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U nc em otizi No. 7 Luglio 2009 PERIODICO MENSILE DELL’UNIONE NAZIONALE COMUNI COMUNITA’ ENTI MONTANI FRIULI VENEZIA GIULIA Comunità montane commissariate DOLOMITI E AFRICA Unite in un abbraccio Intesa sulle rinnovabili POSTE ITALIANE S.P.A. - SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE - 70% - DBC ROMA. Uncem riparte dalla Basilicata EUROPA Assemblea AEM Manifesto Sviluppo Montagna Anno XIV - Numero 7 - luglio 2009 Spedito il 20 luglio 2009 8 Sommario LUGLIO 2009 Friuli Venezia Giulia: CM commissariate EDITORIALE 3 > Un saluto e l’impegno a lavorare per lo sviluppo della montagna di Valerio Prignachi ISTITUZIONI di Maria Teresa Pellicori 4 > Chi ha paura della cancellazione delle Comunità montane? di Tommaso Dal Bosco > Scuola: Consulta boccia tagli Gelmini > Uncem a Tondo: sorpresi dall’enfasi centralista > Fondo Feasr: Uncem ottiene revisione IVA per enti pubblici > Territorio: la linea sottile tra sviluppo e abbandono di Eduardo Racca > Le Dolomiti abbracciano l’Africa > Forestali: Comitato Paritetico Nazionale CCNL forestazione 10 L’OPINIONE 14 > I territori e la “green economy”: la sfida della Basilicata di Paolo Gurisatti Le Dolomiti abbracciano l’Africa L’AGENDA DEL MESE 15 > Ruritalia, la rivincita delle campagne A cura di Corrado Barberis LE NORME di Massimo Bella 16 > Sviluppo economico > Legge quadro contabilità e finanza pubblica > Impugnata legge regionale Lazio > Osservatorio nazionale qualità del paesaggio > Progetto “Italia & Turismo” > Utilizzo fondi comunitari 14 L’opinione: i territori e la green economy NOTIZIE DAL TERRITORIO di Federica Demaria 18 > Botteghe - Scuola di Concetta Pugliese > Uncem Toscana: premio di laurea “Le montagne di Terzani” MONTAGNA FUTURA 26 > Riva del Garda: efficienza energetica e teleriscaldamento per le CM > Assemblea Confcommercio: appello Uncem a Tremonti EUROPA 28 > Assemblea AEM > UE: investire per lo sviluppo > CdR: aiuti per l’Abruzzo 2 UNCEMNOTIZIE LUGLIO 2009 Assemblea AEM a Torino 28 Il punto U NCEM N O T I Z I E “già Montagna Oggi - Il montanaro d'Italia” UN SALUTO E L’IMPEGNO A LAVORARE PER LO SVILUPPO DELLA MONTAGNA di Valerio Prignachi Desidero rivolgere il mio personale saluto e ringraziamento a quanti mi sono stati vicini nel percorso che ho avuto la fortuna di intraprendere nell’Uncem, in qualità di Vicepresidente dal 1995 al 2000 e Vice-presidente vicario in questo ultimo mandato, che sono purtroppo costretto ad interrompere per la mia sopraggiunta nomina alla presidenza di Brescia Mobilità, società del Comune di Brescia che si occupa di realizzare e gestire in forma integrata le iniziative tese a migliorare la vivibilità del territorio, in relazione al trasporto pubblico, ai parcheggi, ai semafori, ai progetti innovativi, al traffico. In questi anni trascorsi alla guida dell’Unione, con i presidenti Gonzi prima ed Enrico Borghi poi, abbiamo governato una serie di fasi di sensibile delicatezza caratterizzate dall’ordinamento degli enti locali attraverso la legge 142/90 che ha attribuito natura, ruolo e funzioni alle Comunità montane e dal delicato percorso propedeutico alla modifica del titolo V della Costituzione, che ha spostato il baricentro del sistema legislativo verso le Regioni. Ma abbiamo soprattutto operato affinché alle Comunità montane potesse essere riconfermata pari dignità alla stregua degli altri enti locali, in un periodo che potremmo, eufemisticamente, definire altalenante; in cui il riconoscimento e il ruolo delle comunità è stato, in diverse occasioni e a vario titolo, messo in discussione. In realtà mi sento di dire che il tentativo tendenzialmente in atto oggi non può che essere criticabile, se non altro, per il metodo adottato; una forma di delegittimazione degli amministratori oggettivamente condotta in modo insopportabile e spesso con grandi e ingiustificate cadute di tono. Ribadisco come, per anni, abbiamo con forza impostato un percorso serio e dignitoso, ricoprendo un ruolo di grande significato nel panorama delle autonomie locali e operando un costante e positivo rilancio delle iniziative in grado di ampliare tematiche e funzioni legate allo spazio alpino, ai suoi abitanti e a quanti hanno a cuore lo sviluppo del nostro territorio e della nostra economia. In questo senso, in controtendenza con quanti hanno sviluppato piuttosto posizioni di salvaguardia dell’esistente e di interessi limitati, va sottolineata la notevole riorganizzazione nel territorio in termini di efficienza, raccogliendo la sfida lanciata dal ministero della funzione pubblica di realizzare una grande rete costituita da 360 Comunità montane con sportelli aperti al pubblico. Oppure vale la pena ricordare con quale impegno nel 2001, Anno della Montagna, abbiamo cercato di rendere concreto il motto “la montagna unisce”; anno in cui ci siamo prodigati affinché non si trattasse solo di un evento celebrativo, a cui rispondere nel migliore dei modi con le nostre strutture, ma una occasione importante per sfruttare al meglio l’opportunità di tenere alto il dibattito politico sia in tema ambientale, che di tutela e valorizzazione del territorio. Naturalmente il dibattito sull’utilità o meno delle comunità è ancora aperto. La riduzione a 200 enti sembra possa essere il primo passo verso il definitivo scioglimento; in realtà si tratta dell’unico livello ascritto alla categoria che ha visto ridurre enti e rappresentanti con nostra condivisione e al termine di un dialogo che ci ha visti costruttivi protagonisti. In un momento delicato in cui si parla di cancellazione dei livelli intermedi, a partire dalle province, mentre sono chiamato a ricoprire un ruolo tecnico in un’azienda cittadina che guarda al territorio della provincia consapevole di trarre proprio da questo ricchezza in termini non solo economici, ma anche di valori e di principi, desidero ribadire che è sempre più necessario rapportarsi con dinamismo ai processi di sviluppo territoriale. E’ sempre più importante sapersi integrare consolidandosi in un grande patto di cooperazione per vincere in tal modo le sfide della globalizzazione. La crisi si sconfigge solo unendo le migliori risorse cittadine e rurali, la cultura della pianura a quella montana. Dobbiamo migliorare l’appeal sfruttando il know how che è in grado di renderci più competitivi, non tralasciando quei giacimenti di sapere e di esperienze in grado di offrirci il nostro territorio sviluppando in questo modo i temi ambientali, la green economy, gli spazi fisici dove sviluppare iniziative di qualità. In Italia le Alpi, la dorsale appenninica e le isole devono sempre più unirsi in una congiunzione territoriale di ampio respiro. Le Alpi, in particolare, devono essere sempre più cerniera per le linee di comunicazione in grado di veicolare persone, cose ed energie, divenendo grandi anelli di congiunzione per l’Europa e il Mediterraneo. E’ attraverso questo patto di cooperazione che si gioca, anche per la nostra Montagna, un ruolo nuovo in questo, appena iniziato, terzo millennio. Valerio Prignachi Notiziario mensile della Unione Nazionale Comuni Comunità Enti Montani Anno XIV - Numero 7 Luglio 2009 Direttore responsabile Enrico Borghi Caporedattore Maria Teresa Pellicori Redazione Massimo Bella, Federica Demaria Hanno collaborato Tommaso Dal Bosco, Paolo Gurisatti, Vincenzo Luciano, Concetta Pugliese Art Director Alessandro Palmieri Editore Unione Nazionale Comuni Comunità Enti Montani (UNCEM) Sede: 00185 Roma, via Palestro, 30 tel. 06/4927251 fax 06/4441621 E-mail [email protected] Sito internet www.uncem.it Reg. Trib. Roma n. 562/96 Finito di stampare nel mese di luglio 2009 presso la Società Tipografica Romana s.r.l. Via Carpi, 19 00040 Pomezia (Roma) Spedizione in abb. postale Art. 2, comma 20/c, Legge 662/96. Filiale di Roma 25 gennaio 2005 Spedito il 20 luglio 2009 Manoscritti e originali, anche se non pubblicati, non verranno restituiti. Il loro invio implica il consenso dell’autore alla pubblicazione. E’ vietata la pubblicazione anche parziale di testi, documenti e fotografie. La responsabilità dei testi e delle immagini pubblicate è imputabile ai soli autori. VICE PRESIDENTE VICARIO UNCEM LUGLIO 2009 UNCEMNOTIZIE 3 Istituzioni FUTURO AUTOGOVERNO DEL TERRITORIO VUOL DIRE GUARDARE AVANTI: INVESTIMENTI, RESPONSABILITÀ, SOSTENIBILITÀ. LA BASILICATA LO STA FACENDO… CHI HA PAURA DELLA CANCELLAZIONE DELLE COMUNITA’ MONTANE? 4 UNCEMNOTIZIE LUGLIO 2009 Progresso tecnologico, opportunità della green economy associate alle risorse presenti nelle aree montane ci danno opportunità concrete Noi addetti ai lavori speravamo sinceramente che, la polemica tutta mediatica sui costi della politica che ha ingiustamente messo sul banco degli imputati intere classi di istituzioni, sarebbe stata almeno capace di riportare al centro dell’attenzione la totale assenza di politiche per i territori (condizione non estranea proprio alla degenerazione che ha portato al sovraffollamento di enti con sovrapposizione di ruoli e funzioni). Purtroppo così non è stato e, in realtà, continua imperterrita a tenere banco una giusta, ma sterile, discussione sui costi. Ciò che noi abbiamo sempre opposto a questo tipo di impostazione è che, in un’era di grande trasformazione sociale, ambientale e di organizzazione produttiva nella quale viviamo, il problema non è più quello di selezionare e ridurre i livelli amministrativi per ridurre il loro costo, operazione apparentemente insindacabile. Ma quello di mettere in discussione radicalmente il ruolo e la struttura delle istituzioni di governo del territorio. In una parola: non è che le Comunità montane e i Bim non vanno bene mentre invece, comuni, province, regioni e stato centrale funzionano. Anzi, si volesse andare davvero a vedere i dati, ci si renderebbe conto di quanti luoghi comuni e falsità si sono dette a tale proposito. Questa tuttavia non è e non può essere una consolazione. Soprattutto non può costituire una linea di difesa degli enti così come sono. È finita l’era dello stato paternalista che distribuisce risorse in una logica compensativa e di sostegno ai territori in difficoltà. Abbiamo ripetuto fino alla nausea che è ora di trasformare le istituzioni da centri di costo per lo stato nazionale a centri di profitto (cfr. Manifesto per lo Sviluppo della Montagna su www.uncem.it). Il progresso tecnologico, le tendenze del LUGLIO 2009 UNCEMNOTIZIE 5 Istituzioni BASILICATA PETRUZZI: UN NUOVO MODELLO DI CONCERTAZIONE ISTITUZIONALE mercato, le opportunità della green economy associate allo straordinario tesoro di risorse che insistono nelle aree montane e rurali del Paese, oggi ce ne danno concretamente l’opportunità. La politica non è che ci sia venuta molto dietro in questo ragionamento ma noi, ostinatamente, abbiamo tessuto la nostra tela. E così dall’incontro con Eni, Unicredit group e Regione Basilicata giusto un anno fa’, in cui per la prima volta pubblicamente avanzavamo le nostre tesi, siamo arrivati ad un programma operativo. Prima con Eni, protagonista del progetto di sostegno alle politiche sociali della Valle dell’Agri, abbiamo iniziato a discutere della possibilità di un suo sostegno alla conversione nell’impiego delle risorse forestali dell’area interessata dall’estrazione petrolifera, poi, con Unicredit, del ruolo della finanza “globale” a sostegno di questi nuovi processi di sviluppo locale, subito dopo, anche in virtù della ormai consolidata “amicizia”, con Federlegno, a condividere forme di programmazione che tengano conto dell’importanza della produzione industriale in un settore trainante e fortemente caratterizzante il Made in Italy che, come tutti, soffre la crisi di questo momento. Tutto questo nel “brodo di coltura” di una Regione, la Basilicata, piccola, però snella ed efficiente, che ha prodotto una delle riforme di riordino delle Comunità montane (richiesta dalla Finanziaria 2008) più “pensate” e intelligenti. Dapprima con lo shock della soppressione, poi con la ricostituzione di Comunità locali che le sostituiscono e le inseriscono in piattaforme territoriali integrate che tengono conto delle peculiarità territoriali. Inizia quindi con il protocollo di intesa tra la Regione Basilicata e l’Uncem, che sarà siglato dai Presidenti Borghi e De Filippo il prossimo 23 luglio, un programma di sperimentazione di modelli organizzativi per queste nuove istituzioni del territorio che proverà a tradurre in pratica tutte le 6 UNCEMNOTIZIE LUGLIO 2009 riflessioni e le analisi fatte in questi lunghi mesi con il coinvolgimento di studiosi e analisti, sociologi, urbanisti, economisti e condensate e sistematizzate nel Manifesto già citato e pubblicato grazie ad Arel – Centro Studi fondato da Beniamino Andreatta e Il Mulino. Il primo terreno di sperimentazione su cui si è concordato di lavorare è quello della gestione forestale sostenibile. Si tratta infatti di una materia delegata dalla Regione alle comunità locali, che deve trovare un quadro di esercizio efficiente e sostenibile. Si tratta peraltro di una materia che nella quasi totalità delle regioni è affidata alla cura delle Comunità montane. È quindi facilmente trasferibile ad altre realtà regionali e permette di affrontare allo stesso tempo i nodi dell’assetto idrogeologico, della qualità e della regimazione delle acque, della produzione industriale (il distretto del mobile del Materano), dell’energia da biomassa, del turismo (sono ancora largamente inesplorate in Italia le potenzialità turistiche del patrimonio forestale) e, più in generale della qualità ambientale (si pensi solo alle potenzialità anche economiche