piano di
investimento, di andare disperse. Si evidenzia quindi la necessità di
una visione complessiva del sistema dell’artigianato, che sia in grado
di governare il processo nei diversi aspetti formativi, imprenditoriali,
competitivi, riunendo le diverse competenze ad un unico tavolo di
programmazione e gestione, che intervenga nelle diverse fase della
filiera. Non può esistere un investimento sui giovani senza creare loro
la dimensione dell’apprendimento e quindi della sostenibilità
economica, né tanto meno si possono salvare le competenze e
renderle generatrici di nuove opportunità, senza il loro riconoscimento
sia morale che economico. Pensando questa azione nella dimensione
regionale, si può proporre un tavolo tra le diverse Direzioni Generali,
che programmi un insieme di strategie integrate che supportino le
diverse componenti del sistema dell’artigianato di eccellenza,
costruendo una vision complessiva.
Tra le Direzioni sicuramente da coinvolgere, la Formazione,
l’Artigianato, il Turismo.
.> Out-put di progetto
Accanto ad una mappatura delle botteghe dell’artigianato artistico nelle
aree montane e non, censite e riconosciute attraverso una griglia di
qualità incardinata sulla regione, si segnala l’importanza di strutturare,
nelle nostre montagne, veri e propri Percorsi del Saper Fare, che
portino il turista a conoscere il prodotto artigianale all’interno del
contesto del territorio montano, nella bottega di produzione,
permettendogli così di coglierne tutto il valore, che altrimenti, nelle fiere
e nei mercati più usuali, corre il rischio di perdersi. Nodi di questi
percorsi potrebbero diventare borghi storici opportunamente
recuperati, in modo da ospitare aggregazioni di artigiani, sia “vecchi”
che nuovi, coniugando così l’aspetto culturale in tutte le sue
declinazioni. la ristrutturazione di complessi architettonici finalizzata ad
ospitare le botteghe artigianali potrebbe essere una chiave risolutoria
per quanto concerne gli adempimenti alle normative vigenti che, allo
stato attuale delle cose, rappresentano un grosso ostacolo per gli
artigiani già attivi, per creare interventi di stage, e, infine, ovviamente,
per i giovani aspiranti artisti. Si verrebbero a creare in tal modo una
serie di percorsi di qualità, opportunamente interfacciati con strutture
recettive, museali, sportive ecc.: un vero e proprio prodotto turistico
che indirizza i consumatori verso le eccellenze della montagna.
Un intervento di contesto in grado di generare ricadute positive e
durevoli anche in ambiente montano.
.> Out-put di progetto
Per quanto concerne la nascita di nuove imprese, la nuova legge
regionale 1/2007 in merito dà una serie di risposte interessante che nei
prossimi mesi potranno trovare maggiore conferma. Il ruolo del SUAP
diventa centrale per dare risposte immediate e operative agli aspiranti
imprenditori, facilitati anche dalla possibilità di fare atti di notorietà e
dichiarazioni sostitutive in tempo reale. Ovviamente il ruolo dei
Comuni, sia come attivatori del SUAP sia come enti competenti in
materia, diventa uno snodo centrale, sulla cui efficienza e qualità
saranno gli stessi imprenditori e le loro categorie a vigilare. Le
agevolazioni di accesso al credito e la semplificazione burocratica
costituiscono un obiettivo strategico.
Per quanto riguarda l’accesso al credito, soddisfacente nella passata
programmazione nelle sole aree depresse (ob. 2) e le agevolazioni
anche in fase di avvio, occorre evidenziare la necessità di un forte piano
di comunicazione e informazione. Il ruolo delle Associazioni di
categoria è sicuramente molto importante sia come garanzia che
facilitazione delle istruttorie. In una dimensione complessiva di
sostegno all’artigianato di eccellenza, si potrebbe ipotizzare la creazione
di strumenti finanziari mirati a sostegno dei giovani che, dopo avere
compiuto tutto l’iter formativo previsto con esito positivo, compreso
l’inserimento come apprendista con il Maestro artigiano, decidano di
aprire una loro attività autonoma. Parliamo di un kit finanziario per
coprire le spese di avvio, per i costi di adeguamento alle normative
igienico-sanitarie e sicurezza, per l’acquisto delle prime attrezzature; in
fine il kit dovrebbe comprendere anche in forma immediata e chiara,
tutte le norme e le agevolazioni previste per il neo-imprenditore. Infatti
bisogna considerare che, anche se la nuova legge semplifica e
velocizza tutto l’iter di avvio, i processi di adeguamento alla normativa e
le procedure conseguenti vanno esplicate e sono piuttosto complesse
e costose. In questo percorso di sostegno, non vanno dimenticate le
generazioni storiche di artigiani, che rappresentano la rete di
riferimento anche per i giovani e che devono confrontarsi con un
mercato agguerrito. La dimensione globale li costringe ad affrontare,
su un mercato unico, imprese che hanno come riferimento sistemi
normativi molto distanti l’uno dall’altro su temi strategici come la
tutela del lavoratore, il welfare, l’ambiente.
