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Vincenzo Saladini
LE VIE DELLA
MISTIFICAZIONE
ARMANDO
EDITORE
Sommario
Introduzione
PARTE I: LA MISTIFICAZIONE TRA INGANNO ED
AUTOINGANNO
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1. La mistificazione come forma d’inganno
1.1. L’errore, la menzogna e l’inganno
1.2. Dall’errore all’inganno, ovvero i diversi volti
della falsità
1.3. Mistificazione ed altri inganni
15
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2. Che cos’è la mistificazione
2.1. Le origini del termine
2.2. Il concetto di mistificazione
2.3. La mistificazione come inganno ideologico
2.4. La mistificazione come manipolazione
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3. Caratteri e modalità della mistificazione
3.1. Ambiguità del messaggio mistificatorio
3.2. Modalità di interazione tra i due piani logico-operativi
della mistificazione
3.3. Gli elementi strutturali della mistificazione
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4. L’autoinganno come automistificazione
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PARTE II: MISTIFICAZIONE ED AUTOINGANNO NEL
PENSIERO CONTEMPORANEO
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5. Il tema della mistificazione e dell’autoinganno
da Marx a Laing
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6. L’ideologia come mistificazione in Marx
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7. La verità come autoinganno e la filosofia come
smascheramento in Nietzsche
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8. L’autoinganno come meccanismo di difesa in Freud
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9. Pareto e le derivazioni come mistificazioni
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10. Ricoeur e la “scuola del sospetto”
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11. Habermas, l’ermeneutica come demistificazione
e la critica dell’ideologia
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12. Il concetto di mistificazione in Laing
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PARTE III: POTERE E MISTIFICAZIONE
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13. La mistificazione come maschera ideologica del potere
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14. Politica e mistificazione
14.1. La menzogna e l’inganno in politica
14.2. La mistificazione come strumento di governo
14.3. Il politico come homo mistificans e
la democrazia mistificante
14.4. Propaganda e mistificazione
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15. Religione e mistificazione
15.1. Il rapporto tra religione e mistificazione
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15.2. Le istituzioni religiose tra interessi e valori
15.3. Religione e secolarizzazione
16. Maghi, astrologi e santoni, ovvero il trionfo
della mistificazione
16.1. La mistificazione nelle pratiche esoteriche
16.2. La personalità mistificante di maghi e santoni
e la condizione del mistificato
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17. Mass media e mistificazione
17.1. Il ruolo dei mass media nella società post-industriale
17.2. I media come “luogo” di manipolazione e
di fraintendimento della realtà
17.3. Lo stile informativo nella mistificazione mediatica
17.4. Internet e le nuove frontiere della mistificazione
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18. Economia e mistificazione
18.1. L’economia come nuovo orizzonte ideologico
18.2. Il linguaggio mistificante della pubblicità
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PARTE IV: LA DEMISTIFICAZIONE COME IMPEGNO
CULTURALE ED ETICO
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19. Demistificazione e analisi del contesto
19.1. Mistificazione e demistificazione
19.2. La falsa demistificazione
19.3. L’analisi del contesto
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20. La demistificazione come esercizio critico
20.1. Ideologia, cultura e demistificazione
20.2. La demistificazione come esercizio critico
20.3. Per una formazione della coscienza critica
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Bibliografia
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Introduzione
Di mistificazione oggi si parla spesso, in contesti fra loro molto
diversi, come sinonimo di inganno, imbroglio, falsificazione, distorsione della verità e dei fatti.
Senza dubbio la mistificazione, come atto che scaturisce da
un’intenzione fraudolenta, appartiene alla “famiglia” degli inganni.
Rispetto alle altre forme di inganno, la mistificazione ha, tuttavia,
una sua peculiarità, che merita di essere approfondita, soprattutto
se si tiene conto, da un lato, del riferimento, in essa implicito, ad un
ambito ideologico di cui è interessante cogliere i risvolti filosofici e
politici, dall’altro, del fatto che la mistificazione sembra essere un
tipo di inganno destinato a colpire prevalentemente non i singoli,
quanto piuttosto la collettività o, comunque, vasti settori di essa.
Questo libro nasce così dal bisogno di chiarire il concetto di mistificazione, lo stretto legame che essa sembra avere con l’ambito
ideologico, la sua specificità all’interno della “famiglia” degli inganni, la sua portata come fenomeno sociale ed il legame particolare
che essa ha con le varie forme di potere, soprattutto con quelle per le
quali l’elemento ideologico svolge un ruolo essenziale.