della funzione di assorbimento della Co2). Una infinità di applicazioni ad alto valore aggiunto su cui possono innestarsi altrettante opportunità per lo sviluppo locale: nuove imprese, nuovi mestieri, nuovi spazi formativi e un nuovo stato sociale per le popolazioni rurali e montane non subalterno ma altamente competitivo con quelle urbane. Un programma che vedrà il coinvolgimento di studiosi ed esperti e soprattutto dei territori e delle loro istituzioni. Un banco di prova per verificare come si può uscire “migliori” dalla crisi che stiamo attraversando. Con istituzioni più efficienti e un’idea dello sviluppo sostenibile per una volta reale e non legata alle astratte immagini consolatorie tipiche dei convegni che, sempre più numerosi, su questi temi, si susseguono. Tommaso Dal Bosco > Direttore Generale Uncem “Con delibera n°1071 del 10 giugno 2009 la Giunta Regionale di Basilicata ha approvato un protocollo di Intesa tra la Regione stessa e l’Uncem (Nazionale e Delegazione Regionale) che, nell’ambito dell’attuazione del Protocollo di Kyoto, è indirizzato alla realizzazione di un progetto pilota per ridurre le emissioni del gas serra, attraverso la definizione di una metodologia per la certificazione volontaria dei progetti di rimozione di CO² e per permettere di aumentare le riserve regionali di carbonio biologico. Obiettivo primario del protocollo è il rafforzamento dello sviluppo locale delle aree montane lucane attraverso una riprogrammazione territoriale, elaborando dei piani che prevedano la valorizzazione economica della risorsa “bosco”, superando la logica di pura regolamentazione e razionalizzazione dell’esistente, attraverso una più incisiva e qualificata progettualità che veda come attori, accanto agli Enti Pubblici, anche grandi società private italiane. La Regione Basilicata e l’Uncem hanno anche un’altra ambizione, quella di essere i promotori di una nuova rivoluzione culturale che metta al bando i luoghi comuni tra cui quello che considera il bosco ed il suo sistema un residuo ed espressione di una società agricola e montana superata. Questa è un’impostazione sbagliata poiché legata a modelli di monoculture sconfitta dalla storia: il presidio del territorio, il suo sfruttamento sostenibile ed eco-compatibile sono la strada da seguire affinché, per mutuare uno slogan mai come oggi attuale “il bosco da problema diventi risorsa” . La scelta operativa di sottoscrivere un protocollo d’intesa è lo strumento idoneo per attuare una politica specifica per la gestione delle risorse forestali e per superare definitivamente il concetto di area depressa della montagna lucana, intesa come realtà posta strutturalmente ai margini delll’accumulazione della ricchezza collettiva ed individuale. Insomma, la scommessa di questo nuovo modello di concertazione istituzionale è quella di porre le basi affinché le aree montane, le aree interne diventino le nuove protagoniste dello sviluppo lucano. Il progetto è ambizioso ma con l’apporto di tutti gli attori (pubblici e privati) che si intende coinvolgere, i risultati potranno essere senz’altro positivi ed andare oltre a quanto un semplice protocollo d’intesa lascia supporre. Peccare di ottimismo non è un reato! Michele Petruzzi Presidente Uncem Basilicata PROVVEDIMENTI FONDO FEASR UNCEM OTTIENE REVISIONE IVA PER ENTI PUBBLICI L’Uncem ha segnalato ai ministri Zaia e Tremonti una criticità emersa in fase di implementazione dei Piani di Sviluppo Rurale delle Regioni italiane. Il fondo Feasr, infatti, che finanzia i piani di Sviluppo Rurale delle Regioni, non prevede, al contrario degli altri fondi strutturali europei (Fesr e Fse), l’eleggibilità dell’IVA per gli enti pubblici. Questa disparità di trattamento rappresenta, così come emerge dalle prime analisi effettuate sull’avvio dei programmi, la principale criticità che le Amministrazioni pubbliche, piccoli Comuni e Comunità montane in particolare, si trovano a fronteggiare. In particolare, queste ultime, dovendo anticipare o prevedere nei loro bilanci la quota IVA su progetti quali, ad esempio, azioni di contrasto del dissesto idrogeologico e del degrado ambientale nonché l’infrastrutturazione delle aree rurali, si vedono preclusa ogni possibilità di partecipare ai Programmi di Sviluppo Rurale Regionale. Molte Regioni, Comuni, Organizzazioni Sindacali, hanno già sottoposto ai vari livelli istituzionali tale questione, chiedendo l’esenzione dell’IVA o un fondo di rotazione nazionale a sostegno degli Enti locali, beneficiari delle misure del PSR. La Campania, anche in rappresentanza di altre regioni italiane, ha posto la questione ai servizi della Commissione Europea, che ha, di fatto, rimandato ad una soluzione nazionale. Al fine di non pregiudicare l’importante funzione che i Piani di Sviluppo Rurale delle Regioni possono svolgere non solo dal punto di vista ambientale ma anche da quello sociale ed economico, soprattutto in questa fase di recessione, e per evitare anche il disimpegno automatico delle somme previste per gli Enti montani, l’Uncem chiede al ministro di intervenire sulla questione, che risulta vitale per il sostegno alle politiche a favore della montagna e del mondo rurale. Dal punto di vista tecnico-normativo, la procedura è stata avviata attraverso un emendamento presentato dalla Regione Campania e fatto proprio dal Ministero per le Politiche Agricole attraverso il Comitato per le Politiche Agricole, secondo cui viene istituito, presso l’Agenzia per le erogazioni in agricoltura, il Fondo speciale IVA, attraverso cui l’Agea è autorizzata a rimborsare l’importo dell’IVA non recuperabile e non rendicontabile alla Professor Vincenzo Luciano - Uncem Commissione Europea nel quadro delle operazioni finanziarie del Feasr (Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale). Alla copertura dell’onere derivante dall’istituzione del fondo speciale IVA, ammontante a 250 milioni di euro per il periodo 2007-2015, si provvede mediante equivalente riduzione della quota nazionale e conseguente innalzamento del Feasr, nella fase di rimodulazione finanziaria dei Programmi di Sviluppo rurale di cui al regolamento CE 1698/2005. “Questo emendamento – ha detto Vincenzo Luciano, responsabile nazionale Uncem per la forestazione – è il risultato di un importante lavoro di collaborazione con il sistema regionale avviato grazie all’Uncem e che ci auguriamo porti ad azioni sempre più efficaci per il reale coinvolgimento degli enti locali nell’utilizzo dei fondi europei”. “Questo risultato – ha commentato il Presidente dell’Uncem Enrico Borghi – nasce dal fronte comune del sistema delle autonomie, e dalla capacità dell’Uncem di tenerne le fila su questo fronte specifico, ed è ancora una volta segno del fatto che solo lavorando congiuntamente si ottengono soluzioni appropriate ad un migliore funzionamento dei nostri enti”. Il 2 luglio scorso, la Conferenza delle regioni, presieduta dalla regione Puglia, ha approvato con modifiche e integrazioni la proposta sulla non rendicontabilità dell’IVA. Perché sia esecutivo, si attende ora il provvedimento dovuto da parte del Governo. LUGLIO 2009 UNCEMNOTIZIE 7 Istituzioni LA SENTENZA SCUOLA: CONSULTA BOCCIA TAGLI GELMINI FRIULI VENEZIA GIULIA BORGHI: “AVEVAMO RAGIONE, ORA RIDISCUTERE TUTTO” “La sentenza della Corte Costituzionale ha confermato quanto da noi sostenuto nei ripetuti confronti con il ministro Gelmini. Ora è chiaro che non può essere un regolamento ministeriale imposto dall’alto lo strumento con il quale dettare centralisticamente le regole. Pertanto serve il congelamento della situazione attuale, senza procedere a nessuna chiusura, accorpamento e istituzioni di pluriclassi, in quanto non fondati su presupposti giuridici validi. Al tempo stesso, chiediamo l’immediata apertura da parte del governo di un confronto vero e serio, con regioni ed enti locali, non appena si saranno definite le pregiudiziali relazionali poste dalle regioni”. Così il Presidente dell’Uncem Enrico Borghi commenta la sentenza della Consulta n. 200/09 che dichiara l’illegittimità costituzionale dell’art. 64, comma 4, lettere f-bis e fter del decreto legge del 25 giugno 2008 n.112. Le norme dichiarate illegittime riguardano infatti il tema del ridimensionamento scolastico e in particolare nei piccoli Comuni, la maggior parte dei quali montani. “Abbiamo più volte richiamato l’attenzione del Governo - continua Borghi - sul fatto che la scuola è un elemento fondamentale per la coesione di territori fragili e periferici come quelli montani e che la riorganizzazione del servizio scolastico è già stata effettuata in precedenza a seguito della legge sulla montagna attraverso gli istituti onnicomprensivi. Non si possono gettare al macero anche le esperienze positive e occorre dettagliare regione per regione, nel rispetto delle loro competenze concorrenti, consapevoli che la chiusura di una scuola in montagna significa sancire la fine di una comunità locale”. 8 UNCEMNOTIZIE LUGLIO 2009 COMUNITA’MONTANE UNCEM A TONDO: SORPRESI DALL’ENFASI CENTRALISTA “Mi sorprendo dell’enfasi positiva attribuita ai concetti di centralismo ed antifederalismo da parte del presidente di una regione a statuto speciale”. Così il Presidente dell’Uncem Enrico Borghi aveva replicato alle dichiarazioni rese dal Presidente della regione Friuli Venezia Giulia sul commissariamento delle Comunità montane attraverso tecnici che seguano i disegni strategici della regione. “Non riteniamo – aggiunge Borghi – che la soluzione del commissariamento sia adeguata ad una migliore performance di questi enti sul territorio, che pure vengono ritenuti necessari dallo stesso presidente Tondo. Piuttosto, invitiamo il presidente a guardare a quanto l’Uncem sta proponendo per trasformare le Comunità montane da enti distributori di risorse pubbliche in Agenzie di sviluppo che creano lavoro, promuovono innovazione, imprenditorialità e crescita degli investimenti nel settore della green economy. Serve uno sviluppo che parta dal basso, e non distributori burocratici di finanze centraliste. Solo così la montagna può crescere, come accaduto in Carnia, in provincia di Udine, dove la Comunità montana, grazie al lavoro congiunto di tutti i comuni associati, ha realizzato investimenti per 25 milioni di euro in impianti idroelettrici, biomasse e solari senza un euro di prelievo fiscale. In ogni caso, le Comunità montane sono esponenziali dei Comuni, pertanto ogni decisione sulla governance deve partire dai livelli comunali e investire un soggetto che abbia ricevuto un mandato effettivo democratico”. “Invece che sciogliere, abolire o commissariare le Comunità montane – aveva aggiunto il Presidente dell’Uncem Friuli-Venezia Giulia Giuseppe Marinig – COMMISSARIATE Renzo Tondo, Presidente FVG suggeriamo al presidente Tondo di rivedere il loro ruolo, le loro competenze e le loro funzioni in relazione a quelle degli altri enti locali. E’ necessario un ampio processo di riforma dell’intero Sistema delle Autonomie locali, all’interno del quale possa essere valorizzata la natura delle Comunità montane. Ricordo inoltre che se la sentenza della Corte Costituzionale n. 229/2001 ha riconosciuto alla Regione autonomia legislativa in materia, ha altresì affermato il diritto dei Comuni interessati ad una effettiva partecipazione al processo di riforma ed eventualmente di gestione provvisoria”. Ma nessuna risposta è arrivata dalla regione, e perciò, in occasione della discussione dell’emendamento in Consiglio Regionale, il Presidente Marinig aveva invitato tutti i sindaci dei Comuni montani a presenziare alla seduta. “Ci auguriamo – ha commentato Borghi questa decisione – che la presenza dei sindaci ai lavori del consiglio regionale riporti la questione delle Comunità montane su un altro piano, evitando che si configuri un vero e proprio esproprio forzato nei confronti dei comuni montani friulani, che si vedrebbero in tal modo sottratti risorse e strumenti che appartengono di diritto alle popolazioni montane. Ancora una volta si pretende che la piccola Chiesa di montagna faccia l’elemosina al Duomo della città: è un film che abbiamo già visto e sul quale il Consiglio Regionale del Friuli farebbe bene Ogni decisione sulla governance deve partire dai livelli comunali a meditare, visto che in altre realtà autonome come la Sardegna, dove si sono tentate operazioni simili, si è assistita alla levata di scudi da parte dei sindaci, che ha di fatto svuotato il tentativo centralista di commissariare le municipalità attraverso funzionari regionali. Mi auguro che si levi anche la voce dell’Anci a difesa delle prerogative dei piccoli Comuni montani friulani, perchè il fronte delle autonomie deve reagire compatto di fronte ad una impostazione così marcatamente regressiva”. Niente da fare. Il 9 luglio è stato approvato l’emendamento di commissariamento delle Comunità montane. “Il commissariamento tecnico delle Comunità montane e la riforma dei livelli organizzativi della Sanità sono due passaggi imprescindibili nel disegno di governo che stiamo portando avanti – ha dichiarato Tondo durante l’incontro dei capigruppo in Consiglio regionale con l’Uncem Friuli, gli amministratori delle Comunità montane e i sindaci – e che ha come scopo la costruzione delle condizioni per migliorare l’assetto della Regione. Il voto dell’Aula su questi due punti ci dirà se c’è la volontà o meno di riformare il sistema. La continuazione dell’attuale esperienza di governo dipenderà da questo. Su questi due punti io non torno indietro”. Tondo si è detto in ogni caso disponibile a istituire un tavolo di concertazione insieme alle amministrazioni locali