Su questo tema, sarebbe auspicabile che le imprese artigiane di
eccellenza ( e non solo) potessero avvalersi di un marchio e di un
piano di comunicazione che mettesse il consumatore in grado di
scegliere in modo consapevole e informato.
.> Out-put di progetto
Comunicare un’immagine positiva e vincente dell’artigiano è
apparsa come una delle azioni assolutamente da attuare, per poter dare
una svolta ed uno sviluppo significativi alla nascita di nuove imprese
sia per quanto riguarda l’artigianato artistico che in generale.
Infatti è emerso in modo chiarissimo come nell’immaginario collettivo
dei giovani, l’artigiano si connoti ancora come una figura di serie b,
anche c, per lo più non elegante e poco acculturato, molto lontano
dall’immagine vincente del manager o dell’uomo di successo, ma
anche molto lontana dalla realtà, poiché proprio la ricerca ha fatto
emergere figure di artigiani di successo, di cultura e di grande capacità
manageriali. I percorsi tradizionali di accesso all’artigianato vanno
ripensati e ridefiniti tenendo presente il sempre minor interesse che i
giovani manifestano verso questo settore. Prima ancora di pensare a
quale sia il percorso ottimale di formazione è necessario diffondere la
moderna immagine dell’artigianato fin dalle scuole inferiori e
secondarie con azioni specifiche. Occorre quindi dare valore ad una
professionalità coniugandola a fattori di successo condivisi e
riconoscibili e su questo il gruppo di lavoro CE.L.I.T. ha ipotizzato
quindi un progetto di comunicazione efficace, fondato su figure
facilmente riconoscibili e su valori condivisi dai giovani e dalle famiglie.
LUGLIO 2009 UNCEMNOTIZIE 21
Notizie dal Territorio
PROGETTI
.> Out-put di progetto
Fattore di fondamentale importanza emerso dall’attività di ricerca è
l’orientamento, tema su cui si è riscontrato un’assenza di intervento
sia a livello progettuale che normativo.
Si tratta quindi più che di mettere in atto un percorso di orientamento,
di attivare all’interno del percorso scolastico codificato, un continuum
di apprendimento legato all’arte ed all’espressione di sé attraverso le
forme artistiche. Questo processo trae giustificazione dal fatto che la
matrice italiana si fonda nell’arte e quindi solo creando un contesto di
riferimento artistico possiamo sperare che rimanga viva la capacità
creativa e, successivamente, la capacità anche imprenditoriale nel
settore.
La manualità è una dote comune a tutti, che però spesso viene limitata,
come espressione di importanza minore e in tal senso, questa
repressione, può motivare anche ansie e senso di incapacità e
frustrazione nei giovani.
Diventa fondamentale che tale capacità per esprimersi possa
coniugarsi con un percorso di orientamento che la contestualizzi
all’interno di una dimensione sociale e produttiva attuale e soprattutto
vincente. Tale percorso va strutturato nei momenti scolastici di scelta
verso percorsi successivi: quindi parliamo della terza media, ma
soprattutto dell’ultimo anno delle scuole superiori.
Questa sorta di inseminazione nei giovani è indispensabile per la
nascita di una nuova generazione di artigiani nel comparto artistico di
eccellenza che, proprio per la grave mancanza di personale, sta
lentamente esaurendosi, con grave danno per un comparto che non
ha concorrenza.
.> Out-put di progetto
Il gruppo di ricerca, allargato a numerosi centri e istituzioni di rilievo
operanti nel settore dell’arte, ha messo a punto la necessità di
strutturare uno spazio fisico di eccellenza per struttura, collocazione,
organizzazione, quale punto di convergenza di più percorsi e processi
legati all’artigianato artistico, nelle sue diverse declinazioni e
configurazioni.
Uno spazio in cui possano conoscersi e dialogare le dimensioni della
fantasia infantile, della curiosità dell’adolescente, della creatività geniale
dell’artista, del lavoro organizzato dell’artigiano, dei dubbi delle
famiglie. Uno spazio in cui scambiare e apprendere, acquistare e
conoscere. Il gruppo di lavoro lo ha posizionato virtualmente in centro
a Milano, vi ha collocato mostre, laboratori in diretta, conferenze, spazi
per stage, laboratori sperimentali per giovani artisti, collegamenti in
diretta con altre esperienze, musei e mostre a livello mondiale.
In questa dimensione potranno trovare spazio anche nuove forme di
artigianato artistico legate a nuove tecnologie e materiali.
.> Out-put di progetto
E’ nata così l’idea di Bottega-scuola (non scuola-bottega!) come luogo
di collegamento ideale tra la scuola e il mondo del lavoro.
La bottega-scuola è da considerarsi come lo strumento capace di
conservare e riprodurre i saperi motivando, da un lato, i giovani ad
intraprendere le attività artigiane, dall’altro, gli artigiani affermati a
trasmettere il loro sapere. Il concetto di Bottega-scuola, per quanto
concerne l’artigianato di eccellenza, deve essere strettamente collegato
all’individuazione dei Maestri artigiani, come riconoscimento validato
dalla Regione non solo in base alla qualità delle attività svolte, ma
anche alla disponibilità ad ospitare i giovani e a dedicare loro il tempo
della conoscenza. Un Maestro artigiano è una persona che accetta di
lavorare con i giovani, ma anche con gli insegnanti, in un percorso
condiviso in cui l’insegnante può diventare all’interno dell’azienda, un
facilitare in grado di leggere il processo creativo e trasformarlo in un
processo didattico da trasmettere ai giovani.