La mistificazione è comunemente considerata – e certamente lo
è – una tra le forme più insidiose di manipolazione della verità e dei
fatti; ciò perché essa è spesso realizzata attraverso strategie che si
avvalgono di complessi apparati concettuali e di raffinate tecniche di
condizionamento, messe a punto per agire non solo sulla sfera razionale e cosciente dell’individuo, ma anche sui meccanismi inconsci
della psiche umana.
La mistificazione risulta, infatti, tanto più insidiosa quanto più è
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espressione non solo della volontà di ingannare del mistificatore, ma
anche della “volontà di ingannarsi” del mistificato.
Marx è stato il primo a cogliere lo stretto legame fra ideologia e
mistificazione, considerando l’ideologia come mistificazione, ossia
come rappresentazione della realtà falsificata e manipolata in nome
di interessi economici, sociali e politici storicamente determinati.
Marx ha colto anche il carattere della mistificazione come “razionalizzazione” e “idealizzazione” di una determinata realtà, messe
in atto per giustificare, occultandola e mascherandola, la volontà di
dominio nei confronti dei suoi destinatari.
L’ideologia come mistificazione è collocata da Marx ai confini tra
l’inganno e l’autoinganno. L’autoinganno, nell’analisi del concetto
di mistificazione, costituisce, per così dire, il rovescio della medaglia; la tendenza ad ingannare se stesso fa, infatti, parte dell’uomo,
così come la tendenza ad ingannare gli altri. Ma, mentre l’inganno
rivolto agli altri non sempre si riveste di un apparato ideologico,
l’autoinganno, quasi sempre, ha bisogno invece di una giustificazione, di una motivazione ideale, di una “ragione” che si presenti con il
carattere della necessità o dell’opportunità o di una esigenza morale
o sociale, nel cui presunto nome compiere scelte che altrimenti non
si farebbero. L’autoinganno assume, perciò, i tratti di una vera e propria “automistificazione”, prodotta dai dualismi e dai conflitti che si
annidano in ciascuno di noi.
Nietzsche e Freud, pur non usando il termine mistificazione,
hanno rivelato ed analizzato, in modi e contesti concettuali fra loro
molto diversi, le strategie dell’autoinganno, proponendo le loro teorie come forme di “smascheramento” ed accreditandosi, insieme
a Marx, nell’analisi dei rapporti fra l’uomo e la verità allestita per
rappresentare il mondo, se stessi ed i rapporti con gli altri, come
i maggiori rappresentanti della “scuola del sospetto” – secondo
l’espressione di P. Ricoeur – ed i maestri nell’arte e nella scienza
della demistificazione.
La mistificazione appare come una delle forme di inganno predilette da chi detiene il potere: essa consente, infatti, di occultare in
modo subdolo le proprie intenzioni, offrendo un’immagine “politicamente corretta” di sé.
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Viviamo in un’epoca in cui il potere, in qualunque forma esso
si presenti, ha necessità di dialogare con l’opinione pubblica, per
carpirne il consenso; le dimensioni degli interessi in gioco fanno sì
che esso curi con estrema attenzione l’universo delle credenze, dei
bisogni e delle aspettative della collettività. L’elemento ideologico
si colloca, perciò, al centro delle strategie comunicative ed operative
dei cosiddetti “poteri forti”; attraverso di esso si orienta tale universo in funzione della conservazione e del consolidamento del ruolo
socialmente o istituzionalmente svolto, sia esso politico, economico,
culturale o religioso.
Alle insidie del potere mistificante si sono sempre opposte, e sono
chiamate ancora oggi ad opporsi, le armi della cultura e dell’intelligenza critica ed eticamente orientata; esse hanno sempre rappresentato e continueranno a rappresentare la vera forza motrice del
progresso dei popoli e della civiltà umana.
La mistificazione, come la menzogna e l’inganno, può e deve essere combattuta, anche se non può essere del tutto vinta ed eliminata.
Coglierne ed esplicitarne la natura ed i tratti peculiari può essere
un’operazione utile e, si spera, non mistificante.
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1. La mistificazione come forma d’inganno
1.1. L’errore, la menzogna e l’inganno
La mistificazione è una forma di inganno. Bisogna dunque partire dal concetto di inganno e da un’analisi, seppur sommaria, della
vasta e complessa “famiglia” degli inganni per comprenderne i tratti
distintivi.