delle aree montane per stabilire il percorso di riforma. All’inizio dell’incontro, coordinato da Annamaria Menosso, vicepresidente del Consiglio regionale, alla presenza anche dell’assessore alle Autonomie locali Federica Seganti, le richieste delle delegazioni sono state tutte improntate sulle garanzie per il mantenimento dell’attuale livello di autonomia. L’Uncem ha chiesto di nominare commissari gli attuali amministratori delle Comunità montane per dare continuità amministrativa agli Enti fino al varo della riforma, oltre che di preservare l’autonomia e l’identità del territorio montano. La Comunità montana del Friuli occidentale ha stigmatizzato la decisione di commissariare Enti che non sono stati inadempienti a favore di un riordino al quale nessuno si oppone. I sindaci hanno chiesto di avere anche per il futuro uno strumento attraverso il quale l’area montana potrà continuare a essere protagonista delle proprie politiche di sviluppo. Chieste anche garanzie sul mantenimento delle titolarità delle proprietà delle Comunità montane. Per il capogruppo del PD Gianfranco Moretton, il presidente Tondo si è espresso in modo assolutistico, manifestando la volontà di una Regione centralizzante, senza fornire un disegno per il futuro delle aree montane, né cogliere le grandi aperture degli amministratori locali. Franco Baritussio, vicecapogruppo PdL, ha invece evidenziato la disponibilità di Tondo a istituire immediatamente un tavolo di concertazione con i vari livelli di governo locale. LUGLIO 2009 UNCEMNOTIZIE 9 Istituzioni SOLIDARIETA’ G8 - LE DOLOMITI ABBRACCIANO L’AFRICA IN 6000 ATTORNO LE TRE CIME DI LAVAREDO PER RICORDARE AI POTENTI DELLA TERRA GLI IMPEGNI NEI CONFRONTI DEI PAESI DEL SUD DEL MONDO Oltre seimila persone hanno abbracciato domenica 5 luglio le Tre Cime di Lavaredo per chiedere ai grandi della terra di rispettare gli impegni nei confronti dei Paesi del Sud del Mondo. Una grande festa, quella che si è svolta a Misurina in occasione della manifestazione “G8 - Le Dolomiti abbracciano l’Africa” che ha visto lo stringersi di dodicimila mani in un suggestivo girotondo colorato di famiglie, giovani, anziani, volontari di decine di movimenti e associazioni. Migliaia di mani, ma anche migliaia di voci che hanno intonato gospel africani, canti di montagna, jodler. Alcuni volontari hanno percorso, durante tutta la giornata, la Catena umana e raccolto migliaia di messaggi destinati ai responsabili dei G8 da parte dei partecipanti: messaggi che sono stati radunati in serata in un unico cd. Di 10 UNCEMNOTIZIE LUGLIO 2009 questo cd sono state prodotte 8 copie che sono state consegnate alla rock star Bono Vox degli U2, da anni impegnato nella campagna per l’azzeramento del debito dei paesi del terzo mondo e fondatore dell’organizzazione “DATA“, (Debt, Aids, Trade, Africa), per essere quindi recapitate direttamente agli 8 Grandi riuniti per il summit del G8 a L’Aquila dall’8 al 10 luglio. PERCHE’ LE DOLOMITI: La scelta delle Dolomiti come teatro dell’evento non è casuale e racchiude un simbolismo forte. Queste montagne sono nate 40 milioni di anni fa proprio a causa delle forze sollevatrici dovute all’impatto tra le placche di Africa ed Europa, rappresentano dunque la cerniera naturale tra i continenti, un luogo d’incontro simbolico creato da madre natura. Le Tre Cime di Lavaredo descrivono una trinità naturale che si eleva verso il cielo. Da sanguinoso teatro della Grande Guerra vogliono ora diventare emblema di pace, giustizia, uguaglianza e garanzia di diritti Vescovo di Belluno-Feltre monsignor Giuseppe Andrich, il cantautore veneziano Gualtiero Bertelli, il giornalista Edoardo Pittalis, gli sportivi Pietro Piller Cottrer campione di sci di fondo e l’alpinista Fausto De Stefani, presidente di Mountain Wilderness. A rappresentare le associazioni che hanno aderito con entusiasmo e convinzione all’evento c’erano: Enrico Borghi, presidente Uncem, Paolo Pobbiati, presidente di Amnesty International, Fabio Salviato, presidente Banca Etica, don Dante Carraro, direttore Cuamm, Francesco Carrer, direttivo Club Alpino Italiano. Tra coloro che non hanno potuto essere presenti sulle Dolomiti, ma che hanno sostenuto la manifestazione di solidarietà, Paolo “Pau” Bruni per i Negrita, Francesco Baccini e Liam O’Maonlai (cantante della band irlandese Hothouse Flowers), Sergio Marelli di Focsiv, che hanno inviato dei video-messaggi pubblicati sul canale di YouTube nel sito internet creato appositamente per l’occasione (http://www.dolomitafricag8.it). Messaggi di sostegno sono arrivati anche dal Presidente della Repubblica Giorgio Napoletano, dal Presidente della Camera Gianfranco Fini, dal Presidente del Summit dei Premi Nobel per la Pace Walter Veltroni, dal Presidente del Gruppo di lavoro Onu – Unione Africana Romano Prodi, da padre Alex Zanotelli e da Bono degli U2. Una manifestazione, quella di Misurina, che nasce da un’idea forte ma anche “poetica” come l’ha definita Bono Vox. La rockstar irlandese è stata infatti vicina agli organizzatori della manifestazione sin dal primo momento con un messaggio scritto di suo pugno: “Voglio dire - si legge quanto sono grato a tutti coloro che lavorano per l’uguaglianza e la giustizia dei poveri del mondo e a Tatiana, per aver organizzato questa iniziativa in occasione del summit italiano dei potenti del G8. Abbiamo montagne da scalare - conclude Bono - ma sarà molto più facile con le sue idee poetiche”. Triveneto, Centro Missionario Diocesano Belluno-Feltre, Movimento Giovanile Missionario, SFT Students for Free Tibet , Incontro fra i popoli, Mani Tese, Emergency Belluno, Sezioni locali Associazione Nazionale Alpini, C.N.S.A.S. Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico. Tatiana Pais Becher Ideatrice di “Le Dolomiti Abbracciano L’Africa” Assessore alla Cultura del Comune di Auronzo di Cadore Enrico Borghi, Presidente Uncem. Sotto Moni Ovadia HANNO ADERITO: per l’Africa. Diritti chiesti a gran voce da uomini, donne e bambini che si sono tenuti per mano in un abbraccio simbolico tra i due continenti. L’elevazione delle cime verso il cielo ha condotto idealmente queste voci di speranza verso l’Infinito. Le Tre Cime di Lavaredo sono inoltre emblema e simbolo di tre Obiettivi di Sviluppo del Millennio che legano indissolubilmente nei loro contenuti i destini dei due continenti: > Sradicare la povertà estrema e la fame > Garantire la sostenibilità ambientale (ivi compreso l’accesso all’acqua potabile) > Sviluppare un paternariato mondiale per lo sviluppo OSPITI ILLUSTRI: Tra i 6000 presenti non hanno voluto mancare all’appuntamento: Moni Ovadia, il La manifestazione “G8 - LE DOLOMITI ABBRACCIANO L’AFRICA” è stata promossa dal Comune di Auronzo di Cadore e dalla ONG Associazione Gruppi “Insieme si può...” Onlus, con il patrocinio della Camera Dei Deputati, Regione del Veneto, Provincia di Belluno, Provincia di Bolzano, Comunità Montana Centro Cadore, Comune di Dobbiaco, Comune di Cortina D’Ampezzo, CAI Club Alpino Italiano, Uncem, Gruppo Parlamentari Amici della Montagna. All’iniziativa hanno aderito: Fondazione Rita Levi Montalcini, CUAMM, Associazione Amici di Cortina, AGESCI, Amnesty International, AMREF, Nigrizia, Banca Etica, Mountain Wilderness, FOCSIV Federazione Organismi Cristiani Servizio Internazionale Volontario, Jardin de Los Ninos Onlus, ACLI, Centri Missionari Diocesani del LUGLIO 2009 UNCEMNOTIZIE 11 Istituzioni FORESTAZIONE CONTRATTO FORESTALI VINCENZO LUCIANO PRESIDENTE IL RESPONSABILE NAZIONALE PER LA FORESTAZIONE ALLA GUIDA DEL COMITATO PARITETICO NAZIONALE CCNL Vincenzo Luciano, responsabile nazionale Uncem per la forestazione, è stato nominato all’unanimità il 18 giugno scorso presidente del Comitato paritetico nazionale relativo al Contratto sulla forestazione. Il Comitato, composto da sei rappresentanti delle associazioni datoriali e dalle sei organizzazioni sindacali dei lavoratori, ha il compito, tra le altre cose, di acquisire informazioni e dati sulle strutture promosse in materia di forestazione, sui piani e programmi promossi dalle parti datoriali e dagli enti delegati, di monitorare i flussi occupazionali e la dinamica delle 12 UNCEMNOTIZIE LUGLIO 2009 assunzioni e delle retribuzioni, l’igiene e la sicurezza nei luoghi di lavoro, l’evoluzione delle tecnologie di processo. Tale Comitato è presieduto a turni biennali da un rappresentante delle associazioni o degli enti datoriali stipulanti. “La mia nomina, in rappresentanza dell’Uncem nazionale – ha detto il neo presidente Luciano – è il riconoscimento al lavoro prodotto sempre con grande equilibrio dalle parti negoziali. Il Comitato è garanzia di un sistema organico di informazioni e di conoscenza dell’andamento del settore, con particolare riferimento alle problematiche del suo sviluppo in termini produttivi”. RIFORME LA LINEA SOTTILE TRA SVILUPPO E ABBANDONO LA RIFLESSIONE DI EDUARDO RACCA SU RIFORME E OPPORTUNITÀ PER I PICCOLI COMUNI Tornano in scena i piccoli Comuni. E speriamo che ci restino a lungo. Almeno fino a quando non saranno approfondite e risolte in modo sistematico le questioni più importanti che li riguardano. Il processo riformatore in atto spinge politici, costituzionalisti ed economisti ad affrontare i loro problemi. Il federalismo fiscale non coinvolge solo i grandi enti, ma tocca da vicino anche quelli piccoli. Per la sua attuazione su tutto il territorio nazionale occorre razionalizzare nell’ambito del Codice delle autonomie gli assetti locali per metterli in condizione di dare risposte credibili, a cominciare dalle realtà meno attrezzate e quindi maggiormente esposte al rischio di non essere all’altezza del compito. Nelle aree periferiche del Paese le amministrazioni incontrano enormi difficoltà nell’esercitare le funzioni fondamentali a causa di costi elevati e di risorse limitate. Vanno scelte formule appropriate di aggregazione evitando di stravolgere con soluzioni improvvisate gli attuali modelli istituzionali. Gli enti di secondo livello non solo vanno tenuti in vita, ma vanno rafforzati e migliorati sulla scorta delle esperienze maturate, in modo tale che essi si evolvano e si adeguino alle sopravvenute esigenze. Per non lasciare sguarniti i piccoli Comuni, bisogna evitare il rischio di allontanare dai loro territori le decisioni politiche che li riguardano e di spezzare in maniera traumatica rapporti consolidati tra enti e popolazioni. Le minacce ambientali dovute ai cambiamenti climatici e la questione energetica possono trovare nelle zone rurali italiane risposte interessanti. In fondo questi Comuni sono piccoli solo demograficamente, perché presentano una densità di popolazione molto bassa ma, nella maggior parte dei casi, hanno una estensione territoriale di tutto rispetto. Complessivamente governano più della metà del territorio nazionale dove è maggiormente possibile produrre energia alternativa e compensare Federalismo fiscale: nelle aree periferiche del Paese il lavoro è difficile l’anidride carbonica con l’ossigeno delle loro foreste. Ci si riferisce soprattutto ai piccoli Comuni marginali, quelli per intenderci distanti dalle città, le cui comunità si sono nella generalità dei casi ridotte notevolmente a seguito delle emigrazioni emorragiche del primo e secondo dopoguerra verso il triangolo industriale dell’Italia del Nord, l’Europa occidentale o addirittura Oltreoceano, dove ancora tramandano i loro incomprensibili dialetti, consumano i vecchi riti, celebrano le feste religiose del paese d’origine. Territori rurali con abitanti stipati fino all’inverosimile in tuguri fatiscenti negli anni della miseria ma disabitati oggi. Dove la presenza umana non è mai quella giusta: ieri c’era troppa gente che non riusciva a sfamarsi, oggi ce n’è poca per accudire vaste aree sempre più abbandonate a se stesse. Territori dove coloro che vi sono nati hanno continuamente voglia di ritornare, ma quasi sempre desistono dal farlo. Per pigrizia, per paura di rompere l’incanto dei ricordi, per non sentirsi forestieri in terra propria, per acquiescenza nei confronti dei figli non disposti a seguirli. Territori ampi, disabitati, ricchi di risorse ma sostanzialmente privi di istituzioni forti in grado di tutelare al meglio le loro ricchezze naturali, di gestire i problemi e di governare in una dimensione appropriata i nuovi processi che li stanno coinvolgendo. Eduardo Racca Guida agli enti locali del sole 24 ore – 27 giugno LUGLIO 2009 UNCEMNOTIZIE 13 L’opinione GREEN ITERRITORIELA“GREENECONOMY”: LA SFIDA DELLA BASILICATA L’ECONOMISTA PAOLO GURISATTI, TRA GLI AUTORI DEL VOLUME “LA SFIDA DEI TERRITORI NELLA GREEN ECONOMY”, RIASSUME LE OPPORTUNITÀ DI BUSINESS CHE L’ECONOMIA VERDE PRESENTA PER LE AREE MONTANE E ANALIZZA IL “CASO” BASILICATA Quando il petrolio è arrivato a 147$ al barile la “vecchia economia” si è fermata. Milioni di persone in tutto il mondo si sono rese conto, tutte assieme, contemporaneamente, che uno sviluppo basato su prodotti che consumano troppa energia, troppe materie prime scarse e risorse naturali, oltre un certo livello di crescita, “grippa”, si “pianta”. Per tornare a crescere è necessario costruire un’economia diversa dal passato. Non è questione di rinunciare al benessere e alla tecnologia moderna, ma si tratta di rivedere le caratteristiche dei prodotti e dei processi produttivi in chiave “green”. Milioni di persone hanno cominciato a ripensare alla propria attività, ponendosi una semplice domanda: il prodotto che sto comprando, la casa che sto costruendo… continuerà ad avere un “valore” nei prossimi anni, oppure perderà valore, fino a diventare un puro “costo di smaltimento