Si viene a creare quindi un Albo degli Artigiani che possono, per la loro
attività di insegnamento, ottenere anche un riconoscimento economico
e diventare parte integrante del patrimonio culturale della Regione.
Il concetto di bottega-scuola non va visto solo per l’impresa
individuale, ma anche per le numerose aziende artigianali che
occupano più persone con produzioni di altissima qualità, come quelle
del settore dell’intarsio e di produzione di mobili di pregio.
.> Out-put di progetto
L’indagine condotta presso giovani sia nell’ambiente universitario
che dei Centri sociali ha messo in evidenza un buon livello di
sensibilità e interesse verso il mondo dell’artigianato e verso una
possibile opportunità di vivere in un ambiente diverso come l’area
montana.
Quest’aspetto dell’indagine si pone come propedeutico alla
creazione di un percorso di inserimento di giovani imprenditori
METODOLOGIA DI INTERVENTO LA SCELTA DEL SETTORE
ARTIGIANO
L’artigianato in Italia rappresenta un
importante settore economico sotto
diversi aspetti.
Sul versante della consistenza
occupazionale e del tessuto
imprenditoriale conta 1.325.000 di
persone impiegate - delle quali il 42% con
meno di 40 anni – e 530.000 imprese 380.000 nel settore manifatturiero e
22 UNCEMNOTIZIE LUGLIO 2009
150.000 nel settore dei servizi.
Con questi numeri l’artigianato
rappresenta 1/3 della base imprenditoriale
del Paese, contribuisce per 12% al
prodotto nazionale lordo (180.000
miliardi), incide per l’11% su tutti gli
investimenti nazionali, e per il 18,7% sulle
esportazioni.
La maggiore concentrazione delle imprese
artigiane è nelle aree del nord Italia, con il
54%, il 20% è al centro, il 26% al sud.
Attualmente la trasmissione dei ‘segreti
nei contesti montani, grazie alla strutturazione di un percorso
guidato concertato con gli enti e le istituzioni locali.
La fase di ingresso potrebbe proprio essere agevolata da un
periodo di stage retribuito presso la bottega di un artigiano, con la
speranza e l’obiettivo di far rimanere il giovane, anche dopo questo
percorso di apprendimento, grazie, appunto, ad una rete di
accoglienza garantita anche dal territorio.
del sapere’ avviene con l’apprendistato,
ma l’azienda artigiana è anche un
incubatore d’impresa: il 60% degli
imprenditori artigiani si è formato
nell’azienda artigiana. E’ una trasmissione
che avviene sul campo, in modo non
codificato, in un percorso che coinvolge
fortemente fattori umani e relazioni,
proprio quei fattori così strategici per il
coinvolgimento attivo dei giovani. La
trasmissione della conoscenza è senza
mediazioni temporali, genera creazione: la
costruzione logica, il pensiero ha un
effetto concreto immediato, così come
l’istanza della fantasia può trovare
espressione nella materia.
LA VALORIZZAZIONE DELLE
COMPETENZE DEGLI ARTIGIANI
ANZIANI: NUOVO RUOLO DEL
TUTOR-ARTIGIANO
L’affiancare anziani artigiani a giovani non
professionisti ha lo scopo di recuperare la
cultura artigianale, il sapere tecnico, le
abilità creative permettendo, inoltre,anche
il reinserimento nell’attività di lavoro
dell’artigiano in pensione e di avviare un
dialogo intergenerazionale che possa
colmare i vuoti comunicativi che spesso
allontanano generazioni già distanti fra
loro.
La comunicazione tra i soggetti passa
attraverso una pratica concreta di
manualità, attraverso l’apprendimento di
un mestiere che diventa per i giovani
fruitori un’occasione e uno strumento di
espressione e di inserimento nel mercato
del lavoro e per gli artigiani anziani la
possibilità di un proprio reinvestimento
lavorativo nello stesso.
Gli artigiani anziani, in virtù dei valori,
esperienze, conoscenze e capacità di cui
sono portatori, costituiscono una risorsa
da investire nella formazione e istruzione
professionale dei giovani che intendano
avviarsi al lavoro ed intraprendere attività
artigiane, ed altresì, una risorsa per
mantenere in vita e tramandare i mestieri
artistici e tradizionali, e le attività di natura
usuale, che formano notevole parte del
patrimonio storico e culturale di zone di
affermata produzione artistica, nonché
delle consuetudini e dei costumi che si
sono consolidati nella cultura della
Lombardia e in particolare nelle sue aree
rurali e montane.
Nella costruzione del modello sarà posta
La riunione del
Gdl Ce. L.I.T.
particolare attenzione, come elemento di
innovazione, alla figura dell’artigiano
come maestro e tutor.