Ma cos’è l’inganno?
Escludendo l’inganno come errore o illusione ed attenendoci ad
un’accezione del termine che implichi una distinzione tra chi inganna e chi è ingannato (distinzione che può valere, come si vedrà, anche per l’autoinganno), possiamo definire l’inganno come: “un’azione insidiosa e fraudolenta che ha lo scopo di trarre altri in errore, al
fine di trarne un vantaggio”.
Tale definizione comporta che l’inganno sia un atto compiuto con
malizia – ossia consapevolmente ed intenzionalmente – e con insidia
– ossia meditando e preparando nascostamente atti idonei a trarre in
errore – mediante tecniche varie (per lo più lusinghe ed allettamenti), con lo scopo di indurre altri a comportamenti che altrimenti non
avrebbe e conseguendo da tale atto un vantaggio.
Trarre in errore significa portare qualcuno a credere cosa diversa
dal vero, omettendo o manipolando in tutto o in parte la verità ed
inducendo altri ad una falsa opinione.
L’inganno ha uno “scopo strategico”, rispetto al quale la manipolazione messa in atto costituisce il mezzo. Ciò comporta un’ideazione ed una pianificazione, che possono richiedere sforzo e tempo,
ma possono essere pressoché automatiche in chi ha per esperienza e
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posizione grande abilità nell’ingannare, con l’ausilio di mezzi idonei
e tecniche collaudate.
L’inganno contiene generalmente in sé una menzogna. La menzogna è definita come «un’affermazione con cui si altera consapevolmente la verità» (Dizionario Gabrielli). Tuttavia l’inganno non
coincide con la bugia o la menzogna. Il contenuto dell’inganno può
non consistere nell’alterazione dei dati di fatto, ma nei ruoli assunti
e nello scopo finale “nascosto” ed implicito nell’inganno; il quale, a
differenza della menzogna, non ha lo scopo di introdurre una rappresentazione alterata della realtà, ma vuole piuttosto indurre il destinatario a comportamenti, che hanno un significato per il destinatario
dell’operazione ed un significato ben diverso per colui che inganna.
Se la menzogna altera dunque il contenuto della comunicazione,
l’inganno tende a incidere non solo sulle informazioni dell’altro, ma
anche sui suoi comportamenti e/o sui suoi atteggiamenti psicologici,
influenzando così il rapporto interpersonale.
In breve, si potrebbe dire che mente chi pensa una cosa e ne dice
un’altra; inganna chi fa credere di pensare o volere una cosa, ma ne
pensa o vuole un’altra. Si può mentire per i motivi più diversi, buoni
o cattivi; si inganna solo quando, per egoismo, si antepone il proprio
volere a quello altrui, avvalendosi di un qualche stratagemma.
Sappiamo che vi è una differenza sostanziale tra errore e menzogna. Si parla infatti di errore quando si dice il falso senza volerlo o
senza rendersene conto, mentre si parla di menzogna quando vi è la
consapevolezza e l’intenzione di alterare la verità, omettendola in
tutto o in parte o introducendo il falso. Chi dice il falso per errore e
senza rendersene conto, prima dice il falso, pensando di dire il vero,
poi si rende conto dell’errore e conosce il vero. Chi mente, al contrario, prima conosce il vero e poi, per raggiungere qualche suo scopo,
dice il falso, avendone piena consapevolezza. Diceva Sant’Agostino
a questo proposito: mendacium est enuntiatio cum voluntate falsum
enuntiandi, ossia: «la menzogna è l’affermazione del falso con l’intenzione volontaria di ingannare» (De mendacio, IV, 4)1.
1 Agostino,
32-33.
16
Sulla bugia, testo a cura di M. Bettetini, Rusconi, Milano 1994, pp.
Analogamente, vi è una differenza sostanziale tra menzogna ed
inganno. Quello che contraddistingue l’inganno rispetto alla menzogna è, come si diceva, l’intenzione malevola e fraudolenta, che
caratterizza sul piano etico negativamente l’inganno, laddove la
menzogna può non implicare tale intenzione. Possono esserci menzogne “a fin di bene”, che appartengono alla pratica della cosiddetta
“dissimulazione onesta”2, di cui parlava T. Accetto nell’omonima
opera pubblicata a Napoli nel 1641 e riscoperta da B. Croce, e che
pertanto non possono essere ricondotte alla categoria o “famiglia”
degli inganni.