e rottamazione” come le auto “Euro 1” che ormai non interessano a nessuno? Questa svolta, questa reazione collettiva (che lo studioso americano Richard Florida ha identificato con il termine “reset”) è la “green economy”. Un fenomeno di massa che sta portando il mondo verso una economia basata su prodotti e processi industriali che consumano meno materie prime scarse e “mantengono” il loro valore nel tempo. Tornano di moda soluzioni e materiali che negli anni del petrolio facile erano stati abbandonati. Tornano utili attività che nell’epoca dell’industrializzazione urbana erano state abbandonate. Tre questi materiali c’è senza dubbio il legno e tra queste attività ci sono la coltivazione del bosco, la produzione di energia da fonti rinnovabili locali, la ristrutturazione del ciclo dell’acqua o lo sviluppo di insediamenti piccoli e accoglienti, alternativi a quelli disponibili nelle aree metropolitane. Il “manifesto per la montagna”, lanciato dall’Uncem nel libro “La sfida dei territori nella green economy” offre suggestioni preziose a proposito delle prospettive di sviluppo “green” nei territori di montagna. Tra questi territori rientra a pieno titolo la Basilicata, regione in transizione da un modello di sviluppo orientato alla “imitazione” di sistemi produttivi della “vecchia economia”, ad un sistema alternativo, maggiormente orientato alla valorizzazione delle specificità locali. E’ interessante ricordare che proprio la Basilicata ha recentemente trovato un “tesoro”, che potrebbe essere utilizzato per i futuri programmi di sviluppo (mi riferisco al petrolio e alle royalties connesse). E proprio sulle modalità di impiego di tale “tesoro” si stanno interrogando i dirigenti regionali, che 14 UNCEMNOTIZIE LUGLIO 2009 percepiscono di trovarsi di fronte a un bivio: da un lato continuare a investire sviluppo locale con gli strumenti tradizionali della programmazione negoziata, della contrapposizione tra pubblico e privato, delle procedure più che dei risultati; dall’altro lato “inventare” una strada nuova, una strategia di integrazione delle competenze pubbliche e private attorno a progetti concreti, nuove formule imprenditoriali e istituzionali che sappiano incrociare le potenzialità e i saperi delle comunità locali con le opportunità offerte dalle reti globali, dal Mediterraneo e anche da grandi strutture nazionali come Eni. La sfida è aperta e il vento della “green economy” offre un’opportunità da non perdere per collocare la Basilicata sulla frontiera dell’innovazione in nuovi business emergenti. La recente intesa tra Regione e Uncem, per la costruzione di un nuovo mercato delle risorse forestali, rappresenta una prima occasione concreta di sperimentazione di un “modello autoctono” di organizzazione dell’economia “green”. Bisogna organizzare meglio la coltivazione del bosco per riuscire ad “incassare” crediti per la cattura di CO2? E’ possibile rivedere, almeno in parte, le modalità di coltivazione del bosco Con la green economy il mondo va verso una diminuzione dei consumi delle materie prime per arrivare ad ottenere materie prime certificate per la filiera legno? E’ utile integrare le attività forestali in senso stretto con altre attività connesse, come la co-generazione di energia da diverse fonti rinnovabili (acqua, sole, biomasse), il teleriscaldamento, lo sviluppo di nuove soluzioni di efficienza energetica e ambientale? Attorno a queste domande è oggi possibile, anzi necessario, sperimentare un nuovo modello organizzativo delle risorse comunitarie locali. Esistono non solo reti di competenze tecniche a cui è possibile collegarsi (nazionali e internazionali), ma anche una rete di esperienze di “governo” dello sviluppo a livello locale da cui è possibile ricavare indicazioni utili a superare l’impasse di molte “buone pratiche” rivelatesi fallaci. Mi riferisco, solo a titolo di esempio, alla rete dei costruttori Leed o Casaclima (che da alcuni anni stanno lavorando alla progettazione di edifici a basso consumo), alla rete dei distretti tecnologici dell’energia e del teleriscaldamento (che stanno mettendo a punto sistemi ad alto rendimento per tecnologie di co-generazione a scala piccola), alla rete delle comunità montane e delle regioni che stanno sperimentando modelli di collaborazione pubblico-privato più efficienti e più avanzate di quelle mediamente disponibili a livello nazionale ed europeo). La Basilicata può diventare un laboratorio avanzato di “green economy” e di sviluppo locale, a partire dalla propria identità e dalla propria unicità, proprio perché finora non ha seguito le traiettorie apparentemente semplici proposte dalle autorità centrali. Flash L’AGENDA DEL MESE Eventi, convegni, cultura… EVENTO LUOGO DATA IN BREVE PER SAPERNE DI PIU’ Crescere a ogni costo? Le Alpi alla ricerca della felicità Gamprin/FL 17-19 settembre Convegno annuale della CIPRA 2009 www.cipra.org Conferenza Internazionale del Clima Genf /CH 10 - 16 agosto Previsioni climatiche e informazioni per la costruzione di issues inerenti la Conferenza Internazionale del Clima www.wmo.ch/pages/world_clima te_conference www.cai.it L’Uomo e la Filosofia della Montagna Vicoforte 31 agosto - 4 settembre Dibattito in forma di workshop sulla montagna. Filosofia di vita. Si parte da una lettura antropologica delle Alpi, delle culture semplici e raffinate elaborate dai suoi abitanti nel corso dei secoli Klimaenergy: Fiera delle Energie Rinnovabili Bolzano 24 - 26 settembre Il Trentino Alto Adige è all’avanguardia nel risparmio energetico, a Klimaenergy sono evidenziati i risultati ottenuti dalla Provincia Autonoma di Bolzano www.fierabolzano.it [email protected] www.alpi365.it www.fierabolzano.it Alpi365: Expo Biennale delle Montagne Torino 08 - 10 ottobre Appuntamento dedicato alla promozione e valorizzazione degli ambienti montani, come realtà legate al turismo e ad aspetti culturali ed economici da salvaguardare Agrialp: Fiera Agricola dell’Arco Alpino Salzburg /AT 6 - 9 novembre Incontri e convegni sulle attuali problematiche del settore > Il libro RURITALIA. LA RIVINCITA DELLE CAMPAGNE A cura di Corrado Barberis, Donzelli Editore Il testo è stato realizzato per i cinquant’anni dell’Insor, (l’Istituto di sociologia rurale fondato da Giuseppe Medici insieme a Manlio Rossi-Doria, Umberto Zanotti-Bianco, Francesco Compagna), che Corrado Barberis presiede da quarant’anni. Il volume raccoglie i dati di ricerche condotte in decenni sui processi dell’urbanizzazione e sulle dinamiche che accompagnano gli insediamenti abitativi. Oggi, alla fine di un lungo processo, il pendolo torna a oscillare verso quelle porzioni di territorio caratterizzate da minore densità abitativa, da una prevalenza della terra rispetto al cemento, della campagna sulla città. Modelli e stili di vita, valori della campagna prendono sempre più piede in questo inizio di nuovo millennio. Si tratta ovviamente di una campagna ben diversa da quella da cui era partito l’esodo contadino, e che in ogni caso torna a essere centro. “Per i protagonisti dell’esodo – dice Barberis – la città era il Paradiso”. Oggi invece cresce un’Italia rurale, che sta pareggiando quella urbana. La popolazione delle campagne è diventata più ricca, più colta e più dinamica, perché non si tratta solo di agricoltori ma di liberi professionisti e giovani laureati che scelgono di allontanarsi dalle città. LUGLIO 2009 UNCEMNOTIZIE 15 Le norme SVILUPPO ECONOMICO Con il voto finale del Senato sono diventate legge le disposizioni per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività nonché in materia di processo civile. In sintesi, il provvedimento contiene, tra l’altro, alcune importanti norme nelle seguenti materie: Tutela degli interessi nei procedimenti amministrativi di competenza delle regioni degli enti locali - L’articolo reca ulteriori modifiche alla legge n. 241 del 1990, intervenendo in ordine all’ambito di applicazione della legge medesima, con riguardo alle società con totale o prevalente capitale pubblico e alle amministrazioni regionali e locali. Spese di funzionamento e disposizioni in materia di gestione delle risorse umane Disposte alcune modifiche al d.lgs. n. 165 del 2001 in materia di lavoro presso le pubbliche amministrazioni. Si autorizzano le pubbliche amministrazioni e gli enti finanziati direttamente o indirettamente a carico del bilancio dello Stato, nel rispetto dei princìpi di concorrenza e di trasparenza, ad acquistare sul mercato i servizi originariamente prodotti al proprio interno, a condizione di ottenere conseguenti economie di gestione e di adottare le necessarie misure in materia di personale e di dotazione organica. Inoltre, prevede che le stesse amministrazioni provvedano al congelamento dei posti e alla temporanea riduzione dei fondi della contrattazione. I collegi dei revisori dei conti e gli organi di controllo interno delle amministrazioni vigilano sull’applicazione delle nuove disposizioni, evidenziando i risparmi derivanti dall’adozione dei provvedimenti in materia di organizzazione e di personale, anche ai fini della valutazione del personale con incarico dirigenziale. Modificato in più parti l’articolo 7, comma 6, del d. lgs. n. 165 del 2001, al fine di ampliare i casi nei quali si può prescindere dal possesso del requisito della comprovata specializzazione universitaria nella stipulazione di contratti con personale esterno per far fronte a esigenze alle quali non è possibile far fronte con il personale in servizio. Diffusione delle buone prassi nelle pubbliche amministrazione e tempi per l’adozione dei provvedimenti o per l’erogazione dei servizi al pubblico L’articolo promuove l’individuazione e la diffusione delle buone prassi in uso presso gli uffici delle pubbliche amministrazioni pubbliche statali e introduce l’obbligo per le 16 UNCEMNOTIZIE LUGLIO 2009 medesime amministrazioni di pubblicare, sul proprio sito web o con idonee modalità, un indicatore dei tempi medi di pagamento dei beni, dei servizi e delle forniture acquistate nonché dei tempi medi di definizione dei procedimenti e di erogazione dei servizi resi all’utenza. Riorganizzazione del Centro nazionale per l’informatica nella pubblica amministrazione, del Centro di formazione studi e della Scuola superiore della pubblica amministrazione - Si delega il Governo ad adottare decreti legislativi di riassetto normativo per il riordino, la trasformazione, la fusione o la soppressione del Centro nazionale per l’informatica nella pubblica amministrazione, del Formez e della Scuola superiore della pubblica amministrazione. A tal fine, si richiede un previo confronto con regioni ed enti locali interessati a salvaguardare, ove possibile, la permanenza delle sedi già presenti sul territorio per garantire il mantenimento dei livelli occupazionali. Servizi informatici per le relazioni tra pubbliche amministrazioni e utenti L’articolo reca disposizioni per favorire le relazioni tra le pubbliche amministrazioni e gli utenti attraverso un maggiore utilizzo della posta elettronica certificata come strumento di comunicazione e per permettere al pubblico di conoscere i tempi di risposta, le modalità di lavorazione delle pratiche e i servizi disponibili. Escluse dall’applicazione dell’articolo ai procedimenti, anche informatici, già disciplinati da norme speciali. LEGGE QUADRO CONTABILITÀ E FINANZA PUBBLICA La Commissione Bilancio del Senato ha approvato il disegno di legge di riforma della contabilità e finanza pubblica, ora al vaglio dell’Assemblea. Il disegno di legge di contabilità e quello di stabilità (precedentemente la legge finanziaria annuale) comporranno la manovra triennale di finanza pubblica. La legge di stabilità è presentata alle Camere entro il 15 ottobre, corredata di una Nota tecnico-illustrativa da Nasce l’Osservatorio Nazionale per la qualità del paesaggio, dell’architettura e dell’arte contemporanea inviare alle Camere. Previste poi misure di trasparenza e la controllabilità della spesa (con l’istituzione della Commissione parlamentare per la trasparenza dei conti pubblici). Nuovo strumento la “decisione quadro di finanza pubblica”, che contiene gli obiettivi di politica economica e il quadro delle previsioni economiche e di finanza pubblica almeno per il triennio successivo. Tra l’altro, il Governo è delegato ad adottare uno o più decreti legislativi per consentire il completamento della riforma della struttura del bilancio dello Stato e la programmazione delle risorse assicurandone una maggiore certezza, trasparenza e flessibilità. OSSERVATORIO NAZIONALE QUALITÀ DEL PAESAGGIO Il Sottosegretario per i Beni e le Attività culturali, Francesco Giro, su delega del Ministro Sandro Bondi e alla presenza del Direttore Generale della per la qualità e la tutela del paesaggio, l’architettura e l’arte contemporanea, Francesco Prosperetti, ha istituito l’Osservatorio nazionale per la qualità del paesaggio previsto dal codice dei Beni Culturali. L’Osservatorio promuoverà studi e analisi per la formulazione di proposte idonee alla definizione delle politiche di tutela e valorizzazione del paesaggio italiano. Tra le sue funzioni avrà anche quella di proporre le linee guida per la redazione dei progetti di qualità architettonica incidenti sui beni paesaggistici e le modalità di identificazione dei paesaggi a rischio. Ancora, tra i compiti assegnati all’Osservatorio vi saranno quelli di proporre l’adozione di parametri e obiettivi di qualità paesaggistica e gli orientamenti per le politiche di restauro, ripristino e riqualificazione paesaggistica di beni e aree degradate. Infine, elaborerà ogni due anni un rapporto sullo