Gli strumenti utilizzati per l’alternanza,
quali l’apprendistato (o i tirocini) non
costituiscono di per sé degli strumenti di
apprendimento. Gli attori che, in un
modello ideale, contribuiscono a
determinare il successo del progetto
formativo sono molteplici e hanno compiti
e ruoli differenti: responsabili del corso,
coordinatori, tutor. In particolare, è
l’azione del tutor aziendale che riveste un
ruolo determinante all’interno di un
progetto di alternanza.
ll nuovo modello formativo
dell’apprendistato (L. 196/97) trova un
elemento di profonda innovazione e di
sistematicità nell’introduzione della figura
del tutor aziendale, infatti, la nuova
disciplina dell’istituto dell’apprendistato
costituisce il primo esempio in cui la
figura del tutor viene esplicitamente
prevista e in qualche misura normata (art.
16 della legge 196/97). Nel decreto
22/2000, riguardante il tutore aziendale
per l’apprendistato, sono definiti il ruolo,
le funzioni e le competenze. Tale figura
professionale, in paesi come Francia,
Danimarca, Germania e Austria, dove
esiste una lunga esperienza
sull’apprendistato, è uno dei cardini del
sistema formativo. Il suo ruolo riveste
LUGLIO 2009 UNCEMNOTIZIE 23
Notizie dal Territorio
PROGETTI
un’importanza crescente nell’ambito delle
nuove prassi formative cosiddette duali,
che abbinano la formazione all’attività
lavorativa vera e propria, al fine di
ottenere qualifiche il più possibile
rispondenti alle esigenze del mercato del
lavoro. La funzione tutoriale in ambito
organizzativo costituisce l’interfaccia con
l’azienda per favorire iniziative di
formazione continua ed assicurare valore
formativo al lavoro.
Nel presente progetto il ruolo di tutor si
presenta come elemento di innovazione e
sarà oggetto di particolare attenzione, in
quanto viene a coincidere con quello del
maestro artigiano, inteso come un vero e
proprio tutore dell’allievo, nella
complessità della vita e del lavoro, allievo
che viene preso in carico nella totalità
della sua persona. La scelta e la nomina
del tutor hanno un’importanza
fondamentale dal momento che il suo
ruolo è cruciale per la qualità
dell’esperienza che il giovane potrà
realizzare.
La designazione di tale figura non dovrà
consistere in un mero adempimento
burocratico, perché è lui che dovrà
accogliere il giovane e sostenerlo
nell’intero percorso di apprendimento sul
luogo di lavoro, cioè nello spazio di
bottega, che si identifica molto spesso
nella totalità di vita, esperienza, lavoro
dell’artigiano. Il principale compito del
tutor sarà quello formativo, in base al
quale dovrebbe svolgere “funzioni
istruttive, educative, disciplinari od
organizzative per incarico o delega di colui
che ne ha il mandato responsabile”.
Il ruolo dell’artigiano, docente e tutore del
giovane, si pone come innovativo poichè
racchiude in sé una particolare
complessità in quanto richiede non solo
conoscenze mirate ed approfondite e
competenze ed abilità che devono essere
proprie della persona che ricopre tale
funzione (conoscenze e competenze
multidisciplinari, disponibilità a farsi
carico di responsabilità burocratiche e
personali nel rapporto con il giovane,
apertura al dialogo e alla negoziazione tra
24 UNCEMNOTIZIE LUGLIO 2009
i vari soggetti che animano la formazione
professionale),
Il maestro artigiano si porrà come
responsabile di un sistema di azioni
eminentemente protese ad assicurare:
approfondimento e personalizzazione
degli apprendimenti; incremento
dell’efficacia didattica e formativa dei
corsi; progressiva esplicitazione degli
obiettivi reali perseguibili nella
dimensione di studio, di relazione e di
orientamento, ma anche ma anche
capacità di mediazione culturale
intergenerazionale, consapevolezza del
personale percorso professionale e del
relativo patrimonio di conoscenza,
capacità di accoglienza e di gestione di
situazioni complesse, riscoperta del senso
di sé, espressione della propria
personalità, ricomposizione del giovane
nella società degli adulti, acquisizione del
valore della professione e del lavoro,
nonché della dimensione civile e sociale
del contesto di riferimento esterno.