L’inganno è, invece, come tale, connotato in modo eticamente
negativo, tanto da essere reso nel linguaggio comune anche da termini come imbroglio, tranello, raggiro, truffa, termini che in alcuni
casi configurano veri e propri reati penalmente perseguiti.
Si può volere il bene di qualcuno e non avere alcuna intenzione di
frodarlo o ingannarlo, pur non essendo in alcune circostanze sincero
con lui; viceversa si può ingannare qualcuno e compiere nei suoi
confronti un’azione maliziosa e insidiosa, pur dicendo il vero.
Si può ingannare senza mentire, se della verità si fa un uso strumentale rispetto al raggiungimento strategico di uno scopo ignoto alla persona ingannata, ma che risponde invece ad un interesse
dell’ingannatore.
Esempi
1. A cerca B; C, su richiesta di A, indica il luogo in cui si trova B,
sapendo che l’incontro di A con B potrà provocare ad A e/o a B un
danno, da cui egli può trarre vantaggio. Se C avesse mentito, non ci
sarebbe stata nella menzogna l’intenzione ingannevole, che invece
c’è stata nel dire la verità; si sarebbe trattato, in altri termini, di una
bugia “a fin di bene”.
2
T. Accetto, Della dissimulazione onesta, a cura di S.S. Nigro, Einaudi, Torino
1997.
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2. A, rispondendo ad una domanda di B, gli dice la verità. A sa
che, dati i rapporti con B e la particolare situazione che si è venuta a
creare tra loro, B è convinto che egli menta. Così A, dicendo il vero,
induce intenzionalmente B a pensare il contrario. Egli dunque usa
la verità come strumento d’inganno, perché, pur dicendo la verità,
manipola la comunicazione per fini nascosti e contrari all’interesse
o alla volontà di B.
Non è dunque la menzogna in sé a qualificare l’inganno, quanto piuttosto l’intenzione implicita nell’inganno, come in ogni altra
azione umana. Non vi è, in altri termini, inganno se non vi è la volontà di frodare, recando vantaggio a sé o ad altri e/o recando danno
alla persona che si inganna.
Nella terminologia classica il concetto di inganno è legato al termine “frode” (dal lat. fraus): astuzia maligna; con lo stesso significato si assume il termine “dolo” (dal lat. dolus, a sua volta derivato
dal greco dólos): stratagemma usato ai danni di qualcuno per il conseguimento di uno scopo finale.
L’inganno, pur non coincidendo con la menzogna, comporta quasi sempre l’uso della menzogna come espediente fondamentale per
raggiungere l’obiettivo desiderato, avvalendosi delle tecniche proprie della menzogna3. Combinando con differenti modalità la volontà di far credere il falso e la volontà di nascondere il vero, si hanno
sei diverse strategie d’inganno:
a) La falsificazione o simulazione – Consiste nel costruire una
falsa informazione utile ad ingannare, fingendo idee, opinioni,
sentimenti, che non corrispondono al vero o contraffacendo
qualcosa per farla passare per qualcos’altro4.
b) L’omissione o dissimulazione – È un modo di mentire senza
3
Sul tema della menzogna, dell’inganno e della simulazione cfr. AA.VV.,
Menzogna e simulazione, ESI, Napoli 1997.
4 Un particolare rilievo assume la fallacia o contraffazione degli argomenti, che
consiste nel far apparire persuasivi argomenti che in realtà sono scorretti sul piano
logico e su quello dei riferimenti fattuali. Per un’analisi delle fallacie argomentative cfr. F. D’Agostini, Verità avvelenata, Bollati Boringhieri, Torino 2010.
18
c)
d)
e)
f)
dire il falso. Consiste nel nascondere intenzionalmente, in parte o del tutto, la verità, tralasciando alcuni particolari, essendo
reticenti su qualcosa o fuorviando l’attenzione dell’ingannato
verso altro. La dissimulazione può associarsi alla simulazione
quando serve nascondere qualcosa, oltre che dire il falso.
L’occultamento – Consiste nel nascondere le informazioni rilevanti, fornendo informazioni vere ma divergenti rispetto a
ciò che si nasconde, per far credere il falso.
Il mascheramento – Consiste nel combinare omissione e falsificazione, fornendo all’altro informazioni false per nascondergli quelle vere.
La falsa conferma – Consiste nel confermare un’informazione
falsa, pur conoscendo il vero.
La negazione – Consiste nel convincere l’altro che una notizia
vera è falsa.