stato delle politiche per il paesaggio. Oltre al Ministro e al Direttore Generale fanno parte dell’Osservatorio un direttore regionale del Ministero, i dirigenti del servizio II e III della direzione della Parc, tre rappresentanti degli enti territoriali designati dalla Conferenza unificata, tre rappresentanti delle associazioni di protezione ambientale individuate dal Ministro, più un esponente del Consiglio Nazionale degli Architetti e quattro esperti in materia di paesaggio di elevata professionalità, sempre individuati dal Ministro. La nascita dell’Osservatorio cade il giorno dopo l’approvazione del nuovo regolamento del Ministero da parte delle Commissioni parlamentari, dove la difesa del paesaggio è uno degli obbiettivi considerati irrinunciabili dall’Esecutivo. PROGETTO “ITALIA & TURISMO” Il Presidente del Consiglio dei Ministri, Silvio Berlusconi, insieme al Ministro del turismo, Michela Vittoria Brambilla, ha presentato il “Pacchetto Italia turismo”, realizzato con la collaborazione degli istituti di credito: Unicredit, Intesa Sanpaolo, Banco Popolare, Banca Popolare di Milano e Banca Popolare di Sondrio e delle tre confederazioni del turismo: Confturismo-Confcommercio, Federturismo-Confindustria e AssoturismoConfesercenti. Il Progetto “Italia & Turismo” ha l’obiettivo di mettere a disposizione del comparto ingenti risorse finanziarie aggiuntive ed a condizioni particolarmente vantaggiose rispetto alla ordinaria attività creditizia, anche con il coinvolgimento delle Associazioni di categoria e dei Consorzi Confidi. Il Progetto è riuscito a riunire un plafond di 1,6 miliardi di euro disponibili immediatamente per il finanziamento di nuovi investimenti nel settore dell’accoglienza ricettiva turistica, sulla base di condizioni di servizio applicate dalle imprese bancarie partecipanti, estremamente innovative ed interessanti che non riguardano solo le condizioni economiche del credito (tasso RIBS e Euribor 1/3/6 mesi base 360, maggiorato di uno spread che, in ogni caso partirà da 1,0 punti percentuali mentre lo spread massimo non potrà superare il 2,5%, determinato di volta in volta in relazione alla tipologia di intervento, alla durata e al rating della clientela), ma anche i tempi di risposta ed evasione delle istruttorie di finanziamento, il supporto operativo allo sviluppo anche commerciale ed altri servizi aggiuntivi a quello centrale creditizio che ciascuna banca ha voluto riservare alle imprese del settore turistico. La distribuzione territoriale degli sportelli delle banche partecipanti copre integralmente il territorio nazionale, con un totale di 14.621 sportelli, e la presenza capillare dei CONFIDI. Considerato l’obiettivo del rafforzamento strutturale del settore del turismo, questo Protocollo di Intesa prevede il contributo delle banche non solo attraverso un concreto sostegno creditizio allo sviluppo di nuovi investimenti, ma anche con “progetti pilota” finalizzati ad accompagnare le micro e piccole imprese del settore in un percorso di cambiamento per consentire loro di eccellere nel proprio settore di attività. UTILIZZO FONDI COMUNITARI Nel corso della indagine conoscitiva al Senato, presso la Commissione politiche UE, sull’utilizzo dei fondi comunitari, il 17 giugno è stato ascoltato il Coordinatore dell’Ufficio di Segreteria del Comitato interministeriale per gli Affari Comunitari Europei (Ciace), il Ministro plenipotenziario Gaiani. Questi ha imperniato il proprio intervento sui fondi gestiti direttamente dalla Commissione europea, sottolineandone i criteri competitivi tra i partecipanti e senza che vi sia l’interposizione degli Stati. I fondi comunitari a gestione diretta, anche se costituiscono solamente il 10 per cento del bilancio complessivo dei fondi comunitari, stanno assumendo sempre di più un carattere strategico all’interno della complessiva politica di coesione dell’Unione europea. In particolare, questa tipologia di finanziamenti va principalmente svolgendo una funzione di «volano», che prelude ad ulteriori e successivi finanziamenti, vuoi di natura nazionale che internazionale. Proprio per tale ragione, è prevedibile un rafforzamento, nel prossimo futuro, della quota di disponibilità finanziarie allocate a favore di tali fondi. Poiché, fino ad ora, è risultato piuttosto difficile acquisire informazioni e dati in merito ai fondi comunitari diretti, in quanto la loro gestione avveniva in maniera frammentata da parte dei servizi della Commissione, è emersa l’esigenza, fatta valere anche dal Governo italiano, di acquisire una maggiore trasparenza su di essi: per tale ragione, la Commissione ha istituito, di recente, un apposito data-base sperimentale, grazie al quale sarà possibile avere indicazioni più esaustive sulla qualità della spesa relativa a tali finanziamenti, nonché sulla chiarezza delle procedure che ad essi si riferiscono. Nel 2007, ultimo anno di cui si dispongono cifre certe, l’Italia ha ricevuto, come stanziamento complessivo in quota «fondi diretti», 737 milioni di euro, pari all’11,1 per cento degli stanziamenti. Si tratta di un dato che, in ogni caso, conferma la situazione di squilibrio del Paese nel rapporto «dare-avere» nei confronti dell’Unione europea, ovvero dello status di «contributore netto» anche per quanto concerne questo genere di finanziamenti. Questi i principali punti di forza e di debolezza che il Paese ha finora riscontrato nella governance. Tra i primi va annoverato il valore aggiunto rappresentato dalla partecipazione in quanto tale a questo tipo di programmi, che richiede il rispetto rigoroso di precisi criteri di valutazione della spesa e dei progetti. Tra i secondi, va evidenziata la tipica carenza italiana nell’implementare, in via sistematica e coerente, progetti che siano in sinergia con la programmazione nazionale ed europea. Occorrerebbe, a tale riguardo, migliorare sia la fase preliminare di consulenza sul singolo progetto, che la qualità della stessa progettazione, in maniera da presentare, presso le istanze di Bruxelles, dei programmi frutto di un’azione coesa a livello nazionale. Nel replicare poi ai senatori intervenuti, il Ministro ha rilevato come, purtroppo, nel caso dell’Italia si sia verificata una parcellizzazione delle risorse di cui ai fondi diretti, prevalentemente per motivi burocratici e “localistici”, invece di puntare sulla programmazione di grandi progetti strategici, come è avvenuto, ad esempio, in Spagna. Ha poi concluso l’intervento precisando come, anche nell’amministrazione di tali fondi, le istituzioni comunitarie siano portate a preferire la loro destinazione verso le aree dove esiste un forte coinvolgimento dei poteri nazionali, integrato da una partecipazione dei privati. Fonte: elaborazioni UNCEM su dati Westminster S.p.a. IMPUGNATA LEGGE REGIONALE LAZIO Il Consiglio dei Ministri del 28 maggio scorso ha impugnato, su proposta del Ministro per i Rapporti con le Regioni, Raffaele Fitto, la legge del Lazio n. 9 del 2009 che istituisce i distretti socio-sanitari montani. Premettendo che la regione Lazio, non avendo raggiunto gli obiettivi del piano di rientro nel settore sanitario, è stata commissariata, tale norma stabilisce interventi e impegni di spesa che non sono in linea con gli obiettivi di rientro dal disavanzo derivanti dal Piano di rientro e interferiscono altresì con il compito affidato al Commissario ad acta di realizzare gli interventi prioritari di “riassetto della rete ospedaliera” previsti in tale Piano. Tali disposizioni pertanto, oltre a violare il principio di coordinamento della finanza pubblica, intervengono illegittimamente nella procedura di commissariamento. LUGLIO 2009 UNCEMNOTIZIE 17 Notizie dal Territorio PROGETTI MODELLO INSERIMENTO DEI GIOVANI NELLE BOTTEGHE ARTIGIANE DI QUALITA’ NEI SISTEMI MONTANI BOTTEGHE18 UNCEMNOTIZIE LUGLIO 2009 -SCUOLA I sistemi montani possono costruire un futuro solo puntando sui giovani e sul loro patrimonio, per questo motivo, da tempo si studia lo sviluppo delle aree montane e i flussi di insediamento sui territori. Ce.L.I.T., che da tempo opera proprio in questo settore ha progettato e realizzato l’intervento di studio/ricerca Botteghe-scuola. L’artigianato artistico e di qualità è una realtà consolidata in tutte le regioni italiane che ha trovato una sua definizione a livello nazionale col decreto del Presidente della Repubblica del 25 maggio 2001, n. 288. La legge quadro per l’artigianato, n. 443 ha trasferito alle regioni il compito di regolamentare e incentivare le varie forme di artigianato, con particolare riguardo all’artigianato artistico e di tradizione. La montagna è custode di un patrimonio di esperienze imprenditoriali diversificate e di notevole valore che oggi, a causa delle dinamiche in atto sul piano economico e sociale rischia di andare disperso, mentre sussistono strumenti e condizioni per poterlo valorizzare e professionalizzare. Perché questo avvenga, ridando respiro alla PMI e una reale possibilità di alternativa occupazionale bisogna definire un piano di interventi che, partendo da un rilevamento attento e partecipato delle pre-condizioni, operino in modo convergente per istituire un processo formativo nell’ambito dell’artigianato di qualità, contribuendo al rafforzamento della struttura imprenditoriale locale nel tempo presente e nel futuro, riuscendo a cogliere e stabilizzare gli elementi premianti legati alla qualità e creando una risposta di qualità alta per le esigenze e le tensioni dei giovani. Il progetto Botteghe - Scuola è finalizzato proprio alla valorizzazione dei territori montani e pedemontani attraverso la trasmissione delle tecniche e dei saperi dell’artigianato artistico tradizionale alle nuove generazioni e, quindi, la rinascita di questo settore. Obiettivi principali sono la prevenzione e la ricomposizione del disagio dei giovani, la risposta alle loro esigenze, la valorizzazione del patrimonio di conoscenze dell’artigianato tipico, il recupero di un dialogo intergenerazionale che restituisca un’identità culturale ai giovani, al fine di legarli con maggior coscienza al loro territorio ed alla loro storia. L’iniziativa prevede che i giovani vengano affiancati da artigiani di valore, con la duplice valenza: da un lato rendere possibile l’inserimento nell’ambito della loro attività trasmettendo il proprio sapere LUGLIO 2009 UNCEMNOTIZIE 19 Notizie dal Territorio PROGETTI tecnico e le proprie abilità creative così da recuperare la cultura artigianale e degli antichi mestieri, dall’altro favorire l’instaurarsi di un dialogo intergenerazionale, tale da costituire occasione valida per un qualificato sviluppo professionale. La fase di ricerca del progetto ha permesso di rendere modello un piano di recupero della professionalità artigianale attraverso la creazione di laboratori sperimentali dove i giovani, attraverso adeguati contratti, possano apprendere direttamente dagli artigiani la professionalità in termini di cultura e tecniche operative, in una dimensione di riconsapevolizzazione e rielaborazione delle proprie istanze e tensioni. Il percorso potrà inoltre concorrere a realizzare un sistema a rete di botteghe artigiane nelle aree montane, quali ambiti di passaggio intergenerazionale della cultura del saper essere, pensare e fare, per non disperdere le capacità storiche della creatività artigianale italiana, fortemente legata all’identità territoriale ed ai giacimenti culturali, creando spazi per i giovani, offrendo loro la possibilità di imparare e vivere nei borghi rurali e nei centri storici. L’adozione di questo modello permette di far conoscere ai giovani le opportunità che il mondo dell’artigianato offre, dissipando eventuali malintesi sulla professione artigiana. Per raggiungere questo obiettivo, si sono studiati percorsi di crescita personalizzati affiancando i giovani, in particolare quelli che vivono o vogliono andare a vivere in montagna, ad artigiani di valore che trasmettano il proprio sapere e siano punto di riferimento per questi ultimi, svolgendo quindi anche una funzione educativa (figura del tutor-artigiano). Ciò operativamente significa completare la riforma del sistema di istruzione e formazione, contrastare l’abbandono scolastico, investire sull’alta formazione, dare la possibilità agli artigiani in pensione di riacquistare un ruolo di primo piano nella società e di reinserirsi nell’attività di lavoro. Il progetto ha sviluppato inoltre una valenza turistica, in quanto l’artigianato è una risorsa culturale il cui rilancio può rappresentare un aiuto allo sviluppo del turismo. In questo senso è stata studiata la possibilità di individuare “Botteghe artigiane di pregio” da inserire in appositi circuiti turistico-culturali, nonché di istituire l’ Albo delle Botteghe artigiane di pregio e riconoscere il titolo “Maestro artigiano”, con conferimento pubblico e consegna delle targhe. Il progetto ha lavorato in rete con realtà importanti, che operano nell’area della formazione, del lavoro, dello sviluppo dei territori montani: Confederazione Confcooperative Italiane, O.D.P.F. Istituto Santa Chiara C.F.P., Coop. Sociale Casa del Giovane, INM, Istituto Nazionale per la Montagna, Fondazione delle Montagne, Presidenza del Consiglio, Roma, Uncem Servizi Nazionale, Roma, Amministrazione Provinciale di Pavia, Fondazione Don 20 UNCEMNOTIZIE LUGLIO 2009 Gnocchi, Salice Terme, Comunità montana Oltrepò Pavese, GAL Oltrepò, S.P.E.S. Servizio Progetti Europei Sovracomunale Comunità Montana Unione dei Comuni, Val Salmeggia, Associazione Familiare Nova Cana, Santa Margherita di Staffora, Cooperativa Sociale Il Giovane