La centralità e la rilevanza primaria ed
assoluta della “persona” - con il suo
sviluppo morale e materiale, la sua
integrità e dignità - costituiscono
sicuramente il patrimonio ed il retaggio
etico più alto e significativo della civiltà,
della storia e dei costumi della
Lombardia. E’ certo anche che ogni
persona consegue la pienezza della sua
esistenza e esperienza attraverso la libera
e più ampia espansione di tutte le sue
potenzialità morali e materiali all’interno
della Comunità nella quale vive e opera. I
giovani hanno bisogno di sentirsi
IL BANDO
UNCEM TOSCANA
PREMIO DI LAUREA “LE MONTAGNE DI TERZANI”
Uncem Toscana, con il contributo
della Regione Toscana, bandisce la
prima edizione di un Premio di laurea
finalizzato a promuovere lo studio delle
materie inerenti lo sviluppo locale e le
politiche per la montagna. Il Premio
consiste nella somma di 3.000,00 euro ed è
rivolto a coloro che alla data di uscita del
presente bando non abbiano già pubblicato
la propria tesi e/o non abbiano già vinto in
precedenza Premi di Laurea. La
partecipazione al concorso è riservata a
coloro che abbiano conseguito la laurea del
Vecchio Ordinamento (pre D.M. 509/99), la
laurea specialistica (D.M. 509/1999) o la
laurea magistrale (D.M. 270/04) - presso
una qualsiasi Università italiana, tra l’aprile
2004 e l’aprile 2009, svolgendo una tesi sui
temi propri dello sviluppo locale e della
politiche per la montagna riconducibili ad
una delle seguenti tematiche:
la valorizzazione della competitività del
sistema montano;
la tutela dell’ecosistema montano;
la qualità della vita e dei servizi in montagna;
l’ente montano e la governance del sistema
montagna.
Per la partecipazione al concorso, entro la
data del 30 Settembre 2009, deve risultare
presso la sede di Uncem Toscana, Via
Cavour, 15 - 50129 Firenze, la seguente
documentazione:
> domanda di ammissione al concorso,
scaricabile dal sito www.uncemtoscana.it,
opportunamente compilata in ogni sua parte
compresa la dichiarazione di autenticità della
copia della tesi contenuta nel CD-ROM di cui
alla lettera b.;
> un CD-ROM contenente:
> la tesi di laurea in formato PDF
(preferibilmente) o RTF o DOC o ODT;
protagonisti della costruzione sociale,
tanto più oggi, che si trovano a vivere in
un mondo invecchiato e caratterizzato da
modelli che non ne facilitano l’accesso e
la partecipazione.
Agli anziani in montagna occorre
garantire la possibilità di essere ancora
protagonisti, di poter offrire il proprio
contributo in uno scambio più intenso con
le nuove generazioni, trasmettendo le
proprie conoscenze e soprattutto il senso
del lavoro. In tale contesto si pone
l’obiettivo dell’azione di sistema, volta a
instaurare uno stretto rapporto tra la
Scuola ed il mondo del Lavoro, attraverso
un approccio all’artigianato che
rappresenta la continuità di arti, culture e
professionalità di antica tradizione.
Concetta Pugliese > Vicepresidente Celit
> una sintesi della stessa tesi, in formato
PDF (preferibilmente) o RTF o DOC o ODT,
di non meno di cinque e di non più di
quindici pagine, nella quale siano esposti i
riferimenti teorici, la metodologia seguita, i
risultati ottenuti mettendo in rilievo il
contributo originale dell’autore.
> certificato di laurea (con indicazione del
voto finale) in copia autenticata o
autocertificazione (dichiarazione sostitutiva
di atto notorio), ai sensi del d.p.r. 445/2000;
> copia di un documento d’identità in corso
di validità.
Resta fermo l’obbligo del candidato di
presentare la versione cartacea (in originale
o in copia autenticata) della tesi, su
eventuale richiesta di Uncem Toscana.
L’assegnazione del Premio è determinata
con giudizio insindacabile dalla
Commissione giudicatrice nominata da
Uncem Toscana con la collaborazione della
Regione Toscana. A conclusione dei lavori la
Commissione, previa valutazione
comparativa, stilerà una graduatoria delle
tesi più meritevoli ed individuerà
inequivocabilmente la tesi vincitrice e il
nominativo del suo autore.
La proclamazione della tesi vincitrice avverrà
in occasione della prossima edizione della
manifestazione “Dire & Fare” che si terrà dal
28 al 31 Ottobre 2009 presso la Fortezza da
Basso di Firenze. La Commissione potrà
decidere di non assegnare il premio qualora
nessuno dei lavori presentati fosse giudicato
meritevole. Qualora la tesi di laurea
dichiarata vincitrice sia stata discussa da più
candidati essi saranno dichiarati tutti
vincitori ed il Premio di Laurea verrà
equamente suddiviso tra essi. In caso di
rinunzia il Premio potrà essere assegnato
alla tesi che segue nella graduatoria dei
meritevole. L’accettazione del premio da
parte del vincitore comporta il suo consenso
all’eventuale uso e all’eventuale
pubblicazione della tesi vincitrice (o di suoi
estratti) da parte di Uncem Toscana o in una
collana editoriale della Regione Toscana.
Per informazioni:
UNCEM TOSCANA
Via Cavour, 15 - 50129 Firenze
tel. 055 213151 fax. 055 218769
e-mail: [email protected]
LUGLIO 2009 UNCEMNOTIZIE 25
Montagna futura
L’EVENTO
RIVA DEL GARDA
EFFICIENZA ENERGETICA
E TELERISCALDAMENTO PER LE
COMUNITA’ MONTANE
Tommaso Dal
Bosco, DG
Uncem
Si sono aperti con l’intervento del
direttore generale Uncem Tommaso
Dal Bosco i lavori del convegno su
“Efficienza energetica e teleriscaldamento
per le Comunità montane’’ a Riva del Garda
il 19 giugno scorso, organizzato da
Habitech e provincia autonoma di Trento in
collaborazione con Uncem.