Le forme e le tipologie degli errori, delle fallacie, della menzogna
e degli inganni sono moltissime. Nonostante i tentativi di identificarle e di classificarle (per i quali si fa riferimento a testi ben più autorevoli di questo), risulta pressoché impossibile farne una trattazione
esaustiva. Si sarebbe tentati di dire che le vie dell’errore, della menzogna e dell’inganno (e, dunque, anche della mistificazione), come
le vie del Signore e della divina misericordia, sono infinite.
Di seguito si propone un’analisi concettuale dei termini errore,
falso e inganno, i cui concetti si incrociano nell’uso comune, pur
non coincidendo. Il concetto di menzogna o bugia è da ricondurre al
concetto di falso, mentre il concetto di mistificazione si può considerare una fattispecie del concetto di inganno.
1.2. Dall’errore all’inganno, ovvero i diversi volti della falsità
1. L’errore
L’errore teorico consiste:
– nel ritenere vero ciò che non lo è, ossia ciò che poi si riconosce non esserlo;
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– nel fare un ragionamento, che si riconosce successivamente come scorretto e fallace, ossia nel dare il proprio assenso ad un giudizio o ad una proposizione non rispettosi dei
principi logici fondamentali.
L’errore pratico consiste:
– nel compiere un’azione, che si riconosce in seguito come
inadeguata allo scopo o non rispettosa dei principi etici
riconosciuti o comunque delle regole di comportamento.
2. Il falso
Il falso in senso teoretico si ha:
– quando qualcosa si discosta da ciò che è ritenuto essere;
– quando un giudizio o un ragionamento non corrispondono
al contenuto oggettivo che dovrebbero esprimere.
La falsità in senso teoretico non implica di per sé, come l’errore, un’affermazione e un processo conoscitivo, potendo
consistere in un semplice equivoco, in cui si scambia qualcosa per qualcos’altro.
Il falso in senso pratico o morale si ha:
– quando qualcuno parla o agisce volontariamente e consapevolmente in modo non corrispondente a ciò che pensa o
a ciò che ritiene vero. In tal caso si ha ciò che si può definire una falsità formale, ma che comunemente viene definito
menzogna o bugia, mentre quando manca la consapevolezza o l’intenzione si ha una falsità materiale o errore.
3. L’inganno
In senso riflessivo, come autoinganno, può significare:
– cadere involontariamente in errore;
– giudicare o ragionare non intenzionalmente in modo erroneo;
– indurre più o meno consapevolmente ed intenzionalmente
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se stessi in errore, ritenendo vero qualcosa che non lo è,
omettendo in tutto o in parte la verità, interpretando o dando al proprio comportamento una motivazione diversa da
quella reale.
In senso transitivo, può significare:
– atto con cui si induce intenzionalmente, a proprio vantaggio, qualcuno in errore o a giudicare erroneamente o a
fare, con artifici, qualcosa che altrimenti non farebbe.
1.3. Mistificazione ed altri inganni
Nel linguaggio e nell’uso corrente i significati che si danno alle
parole inganno e mistificazione sono pressoché identici.
Se si consulta il dizionario Zingarelli, il termine mistificazione è
inteso come «interpretazione tendenziosa e deformante di un giudizio o di una serie di giudizi»; mistificare ha, secondo lo stesso dizionario, il significato di «adulterare o falsificare qualcosa; ingannare
qualcuno facendogli credere una cosa per un’altra».
Il dizionario Gabrielli definisce la mistificazione come «inganno,
impostura; alterazione della verità per il proprio interesse». Ancora,
secondo il Sabatini-Coletti, mistificazione sta per «inganno, raggiro; alterazione della verità, travisamento». Infine, il Devoto-Oli alla
stessa voce riporta le seguenti definizioni: «alterazione della verità,
operata con astuzia e sottigliezza; montatura, manipolazione, deformazione».
A ben vedere, i vari sinonimi che valgono a definire il concetto
di mistificazione – inganno, falsificazione, impostura, raggiro, travisamento, simulazione, imbroglio, contraffazione, sofisticazione,
adulterazione, montatura, manipolazione, distorsione, frode, turlupinatura, abbindolamento, menzogna – hanno ciascuno la propria
peculiarità semantica. Risulta a tale proposito interessante un’analisi comparata del significato di questi termini, che rappresentano ed
esprimono forme diverse di “avvelenamento” della verità, ma anche
del rapporto interpersonale.