Artigiano, Voghera, Associazione “Scuola per Apprendere a Vivere”, Isole Canarie, CSF, Centro Servizi Formazione, Pavia. Strategica è stata la collaborazione della Fondazione Cologni dei mestieri d’arte di Milano Le attività di progetto hanno visto la contemporaneità di due piani operativi, che si sono costantemente interfacciati, arricchendosi di notizie, risultati e riflessioni e garantendo in tal modo la costante adesione e rispondenza alla realtà territoriale e di impresa. Un piano di lavoro ha preso in esame le dinamiche più strettamente formative, nella dimensione dell’orientamento e della successiva formazione, mentre il secondo piano ha indagato le dinamiche del contesto lavorativo, declinate sia all’interno dell’azienda medesima sia negli aspetti che la vedono interagire con il mercato. Ha fatto da cornice di riferimento e di apprendimento costante durante tutto l’arco delle attività, la ricerca a livello regionale, nazionale e internazionale, relativa ad esperienze simili sia per quanto riguarda gli aspetti dell’apprendimento che imprenditoriali. Per quanto attiene l’indagine di esperienze analoghe, è emerso un universo variegato di esperienze più o meno strutturate, sia per quanto riguarda il privato che il pubblico. Di particolare interesse è stato lo studio a livello normativo condotto in tutte le regioni italiane, che ha evidenziato il diverso approccio e grado di operatività, da cui discende, ovviamente, anche lo spessore e l’importanza di attività sperimentali e di interventi già strutturati, come ad esempio, il riconoscimento del titolo di Maestro Artigiano. La maggior parte delle regioni italiane, soprattutto quelle più interessate alla produzione artistica e di tradizione, si sono date o si stanno dando una regolamentazione puntuale rispetto ad alcuni aspetti fondamentali del settore. In particolare i marchi, i disciplinari di produzione, l’introduzione di Osservatori e organi di tutela contribuiscono a valorizzare tradizioni sedimentate nella storia locale in un processo di ammodernamento del sistema produttivo e di globalizzazione dei suoi mercati. L’artigianato artistico da un’apparente posizione di marginalità in cui si trova può fare da volano all’economia regionale, purché si programmi una linea strategica che quantifichi ed analizzi le eccellenze e predisponga politiche di settore e di contesto che siano in grado di accompagnare sulle grandi “nicchie di qualità” dei mercati globali prodotti nati dalla diffusa cultura della manualità e della creatività dei nostri territori. .> Out-put di progetto L’artigianato di eccellenza è di fatto la matrice da cui nasce tutta la filiera legata al Made in Italy, possiamo definirlo una sorta di incubatore in grado di rinnovare l’insieme delle maestranze nei diversi comparti produttivi di eccellenza dello stile italiano: dai gioielli, alla lavorazione del legno, alle ceramiche, ai tessuti, all’abbigliamento, al vetro, al cuoio ed ai pellami, senza dimenticare qui l’artigianato legato ai prodotti agro-alimentari. La montagna è in gran parte depositaria di queste eccellenze, che rischiano, senza un significativo piano di investimento, di andare disperse. Si evidenzia quindi la necessità di una visione complessiva del sistema dell’artigianato, che sia in grado di governare il processo nei diversi aspetti formativi, imprenditoriali, competitivi, riunendo le diverse competenze ad un unico tavolo di programmazione e gestione, che intervenga nelle diverse fase della filiera. Non può esistere un investimento sui giovani senza creare loro la dimensione dell’apprendimento e quindi della sostenibilità economica, né tanto meno si possono salvare le competenze e renderle generatrici di nuove opportunità, senza il loro riconoscimento sia morale che economico. Pensando questa azione nella dimensione regionale, si può proporre un tavolo tra le diverse Direzioni Generali, che programmi un insieme di strategie integrate che supportino le diverse componenti del sistema dell’artigianato di eccellenza, costruendo una vision complessiva. Tra le Direzioni sicuramente da coinvolgere, la Formazione, l’Artigianato, il Turismo. .> Out-put di progetto Accanto ad una mappatura delle botteghe dell’artigianato artistico nelle aree montane e non, censite e riconosciute attraverso una griglia di qualità incardinata sulla regione, si segnala l’importanza di strutturare, nelle nostre montagne, veri e propri Percorsi del Saper Fare, che portino il turista a conoscere il prodotto artigianale all’interno del contesto del territorio montano, nella bottega di produzione, permettendogli così di coglierne tutto il valore, che altrimenti, nelle fiere e nei mercati più usuali, corre il rischio di perdersi. Nodi di questi percorsi potrebbero diventare borghi storici opportunamente recuperati, in modo da ospitare aggregazioni di artigiani, sia “vecchi” che nuovi, coniugando così l’aspetto culturale in tutte le sue declinazioni. la ristrutturazione di complessi architettonici finalizzata ad ospitare le botteghe artigianali potrebbe essere una chiave risolutoria per quanto concerne gli adempimenti alle normative vigenti che, allo stato attuale delle cose, rappresentano un grosso ostacolo per gli artigiani già attivi, per creare interventi di stage, e, infine, ovviamente, per i giovani aspiranti artisti. Si verrebbero a creare in tal modo una serie di percorsi di qualità, opportunamente interfacciati con strutture recettive, museali, sportive ecc.: un vero e proprio prodotto turistico che indirizza i consumatori verso le eccellenze della montagna. Un intervento di contesto in grado di generare ricadute positive e durevoli anche in ambiente montano. .> Out-put di progetto Per quanto concerne la nascita di nuove imprese, la nuova legge regionale 1/2007 in merito dà una serie di risposte interessante che nei prossimi mesi potranno trovare maggiore conferma. Il ruolo del SUAP diventa centrale per dare risposte immediate e operative agli aspiranti imprenditori, facilitati anche dalla possibilità di fare atti di notorietà e dichiarazioni sostitutive in tempo reale. Ovviamente il ruolo dei Comuni, sia come attivatori del SUAP sia come enti competenti in materia, diventa uno snodo centrale, sulla cui efficienza e qualità saranno gli stessi imprenditori e le loro categorie a vigilare. Le agevolazioni di accesso al credito e la semplificazione burocratica costituiscono un obiettivo strategico. Per quanto riguarda l’accesso al credito, soddisfacente nella passata programmazione nelle sole aree depresse (ob. 2) e le agevolazioni anche in fase di avvio, occorre evidenziare la necessità di un forte piano di comunicazione e informazione. Il ruolo delle Associazioni di categoria è sicuramente molto importante sia come garanzia che facilitazione delle istruttorie. In una dimensione complessiva di sostegno all’artigianato di eccellenza, si potrebbe ipotizzare la creazione di strumenti finanziari mirati a sostegno dei giovani che, dopo avere compiuto tutto l’iter formativo previsto con esito positivo, compreso l’inserimento come apprendista con il Maestro artigiano, decidano di aprire una loro attività autonoma. Parliamo di un kit finanziario per coprire le spese di avvio, per i costi di adeguamento alle normative igienico-sanitarie e sicurezza, per l’acquisto delle prime attrezzature; in fine il kit dovrebbe comprendere anche in forma immediata e chiara, tutte le norme e le agevolazioni previste per il neo-imprenditore. Infatti bisogna considerare che, anche se la nuova legge semplifica e velocizza tutto l’iter di avvio, i processi di adeguamento alla normativa e le procedure conseguenti vanno esplicate e sono piuttosto complesse e costose. In questo percorso di sostegno, non vanno dimenticate le generazioni storiche di artigiani, che rappresentano la rete di riferimento anche per i giovani e che devono confrontarsi con un mercato agguerrito. La dimensione globale li costringe ad affrontare, su un mercato unico, imprese che hanno come riferimento sistemi normativi molto distanti l’uno dall’altro su temi strategici come la tutela del lavoratore, il welfare, l’ambiente. Su questo tema, sarebbe auspicabile che le imprese artigiane di eccellenza ( e non solo) potessero avvalersi di un marchio e di un piano di comunicazione che mettesse il consumatore in grado di scegliere in modo consapevole e informato. .> Out-put di progetto Comunicare un’immagine positiva e vincente dell’artigiano è apparsa come una delle azioni assolutamente da attuare, per poter dare una svolta ed uno sviluppo significativi alla nascita di nuove imprese sia per quanto riguarda l’artigianato artistico che in generale. Infatti è emerso in modo chiarissimo come nell’immaginario collettivo dei giovani, l’artigiano si connoti ancora come una figura di serie b, anche c, per lo più non elegante e poco acculturato, molto lontano dall’immagine vincente del manager o dell’uomo di successo, ma anche molto lontana dalla realtà, poiché proprio la ricerca ha fatto emergere figure di artigiani di successo, di cultura e di grande capacità manageriali. I percorsi tradizionali di accesso all’artigianato vanno ripensati e ridefiniti tenendo presente il sempre minor interesse che i giovani manifestano verso questo settore. Prima ancora di pensare a quale sia il percorso ottimale di formazione è necessario diffondere la moderna immagine dell’artigianato fin dalle scuole inferiori e secondarie con azioni specifiche. Occorre quindi dare valore ad una professionalità coniugandola a fattori di successo condivisi e riconoscibili e su questo il gruppo di lavoro CE.L.I.T. ha ipotizzato quindi un progetto di comunicazione efficace, fondato su figure facilmente riconoscibili e su valori condivisi dai giovani e dalle famiglie. LUGLIO 2009 UNCEMNOTIZIE 21 Notizie dal Territorio PROGETTI .> Out-put di progetto Fattore di fondamentale importanza emerso dall’attività di ricerca è l’orientamento, tema su cui si è riscontrato un’assenza di intervento sia a livello progettuale che normativo. Si tratta quindi più che di mettere in atto un percorso di orientamento, di attivare all’interno del percorso scolastico codificato, un continuum di apprendimento legato all’arte ed all’espressione di sé attraverso le forme artistiche. Questo processo trae giustificazione dal fatto che la matrice italiana si fonda nell’arte e quindi solo creando un contesto di riferimento artistico possiamo sperare che rimanga viva la capacità creativa e, successivamente, la capacità anche imprenditoriale nel settore. La manualità è una dote comune a tutti, che però spesso viene limitata, come espressione di importanza minore e in tal senso, questa repressione, può motivare anche ansie e senso di incapacità e frustrazione nei giovani. Diventa fondamentale che tale capacità per esprimersi possa coniugarsi con un percorso di orientamento che la contestualizzi all’interno di una dimensione sociale e produttiva attuale e soprattutto vincente. Tale percorso va strutturato nei momenti scolastici di scelta verso percorsi successivi: quindi parliamo della terza media, ma soprattutto dell’ultimo anno delle scuole superiori. Questa sorta di inseminazione nei giovani è indispensabile per la nascita di una nuova generazione di artigiani nel comparto artistico di eccellenza che, proprio per la grave mancanza di personale, sta lentamente esaurendosi, con grave danno per un comparto che non ha concorrenza. .> Out-put di progetto Il gruppo di ricerca, allargato a numerosi centri e istituzioni di rilievo operanti nel settore dell’arte, ha messo a punto la necessità di strutturare uno spazio fisico di eccellenza per struttura, collocazione, organizzazione, quale punto di convergenza di più percorsi e processi legati all’artigianato artistico, nelle sue diverse declinazioni e configurazioni. Uno spazio in cui possano conoscersi e dialogare le dimensioni della fantasia infantile, della curiosità dell’adolescente, della creatività geniale dell’artista, del lavoro organizzato dell’artigiano, dei dubbi delle famiglie. Uno spazio in cui scambiare e apprendere, acquistare e conoscere. Il gruppo di lavoro lo ha posizionato virtualmente in centro a Milano, vi ha collocato mostre, laboratori in diretta, conferenze, spazi per stage, laboratori sperimentali per giovani artisti, collegamenti in diretta con altre esperienze, musei e mostre a livello mondiale. In questa dimensione potranno trovare spazio anche nuove forme di artigianato artistico legate a nuove tecnologie e materiali. .> Out-put di progetto E’ nata così l’idea di Bottega-scuola (non scuola-bottega!) come luogo di collegamento ideale tra la scuola e il mondo del lavoro. La bottega-scuola è da considerarsi come lo strumento capace di conservare e riprodurre i saperi motivando, da un lato, i giovani ad intraprendere le attività artigiane, dall’altro, gli artigiani affermati a trasmettere il loro sapere. Il concetto di Bottega-scuola, per quanto concerne l’artigianato di eccellenza, deve essere strettamente collegato all’individuazione dei Maestri artigiani, come riconoscimento validato dalla Regione non solo in base alla qualità delle attività svolte, ma anche alla disponibilità ad ospitare i giovani e a dedicare loro il tempo della conoscenza. Un Maestro artigiano è una persona che accetta di lavorare con i giovani, ma anche con gli insegnanti, in un percorso condiviso in cui l’insegnante può diventare all’interno dell’azienda, un facilitare in grado di leggere il processo creativo e trasformarlo in un processo didattico da trasmettere ai giovani. Si viene a creare quindi un Albo degli Artigiani che possono, per la loro attività di insegnamento, ottenere anche un riconoscimento economico e diventare parte integrante del patrimonio culturale della Regione. Il concetto di bottega-scuola non va visto solo per l’impresa individuale, ma anche per le numerose aziende artigianali che occupano più persone con produzioni di altissima qualità, come quelle del settore dell’intarsio e di produzione di mobili di pregio. .