“La grande sfida che ci siamo posti - ha
detto Dal Bosco - e’ costruire in montagna
una nuova istituzione, di progetto, dopo
anni di assenza di politiche per la
montagna.
Remunerata dall’utilizzo delle risorse sul
territorio e dalla capacita’ di mettere in
moto progetti legati al settore delle
rinnovabili.
Le risorse montane sono il motore
dell’economia verde, e la fonte economica
26 UNCEMNOTIZIE LUGLIO 2009
primaria per lo sviluppo sociale di quei
territori”.
“Il confronto di oggi - ha detto il
Presidente Uncem Enrico Borghi che è
intervenuto insieme all’assessore agli enti
locali della Provincia di Trento Lorenzo
Mauro Gilmozzi alla tavola rotonda
conclusiva - è fondamentale per riportare
l’attenzione sul rapporto tra attori del
territorio ed economie di sviluppo.
Le Comunità montane riformate dalla
scorsa finanziaria stanno operando con
modalità nuove, inserendosi in circuiti di
mercato lontani da logiche distributive e
assistenzialiste.
E’ di questo che bisogna parlare, del fatto
che lo scorso inverno, in Piemonte, hanno
spalato la neve a loro spese, contribuendo
ad aumentare il 30% in più di energia
ASSEMBLEA CONFCOMMERCIO
APPELLO
UNCEM A
TREMONTI
NON DIMENTICARE PICCOLI COMUNI
MONTANI, GREEN ECONOMY E’ SFIDA
PER QUEI TERRITORI
idroelettrica dell’intero Paese senza averne
indietro neppure un euro.
Del fatto che la Comunità montana della
Carnia (UD), grazie al lavoro congiunto di
tutti i comuni, ha realizzato investimenti
per 25 milioni di euro in impianti
idroelettrici, a biomasse e solari che oggi
danno un reddito annuo a quella Comunità
montana di 6 milioni di euro.
Siamo stanchi di una politica che non
affronta i problemi. E per questo abbiamo
indicato nei punti del Manifesto per lo
Sviluppo della Montagna - che stiamo
sottoponendo proprio in questi giorni alla
firma di personaggi autorevoli della
politica, dell’economia, della cultura – la
prospettiva nuova con cui guardare a
questi territori”.
Nel suo intervento Borghi ha additato
Trentino e Alto Adige come punte di
eccellenza e avanguardia sul tema, da
esportare nelle altre aree dell’arco alpino e
dell’Appennino e ha chiesto all’assessore
Gilmozzi in rappresentanza della provincia
autonoma di Trento, che si è detto pronto a
farlo, di raccogliere questa sfida.
Tra le esperienza in primo piano, il Trentino
con la zona del Primiero, dove il progetto
di trasformare l’intera vallata in una oil free
zone sta facendo un passo dopo l’altro.
Un impianto di teleriscaldamento è già in
fase di progettazione: “Usiamo materie
prime locali, a chilometro zero, altrimenti
l’operazione non ha senso” ha messo in
guardia l’assessore Gilmozzi. AI lavori del
convegno hanno portato la loro esperienza
nell’utilizzo delle energie rinnovabili, in
particolare biomasse ed eolico, anche la
Comunità montana della Carnia, in
provincia di Udine, e quella marchigiana di
Camerino, attraverso gli interventi dei
rispettivi presidenti, Lino Not e Luigi
Gentilucci.
Assessore Gilmozzi
raccoglie la sfida Uncem:
Trento laboratorio di
sperimentazione sulla
green economy
“Apprezziamo il richiamo che il
ministro Tremonti ha lanciato dal palco
dell’assemblea di Confcommercio nei
confronti della “rete” degli ottomila
comuni italiani, che meglio assorbono
gli effetti della crisi finanziaria.
Ricordiamo però che la metà esatta di
questi Comuni, di piccole e
piccolissime dimensioni, risiede in area
montana e che rappresenta un “sistema
di produzione” di risorse consumate
anche in pianura.
D’accordo quindi con Tremonti quando
parla della necessità di un rapporto
fiscale più equilibrato e gestito
attraverso logiche di
compartecipazione previste nel
meccanismo
federale, ma ciò è
attuabile solo
attraverso politiche
per il territorio
capaci di rendere
le amministrazioni
locali compartecipi
realmente dei
proventi delle loro
risorse.
Risorse che in montagna sono: eolico,
solare e biomasse; in una parola: la
green economy, che se gestita con gli
strumenti adeguati può trasformare
queste aree da Cenerentole
dell’economia in punta di diamante del
sistema Paese”.
Così il Presidente dell‘Uncem Enrico
Borghi a margine dell’intervento del
ministro Tremonti all’assemblea di
Confcommercio.