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Nella tabella 1 si propone un elenco di termini che indicano forme diverse di inganno e che sono usati come sinonimi di inganno e/o
di mistificazione.
Tabella 1. Piccolo dizionario dei termini collegati
alla “famiglia” degli inganni5
Termini
Definizioni
Abbindolamento:
Atto dell’imbrogliare, ingannare.
Adulterazione:
Atto dell’alterare, spec. a scopo di lucro, una sostanza, con
l’aggiunta di sostanze simili, spec. di minor pregio e sovente
nocive; atto del corrompere, guastare.
Astuzia:
Abilità nel pianificare un inganno, creando una copertura
o un effetto illusorio, ma efficace per il conseguimento dei
propri fini. Capacità di elaborare una strategia d’inganno o
stratagemma.
Ciarlataneria:
Abilità di chi sfrutta la buona fede e la credulità altrui a
proprio vantaggio.
Contraffazione:
Atto dell’alterare
falsificazione.
Dissimulazione:
Atto del nascondere deliberatamente un sentimento, un
pensiero, un’intenzione e sim.
Falsificazione:
Atto, effetto del contraffare, deformare, alterare con
intenzione e consapevolezza.
Frode:
Raggiro diretto ad ingannare qualcuno sorprendendone la
buona fede.
Imbroglio:
Atto del dare ad intendere cose non vere a qualcuno; atto
dell’ingannare qualcuno per il proprio interesse o vantaggio;
frode, raggiro, truffa.
5
qualcosa
per
trarre
in
inganno;
Per la formulazione delle definizioni dei termini riportati nella tabella ci si
è avvalsi dei seguenti dizionari: N. Zingarelli, Vocabolario della lingua italiana, Zanichelli, Bologna; F. Sabatini, V. Coletti, Dizionario della lingua italiana,
Rizzoli Larousse, Milano; A. Gabrielli, Grande dizionario Hoepli italiano, Hoepli,
Milano; G. Devoto, G. Oli, Dizionario della lingua italiana, Mondadori, Milano.
Molto utile si è rivelato il sito on line della Enciclopedia Italiana Treccani: www.
treccani.it.
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Impostura:
Atto di chi per mala fede o interesse abitualmente racconta
menzogne o falsifica la verità dei fatti; atto di chi sostiene o
difende teorie o dottrine false, approfittando della buona fede
altrui; menzogna, frode, imbroglio, bugia, ciarlataneria.
Inganno:
Insidia, astuzia che induce in errore; atto del tradire o mancare
alla fede data; il trarre in errore con malizia, abusando
dell’altrui buona fede.
Insidia:
Subdola macchinazione ai danni di qualcuno; allettamento,
lusinga; inganno preparato nascostamente al fine di arrecare
a qualcuno un danno materiale o morale.
Macchinazione:
Attività occulta ai danni di qualcuno; complotto; intrigo,
imbroglio.
Manipolazione:
Atto dell’alterare o contraffare qualcosa, spec. prodotti
alimentari; atto del preparare qualcosa con raggiri, truffe e
sim.
Menzogna:
Asserzione, dichiarazione coscientemente falsa.
Raggiro:
Imbroglio, inganno, maneggio; atto, effetto del circuire,
abbindolare.
Simulazione:
Atto del fingere, far parere che ci sia qualcosa che in realtà
non c’è; finzione.
Sofisticazione:
Atto dell’alterare con frode gli alimenti posti in commercio.
Stratagemma:
Piano astuto inteso a cogliere l’avversario di sorpresa; trucco
per raggiungere un determinato fine.
Tranello:
Insidia nascosta tesa a ingannare qualcuno; azione subdola e
maligna ordita ai danni di qualcuno.
Trappola:
Manovra escogitata per imbrogliare; tranello, insidia,
inganno.
Travisamento:
Atto dell’alterare, modificare, svisare qualcosa, presentandola
in modo inesatto, soggettivo e parziale; falsificazione,
distorsione.
Trucco:
Artificio che, alterando l’aspetto delle cose, inganna,
creando effetti illusori e facendo vedere quello che non c’è;
imbroglio.
Truffa:
Reato di chi con artifizi o raggiri, inducendo taluno in errore,
procura a sé o ad altri un ingiusto profitto con altrui danno;
frode, raggiro, imbroglio.
Turlupinatura:
Atto dell’ingannare qualcuno beffandolo, prendendolo in
giro, rendendolo ridicolo.
23