> Out-put di progetto L’indagine condotta presso giovani sia nell’ambiente universitario che dei Centri sociali ha messo in evidenza un buon livello di sensibilità e interesse verso il mondo dell’artigianato e verso una possibile opportunità di vivere in un ambiente diverso come l’area montana. Quest’aspetto dell’indagine si pone come propedeutico alla creazione di un percorso di inserimento di giovani imprenditori METODOLOGIA DI INTERVENTO LA SCELTA DEL SETTORE ARTIGIANO L’artigianato in Italia rappresenta un importante settore economico sotto diversi aspetti. Sul versante della consistenza occupazionale e del tessuto imprenditoriale conta 1.325.000 di persone impiegate - delle quali il 42% con meno di 40 anni – e 530.000 imprese 380.000 nel settore manifatturiero e 22 UNCEMNOTIZIE LUGLIO 2009 150.000 nel settore dei servizi. Con questi numeri l’artigianato rappresenta 1/3 della base imprenditoriale del Paese, contribuisce per 12% al prodotto nazionale lordo (180.000 miliardi), incide per l’11% su tutti gli investimenti nazionali, e per il 18,7% sulle esportazioni. La maggiore concentrazione delle imprese artigiane è nelle aree del nord Italia, con il 54%, il 20% è al centro, il 26% al sud. Attualmente la trasmissione dei ‘segreti nei contesti montani, grazie alla strutturazione di un percorso guidato concertato con gli enti e le istituzioni locali. La fase di ingresso potrebbe proprio essere agevolata da un periodo di stage retribuito presso la bottega di un artigiano, con la speranza e l’obiettivo di far rimanere il giovane, anche dopo questo percorso di apprendimento, grazie, appunto, ad una rete di accoglienza garantita anche dal territorio. del sapere’ avviene con l’apprendistato, ma l’azienda artigiana è anche un incubatore d’impresa: il 60% degli imprenditori artigiani si è formato nell’azienda artigiana. E’ una trasmissione che avviene sul campo, in modo non codificato, in un percorso che coinvolge fortemente fattori umani e relazioni, proprio quei fattori così strategici per il coinvolgimento attivo dei giovani. La trasmissione della conoscenza è senza mediazioni temporali, genera creazione: la costruzione logica, il pensiero ha un effetto concreto immediato, così come l’istanza della fantasia può trovare espressione nella materia. LA VALORIZZAZIONE DELLE COMPETENZE DEGLI ARTIGIANI ANZIANI: NUOVO RUOLO DEL TUTOR-ARTIGIANO L’affiancare anziani artigiani a giovani non professionisti ha lo scopo di recuperare la cultura artigianale, il sapere tecnico, le abilità creative permettendo, inoltre,anche il reinserimento nell’attività di lavoro dell’artigiano in pensione e di avviare un dialogo intergenerazionale che possa colmare i vuoti comunicativi che spesso allontanano generazioni già distanti fra loro. La comunicazione tra i soggetti passa attraverso una pratica concreta di manualità, attraverso l’apprendimento di un mestiere che diventa per i giovani fruitori un’occasione e uno strumento di espressione e di inserimento nel mercato del lavoro e per gli artigiani anziani la possibilità di un proprio reinvestimento lavorativo nello stesso. Gli artigiani anziani, in virtù dei valori, esperienze, conoscenze e capacità di cui sono portatori, costituiscono una risorsa da investire nella formazione e istruzione professionale dei giovani che intendano avviarsi al lavoro ed intraprendere attività artigiane, ed altresì, una risorsa per mantenere in vita e tramandare i mestieri artistici e tradizionali, e le attività di natura usuale, che formano notevole parte del patrimonio storico e culturale di zone di affermata produzione artistica, nonché delle consuetudini e dei costumi che si sono consolidati nella cultura della Lombardia e in particolare nelle sue aree rurali e montane. Nella costruzione del modello sarà posta La riunione del Gdl Ce. L.I.T. particolare attenzione, come elemento di innovazione, alla figura dell’artigiano come maestro e tutor. Gli strumenti utilizzati per l’alternanza, quali l’apprendistato (o i tirocini) non costituiscono di per sé degli strumenti di apprendimento. Gli attori che, in un modello ideale, contribuiscono a determinare il successo del progetto formativo sono molteplici e hanno compiti e ruoli differenti: responsabili del corso, coordinatori, tutor. In particolare, è l’azione del tutor aziendale che riveste un ruolo determinante all’interno di un progetto di alternanza. ll nuovo modello formativo dell’apprendistato (L. 196/97) trova un elemento di profonda innovazione e di sistematicità nell’introduzione della figura del tutor aziendale, infatti, la nuova disciplina dell’istituto dell’apprendistato costituisce il primo esempio in cui la figura del tutor viene esplicitamente prevista e in qualche misura normata (art. 16 della legge 196/97). Nel decreto 22/2000, riguardante il tutore aziendale per l’apprendistato, sono definiti il ruolo, le funzioni e le competenze. Tale figura professionale, in paesi come Francia, Danimarca, Germania e Austria, dove esiste una lunga esperienza sull’apprendistato, è uno dei cardini del sistema formativo. Il suo ruolo riveste LUGLIO 2009 UNCEMNOTIZIE 23 Notizie dal Territorio PROGETTI un’importanza crescente nell’ambito delle nuove prassi formative cosiddette duali, che abbinano la formazione all’attività lavorativa vera e propria, al fine di ottenere qualifiche il più possibile rispondenti alle esigenze del mercato del lavoro. La funzione tutoriale in ambito organizzativo costituisce l’interfaccia con l’azienda per favorire iniziative di formazione continua ed assicurare valore formativo al lavoro. Nel presente progetto il ruolo di tutor si presenta come elemento di innovazione e sarà oggetto di particolare attenzione, in quanto viene a coincidere con quello del maestro artigiano, inteso come un vero e proprio tutore dell’allievo, nella complessità della vita e del lavoro, allievo che viene preso in carico nella totalità della sua persona. La scelta e la nomina del tutor hanno un’importanza fondamentale dal momento che il suo ruolo è cruciale per la qualità dell’esperienza che il giovane potrà realizzare. La designazione di tale figura non dovrà consistere in un mero adempimento burocratico, perché è lui che dovrà accogliere il giovane e sostenerlo nell’intero percorso di apprendimento sul luogo di lavoro, cioè nello spazio di bottega, che si identifica molto spesso nella totalità di vita, esperienza, lavoro dell’artigiano. Il principale compito del tutor sarà quello formativo, in base al quale dovrebbe svolgere “funzioni istruttive, educative, disciplinari od organizzative per incarico o delega di colui che ne ha il mandato responsabile”. Il ruolo dell’artigiano, docente e tutore del giovane, si pone come innovativo poichè racchiude in sé una particolare complessità in quanto richiede non solo conoscenze mirate ed approfondite e competenze ed abilità che devono essere proprie della persona che ricopre tale funzione (conoscenze e competenze multidisciplinari, disponibilità a farsi carico di responsabilità burocratiche e personali nel rapporto con il giovane, apertura al dialogo e alla negoziazione tra 24 UNCEMNOTIZIE LUGLIO 2009 i vari soggetti che animano la formazione professionale), Il maestro artigiano si porrà come responsabile di un sistema di azioni eminentemente protese ad assicurare: approfondimento e personalizzazione degli apprendimenti; incremento dell’efficacia didattica e formativa dei corsi; progressiva esplicitazione degli obiettivi reali perseguibili nella dimensione di studio, di relazione e di orientamento, ma anche ma anche capacità di mediazione culturale intergenerazionale, consapevolezza del personale percorso professionale e del relativo patrimonio di conoscenza, capacità di accoglienza e di gestione di situazioni complesse, riscoperta del senso di sé, espressione della propria personalità, ricomposizione del giovane nella società degli adulti, acquisizione del valore della professione e del lavoro, nonché della dimensione civile e sociale del contesto di riferimento esterno. La centralità e la rilevanza primaria ed assoluta della “persona” - con il suo sviluppo morale e materiale, la sua integrità e dignità - costituiscono sicuramente il patrimonio ed il retaggio etico più alto e significativo della civiltà, della storia e dei costumi della Lombardia. E’ certo anche che ogni persona consegue la pienezza della sua esistenza e esperienza attraverso la libera e più ampia espansione di tutte le sue potenzialità morali e materiali all’interno della Comunità nella quale vive e opera. I giovani hanno bisogno di sentirsi IL BANDO UNCEM TOSCANA PREMIO DI LAUREA “LE MONTAGNE DI TERZANI” Uncem Toscana, con il contributo della Regione Toscana, bandisce la prima edizione di un Premio di laurea finalizzato a promuovere lo studio delle materie inerenti lo sviluppo locale e le politiche per la montagna. Il Premio consiste nella somma di 3.000,00 euro ed è rivolto a coloro che alla data di uscita del presente bando non abbiano già pubblicato la propria tesi e/o non abbiano già vinto in precedenza Premi di Laurea. La partecipazione al concorso è riservata a coloro che abbiano conseguito la laurea del Vecchio Ordinamento (pre D.M. 509/99), la laurea specialistica (D.M. 509/1999) o la laurea magistrale (D.M. 270/04) - presso una qualsiasi Università italiana, tra l’aprile 2004 e l’aprile 2009, svolgendo una tesi sui temi propri dello sviluppo locale e della politiche per la montagna riconducibili ad una delle seguenti tematiche: la valorizzazione della competitività del sistema montano; la tutela dell’ecosistema montano; la qualità della vita e dei servizi in montagna; l’ente montano e la governance del sistema montagna. Per la partecipazione al concorso, entro la data del 30 Settembre 2009, deve risultare presso la sede di Uncem Toscana, Via Cavour, 15 - 50129 Firenze, la seguente documentazione: > domanda di ammissione al concorso, scaricabile dal sito www.uncemtoscana.it, opportunamente compilata in ogni sua parte compresa la dichiarazione di autenticità della copia della tesi contenuta nel CD-ROM di cui alla lettera b.; > un CD-ROM contenente: > la tesi di laurea in formato PDF (preferibilmente) o RTF o DOC o ODT; protagonisti della costruzione sociale, tanto più oggi, che si trovano a vivere in un mondo invecchiato e caratterizzato da modelli che non ne facilitano l’accesso e la partecipazione. Agli anziani in montagna occorre garantire la possibilità di essere ancora protagonisti, di poter offrire il proprio contributo in uno scambio più intenso con le nuove generazioni, trasmettendo le proprie conoscenze e soprattutto il senso del lavoro. In tale contesto si pone l’obiettivo dell’azione di sistema, volta a instaurare uno stretto rapporto tra la Scuola ed il mondo del Lavoro, attraverso un approccio all’artigianato che rappresenta la continuità di arti, culture e professionalità di antica tradizione. Concetta Pugliese > Vicepresidente Celit > una sintesi della stessa tesi, in formato PDF (preferibilmente) o RTF o DOC o ODT, di non meno di cinque e di non più di quindici pagine, nella quale siano esposti i riferimenti teorici, la metodologia seguita, i risultati ottenuti mettendo in rilievo il contributo originale dell’autore. > certificato di laurea (con indicazione del voto finale) in copia autenticata o autocertificazione (dichiarazione sostitutiva di atto notorio), ai sensi del d.p.r. 445/2000; > copia di un documento d’identità in corso di validità. Resta fermo l’obbligo del candidato di presentare la versione cartacea (in originale o in copia autenticata) della tesi, su eventuale richiesta di Uncem Toscana. L’assegnazione del Premio è determinata con giudizio insindacabile dalla Commissione giudicatrice nominata da Uncem Toscana con la collaborazione della Regione Toscana. A conclusione dei lavori la Commissione, previa valutazione comparativa, stilerà una graduatoria delle tesi più meritevoli ed individuerà inequivocabilmente la tesi vincitrice e il nominativo del suo autore. La proclamazione della tesi vincitrice avverrà in occasione della prossima edizione della manifestazione “Dire & Fare” che si terrà dal 28 al 31 Ottobre 2009 presso la Fortezza da Basso di Firenze. La Commissione potrà decidere di non assegnare il premio qualora nessuno dei lavori presentati fosse giudicato meritevole. Qualora la tesi di laurea dichiarata vincitrice sia stata discussa da più candidati essi saranno dichiarati tutti vincitori ed il Premio di Laurea verrà equamente suddiviso tra essi. In caso di rinunzia il Premio potrà essere assegnato alla tesi che segue nella graduatoria dei meritevole. L’accettazione del premio da parte del vincitore comporta il suo consenso all’eventuale uso e all’eventuale pubblicazione della tesi vincitrice (o di suoi estratti) da parte di Uncem Toscana o in una collana editoriale della Regione Toscana. Per informazioni: UNCEM TOSCANA Via Cavour, 15 - 50129 Firenze tel. 055 213151 fax. 055 218769 e-mail: [email protected] LUGLIO 2009 UNCEMNOTIZIE 25 Montagna futura L’EVENTO RIVA DEL GARDA EFFICIENZA ENERGETICA E TELERISCALDAMENTO PER LE COMUNITA’ MONTANE Tommaso Dal Bosco, DG Uncem Si sono aperti con l’intervento del direttore generale Uncem