LUGLIO 2009 UNCEMNOTIZIE 27
Europa
TORINO
ASSEMBLEA
MERCEDESBRESSOSOTTOSCRIVE ILMANIFESTO
28 UNCEMNOTIZIE LUGLIO 2009
AEM
DELLA MONTAGNA
Il manifesto per lo sviluppo della
montagna dell’Uncem protagonista
dell’assemblea dell’Aem, l’Associazione
Europea degli Eletti della Montagna, a
Torino il 9 e il 10 luglio scorsi.
‘’Il manifesto per lo sviluppo della
montagna dell’Uncem riassume le linee
guida europee che l’Aem propone per lo
sviluppo e la crescita delle aree montane.
Spazio rurale e territori di montagna sono
strettamente connessi con la green
economy e le politiche di coesione
nazionale ed europee.
Questo viene ampiamente sottolineato nel
Manifesto che AEM condivide e sostiene”.
Così la presidente del Piemonte e
dell’AEM Mercedes Bresso ha detto nel
suo intervento, aggiungendo un esempio
concreto di applicazione della cosiddetta
economia verde.
‘’Qui in Piemonte la green economy è
realtà. Lo sviluppo sostenibile si declina in
interventi sul solare, specie nelle zone di
alta montagna, e in investimenti sulla
bioedilizia. Il treno della crescita verde
non puo’ e non deve essere perso dai
territori di montagna se vogliamo
superare le logiche centraliste e rendere
reale l‘autogoverno del territorio’’.
Temi ripresi e approfonditi dal Presidente
dell‘Uncem Enrico Borghi, intervenuto
nella seconda giornata di lavori, e
anticipati già durante la prima giornata
nella riflessione del Presidente Uncem
Piemonte Lido Riba, che aveva
sintetizzato nello slogan “lo sviluppo è un
diritto, garantirlo è un dovere” il senso di
questi ragionamenti.
‘’La green economy – ha detto Borghi –
permette di rivalutare e far emergere le
potenzialità dei territori di montagna e
perciò non possiamo accettare che gli enti
locali vengano emarginati da questo
processo. E’ necessaria una governance
LUGLIO 2009 UNCEMNOTIZIE 29
Europa
multilivelli, che garantisca il loro
coinvolgimento fattivo e dal basso.
Dobbiamo uscire da logiche
assistenzialiste, che in Italia come in
Europa non hanno portato risposte
adeguate. Conclusasi la fase storica nella
quale la montagna era sinonimo di
perifericità e quindi naturale destinataria
di questo tipo di politiche, oggi le terre
alte sono sempre più centrali
nell’economia dei paesi perchè depositarie
di quelle risorse necessarie alla tutela
dell’ambiente, oltre che motore del nuovo
sviluppo economico”.
Nuovo rapporto spazio rurale-spazio
metropolitano e il necessario
riconoscimento di una cornice politica che
riconosca alla montagna le risorse
finanziarie per svolgere politiche per il
territorio gli altri temi toccati da Borghi
nel suo intervento.
”Un esempio è l’acqua – ha detto. Il futuro
controllo delle risorse idriche rappresenta
infatti uno degli asset sui quali è
necessario confrontarsi e lavorare, così
come sostenuto anche nella riunione del
G8 a L’Aquila”.
In rappresentanza della FAO, Douglas Mc
Guire della Mountain Partnership, che ha
rimarcato la necessità di politiche globali,
che possono essere messe in atto
soltanto attraverso la cooperazione. In
questo senso, il ruolo del partenariato
diventa fondamentale.
Soddisfazione per la qualità dei lavori e
l’augurio per un impegno sempre più
fattivo sul fronte europeo delle politiche
per la montagna espressa dal segretario
generale dell’Aem Nicolas Evrard, che ha
lanciato anche l’idea di costituire un
intergruppo parlamentare “montagna” a
livello europeo.
Evrard ha inoltre illustrato le conclusioni
della sesta relazione intermedia sulla
coesione economica e sociale.
Ai lavori dell’assemblea sono intervenuti,
tra gli altri, Stefano Lucchini, sindaco di
Sauris (UD), che ha illustrato il progetto
Alpine Pearls, Enrico Martial consigliere
della Calre, silvie Gilet de Thorey,
Vicepresidente della regione Rhone-Alpes,
Olivieri Betrand, membro del Comitato
delle Regioni.
30 UNCEMNOTIZIE LUGLIO 2009
UNIONE EUROPEA
INVESTIRE PER
LO SVILUPPO
IL COMMISSARIO LOUIS MICHEL ESORTA REGIONI E
CITTA’ EUROPEE
Il commissario europeo per lo
sviluppo e gli aiuti umanitari Louis
Michel è intervenuto giovedì 18 giugno
dinanzi ai rappresentanti delle città e
regioni europee convenuti alla sessione
plenaria del Comitato delle regioni (CdR)
per invitarli ad investire nell’aiuto allo
sviluppo. Il commissario ha sottolineato
che “in un contesto economico difficile,
che fa temere che un certo numero di Stati
siano tentati di ridurre l’aiuto da essi
destinato allo sviluppo, bisogna accogliere
con favore e incoraggiare il crescente
coinvolgimento degli enti regionali e locali
in questo settore” e ha precisato che nel
giro di sei settimane questa crisi ha ridotto
in povertà oltre 100 milioni di persone.