Tommaso Dal Bosco i lavori del convegno su “Efficienza energetica e teleriscaldamento per le Comunità montane’’ a Riva del Garda il 19 giugno scorso, organizzato da Habitech e provincia autonoma di Trento in collaborazione con Uncem. “La grande sfida che ci siamo posti - ha detto Dal Bosco - e’ costruire in montagna una nuova istituzione, di progetto, dopo anni di assenza di politiche per la montagna. Remunerata dall’utilizzo delle risorse sul territorio e dalla capacita’ di mettere in moto progetti legati al settore delle rinnovabili. Le risorse montane sono il motore dell’economia verde, e la fonte economica 26 UNCEMNOTIZIE LUGLIO 2009 primaria per lo sviluppo sociale di quei territori”. “Il confronto di oggi - ha detto il Presidente Uncem Enrico Borghi che è intervenuto insieme all’assessore agli enti locali della Provincia di Trento Lorenzo Mauro Gilmozzi alla tavola rotonda conclusiva - è fondamentale per riportare l’attenzione sul rapporto tra attori del territorio ed economie di sviluppo. Le Comunità montane riformate dalla scorsa finanziaria stanno operando con modalità nuove, inserendosi in circuiti di mercato lontani da logiche distributive e assistenzialiste. E’ di questo che bisogna parlare, del fatto che lo scorso inverno, in Piemonte, hanno spalato la neve a loro spese, contribuendo ad aumentare il 30% in più di energia ASSEMBLEA CONFCOMMERCIO APPELLO UNCEM A TREMONTI NON DIMENTICARE PICCOLI COMUNI MONTANI, GREEN ECONOMY E’ SFIDA PER QUEI TERRITORI idroelettrica dell’intero Paese senza averne indietro neppure un euro. Del fatto che la Comunità montana della Carnia (UD), grazie al lavoro congiunto di tutti i comuni, ha realizzato investimenti per 25 milioni di euro in impianti idroelettrici, a biomasse e solari che oggi danno un reddito annuo a quella Comunità montana di 6 milioni di euro. Siamo stanchi di una politica che non affronta i problemi. E per questo abbiamo indicato nei punti del Manifesto per lo Sviluppo della Montagna - che stiamo sottoponendo proprio in questi giorni alla firma di personaggi autorevoli della politica, dell’economia, della cultura – la prospettiva nuova con cui guardare a questi territori”. Nel suo intervento Borghi ha additato Trentino e Alto Adige come punte di eccellenza e avanguardia sul tema, da esportare nelle altre aree dell’arco alpino e dell’Appennino e ha chiesto all’assessore Gilmozzi in rappresentanza della provincia autonoma di Trento, che si è detto pronto a farlo, di raccogliere questa sfida. Tra le esperienza in primo piano, il Trentino con la zona del Primiero, dove il progetto di trasformare l’intera vallata in una oil free zone sta facendo un passo dopo l’altro. Un impianto di teleriscaldamento è già in fase di progettazione: “Usiamo materie prime locali, a chilometro zero, altrimenti l’operazione non ha senso” ha messo in guardia l’assessore Gilmozzi. AI lavori del convegno hanno portato la loro esperienza nell’utilizzo delle energie rinnovabili, in particolare biomasse ed eolico, anche la Comunità montana della Carnia, in provincia di Udine, e quella marchigiana di Camerino, attraverso gli interventi dei rispettivi presidenti, Lino Not e Luigi Gentilucci. Assessore Gilmozzi raccoglie la sfida Uncem: Trento laboratorio di sperimentazione sulla green economy “Apprezziamo il richiamo che il ministro Tremonti ha lanciato dal palco dell’assemblea di Confcommercio nei confronti della “rete” degli ottomila comuni italiani, che meglio assorbono gli effetti della crisi finanziaria. Ricordiamo però che la metà esatta di questi Comuni, di piccole e piccolissime dimensioni, risiede in area montana e che rappresenta un “sistema di produzione” di risorse consumate anche in pianura. D’accordo quindi con Tremonti quando parla della necessità di un rapporto fiscale più equilibrato e gestito attraverso logiche di compartecipazione previste nel meccanismo federale, ma ciò è attuabile solo attraverso politiche per il territorio capaci di rendere le amministrazioni locali compartecipi realmente dei proventi delle loro risorse. Risorse che in montagna sono: eolico, solare e biomasse; in una parola: la green economy, che se gestita con gli strumenti adeguati può trasformare queste aree da Cenerentole dell’economia in punta di diamante del sistema Paese”. Così il Presidente dell‘Uncem Enrico Borghi a margine dell’intervento del ministro Tremonti all’assemblea di Confcommercio. LUGLIO 2009 UNCEMNOTIZIE 27 Europa TORINO ASSEMBLEA MERCEDESBRESSOSOTTOSCRIVE ILMANIFESTO 28 UNCEMNOTIZIE LUGLIO 2009 AEM DELLA MONTAGNA Il manifesto per lo sviluppo della montagna dell’Uncem protagonista dell’assemblea dell’Aem, l’Associazione Europea degli Eletti della Montagna, a Torino il 9 e il 10 luglio scorsi. ‘’Il manifesto per lo sviluppo della montagna dell’Uncem riassume le linee guida europee che l’Aem propone per lo sviluppo e la crescita delle aree montane. Spazio rurale e territori di montagna sono strettamente connessi con la green economy e le politiche di coesione nazionale ed europee. Questo viene ampiamente sottolineato nel Manifesto che AEM condivide e sostiene”. Così la presidente del Piemonte e dell’AEM Mercedes Bresso ha detto nel suo intervento, aggiungendo un esempio concreto di applicazione della cosiddetta economia verde. ‘’Qui in Piemonte la green economy è realtà. Lo sviluppo sostenibile si declina in interventi sul solare, specie nelle zone di alta montagna, e in investimenti sulla bioedilizia. Il treno della crescita verde non puo’ e non deve essere perso dai territori di montagna se vogliamo superare le logiche centraliste e rendere reale l‘autogoverno del territorio’’. Temi ripresi e approfonditi dal Presidente dell‘Uncem Enrico Borghi, intervenuto nella seconda giornata di lavori, e anticipati già durante la prima giornata nella riflessione del Presidente Uncem Piemonte Lido Riba, che aveva sintetizzato nello slogan “lo sviluppo è un diritto, garantirlo è un dovere” il senso di questi ragionamenti. ‘’La green economy – ha detto Borghi – permette di rivalutare e far emergere le potenzialità dei territori di montagna e perciò non possiamo accettare che gli enti locali vengano emarginati da questo processo. E’ necessaria una governance LUGLIO 2009 UNCEMNOTIZIE 29 Europa multilivelli, che garantisca il loro coinvolgimento fattivo e dal basso. Dobbiamo uscire da logiche assistenzialiste, che in Italia come in Europa non hanno portato risposte adeguate. Conclusasi la fase storica nella quale la montagna era sinonimo di perifericità e quindi naturale destinataria di questo tipo di politiche, oggi le terre alte sono sempre più centrali nell’economia dei paesi perchè depositarie di quelle risorse necessarie alla tutela dell’ambiente, oltre che motore del nuovo sviluppo economico”. Nuovo rapporto spazio rurale-spazio metropolitano e il necessario riconoscimento di una cornice politica che riconosca alla montagna le risorse finanziarie per svolgere politiche per il territorio gli altri temi toccati da Borghi nel suo intervento. ”Un esempio è l’acqua – ha detto. Il futuro controllo delle risorse idriche rappresenta infatti uno degli asset sui quali è necessario confrontarsi e lavorare, così come sostenuto anche nella riunione del G8 a L’Aquila”. In rappresentanza della FAO, Douglas Mc Guire della Mountain Partnership, che ha rimarcato la necessità di politiche globali, che possono essere messe in atto soltanto attraverso la cooperazione. In questo senso, il ruolo del partenariato diventa fondamentale. Soddisfazione per la qualità dei lavori e l’augurio per un impegno sempre più fattivo sul fronte europeo delle politiche per la montagna espressa dal segretario generale dell’Aem Nicolas Evrard, che ha lanciato anche l’idea di costituire un intergruppo parlamentare “montagna” a livello europeo. Evrard ha inoltre illustrato le conclusioni della sesta relazione intermedia sulla coesione economica e sociale. Ai lavori dell’assemblea sono intervenuti, tra gli altri, Stefano Lucchini, sindaco di Sauris (UD), che ha illustrato il progetto Alpine Pearls, Enrico Martial consigliere della Calre, silvie Gilet de Thorey, Vicepresidente della regione Rhone-Alpes, Olivieri Betrand, membro del Comitato delle Regioni. 30 UNCEMNOTIZIE LUGLIO 2009 UNIONE EUROPEA INVESTIRE PER LO SVILUPPO IL COMMISSARIO LOUIS MICHEL ESORTA REGIONI E CITTA’ EUROPEE Il commissario europeo per lo sviluppo e gli aiuti umanitari Louis Michel è intervenuto giovedì 18 giugno dinanzi ai rappresentanti delle città e regioni europee convenuti alla sessione plenaria del Comitato delle regioni (CdR) per invitarli ad investire nell’aiuto allo sviluppo. Il commissario ha sottolineato che “in un contesto economico difficile, che fa temere che un certo numero di Stati siano tentati di ridurre l’aiuto da essi destinato allo sviluppo, bisogna accogliere con favore e incoraggiare il crescente coinvolgimento degli enti regionali e locali in questo settore” e ha precisato che nel giro di sei settimane questa crisi ha ridotto in povertà oltre 100 milioni di persone. Louis Michel ha concluso affermando che “la lotta per lo sviluppo in questi paesi potrà essere condotta soltanto se si renderanno disponibili altri fondi”. Il Presidente del CdR Luc Van den Brande ha puntualizzato che “un euro investito da un ente regionale o locale nello sviluppo ha più valore aggiunto di un euro speso da uno Stato o persino da un’organizzazione internazionale”. Sulla scorta delle conclusioni del Consiglio del 19 maggio, in cui si riconosce il ruolo centrale del livello locale nell’accesso all’energia da parte delle popolazioni dei paesi in via di sviluppo, la Commissione europea, con il sostegno del Comitato delle regioni, intende ora rafforzare la dimensione locale delle azioni di cooperazione, ossia la “cooperazione decentrata” e darle maggiore visibilità ed efficacia. Louis Michel ha descritto gli enti regionali e locali come partner a pieno titolo della politica in materia di sviluppo “e non più soltanto come possibili beneficiari dei suoi programmi”. Per questo motivo la Commissione europea e il Comitato delle regioni organizzeranno a dicembre le Assise della cooperazione decentrata, che riuniranno attori locali europei e attori locali dei paesi in via di sviluppo, per CDR AIUTI PER L’ABRUZZO LA LETTERA DEL PRESIDENTE VAN DER BRANDE ll Presidente del Comitato delle Regioni Luc Van Den Brande ha inviato a tutti i membri del CdR a seguito dell’appello lanciato in Plenaria per la ricostruzione dell’Abruzzo, ed in particolar modo dei beni culturali. “Come annunciato nel corso della sessione plenaria di aprile, il collega Giovanni Chiodi presidente della regione Abruzzo - scrive Val den Brande - che è stata colpita due mesi or sono da un forte sisma, ci ha fatto pervenire un elenco di beni del patrimonio culturale della regione che, per poter essere restaurati, necessitano dell’aiuto delle città e delle regioni d’Europa. Mi appello al principio di solidarietà sul quale si fonda la costruzione europea e per il quale le regioni e le città dell’Unione operano costantemente, anche attraverso il nostro lavoro al Comitato delle regioni, al fine di realizzare la coesione europea. Gli enti regionali e locali che voi valutare la complementarità e l’efficacia dell’azione dei finanziatori europei. Inoltre, sempre in tale contesto il CdR creerà una Borsa della cooperazione decentrata, cioè una piattaforma elettronica che collegherà le necessità degli enti locali dei paesi in via di sviluppo con le capacità disponibili degli enti regionali e locali europei. “Questa Borsa permetterà alle regioni e alle città intenzionate ad aiutare di farlo più efficacemente, perché individueranno più rapidamente i bisogni. In questo modo gli enti regionali e locali che necessitano di aiuto lo riceveranno più velocemente e senza intermediari. Ad esempio, una città europea che non utilizza più uno dei suoi impianti per il trattamento delle acque reflue può metterlo a disposizione di una città africana che ne è priva e, così, restituirgli la sua utilità. Si può immaginare la stessa cosa - ha sottolineato Luc Van den Brande - per gli autobus municipali o i camion della nettezza urbana”. Questa impostazione ha già ricevuto un forte sostegno politico con l’adozione all’unanimità, nella sessione plenaria di aprile, del parere sul tema Le autorità locali: attori di sviluppo, presentato dal relatore Christophe Rouillon, sindaco di Coulaines In considerazione della crisi economica e delle sue gravi conseguenze per l’Africa, il CdR ribadisce, comunque, l’importanza del partenariato trilaterale UE-Africa-Cina. Questo è, in sintesi, il messaggio di JeanLouis Destans, Presidente del consiglio generale dell’EURE e relatore del parere sul tema UE, Africa e Cina: verso un dialogo e una cooperazione trilaterali. Secondo il relatore, “la cooperazione trilaterale UEAfrica-Cina non deve risolversi in un appiattimento dell’UE sui metodi e sugli obiettivi della Cina. Tale approccio potrebbe non essere necessariamente compatibile con i valori e i principi dell’UE e gli interessi a lungo termine dell’Africa, ma non bisogna per questo escludere la ricerca di interessi comuni”. rappresentate avranno l’occasione di mostrare ai concittadini europei dell’Abruzzo quanto sia saldo e importante questo principio patrocinando la ricostruzione di uno dei beni del patrimonio culturale abruzzese, che è patrimonio di tutti”. “Mi appello al principio di solidarietà sul quale si fonda la costruzione europea” LUGLIO 2009 UNCEMNOTIZIE 31 LA SFIDA DEI TERRITORI NELLA GREEN ECONOMY A cura di Enrico Borghi - Prefazione di Enrico Letta Il Mulino AREL