Louis Michel ha concluso affermando che
“la lotta per lo sviluppo in questi paesi
potrà essere condotta soltanto se si
renderanno disponibili altri fondi”.
Il Presidente del CdR Luc Van den Brande
ha puntualizzato che “un euro investito da
un ente regionale o locale nello sviluppo ha
più valore aggiunto di un euro speso da
uno Stato o persino da un’organizzazione
internazionale”.
Sulla scorta delle conclusioni del Consiglio
del 19 maggio, in cui si riconosce il ruolo
centrale del livello locale nell’accesso
all’energia da parte delle popolazioni dei
paesi in via di sviluppo, la Commissione
europea, con il sostegno del Comitato delle
regioni, intende ora rafforzare la
dimensione locale delle azioni di
cooperazione, ossia la “cooperazione
decentrata” e darle maggiore visibilità ed
efficacia.
Louis Michel ha descritto gli enti regionali
e locali come partner a pieno titolo della
politica in materia di sviluppo “e non più
soltanto come possibili beneficiari dei suoi
programmi”. Per questo motivo la
Commissione europea e il Comitato delle
regioni organizzeranno a dicembre le
Assise della cooperazione decentrata, che
riuniranno attori locali europei e attori
locali dei paesi in via di sviluppo, per
CDR
AIUTI PER
L’ABRUZZO
LA LETTERA DEL PRESIDENTE
VAN DER BRANDE
ll Presidente del Comitato delle Regioni
Luc Van Den Brande ha inviato a tutti i
membri del CdR a seguito dell’appello
lanciato in Plenaria per la ricostruzione
dell’Abruzzo, ed in particolar modo dei
beni culturali. “Come annunciato nel
corso della sessione plenaria di aprile, il
collega Giovanni Chiodi
presidente della regione
Abruzzo - scrive Val den
Brande - che è stata colpita
due mesi or sono da un
forte sisma, ci ha fatto
pervenire un elenco di beni
del patrimonio culturale
della regione che, per poter
essere restaurati,
necessitano dell’aiuto delle
città e delle regioni
d’Europa. Mi appello al
principio di solidarietà sul
quale si fonda la costruzione europea e
per il quale le regioni e le città dell’Unione
operano costantemente, anche attraverso
il nostro lavoro al Comitato delle regioni,
al fine di realizzare la coesione europea.
Gli enti regionali e locali che voi
valutare la complementarità e l’efficacia
dell’azione dei finanziatori europei. Inoltre,
sempre in tale contesto il CdR creerà una
Borsa della cooperazione decentrata, cioè
una piattaforma elettronica che collegherà
le necessità degli enti locali dei paesi in via
di sviluppo con le capacità disponibili degli
enti regionali e locali europei.
“Questa Borsa permetterà alle regioni e
alle città intenzionate ad aiutare di farlo più
efficacemente, perché individueranno più
rapidamente i bisogni. In questo modo gli
enti regionali e locali che necessitano di
aiuto lo riceveranno più velocemente e
senza intermediari. Ad esempio, una città
europea che non utilizza più uno dei suoi
impianti per il trattamento delle acque
reflue può metterlo a disposizione di una
città africana che ne è priva e, così,
restituirgli la sua utilità. Si può immaginare
la stessa cosa - ha sottolineato Luc Van
den Brande - per gli autobus municipali o i
camion della nettezza urbana”. Questa
impostazione ha già ricevuto un forte
sostegno politico con l’adozione
all’unanimità, nella sessione plenaria di
aprile, del parere sul tema Le autorità
locali: attori di sviluppo, presentato dal
relatore Christophe Rouillon, sindaco di
Coulaines
In considerazione della crisi economica e
delle sue gravi conseguenze per l’Africa, il
CdR ribadisce, comunque, l’importanza del
partenariato trilaterale UE-Africa-Cina.
Questo è, in sintesi, il messaggio di JeanLouis Destans, Presidente del consiglio
generale dell’EURE e relatore del parere sul
tema UE, Africa e Cina: verso un dialogo e
una cooperazione trilaterali. Secondo il
relatore, “la cooperazione trilaterale UEAfrica-Cina non deve risolversi in un
appiattimento dell’UE sui metodi e sugli
obiettivi della Cina. Tale approccio
potrebbe non essere necessariamente
compatibile con i valori e i principi dell’UE
e gli interessi a lungo termine dell’Africa,
ma non bisogna per questo escludere la
ricerca di interessi comuni”.
rappresentate avranno l’occasione di
mostrare ai concittadini europei
dell’Abruzzo quanto sia saldo e
importante questo principio patrocinando
la ricostruzione di uno dei beni del
patrimonio culturale abruzzese, che è
patrimonio di tutti”.
“Mi appello al principio
di solidarietà sul quale
si fonda la costruzione
europea”
LUGLIO 2009 UNCEMNOTIZIE 31
LA SFIDA DEI TERRITORI
NELLA GREEN ECONOMY
A cura di Enrico Borghi - Prefazione di Enrico Letta
Il Mulino AREL